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2017-2025: le differenze fra primo e secondo insediamento
17 ore fa
In questi otto anni, dal primo al secondo insediamento, non è cambiata solo l'esperienza del tycoon: anche le basi politiche sulle quali poggia la nuova presidenza Trump sono senz'altro più solide

Tante, tantissime le differenze fra il primo e il secondo insediamento di Trump. Neofita della politica, nel 2017 Trump arrivò alla Casa Bianca del tutto impreparato. Un'inesperienza che, per sua stessa ammissione, lo portò a circondarsi di personale inadeguato alla sua visione politica. «Non conoscevo le persone. Dovevo affidarmi alla gente per avere i nomi», disse due anni fa durante un evento organizzato dalla nonprofit conservatrice Turning Point. Ora, invece «conosco i grandi. Conosco gli intelligenti. Conosco gli stupidi e conosco i deboli». Riflettendo su come le cose siano cambiate, in una recente conferenza stampa il tycoon ha spiegato ai giornalisti: «Faremo un lavoro ancora migliore perché ora abbiamo una quantità enorme di esperienza».

La promessa, chiara, è costruire un'amministrazione a sua immagine e somiglianza. A cominciare dal vicepresidente. L'ultima volta – complice la necessità di costruirsi un sostegno fra i repubblicani, per i quali era un outsider – aveva optato per Mike Pence, personaggio ben conosciuto a Capitol Hill e promotore di una visione conservatrice "ortodossa", quella di Reagan, per intenderci, e dei suoi eredi politici.

Tutto il contrario, ora: Trump ha optato per un convinto MAGA, J.D. Vance, dalla breve carriera come funzionario eletto a Washington: un segnale, hanno fatto notare molti analisti, che Trump è pronto a guidare la Casa Bianca da solo, senza stampelle. E, soprattutto, con un fedelissimo che non gli metta i bastoni fra le ruote, come aveva invece fatto Mike Pence rifiutando di bloccare la certificazione del voto del 2020. 

Ma in questi otto anni, dal primo al secondo insediamento, non è cambiata solo l'esperienza del tycoon. Anche le basi politiche sulle quali poggia la nuova presidenza Trump sono senz'altro più solide. A subire una vera e propria rivoluzione è stato proprio il partito repubblicano, nel quale le voci critiche nei confronti del leader di Mar-a-Lago sono state via via purgate. E chi si trovava, prima, a criticare Trump, ora ne è acceso (e onesto?) sostenitore. Calzante l'esempio dello stesso J.D. Vance, che nel 2016 comparò Trump a Hitler. Oggi ne è il braccio destro.

Ma a spianare, davvero, la strada delle mire trumpiane è il fatto che entrambe le camere del Congresso – Senato e Camera dei Rappresentanti – siano attualmente in mano ai repubblicani. Dominio al quale si aggiunge la preponderanza – alla Corte Suprema – dei giudici conservatori fedeli al 78.enne.

L'élite della tecnologia, intanto, si è allineata al presidente entrante. E se negli ultimi anni Trump ha faticato a tenere aperti i propri canali social, ora pare proprio che la presenza web del presidente sia destinata a divenire dominante. Mark Zuckerberg, Jeff Bezos ed Elon Musk, tutti aperti critici di Trump durante il primo mandato, hanno trovato un'intesa con il nuovo leader e parteciperanno all'inaugurazione. 

Le foto
Fra gli analisti, qualcuno ha provato a comparare la foto-ritratto inaugurale del 2017 a quella del 2025. Un Trump accigliato ha sostituito quello sorridente. Un segnale? La volontà di mostrare un lato più duro? Secondo il New York Times, persone che hanno studiato le espressioni di Trump nel corso degli anni «affermano che ha assunto una versione di questa posa (il ritratto 2025, ndr) per molto tempo e che lo sguardo intenso si è evoluto dai giorni di "The Apprentice" alla foto segnaletica e poi al pugno alzato dopo l'attentato a Butler».

Certo è che non pochi, appunto, hanno notato la somiglianza fra la foto presidenziale e quella segnaletica.