
L'ufficio del procuratore capo di Istanbul ha confermato l'arresto per il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoglu, per corruzione mentre è "stato ritenuto non necessario prendere una decisione" riguardo all'accusa di favoreggiamento al terrorismo. "Nonostante vi siano forti sospetti sull'assistenza a un'organizzazione terroristica armata, si è ritenuto non necessario prendere una decisione su questa particolare accusa in questa fase, poiché è già stato messo in custodia cautelare per reati finanziari. Pertanto, la richiesta è stata respinta", si legge in una comunicazione della procura, diffusa dallo staff di İmamoglu. "In relazione a un'indagine finanziaria, è stato deciso che il sospettato, Ekrem İmamoglu, venga messo in custodia cautelare con l'accusa di aver fondato e diretto un'organizzazione criminale, accettato tangenti, condotta scorretta in carica, aver registrato illegalmente dati personali e turbativa d'asta", scrive la procura. Intanto, gli avvocati del primo cittadino di Istanbul hanno fatto sapere che presenteranno appello contro la decisione di confermare l'arresto.
Cosa è successo
Il 19 marzo 2025, il sindaco di Istanbul, Ekrem İmamoğlu, è stato arrestato dalla polizia turca con l'accusa di corruzione e presunti legami con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), organizzazione considerata terroristica dal governo turco. Insieme a lui, sono state detenute oltre 100 persone, tra cui stretti collaboratori e funzionari municipali. L'arresto di İmamoğlu, principale rivale politico del presidente Recep Tayyip Erdoğan e potenziale candidato alle elezioni presidenziali del 2028, ha scatenato una vasta ondata di proteste in tutto il paese. Migliaia di cittadini sono scesi in piazza a Istanbul, Ankara, Smirne e altre città, denunciando quella che percepiscono come una persecuzione politica volta a eliminare un avversario scomodo. Le autorità hanno risposto alle manifestazioni con fermezza: a Istanbul, il governatore ha imposto un divieto di quattro giorni per le proteste pubbliche e ha limitato l'accesso ai social media. Nonostante ciò, le proteste sono proseguite, portando all'arresto di oltre 340 manifestanti nella sola notte del 22 marzo.
Comunità internazionale preoccupata
La comunità internazionale ha espresso preoccupazione per l'arresto di İmamoğlu e per le implicazioni sulla democrazia turca. Il Consiglio d'Europa ha condannato l'accaduto, sottolineando i timori per lo stato di diritto nel paese. Sul fronte economico, l'arresto ha avuto ripercussioni significative: la lira turca ha subito una forte svalutazione, toccando i minimi storici, e gli investitori hanno manifestato crescente preoccupazione per la stabilità politica del paese. Nonostante la detenzione, il Partito Popolare Repubblicano (CHP) ha ribadito l'intenzione di candidare İmamoğlu alle prossime elezioni presidenziali, definendo l'arresto un "colpo di stato civile" e invitando alla mobilitazione pacifica in tutto il paese. La situazione rimane tesa, con l'opinione pubblica divisa e l'attenzione internazionale focalizzata sugli sviluppi futuri in Turchia.