Stati Uniti
Biden si ritira dalla corsa alla Casa Bianca, ora cosa succede?
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Redazione
3 mesi fa
Ieri il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha rinunciato alla sua corsa per un secondo mandato alla Casa Bianca. Il suo sostegno è andato alla vice Kamala Harris, che è vista attualmente come favorita, ma alla convention democratica manca un mese e può succedere di tutto.

Biden alla fine si è fatto da parte. Lo ha ben raccontato politico, svelando come è stata la giornata di ieri del presidente americano, che è stato con i suoi consiglieri più fidati, anche se a distanza perché ancora positivo al covid e con la moglie. Poi ha rivelato il contenuto della sua lettera a una cerchia un po’ più ampia di fidati, per poi pubblicarla su X. Per settimane, dopo il disastroso dibattito contro Donald Trump. Joe Biden è stato attaccato e deriso sottotraccia da una quota sempre crescente del suo partito. Fino a ieri, quando Joe Biden ha annunciato su X il suo ritiro: "Miei cari americani, nonostante fosse mia intenzione puntare alla rielezione, credo che sia nell’interesse del mio partito e della nazione rinunciare e concentrarmi solamente nell’adempiere i miei compiti quale presidente per ciò che rimane del mio mandato". Una rinuncia che ha rimescolato le carte. Lanciando la corsa, probabile, della vicepresidente Kamala Harris e portando gli stessi che malignavano sulla tenuta psicofisica del presidente a ringraziarlo per la sua lunga e onorata carriera nel partito democratico.

Dopo aver seduto ininterrottamente al senato dal 1972 al 2009, è poi diventato vicepresidente nei due mandati di Barack Obama e nel 2020 ha battuto il presidente uscente Donald Trump. Ma il fatto di essere il più anziano presidente mai eletto negli Stati Uniti ha portato anche a ciò che ne ha decretato ieri la fine politica. Numerose gaffe, l’impressione di momenti di smarrimento, poca fluidità nel parlare e, per concludere, il disastro dibattito di tre settimane fa. 

Nessuna sorpresa

Quella di Biden era comunque attesa. Ci si chiedeva ormai solo quando sarebbe avvenuta. Questa è anche la lettura di Alberto Bitonti, docente di comunicazione politica all'Università della Svizzera italiana: "Questo annuncio di Biden era atteso da qualche giorno in vista delle crescenti pressioni all’interno del partito per un suo ritiro. Da una parte la performance disastrosa al dibattito presidenziale, dall’altra l’attentato a Trump e la scelta di Vance come vicepresidente. Sono tutti fattori che hanno portato l’attenzione al corpo stesso dei candidati. Il fatto che Biden abbia avuto diverse défaillance ha portato grande scetticismo. Le pressioni all’interno del Partito Democratico sono aumentate e un po’ ci si aspettava questo passo indietro".

La scelta di Harris

E nelle giornate di ieri e oggi molti del partito democratico, anche se non tutti, si sono affrettati a comunicare il loro sostegno. Contiamo tra loro anche i coniugi Clinton. Anche secondo Alberto Bitonti, il fatto che sarà Kamala Harris la prossima candidata repubblicana è la più probabile: "Da una parte una questione politica: di solito sono i vicepresidenti quelli che poi nel turno successivo possano avere maggiori chances. Anche se la Harris è stata nell’ombra negli ultimi anni, come vicepresidente è la persona adeguata. Da un’altra parte c’è una questione giuridica legata ai finanziamenti elettorali raccolti dal comitato Biden-Harris, in cui il nome della Harris già c’è. La scelta di un altro candidato complicherebbe la situazione. In terzo luogo, la Harris è una candidata nera che rappresenta diverse minoranze negli Stati Uniti: bisogna ancora registrare le reazioni all’interno del Partito Democratico, nonostante l’approvazione di Biden, il supporto di alcuni pesi massimi come Bill e Hillary Clinton, altri stanno ancora temporeggiando. Questo perché alcuni vorrebbero una convention più aperta (dal 19 al 22 agosto a Chicago) per scegliere il candidato presidente".

Diamo i numeri

Il 19-22 agosto si terrà la convention. Sarà una convention chiusa o sarà aperta, quindi con la possibilità di altri candidati. Questa è la grande domanda. Per esempio Barack Obama ha suggerito che per il partito sarebbe più forte un candidato che esca da una convention aperta. E qualcuno rumoreggia che questo potrebbe essere uno spiraglio in cui infilare la moglie Michelle, che non pochi hanno ipotizzato quale sostituta di Biden. 46'700'000 $, invece sono i soldi raccolti ieri dalla campagna di Kamala Harris sulla piattaforma AdBlue, una piattaforma di raccolta donazioni. Si tratta di un record per la piattaforma in un solo giorno.59, l’età di Kamala Harris. In realtà, il giorno dell’elezione ne avrà 60. Questo è uno dei punti più a favore della vicepresidente. Avere 19 anni meno del candidato repubblicano Donald Trump e 23 in meno dell’attuale presidente. Se voleste, invece, scommettere su Kamala Harris candidata democratica sareste pagati 1 a 9.

Il coraggio di candidarsi

Pensateci bene, Kamala Harris è l’unica che non può non candidarsi. Corre contro Donald Trump che sta vivendo un momento particolarmente favorevole dopo aver scampato l’attentato. Batterlo, per chiunque, sarà difficile. I politici più ambiziosi del partito democratico. Probabilmente non hanno così voglia di candidarsi rischiando di essere sconfitti. Anzi, qualcuno probabilmente spera che Kamala Harris perda le elezioni, così da potersi presentare nel 2028. Se dovesse vincere, invece, gli ambiziosi dovranno aspettare probabilmente almeno il 2032, perché a meno di casi veramente eccezionali, come quello avvenuto ieri. Un presidente al primo mandato, non rinuncia al secondo.

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