La Banca nazionale svizzera (BNS) ha chiuso i conti del secondo trimestre in modo negativo, con una perdita di 2 miliardi di franchi. Grazie al forte utile realizzato nei primi tre mesi, pari a 58,8 miliardi, il semestre termina comunque con un consistente profitto di 56,8 miliardi. In un comunicato odierno l'istituto ricorda che in base alla legge è tenuto a costituire accantonamenti "che consentano di mantenere le riserve monetarie al livello richiesto dalla politica monetaria". L'attribuzione di tali accantonamenti per l'esercizio in corso sarà definita a fine anno.
Distribuzione utili incerta
Malgrado l'andamento positivo, la distribuzione di utili alla Confederazione e ai cantoni nel prossimo anno resta quindi incerta: secondo i calcoli degli economisti di UBS, se la BNS si atterrà alla regola stabilita nel 2020 di un accantonamento minimo del 10% delle attuali riserve di 115 miliardi di franchi, per arrivare a una distribuzione minima l'utile annuale dovrebbe essere di 65 miliardi e per un versamento massimo addirittura di 105 miliardi. Va anche detto che i forti risultati del primo semestre non possono essere proiettati sul resto dell'anno: se nella seconda metà dell'anno la Federal Reserve statunitense e la Banca centrale europea taglieranno significativamente i loro tassi di interesse di riferimento è probabile che la moneta elvetica si apprezzi notevolmente rispetto all'euro e al dollaro, cosa che rappresenta un rischio considerevole per il risultato della BNS nei prossimi trimestri, facevano notare alcuni giorni or sono gli esperti di UBS. "Il risultato della Banca nazionale dipende prevalentemente dall'andamento dei mercati dell'oro, dei cambi e dei capitali: pertanto esso è soggetto a forti oscillazioni che rendono difficile trarre conclusioni per il risultato dell'intero esercizio", mette in guardia lo stesso istituto nella nota odierna. Nel dettaglio, nel corso della prima parte dell'anno l'utile sulle posizioni in valuta estera è ammontato a 49,3 miliardi di franchi, mentre sulle disponibilità in oro è risultata una plusvalenza di 12,2 miliardi; sul fronte opposto va segnalata la perdita sulle posizioni in franchi, che si è attestata a 4,5 miliardi.