Federali 2023
"Ho facilità nel tirar la giacca anche ad altri"
Immagine Ticinonews
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Redazione
un anno fa
Intervista pre-elettorale a Bruno Storni, candidato del Partito Socialista sia al Consiglio degli Stati, sia al Nazionale.

Secondo appuntamento con le interviste pre-elettorali di Ticinonews ai candidati al Consiglio degli Stati. A rispondere alle domande di Sacha Dalcol è il consigliere nazionale uscente Bruno Storni, del Partito socialista, che corre per entrambe le Camere.

Partiamo da Alain Berset, che arriva al termine della sua corsa all’interno del Governo. Le chiedo una valutazione del suo operato.

“Berset ha avuto un dossier molto difficile. Lo abbiamo visto ancora la settimana scorsa al Nazionale, dove per far passare dei pacchetti di risparmi ci si scontra quasi sempre con una maggioranza del Parlamento che non vuole toccare niente. Ricordo ad esempio la questione dei generici, quando si potevano risparmiare alcune centinaia di milioni per riportare il costo dei generici per rapporto a un prezzo di riferimento europeo. Ebbene, non è passata. Berset ha fatto molti tentativi ed è riuscito in pochi, ma ha messo comunque in campo più di un miliardo solo nei risparmi sui medicamenti”.

Qualcosa che non le è piaciuto?

“In questi quattro anni è stato molto impegnato con la questione Covid, che secondo me ha gestito bene. Ha goduto di molta visibilità ed è stato classificato come il ‘ministro’ più simpatico ed efficiente. Chiaramente la visibilità in quel campo era forzata perché c’erano regolarmente dei punti stampa in cui spiegava le misure prese”.

Parliamo di premi cassa malati: l’impressione di molti cittadini è che sul tema la colpa sia sempre di qualcun altro. Secondo lei c’è questo problema? Nessuno ci mette la faccia?

“La grossa discussione, vista anche in queste settimane, è sempre: ‘Non vediamo perché la Confederazione dovrebbe pagare per degli errori che fanno i cantoni’. Se si guarda anche la questione dell’ambulatoriale, non è mai andata avanti perché anche il Governo quando usciva con una nuova proposta diceva ‘non senza i cantoni’, i quali hanno al responsabilità della pianificazione ospedaliera”.

Questo significa che nessuno può fare nulla?

“Adesso è partita la proposta di imporre una pianificazione ospedaliera federale e vedendo la situazione credo che un po’ alla volta si debba andare in quella direzione. La Confederazione adesso mette 2,8 miliardi in sussidi, i Cantoni 2,6. Il Ticino è generoso, dà 200 milioni, ma altri hanno ridotto. Quei 2,6 miliardi corrispondono a quelle che sono state le sopravvenienze. A livello di sussidi sono molto reticenti, malgrado siano poi loro a definire l’offerta sanitaria”.

Quattro papabili nomi per il dopo Berset: Daniel Jositsch, Jon Pult, Matthias Aebischer, Beat Jans. Qual è il suo preferito?

“Preferisco non dire la preferenza. Il favorito secondo me è Beat Jans. Lo conosco, è un esperto di tematiche energetiche e ambientali. Era abbastanza influente in Commissione energia e pianificazione del territorio”.

Parliamo anche di Cassis. Criticando i socialisti, in un comizio a Sant'Antonino ha chiesto: "Dobbiamo essere tutti poveri in canna per essere uguali?". Lei cosa risponde?

“È un colpo basso, mi chiedo come gli sia uscito. Probabilmente non pensava che qualcuno stesse registrando”.

Secondo lei a volte non si ha la sensazione che a sinistra più che favorire i deboli ci si scagli spesso contro i ricchi?

“Non credo. In Svizzera negli ultimi anni i ricchi non sono stati chiamati alla cassa, mentre la povertà è aumentata. Le persone che hanno accesso al sostegno sociale sono cresciute e ora aumenteranno ancora i premi cassa malati. Non credo che facciamo campagna contro i ricchi”.

Voterà per Cassis?

“Penso di sì, poi bisognerà vedere come sarà la ripartizione. In questi quattro anni noi abbiamo avuto molti incontri con Cassis. Ci ha sempre spiegato quello che sta succedendo e devo ammettere che fare politica estera, soprattutto in Europa, oggi è molto difficile, e non è tutta colpa sua se non si avanza con le relazioni con l'Europa. Chiaramente, se il PLR dovesse finire dietro i Verdi, i liberali dovranno decidere quale dei due consiglieri federali tenere. In questo caso voterei per un verde, ma dipenderà dal risultato delle elezioni”.

Concluderei con il grafico di SmartVote, perché il suo e quello di Greta Gysin sono quasi uguali. C'è una differenza a proposito della politica migratoria restrittiva, in cui lei è un po' più duro, ma al di là di quello mi dice una differenza? Perché bisognerebbe votare lei e non Gysin?

“Io ho più esperienza e in questi quattro anni sono riuscito a portare in porto molti atti parlamentari e qualche iniziativa cantonale. E sono atti parlamentari, anche al di fuori della questione della Galleria di Moscia, dove bisogna comunque saper tessere qualche contatto al di fuori del proprio partito. Io credo di avere una facilità nel tirar la giacca anche ad altri, sia al Consiglio nazionale sia a quello degli Stati. In più, ho tre mozioni che passeranno agli Stati che potrei difendere meglio se sedessi nella Camera alta. Questo però lo decideranno gli elettori”.

 

 

 

 

 

 

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