La Questura di Como ha dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare nell'ambito di un'indagine sulla concessione della cittadinanza italiana a decine di brasiliani, attraverso il riconoscimento di residenze inesistenti. Agli arresti domiciliari è finita l'addetta all'anagrafe del Comune di Uggiate (Como), mentre è in carcere un'intermediaria brasiliana domiciliata in Canton Ticino. Vi sono altri quattro indagati non sottoposti a misure restrittive: si tratta dei proprietari degli immobili che fornivano la residenza fittizia ai sudamericani. L'accusa è di falso in atto pubblico e falso ideologico. Secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbero almeno 171 i brasiliani che avrebbero ottenuto la cittadinanza italiana attraverso questo canale illegale.
Tutti discendenti diretti di italiani
Tutti i brasiliani coinvolti vantano una discendenza italiana diretta. Quindi hanno diritto alla cittadinanza italiana "iure sanguinis", se risiedono stabilmente in Italia. La richiesta si può fare direttamente dal Brasile, ma i tempi sono lunghissimi, e possono durare anche dieci anni. Per questo motivo, l'indagata brasiliana, titolare di un'agenzia di intermediazione, ha organizzato questo canale per fare ottenere lo status in tempi celeri. Dietro pagamento di 3.500 euro a testa, l'agenzia garantiva l'arrivo in Italia, l'ottenimento della residenza abituale fittizia e, quindi, l'iscrizione all'anagrafe, grazie all'operato della dipendente comunale. L'indagine è partita da un'altra dipendente del Comune di Uggiate, cittadina con circa cinquemila abitanti, che aveva notato l'anomalia di così tanti brasiliani che, improvvisamente, venivano ad abitare nel piccolo paese delle colline comasche, al confine con la Svizzera. E l'aveva segnalato alla polizia locale.