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Alcuni manifestanti di estrema destra sono scesi oggi in piazza a Sofia - su invito del partito anti-euro Revival (Vazrazhdane) contrario all'ingresso della Bulgaria nell'Eurozona e all'adozione dell'euro prevista per il 2026 - e hanno vandalizzato il palazzo della Commissione Ue, dando alle fiamme il portone di ingresso, lanciato delle uova e imbrattato i muri con della vernice.
Atti di vandalismo
L'edificio della rappresentanza di Bruxelles è stato letteralmente vandalizzato durante una manifestazione organizzata dal partito nazionalista filo-russo Vazrazhdane ('Rinascita'), terza forza politica in Parlamento.
Fuoco alle bandiere dell'UE
I manifestanti, qualche migliaio, hanno scandito "Dimissioni" e "No all'euro", oltre a dare alle fiamme una bandiera dell'Unione europea e a bruciare simbolicamente alcuni fantocci che riproducevano le fattezze del commissario europeo Valdis Dombrovskis, della presidente della Bce Christine Lagarde e di Paschal Donohoe, presidente dell'Eurogruppo, che procedono e supervisionano l'iter per l'introduzione in Bulgaria della moneta unica. Nel corso dei disordini 10 agenti di polizia sono rimasti feriti e sei manifestanti sono stati arrestati.
Le parole della presidente della Commissione
Non si è fatta attendere la condanna da parte della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen che ha rilasciato un messaggio sul social X: «scene oltraggiose a Sofia, dove il nostro ufficio dell'Ue è stato vandalizzato. In Europa esercitiamo il diritto di manifestare in modo pacifico. La violenza e il vandalismo non sono mai la risposta». Per la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, si tratta di episodi "vergognosi e inaccettabili". Il governo di Sofia ha condannato i disordini in piazza. "Il diritto democratico alla protesta non comprende l'aggressione, la distruzione della proprietà pubblica e gli attacchi contro gli agenti di polizia. Lo Stato non tollererà i tentativi di destabilizzazione e adotterà tutte le misure necessarie per garantire l'ordine pubblico", ha denunciato l'esecutivo in un comunicato.
Il referendum respinto
Nel 2023 il partito Vazrazhdane aveva presentato oltre 600 mila firme di cittadini bulgari per indire un referendum sull'euro ma il Parlamento aveva respinto la richiesta, nonostante il fatto che secondo la costituzione in presenza di 500 mila firme il parlamento è obbligato a indire il rispettivo referendum. Il leader del partito Vazrazhdane, Kostadin Kostadinov, ha minacciato che l'accesso al Parlamento sarà bloccato se i governanti non rispetteranno la richiesta di organizzare il referendum sulla preservazione del Lev bulgaro.