L'intervista
Eurovision Song Contest, Nemo in rotta per Malmö
Redazione
23 giorni fa
Nell'intervista di Ticinonews a Nemo, il rappresentante elvetico alla competizione canora europea, ha raccontato la sua musica, le sue ambizioni e il viaggio verso la scoperta della sua identità di genere.

È il favorito dei bookmaker per la vittoria finale. Ha 24 anni, è svizzero, viene da Bienne ed è non binario. Ticinonews ha intervistato Nemo, cantante rossocrociato che rappresenterà la Svizzera all'Eurovision Song Contest 2024. Con lui Ticinonews ha parlato di musica, ambizioni e del suo viaggio verso la scoperta della propria identità sessuale.

Chi è l’artista Nemo?

"Mi emoziona il fatto di creare, che credo di aver sempre amato, specialmente quando si tratta di musica. E penso che la mia connessione con il mondo sia basata sulla musica in molti modi, sento di vedere il mondo attraverso la musica e non vorrei fare altro che creare musica tutto il giorno, in ogni aspetto e forma. Questo è quello che si può dire di me. In più… ho 24 anni, sono di Bienne, sono non binario, suono il piano, la batteria, canto e amo scrivere canzoni".

Nel novembre scorso hai fatto coming out quale persona non binaria. Com’è stato?

"Ho provato un grande sollievo. Ho sentito che fosse il momento giusto per me. La mia famiglia, i miei amici, le mie relazioni lo sapevano già da tempo, ma ho pensato che se avessi voluto continuare a fare musica ed essere un personaggio pubblico in questo modo e fare interviste, come stiamo facendo ora, avrei voluto essere me stesso ed essere a mio agio nel parlare di ogni aspetto della mia vita che voglio condividere e non tenerli nascosti. Ho sentito che era molto necessario e importante per me come passo. Era il momento giusto, così mi sono preso tutto il tempo di riflettere e mettere i miei pensieri in parole e poi ho fatto coming out su Instagram con la mia community. Ed è stato un momento veramente speciale, ho ricevuto molto amore e supporto da tutti e ho ricevuto reazioni molto belle e che scaldano il cuore".

Per il servizio dovremo doppiarti, che voce preferiresti usassimo?

"Penso che preferirei una voce femminile. Penso che sia quella che sentirei più giusta per me riascoltandola o riguardando l’intervista, ma è una risposta d’impulso. D’altro canto penso che non conti poi così tanto, perché non penso che una voce possa dire tutto a proposito di un genere. Ma se me lo chiedi, ti dico: proviamo con una voce femminile".

Nella tua canzone, parli di un viaggio all’inferno andata e ritorno. Ci si sente così a essere non binari in Svizzera?

"Non penso che ci siano sentimenti che possiamo generalizzare per tutta un’intera comunità, e per me essere non binari è stata fonte di gioia. È un viaggio diverso e come tutti i viaggi ci sono parti che sono più difficili e parti meno difficili. Ma non voglio parlare per gli altri. Per me la parte difficile all’inizio è stata sentirmi solo con i miei pensieri e le mie aspirazioni. Sentivo la vergogna e che non fosse il momento di parlarne alle persone. Quando poi ho iniziato a parlarne, con la famiglia, con gli amici, le cose sono cambiate. Ho trovato sostegno nella mia comunità. Da quel momento molte cose sono diventate più facili. Non su una linea retta, come in tutte le cose della vita ci sono alti e ci sono bassi. Ma avere un senso di comunità e persone attorno che mi rispettano e a cui piaccio è veramente importante per il mio benessere".

Parliamo ora dell’Eurovision Song Contest. Manca un mese a Malmö.

"Quando hai detto che manca un mese mi son detto 'oh mio dio manca un mese, non è possibile'. Ho dovuto ricalibrare un attimo. Va tutto così veloce. Ricordo due mesi fa, mi dicevo mancano tre mesi avrò tutto il tempo del mondo. E invece è subito arrivato oggi e wow manca così poco. Tutto in questa esperienza è completamente nuovo per me: quanto è grande la comunità, tutte le reazioni, le interviste, tutto è qualcosa a cui devi abituarti. Sono così tante cose a cui non pensi che un umano debba abituarsi e tutte vengono verso di te. Ma è una grande occasione di crescita e per imparare molte cose. Così prendo tutto ciò che viene, come quest’intervista, e lo assorbo, cercando di essere presente. È una sfida, ma sento molta eccitazione e non vedo l’ora della performance".

I bookmaker ti danno per favorito, lo sapevi?

"Me l’hanno scritto in così tanti. Mi hanno detto 'sei lassù, è fantastico". Ma penso che sia importante ricordare che queste sono quotazioni degli scommettitori e che sia veramente solo una piccola parte dell’ESC. Penso che abbia questo nucleo competitivo, perché è chiaramente una competizione, ma che allo stesso tempo non sia misurabile solo con questo. Ci sono così tanti momenti che sarebbe riduttivo. Per me è importante concentrarmi sulla gioia che mi dà, su ciò che posso controllare: la scenografia, cantare, divertirmi e dare il meglio che posso. È questo che farò, poi quello che dicono i bookmaker resta quello che dicono i bookmaker".

Alla fine dell’Eurovision ci sono le votazioni, da che Paese vorresti ricevere il massimo dei punti?

"Penso che ricevere punti dalla Svezia significherebbe molto per me, perché ho fatto tanta musica lì, ho molto amici e musicalmente è una nazione importante per me, quindi avere dei punti dalla Svezia sarebbe fantastico. Onestamente se ci penso adesso, il pensiero che ogni nazione possa darmi punti è bello. Pensare che in una nazione dove non sono mai stato, dove una persona guarda la mia performance e pensa 'diamo qualche punto a Nemo', mi farebbe assolutamente felice da qualsiasi nazione. È un pensiero un po’ assurdo, ma pensare che non sono mai stato in Turchia e questa mi potrebbe dare dei punti. Ecco, il passo successivo potrebbe essere visitare tutti questi Paesi. Ma non solo quelli che mi hanno dato punti, perché questo viaggio dell’Eurovision mi ha fatto scoprire che ci sono così tante persone fantastiche in Europa. Solo parlare con gli altri cantanti, sentire da dove vengono, la loro cultura, dove sono cresciuti, mi fa solo venire voglia di visitare tutti questi Paesi alla fine".