È stata accusata di aver contribuito a diffondere la disinformazione del Cremlino, ha un passato da pacifista anti-sistema e si è schierata a favore di Julian Assange e Edward Snowden contro il governo degli Stati Uniti. Ora la 43enne Tulsi Gabbard è stata nominata da Donald Trump alla guida di tutte le agenzie di intelligence americane, una posizione creata dopo gli attacchi dell'11 settembre che gestisce un budget di circa 70 miliardi di dollari. La nuova numero uno degli 007 a stelle e strisce, ex democratica, come pochi altri politici sulla scena americana è un personaggio complesso, difficile da incasellare.
Da critica dell'establishment a capo degli 007
Una veterana di guerra - è stata dispiegata con la Guardia Nazionale delle Hawaii in Iraq come personale medico - che ha denunciato la guerra, una vegana e ambientalista che è passata ad un partito in parte negazionista del cambiamento climatico, una critica dell'establishment ora a capo di una parte di esso. Con le sue numerose apparizioni sui media e la sua retorica diretta, Gabbard si è costruita un seguito fedele sia a destra che a sinistra. In un editoriale sul "Wall Street Journal" del 2019, quando ha annunciato la sua candidatura alle primarie dei democratici, dichiarava di volere che gli Stati Uniti smettessero di "tentare di controllare il mondo e rovesciare i governi". "Bisogna porre fine alla nuova Guerra Fredda e alla corsa agli armamenti nucleari, e reindirizzare le nostre risorse verso i bisogni urgenti nel nostro paese", sosteneva. Due anni fa è stata accusata di aver amplificato la propaganda russa pubblicando sulle reti sociali un video in cui si parlava dei presunti laboratori di armi biologiche in Ucraina finanziati dagli Stati Uniti. Un fatto nettamente smentito dal governo di Kiev e da quello degli Stati Uniti, oltre che da testate giornalistiche e ricercatori indipendenti. L'allora deputato repubblicano Adam Kinzinger definì Gabbard una "traditrice" e il senatore Mitt Romney l'accusò di "ripetere a pappagallo la disinformazione russa". Nel 2017 aveva, invece, fatto scalpore il suo incontro segreto in Siria con il presidente Bashar al-Assad, che gli Stati Uniti in quel momento stavano cercando di isolare in tutti i modi a causa della sua brutale repressione della rivolta interna. Tornata dal viaggio, in un'intervista alla CNN Gabbard si spinse a dire di non essere convinta che il leader siriano avesse usato i gas contro il suo popolo e che "seguire ciecamente questa escalation di una guerra per il cambio di regime" era controproducente.
Le critiche a Trump
Non ha risparmiato critiche neanche a Trump, durante il suo primo mandato, come quando definì un "atto di guerra illegale e incostituzionale" l'uccisione a Baghdad del comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane Qassem Soleimani. Gabbard - il cui nome "Tulsi" è quello di una pianta sacra nell'induismo, la religione nella quale è cresciuta tanto che quando si è insediata al Congresso invece che sulla Bibbia ha giurato sulla Bhagavad Gita - ha assunto una serie di posizioni fortemente progressiste ma nel 2022 ha annunciato che avrebbe lasciato i democratici accusandoli di essere diventati "un club elitario di guerrafondai guidati da un'astuzia codarda" che alimenta il "razzismo anti-bianco". Poi quest'anno l'endorsement di Trump che l'ha accolta a braccia aperte ringraziandola per aver trasformato i repubblicani nel "partito della pace".