Si registrano scontri tra polizia e manifestanti nel centro di Caracas, in Venezuela, nel quadro delle proteste dell'opposizione contro la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali di domenica. Le immagini degli scontri - trasmesse dall'emittente all news argentina 'Todo Noticias' - mostrano agenti della polizia di Caracas in tenuta anti sommossa lanciare lacrimogeni ed esplodere colpi con pallottole di gomma per disperdere la protesta. Le milizie chaviste si sono concentrate intorno al palazzo presidenziale Miraflores, a Caracas, pronte a "difendere il presidente Nicolas Maduro", secondo quanto riporta la tv pubblica Venezolana de Television, mentre nella capitale e nel resto del Paese proseguono le manifestazioni di protesta, dopo la proclamazione della vittoria di Mauro alle elezioni di domenica. "Se vogliono generare violenza, ci troveranno qui. Siamo pronti a difendere il palazzo, la Costituzione e la vittoria del presidente", ha dichiarato vicepresidente del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello, considerato uno degli uomini forti dell'establishment.
Un morto nelle proteste
Media locali e social denunciano quella che sarebbe la prima vittima in Venezuela delle proteste contro la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro alle elezioni presidenziali tenute domenica. Il manifestante sarebbe un giovane che partecipava delle proteste scoppiate nella città di Maracay, stato di Aragua, a 120 chilometri dalla capitale Caracas. Diversi video mostrano il giovane ferito e portato in braccio dai manifestanti e poi preso in consegna dalla polizia per essere trasportato in ospedale. In tutto il Venezuela si stanno moltiplicando nelle ultime ore le proteste per la proclamazione della vittoria di Nicolas Maduro. Colonne di manifestanti sono state riprese a Los Teques e Charallave, nello stato di Miranda, a Maracay, nello stato di Aragua, a Coro, nello stato di Falcon, dove è stata abbattuta una statua di Hugo Chavez. A Caracas manifestanti, anche motorizzati, si sono diretti verso il centro occupando l'Avenida Bolivar, provenienti dai quartieri più poveri della capitale e principalmente da quello di Petare, nella periferia est.
Machado: "Abbiamo già le prove per affermare la verità"
"Abbiamo grandiose informazioni da condividere. Voglio dire a tutti i venezuelani e democratici del mondo che abbiamo già il modo per provare la verità". Lo afferma la leader dell'opposizione, Maria Corina Machado, in una conferenza stampa congiunta con l'ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, portabandiera della Piattaforma unitaria democratica alle elezioni che si sono tenute domenica. Machado parla per la prima volta da quando è stata ufficialmente indagata per frode elettorale. Secondo quanto spiegato da Machado, "le prove saranno rese disponibili già da stasera attraverso un portale consultabili a tutti", e "costituiscono una prova matematica e incontrovertibile della vittoria" di Edmundo Gonzalez Urrutia, grazie ad un lavoro di 24 ore ininterrotte. "Le schede infatti, dopo essere state verificate e digitalizzate, sono state messe in un portale web robusto. Un portale a cui l'elettore venezuelano può accedere inserendo i propri dati personali e in cui potrà trovare la propria scheda, in modo tale che ciascun elettore potrà validare il proprio voto e vedere se corrisponde con quello che è stato inserito". "Ci sono già vari leader del mondo - ha detto la leader di opposizione - che stanno consultando questo portale, proprio mentre stiamo parlando". "Abbiamo raccolto più del 73% dei voti, e il nostro presidente eletto è Edmundo Gonzalez", ha affermato Machado. "Parlo con la tranquillità delle verità e voglio dire ai venezuelani che faremo rispettare la volontà. Abbiamo le schede dei seggi che dimostrano che il nostro trionfo è categorico e storico", ha aggiunto
Convocata grande manifestazione a sostegno Maduro
Il capo della campagna elettorale di Nicolas Maduro (Venezuela Nuestra del Secolo XXI) e presidente del Parlamento, Jorge Rodríguez, ha convocato una grande manifestazione per oggi in tutta la capitale e nelle periferie, "per festeggiare con il presidente rieletto, Maduro, la vittoria elettorale". Rodriguez ha invitato la popolazione "a riunirsi nelle strade della Grande Caracas, da Petare a La Vega a Catia - dove si sono registrate le proteste dei sostenitori dell'opposizione - fino al palazzo presidenziale di Miraflores. "Dai quattro punti cardinali della città, ci mobiliteremo in pace e allegria, per difendere il diritto alla vita e dire al mondo che siamo la maggioranza", ha affermato Rodríguez, aggiungendo: "Difenderemo le strade e la pace".
Il regime Maduro espelle diplomatici di 7 Paesi latinoamericani
Il regime di Maduro ha espulso gli ambasciatori di Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Yván Gil, dal suo profilo X, accusando queste nazioni di "interferenza". Il regime di Nicolas Maduro ha ordinato l'allontanamento dal Venezuela di tutto il personale diplomatico del cosiddetto 'Gruppo di Lima' presente sul suo territorio, dopo il ripudio internazionale di fronte al risultato del voto che ha incoronato Nicolas Maduro per il terzo mandato. Il ministro degli Esteri venezuelano ha definito il gruppo di Paesi come "di destra, subordinati a Washington" e con ideologie fasciste. "La Repubblica Bolivariana del Venezuela esprime il suo più fermo rifiuto delle interferenze e delle dichiarazioni di un gruppo di governi di destra, subordinati a Washington e apertamente impegnati nei più sordidi postulati ideologici del fascismo internazionale", si legge nel comunicato. Secondo il governo di Maduro, questi Paesi stanno "cercando di riformare il fallito e sconfitto Gruppo di Lima, che cerca di ignorare i risultati elettorali delle elezioni presidenziali di domenica". "Il Governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela, alla luce di questo spiacevole precedente che minaccia la nostra sovranità nazionale, ha deciso di ritirare tutto il personale diplomatico dalle missioni in Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay, chiedendo a questi governi di richiamare immediatamente i loro rappresentanti dal territorio venezuelano", prosegue il comunicato. Nella nota si aggiunge che il governo di Maduro "si riserva tutte le azioni legali e politiche per far rispettare, preservare e difendere l'inalienabile diritto all'autodeterminazione".