Da 42 anni legano il Malcantone a Lugano. Inconfondibilmente arancioni e con un sorriso beffardo disegnato sul muso, a fine anno i trenini più iconici del Cantone lasceranno i binari della Ferrovia Lugano-Ponte Tresa. Stanno arrivando quelli nuovi, più confortevoli, con l’aria condizionata e al passo coi tempi. Ma la domanda è: che fine faranno quelli vecchi? La Stadler Rail, che sta costruendo i nuovi convogli, ha firmato un contratto con la Flp in cui garantisce la ripresa dell’usato, in questo caso dei due Be 4/8 e dei cinque Be 4/12 costruiti nel 1978. Dei treni iconici che in Svizzera interna vengono chiamati Mandarinli.
I Mandarinli
Prodotti negli anni Settanta dalla SIG e dalla Brown Boveri, questi treni hanno gloriosamente percorso i binari della Rbs Berna-Soletta, della Fart e della Flp e di altre aziende regionali di trasporti della Svizzera. Negli ultimi anni, però, sono andati tutti piano piano in pensione. All’inizio del nuovo millennio, il professore di ingegneria dell’ETH di Zurigo Heinrich Brändli aveva sognato di usarli per offrire alla capitale del Madagascar Antananarivo la sua prima rete di tram. Alcuni treni dismessi dalla Forchbahn nel 2004 e nel 2005 erano stati così imbarcati e portati in Africa. Un sogno infranto. Brändli è morto infatti due anni fa senza mai vedere un Mandarinli percorrere l’isola nell’Oceano indiano. Nel 2008 un documentario della tv tedesca 3sat lo aveva accompagnato ad Antananarivo, per scoprire che i treni erano ancora lì a prendere ruggine.
Sono ancora lì!
Come detto, Brändli è morto due anni fa e riposa in un cimitero zurighese. I treni che animavano il suo sogno, invece, riposano e arrugginiscono nel cimitero della Gare Soroano di Antananarivo. A raccontarcelo è lo zurighese Cyrill Seifert, viaggiatore e appassionato di treni. Recentemente infatti ha aggiunto il Madagascar alla lista di 181 paesi che ha visitato (conta di completare presto il globo) e ne ha approfittato per andare a cercare i Mandarinli del Madagascar. Sono ancora lì, lo dimostrano le foto che ci ha fornito.
“Condizioni mediocri”
Si tratta di sei vagoni e sei motrici della Forchbahn, più un vagone della Trogenerbahn. “I treni sono in condizioni mediocri. Solo un vagone ha un leggero danno nella parte anteriore. L’aria ad Antananarivo, comunque, non è molto umida, le loro condizioni sono migliori di quanto mi aspettassi”, ci ha raccontato Seifert. Ma anche le immagini satellitari di Google Maps lasciano pochi dubbi.
Poi è toccato alla RBS
Recentemente anche la Berna-Soletta (Rbs) ha detto addio ai suoi storici treni. Se buona parte è stata smaltita, due hanno preso il mare per il Madagascar. La loro storia è stata recentemente raccontata dalla SonntagZeitung, in un articolo che sollevava qualche dubbio sulla possibilità che siano mai utilizzati. Infatti i due progetti ferroviari che sono sulla carta in Africa, sembrano molto lontani dall’essere realizzabili. La linea di ferrovia leggera della capitale (e della, finora solo ipotizzata, nuova città costruita ex novo a una trentina di chilometri) sembra alquanto complicata da realizzare, se non utopica. Mentre la linea ferroviaria del sud-ovest, benché meno visionaria è comunque ancora lontana, come i tanti terreni ancora da espropriare ai contadini locali.
Un treno in nave, tante società
Il binario che porta i treni nostrani in Madagascar passa sugli oceani. Infatti dopo un trasporto su ruota fino al porto più vicino, i vagoni prendono la via del mare fino alla meta. Quelli della Rbs si sono imbarcati ad Anversa. Ma più interessante del mezzo utilizzato, sono le società coinvolte. A ritirare i treni della FLP sarà la Stadler Rail che li cede alla società francese (con una controllata a Lugano) Arterail. Con sede a Lille, l’azienda è specializzata in “ottimizzazione del ciclo di vita del materiale rotabile”. In Madagascar, invece è la società Emergeo a occuparsi dello sviluppo dei progetti ferroviari.
“È un’altra epoca”
La Stadler Rail, da noi contattata, non ci può però confermare che anche i treni della Flp andranno in Africa, a occuparsene, ci dicono, sarà appunto la francese Arterail. Il presidente dell’azienda di Lille Jérôme Garcia, che abbiamo raggiunto al telefono, conferma di aver trasportato i treni di Rbs in Madagascar e ci spiega che nonostante vi siano “discussioni in corso, per i treni Flp non è stato ancora deciso nulla”. In più, ci spiega, il Governo malgascio è desideroso di fare un grande annuncio prossimamente. Comunque, di fronte alle nostre preoccupazioni per la sorte dei trenini malcantonesi, l’imprenditore francese cerca di rassicurarci: “Siamo in un’altra epoca”, spiega confrontando la situazione odierna con quella dei treni mandati nel 2004. “Oggi è tutto diverso, c’è un altro presidente”, spiega Garcia. V’è da dire che “il nuovo presidente” Andry Rajoelina (allora sindaco di Antanarivo) ha conquistato il potere nel 2009 con quello che Onu, Ue e Unione africana definiscono un colpo di Stato, e, solo dopo un decennio alquanto complicato, lo scorso anno è finalmente stato eletto presidente.
“Un treno sui binari è una chimera”
Ma se la vita politica malgascia è ingarbugliata, quella progettuale non è da meno. Ne sa qualcosa la Fondazione Svizzera Madagascar che dagli anni Novanta porta avanti progetti di aiuto allo sviluppo nel paese. “Dalla nostra esperienza è molto difficile realizzare progetti in Madagascar”, spiega la presidente Simonetta Perucchi Borsa, “noi riusciamo a farlo perché abbiamo un ticinese sul posto da 20 anni che se ne occupa, ma pretendere che lo faccia il governo non è possibile”. L’avvocata luganese ci spiega come una rete ferroviaria efficiente sarebbe utilissima sull’isola, ma “pensare che mandando un treno in Madagascar questo venga messo sui binari è una chimera”.
Treni elettrici
La Ferrovia Lugano Ponte Tresa funziona con l’elettricità, così come quelli già inviati in Madagascar. Purtroppo, però, sull’isola non esiste alcuna linea ferroviaria elettrificata. L’unica speranza per i convogli arrivati ad Antananarivo nel 2004 era legata a una conversione al diesel, però mai avvenuta. Oggi secondo Jérôme Garcia di Arterail non ci sono dubbi: “C’è un progetto serio, non collezioniamo treni per non essere utilizzati. Ci sarà un’elettrificazione, questo è sicuro”. Più dubbioso Cyrill Seifert che, appassionato da sempre di tren,i ha visto carrozze elvetiche tornate a circolare in tutto il mondo: “Personalmente non credo che quei treni torneranno a viaggiare e se lo faranno non lo faranno con la propria forza”. Parlando con impiegati della stazione di Antananarivo, Seifert ha trovato ulteriori conferme delle poche speranze: “In Madagascar ci sono solo treni diesel, in passato vi era il vapore, niente di elettrico”. “Le persone con cui ho parlato mi hanno detto che resta un obiettivo utilizzarli per una linea suburbana, come le Flp, ma i treni dovrebbero essere completamente rivisti e rinnovati”.
La questione amianto
I treni Re 4/8 e 4/12, non è un mistero, sono pieni di amianto. Buona parte delle carrozze Flp ne contengono, solo quelle più recenti dovrebbero esserne prive. In Svizzera è però vietato esportare oggetti contenenti amianto dal 2011. I treni della Rbs, secondo nostre informazioni confermateci anche dal presidente di Arterail, però hanno lasciato la Svizzera senza essere bonificati. Questo è stato concesso grazie a una deroga dell’Ufam. Ma neanche in Francia, stando a nostre informazioni, i treni sarebbero stati bonificati. Da parte sua Jerôme Garcia si limita a commentare: “È sicuro che in Madagascar i treni circoleranno senza amianto”. Per quelli della Flp invece, aggiunge l’imprenditore francese, la bonifica dovrebbe svolgersi in Svizzera, prima di partire per l’Africa verosimilmente da un porto italiano.
I costi di smaltimento
Se aiutare un paese in via di sviluppo nel trasporto ferroviario può essere un fine lodevole, l’esportazione di un vecchio treno può anche avere dei vantaggi molto più pratici. Smaltire un treno, soprattutto se contenente amianto, può infatti essere molto costoso. Ma quanto? Per capirlo ci siamo rivolti alla Thommen Recycling di Kaiseraugst, nel canton Argovia. Gli esperti dell’azienda non ci hanno potuto fornire una cifra, perché il calcolo si basa sulla quantità di metallo recuperabile (che viene scontato al cliente) e ai lavori necessari per smontare il treno, molto costosi appunto se vi è molto amianto. Così smaltire un treno potrebbe essere gratuito, ma per un trenino della Flp non è escluso che si possano raggiungere i 100mila franchi. E, lo ricordiamo, in questo caso parliamo di sette convogli. Un bel risparmio per la Stadler Rail che potrebbe anche incassare qualcosa dalla rivendita dei convogli.
La Forchbahn ha cambiato politica
Errare è umano, perseverare è diabolico. È quanto pensano alla Forchbahn Ag, protagonisti di quella prima esportazione in Madagascar ormai oltre 16 anni fa. “Non sappiamo cosa succede a quei treni ad Antanarivo” ha dichiarato il direttore Hanspeter Friedliriedli al quotidiano Zürcher Oberländer. La compagnia infatti non ha più controllo su quei vecchi vagoni. Ma ora la politica è cambiata: “È chiaro che ora smaltiremo il nostro vecchio materiale rotabile. Al momento non esiste alcuna prospettiva di offrire materiale rotabile dismesso ai paesi in via di sviluppo”.
Flp: “Chiederemo garanzie”
Come succede a Zurigo, anche in Ticino la questione è abbastanza chiara: in un’epoca in cui si parla molto di responsabilità sociale delle aziende (il popolo sarà chiamato presto alle urne), le Ferrovie Luganesi possono difficilmente sottrarsi dal destino dei treni che ne sono stati il cuore per quattro decenni. Anche perché la maggioranza del capitale sociale è in mano a enti pubblici. Il direttore Roberto Ferroni aveva sentito parlare del futuro malgascio dei suoi treni, senza però sapere molto di più. Il contratto con Stadler Rail prevede semplicemente la ripresa dell’usato al momento della consegna. Ferroni, venuto a conoscenza dei risultati di questa inchiesta, non vede però di buon occhio il futuro che viene prospettato ai Mandarinli della FLP: “Ci informeremo presso Stadler Rail per capire che fine faranno i nostri treni e per avere garanzie che il loro smaltimento o impiego sia chiaro anche dal punto di vista etico”, ci spiega. Anche perché, per quella che sarà l’avveniristica Rete tram-treno del Luganese, che dovrebbe decongestionare il traffico di tutto il distretto, non sarebbe un buon inizio contribuire all’inquinamento di Antanarivo.
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