Sono bastati 11 giorni di marcia ad Abu Muhammad al-Jolani, leader dei ribelli jihadisti in Siria, per far crollare il regime di Assad e conquistare Damasco. Una manciata di giorni per eliminare il regime della dinastia Assad al potere da oltre un quarto di secolo e da 24 anni con il suo ultimo esponente, il presidente Bashar al-Assad. Quest’ultimo è fuggito sotto l’ala protettrice di Vladimir Putin, che gli ha concesso asilo in Russia con la sua famiglia. “È una vittoria per la nazione islamica. Questo nuovo trionfo, fratelli miei, segna un nuovo capitolo nella storia della regione”, ha detto Abu Muhammad al-Jolani nella sua prima apparizione pubblica dopo la caduta del regime, parlando nella moschea degli Omayyadi, uno dei luoghi simbolo dell'islam imperiale. Il leader di HTS, in passato affiliato ad al-Qaeda, dal 2013 è ricercato dagli Stati Uniti come terrorista, e su di lui pende ancora una taglia da 10 milioni di dollari. Oggi si dichiara "moderato" e afferma di essere cambiato.
Una presa di potere che ha sorpreso
Come leggere questo cambio di governo? La velocità con cui i gruppi ribelli hanno preso possesso del potere “ha sorpreso un po’ tutti”, commenta Federica Frediani, docente dell’USI e capo progetto del Middle East Mediterranean Summer Summit. Ma segnali di cambiamento c’erano stati. “Con il conflitto in corso a Gaza e l’estensione ad altre regioni come il Libano, la Siria era uscita dall’attenzione dei media e degli analisti politici. La situazione non era però tranquilla e alcuni osservatori avevano notato dei movimenti. Dal 2020, sembrava che la situazione si fosse un po’ stabilizzata. La caduta del governo ha colto di sorpresa, ma più che altro per una percezione di narrazione di quello che avviene effettivamente sul terreno. Uno dei cambiamenti radicali che è avvenuto in questi due anni”, prosegue Frediani, “è il fatto che gli alleati di Assad - come Russia, Iran ed Hezbollah - si siano trovati implicati in conflitti che li riguardavano più da vicino. Questo ha indebolito l'alleanza e l'aiuto che hanno potuto offrire ad Assad, soprattutto in questi ultimi giorni”.
Cosa aspettarsi dal nuovo governo
Per ora, aggiunge Frediani, è ancora difficile fare previsioni sul nuovo governo. “Spesso questi gruppi si professano più moderati di quello che in realtà sono. In questo momento sarei piuttosto cauta. C'è entusiasmo da parte della fascia di popolazione che ha subito pesantemente la repressione del governo”. Ci sono tuttavia diverse costellazioni di cui tenere conto. A tal proposito, la docente prende l’esempio della Libia. “Una volta che ci si è liberati di Gheddafi, si è caduti in una situazione di conflitto e caos, in una situazione che viene definita anche 'anomia', dove non c’è una legge o delle regole che vigono. Attualmente in Siria c’è una galassia di gruppi, di cui HTS è il leader, ma non c’è una coesione di potere. Va tenuto conto di possibili frammentazioni e conflitti che possono insorgere all’interno di questa galassia”.