Società
Stranieri e integrazione, Bertoli: "Si può fare di più"
Redazione
10 giorni fa
Il presidente della Commissione federale della Migrazione è convinto che una maggiore integrazione debba passare da scelte coraggiose, quali procedure più veloci per ottenere un passaporto svizzero e accesso al voto anche per stranieri.

“Abito a Bodio, sono arrivata nel 2022 da Mariupol. All’inizio era tutto nuovo, non potevo capire bene. Volevo solo trovare degli amici”. Trapiantata due anni fa a causa della guerra, Daria è una dei tanti cittadini ucraini che in questi anni sono stati costretti a lasciare il proprio Paese. Accolta in Svizzera oggi sogna una vita normale, sta studiando a Gordola, vorrebbe lavorare nell’ambito dell’architettura, e in Svizzera vede il suo futuro. “La possibilità di tornare in Ucraina non c'è”, racconta a Ticinonews. La sua storia di Daria è una delle tante che si incrociano nel grande mosaico di cittadini che in Svizzera hanno un passato migratorio e che qui cercano di integrarsi fra sfide e speranze. Il tema è stato al centro di un pomeriggio informativo a Bellinzona, organizzato dal Cantone, dalla Commissione federale della migrazione (Cfm) e dalla piattaforma Engage.ch, nell’ambito dell’iniziativa Citoyennetè, che ha avuto lo scopo di sensibilizzare la popolazione ticinese sulla possibilità di scrivere e ottenere finanziamenti pubblici per progetti di integrazione.

Aubert: "Occorre trovare il modo di integrare questi gruppi"

“Noi abbiamo un partenariato con la Cfm. Il nostro compito è di promuovere questo programma, dato che non abbiamo ancora avuto nessun progetto per il Ticino in questi 15 anni di vita”, afferma Martin Aubert, responsabile di Engage.ch. “Ci siamo quindi coordinati con il Cantone per organizzare questo evento e promuovere ciò che il programma offre in Ticino”. L’idea “è che la partecipazione sia una forma di integrazione. Dobbiamo trovare il modo di integrare questi gruppi che non hanno possibilità di far sentire la loro voce, per esempio i giovani o la società migratoria”. Al momento la Cfm sostiene a livello finanziario i progetti nella misura del 50%, "mentre per la parte restante vi sono Enti locali o una Fondazione”.

Bertoli: "Integrazione? La Svizzera potrebbe fare di più"

E a capo della Commissione federale della Migrazione, da gennaio c’è l’ex consigliere di stato Manuele Bertoli. “Quella dell’integrazione è una sfida rispetto a cui la Svizzera”, ci spiega, “potrebbe fare di più”. Su due punti in particolare: tempi per il rilascio del passaporto e accesso al voto da parte degli stranieri. E in merito alla questione di consentire il voto anche a chi non ha un passaporto in Svizzera “credo che dopo un certo periodo sia una cosa utile”, dice Bertoli. “Bisogna poi decidere se farlo più a livello locale, cantonale, eccetera”. Laddove è già accaduto, in certi cantoni, “le cose non sono state modificate radicalmente, bensì è successo quello che è successo quando le donne hanno avuto il diritto di voto: non è cambiata la Svizzera ma più gente ha partecipato e si è sentita integrata”.

"Legislazione piuttosto burocratica"

Il secondo elemento “è quello di una legislazione generale sull’acquisizione della cittadinanza piuttosto burocratica, con dei passaggi anche nei Consigli comunali, cosa che negli altri Paesi non esiste e non migliora le cose”, prosegue Bertoli. “Gli ultimi dati indicano che alla fine ad acquisire la cittadinanza sono le persone di origine migratoria che hanno soldi oppure una grande formazione, mentre gli altri fanno molta più fatica. Eppure di queste persone abbiamo bisogno, come loro di noi: facciamo parte della stessa società”.