Estero
Dazi Usa, Cassis: "Svizzera e Cina vogliono risolvere il problema attraverso il dialogo"
©Gabriele Putzu
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Ats
5 ore fa
Il consigliere federale durante una conferenza stampa avvenuta dopo l'incontro con il ministro degli esteri cinesi, ha affermato che "Usa, Cina e Ue sno i tre partner più importanti della Confederazione".

Svizzera e Cina vogliono "risolvere il problema" dei dazi doganali americani attraverso il "dialogo". Lo ha dichiarato oggi da Pechino il "ministro" degli esteri Ignazio Cassis, dopo l'incontro avuto con il suo omologo cinese Wang Yi. La guerra commerciale in atto è stata al centro del colloquio. L'obiettivo di Svizzera e Cina è "convincere gli Stati Uniti a tornare a una discussione multilaterale", ma sempre "nel rispetto reciproco", ha puntualizzato il consigliere federale nel corso di una conferenza stampa. Alla domanda se sia stato discusso con la Cina un canale alternativo per evitare le tariffe doganali statunitensi, Cassis ha risposto che non è mai stato un argomento sul tavolo. Il ticinese ha poi ricordato i buoni rapporti fra Berna e Pechino, con l'inizio delle relazioni diplomatiche che risale ormai a 75 anni fa.

Nessuna parte privilegiata

Tuttavia, Cassis è stato attento a non schierarsi con nessuna delle parti. Gli Stati Uniti, l'Unione europea e la Cina sono i tre partner più importanti della Svizzera, ha in effetti evidenziato, aggiungendo che "non possiamo lasciarne da parte uno". La Svizzera è obbligata ad avere relazioni commerciali molto ampie, ha proseguito il ticinese. A suo avviso, quello che sta succedendo al momento è "un incidente" e una soluzione "verrà trovata". Il viaggio del titolare del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) nel Regno di Mezzo si tiene mentre sono giunti a Washington, per la riunione del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter e il "ministro" dell'economia Guy Parmelin. Il loro obiettivo, come quello di molti partecipanti, è fare pressione sull'amministrazione del presidente Donald Trump per ottenere migliori condizioni sui dazi. In agenda è previsto anche un faccia a faccia con il segretario del Tesoro Scott Bessent. "Siamo in contatto", si è limitato a dire Cassis in merito alla trasferta dei due colleghi.

Leva per accordo con la Cina

L'attuale guerra commerciale potrebbe essere utile a Berna per un'altra questione importante: l'accordo di libero scambio tra Svizzera e Cina. In ottobre, i due Paesi hanno concordato di modernizzare questo trattato vecchio di dieci anni. Primo accordo di questo tipo tra Cina ed Europa, viene spesso presentato come un modello di successo. Tuttavia, le esportazioni svizzere in Cina sono ancora soggette a dazi doganali. "La Svizzera potrebbe avere più spazio di manovra" per far valere i propri interessi in questi negoziati, dato che la Cina si trova attualmente in una situazione economica delicata, afferma Simona Grano, docente presso il Centro di analisi sulla Cina dell'ONG Asia Society. "Le tasse statunitensi colpiranno duramente la Cina, già indebolita economicamente dal Covid," aggiunge. Questa opinione è sostenuta da Thierry Theurillat, professore dell'HEG-Arc di Neuchâtel, specializzato nello sviluppo economico e urbano della Svizzera e della Cina in particolare. Egli sottolinea l'importanza che Berna riveste agli occhi di Pechino per il commercio dell'oro. Cassis ha dichiarato di aver ribadito al suo omologo cinese la volontà della Svizzera di compiere rapidi progressi nella modernizzazione dell'accordo. Il Consigliere federale ha parlato della "necessaria cooperazione tra tutti i Paesi del mondo per garantire il multilateralismo e un'economia efficiente". Non sono stati discussi punti specifici. Cassis si è anche detto favorevole a un accordo tra l'UE e la Cina. Secondo Grano, la guerra commerciale potrebbe essere un'opportunità per Pechino nel lungo periodo. "Il Paese potrà posizionarsi come un partner molto più affidabile e presentarsi come protettore dell'area economica", analizza l'esperta. L'Europa è cauta nel riavvicinarsi al Paese asiatico, viste le strette relazioni tra Cina e Russia e i problemi legati ai diritti umani.