L'esercito israeliano ha emesso 1'126 mandati d'arresto per i coscritti ultra-ortodossi che non hanno risposto agli ordini di leva. Lo riporta la CNN. L'emittente riferisce che il generale di brigata Shay Tayeb ha annunciato i mandati d'arresto a una commissione parlamentare, affermando che le reclute che avevano ignorato gli ordini sarebbero state inizialmente chiamate e sarebbe stato loro ricordato il loro dovere. Chi continuasse a non collaborare, ha aggiunto, sarà convocato immediatamente col rischio di essere dichiarato renitente alla leva, di divieto di viaggi all'estero e di sanzioni fino all'arresto se fermato dalla polizia. Israele ha iniziato ad arruolare ebrei ultra-ortodossi (o haredi) in età di leva dopo oltre un anno di guerra nella Striscia di Gaza e l'operazione di terra in Libano che ha messo a dura prova il suo esercito, ma la mossa è stata profondamente contestata dalla comunità che sostiene il primo ministro Benjamin Netanyahu e la sua coalizione di governo.
La Mezzaluna Rossa egiziana ha inviato 90 camion di aiuti al valico di Karem Shalom, notando che le autorità israeliane hanno accettato l'ingresso di 80 tir nella Striscia di Gaza e ne hanno rifiutati 10. Lo riferisce all'ANSA il dottor Khaled Zayed, responsabile della Mezzaluna Rossa egiziana nel Sinai settentrionale. Tra gli 80 camion, afferma, 10 trasportano carburante. I tir a cui è stato rifiutato l'ingresso sono stati rimandati nella zona logistica di Rafah, in Egitto, ha detto Zayed aggiungendo che c'è un grande accumulo di cibo e forniture mediche nel cortile del valico di Kerem Shalom, dove il carico viene scaricato e quantità limitate entrano nella Striscia, il che richiede un'azione internazionale efficace per aumentare gli aiuti. Zayed ha osservato che una volta che arrivano al valico di Kerem Shalom, Israele è il principale responsabile dell'ingresso degli aiuti e della loro consegna a tutte le parti della Striscia di Gaza dopo averne assunto il pieno controllo.
La risposta di Hezbollah alla bozza di accordo di cessate il fuoco con Israele, presentata dagli Stati Uniti, è stata "sì, ma" e i negoziati continuano per chiudere i punti rimasti in sospeso. Lo riferisce il corrispondente di Axios dagli Usa, dopo che la tv libanese Lbci ha riportato che il Libano ha informato l'amministrazione Biden sulla risposta positiva di Hezbollah alla proposta di tregua con Israele.
Secondo la tv libanese Lbci, inoltre, l'inviato americano Amos Hochstein dovrebbe arrivare a Beirut martedì per riesaminare alcuni termini della proposta per assicurarsi che siano in linea con la Costituzione libanese, e recarsi poi in Israele.
L'ufficio stampa del governo di Gaza, gestito da Hamas, ha stimato in 72 le vittime del raid israeliano su un edificio residenziale che ospitava sei famiglie a Beit Lahia, nel nord della Striscia. Lo riporta il Guardian, sottolineando che non si sono al momento conferme indipendenti sul bilancio dei morti.
Le persone uccise a Gaza dall'inizio dell'offensiva israeliana, scatenata dagli attacchi del 7 ottobre, sono ad oggi 43'846. Lo rende noto il ministero della sdella Striscia, gestito da Hamas.
La difesa civile di Gaza, gestita da Hamas, ha riferito che oggi 26 persone, tra cui diversi bambini, sono morte e almeno 59 risultano disperse in seguito a un attacco aereo israeliano che ha colpito un edificio nel nord del territorio palestinese. Dopo l'attacco, avvenuto nelle prime ore di domenica, sono stati estratti dalle macerie 26 corpi, "tra cui bambini e donne", ha dichiarato il portavoce della difesa civile Mahmud Bassal all'agenzia francese Afp. Ha inoltre aggiunto che almeno 59 persone sarebbero intrappolate sotto le macerie.
L'attacco
26 morti sarebbe il risultato di una serie di attacchi compiuti all'alba dalle forze israeliane in vari località della Striscia di Gaza. Lo affermano l'agenzia palestinese Wafa e l'emittente qatariota Al Jazeera. La Wafa parla di un palazzo residenziale di cinque piani crollato a Beit Lahiya, nel nord della Striscia, seppellendo "decine di persone, inclusi bambini e donne". Al Jazeera scrive che almeno 15 palestinesi sono rimasti uccisi in attacchi prima dell'alba su Rafah e sul campo profughi di Bureij.
Le prime mille lettere di arruolamento nell'esercito sono state spedite oggi in Israele all'indirizzo di ebrei ultra-ortodossi che rifiutano il servizio militare. Si tratta delle prime recapitate su 7000 previste dalla nuova leva, che per la prima volta è estesa alle comunità Haredim, dopo che l'Alta Corte lo scorso giugno ha decretato che non esistono più barriere giuridiche che che garantiscano l'esenzione dalle armi per chi chiede di non combattere per dedicare la vita allo studio dei testi sacri, come gli studenti delle Yeshiva, che lottano con forza per quello che considerano un loro diritto. Un contenzioso giuridico e politico che dura da decenni e che finora aveva tenuto i giovani ultraortodossi al riparo. L'ordine di spedizione delle lettere è stato emesso dall'ex ministro alla Difesa Yoav Gallant, un giorno prima di essere silurato dal premier Benyamin Netanyahu, e non è stato annullato dal suo successore, Israel Katz.
36 palestinesi uccisi a Gaza
Sin dall'alba di oggi, almeno 36 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, hanno riferito fonti mediche ad Al Jazeera. Tra le vittime, 10 sono stati nella scuola Abu Assi gestita dalle Nazioni Unite nel campo profughi di Shati nel centro di Gaza City. Almeno altri 20 sono rimasti feriti nella struttura, che fungeva da rifugio per gli sfollati di guerra, precisa nel suo sito online l'emittente tv qatariota, ricordando che dal 7 ottobre dello scorso anno sono almeno 43'799 palestinesi morti negli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza e 103'601 quelli rimasti feriti.
Attacco nel sud di Beirut
I media ufficiali libanesi hanno riferito di un nuovo attacco, particolarmente potente, alla periferia sud di Beirut questa sera, l'ultimo di una serie di raid sulla roccaforte di Hezbollah a partire da questa mattina. "Gli aerei da guerra israeliani hanno effettuato un attacco molto pesante su Haret Hreik", ha affermato la National News Agency (NNA), riferendosi a un quartiere nella periferia sud. Durante il giorno, l'esercito israeliano aveva avvertito che avrebbe preso di mira 10 località nella zona.
Secondo attacco in Libano: 6 morti, di cui 3 bambini
Il ministero libanese della Salute ha dichiarato che in un attacco israeliano oggi nella valle della Bekaa, nell'est del Paese, sono rimaste uccise sei persone, tra cui tre bambini: "Un attacco nemico israeliano su Khraybeh ha causato la morte di sei persone, tra cui tre bambini, uno dei quali aveva tre anni, e il ferimento di 11 persone, tra cui cinque bambini", ha affermato il ministero. L'agenzia di stampa nazionale ufficiale del Libano ha aggiunto che le vittime appartenevano alla stessa famiglia.
Israele esprime il suo disappunto dopo che la città di Zurigo ha deciso di donare 380'000 franchi all'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. I fondi potrebbero finire in mano ai terroristi, sostiene l'ambasciatrice a Berna Ifat Reshef. "Sono delusa", afferma la 56enne in un'intervista pubblicata oggi dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ). "La città di Zurigo ha buone intenzioni, vuole aiutare le persone: ma il problema dell'Unrwa è che è stata infiltrata da Hamas e dalla Jihad islamica palestinese a Gaza. L'odio contro Israele e gli ebrei viene alimentato nelle scuole e la prossima generazione di terroristi viene addestrata. Questo non accade solo dallo scoppio della guerra e Israele lo ha ripetutamente sottolineato".
Garanzia che il denaro non finisca in mano a terroristi
"Zurigo e tutti gli altri donatori statali dovrebbero ricordare la responsabilità che hanno nei confronti dei contribuenti", prosegue la diplomatica. "Ciò include la garanzia che il loro denaro non finisca nelle mani dei terroristi. Israele ha presentato le prove che centinaia di dipendenti dell'Unrwa sono membri attivi dei gruppi terroristici Hamas e Jihad islamica palestinese". "È un errore credere che l'Unrwa abbia risolto i suoi problemi", argomenta la giurista con studi Tel Aviv e Gerusalemme. "Ha avuto numerose opportunità per affrontare le lamentele che esistono da anni e non l'ha fatto. Ora è troppo tardi, la fiducia è stata distrutta".
La donazione di Zurigo
Uno dei motivi per cui il comune di Zurigo ha deciso di fare una donazione all'Unrwa - ricordano i giornalisti della NZZ - è che l'organizzazione è considerata l'unica in grado di aiutare veramente a Gaza. "Sento spesso questa affermazione: si basa sul fatto che l'Unrwa ha il maggior numero di dipendenti a Gaza e la maggior parte di loro lavora nelle scuole", risponde l'intervistata. "Credo che il problema sia che le persone hanno paura del cambiamento. Ma questo è esattamente ciò che serve ora. L'Unrwa non solo ha distrutto la propria reputazione, ma rischia di rovinare anche quella dell'ONU. Perché dovremmo fidarci di un sistema che sostiene un'organizzazione così corrotta e terroristica? Sì, gli altri organismi sono più piccoli dell'Unrwa, ma stanno crescendo e stanno facendo un ottimo lavoro. Il loro obiettivo è fare ciò che è meglio per la popolazione civile di Gaza, non condurre una campagna diffamatoria contro Israele per coprire i propri fallimenti".
GISO aderisce al movimento BDS
Altro tema caldo nei rapporti fra Svizzera e Israele è il fatto che i Giovani socialisti (GISO, Juso nella più conosciuta sigla tedesca) abbiano aderito - con una risoluzione approvata a Giubiasco in settembre - al movimento internazionale BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) nei confronti dello stato ebraico. "Ritengo che la decisione sia un grave errore", osserva Reshef. "È un percorso che nega qualsiasi dialogo costruttivo. Ma questo dialogo è essenziale, anche se alla fine si deve convenire di non condividere le stesse opinioni. Posso capire quando le persone vogliono essere critiche. Quello che non posso capire o accettare è il boicottaggio, il rifiuto totale di impegnarsi nel dialogo o nella cooperazione. Spero vivamente che i Giovani socialisti rivedano la loro posizione".
Ambasciatrice in carica dal 2021
L'ambasciatrice in carica dal novembre 2021 si dice anche "triste" per l'evoluzione in atto in Svizzera. "Mi preoccupa, perché contraddice i valori della Svizzera come paese aperto, orgoglioso del suo passato, del suo presente multiculturale e della sua comunità ebraica. Dovrebbe preoccupare tutti nella Confederazione il fatto che una parte della popolazione non si senta sicura o benvenuta. Purtroppo la Svizzera non è l'unico paese in cui si sta verificando un simile sviluppo: si tratta di un fenomeno che interessa diverse nazioni europee e parti degli Stati Uniti", conclude Reshef.
Hamas è "pronto" al cessate il fuoco e chiede a Donald Trump di "fare pressione" su Israele: lo dice un alto funzionario del movimento islamista palestinese Hamas alla France Presse. "Hamas è pronto a raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza se viene presentata una proposta di cessate il fuoco e a condizione che (Israele) la rispetti", ha dichiarato un membro di spicco del suo ufficio politico, Bassem Naim, invitando "l'amministrazione statunitense e Trump a fare pressione sul governo israeliano per fermare l'aggressione" a Gaza.
Donald Trump ha "approvato" la proposta di un piano di cessate il fuoco per il Libano dopo che il ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer gli ha illustrato il piano a Mar-a-Lago. Lo riporta il Wall Street Journal, ripreso dai media israeliani. Trump ha anche "espresso la speranza che ciò venga fatto prima del suo ingresso nello Studio Ovale" il 20 gennaio. Secondo quanto riferito, il piano prevede il ritiro delle truppe e delle armi di Hezbollah dal confine con Israele a nord del fiume Litani, con l'esercito libanese e le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite incaricate di garantire che non facciano ritorno.
I metodi di guerra utilizzati da Israele nella Striscia di Gaza "corrispondono alle caratteristiche di un genocidio". Lo sostiene un Comitato speciale delle Nazioni Unite incaricato di indagare sulle pratiche dello Stato ebraico. Il Comitato evidenzia le "massicce vittime civili e le condizioni imposte ai palestinesi che mettono intenzionalmente a rischio la loro vita" in un rapporto che sarà presentato lunedì all'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. "Attraverso l'assedio di Gaza, l'ostruzione degli aiuti umanitari, gli attacchi mirati e l'uccisione di civili e operatori umanitari" e "nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Israele provoca intenzionalmente morte, fame e lesioni gravi: usa la fame come metodo di guerra e infligge punizioni collettive alla popolazione palestinese", sottolinea il Comitato in una nota.
"I bombardamenti hanno innescato una catastrofe"
Il rapporto evidenzia come la vasta campagna di bombardamenti israeliani a Gaza abbia decimato i servizi essenziali e innescato una catastrofe con effetti sanitari duraturi. Nel mese di febbraio le forze israeliane avevano utilizzato più di 25'000 tonnellate di esplosivo nella Striscia di Gaza, "l'equivalente di due bombe nucleari", ovvero circa il doppio della bomba sganciata su Hiroshima, afferma il rapporto. "Distruggendo i sistemi idrici, igienico-sanitari e alimentari, e contaminando l'ambiente, Israele ha creato un mix mortale di crisi che causerà gravi danni alle generazioni a venire", denuncia ancora. L'organismo dell'ONU si dice inoltre "profondamente allarmato per la distruzione senza precedenti delle infrastrutture civili e per l'elevato numero di morti a Gaza". Un bilancio che solleva serie preoccupazioni sull'uso da parte di Israele di sistemi di puntamento potenziati dall'intelligenza artificiale (AI): "l'uso da parte dell'esercito israeliano di sistemi di puntamento assistiti dall'intelligenza artificiale, con una supervisione umana minima, combinato con bombe pesanti, evidenzia il disprezzo di Israele per il suo obbligo di distinguere tra civili e combattenti e di adottare adeguate misure protettive per prevenire la morte di civili", afferma il rapporto.
Creato nel 1968 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Comitato è responsabile di indagare sulle pratiche israeliane che incidono sui diritti umani nei Territori palestinesi occupati. Nel rapporto ha esaminato il periodo che va dall'attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas fino allo scorso luglio.
Gli Stati Uniti non bloccheranno gli aiuti militari a Israele. Lo ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Vedant Patel alla scadenza del termine posto dall'amministrazione Biden per migliorare l'accesso dei palestinesi agli aiuti. In una lettera del 13 ottobre, il segretario di Stato Antony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin avevano dato a Israele 30 giorni per soddisfare le loro richieste, tra cui garantire che i civili abbiano accesso a cibo e altre necessità. Patel ha messo in evidenza che ci sono stati progressi, e che senza il pressing dell'amministrazione Biden questi passi in avanti non ci sarebbero stati.
Un importante comandante della Jihad islamica palestinese è stato ucciso ieri in un attacco aereo nella Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato l'Idf, le forze armate israeliane e lo Shin Bet. Le fonti hanno precisato che Muhammad Abu Saheel, capo delle operazioni della Jihad islamica, è stato ucciso in un attacco condotto da aerei da combattimento contro una sala di comando situata all'interno di un'ex scuola nel nord di Gaza. Abu Saheel era un "agente centrale" della Jihad islamica ed era coinvolto nel "compilare le valutazioni sulla situazione e nel coordinamento delle operazioni terroristiche" con Hamas, si legge nella dichiarazione. Prima dell'attacco alla scuola Fahd al-Sabah, l'Idf afferma di aver adottato "molte misure" per mitigare i danni ai civili, tra cui l'uso di sorveglianza aerea e altre informazioni di intelligence.
Almeno 38 persone sono state uccise oggi in vari attacchi israeliani in Libano, di cui 23 in un raid contro una città a nord di Beirut, Aalmat, ha annunciato il ministero della Sanità libanese. Israele, in guerra aperta dal 23 settembre contro Hezbollah, ha intensificato negli ultimi giorni i suoi attacchi contro le roccaforti del movimento islamista libanese, in particolare nella periferia sud di Beirut e nel sud del Libano. Un "raid del nemico israeliano contro Aalmat, nella regione di Jbeil, ha provocato 23 morti, tra cui sette bambini, e sei feriti", ha precisato il ministero, aggiungendo che il bilancio potrebbe aumentare ulteriormente.
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha riconosciuto oggi per la prima volta di aver dato il via libera all'attacco ai cercapersone contro Hezbollah lo scorso settembre. Lo ha detto all'Afp il suo portavoce, Omer Dostri. Intervenendo al Consiglio settimanale dei ministri, Netanyahu ha affermato di aver autorizzato questa operazione che non era stata rivendicata in precedenza, ha confermato Dostri.
La tv saudita al Arabiya ha riferito che in un raid israeliano di qualche giorno fa in Siria è stato ucciso Salim Ayash, alto comandante militare di Hezbollah condannato per l'omicidio del primo ministro libanese Rafik al Hariri nel 2005. Hariri guidò gli sforzi di ricostruzione del Libano dopo la guerra civile, ma si oppose alla presenza militare siriana nel Paese, che di fatto dominava la politica. Fu assassinato il 14 febbraio 2005 quando un'autobomba con una tonnellata di esplosivo scoppiò vicino al suo convoglio a Beirut. Altre 21 persone rimasero uccise. Gli Usa avevano messo una taglia di 10 milioni sulla testa di Ayash.
"Negli ultimi giorni ho parlato tre volte con il presidente eletto Donald Trump. Sono state conversazioni belle e molto importanti. Colloqui volti a rafforzare ulteriormente la forte alleanza tra Israele e Stati Uniti". Lo ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un video pubblicato dal suo ufficio. "Vediamo faccia a faccia la minaccia iraniana in tutte le sue componenti e il pericolo che essa comporta. Vediamo anche le grandi opportunità davanti a Israele, nel campo della pace e della sua espansione", ha affermato ancora il premier.
"Difenderemo i nostri cittadini ovunque"
"Non permetteremo mai che gli orrori della storia si ripetano. Non ci arrenderemo mai, né all'antisemitismo né al terrorismo. Continueremo a difendere il nostro Paese e i nostri cittadini dovunque, di fronte a qualsiasi minaccia, in particolare quella iraniana", ha proseguito Netanyahu nel video. "Una linea chiara collega due attacchi antisemiti contro Israele che abbiamo visto di recente sul suolo olandese: l'attacco legale e criminale contro lo Stato di Israele presso la Corte internazionale di giustizia dell'Aia e l'attacco violento e criminale contro i cittadini di Israele per le strade di Amsterdam. In entrambi i casi, si tratta di un pericoloso antisemitismo che mira a rendere gli ebrei e il loro Paese indifesi, a privali del diritto alla vita stessa", ha aggiunto. Netanyahu ha continuato riferendo che subito dopo l'attacco ad Amsterdam ha chiamato il primo ministro dei Paesi Bassi. "Mi ha detto che si vergognava, ha detto così, si vergognava che sul suolo del suo Paese fosse avvenuto un attacco antisemita così orribile. Gli ho chiesto che consegnasse i colpevoli alla giustizia e proteggesse anche la comunità ebraica nei Paesi Bassi", ha concluso.
Nell'ambito dei tentativi di raggiungere un cessate il fuoco in Libano, il ministro degli Affari strategici israeliano Ron Dermer è volato negli Stati Uniti ieri sera per incontrare alti funzionari della Casa Bianca, dopo essere stato anche in Russia la settimana scorsa. Lo riferisce Ynet spiegando che negli ultimi tempi delegazioni russe e israeliane hanno avuto colloqui sulla situazione nel nord di Israele, bombardato da oltre un anno da Hezbollah dal Libano, la cessazione delle ostilità con l'Iran e un accordo di cessate il fuoco con Hamas a Gaza.
"Le possibilità di una soluzione in Libano stanno aumentando"
Ieri alcuni funzionari statunitensi hanno confermato che ci sono progressi nei colloqui per porre fine ai combattimenti tra Israele e Hezbollah: "Le possibilità di una soluzione in Libano stanno aumentando sotto la guida di Amos Hochstein, inviato del presidente Joe Biden, e con l'incoraggiamento del presidente eletto Donald Trump. C'è anche un grande sforzo per realizzare un piccolo accordo sugli ostaggi", hanno detto. Diverse fonti americane stimano che Trump voglia vedere una soluzione in Libano ancor prima di insediarsi alla Casa Bianca il 20 gennaio.
Aerei da guerra statunitensi hanno messo a segno attacchi contro strutture di stoccaggio di armi degli Huthi nello Yemen. Lo ha fatto sapere il Pentagono. Le armi venivano utilizzate per attaccare imbarcazioni militari e civili nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, ha detto un funzionario della difesa statunitense.
Tre attacchi aerei
In precedenza, il gruppo dei ribelli Huthi aveva annunciato che in serata tre attacchi aerei statunitensi e britannici hanno preso di mira la capitale yemenita Sanaa. La televisione Al-Masirah, affiliata al gruppo, ha riferito che "i tre attacchi aerei hanno preso di mira le aree di Al-Nahdain e Al-Hafa nel distretto di Al-Sabeen a Sanaa", senza fornire ulteriori dettagli.
La mediazione del Qatar per una tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi è sospesa finché Israele e Hamas non mostreranno "disponibilità e serietà" nei colloqui. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri dello Stato del Golfo.
"Il Qatar ha notificato alle parti 10 giorni fa, durante gli ultimi tentativi di raggiungere un accordo, che avrebbe bloccato i suoi sforzi di mediazione tra Hamas e Israele se non fosse stato raggiunto un accordo in quel round", ha precisato in una nota il portavoce del ministero Majed Al Ansari, aggiungendo che "il Qatar riprenderà questi sforzi... quando le parti mostreranno la loro disponibilità e serietà".
"Il successo di Harris o Trump alle elezioni presidenziali non ha alcun effetto sulle nostre posizioni". Lo ha detto Naim Qassem, leader di Hezbollah, in un discorso tv mandato in onda poco fa ma registrato prima dell'annuncio, stamani, della vittoria elettorale di Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa. "Non prendiamo in considerazione queste elezioni, né il fatto che Netanyahu cambi i suoi obiettivi: aspettiamo che si renda conto del suo fallimento", ha detto Qassem nel discorso televisivo registrato. "Netanyahu non potrà vincere la guerra perché può contare solo sui suoi massacri e sui suoi crimini, non ha nemmeno il sostegno del suo popolo, mentre noi attingiamo la nostra fede da Dio", ha aggiunto il leader di Hezbollah nel discorso trasmesso dalla tv al Manar.
"Siamo pronti per una lunga guerra"
"La resistenza ha distrutto 45 Merkava israeliani dall'inizio dell'aggressione israeliana in Libano", ha proseguito Qassem, in riferimento alle presunte perdite dell'esercito israeliano impegnato da più di un mese nell'invasione terrestre del sud del Libano. In Israele le notizie circa le perdite militari sono sottoposte a una censura da parte del governo e non è possibile verificare in maniera indipendente quanto sostenuto da Qassem. "La vittoria è nostra. Siamo pronti per una lunga guerra e rimarremo in piedi. Vinceremo!", ha ancora sottolineato il leader di Hezbollah, nel discorso televisivo, affermando che la comunità di Hezbollah è indissolubilmente legata al territorio libanese e che si opporrà con ogni mezzo ai "tentativi israeliani di ridisegnare la regione".
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha nominato l'ex ministro degli Esteri Israel Katz nuovo ministro della Difesa al posto di Yoav Gallant. Il primo ministro ha annunciato il licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant, suo rivale di lunga data all'interno del partito Likud e nonostante Israele sia in guerra, adducendo come motivo la mancanza di fiducia reciproca.
Rimpasto
Sarà sostituito dal ministro degli Esteri Israel Katz e il ministro senza portafoglio Gideon Sa'ar sostituirà Katz come ministro degli Esteri. "Purtroppo, anche se nei primi mesi della guerra c'era fiducia e c'era un lavoro molto fruttuoso, negli ultimi mesi questa fiducia si è incrinata tra me e il ministro della Difesa", ha affermato Netanyahu.
Scontro sulla gestione della guerra
Secondo il premier israeliano, con Gallant mancava l'accordo sulla gestione della guerra. L'ormai ex ministro della Difesa ha preso decisioni e fatto dichiarazioni che contravvenivano alle decisioni del governo.
Proteste di piazza
Centinaia di persone iniziano a radunarsi a Tel Aviv e Gerusalemme per protestare contro il licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant. Secondo i media israeliani, la polizia ha eretto barricate vicino alla residenza del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme e fuori dal quartier generale dell'Idf a Tel Aviv. Un tentativo di Netanyahu di licenziare Gallant l'anno scorso per la sua opposizione alla riforma giudiziaria aveva portato decine di migliaia di persone in piazza, costringendo infine Netanyahu a fare marcia indietro.
Negli sforzi per garantire il rilascio degli ostaggi in mano a Hamas, il premier israeliano Benyamin Netanyahu è pronto a offrire ai loro rapitori "diversi milioni di dollari" per il rilascio di ogni ostaggio. Lo riporta Channel 12 citato dal Times of Israel. Il primo ministro è anche pronto - afferma il canale - a garantire un "passaggio sicuro" fuori da Gaza per i rapitori e le loro famiglie che rilasciano gli ostaggi. Netanyahu avrebbe impartito istruzioni in tal senso durante una consultazione sulla sicurezza stasera.
Israele ha dichiarato di aver ucciso il capo dell'intelligence di Hezbollah per la Siria in un raid su Damasco.
Israele ha ufficialmente comunicato alle Nazioni Unite la cessazione delle proprie relazioni con l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Lo ha annunciato il ministero degli Esteri israeliano dopo l'approvazione la scorsa settimana di due progetti di legge che vietano all'Unrwa di operare in Israele. "Su incarico del ministro, Israel Katz, il ministero degli Esteri ha notificato all'Onu l'annullamento dell'accordo tra lo Stato di Israele e l'Unrwa", si legge in una nota del ministero. "L'Unrwa, l'organizzazione i cui dipendenti hanno partecipato al massacro del 7 ottobre e molti altri che sono agenti di Hamas, è parte del problema nella Striscia di Gaza e non parte della soluzione", ha detto Katz.
Aiuti ai rifugiati palestinesi da più di 70 anni
Il parlamento israeliano ha approvato una proposta per chiudere le operazioni dell'Agenzia in Israele e a Gerusalemme est, nonostante la condanna della comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti. Secondo gli esperti, il divieto imposto all'agenzia delle Nazioni Unite - che ha fornito aiuti e assistenza essenziali nei territori palestinesi e ai rifugiati palestinesi altrove per più di settant'anni - sarebbe un duro colpo per il lavoro umanitario a Gaza se attuato. Ma Katz ha respinto l'argomentazione, affermando che solo una parte degli aiuti è stata consegnata a Gaza dall'Unrwa. "Anche adesso, la stragrande maggioranza degli aiuti umanitari a Gaza viene fornita tramite altre organizzazioni, e solo il 13% viene dato tramite l'Agenzia", ha affermato Katz. "Lo Stato di Israele è impegnato nel rispetto del diritto internazionale e continuerà a facilitare l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza in modo da non danneggiare la sicurezza dei cittadini israeliani", ha aggiunto.
Eliezer Feldstein, portavoce del premier israeliano, è stato arrestato e interrogato diversi giorni fa dallo Shin Bet per le fughe di notizie riservate provenienti dall'ufficio del primo ministro e distribuite a due media europei, Bild e Jewish Chronicle, con l'obiettivo di difendere Bibi dalle critiche mentre i colloqui per il cessate il fuoco a Gaza erano in stallo. Inizialmente erano state arrestate quattro persone, tra cui Feldstein, e una di loro è già stata rilasciata. Il nome del principale sospettato è stato reso pubblico dopo che un ordine restrittivo sulle informazioni è stato revocato dal tribunale di Rishon LeZion.
"Il timore di un grave danno alla sicurezza nazionale"
"Ci potrebbe essere stato un danno alla capacità delle agenzie di sicurezza di raggiungere l'obiettivo di liberare gli ostaggi", secondo il giudice. L'indagine era iniziata in seguito a "un sospetto significativo nello Shin Bet e nell'Idf" e avvalorato "dopo che la stampa ha riferito che informazioni riservate e sensibili erano state prelevate dai sistemi dell'esercito e diffuse illegalmente. C'era il timore di un grave danno alla sicurezza nazionale e di un pericolo per le fonti di intelligence", hanno dichiarato i giudici in una dichiarazione riportata da Axios. Secondo quanto spiegato dai media israeliani e dall'Ap online, i documenti trapelati hanno costituito la base di un articolo sul Jewish Chronicle di Londra - ampiamente screditato e successivamente ritirato - che suggeriva che Hamas avesse pianificato di far uscire gli ostaggi da Gaza attraverso l'Egitto, e un articolo sul quotidiano tedesco Bild che affermava che Hamas stava prolungando i colloqui come una forma di guerra psicologica contro Israele.
Lo scetticismo nei confronti degli articoli
I media israeliani e altri osservatori hanno espresso scetticismo sugli articoli, che sembravano supportare le richieste di Netanyahu nei colloqui e assolverlo dalle responsabilità del loro fallimento. Gli articoli sono usciti infatti mentre il premier chiedeva un controllo israeliano duraturo sul corridoio di Filadelfia lungo il confine tra Gaza e l'Egitto, richiesta che è stata resa pubblica per la prima volta durante l'estate. Gli articoli sembravano anche fornire una sorta di "copertura politica" mentre Netanyahu affrontava forti critiche da parte delle famiglie degli ostaggi e gran parte dell'opinione pubblica israeliana, acuite dopo l'uccisione di sei rapiti nella Striscia.
Conferma dell'indagine grazie a un documento del tribunale
Un documento del tribunale ha confermato l'indagine in corso e che diversi sospettati sono stati arrestati per essere interrogati, sottolineando che la vicenda "danneggia il raggiungimento degli obiettivi della guerra nella Striscia di Gaza". La corte ha deciso di revocare in parte l'ordine restrittivo sui dettagli del caso, ma ha anche ritenuto che vi sia il timore che l'indagine possa essere compromessa se l'ordinanza di bavaglio venisse revocata del tutto in questo momento, ha riferito il Times of Israel. Prima della pubblicazione del nome di Feldstein, Netanyahu aveva negato qualsiasi illecito e affermato che nessuno del suo ufficio era stato arrestato o era sotto inchiesta, minimizzando la vicenda e chiedendo pubblicamente che l'ordine di bavaglio venisse revocato. La fuga di notizie ha portato a uno scandalo al Jewish Chronicle, dove importanti editorialisti si sono dimessi per protestare contro gli articoli screditati. Bild ha difeso il suo articolo in una dichiarazione rilasciata nel fine settimana, affermando che ha "esposto i metodi di Hamas per esercitare pressioni psicologiche".
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian afferma che un cessate il fuoco "potrebbe influire" sulla risposta di Teheran all'attacco israeliano del 26 ottobre contro l'Iran. Se Israele "accettasse un cessate il fuoco e smettesse di massacrare le popolazioni oppresse e innocenti della regione, ciò potrebbe influenzare l'intensità e la natura della nostra risposta", ha detto, citato dall'agenzia di stampa ufficiale Irna.
I jet israeliani hanno lanciato nuovi raid sulla città di Baalbek nel nordest del Libano, dopo che l'Idf aveva intimato ai civili di lasciare quattro edifici della zona. Lo riferisce il giornale libanese L'Orient Le Jour, ricordando che Baalbek e la regione sono stati pesantemente colpiti dall'aviazione israeliana da lunedì scorso con decine di morti.
Il presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, ha dichiarato in un'intervista a Asharq al-Awsat che l'iniziativa americana per un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah è fallita perché il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha respinto la road map del Libano che era stata concordata con l'inviato Usa Amos Hochstein. Lo riferisce L'Orient Le Jour.Berry ha aggiunto che la trattativa riprenderà dopo le elezioni americane. "Hochstein non ci ha comunicato nulla dopo che è partito da Israele" nei giorni scorsi, al contrario di quanto "aveva promesso" nell'ultima visita a Beirut nel caso avesse visto elementi positivi a Tel Aviv.
Almeno 10 persone sono morte e 26 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani nell'est del Libano, la maggior parte in un solo villaggio nella regione di Baalbek-Hermel. Lo rende noto il ministero della Salute libanese. Le forze israeliane non avevano emesso oggi nessuna richiesta di evacuazione per l'est del Libano.
Una fonte di Hamas afferma che il gruppo respinge la proposta di tregua a breve termine a Gaza. "L'idea di una pausa temporanea nella guerra, solo per riprendere l'aggressione in seguito, è qualcosa su cui abbiamo già espresso la nostra posizione. Hamas sostiene una fine permanente della guerra, non una temporanea", ha detto all'AFP Taher al-Nunu, un leader senior del movimento. Nel frattempo, l'esercito israeliano ha emesso un ordine di evacuazione per i residenti della città libanese di Baalbek e delle aree circostanti, per il secondo giorno consecutivo. Ieri la città è stata poi colpita. Lo riporta il Guardian.
Frattanto, in Libano, "dal 4 ottobre di quest'anno, ogni giorno almeno 1 bambino è stato ucciso e 10 sono stati feriti. Migliaia di altri bambini che sono sopravvissuti ai molti mesi di bombardamenti costanti, anche se fisicamente indenni, sono profondamente angosciati dalla violenza e dal caos che li circondano". È quanto ha affermato in una nota la direttrice esecutiva dell'Unicef Catherine Russell, che ha chiesto "un cessate il fuoco permanente e immediato".
"I bambini in tutto il Libano - ha aggiunto Russel - mostrano segni allarmanti di disagio emotivo, comportamentale e fisico. I team dell'Unicef hanno incontrato bambini che sono attanagliati da una paura schiacciante e da un aumento dell'ansia; ansia da separazione, paura della perdita, ritiro sociale, aggressività e difficoltà di concentrazione. Molti hanno il sonno interrotto, perseguitati da incubi, mal di testa e perdita di appetito", ha proseguito la direttrice esecutiva dell'Unicef che ha ricordato che "quando i bambini sono costretti a sopportare periodi prolungati di stress traumatico, affrontano gravi rischi per la salute fisica e mentale e le conseguenze possono durare per tutta la vita".
L'Idf ha affermato di aver ucciso un comandante dell'unità missilistica anticarro di Hezbollah dell'area di Ghajar, Muhammad Khalil Aliyan, in un attacco aereo a Burj Qallawiyah, nel Libano meridionale. Lo scrive Haaretz. Nelle ultime 24 ore l'aeronautica militare israeliana ha attaccato circa 150 obiettivi di Hezbollah e Hamas, tra cui edifici militari, centri di comando, depositi di armi, posti di osservazione e lanciatori, ha riferito inoltre l'esercito. Intanto, il gruppo armato libanese Hezbollah ha affermato che i suoi combattenti hanno lanciato quattro attacchi contro posizioni israeliane, tra cui gli insediamenti di Liman e Gesher HaZiv e la città di Kiryat Shmona. Lo riporta Al Jazeera. Gli attacchi sono avvenuti mentre il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, ha dichiarato che il gruppo continuerà a combattere contro Israele "finché non gli verranno offerte condizioni di cessate il fuoco che riterrà accettabili".
Al Consiglio di sicurezza dell'ONU a New York, il consigliere federale Ignazio Cassis ha chiesto di porre fine alla spirale di violenza in Medio Oriente. Dal canto loro, le Nazioni Unite parlano di "momento più pericoloso da decenni". Da quando Hamas ha compiuto atti di terrorismo contro Israele il 7 ottobre 2023, il Consiglio ha adottato quattro risoluzioni, ha dichiarato Cassis. Queste risoluzioni chiedono il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, un cessate il fuoco a Gaza, il rispetto del diritto internazionale, la protezione della popolazione civile e l'accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari. Il ministro degli esteri svizzero ha sottolineato che è inaccettabile che nessuna di queste risoluzioni sia stata attuata. Ha chiesto pertanto un cessate il fuoco immediato. Poiché la Svizzera presiede questo mese il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, Cassis ha diretto il dibattito sulla situazione in Medio Oriente, al quale possono partecipare tutti i membri delle Nazioni Unite.
Voto sull'Unrwa segna "una nuova svolta"
Cassis ritiene, inoltre, che la decisione del Parlamento israeliano di vietare le attività dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) segni "una nuova svolta nel conflitto". Questa decisione "viola ampiamente il diritto internazionale", ha rilevato oggi a New York. "La Svizzera si aspetta che Israele si assuma i suoi obblighi", ha dichiarato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) durante la riunione del Consiglio di sicurezza dell'ONU. La decisione contro l'Unrwa "minaccia l'assistenza umanitaria alla popolazione civile" colpita dal conflitto nei Territori palestinesi, ha aggiunto. E ha promesso che la Confederazione continuerà ad aiutare. Più in generale, il consigliere federale ritiene che il conflitto in Medio Oriente sia ormai "al di là di ogni umanità".
Sostegno svizzero a segretario generale ONU
I voti contro l'UNRWA costituiscono "un nuovo livello" di attacco alle Nazioni Unite, ha aggiunto. Cassis ha inoltre ribadito il sostegno della Svizzera all'ONU e al suo segretario generale Antonio Guterres, dichiarato persona non grata da Israele. Il consigliere federale ha chiesto ancora una volta ha invitato a una soluzione a due Stati. Cassis ha ricordato che la Svizzera organizzerà una conferenza a nome dell'ONU sull'attuazione delle Convenzioni di Ginevra sulla protezione della popolazione civile nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est. Domani a Riad, intanto, la Svizzera parteciperà al primo incontro di monitoraggio della nuova Alleanza globale su questo tema, lanciata a fine settembre a New York.
Il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres è "profondamente preoccupato" per l'adozione della legge contro l'UNRWA da parte di Israele che, "se attuate, impedirebbero probabilmente all'agenzia di continuare il suo lavoro essenziale nei territori palestinesi occupati come ordinato dall'Assemblea generale dell'ONU". L'agenzia "è il principale mezzo con cui viene fornita assistenza essenziale ai rifugiati palestinesi e non esiste alternativa - ha aggiunto -. L'attuazione delle leggi potrebbe avere conseguenze devastanti per i rifugiati palestinesi, il che è inaccettabile". Il segretario generale ha invitato Israele "ad agire in modo coerente con i suoi obblighi ai sensi della Carta ONU e con gli altri obblighi del diritto internazionale. La legislazione nazionale non può modificare tali obblighi". "L'attuazione di queste leggi sarebbe dannosa per la risoluzione del conflitto israelo-palestinese e per la pace e la sicurezza nella regione nel suo complesso - ha aggiunto - Come ho già detto, l'UNRWA è indispensabile". Guterres ha poi affermato che porterà la questione all'attenzione dell'Assemblea generale dell'ONU.
Sale a 64 persone uccise, tra cui donne e bambini, il bilancio di raid aerei israeliani compiuti nelle ultime ore nella valle orientale della Beka'a, nella regione di Baalbek. Lo riferisce il ministero della sanità libanese. I feriti sono 44.
È Naim Qassem il nuovo leader di Hezbollah. Lo ha riferito l'emittente tv al-Manar dello stesso movimento armato libanese. Finora ne era il numero 2. Sotto la guida del nuovo segretario generale Hezbollah continuerà a resistere a Israele, si legge in un comunicato diffuso da quest'ultimo. "Lavoreremo insieme per raggiungere gli obiettivi di Hezbollah, per mantenere accesa la fiamma della resistenza e issare la sua bandiera fino a quando non otterremo al vittoria", viene affermato nella nota.
Chi è Qassem
Qassem, 71 anni, originario del sud del Libano, ha ricoperto a lungo la carica di vice segretario generale del partito sciita libanese. Nonostante questo incarico formalmente di rilievo, Qassem è stato da più parti considerato una figura di secondo ordine rispetto al defunto leader Hassan Nasrallah e a quello che per diversi anni era stato indicato come suo successore, Hashem Safieddin. Sia Nasrallah che Safieddin, entrambi uccisi da Israele, erano sayyid, ovvero appartenevano alla schiera dei "discendenti del profeta" Maometto, una vera e propria nobiltà morale e politica nello sciismo politico. Qassem - che indossa il turbante bianco, non un sayyid ma uno shaykh - è una figura di rispetto che però non detiene quella autorità religiosa e politica dei sayyid, che indossano il turbante nero.
Fonti di Hamas hanno detto al canale saudita Al-Sharq che il movimento è pronto ad accettare la proposta egiziana, che prevede il rilascio di quattro ostaggi in cambio di una tregua di due giorni e il rilascio di prigionieri palestinesi. Lo riporta Haaretz. Tuttavia, le stesse fonti hanno ribadito che Hamas punta a raggiungere un accordo coerente con la proposta di Joe Biden e con il completo ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza. Le stesse fonti hanno aggiunto che Hamas non è ottimista sul fatto che un cessate il fuoco permanente possa essere raggiunto prima delle elezioni americane del 5 novembre. Il movimento sarebbe inoltre disposto a discutere qualsiasi proposta che porti a un cessate il fuoco, ma chiede anche garanzie che una tregua venga estesa dopo la conclusione di questo round di colloqui di negoziati fino a quando non si potrà raggiungere un accordo.
I parenti delle vittime dell'attacco di Hamas hanno interrotto il discorso del premier israeliano Benyamin Netanyahu oggi durante le commemorazioni del 7 ottobre. Pochi minuti dopo aver cominciato a parlare, diverse persone lo hanno interrotto, una delle quali ha gridato più volte: "Mio padre è stato ucciso". Netanyahu è rimasto immobile davanti a un leggio durante la cerimonia a Gerusalemme mentre i membri del pubblico tra la folla urlavano, interrompendolo per più di un minuto, secondo una trasmissione in diretta del discorso.
"L'attacco è stato preciso e potente, e ha raggiunto tutti gli obiettivi prefissati: abbiamo danneggiato gravemente la capacità di difesa dell'Iran e la sua capacità di produrre missili, dopo che negli ultimi mesi abbiamo seguito un piano sistematico per tagliare i tentacoli alla piovra. Il regime di Teheran deve comprendere un principio semplice: chiunque ci fa del male, noi gli facciamo del male". Lo ha detto il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu nel corso di una cerimonia per commemorare i caduti della campagna Spade di ferro, ovvero la guerra iniziata con l'attacco di Hamas il 7 ottobre.
La polizia ha riferito che l'autista del camion che ha colpito la fermata dell'autobus fuori dalla base dell'Idf, dove si trova anche il quartier generale del Mossad, a Glilot, nord di Tel Aviv, si è lanciato a grande velocità contro le persone scendevano da un autobus travolgendole. Testimoni oculari dell'impatto hanno confermato a Ynet che mentre scendevano dall'autobus "un camion è arrivato a tutta velocità e ci ha investito". Stando alla polizia l'autista è stato colpito e "neutralizzato" da civili armati nella zona. Stando alla tv pubblica Kan il conducente è un arabo israeliano residente a Kalanseva.
35 persone all'ospedale
Secondo i media ebraici rilanciati dal Times of Israel, molti dei feriti nell'attentato erano anziani scesi da un autobus prima di visitare un museo nelle vicinanze della fermata colpita. In totale 35 persone sono state portate in ospedale, ha riferito i portavoce del servizio ambulanze Magen David Adom (Mda).
Oltre 40 persone sono rimaste ferite, di cui dieci in gravi condizioni, dopo essere state investite da un camion alla fermata dell'autobus a nord di Tel Aviv. Il camionista è stato ucciso. Secondo le prime indicazioni degli investigatori si tratterebbe di un attentato.
La dinamica
Il tir ha colpito all'incrocio di Glilot, nei pressi di Herzliya, zona dove si trova il quartier generale del Mossad e diverse unità di intelligence dell'Idf, tra cui l'unità di intelligence 8200.
Diversi feriti
Il portavoce del servizio di ambulanze Magen David Adom, Zachi Heller ha riferito che diverse persone sono ancora intrappolate sotto il camion che ha colpito la fermata del bus, ribaltandosi. Il portavoce della polizia Aryeh Doron ha detto che "il camion si è diretto verso un gruppo di persone vicino all'incrocio Gillot. Ci sono decine di feriti nell'incidente con diversi tipi di lesioni". Ha aggiunto che "l'autista è stato neutralizzato, ma è troppo presto per parlare della sua identità".
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si riunirà domani, su richiesta dell'Iran, per discutere dei raid israeliani contro Teheran. Lo scrive Al Jazeera. L'Iran ha accusato Israele di aver violato il diritto internazionale e la propria sovranità e integrità territoriale con gli attacchi missilistici diretti contro l'Iran, ammessi dallo stato ebraico.
Israele respinge l'accusa
L'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha descritto la richiesta dell'Iran di convocare il Consiglio di Sicurezza come "un ulteriore tentativo di danneggiarci, questa volta nell'arena politica", respingendo l'accusa iraniana secondo cui Israele avrebbe violato il diritto internazionale.
Non sarà l'ultimo round di guerra diretta tra Israele e Iran e la tensione è destinata a rimanere molto alta: gli analisti regionali non hanno dubbi nel tracciare orizzonti inquietanti per un Medio Oriente che rimarrà a lungo nel ciclo della violenza.
Per ora l'allargamento è scongiurato
Gli stessi commentatori sottolineano però come il botta e risposta tra Stato ebraico e Repubblica islamica abbia per ora scongiurato un allargamento del conflitto all'area del Golfo, strategica per le risorse energetiche e i commerci globali. Dalle colonne del quotidiano libanese an Nahar, Monnalisa Freiha sottolinea i rischi dell'operazione di Israele, che avrebbe potuto trascinare la regione in una guerra ancora più ampia. "È stata invece una manovra calcolata per evitare violente rappresaglie" da parte dell'Iran.
Il conflitto è però destinato a proseguire
Teheran, afferma l'editorialista libanese, ha così una via d'uscita dopo l'innalzamento della tensione nelle ultime settimane. Tuttavia, afferma Freiha, il conflitto tra Iran e Israele è destinato a proseguire anche perché lo scontro è diventato sempre più aperto e diretto. "Non c'è nulla di garantito" per il futuro. Dal canto suo, Amir Makhoul, commentatore palestinese per Middle East Eye, portale di approfondimento e notizie finanziato dal Qatar, afferma che Israele è preparata per "una guerra a lungo termine". La sua analisi si basa, tra l'altro, sulla lettura delle stime di bilancio riferite nei giorni scorsi dalla Banca centrale israeliana.
Guerra prolungata fino ad "almeno il primo trimestre del 2025"
"C'è un significativo aumento di spesa militare per il 2024 e il 2025. Queste stime - afferma Makhoul - si basano sul presupposto che le guerre di Israele in Medio Oriente saranno prolungate e si estenderanno almeno fino al primo trimestre del 2025". Al di là dei fronti di Gaza e del Libano, aggiunge l'analista palestinese, "l'obiettivo primario di Israele è l'Iran". E in questo senso il conflitto tra le due potenze della regione è destinato a continuare. Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi si era nei giorni scorsi consultato più volte con i suoi interlocutori arabi sulla sponda occidentale del Golfo. Sia per chiedere di non lasciare che i jet di Israele sorvolassero la regione e sia per ribadire la volontà e la capacità di Teheran di lanciare rappresaglie contro chiunque avesse appoggiato il nemico israeliano.
Si vuole stabilità
Tra lo Stato ebraico e la Repubblica islamica, i paesi arabi del Golfo, alleati degli Stati Uniti e vicini a Israele, rimangono in allerta. Anche se sembrano aver tirato un sospiro di sollievo dopo l'attacco "limitato" israeliano contro obiettivi militari iraniani. Dalle colonne del quotidiano saudita ash Sharq al Awsat, Abderrahman Rashed, aveva messo in guardia Israele e gli Stati Uniti dal condurre un'azione troppo aggressiva nei confronti dell'Iran, perché questo innescherà un caos. E i Paesi della regione vogliono stabilità.
Il ministero della Sanità libanese ha reso noto che nelle ultime 24 ore in Libano sono state uccise 19 persone e 108 ferite in seguito all'offensiva israeliana. Lo riferisce il quotidiano L'Orient le Jour online, aggiungendo che pertanto il numero delle vittime sale a 2'653 e quello dei feriti a 12'360, dall'inizio del conflitto, lo scorso ottobre.
Si contano altri due morti in Iran in seguito ai raid israeliani di stanotte contro i siti militari in diverse aree del Paese. In precedenza l'esercito di Teheran aveva parlato di due soldati rimasti uccisi.
La Svizzera condanna la pericolosa escalation di violenza in Medio Oriente, in cui si inserisce l'attacco aereo israeliano odierno in Iran. Le ostilità devono cessare da tutte le parti per evitare un'escalation regionale, ha scritto il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) su X.
A Gaza si sta consumando un orrore dopo l'altro. Stando a un post su X dell'Unicef, negli attacchi in un'area residenziale ieri sono stati uccisi 13 bambini della stessa famiglia. Secondo l'Unicef, "giorno dopo giorno, i bambini stanno pagando il prezzo di una guerra che non hanno iniziato. Adesso basta. Questa violenza deve finire ora. Ripetiamo: Nessun luogo è sicuro a Gaza. I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco Ora".
L'appello di Borrell
Frattanto, l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, ha dichiarato di unirsi all'appello di Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, affinché i leader mondiali agiscano immediatamente per porre fine alla tragedia umana che si sta consumando a Gaza. Sottoscrivendo le Convenzioni di Ginevra, i firmatari hanno la responsabilità legale di garantire il rispetto del diritto internazionale da parte di tutte le parti coinvolte. È nostro dovere proteggere i civili e i diritti umani ed è giunto il momento di agire, secondo Borrell. "Le troppo poche informazioni che arrivano da Gaza Nord - ha aggiunto - attestano ancora un livello catastrofico di uccisioni, distruzioni e fame, oltre agli sfollamenti forzati di civili mentre un'intera popolazione è sottoposta a bombardamenti, assedio e rischio di fame, oltre ad essere costretta a scegliere tra lo sfollamento e la morte".
Durante la notte caccia israeliani hanno colpito obiettivi di Hezbollah a Beirut. Lo ha reso noto l'esercito israeliano (Idf), secondo cui tra gli obiettivi figuravano siti di produzione di armi, una sala di comando appartenente alla divisione di intelligence di Hezbollah e apparecchiature di sorveglianza. Prima dell'attacco, l'esercito avrebbe diramato avvisi di evacuazione ai civili.
L'esercito israeliano ha aggiunto che in un differente attacco, una cellula di Hezbollah che ieri ha lanciato un missile contro un drone dell'Idf nel Libano meridionale è stata colpita. Dal canto loro, gli Hezbollah libanesi hanno rivendicato un attacco compiuto con droni a una base aerea israeliana nei pressi di Tel Aviv.
Secondo Sky News Arabia, che cita fonti anonime, la Russia avrebbe avvertito l'Iran prima dell'attacco israeliano. Secondo l'emittente, le informazioni di intelligence sono state fornite ore prima dell'annuncio israeliano che ha confermato i raid.
Un attacco per ridurre al minimo le vittime
Stando il Washington Post, invece, Israele avrebbe progettato il suo attacco con l'intenzione di ridurre al minimo le vittime e di mantenere l'impatto a un livello che avrebbe consentito all'Iran di negare danni ingenti e contenere la situazione. Stando al giornale, che cita una fonte informata sui piani di Israele, si è trattato di una versione su larga scala della risposta lanciata da Israele ad aprile.
In risposta agli attacchi israeliani alle basi militari in alcune città iraniane, il primo vicepresidente iraniano, Mohammad Reza Aref, ha dichiarato che "il potere dell'Iran umilierà i nemici della madrepatria". Nel frattempo Tasnim, agenzia di stampa vicina alle Guardie Rivoluzionarie, ha citato una fonte informata secondo cui l'Iran è pronto a rispondere ai nuovi attacchi israeliani in modo appropriato. La fonte sostiene inoltre che l'annuncio di Israele di aver colpito 20 luoghi in Iran sarebbe "falso" e Tel Aviv starebbe cercando di amplificare il suo "debole" attacco.
Un attacco durato oltre tre ore
L'attacco all'Iran, riferiscono media israeliani, è durato più di tre ore, con tre diverse ondate, durante le quali Tel Aviv ha attaccato basi militari, sistemi di difesa aerea, impianti di produzione missilistica e lanciatori di missili terra-terra nei distretti di Teheran e di Khuzestan e Ilam nella parte occidentale del Paese. Secondo il New York Times, l'attacco ha colpito 20 obiettivi diversi. Secondo alcuni report, i sistemi di difesa aerea in Siria e Iraq sono stati colpiti da raid israeliani nel corso dell'azione per lasciare libertà d'azione ai caccia diretti in Iran.
È scattata stanotte la rappresaglia di Israele contro l'Iran, in risposta all'attacco con missili balistici del 1° ottobre. Esplosioni si sono verificate in diverse aree del paese, inclusa Teheran.
Colpite diverse basi militari
Le forze di difesa aerea iraniane hanno confermato che un attacco israeliano ha colpito diverse basi militari a Teheran e in altre città, causando "danni limitati". Anche l'esercito israeliano ha confermato di aver effettuato "attacchi di precisione" su obiettivi militari in Iran "in risposta a mesi di continui attacchi" da parte della Repubblica islamica.
La posizione degli USA
Per la Casa Bianca, quella di Israele è una autodifesa, ma "gli Stati Uniti non partecipano alle operazioni". Dopo la rappresaglia, gli Stati Uniti hanno esortato l'Iran a smettere di attaccare Israele per interrompere il ciclo di violenza.
La minaccia di nuovi attacchi
Quanto a Israele, Tel Aviv ha affermato che l'Iran "pagherà un prezzo elevato" se inizierà un nuovo ciclo di escalation. "Se il regime in Iran dovesse commettere l'errore di iniziare un nuovo ciclo di escalation, saremo obbligati a rispondere. Il nostro messaggio è chiaro: tutti coloro che minacciano lo Stato di Israele e cercano di trascinare la regione in un'escalation più ampia pagheranno un prezzo elevato", ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari.
Il nord di Gaza sta affrontando il "momento più buio" dall'inizio della guerra. È l'avvertimento lanciato dall'alto commissario Onu per i diritti umani Volker Turk. "In modo inimmaginabile la situazione sta peggiorando di giorno in giorno. Le politiche e le pratiche del governo israeliano nel nord di Gaza rischiano di svuotare l'area di tutti i palestinesi. Stiamo affrontando ciò che potrebbe equivalere a crimini atroci, potenzialmente estendendosi a crimini contro l'umanità", ha affermato Volker Turk in una nota.
"In un'operazione congiunta delle Idf (le forze armate israeliane) e dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno dello Stato ebraico), un aereo dell'aeronautica militare ha attaccato ieri e ucciso il terrorista Muhammad Abu Atiwi, dell'organizzazione terroristica Hamas". Lo scrivono sulla rete sociale X le Idf precisando che "il terrorista ha lavorato come dipendente dell'Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente) a partire da luglio 2022. Atiwi è stato coinvolto nell'omicidio e nel rapimento di civili israeliani e ha comandato l'omicidio a Migunit sulla Route 232 nella zona di Ra'im nel massacro del 7 ottobre (del 2023). Durante la guerra, ha inoltre diretto e realizzato una serie di complotti terroristici contro le Idf operanti nella Striscia di Gaza", proseguono le forze armate israeliane.
Il movimento islamista Hamas si dice pronto a fermare i combattimenti se Israele si impegna su una tregua a Gaza. Lo ha detto un funzionario della fazione palestinese, annunciando di aver discusso con l'Egitto sulle proposte per un cessate il fuoco. Hamas "si è dimostrato pronto a fermare le ostilità ma Israele deve impegnarsi nel cessate il fuoco e nel ritiro dalla Striscia di Gaza, consentire il ritorno degli sfollati, accettare un accordo serio per uno scambio" degli ostaggi israeliani contro detenuti palestinesi, e "autorizzare l'ingresso degli aiuti umanitari" a Gaza, ha affermato il funzionario. Una delegazione di Hamas ha discusso al Cairo "idee e proposte" per la ripresa dei negoziati, ha aggiunto.
Netanyahu accoglie gli sforzi dell'Egitto per un accordo
Dal canto suo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu "accoglie con favore la disponibilità dell'Egitto a promuovere un accordo per liberare gli ostaggi", ha reso noto l'ufficio del primo ministro in una nota, riferendosi ai nuovi colloqui al Cairo. "Oltre agli incontri tenuti al Cairo, il primo ministro ha incaricato il capo del (servizio segreto dello Stato d'Israele focalizzato sulle operazioni all'estero) Mossad (David Barnea) di recarsi a Doha (Qatar) per promuovere una serie di iniziative all'ordine del giorno, sostenute dal governo", si aggiunge nella nota.
Swiss non volerà più verso Beirut perlomeno sino al prossimo 18 gennaio 2025. "La misura è volta a garantire una maggiore possibilità di pianificazione sia per i passeggeri che per gli equipaggi", spiega la compagnia aerea in un comunicato odierno. I viaggiatori interessati saranno contattati. "Naturalmente offriremo la possibilità di riprenotare gratuitamente per una data successiva o di vedersi rimborsato il prezzo del biglietto", afferma il vettore aereo che fa capo al gruppo Lufthansa.
Come noto, la capitale libanese si trova implicata in un conflitto da più di tre settimane: l'esercito israeliano attacca quotidianamente dal cielo obiettivi della città nell'ambito del conflitto con le milizie di Hezbollah.
Hezbollah ha dichiarato di aver lanciato stamani razzi contro "i sobborghi di Tel Aviv" e di aver preso di mira una "base navale" vicino ad Haifa, nel nord di Israele. Lo riporta l'AFP. Una "salva di razzi" ha preso di mira la "base navale Stella Maris a nord-ovest di Haifa", secondo una dichiarazione del movimento libanese, che ha anche rivendicato attacchi simili su due posizioni dell'esercito israeliano "nella periferia di Tel Aviv".
Le sirene e poi l'esplosione
Sirene d'allarme sono scattate nel centro della città alle 6.45 locali (le 5.45 in Svizzera), ha constatato l'ANSA sul posto. Subito dopo si è sentito il boato di un'esplosione. L'esercito (Idf) ha comunicato che cinque razzi sono stati sparati contro Tel Aviv, di cui quattro sono stati intercettati dal sistema di difesa e un altro è caduto esplodendo in un'area aperta. Contemporaneamente Hezbollah ha sparato dal Libano altri 15 razzi sull'Alta Galilea e sulle alture del Golan. Stando all'Idf, nella giornata di ieri circa 170 razzi sono stati sparati da Hezbollah dal Libano verso Israele.
Quattro decessi a Beirut
Intanto è di 4 morti, tra cui un bambino, il bilancio degli attacchi israeliani di ieri sera di fronte all'ospedale universitario Rafik Hariri, nella periferia meridionale di Beirut, il più grande ospedale pubblico del paese, ha annunciato il ministero della sanità libanese. In precedenza l'Idf aveva emesso ha emesso una serie di ordini di evacuazione per la parte meridionale della capitale. Il sud di Beirut è stato colpito da 13 attacchi nella serata, secondo quanto riportato dai media statali libanesi citati dalla BBC.
Mille donne e bambini bisognosi di cure mediche saranno evacuati a breve da Gaza verso l'Europa: lo ha dichiarato il capo della sezione europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Israele "si è impegnato a effettuare altre 1000 evacuazioni mediche nei prossimi mesi verso l'Unione Europea", ha dichiarato Hans Kluge in un'intervista all'AFP, aggiungendo che le evacuazioni saranno facilitate dall'Oms e dai Paesi europei coinvolti.
Attacchi aerei hanno colpito i sobborghi meridionali di Beirut, secondo i media libanesi, poco dopo l'annuncio dell'Idf di un imminente attacco contro le strutture finanziarie di Hezbollah. "Aerei nemici hanno effettuato un attacco aereo sui sobborghi meridionali" della capitale, ha affermato l'agenzia di stampa ufficiale del Libano. L'Idf aveva appena emesso avvisi di evacuazione per il quartiere di Haret Hriek nei sobborghi.
L'annuncio dell'Idf
L'esercito israeliano aveva annunciato attacchi in Libano contro le infrastrutture di un gruppo finanziatore di Hezbollah, invitando la popolazione a evacuare le zone vicine ai suoi edifici. La società finanziaria "Al-Qard al-Hassan è coinvolta nel finanziamento delle operazioni terroristiche di Hezbollah", ha detto Avicay Adraee, portavoce militare, in un messaggio in arabo su X.
L'invito alla popolazione
L'esercito "ha quindi deciso di prendere di mira le sue infrastrutture", ha aggiunto, invitando la popolazione che vive nelle vicinanze ad allontanarsi "immediatamente". In un altro messaggio, ha precisato che le evacuazioni hanno interessato più di dieci edifici nella periferia sud di Beirut e nella pianura della Bekaa (est), roccaforti di Hezbollah. "Attaccheremo numerosi obiettivi nelle prossime ore e altri obiettivi durante la notte", ha detto il portavoce dell'esercito, il contrammiraglio Daniel Hagari, durante una conferenza stampa.
L'organizzazione finanziaria Al-Qard al-Hassan
L'organizzazione finanziaria Al-Qard al-Hassan, che ha diverse filiali in Libano, è nel mirino delle sanzioni economiche americane dal 2007, accusata di legami con il movimento islamico libanese. È considerata un'entità terroristica anche dall'Arabia Saudita. Secondo il Dipartimento del Tesoro americano, il gruppo è stato utilizzato da Hezbollah per nascondere le proprie attività economiche e ottenere l'accesso al sistema finanziario globale.
Il ministro della difesa israeliano Yoav Galant ha visitato il confine settentrionale e ha fatto un bilancio della situazione: "Abbiamo prigionieri, che ci dicono cosa sta succedendo e che hanno una grande paura. Capiscono che c'è qualcosa che non sanno come affrontare. Tutta questa grande formazione chiamata Hezbollah sta crollando". Parlando con le truppe, il ministro ha dichiarato che "nei villaggi di contatto l'Idf è passato dallo sconfiggere il nemico alla sua distruzione, in tutti i luoghi preparati da Hezbollah per fare un raid in Israele ci sono soldati dell'esercito e i terroristi non possono affrontarli".
L'agenzia di stampa statale libanese Ani segnala che nella giornata di oggi sono stati effettuati 14 attacchi israeliani in 15 minuti su un villaggio di confine. Dal 23 settembre Israele ha lanciato una vasta campagna di bombardamenti sul territorio libanese, principalmente contro le roccaforti filo-iraniane di Hezbollah nel sud e nell'est del paese, nonché nei sobborghi meridionali della capitale Beirut. Dal 30 settembre l'esercito israeliano effettua anche incursioni di terra contro il movimento islamico nel sud del paese.
Gli Stati Uniti stanno indagando su una fuga di notizie di intelligence altamente riservate degli Stati Uniti sui piani di rappresaglia di Israele contro l'Iran, secondo tre persone a conoscenza della questione. Una delle persone a conoscenza ha confermato l'autenticità dei documenti. Lo riferisce Cnn. La fuga di notizie è "profondamente preoccupante", ha detto un funzionario statunitense alla Cnn. I documenti, datati 15 e 16 ottobre, hanno iniziato a circolare online venerdì dopo essere stati pubblicati su Telegram da un account chiamato "Middle East Spectator". Sono contrassegnati come top secret e hanno contrassegni che indicano che sono destinati a essere visti solo dagli Stati Uniti e dai suoi alleati del gruppo cosiddetto "Five Eyes" (Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito).
L'Iran afferma che c'è Hezbollah dietro l'attacco con droni alla residenza del premier israeliano Benjamin Netanyahu. "Questa azione è stata compiuta dagli Hezbollah libanesi", ha affermato in un breve comunicato la missione iraniana presso l'Onu, citata dall'agenzia di stampa ufficiale Irna.
Benjamin Netanyahu ha condannato gli "alleati dell'Iran" che hanno "tentato" di assassinare lui e la moglie con un attacco di droni sulla sua residenza di Cesarea. "Pagheranno un prezzo elevato", ha detto il premier israeliano. "Coloro che hanno cercato di assassinare me e mia moglie oggi hanno commesso un grave errore. Ciò non impedirà a me e allo Stato di Israele di continuare la guerra di rinascita contro i nostri nemici per garantire la nostra sicurezza per generazioni", ha proseguito Netanyahu.
"Chiunque danneggi i cittadini dello stato di Israele pagherà un prezzo alto"
"Dico agli iraniani e ai loro partner dell'asse del male: chiunque danneggi i cittadini dello Stato di Israele pagherà un prezzo alto. Continueremo a eliminare i vostri terroristi, riporteremo a casa i nostri rapiti da Gaza, riporteremo i nostri residenti nel nord. Raggiungeremo tutti gli obiettivi di guerra che ci siamo prefissati", ha aggiunto.
Il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi ha respinto oggi l'idea che la soluzione dei due Stati potrebbe portare una pace sostenibile nella regione, sottolineando che "la pace sarà risolta nella regione solo risolvendo la questione della Palestina, sulla base della democrazia. L'Iran sosterrà qualsiasi decisione presa dal popolo palestinese, che sarà in grado di disegnare il proprio futuro attraverso un referendum in Palestina. In questo modo, musulmani e cristiani vivranno spalla a spalla con gli ebrei", ha sottolineato, citato dall'Irna. Araghchi, che era in visita in Turchia, ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ieri sera. Entrambe le parti hanno sottolineato la gravità della "minaccia israeliana alla pace regionale" e hanno chiesto un'azione collettiva urgente per fermare la "carneficina" a Gaza e in Libano.
Il portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che "un drone è stato lanciato verso l'abitazione del premier a Cesarea", aggiungendo che "Netanyahu e la moglie Sara non erano nell'abitazione". Un video è stato postato sui social da alcuni familiari degli ostaggi che stavano manifestando davanti all'abitazione del premier: le immagini mostrano diverse ambulanze e personale della sicurezza. La tv pubblica Kan ha fatto vedere il drone in arrivo nella zona.
L'agenzia di stampa del Qatar, Al Araby, riporta che l'obiettivo del drone lanciato oggi dal Libano sulla città israeliana di Cesarea, a nord di Tel Aviv, era "la residenza personale del primo ministro Benjamin Netanyahu". Da parte sua, nel dare la notizia dell'attacco, l'esercito israeliano (Idf) ha affermato che un drone "ha colpito una struttura nella zona di Cesarea", aggiungendo che "non sono stati segnalati feriti".
Il movimento islamico palestinese Hamas è "vivo e rimarrà tale" nonostante la morte del suo leader Yahya Sinwar, ucciso durante un'operazione militare israeliana: lo ha detto oggi il leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ali Khamenei. "La sua perdita è certamente dolorosa per il fronte della resistenza" contro Israele, ma esso "non si fermerà affatto con il martirio di Sinwar", ha affermato Khamenei in un comunicato.
"Khalil Hayya probabile successore di Sinwar"
È probabile che Hamas nomini Khalil Hayya, influente esponente di Hamas basato in Qatar, come successore di Yahya Sinwar. Lo riporta Bloomberg. Oggi Hayya è intervenuto affermando che gli ostaggi non saranno liberati finché Israele non cesserà gli attacchi contro la Striscia e ritirerà le sue truppe dall'enclave.
Il gruppo Hezbollah in Libano ha dichiarato di aver avviato una nuova fase della sua guerra contro Israele, affermando di aver utilizzato missili a guida di precisione per colpire le truppe. In un comunicato, il gruppo sostenuto dall'Iran ha annunciato "il passaggio a una nuova fase di escalation nel confronto con il nemico israeliano", aggiungendo che i missili a guida di precisione "sono stati usati per la prima volta". Nel frattempo la missione permanente dell'Iran alle Nazioni Unite ha affermato su X che lo "spirito della resistenza sarà rinforzato" dopo il "martirio" del leader di Hamas Yahya Sinwar. "Sarà un modello per i giovani e i bambini che seguiranno la sua strada per la liberazione della Palestina - si legge -. Finché esisteranno occupazione e aggressione, la resistenza durerà, perché il martire rimane vivo e diventa fonte di ispirazione".
"Ai terroristi di Hamas dico: i vostri leader stanno scappando e saranno eliminati. Faccio appello a tutti coloro che tengono i nostri ostaggi: a chiunque deporrà le armi e libererà i nostri ostaggi, permetteremo di andarsene e continuare a vivere". Lo ha detto in un discorso al paese il premier israeliano Benyamin Netanyahu, citato dai media israeliani, aggiungendo che "il ritorno degli ostaggi è un'opportunità per raggiungere tutti i nostri obiettivi e avvicinare la fine della guerra". "Oggi il male ha subito un grave colpo, ma la nostra missione non è ancora finita. Alle famiglie dei rapiti io dico, questo è un momento importante della guerra, continueremo con tutta la forza a lavorare per farli tornare a casa. I vostri cari sono i nostri cari", ha aggiunto.
Il ministro israeliano degli esteri Israel Katz ha confermato ufficialmente la morte del capo del movimento islamista Hamas, Yahya Sinwar: "Il grande assassino Yahya Sinwar, responsabile del massacro e delle atrocità del 7 ottobre, è stato eliminato dai soldati dell'Idf", l'esercito dello Stato ebraico, ha dichiarato.
Un messaggio a decine di ministri esteri nel mondo
Katz ha inviato un messaggio a decine di ministri degli esteri in tutto il mondo: "Il grande assassino Yahya Sinwar, responsabile del massacro e delle atrocità del 7 ottobre, è stato eliminato dai soldati dell'Idf. Questo è un grande risultato militare e morale" per Israele e una vittoria per l'intero mondo libero contro l'asse malvagio dell'Islam estremo che guida l'Iran. L'eliminazione di Sinwar crea la possibilità per il rilascio immediato dei rapiti e per realizzare un cambiamento che porterà ad una nuova realtà a Gaza. Ha scritto il ministro. Senza Hamas e senza il controllo iraniano, Israele ha bisogno ora più che mai del vostro sostegno e della vostra assistenza per portare avanti questi importanti obiettivi", ha concluso. Anche l'Idf ha confermato sulla rete sociale X che "Yahya Sinwar è stato eliminato".
Con l'eliminazione del suo finora imprendibile capo, Yahya Sinwar, il movimento islamista Hamas appare sempre più indebolito, colpito da Israele in un pesante martellamento che non ha risparmiato neppure gli altri gruppi legati a Teheran, come Hezbollah in Libano o le stesse milizie delle Guardie rivoluzionarie iraniane (Pasdaran).
Nasrallah, Safieddine, Haniyeh e Abdallah
Tra i principali personaggi del cosiddetto "asse della resistenza" eliminati dallo Stato ebraico nell'ultimo anno figura certamente Hassan Nasrallah, storico leader di Hezbollah (letteralmente partito di Dio), ucciso il 27 settembre a Beirut (Libano) insieme al vicecomandante della Forza Quds dei Pasdaran sempre in Libano e ad altri alti ufficiali. Lo segue dopo qualche giorno, a inizio ottobre, quello che sarebbe dovuto essere il suo successore, Hashem Safieddine, in un raid condotto sempre alla periferia meridionale della capitale libanese. Il 24 settembre è stato eliminato Ibrahim Qubaisi, comandante e figura di spicco della divisione missilistica di Hezbollah, responsabile anche, secondo lo Stato ebraico, dell'attacco nel 2000 in cui furono uccisi e rapiti tre soldati delle forze armate dello Stato ebraico (Idf) i cui corpi furono restituiti in uno scambio nel 2004. Il 20 settembre era toccato a Ibrahim Aqil, comandante delle operazioni di Hezbollah, esponente del massimo organo militare del gruppo, e ad Ahmed Wahbi, un alto comandante. Un altro colpo ad Hezbollah è stato inflitto da Israele il 30 luglio, quando in un attacco alla periferia sud di Beirut venne colpito a morte Fuad Shukr, identificato come il braccio destro di Nasrallah. Il 31 luglio era toccato ad Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas all'estero, ucciso da una bomba nella foresteria dei Pasdaran che lo ospitava a Teheran. Un'operazione attribuita al Mossad (agenzia di intelligence e di sicurezza focalizzata sulle operazioni all'estero) che scatenò le ire dell'Iran. Settimane prime, il 13 luglio, era stato eliminato l'inafferrabile Mohammed Deif, sopravvissuto a diversi tentativi di omicidio, primula rossa e numero uno delle Brigate al-Qassam, tra gli architetti del massacro del 7 ottobre; mentre il 3 luglio la stessa sorte era toccata a Mohammed Nasser, responsabile di una parte delle operazioni di Hezbollah alla frontiera. L'11 giugno la campana era suonata invece per Taleb Abdallah, comandante senior di Hezbollah e responsabile del lancio dei missili anti-tank e dei razzi dal sudovest del Libano verso Israele. Il 2 aprile infine, in un raid condotto contro il consolato iraniano di Damasco (Siria), aveva perso la vita Mohammad Reza Zahedi, comandante senior della Forza Quds e responsabile del collegamento con Hezbollah.
La polizia israeliana, in un comunicato ufficiale, ha confermato che il corpo del capo del movimento islamista Hamas, Yahya Sinwar, è stato identificato sulla base dell'esame dell'arcata dentale. Sono in corso comunque ulteriori test. Non ci sono dunque più dubbi: Sinwar è stato ucciso oggi in un'operazione dell'esercito israeliano a Gaza.
Test in corso
Gli esperti israeliani stanno esaminando il corpo che sembrerebbe essere del capo del movimento islamista Hamas, Yahya Sinwar, eseguendo tutta la procedura di identificazione prevista dal protocollo. Compresi i test delle arcate dentali, come riferisce il notiziario del canale televisivo israeliano Channel 12 (Keshet 12). Il Dna e le impronte digitali erano già in possesso di Israele poiché Sinwar è stato a lungo detenuto nel paese. Gli anatomo-patologi hanno esaminato il cadavere con diversi mezzi tecnologici. Secondo vari media israeliani, il giubbotto indossato dal terrorista ucciso dall'esercito dello Stato ebraico a Gaza che si suppone sia Sinwar era pieno di granate. Che non sono esplose perché, come si vede anche nelle foto, è stato colpito alla testa e non al torace.
Presenza di ostaggi
I militari dell'Idf stanno lavorando nel punto in cui l'operazione ha portato all'uccisione dei tre terroristi per spostare i cadaveri che sono in una zona completamente coperta da esplosivi. Secondo la televisione pubblica Kan 11, i tre avevano con sé banconote e carte d'identità. Nel luogo sarebbero state trovate tracce della presenza di ostaggi. Sulle reti sociali alcuni soldati hanno postato le foto di un cadavere che sembrerebbe Sinwar. Quest'ultimo dal febbraio 2017 è capo di Hamas nella striscia di Gaza e, a seguito dell'uccisione di Ismail Haniyeh il 6 agosto 2024, è stato nominato al suo posto anche capo dell'ufficio politico del movimento islamista palestinese.
Israele ha smesso di elaborare le richieste dei commercianti di importare cibo a Gaza, soffocando una pista che negli ultimi sei mesi ha fornito più della metà delle provviste del territorio palestinese assediato. Lo scrive la Reuters online citando 12 persone coinvolte nel commercio. Dall'11 ottobre, i commercianti di Gaza che importavano cibo da Israele e dalla Cisgiordania hanno perso l'accesso ad un sistema introdotto in primavera dal Cogat, l'ente israeliano per i Territori, e non hanno ricevuto risposta ai tentativi di contattare l'agenzia, hanno affermato le fonti. Il cambiamento della politica israeliana - scrive Reuters online - ha portato il flusso di merci in arrivo a Gaza al livello più basso dall'inizio della guerra, come mostra un'analisi dei dati ufficiali israeliani.
29 camion al giorno tra il 1 e il 16 ottobre
Tra il 1 e il 16 ottobre, il flusso complessivo di spedizioni a Gaza, inclusi sia gli aiuti che le merci commerciali, è sceso a una media giornaliera di 29 camion, secondo le statistiche Cogat. Ciò si confronta con una media giornaliera di 175 camion tra maggio e settembre, come mostrano i dati. Le spedizioni commerciali, ovvero merci acquistate dai commercianti locali, trasportate su camion dopo l'approvazione diretta di Cogat e poi vendute nei mercati di Gaza, hanno rappresentato circa il 55% del totale durante quel periodo. Due fonti coinvolte nella fornitura di cibo hanno affermato che il motivo per cui sono state sospese le spedizioni commerciali era perché Israele temeva che Hamas stesse ricevendo guadagni dalle importazioni. Un portavoce di Hamas ha negato che il gruppo avesse rubato cibo o lo avesse utilizzato per ricavarne entrate. L'apparente chiusura del sistema commerciale è avvenuta mentre Israele ha lanciato una nuova operazione militare contro Hamas nel nord di Gaza, uno sviluppo parallelo che ha ostacolato le consegne di aiuti umanitari. Il crollo dei volumi di aiuti a Gaza ha spinto gli Stati Uniti a minacciare di sospendere il supporto militare a Israele.
Il contributo finanziario della Svizzera all'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi (Unrwa) va reintrodotto, annullando la decisione del Consiglio nazionale che lo scorso settembre ha votato in favore di una sospensione. È quanto chiedono in una presa di posizione rivolta al Consiglio degli Stati una ventina di esponenti del mondo accademico, diplomatico e umanitario, tra cui i ticinesi Carla del Ponte e Franco Cavalli.
Un'erronea argomentazione
La decisione dei deputati è stata presa per "motivi politici, alimentati da voci basate su interpretazioni infondate piuttosto che sui fatti e sulla realtà delle sofferenze umane di una popolazione martoriata", si legge nella missiva. In particolare, secondo i firmatari, si è basata sull'erronea argomentazione che l'Unrwa fosse alleata di Hamas, responsabile delle atrocità commesse contro i civili israeliani il 7 ottobre 2023.
Non ci sono prove di complicità tra Unrwa e Hamas
L'Onu ha però voluto un'inchiesta sulla neutralità dell'agenzia e il rapporto che ne è scaturito ha concluso che non vi sono prove di complicità fra Unrwa e Hamas. A seguito di ciò, Giappone, Germania, Italia, Australia, Canada e Gran Bretagna hanno ripreso i loro finanziamenti.
Un approccio non politico
"Il nostro approccio non è politico, ma semplicemente basato sulla difesa dei diritti umani", scrivono gli autori, secondo cui il punto è preservare la tradizione umanitaria della Svizzera e la sua influenza nel mondo. Per compensare gli effetti di questa decisione sulla popolazione di Gaza, la maggioranza dei consiglieri nazionali ha sostenuto che gli aiuti saranno convogliati attraverso ong umanitarie elvetiche finanziate dalla Confederazione. Tuttavia, nessuna di queste ha i mezzi o le competenze per sostituire l'Unrwa, si sottolinea nel testo.
Si corregga il tiro
I firmatari della richiesta domandano pertanto ai "senatori" di correggere il tiro rispetto a quanto stabilito dall'altra Camera. "Attualmente, la disastrosa situazione sanitaria e alimentare di 2,2 milioni di persone, richiede aiuti urgenti", viene infatti messo in evidenza.
I firmatari
Fra le personalità all'origine del testo vi è ad esempio l'ex procuratrice federale e presso il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia Carla del Ponte e l'oncologo ed ex presidente dell'Unione internazionale contro il cancro Franco Cavalli. Fra i vari nomi spiccano anche Yves Daccord (ex direttore generale del Comitato internazionale della Croce Rossa), gli ex segretari di Stato Jacques de Watteville e Jean-Daniel Gerber e alcuni ex ambasciatori come Jean-Daniel Ruch e Urs Ziswiler.
L'esercito israeliano ribadisce che i caschi blu dell'Unifil in Libano, dall'inglese United Nations Interim Force in Lebanon, "non sono un obiettivo". Poco prima, la missione Onu aveva denunciato un nuovo attacco a una sua postazione da parte di un carro armato israeliano.
L'Unifil ha denunciato che un carro armato israeliano ha sparato contro una sua postazione nel sud del Libano. L'Unifil ha denunciato che un carro armato israeliano ha sparato contro una sua postazione nel sud del Libano. L'attacco è avvenuto nel settore in un cui opera il contingente spagnolo dei caschi blu e al momento non si ha notizia di feriti. "Questa mattina, i peacekeeper in una posizione vicino a Kafer Kela hanno osservato un carro armato Merkava dell'Idf sparare alla loro torre di guardia. Due telecamere sono state distrutte e la torre è stata danneggiata", riferisce Unifil in una nota. "Ancora una volta vediamo fuoco diretto e apparentemente deliberato su una posizione Unifil", denuncia la forza Onu dispiegata al confine tra Libano e Israele. "Ricordiamo all'Idf e a tutti gli attori - conclude la nota - il loro obbligo di garantire la sicurezza e la protezione del personale e delle proprietà delle Nazioni Unite e di rispettare l'inviolabilità dei locali delle Nazioni Unite in ogni momento".
Hezbollah, parte integrante della società libanese nel sud, nella Bekaa e in diversi quartieri di Beirut, resiste ai tentativi di Israele di avanzare velocemente verso nord. E questo mentre la macchina da guerra israeliana continua a fare del Libano una nuova Gaza, radendo al suolo intere località e colpendo infrastrutture civili e religiose. Dopo due settimane dall'inizio dell'aggressione nemica e un mese dopo gli attacchi con i cerca-persone e con i walkie-talkie, il partito armato libanese, ancora senza un successore del leader Hasan Nasrallah ucciso da Israele, tenta di ristabilire l'equilibrio di deterrenza. E lo fa riuscendo a minacciare, con droni e missili, basi militari a Haifa, nel nord, e a Tel Aviv, nel centro dello Stato ebraico. Come ha annunciato il numero due di Hezbollah, Naim Qassem, il movimento armato è passato a una nuova fase dello scontro col nemico: e considera tutto il territorio di Israele un possibile bersaglio.
Le varie rivendicazioni
L'esercito israeliano nelle ultime ore ha sostenuto di aver catturato almeno tre combattenti di Hezbollah, mostrando in un video un presunto interrogatorio di uno di questi, e di aver individuato e distrutto alcuni tunnel e bunker sotterranei lungo la fascia frontaliera a ridosso della linea di demarcazione tra i due paesi. Hezbollah, dal canto suo, rivendica il ruolo di attore che resiste al "progetto coloniale sionista". E non ha finora confermato né smentito la cattura da parte del nemico di uno o più dei suoi soldati. Ma insiste nel riferire di intensi combattimenti "corpo a corpo" lungo il "bordo di confine". Il settore centrale, a sud di Bint Jbeil, e quello orientale, a sud di Marjoyoun, della linea di demarcazione sono le trincee più infuocate di questi ultimi giorni. Secondo il partito armato, negli scontri sono stati finora uccisi 28 militari israeliani e 132 sono stati feriti. Si tratta di cifre che non possono essere verificate sul terreno in maniera indipendente, anche a causa della censura imposta dall'esercito israeliano, secondo cui dal 1 ottobre a oggi sono 16 i soldati uccisi e 93 i feriti. Per Israele, sono quasi 450 i "terroristi eliminati". Hezbollah afferma inoltre di aver distrutto tre carri armati, usando dei razzi capaci di perforare la corazza blindata del Merkava o, comunque, di danneggiarne i cingolati. Anche per questo, finora, l'esercito israeliano è ricorso solo raramente ai carri armati.
Libano
Il territorio del sud del Libano, a parte alcune eccezioni lungo la via costiera che collega Capo Naqura al capoluogo di Tiro, è un'insieme di colline interrotte da valli, gole e anfratti. In questo contesto e memori delle cocenti sconfitte dell'ultima guerra del 2006, quando numerosi Merkava furono distrutti da Hezbollah, le forze armate israeliane hanno finora preferito condurre operazioni mordi-e-fuggi. Sfruttando la superiorità aerea e tecnologica e partendo dalle posizioni in Alta Galilea, l'esercito israeliano appare concentrato in questa fase nel tentativo di annientare una ad una le roccaforti più avanzate di Hezbollah, senza però rimanere a lungo in territorio libanese. Anche perché i combattenti libanesi appaiono ancora capaci di comunicare a distanza tra loro, e di tenere attivi i collegamenti tra il fronte del sud e le retrovie.
Due giorni fa UNIFIL ha denunciato che due carri armati sono entrati con la forza in una loro postazione nel sud del Libano, definendola una violazione scioccante che ha impedito movimenti cruciali per la missione dell’Onu di mantenimento della Pace. Israele ha però poi rispedito al mittente la critica che abbia deliberatamente attaccato il personale UNIFIL chiedendo loro di abbandonare la zona e accusandoli di fare da scudo ad Hezbollah. Per comprendere meglio le tensioni tra Israele e Libano abbiamo raggiunto Christian Castelli, l’attuale direttore dell’Aeroporto di Agno che è però stato impiegato per 15 anni – fino a pochi mesi fa – in Libano proprio per l’ONU. “Premetto che durante il mio periodo non era mai successo un evento del genere, vi erano delle situazioni dove in funzione del mandato che la missione aveva quando c'era una violazione c'erano delle investigazioni che seguivano. Non sempre queste investigazioni erano di una o dell'altra parte o di entrambe. Detto questo, anche io ho letto di quanto successo, chiaramente parto dal presupposto che quanto è stato riportato sia vero e ho anche letto delle prese di posizione dei paesi membri delle nazioni unite che hanno condannato questo atto la missione ONU in Libano primariamente svolge il proprio mandato in funzione della risoluzione del consiglio di sicurezza 1701 che prevede in primis che venga mantenuta la cessazione dell'ostilità e in forza con 10mila soldati osservava che questa venisse mantenuta. Allo stato attuale, con tutto quel che sta succedendo, sta venendo meno.
L'intervista
Come può muoversi l'ONU? C'è la possibilità che decida di ritirare le truppe dal territorio?
"Anche questa è una delle ipotesi sul tavolo. Allo stato attuale da quel che ho potuto leggere l'intenzione è quella di rimanere, è altrettanto vero che nell'ambito di una pianificazione normale delle truppe dispiegate in un territorio su mandato delle Nazioni Unite ha sempre dei ragionamenti di scorte, di emergenze e via discorrendo, nel caso non riuscissero più a rimpiazzare tutte quelle che sono le scorte che sono andate esaurite è chiaro che il problema si pone da un punto di vista pratico, per quanto ci possa essere la volontà di rimanere sulla linea di confine (linea blu) potrebbe succedere che ad un certo momento non hanno più diesel per i generatori, acqua per le truppe, scorte di cibo".
C'è questa linea blu che è una sorta di confine, com'è nata questa fascia e qual è il suo scopo?
"Qui si torna indietro al 1978 con la risoluzione 435-6 dove è stata definita una linea blu che fondamentale non è un confine ma una linea dove le parti si sono accordate, una specie di linea di armistizio, l'idea originale era quella di definire questo confine affinché poi le parti nel corso del tempo potessero negoziare, risolvere le proprie dispute ed arrivare da un momento di cessazione dell'ostilità ad un vero e proprio trattato di pace, questo da un punto di vista storico".
Non si è arrivati a questo punto, si può dire che la diplomazia ha fallito?
"Io partirei da una considerazione: tendenzialmente e storicamente si cerca di risolvere tramite un conflitto un problema che non si è riusciti a risolvere tramite la diplomazia, in questo senso e date queste premesse, si la diplomazia non è riuscita a dare il meglio di sé.
Da quello che ha percepito lei vivendo in Libano per tanti anni, quanto sostegno c'è tra la popolazione?
"È una domanda complessa, partiamo dal fatto che in Libano esistono 18 confessioni, tendenzialmente sono aree abbastanza omogenee dunque laddove c'è una maggioranza sciita è affianco ad un villaggio a maggioranza sunnita, poi affianco ancora un villaggio cristiano. Tendenzialmente ogni villaggio dove c'è una maggioranza questa viene rispettata, è vero che nel corso dei 15 anni ci sono stati in alcuni momenti delle grosse tensioni, ma è vero che laddove queste tensioni aumentavano poi in un modo o nell'altro è prevalso un senso pragmatico per poter risolvere le questioni. Non vuol dire che non ci siano delle tensioni fra gruppi però si è sempre trovato un modo per poterlo risolvere in modo politico".
In Libano comunque lei ha lasciato una parte di sé, immagino faccia male a livello personale vedere tutte queste notizie
"Sono arrivato nel 2008, nei 15 anni di permanenza è cresciuta la famiglia, è stata una parte importante della mia vita, chiaramente questo in senso lato, vedere qualsiasi terra distrutta, un paese che ha una storia millenaria, vedere distrutte magari certe strutture che hanno resistito nel corso dei secoli fa male, da un punto di vista personale ma anche come essere umano più in generale".
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha avvertito ieri sera il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che "l'Iran è pienamente pronto a dare una risposta decisa e deplorevole a qualsiasi avventurismo di Israele. Abbiamo fatto tutti i tentativi possibili per preservare la pace e la stabilità nella regione", ha sottolineato Araghchi in una conversazione telefonica, aggiungendo che "Israele e il suo principale sostenitore, gli Stati Uniti, sono responsabili delle conseguenze dell'espansione della guerra nella regione". Lo riporta l'Irna. L'Iran ha lanciato il primo ottobre circa 200 missili su Israele, di cui molti ipersonici. Israele ha giurato di far pagare all'Iran tale attacco.
Una fonte a conoscenza dei dettagli della conversazione tra il presidente Usa Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu della scorsa settimana ha riferito al Washington Post che l'attacco di Israele all'Iran ci sarà prima delle elezioni americane del 5 novembre, poiché la mancanza di una rappresaglia contro Teheran sarebbe interpretata dall'Iran come un segno di debolezza. Intanto l'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato che la decisione sui piani di ritorsione contro l'Iran per l'attacco missilistico del primo ottobre sarà presa in base alle esigenze di Israele. La dichiarazione, rilasciata nel cuore della notte, è una risposta al Washington Post secondo cui Netanyahu avrebbe detto al presidente Usa Joe Biden che Israele non avrebbe attaccato i siti petroliferi o nucleari iraniani. "Ascoltiamo i pensieri del governo americano, ma prenderemo le nostre decisioni finali in base alle esigenze di sicurezza nazionale di Israele", si legge nella dichiarazione dell'ufficio del Primo Ministro.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto all'amministrazione Biden che colpirà infrastrutture militari in Iran piuttosto che siti nucleari o giacimenti di petrolio. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti. Una di queste ha riferito che l'azione di Israele sarà calibrata per evitare la percezione di un'"interferenza politica nelle elezioni americane", segnalando che Netanyahu avrebbe capito che la portata della risposta di Israele ha il potenziale di ridisegnare la corsa alla Casa Bianca.
Il ministro israeliano Eli Cohen ha accusato su X le forze di peacekeeping dell'Unifil nel Libano meridionale di essere una forza "inutile" che non è riuscita a proteggere gli israeliani dagli attacchi di Hezbollah. "Queste forze non hanno contribuito in alcun modo al mantenimento della stabilità e della sicurezza nella regione, non hanno garantito l'applicazione delle risoluzioni Onu e fungono da scudo per Hezbollah". Cohen si rivolge poi al segretario dell'Onu Guterres: "E' giunto il momento che lei risponda alla richiesta che le è stata rivolta, che ritiri l'Unifil dalle zone di conflitto e smetta di fare il gioco di Hamas".
Hezbollah ha affermato di aver sparato colpi di artiglieria contro forze israeliane che tentavano di infiltrarsi in territorio libanese. "Durante un tentativo di infiltrazione da parte di truppe di fanteria nemica in territorio libanese" vicino al villaggio di Markaba, le forze di Hezbollah hanno sparato loro contro "colpi di artiglieria", mentre hanno lanciato razzi contro soldati nemici in altre zone, compresa quella di Lebbouneh, sempre nel sud del Libano, recita il comunicato dei miliziani filoiraniani libanesi.
La Svizzera ha chiesto all'esercito israeliano di cessare immediatamente tutti gli attacchi contro la missione di osservatori dell'UNIFIL -la Forza ad interim delle Nazioni Unite, ndr- in Libano, secondo una dichiarazione rilasciata dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) questa sera. Anche tre berretti blu svizzeri si trovano in Libano. Il DFAE ha inoltre chiesto il rispetto della protezione delle strutture dell'ONU e del diritto internazionale. "Chiediamo inoltre a tutte le parti di adoperarsi per un immediato cessate il fuoco", si legge in un post pubblicato sul portale X (già Twitter). I tre berretti blu svizzeri, cioè gli osservatori disarmati, attualmente di stanza in Libano, sono tutti sani e salvi. Lo ha confermato domenica sera a Keystone-ATS Daniel Seckler del Centro di competenza dell'Esercito svizzero (SWISSINT). Negli ultimi giorni, diversi membri dell'UNIFIL sono stati feriti a causa di colpi di arma da fuoco, in alcuni casi provenienti da una direzione inspiegabile.
Il ministero della Sanità libanese ha annunciato che gli attacchi israeliani in tutto il Libano nella giornata di ieri hanno ucciso 51 persone e ferito 174 persone. L'aumento degli attacchi aerei su quelli che Israele descrive come siti del gruppo militante libanese Hezbollah in Libano dal 23 settembre ad oggi ha portato complessivamente ad un bilancio di più di 1'300 morti, secondo un conteggio ufficiale dell'Afp, compreso quello di sabato.
Sono 67 le persone rimaste ferite dall'esplosione di un drone lanciato dal Libano da Hezbollah che ha colpito un edificio nell'area di Binyamina, nel nord di Israele, nel distretto di Haifa. Lo ha detto il Ceo del servizio ambulanze Eli Bin. Quattro dei feriti sono in condizioni critiche. Nel frattempo Hezbollah ha rivendicato il lancio di un drone su una base israeliana a sud di Haifa, precisando di aver voluto tendere una "imboscata" a dei soldati israeliani alla frontiera con il Libano.
Il Pentagono ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno il sistema anti-missile Thaad in Israele contro l'Iran. Thaad, si legge in una nota del portavoce del Pentagono il generale Pat Ryder, "potenzierà il sistema di difesa di Israele ed è la dimostrazione dell'impegno ferreo degli Stati Uniti contro qualsiasi attacco con missili balistici da parte dell'Iran". Ryder ha specificato che sarà inviato "il sistema Thaad e il relativo equipaggio di militari statunitensi in Israele per contribuire a rafforzare le difese aeree israeliane a seguito degli attacchi senza precedenti dell'Iran contro Israele il 13 aprile e di nuovo il 1° ottobre". Non è la prima volta che gli Stati Uniti utilizzano questo sistema di difesa nella regione. Lo scorso anno, dopo l'attacco del 7 ottobre, Joe Biden ordinò ai militari di schierare un Thaad in Medio Oriente per difendere le truppe e gli interessi americani nella regione.
"Nonostante indossassero maschere protettive, quindici peacekeeper hanno subito effetti, tra cui irritazioni cutanee e reazioni gastrointestinali, dopo che il fumo è entrato nel campo. I peacekeeper stanno ricevendo cure". Lo ha riferito Unifil in una nota dopo il blitz israeliano di stamane alla postazione a Ramyah, con l'irruzione di due tank. I 15 peacekeeper sono rimasti intossicati dal fumo entrato nel campo emesso da alcuni colpi sparati dall'Idf a cento metri a nord dalla postazione Unifil, si aggiunge.
Due carri armati israeliani "sono entrati con la forza" in una postazione delle Forza ad interim delle Nazioni Unite (Unifil) nel sud del Libano. Lo ha riferito la missione di peacekeeping Onu. L'Unifil ha accusato l'esercito israeliano di aver bloccato uno dei suoi movimenti, chiedendo "spiegazioni" dopo queste "scioccanti violazioni". "Ieri i soldati dell'esercito israeliano hanno bloccato un movimento logistico cruciale dell'Unifil vicino a Meiss el-Jabal, impedendone il passaggio. Questo movimento cruciale non ha potuto essere effettuato", ha affermato la missione di peacekeeping nel sud del Libano. "Questa mattina presto", riferisce in una nota Unifil, "le forze di peacekeeping dislocate presso una postazione a Ramyah hanno osservato tre plotoni di soldati dell'Idf attraversare la Linea Blu verso il Libano. Verso le 4.30 del mattino, mentre i peacekeeper erano nei rifugi, due carri armati Merkava dell'Idf hanno distrutto il cancello principale della posizione e vi sono entrati con la forza. Hanno chiesto più volte che la base spegnesse le luci. I carri armati se ne sono andati circa 45 minuti dopo, dopo che l'Unifil ha protestato tramite il nostro meccanismo di collegamento, affermando che la presenza dell'Idf stava mettendo in pericolo i peacekeeper". L'Unifil aggiunge che "verso le 6.40 del mattino, i peacekeeper nella stessa posizione hanno segnalato lo sparo di diversi colpi a 100 metri a nord, che hanno emesso fumo. Nonostante indossassero maschere protettive, quindici peacekeeper hanno subito effetti, tra cui irritazioni cutanee e reazioni gastrointestinali, dopo che il fumo è entrato nel campo. I peacekeeper stanno ricevendo cure".
Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato la richiesta di Benjamin Netanyahu di un ritiro dell'Unifil dal confine meridionale del Libano, dove si sono intensificati gli scontri tra Hezbollah e le truppe israeliane. Il Libano "condanna la posizione di Netanyahu e l'aggressione israeliana contro le forze di peacekeeping dell'Unifil", ha affermato Mikati. Aggiungendo che "l'avvertimento che Netanyahu ha rivolto a Guterres chiedendo la rimozione dell'Unifil rappresenta un nuovo capitolo nell'approccio del nemico nel non rispettare le norme internazionali".
L'esercito israeliano ha invitato i residenti di oltre 20 villaggi nel sud del Libano ad evacuare le loro case, mentre le truppe hanno ampliato le operazioni di terra contro Hezbollah oltre il confine. "L'esercito non intende farvi del male. Per la vostra sicurezza, dovete lasciare immediatamente le vostre case e trasferirvi a nord del fiume Awali", ha scritto il portavoce dell'esercito israeliano Avichay Adraee in arabo su X. L'esercito israeliano ha lanciato regolarmente messaggi di evacuazione ai residenti in tutto il Libano meridionale e nella capitale Beirut, mentre bombarda le roccaforti e gli obiettivi di Hezbollah con attacchi aerei.
"È giunto il momento di rimuovere l'Unifil dalle roccaforti e dalle aree di combattimento di Hezbollah", ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu in una dichiarazione registrata, in cui si è rivolto al Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
"Il vostro rifiuto rende i soldati ostaggi di Hezbollah"
"L'Idf (le forze di difesa israeliane, ndr) lo ha chiesto ripetutamente, e ha avuto ripetuti rifiuti, tutti volti a fornire uno scudo umano ad Hezbollah. Il vostro rifiuto di evacuare i soldati li rende ostaggi di Hezbollah". "Questo mette in pericolo la loro vita e quella dei nostri soldati. Ci rammarichiamo per l'infortunio subito dai soldati Unifil, facciamo tutto per prevenire questi incidenti", ha detto.
Il ministero della Sanità del governo di Hamas per la Striscia di Gaza ha annunciato oggi un nuovo bilancio di 42'227 morti dall'inizio della guerra con Israele più di un anno fa.
Quasi 100'000 feriti da ottobre
Nelle ultime 24 ore, 52 persone sono state uccise, si legge in una nota del ministero, aggiungendo che 98'464 persone sono state ferite nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra il 7 ottobre 2023.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo segretario militare, il generale Roman Goffman, hanno lasciato la riunione di governo programmata pochi minuti dopo l'inizio. I motivi non sono noti al momento, riferiscono i media locali.
La Croce Rossa afferma che paramedici sono rimasti feriti durante raid nel sud del Libano dove erano impegnati in operazioni di soccorso. L'organizzazione riferisce che diversi dei suoi soccorritori sono rimasti feriti oggi in un attacco ad una casa nel sud del Libano dove erano stati inviati "in coordinamento" con la missione delle Nazioni Unite che funge da cuscinetto tra Israele e Libano.
"Traumi ai soccorritori e danni a due ambulanze"
"Mentre la squadra cercava vittime da soccorrere, la casa è stata colpita per la seconda volta, provocando traumi ai soccorritori e danni a due ambulanze", ha riferito la Croce Rossa libanese. Questa squadra, ha aggiunto, "era stata inviata in coordinamento con la Forza ad interim delle Nazioni Unite (Unifil) dispiegata nel sud del Libano, bombardato quotidianamente da aerei israeliani.
Da Bruxelles diverse fonti hanno affermato che i "tentativi" per arrivare ad una dichiarazione a 27 di condanna per gli attacchi di Israele alle postazioni Unifil "sono in corso" ma non sono ancora "completi". Dal canto suo, il portavoce delle forze delle Nazioni Unite in Libano, Andrea Tenenti, ha affermato all'Afp che "le forze israeliane hanno chiesto al contingente di lasciare le posizioni lungo la Linea Blu, dal confine con Israele fino a cinque chilometri verso nord, ma c'è stata una decisione unanime di rimanere, perché la bandiera Onu deve sventolare in questa zona", ha detto. E ha espresso profonda preoccupazione per la possibilità di arrivare a un "conflitto regionale con conseguenze catastrofiche per tutti". L'eventualità è alimentata dalle azioni dell'Idf che ha chiesto l'evacuazione agli abitanti di ulteriori 22 villaggi nel sud del Libano, indicando di spostarsi nelle zone a nord del fiume Awali. Il portavoce in lingua araba dell'esercito ha lanciato inoltre un appello agli operatori sanitari e ai team medici che operano nella zona per evitare di utilizzare le ambulanze nell'area, affermando che i miliziani di Hezbollah le usano per i loro spostamenti e l'Idf colpisce qualunque veicolo con uomini armati.
Risposta e contro-risposta militare
Nonostante questo, dalla zona dove sono in corso i combattimenti, nel Libano meridionale, Hezbollah ha lanciato contro Israele 320 ordigni negli ultimi due giorni. Venerdì sera, quando era cominciato da poco Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario ebraico, diversi boati si sono sentiti a Tel Aviv: due droni erano stati tirati dal Libano, di cui uno è stato abbattuto mentre l'altro ha colpito un condominio a Herzliya, a nord della città.
In una dichiarazione rilasciata in serata, l'Idf ha tracciato un nuovo bilanci dei suoi attacchi militari. Le forze israeliane hanno ucciso decine di miliziani Hezbollah e di Hamas a Gaza durante lo Yom Kippur, in un totale di 280 interventi, di cui oltre 200 in Libano. I commando hanno inoltre eliminato 50 membri dell'organizzazione sciita in "scontri corpo a corpo". Nella Striscia, le truppe hanno ucciso oltre 20 combattenti a Jabaliya e diversi terroristi nel centro e nel sud di Gaza. Cifra confermata dal servizio di soccorso dell'enclave ma senza specificare se si trattasse di uomini armati.
NYT: "Hamas pianificava un attacco nell'autunno del 2022"
Dal New York Times sono arrivate nel frattempo nuove rivelazioni sul massacro del 7 ottobre. Il giornale ha ottenuto documenti sequestrati dall'Idf a Gaza secondo cui Hamas aveva pianificato di lanciare l'attacco contro Israele già nell'autunno del 2022, ma lo rimandò nel tentativo di convincere l'Iran e Hezbollah a unirsi all'invasione. Anche l'allora capo politico di Hamas Ismail Haniyeh, ucciso a luglio a Teheran, era stato informato del grande progetto.
I Caschi Blu delle Nazioni Unite si sono rifiutati di lasciare la zona di frontiera nel sud del Libano - come invece aveva richiesto l'esercito israeliano -, determinati a rimanere nell'area nonostante gli attacchi che hanno provocato cinque feriti fra i peacekeeper. Lo ha assicurato oggi il portavoce della Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), Andrea Tenenti. Nel frattempo l'ammontare delle vittime in Libano a causa dei raid israeliani ammonta supera le duemila di qualche centinaia e il numero dei feriti è di circa diecimila.
L'Unifil ribadisce: "La bandiera dell'ONU deve sventolare"
"Le forze israeliane ci hanno chiesto di lasciare le nostre posizioni lungo la Linea Blu, dal confine fino a cinque chilometri dalla Linea Blu", ha spiegato Tenenti, in un'intervista all'Afp. "È stata presa la decisione unanime di restare, perché la bandiera dell'Onu deve sventolare in questa zona e noi dobbiamo poter riferire al Consiglio di Sicurezza dell'Onu", ha proseguito Tenenti. Oggi è "molto difficile continuare l'attività di sorveglianza perché i bombardamenti sono incessanti", ha poi riferito Tenenti. Siamo stati attaccati più volte e ne abbiamo parlato pubblicamente.
"Non esiste una soluzione militare"
Tenenti ha quindi ricordato che l'Unifil "parla regolarmente con entrambe le parti per avviare una riduzione della tensione e metterle in guardia, poiché attaccare le forze di pace non è solo una violazione della risoluzione 1701 ma anche del diritto umanitario internazionale". Per il portavoce dei peacekeeper "non esiste una soluzione militare", bensì "discussioni a livello politico e diplomatico" per "evitare la catastrofe".
Libano: 2'255 persone uccise dai raid israeliani
L'esercito israeliano ha reso noto che negli ultimi due giorni, tra la vigilia di Yom Kippur e sabato, Hezbollah ha lanciato dal sud del Libano 320 tra razzi, missili e droni su Israele. Gli attacchi israeliani contro il Libano hanno finora causato la morte di 2'255 persone e il ferimento di altre 10'524. Lo ha riferito oggi il ministero della Salute libanese, scrive il Guardian.
Un quarto della popolazione del Libano scappa dal Paese
L'aumento del numero delle vittime corre parallelamente in concomitanza con lo sfollamento forzato di 1,2 milioni di persone dal Libano, pari a circa un quarto della popolazione del Paese. Oltre ai civili, almeno 28 operatori sanitari sono stati uccisi in Libano, ha reso noto la scorsa settimana l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Un altro casco blu è stato ferito nel sud del Libano, è il quinto in due giorni. Lo fa sapere l'Unifil. "Ieri sera, un peacekeeper presso il quartier generale dell'Uifil" a Naqura "è stato colpito da colpi di arma da fuoco a causa di attività militari in corso nelle vicinanze... Non conosciamo ancora l'origine del colpo", si legge in una nota in cui si precisa inoltre che le condizioni del peacekeeper sono "stabili". Gli scontri fra Israele e Hezbollah nel sud del Libano hanno inflitto "molti danni" alle postazioni dell'Unifil, ha detto il portavoce dei Caschi Blu Andrea Tenenti. Lavorare è "molto difficile perché ci sono molti danni, anche all'interno delle basi", ha aggiunto. "Proprio ieri sera, appena fuori dalla postazione delle forze di peacekeeping ghanesi, l'esplosione è stata così forte che ha distrutto alcuni dei container all'interno in modo molto grave".
Il ministero della Sanità libanese ha annunciato che 60 persone sono state uccise e altre 168 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani delle ultime 24 ore: lo riporta Al Jazeera. Il bilancio complessivo delle persone uccise e ferite in Libano nell'ultimo anno di conflitto tra Israele ed Hezbollah sale così rispettivamente a 2'229 e 10'380, ha aggiunto il ministero. Il Libano ha registrato anche 57 attacchi aerei e bombardamenti nelle ultime 24 ore, per lo più concentrati nel sud del Paese, nella periferia meridionale di Beirut e nella valle della Bekaa. Nel frattempo, ha reso noto su Telegram il ministero della Sanità di Hamas, il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 42'175, di cui 49 nelle ultime 24 ore, e i feriti sono 98'336, secondo la stessa fonte.
Dopo gli spari odierni delle truppe israeliane contro una postazione della missione delle Nazioni Unite Unifil nel sud del Libano, che ha ferito due soldati dell'ONU, i tre osservatori militari svizzeri sul posto sono sani e salvi. L'attacco è avvenuto nella base principale dell'Unifil, a Naqoura, ha riferito Daniel Seckler, responsabile delle comunicazioni di Swissint, il centro di competenza dell'esercito svizzero per il promovimento della pace a livello internazionale. I tre ufficiali svizzeri presenti nel sud del Libano lavorano come osservatori militari e fanno parte dei cosiddetti berretti blu. A differenza dei caschi blu, sono disarmati. Complessivamente ci sono 13 berretti blu elvetici dislocati in tutto il Medio Oriente. Oltre che in Libano, sono presenti in Israele, Siria ed Egitto. Sono dispiegati anche in Giordania, ma secondo Seckler non si tratta di membri dell'esercito svizzero.
La Svizzera condanna con la massima fermezza gli attacchi delle Forze armate israeliane (IDF) compiuti ieri contro le unità delle Nazioni Unite nel sud del Libano in cui sono rimasti feriti almeno due Caschi blu dell'UNIFIL. "È necessario avviare un'inchiesta", ha dichiarato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in un commento pubblicato su X ieri in tarda serata. "Ci aspettiamo che l'IDF e Hezbollah garantiscano la sicurezza delle truppe UNIFIL in qualsiasi momento", aggiunge. A margine di una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU, la rappresentanza svizzera ha chiesto nuovamente "che tutte le ostilità cessino immediatamente", si legge in un secondo post. "Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato da tutte le parti e in tutte le circostanze", precisano i servizi di Ignazio Cassis. Stando all'ONU, ieri l'esercito israeliano ha preso di mira la forza di pace delle nazioni unite nel suo quartier generale a Naqura, dove sono rimasti feriti due militari indonesiani.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato oggi di aver ucciso il comandante supremo della Jihad islamica palestinese Mohammad Abdullah nel raid aereo che ieri ha colpito il campo profughi di Nur Shams a Tulkarem, in Cisgiordania.
Chi era Abdullah
Abdullah era stato nominato capo della milizia a Tulkarem dopo che il suo predecessore Mohammed Jabber era stato ucciso in uno scontro a fuoco a fine agosto ed era responsabile dell'organizzazione delle attività della Jihad islamica tra cui "molti attacchi" con l'utilizzo di esplosivi contro le truppe israeliane, spiegano le Idf in un comunicato citato dai media locali.
Il raid aereo
Abdullah è stato ucciso nell'attacco aereo insieme a un secondo terrorista, aggiungono i militari di Israele. L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma da parte sua che la seconda vittima era Awad Omar della vicina città di Bal'a e che i corpi dei due sono stati sequestrati dalle truppe israeliane. Le Idf sottolineano di aver trovato fucili semiautomatici e giubbotti antiproiettile sulle due vittime.
Abbattuto un drone sopra Israele
L'Idf afferma stamattina di aver abbattuto un drone che aveva sorvolato Israele, dopo che nella notte gli allarmi antiaerei erano risuonati ad Ashkelon e in altre città non lontane dal confine con il nord della Striscia di Gaza.
Michel condanna gli attacchi alle operazioni di pace dell'ONU
Dal canto suo, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha condannato gli attacchi alle operazioni di pace delle Nazioni Unite, dopo che i peacekeeper dell'Unifil hanno dichiarato che le forze israeliane hanno aperto il fuoco sul loro quartier generale nel Libano meridionale. "Un attacco contro una missione di pace delle Nazioni Unite è irresponsabile e non è accettabile, ed è per questo che invitiamo Israele e tutte le parti a rispettare pienamente il diritto umanitario internazionale", ha detto Michel a margine del vertice dell'Associazione delle nazioni del Sudest asiatico (Asean) in Laos.
Il colloquio tra Biden e Netanyahu
Intanto, Joe Biden e Benjamin Netanyahu si sarebbero avvicinati a un'intesa sulla portata della rappresaglia di Israele contro l'Iran durante la loro telefonata di mercoledì. Lo riferisce Axios, citando funzionari statunitensi e israeliani. L'amministrazione americana, secondo le fonti, accetterebbe che Israele lanci presto un grande attacco contro l'Iran, ma teme che l'operazione sia eccessivamente aggressiva e possa inasprire la guerra nella regione. Tuttavia, secondo un funzionario americano "ci stiamo muovendo nella giusta direzione".
Secondo il canale saudita Al-Hadth, l'obiettivo dell'attacco a Beirut era Wafik Safa, che era il capo negoziatore del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Safa, scrive Ynet, è responsabile dell'unità di collegamento e coordinamento di Hezbollah e si occupa del coordinamento con le forze di sicurezza libanesi. Già nel 1987 era stato nominato capo del "Comitato di Sicurezza", la cui denominazione è stata successivamente modificata in "Unità di Collegamento e Coordinamento".
Undici persone sono state uccise e altre 48 ferite negli attacchi israeliani questa sera contro quartieri densamente popolati di Beirut. Lo ha riferito il ministero della Sanità libanese, precisando che si tratta del "primo bilancio".
"Israele ritiri le sue forze di terra dal Libano". Lo ha detto la sottosegretaria generale dell'Onu, Rosemary DiCarlo durante il Consiglio di sicurezza. "La soluzione diplomatica deve prevalere", ha sottolineato.
L'allerta era molto alta da giorni, anche da prima che Israele il 29 settembre decidesse di entrare con le sue truppe in Libano. L'ordine per i militari dell'Unifil, schierati lungo la Linea blu al confine, era di restare protetti e non uscire dalle basi, ma di continuare a presidiare le loro postazioni, nonostante i ripetuti moniti delle Forze di difesa israeliane (Idf) a spostarsi per facilitare le sue azioni contro Hezbollah. Perfino i leader del partito di Dio avevano ordinato ai loro miliziani di non mettere in pericolo i caschi blu. Ma il pericolo è arrivato proprio dall'esercito israeliano che ha "deliberatamente" preso di mira la forza di pace dell'Onu: nel suo quartier generale a Naqura, dove sono rimasti feriti due militari indonesiani, e le due basi italiane 1-31 e 1-32A.
1'200 soldati dall'Italia
Immediata la reazione dell'Italia che con circa 1200 soldati schiera il contingente più numeroso dell'Unifil. "Inammissibile", ha commentato la premier italiana Giorgia Meloni, in contatto con il ministro della difesa Guido Crosetto che ha convocato l'ambasciatore designato di Israele, Jonathan Peled, per esprimergli l'indignazione e la protesta del governo e dell'intero Paese. E per ricordargli che "né l'Onu né l'Italia prendono ordini da Israele", che continua ad intimare ai caschi blu di ritirarsi. Secondo la ricostruzione del portavoce dell'Unifil, Andrea Tenenti, questa mattina un carro armato Merkava dell'Idf "ha sparato verso una torre di osservazione presso il quartier generale di Naqura", colpendola e facendo cadere i due caschi blu che sono rimasti feriti. "Le ferite sono fortunatamente, questa volta, non gravi, ma rimangono in ospedale", ha aggiunto.
Colpiti i caschi blu
L'esercito israeliano ha quindi colpito la posizione Unp 1-31, dopo aver sorvolato ripetutamente la base con un drone, colpendo l'ingresso del bunker dove si erano rifugiati i caschi blu italiani, hanno confermato all'agenzia di stampa italiana Ansa anche fonti dell'intelligence militare libanese. Nell'attacco sono stati danneggiati veicoli, i sistemi di comunicazione tra la base e il comando di Naqura, e le telecamere di monitoraggio perimetrale della posizione. Infine l'Idf ha sparato anche sull'altra postazione, "la Unp 1-32A, dove si tenevano regolari riunioni tripartite (tra libanesi, israeliani e i vertici Unifil) prima dell'inizio del conflitto, danneggiando l'illuminazione e una stazione di trasmissione", ha aggiunto Tenenti. L'attacco di Israele all'Unifil avrebbe l'obiettivo di "costringerla a ritirarsi" per non avere "testimoni scomodi" in vista di "pianificazioni future" dell'esercito in Libano, ipotizzano fonti della sicurezza. Perfino dopo l'attacco, l'ambasciatore israeliano all'Onu, Danny Danon, ha "raccomandato" ai peacekeeper di "spostarsi di 5 km a nord per evitare pericoli mentre i combattimenti si intensificano e mentre la situazione lungo la Linea Blu rimane instabile a causa dell'aggressione di Hezbollah". Un invito che, nonostante il tentativo di accusare i miliziani libanesi, dopo quanto accaduto suona più come una minaccia. E che, ancora una volta, l'Unifil ha tuttavia respinto.
"Possiamo solo proteggerci"
Il contingente è determinato a resistere: "In questo momento l'unica cosa che possiamo fare è proteggerci. Restiamo nelle nostre basi a fare il nostro dovere, nel perimetro della nostra sicurezza, fin quando ci sarà consentito dall'Onu e dalla Difesa", hanno affermato fonti militari italiane. Anche se i protocolli dell'Onu prevedono la possibilità di sospendere la missione dei peacekeeper per motivi di sicurezza. Una decisione che però potrebbe essere presa solo dalla linea di comando delle Nazioni Unite passando poi in assemblea generale per la ratifica. In questo caso i militari Onu sarebbero trasferiti fuori dall'area delle operazioni israeliane ma pronti a rientrare laddove si creino nuovamente le condizioni. In serata si è riunito il Consiglio di Sicurezza dell'Onu: 'Israele ritiri le sue forze di terra dal Libano", ha detto la sottosegretaria generale dell'Onu, Rosemary DiCarlo sottolineando che la soluzione diplomatica deve prevalere.
Condanne da Ue e altri Paesi
Condanne sono arrivate anche dall'Ue e dagli altri Paesi che contribuiscono all'Unifil, come la Spagna (nelle postazioni attaccate c'erano anche 49 spagnoli) e la Francia che ricordano a Israele "il dovere di proteggere i caschi blu". Roma e Parigi hanno deciso, dopo un colloquio tra Crosetto e il francese Sebastien Lecornu, di riunire i Paesi europei che partecipano alla missione in una videoconferenza per la settimana prossima. Anche gli Stati Uniti hanno espresso "preoccupazione". Nel sud del Libano intanto continuano i combattimenti tra l'esercito israeliano e Hezbollah: l'Idf annuncia di aver ucciso due comandanti delle milizie filoiraniane e aver colpito depositi di armi a Beirut e nel sud del Paese. Il partito di Dio invece rivendica di aver colpito carri armati israeliani nel sud, proprio lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi. Nuovi raid di Israele si segnalano anche nel centro della capitale libanese con numerose vittime. Secondo le autorità locali, il bilancio dall'inizio dei combattimenti è salito a 2169 morti e oltre 10 mila feriti.
Ci sono almeno due feriti tra i caschi blu del quartier generale di Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Libano, a Naqura, presa di mira dall'esercito israeliano. Lo riferiscono all'agenzia italiana ANSA fonti della sicurezza militare libanese. Fonti Onu, riprese dall'agenzia Reuters, avevano in precedenza dichiarato che "soldati israeliani hanno sparato contro posizioni dell'Unifil nel sud del Libano".
Indonesiani i due caschi blu feriti
Secondo le fonti militari libanesi, due caschi blu di nazionalità indonesiana sono rimasti feriti nella base di Naqura dopo che un carro armato israeliano ha sparato contro una torretta di osservazione della base. La torre è stata centrata e i due militari Onu sono precipitati a terra. Le loro condizioni non sono gravi, riferiscono fonti mediche locali.
Distrutte telecamere italiane
Secondo quanto ha appreso l'agenzia italiana ANSA, alcune telecamere che si trovano negli avamposti italiani di due basi di Unifil sono state distrutte da colpi di armi portatili. L'episodio sarebbe avvenuto alla base di Naqura, dove il luogo sarebbe stato preso di mira dall'esercito israeliano. Secondo quanto riferiscono le fonti, non ci sono militari italiani tra i feriti.
"Anche se non cerchiamo la guerra con l'aumento della tensione, siamo pronti a qualsiasi scenario. Gli israeliani possono mettere alla prova la nostra determinazione". Lo ha affermato il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, facendo riferimento alla risposta annunciata da Israele dopo l'attacco missilistico in territorio israeliano da parte dell'Iran la scorsa settimana. "Vedremo come sarà l'attacco e, in base a ciò, determineremo come rispondere", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Teheran, come riferisce Isna, durante un'intervista mentre si trova in Qatar per consultazioni. Araghchi ha anche fatto sapere di avere condotto "consultazioni su come stabilire un cessate il fuoco e fermare le uccisioni e la distruzione", mentre restano aperti i canali diplomatici con gli Usa, con i quali c'è uno scambio di messaggi indiretto mediato da Paesi terzi. "Non è solo l'Iran che non vuole una guerra su larga scala, tutti sono consapevoli della natura catastrofica di questa guerra", ha detto Araghchi, affermando che "Israele sta cercando una guerra su larga scala e spinge alcuni Paesi verso questa guerra".
L'esercito israeliano (Idf) ha "eliminato" la notte scorsa due comandanti di Hezbollah ed ha colpito "diversi depositi di armi nell'area di Dahieh, a Beirut, e depositi di armi e altre infrastrutture terroristiche nel sud del Libano": lo rende noto l'Idf su Telegram. I comandanti uccisi sono Ahmad Moustafa al-Haj Ali, che guidava il Fronte Houla del movimento filo-iraniano, e Mohammad Ali Hamdan, capo dell'unità anticarro di Hezbollah nell'area di Meiss El Jabal. "Il terrorista Ahmad Moustafa al-Haj Ali... (era) responsabile di centinaia di attacchi missilistici e anticarro verso l'area di Kiryat Shmona", si legge nel comunicato. Mohammad Ali Hamdan è stato ucciso in un altro attacco, prosegue la nota, sottolineando che l'uomo era "responsabile di numerosi attacchi con missili anticarro contro le comunità del nord di Israele".
Nella loro telefonata, Joe Biden e Benjamin Netanyahu "hanno discusso dell'urgente necessità di rinnovare la diplomazia per liberare gli ostaggi tenuti da Hamas". Lo rende noto la Casa Bianca, secondo cui "il presidente ha inoltre discusso della situazione umanitaria a Gaza e dell'imperativo di ripristinare l'accesso al nord, anche rivitalizzando immediatamente il corridoio dalla Giordania".
Gli Usa ritengono che Sinwar sia vivo
Gli Stati Uniti ritengono che il leader di Hamas Yahya Sinwar sia vivo e probabilmente nascosto in un tunnel sotterraneo di Gaza con ostaggi nelle vicinanze: lo ha detto l'inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Brett McGurk. "Yahya Sinwar rimane il decisore. Rimane - crediamo - vivo e in un tunnel sotto Gaza, con ostaggi e probabilmente con ostaggi nelle vicinanze", ha affermato durante una chiamata per le festività ebraiche con i rabbini americani. Questo è l'aggiornamento più dettagliato sullo stato di Sinwar da parte di un alto dirigente statunitense in settimane, se non mesi. Negli ultimi giorni, Sinwar avrebbe ristabilito i contatti con i funzionari di Hamas fuori Gaza dopo più di un mese in cui non si erano avute sue notizie.
Unrwa, il Consiglio di sicurezza dell'Onu mette in guardia Israele
Il giorno dopo un simile avvertimento lanciato dal segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, compresi gli Stati Uniti, ha messo in guardia Israele contro il voto di una legge che proibirebbe le attività dell'Agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi (Unrwa). Dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza, lo Stato ebraico accusa l'Unrwa di impiegare "terroristi". In Consiglio di Sicurezza l'ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha avvertito che seguiva "con grande preoccupazione la proposta di legge israeliana che potrebbe modificare lo status legale dell'agenzia Onu, sottolineando il rischio di compromettere la sua "capacità di comunicare con i responsabili israeliani" e di "revocare i privilegi e le immunità diplomatiche di cui godono le organizzazioni e i dipendenti delle Nazioni Unite. Al centro della riunione erano due testi approvati dalle commissioni Affari esteri e Difesa della Knesset per mettere fine all'attività e allo status dell'Unwra nei Territori palestinesi occupati da Israele. L'Algeria, membro non permanente del Consiglio che aveva chiesto la riunione, ha ricordato che "da anni le autorità israeliane hanno chiaramente espresso il loro desiderio e volontà di smantellare l'Unrwa", agenzia creata dall'Assemblea Generale nel 1949, poco dopo la nascita dello Stato di Israele, e che gestisce ospedali e scuole a Gaza, in Cisgiordania, Libano, Siria e Giordania ed è considerata "la spina dorsale" dell'assistenza umanitaria internazionale a Gaza.
"Persona non grata"
Nella Striscia di Gaza, "la distribuzione degli aiuti non può essere immaginata senza l'Unrwa", ha avvertito l'ambasciatore francese Nicolas de Rivière, invitando "Israele a rinunciare ai progetti che mirano a criminalizzare le attività dell'Agenzia e a chiudere i suoi uffici a Gerusalemme Est". Le relazioni tra l'Onu e Israele sono storicamente difficili e sono peggiorate nell'ultimo anno con il segretario generale Guterres, dichiarato "persona non grata" dallo Stato ebraico. Martedì, Guterres aveva annunciato di aver scritto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu mettendo in guardia dalla "catastrofe" umanitaria che una legge che proibisse l'Unrwa provocherebbe, definendo l'agenzia "indispensabile e "insostituibile".
La situazione in Libano
Nella sua telefonata con Benjamin Netanyahu, Joe Biden "ha sottolineato la necessità di un accordo diplomatico per far tornare in sicurezza sia i civili libanesi che quelli israeliani alle loro case su entrambi i lati della Linea Blu", e "ha affermato il diritto di Israele a proteggere i suoi cittadini da Hezbollah, che ha lanciato migliaia di missili e razzi in Israele solo nell'ultimo anno, sottolineando al contempo la necessità di ridurre al minimo i danni ai civili, in particolare nelle aree densamente popolate di Beirut". Lo rende noto la Casa Bianca. Nella telefonata il presidente americano "ha affermato il suo ferreo impegno per la sicurezza di Israele" e "ha condannato inequivocabilmente l'attacco missilistico balistico dell'Iran contro Israele il primo ottobre". I due leader . afferma la Casa Bianca "hanno concordato di restare in stretto contatto nei prossimi giorni, sia direttamente sia tramite i rispettivi team per la sicurezza nazionale".
Nel lungo vertice notturno, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha preso decisioni chiave sulla risposta da dare all'attacco missilistico iraniano del primo ottobre. Lo riferisce il Times of Israel citando un funzionario iraniano secondo cui l'attenzione di Israele sarebbe rivolta alle strutture militari iraniane, anche se questo - prosegue il giornale - potrebbe cambiare. Anche la tv Kan sostiene che la riunione è stata "una discussione decisiva sulla questione iraniana". Nel frattempo, stando all'agenzia di stampa francese Afp, Netanyahu sentirà ancora nella giornata di oggi il presidente Usa Joe Biden.
La situazione in Libano
Dal canto suo, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. ha affermato che, nonostante i bombardamenti e le operazioni di terra israeliane in Libano, Hezbollah mantiene la sua forza e le sue capacità organizzative. Le incursioni dell'esercito israeliano nel territorio libanese "sfociano in scontri violenti con i miliziani di Hezbollah e in perdite significative", ha osservato la portavoce, citata dall'agenzia Ria Novosti. "Secondo le nostre valutazioni - ha aggiunto - il partito sciita, inclusa la sua ala militare, non ha perso il controllo e mostra una organizzazione". Frattanto, un cittadino israeliano con passaporto britannico è stato arrestato a Beirut: lo ha riferito il quotidiano libanese Al-Akhbar, ripreso da "Haaretz". Secondo quanto riportato dai media libanesi, l'israeliano è Joshua Tartakovsky, 42 anni, che si è presentato come giornalista. Al-Akhbar ha affermato che una ricerca su Internet su Tartakovsky lo ha presentato come un dipendente del quotidiano del partito comunista israeliano "Zo HaDerech" e ha provato che quest'anno sono stati pubblicati solo due articoli a suo nome.
"L'Ue sta mobilitando tutti gli strumenti a sua disposizione per sostenere le persone colpite dalla crisi in corso in Libano e oggi ha lanciato un'operazione di ponte aereo umanitario che consiste in tre voli da Dubai e Brindisi, il primo dei quali raggiungerà Beirut l'11 ottobre. I voli trasporteranno scorte di proprietà dell'Ue che comprendono, tra l'altro, articoli per l'igiene, coperte e kit di emergenza". Lo si legge in una nota. Attivato inoltre il Meccanismo di Protezione Civile con l'aiuto da parte di molti Stati membri, già dalla scorsa settimana.
Gli aiuti
Nel quadro del Meccanismo di protezione civile dell'Ue, infatti, dalla scorsa settimana vengono consegnati a Beirut aiuti da Spagna, Slovacchia, Polonia, Francia e Belgio, mentre altri aiuti dalla Grecia verranno trasportati nei prossimi giorni. La Commissione finanzia i costi di trasporto di queste consegne e ne assicura il coordinamento.
Le forniture donate dagli Stati membri comprendono medicinali e articoli medici che sono fondamentali per assistere le persone in Libano che non hanno accesso all'assistenza sanitaria d'emergenza, in particolare per gli sfollati. Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell'Ue rimane in stretto contatto con gli Stati membri e i partner umanitari per mobilitare ulteriori offerte. Questa assistenza si aggiunge ai circa 104 milioni di euro di aiuti umanitari dell'Ue stanziati per il Libano quest'anno, compresi gli ultimi stanziamenti di emergenza.
Un gruppo di soldati israeliani ha minacciato di interrompere il servizio militare se il governo del Paese non cercherà un accordo per il rilascio degli ostaggi. In una lettera indirizzata al primo ministro Benjamin Netanyahu e al ministro della Difesa Yoav Gallant, ripresa dai media israeliani, 130 soldati hanno affermato che "continuare la guerra a Gaza non solo ritarda il ritorno degli ostaggi, ma mette anche in pericolo le loro vite. Se il governo non cambia immediatamente rotta e non si adopera per raggiungere un accordo per riportare a casa gli ostaggi, non saremo in grado di continuare a prestare servizio. Per alcuni di noi la linea rossa è già stata superata, per altri si avvicina rapidamente il giorno in cui, con il cuore spezzato, smetteremo di presentarci in servizio". Il gruppo comprende sia soldati di riserva che soldati regolari, alcuni dei quali hanno prestato servizio a Gaza e al confine settentrionale di Israele dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre dell'anno scorso.
Il Consiglio federale ha deciso di stanziare altri 7 milioni di franchi per aiuti in Libano e in Siria. La somma si aggiunge ai 79 milioni di contributi destinati ad azioni umanitarie in Medio Oriente nel 2024. In una nota, l'esecutivo precisa che i 7 milioni saranno prelevati dai fondi che la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) riserva alla risposta alle emergenze. Secondo quanto deciso dal parlamento nel dicembre del 2023, le Commissioni della politica estera saranno consultate in proposito nel mese di ottobre.
Come verranno usati i soldi
Il denaro sarà destinato al Fondo umanitario dell'ONU per il Libano, al Comitato internazionale della Croce Rossa, alla Croce Rossa libanese e all'Alto commissariato dell'ONU per i rifugiati in Siria. Queste organizzazioni offriranno alle persone colpite riparo, assistenza e protezione, ma anche generi alimentari essenziali, acqua e servizi igienico-sanitari, medicinali, cure mediche di base e prodotti per l'igiene.
"Le ostilità devono cessare"
Il governo sottolinea che dal mese scorso la spirale di violenza in Medio Oriente si è notevolmente accentuata. In Libano - ricorda - oltre 1000 persone sono state uccise e circa 10'000 sono rimaste ferite. Secondo le Nazioni Unite, il Libano conta oltre mezzo milione di sfollati interni e 280'000 persone hanno lasciato il Paese tra il 23 settembre e il 3 ottobre 2024, principalmente verso la Siria. Per il Consiglio federale il dialogo, il rispetto del diritto internazionale e una de-escalation della violenza sono indispensabili per mettere fine al conflitto in Medio Oriente: l'esecutivo rinnova il suo appello a tutte le parti coinvolte affinché cessino le ostilità nell'intera regione.
Almeno 400'000 persone sono intrappolate nel nord della Striscia di Gaza ed i recenti ordini di evacuazione delle autorità israeliane stanno costringendo le persone a fuggire ancora, soprattutto dal campo di Jabalya: lo scrive su X Philippe Lazzarini, capo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Lazzarini sottolinea che "rifugi e servizi sono costretti a chiudere. Alcuni per la prima volta dall'inizio della guerra. Con la quasi totale assenza di beni di prima necessità, la fame si sta diffondendo e aggravando - prosegue il messaggio -. Questa recente operazione militare minaccia anche l'attuazione della seconda fase della campagna di vaccinazione antipolio per i bambini. I bambini sono, come sempre, i primi e i più colpiti. Meritano molto di più, meritano un '#CeasefireNOW' (cessate il fuoco adesso), meritano un futuro".
È prevista oggi una telefonata tra il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per discutere dei piani di Israele per colpire l'Iran. Lo riporta Axios, citando come fonte tre funzionari statunitensi e precisando che si tratta del primo colloquio tra i due dopo due mesi di tensione riguardo alla guerra in Medio Oriente.
Una cittadina svizzera è stata leggermente ferita in seguito a un attacco contro un edificio a Beirut, ha appreso oggi Keystone-ATS. Si tratta dell'unico caso di ferimento noto al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) fra i 1200 svizzeri registrati in Libano. Il DFAE segue la vicenda nell'ambito della protezione consolare, ha indicato, senza fornire ulteriori dettagli per ragioni di "protezione dei dati e della personalità". Circa 1200 svizzeri sono attualmente iscritti presso l'ambasciata svizzera in Libano. Queste persone sono invitate a lasciare il Paese con i propri mezzi e a proprie spese: il DFAE non organizza alcuna evacuazione.
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso a Beirut Suhail Hussein Husseini, comandante del quartier generale di Hezbollah. L'aviazione israeliana ha condotto un attacco sulla base di informazioni di intelligence. Secondo l'Idf, Husseini svolgeva un ruolo cruciale nel trasporto di armi tra l'Iran ed Hezbollah, ed era responsabile della distribuzione delle armi avanzate tra le unità dell'organizzazione. Inoltre, era membro del consiglio della Jihad.
I bersagli
L'Idf ha altresì riferito che alcuni caccia israeliani hanno colpito i centri di comando della divisione di intelligence di Hezbollah a Beirut. Lo riporta The Times of Israel. In mattinata, l'esercito aveva dichiarato di aver preso di mira diversi altri siti di Hezbollah, tra cui stabilimenti di produzione di armi e postazioni di lancio di razzi nel Libano meridionale e nella valle della Beka. Inoltre, nell'ambito delle operazioni di terra nel Libano meridionale, oggi sono stati colpiti più di 70 altri siti di Hezbollah, aggiunge l'Idf.
I proiettili dal Libano
Ieri sera due enormi boati si sono sentiti nel centro di Tel Aviv immediatamente successive le sirene d'allarme. Subito dopo l'esercito israeliano (Idf) ha reso noto che numerosi proiettili sono stati lanciati dal Libano sul centro di Israele. L'Idf ha reso noto che almeno cinque bombe sono state lanciate dal Libano verso il centro di Israele, alcune sono state intercettate, mentre altre sono cadute ed esplose in aree aperte. Hezbollah afferma da parte sua di aver preso di mira una base dell'intelligence militare vicino a Tel Aviv. La fazione libanese ha detto di aver sparato "una salva di razzi alla base di Glilot dell'unità di intelligence militare 8'200 alla periferia di Tel Aviv".
"Finché il nemico minaccia la nostra esistenza e la pace del nostro Paese, continueremo a combattere. Finché i nostri ostaggi saranno a Gaza, continueremo a combattere". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu alla cerimonia commemorativa del 7 ottobre, giornata che a suo dire "simbolizzerà per generazioni il prezzo della nostra rinascita, esprimerà per generazioni la grandezza della nostra determinazione e la forza del nostro spirito". Lo riporta Haaretz.
Netanyahu ha poi affermato che quando incontra i soldati feriti delle Idf e le famiglie colpite dal lutto, "sentiamo ripetutamente lo stesso messaggio, cioè che la campagna non deve essere interrotta prematuramente".
Israele ha il diritto di attaccare l'Iran e "nessuno si arrabbierebbe se lo facesse". Lo ha detto Donald Trump in un'intervista a Hugh Hewitt. "La cosa buona è che hanno il diritto di farlo e nessuno si arrabbierebbe se lo facessero soprattutto dopo che l'Iran ha lanciato 187 missili. E comunque quanto è efficiente lo scudo? Anche gli Stati Uniti dovrebbero averlo", ha aggiunto l'ex presidente riferendosi all'Iron Dome, di cui - sostiene da mesi - anche gli Usa dovrebbero munirsi.
Nei giorni scorsi Trump aveva detto che Israele "dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani prima e preoccuparsi poi".
A un anno dagli attacchi del 7 ottobre 2023, la pace in Medio Oriente sembra più lontana che mai. La regione è di nuovo impelagata in un conflitto che non vede soluzione. "Sono una delle poche persone che vive in Libano ad avere accesso anche a Israele. So che c’è molta disinformazione nei paesi che circondano Israele: questa porta a un odio massiccio che ha condotto all’orribile massacro del 7 ottobre". Rawan Oswan è un'attivista siro-libanese che risiede in Germania. Da tempo promuove un dialogo aperto con Israele all’interno del mondo arabo.
Arabs Ask
Per questo motivo, ha deciso di fondare "ArabsAsk". "È un progetto online. Abbiamo creato una pagina su Instagram, la piattaforma che secondo la nostra esperienza ha più antisemitismo. Abbiamo però anche un buon seguito su TikTok. Quello che cerchiamo di fare è spiegare l’ebraismo al mondo arabo", illustra Rawan Oswan, presente ieri a Lugano per un incontro organizzato dall'Associazione Svizzera-Israele. "In molto paesi avere contatti con gli ebrei è addirittura vietato dalla legge". Secondo la nostra interlocutrice, la pagina "è un’occasione di incontro, cosa che nella realtà non è possibile. Lo facciamo narrando la storia di Israele, perché pensiamo che questo possa ridurre l’odio all’interno del mondo arabo".
Una guerra regionale
Negli ultimi giorni, il conflitto è salito di grado, aumentando di estensione. "Gli avvenimenti delle ultime settimane hanno smentito le previsioni di quegli analisti che ritenevano che gli attori coinvolti non avessero interesse a trasformare il conflitto in una guerra regionale", osserva Federica Frediani, collaboratrice scientifica dell'Usi e responsabile del Middle East Summer Summit (Mem). In questo contesto, l'Iran ha assunto un ruolo di primo piano, ma Frediani precisa: "Non la definirei una guerra 'Israele-Iran', in quanto i suoi protagonisti sono moltissimi, anche all'esterno della regione". Per Frediani siamo comunque di fronte "a un punto di svolta. Il cosiddetto 'asse della resistenza' a Israele è indebolito. Inoltre, abbiamo visto che il coordinamento tra l'Iran e i suoi alleati non è totale". Decisive, ritiene Frediani, saranno le prossime ore, quando Israele potrebbe decidere come rispondere all'attacco missilistico lanciato dall'Iran la scorsa settimana.
E la pace?
La situazione cambia di giorno in giorno. Immaginare il futuro è un esercizio difficile. Ci sarà mai la pace? "Per arrivarci, occorre cessare le ostilità in questo momento", risponde Frediani. "Io sono in collegamento da Cipro, dove con il Mem abbiamo organizzato un workshop con giovani provenienti da tutta la regione per riflettere sulle possibilità di dialogo. Credo infatti che l'unico modo per risolvere un conflitto sia ancora sedersi a un tavolo e dialogare. Sicuramente Israele è in una posizione di forza, ma il prezzo che sta pagando, anche in termini di vite umane, non è basso". Per Rawan Oswan, la strada della pace passa invece da Teheran: "Una volta smantellati i rapporti tra l'Iran e i suoi alleati, forse potremo vivere una pace sostenibile in Medio Oriente".
Il numero totale delle vittime dall'inizio degli attacchi israeliani al Libano è di 2'083 morti e 9'869 feriti, secondo le ultime cifre del Ministero della salute libanese.
Si tratta di un bilancio, riferisce l'emittente tv libanese Lbc nel suo sito web, che tiene conto degli attacchi aerei israeliani su città e villaggi nel Libano meridionale, Nabatieh, Bekaa, Baalbek-Hermel e Monte Libano di ieri, che hanno causato la morte di 22 persone e il ferimento di 111.
Dal canto suo, il braccio armato di Hamas ha giurato che continuerà la "lunga guerra di logoramento" contro Israele e ha affermato che gli ostaggi di Gaza sono in una situazione "molto difficile".
"Diciamo al nemico (gli israeliani) che avreste potuto recuperare vivi tutti i vostri ostaggi un anno fa", ha affermato il portavoce delle brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, Abu Obeida, secondo quanto riferisce il quotidiano libanese L'Orient le Jour online. "La situazione degli ostaggi rimasti, psicologica e sanitaria, è diventata molto difficile", ha dichiarato in un video trasmesso dal movimento palestinese sul suo canale Telegram.
"In base ai principi islamici, non è consentito costruire e utilizzare armi nucleari, e l'Iran ha sempre annunciato che non lo farà. Ma quando c'è la necessità di proteggere le vite, la proprietà e l'onore dei musulmani e del popolo iraniano, Teheran prenderà le misure necessarie e certamente rivedrà la sua politica". Lo afferma la rivista dell'ufficio di rappresentanza di Ali Khamenei nelle Guardie Rivoluzionarie. "Secondo il diritto islamico, quando un musulmano o una società islamica si trovano sotto minaccia sono autorizzati a intraprendere un'azione che era considerata Haram (religiosamente proibita) in condizioni normali".
Analisti hanno osservato che, a causa dell'uccisione da parte di Israele dei leader dei proxy dell'Iran nella regione e del fallimento di Teheran nell'infliggere danni significativi a Israele nel suo attacco missilistico del primo ottobre, l'Iran potrebbe pensare che l'unico deterrente possano essere la costruzione e l'uso di armi nucleari. Queste speculazioni sono aumentate dopo che un insolito terremoto di magnitudo 4.6 è stato avvertito sabato in un deserto nella provincia di Semnan, con epicentro vicino a una centrale nucleare, suscitando il sospetto di un test nucleare sotterraneo.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato una proposta per rinominare la guerra scatenata dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre in "guerra della resurrezione". Lo riporta la Cnn, ricordando che attualmente l'operazione israeliana è denominata "Spade di ferro".
"Questa è la 'guerra della resurrezione' per garantire che il 7 ottobre non accada mai più", ha detto Netanyahu oggi nel corso di una riunione del governo che ha segnato il primo anniversario degli attacchi. "Questa è una guerra per la nostra esistenza", ha aggiunto il primo ministro, precisando che la guerra non finirà finché non saranno completati tutti i suoi obiettivi, tra cui la distruzione di Hamas, il recupero degli ostaggi, "l'ostacolo a qualsiasi futura minaccia da Gaza" e il ritorno dei cittadini evacuati del nord alle loro case.
Nel frattempo l'esercito israeliano ha affermato che Hezbollah ha lanciato oggi circa 135 razzi contro Israele, mentre il Paese celebrava il primo anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. "Alle 17:00 (le 16 in Svizzera), circa 135 razzi sparati dall'organizzazione terroristica Hezbollah sono arrivati dal Libano nel territorio israeliano", hanno precisato i militari in una nota, mentre le sirene dei raid aerei suonavano frequentemente nel nord di Israele.
“Una miccia che ha portato a un grosso incendio in tutta la regione”. Così il giornalista Luigi Geninazzi ha definito ai microfoni di Ticinonews l’attentato terroristico compiuto da Hamas esattamente un anno fa. “Lo shock per quanto accaduto perdura ancora oggi. Quello che era l’obiettivo prioritario di Israele all’indomani di quel 7 ottobre, ovvero la liberazione degli ostaggi, oggi è decisamente passato in secondo piano". Benjamin Netanyahu un anno fa "era un leader bollato come incapace e contestato, mentre oggi è diventato il nuovo uomo forte che non incontra più opposizione. È una persona che incarna una furia punitiva e intende fare pazza pulita di tutti i nemici”.
“Siamo di fronte a un conflitto regionale”
A distanza di un anno “possiamo dire che anche lo scontro tra Israele e Hamas è passato un po’ in secondo piano”, ha aggiunto Geninazzi. “Siamo di fronte a un’escalation bellica su tanti fronti, non solo Hamas e Gaza, ma anche i ribelli palestinesi della Cisgiordania, gli Hezbollah, il Libano e infine l’Iran”. Ormai “stiamo assistendo a un conflitto regionale. Netanyahu lo ha detto chiaramente: vuole cambiare l’assetto geopolitico del Medio Oriente”.
“Netanyahu ha in mente un disegno preciso”
Ad oggi, la tregua di cui tanto si è parlato, sembra non essere voluta da nessuno. “Ne parlano ancora alcuni attori internazionali che contano sempre meno. Netanyahu ha in mente un disegno preciso: ristrutturare con forza l’intera regione, ovvero arrivare a un predominio di Israele, distruggendo i nemici e stringendo un patto con le potenze sunnite”. Si tratta di “creare un asse tra Israele e Arabia Saudita, un piano molto ambizioso. Dobbiamo chiederci se sia realistico e se porterà a un cambiamento positivo o a un disastro”.
La questione palestinese
Un’altra domanda ad oggi senza risposta concerne il destino del popolo palestinese. “Netanyahu non ne parla, Gaza ormai è un cumulo di macerie e la Cisgiordania è in mano ai coloni ebrei”. Il problema palestinese “è sempre lì sul tavolo, con la differenza che in questi decenni qualcuno ha cercato di metterci mano, di dialogare, mentre adesso nessuno ne parla più e questo pone delle grosse incognite sul futuro”, ha concluso Geninazzi.
A un anno esatto dall'attacco a Israele da parte dell'organizzazione islamista Hamas, la presidente della Confederazione Viola Amherd ha rivolto un pensiero alle vittime e alle loro famiglie. Ha inoltre chiesto il rilascio di tutti gli ostaggi. "I brutali attacchi terroristici di Hamas di un anno fa hanno scosso Israele, la regione e il mondo intero", ha scritto oggi Amherd sul social network X. "Gli sforzi per liberare tutti gli ostaggi, porre fine alle sofferenze e trovare un percorso di pace in Medio Oriente devono continuare".
Il 7 ottobre 2023 Hamas ha attaccato Israele dalla Striscia di Gaza. Circa 1'200 persone sono state uccise e quasi 5'500 ferite. Più di 200 persone sono state rapite e portate nella Striscia di Gaza. Secondo l'organizzazione per i diritti umani Amnesty International, circa 100 ostaggi vi sono ancora trattenuti.
"Ho detto chiaramente al popolo di Israele: non siete soli. Un anno dopo, la vicepresidente Harris e io rimaniamo pienamente impegnati per la sicurezza del popolo ebraico, la sicurezza di Israele e il suo diritto a esistere. Sosteniamo il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi di Hezbollah, Hamas, Houthi e Iran". Lo ha detto Joe Biden in una dichiarazione in occasione dell'anniversario del 7 ottobre, sottolineando che "la scorsa settimana, su mia indicazione, l'esercito Usa ha nuovamente assistito attivamente nella difesa di successo di Israele, aiutando a sconfiggere un attacco missilistico balistico iraniano".
"Dobbiamo tutti assicurarci che non accada mai più nulla di simile agli orrori del 7 ottobre. Farò tutto ciò che è in mio potere per garantire che la minaccia rappresentata da Hamas venga eliminata, che non sia mai più in grado di governare Gaza". Lo afferma la vicepresidente Usa e candidata democratica alla Casa Bianca Kamala Harris in una dichiarazione per l'anniversario del 7 ottobre. "Non smetterò mai di lottare per la liberazione di tutti gli ostaggi" e "mi assicurerò sempre che Israele abbia ciò di cui ha bisogno per difendersi dall'Iran e dai terroristi sostenuti dall'Iran come Hamas. Il mio impegno per la sicurezza di Israele è incrollabile", ha sottolineato.
"Necessario accordo su tregua e ostaggi"
"Sono addolorata per la portata della morte e della distruzione a Gaza nell'ultimo anno. È tempo che un accordo di ostaggi e cessate il fuoco metta fine alle sofferenze di persone innocenti. E combatterò sempre affinché il popolo palestinese possa realizzare il proprio diritto alla dignità, alla libertà, alla sicurezza e all'autodeterminazione. Continuiamo anche a credere - ha aggiunto Harris - che una soluzione diplomatica nella regione di confine tra Israele e Libano sia l'unica via per ripristinare una calma duratura e consentire ai residenti di entrambe le parti di tornare sani e salvi alle loro case".
"La forza militare dell'Iran è completamente pronta e continuerà a sostenere i movimenti di resistenza islamica, specialmente in Palestina e Libano". Lo ha detto il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami. "Non esiteremo né ci affretteremo a rispondere in modo deciso e forte alle malefatte dei nemici, specialmente al feroce regime di Israele, che è il cane rabbioso degli Stati Uniti nella regione", ha avvertito il capo dei pasdaran, in un messaggio di congratulazioni al comandante delle Forze aerospaziali delle Guardi rivoluzionarie, Amir Ali Hajizadeh, che ieri è stato decorato con la "medaglia della conquista" dalla Guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei. "L'operazione aprirà un nuovo capitolo nel potere di deterrenza dell'Iran, specialmente nei missili e nell'aerospazio", ha sottolineato Salami, facendo riferimento al bombardamento in territorio israeliano da parte dell'Iran la scorsa settimana, ribattezzato 'Operazione vera promessa 2' ed effettuato come segno di ritorsione per le uccisioni del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran durante l'estate, e del segretario generale di Hezbollah, Hasan Nasrallah.
"Oggi e ogni giorno, penso agli ostaggi e alle loro famiglie. Ho incontrato le famiglie degli ostaggi e mi sono addolorato con loro. Hanno attraversato l'inferno. La mia amministrazione ha negoziato per il rilascio sicuro di oltre 100 ostaggi, compresi americani. Non ci arrenderemo mai finché non riporteremo a casa sani e salvi tutti gli ostaggi rimasti". Lo afferma Joe Biden in un messaggio in occasione dell'anniversario del 7 ottobre. "Condanno fermamente anche la violenta ondata di antisemitismo in America e nel mondo. È inaccettabile. Dobbiamo tutti unirci contro l'antisemitismo e contro l'odio in tutte le sue forme".
Giorno buio anche per i palestinesi
"Credo che la storia ricorderà anche il 7 ottobre come un giorno buio per il popolo palestinese a causa del conflitto scatenato da Hamas quel giorno. Troppi civili hanno sofferto fin troppo durante quest'anno di conflitto e decine di migliaia sono stati uccisi, un bilancio umano reso molto peggiore dai terroristi che si nascondono e operano tra persone innocenti". "Non smetteremo di lavorare per raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza", ha proseguito Joe Biden.
"Siamo obbligati a riportare indietro" gli ostaggi: lo dichiara il premier israeliano Benyamin Netanyahu nel primo anniversario della strage del 7 ottobre da parte di Hamas. "In questo giorno, in questo luogo e in molti altri luoghi del nostro Paese, ricordiamo i nostri morti, i nostri ostaggi che siamo obbligati a riportare indietro e i nostri eroi che sono caduti in difesa della patria e della nazione. Un anno fa abbiamo vissuto un terribile massacro", ha dichiarato Netanyahu in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio.
Gli Stati Uniti hanno speso la cifra record di almeno 17,9 miliardi di dollari in aiuti militari a Israele dall'inizio della guerra a Gaza e hanno portato a un'escalation del conflitto in Medio Oriente. A dirlo è un rapporto per il progetto Costs of War della Brown University, pubblicato nell'anniversario del 7 ottobre e rilanciato dall'Associated Press (Ap) online. Altri 4,86 miliardi di dollari sono stati investiti in operazioni militari Usa nella regione dal 7 ottobre, dicono i ricercatori. Ciò include i costi della campagna contro gli attacchi Houthi alle navi commerciali. Il rapporto è uno dei primi conteggi dei costi stimati Usa nella guerra.
I dati non sono pubblici
A differenza degli aiuti militari pubblicamente documentati dagli Stati Uniti all'Ucraina, è stato impossibile ottenere i dettagli completi di ciò che Usa hanno spedito a Israele dallo scorso 7 ottobre, quindi i 17,9 miliardi di dollari per l'anno sono una cifra parziale, sostengono i ricercatori che parlano di "sforzi dell'amministrazione Biden per nascondere l'ammontare totale degli aiuti e i tipi di sistemi attraverso manovre burocratiche". Il rapporto - scrive Ap - è stato completato prima che Israele aprisse un secondo fronte, questa volta contro i militanti di Hezbollah sostenuti dall'Iran in Libano, a fine settembre. I costi finanziari sono stati calcolati da Linda J. Bilmes, professoressa alla John F. Kennedy School of Government di Harvard, che ha valutato i costi totali delle guerre statunitensi dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001, e dai colleghi ricercatori William D. Hartung e Stephen Semler. Secondo quanto riferito, Israele è il più grande beneficiario di aiuti militari statunitensi nella storia con 251,2 miliardi in dollari aggiustati per l'inflazione dal 1959, afferma il rapporto. Ciò nonostante, i 17,9 miliardi di dollari spesi dal 7 ottobre 2023 sono di gran lunga gli aiuti militari più consistenti inviati a Israele in un anno.
Assistenza militare ad Israele ed Egitto
Gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire miliardi di dollari di assistenza militare a Israele ed Egitto ogni anno da quando hanno firmato il loro trattato di pace mediato dagli Stati Uniti nel 1979, e un accordo dall'amministrazione Obama ha fissato l'importo annuale per Israele a 3,8 miliardi di dollari fino al 2028. Gli aiuti degli Stati Uniti dall'inizio della guerra di Gaza includono finanziamenti militari, vendite di armi, almeno 4,4 miliardi di dollari di prelievi dalle scorte statunitensi e cessioni di equipaggiamento usato. Gran parte delle armi statunitensi consegnate nell'anno erano munizioni, dai proiettili di artiglieria agli ordigni 'bunker-buster' e le bombe a guida di precisione. Le spese variano da 4 miliardi di dollari per rifornire i sistemi di difesa missilistica Iron Dome e David's Sling di Israele ai fondi per fucili e carburante per aerei, afferma lo studio. L'amministrazione Biden ha poi rafforzato la sua forza militare nella regione dall'inizio della guerra a Gaza. E le operazioni aggiuntive sono costate almeno 4,86 miliardi di dollari, secondo il rapporto, senza includere gli aiuti militari rafforzati all'Egitto e ad altri partner nella regione.
Due forti boati si sono sentiti a Tel Aviv. L'esercito israeliano ha reso noto che i due boati sentiti poco fa a Tel Aviv sono stati provocati dall'intercettazione di due razzi sparati da Gaza verso il centro di Israele. Le sirene sono state attivate solo nell'area dove gli ordigni sono stati distrutti. Le Brigate Al-Qassam, ala armata di Hamas, hanno rivendicato un attacco lanciato contro la città di Tel Aviv con una raffica di razzi Maqadmeh M90. Secondo una dichiarazione su Telegram riportata da Al Jazeera, il gruppo ha affermato che l'attacco fa parte della "battaglia di logoramento in corso" e in risposta ai "massacri israeliani contro i civili e allo sfollamento deliberato del nostro popolo".
Nel giorno dell'anniversario del 7 ottobre, Hezbollah promette di continuare a combattere "l'aggressione" di Israele, definendo lo Stato ebraico un'entità "cancerosa" che deve essere "eliminata".
Israele ha dato il via alle cerimonie per il primo anniversario dell'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il giorno più letale della storia del Paese e causa scatenante dell'attuale guerra a Gaza. A Reim, sul luogo del massacro al festival musicale Nova, una folla ha cominciato le celebrazioni con un minuto di silenzio alle 6.29 (le 5.29 in Svizzera), ora di inizio dell'attacco del movimento islamista palestinese nel sud del Paese. Centinaia di persone si sono radunate fuori dalla casa del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme, chiedendo un accordo per la liberazione degli ostaggi e per il cessate il fuoco. Lo riporta Haaretz, aggiungendo che la polizia ha impedito alla folla di avanzare lungo la strada.
Razzi dalla Striscia
L'esercito israeliano (Idf) ha segnalato quattro razzi provenienti dal sud della Striscia di Gaza quando erano iniziate da poco le celebrazioni. L'Aeronautica ne ha intercettati tre, mentre il quarto è caduto in un'area aperta. L'ala militare di Hamas ha rivendicato il lancio di tali razzi. Le Brigate Ezzedine Al-Qassam hanno affermato in un comunicato che i loro combattenti hanno sparato proiettili contro "raduni nemici" ai valichi di Rafah, al valico di Kerem Shalom e al kibbutz Holit, vicino al confine con Gaza. L'esercito israeliano ha annunciato di aver "sventato una minaccia immediata, in seguito ai primi preparativi e all'identificazione di un'intenzione da parte dell'organizzazione terroristica di Hamas di sparare contro lo Stato ebraico".
Attacco nel nord di Israele
Nove persone sono rimaste invece ferite nella notte in seguito a un attacco missilistico di Hezbollah contro le città di Haifa e Tiberiade, nel nord di Israele; lo riporta il Jerusalem Post, secondo cui nell'attacco è stato colpito anche un ristorante. Otto persone sono state ricoverate all'ospedale Rambam Health Care Campus di Haifa, hanno riferito i media locali. Tra loro un tredicenne che ha riportato ferite lievi.
A un anno dal sanguinoso attacco terroristico perpetrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre e dalla successiva rappresaglia dello Stato ebraico a Gaza e in Libano, sulla questione palestinese e sulla situazione in Medio Oriente la Svizzera appare più che mai divisa.
L'attacco terroristico
Attorno alle 6:30 del mattino, quel sabato, in seimila, tra terroristi e civili palestinesi, hanno abbattuto la recinzione di confine con la Striscia e hanno assaltato il sud del territorio israeliano con pick-up, furgoni, moto e parapendii, portandosi dietro migliaia di lanciatori di razzi, kalashnikov, pistole, granate e coltelli. L'assalto era pianificato fin nei minimi dettagli, compreso la scelta del giorno, quel 7 ottobre segnava infatti la fine della festa della Simchat Torah e giorno di riposo di Shabbat, oltre che il cinquantesimo anniversario della guerra dello Yom Kippur.
Il massacro al festival musicale
Al festival musicale Nova, vicino al kibbutz di Beeri, più di 350 giovani sono stati massacrati. I primi soccorritori hanno trovato mucchi di cadaveri, donne stuprate e poi bruciate. I morti quel sabato sono stati in tutto 1'200, tra civili e militari, gli ostaggi portati via 250. Novantasei di loro mancano ancora all'appello.
La reazione di Israele
La rappresaglia di Israele non si è fatta attendere e il bilancio, dopo un anno di guerre, è disastroso. Il ministero della sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che più di 41'000 persone sono state uccise nella Striscia, in gran parte civili. Secondo la medesima fonte, 96'460 sono state ferite dall'inizio della guerra. Sul fronte nord, in Libano, nel giro di pochi giorni le vittime, in oltre 1'500 attacchi, sono più di 1'000 e centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare la propria casa.
Cresciuti gli episodi antisemiti in Svizzera
In Svizzera, come in moltissimi Paesi occidentali, l'attacco terroristico del 7 ottobre e il lungo e logorante conflitto che ne è scaturito ha avuto ripercussioni a livello sociale e politico. Nella Confederazione da allora il numero di episodi catalogati come atti antisemiti è cresciuto drasticamente, come rivelano i rapporti stilati dalla Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e dalla Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA).
L'atto antisemita più grave
L'atto più violento è stato registrato il 2 marzo a Zurigo, quando un 15enne radicalizzato ha gravemente ferito con un'arma da taglio un 50enne ebreo ortodosso. Il giovane ha agito in solidarietà con il gruppo terroristico Stato islamico (Isis), rivendicando poi il proprio gesto in un video in cui commentava in arabo l'azione criminale e invocando una "lotta mondiale contro gli ebrei". Secondo la FSCI e la GRA, si tratta del più grave crimine d'odio antisemita compiuto nel Paese negli ultimi due decenni.
Le manifestazioni filopalestinesi
Nel corso degli ultimi mesi si è poi assistito a diverse manifestazioni filopalestinesi, che hanno occupato piazze e atenei, e che hanno coinvolto migliaia di persone e centinaia di studenti in tutta la Svizzera.
La sospensione di 10 milioni di franchi all'UNRWA
Sul fronte politico, il Consiglio federale ha deciso di non versare quest'anno ulteriori 10 milioni di franchi all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente (UNRWA). Mentre da tempo, molti Stati hanno ripreso i finanziamenti. La scelta è stata giustificata dal Governo con la riduzione dei finanziamenti umanitari per il 2024, votata dal Parlamento. Inoltre, il Consiglio nazionale ha accolto una mozione che chiede di interrompere immediatamente il sostegno, mentre gli Stati devono ancora esprimersi a riguardo.
Müller: "Una posizione unilaterale in favore di Israele"
Geri Müller, ex consigliere nazionale argoviese dei Verdi e presidente dell'Associazione Svizzera-Palestina, ha dichiarato all'agenzia di stampa Keystone-ATS che la Confederazione ha assunto fin da subito una posizione unilaterale in favore di Israele, "ignorando numerose zone grigie", come ad esempio le operazioni dell'esercito israeliano. "Berna continua a ripetere che vuole la soluzione dei due Stati, e allo stesso tempo il Parlamento si rifiuta di riconoscere la Palestina", afferma Müller. "Dal 1899 la Svizzera ha chiaramente proclamato la posizione del diritto internazionale, ma sostiene il diritto biblico di Israele", aggiunge. La Confederazione dovrebbe invece "riconoscere i crimini di Israele e interrompere ogni cooperazione, soprattutto in ambito militare", sostiene il 63enne, ricordando che l'Associazione Svizzera-Palestina ha condannato aspramente il massacro perpetrato da Hamas ai danni dello Stato ebraico.
Eichenberger-Walther: "Israele esercita il suo diritto all'autodifesa"
Corina Eichenberger-Walther, a capo dell'Associazione Svizzera-Israele ed ex consigliera nazionale per il PLR, sostiene da canto suo che i recenti sviluppi nella regione mostrano chiaramente come l'Iran stia cercando di annientare Israele, e che la repubblica islamica rappresenta una minaccia a livello globale. "Lo stato ebraico sta esercitando il suo diritto all'autodifesa", afferma. "Hamas è l'aggressore e non Israele. E questo lo si è dimenticato nelle università occupate e durante le manifestazioni nelle piazze a favore della Palestina. Si sono visti ripetuti appelli alla violenza", ammonisce l'ex consigliera nazionale argoviese.
È possibile una tregua?
Alla domanda se una tregua in Medio Oriente sia possibile, Eichenberger-Walther risponde così: "Ripensando a tutte le occasioni in cui credevamo di essere ad un passo dal raggiungere un accordo, ora trovo difficile fare supposizioni. Solo quando le armi taceranno potremo guardare di nuovo al futuro". Per Müller, la pace è sinonimo di uguaglianza. "Israele ha chiaramente deciso di favorire l'apartheid e l'espulsione", afferma. La democrazia non esiste alle condizioni attuali. Per questo sono necessari passi concreti verso un cambiamento duraturo". Müller ha poi voluto ricordare la dichiarazione del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il quale a suo tempo ha affermato che "abbiamo bisogno di Hamas per impedire la soluzione dei due Stati".
Le organizzazione ebraiche in Svizzera
Ma non tutte le organizzazioni ebraiche in Svizzera sostengono la politica di Israele. Per l'associazione "Jüdische Stimme für Demokratie und Gerechtigkeit in Israel/Palästina" (JVJP, letteralmente "Voce ebraica per la democrazia e la giustizia in Israele/Palestina"), la guerra di rappresaglia sta portando la regione al collasso. Solo una soluzione politica può portare una pace duratura in Medio Oriente, sostiene l'associazione con sede a Zurigo. La JVJP vede un barlume di speranza nella conferenza che organizzerà la Svizzera su mandato dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la risoluzione sulla Palestina. La FSCI invece non ha voluto rilasciare commenti e non intende essere citata nel medesimo articolo in cui compaiono le opinioni di Geri Müller, personalità che la federazione reputa vicina ad Hamas.
Spaventose bolle di fuoco si sono alzate nella notte a Dahiye, caravanserraglio di Hezbollah a Beirut sud. Decine di esplosioni in sequenza hanno sventrato edifici e ridotto in polvere qualsiasi struttura si trovasse sulla traiettoria dei missili israeliani: al mattino, dalle macerie si levava ancora il fumo, focolai resistevano tutt'intorno. "La notte dell'inferno", come l'hanno definita i residenti della capitale libanese tenuti svegli dai boati e dalla terra che tremava anche a distanza. Nelle stesse ore, più a sud, nella Striscia, è partita una nuova micidiale operazione di terra dell'esercito israeliano (Idf) che ha accerchiato migliaia di miliziani di Hamas nascosti tra gli sfollati tornati nel nord di Gaza. Il terzo fronte, l'Iran, si aspetta nelle prossime ore di vedere nei fatti lo spettro agitato da Yoav Gallant: "Chiunque pensi che un semplice tentativo di farci del male ci dissuada dall'agire, dovrebbe dare un'occhiata a Gaza e Beirut", ha detto il ministro della Difesa israeliano.
Tensione alle stelle
La Repubblica islamica, che nel mentre ha sospeso tutti i voli da stasera fino a domani mattina, ostenta sicurezza e manda a dire a Benyamin Netanyahu di "non giocare con il fuoco", come ha dichiarato il comandante della Marina dei pasdaran Alireza Tangsiri. Per mezzo dell'agenzia statale Tasnim, Teheran ha avvertito che "il piano per la risposta ad una possibile azione dei sionisti è stato completamente preparato. Se Israele agisce, ci sarà un contrattacco iraniano", aggiungendo che l'attacco del primo ottobre "ha dimostrato che l'Iran può radere al suolo qualsiasi posto".
Harris: "Dobbiamo aiutare Israele a difendersi"
Nel mentre il Pentagono ha fatto sapere che Gallant mercoledì incontrerà il segretario alla Difesa Lloyd Austin negli Stati Uniti, inducendo a ipotizzare che la finestra per l'operazione in Iran debba necessariamente avere luogo tra domenica notte e martedì, oppure slittare, poiché difficilmente un ministro della Difesa attraverserebbe l'Atlantico nel bel mezzo di una preannunciata rappresaglia "senza precedenti". Ancora dagli Usa sono arrivati gli estratti di un'intervista alla vicepresidente Kamala Harris che sarà pubblicata per intero da 20 Minutes: "Quando pensiamo alla minaccia rappresentata da Hamas, Hezbollah e dall'Iran, credo che sia senza dubbio nostro dovere fare tutto il possibile per consentire a Israele di difendersi da questo tipo di attacchi", ha affermato la candidata democratica alla presidenza. E all'interrogativo se Benyamin Netanyahu sia un alleato, Harris ha risposto: "La frase migliore è 'abbiamo un'alleanza importante tra il popolo americano e quello israeliano' e la risposta a questa domanda è sì". Il premier da parte sua in giornata ha in qualche modo ricucito telefonicamente con il presidente francese Emmanuel Macron, dopo che sabato sera era apparso furibondo in un video postato su X in cui lo incalzava a "vergognarsi": oggi Netanyahu gli ha esposto, di sicuro con minore veemenza, la sua visione, ma Macron - ha riferito l'Eliseo - pur riaffermando che "l'impegno della Francia per la sicurezza di Israele è incrollabile" ha ribadito che "è arrivato il momento per il cessate il fuoco" a Gaza e in Libano.
Israele: "Continueremo finché necessario"
Intanto, alla vigilia degli orrori del 7 ottobre, i commando dell'Idf, con il supporto dell'aeronautica, hanno continuato a distruggere lanciarazzi, armi e tunnel di Hezbollah in territorio libanese. L'Unifil, la forza di pace dell'Onu che presidia la linea blu, ha avvertito che le operazioni israeliane nei pressi delle loro postazioni sono al momento "estremamente pericolose". Ma ulteriori spostamenti delle unità d'élite sono praticamente stati annunciati attraverso le nuove richieste di evacuazione ai civili da 25 località nel Libano meridionale, indicando di dirigersi a nord del fiume Awali. I miliziani hanno mirato direttamente sulla baia di Haifa con due missili balistici - intercettati - e con decine di razzi su città del nord che finora non sono state evacuate. Mentre nella Striscia la 162ma divisione si è spostata da Rafah e dal Corridoio Filadelfia, al confine con l'Egitto, nel nord per attaccare i miliziani di Hamas e della Jihad islamica che in questi mesi di scontri sono riusciti a riarmarsi raggiungendo la parte settentrionale di Gaza attraverso i tunnel. Almeno 17 i morti a Jabalyia, secondo la protezione civile palestinese, tra cui 9 bambini. Colpite tra l'altro una moschea e un'ex scuola. I civili erano stati avvisati ieri pomeriggio dall'Idf di spostarsi dalla zona. "L'operazione continuerà finché sarà necessario", ha detto l'esercito. Poi in serata è arrivata la dichiarazione del capo di stato maggiore Herzi Halevi che, rivolgendosi ai soldati alla vigilia del 7 ottobre, ha affermato "l'ala militare di Hamas è stata sconfitta". E ha voluto ricordare che Israele sta combattendo una "guerra lunga, una guerra che si combatte per il diritto di essere un popolo libero".
L'Egitto ha condannato, in una nota del ministero degli Esteri, il "massacro commesso ieri sera dall'esercito israeliano a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza, provocando decine di vittime e feriti tra i civili".
Le dichiarazioni del ministero
In una dichiarazione del ministero, l'Egitto ha condannato anche tutti gli omicidi commessi dall'occupazione israeliana nei territori palestinesi occupati, compreso il massacro avvenuto pochi giorni fa nel campo di Tulkarem in Cisgiordania, nonché quelli causati dai raid aerei sulla periferia sud di Beirut e su varie zone del Libano. Il ministero degli Esteri ha poi affermato il suo pieno sostegno "alle istituzioni delle Nazioni Unite che operano in circostanze difficili, guidate dall'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi (Unrwa) e dalla Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (Unifil)", sottolineando "il loro ruolo centrale nel sostenere l'azione umanitaria e il ripristino della calma, della stabilità e della sicurezza".
Il capo dell'esercito israeliano, rivolgendosi ai soldati alla vigilia del 7 ottobre, ha affermato che l'ala militare di Hamas è stata "sconfitta".
Un anno dopo
"È passato un anno e abbiamo sconfitto l'ala militare di Hamas. Abbiamo inferto un duro colpo a Hezbollah, che ha perso tutti i suoi alti dirigenti. Non ci fermeremo", ha affermato il generale Herzi Halevi.
"Una guerra lungo per un popolo libero"
Israele sta combattendo una "guerra lunga", ha detto il capo dell'esercito israeliano rivolgendosi alle truppe alla vigilia dell'anniversario dell'attacco del 7 ottobre. Una guerra che si combatte per il "diritto di essere un popolo libero", ha aggiunto.
"Le restrizioni alle armi a Israele rafforzano solo l'asse del terrore dell'Iran", ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in una telefonata al presidente francese Emmanuel Macron all'indomani di un duro botta e risposta a distanza tra i due. Le operazione dell'Idf contro Hezbollah - ha aggiunto Netanyahu secondo quanto riferito dal suo ufficio e citato dai media israeliani - "creano l'opportunità di cambiare la realtà in Libano verso la stabilità, la sicurezza e la pace nell'intera regione".
La risposta di Macron
"L'impegno della Francia per la sicurezza di Israele è incrollabile", ha assicurato dal canto suo il presidente francese Emmanuel Macron nel corso della telefonata con Netanyahu, affermando però allo stesso tempo che "è arrivato il momento per il cessate il fuoco" a Gaza e in Libano, ha riferito l'Eliseo.
La settima vittima dell'attentato del primo ottobre a una stazione del metrò di Jaffa, nel sud dell'area metropolitana di Tel Aviv, è un cittadino italiano di 33 anni. Lo ha confermato l'ambasciata italiana a Tel Aviv in seguito ad accertamenti con l'Interpol e la polizia israeliana nel primo pomeriggio di oggi. L'unità di crisi della Farnesina ha informato i familiari più stretti della vittima in Italia.
Più di 150 siti di Hezbollah sono stati colpiti ieri durante le operazioni di terra nel Libano meridionale. Tra gli obiettivi colpiti dall'aeronautica militare israeliana postazioni di lancio di missili anticarro, cellule di miliziani, tunnel e depositi di armi, afferma l'Idf. Secondo l'Idf, le truppe della 98ma e 36ma divisione hanno individuato e distrutto depositi di armi, tunnel e altre infrastrutture del gruppo fondamentalista nei villaggi del Libano meridionale.
Il comandante della Marina dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, Alireza Tangsiri, ha avvertito il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu di "non giocare col fuoco", dopo che quest'ultimo ha minacciato di attaccare l'Iran in risposta al lancio di missili del primo ottobre su Israele.
L'Iran ha piani per ogni situazione
"Abbiamo elaborato una serie di scenari per affrontare i nemici", ha sottolineato Tangsiri. L'Iran ha piani per ogni situazione ed è pienamente pronto ad affrontare qualsiasi circostanza, ha aggiunto, citato da Tasnim.
E' di un morto e dieci feriti il bilancio di un attacco terroristico alla stazione centrale degli autobus di Beersheba, nel sud di Israele: una donna di 25 anni è morta a causa delle ferite riportate, hanno detto i soccorritori.
Le prime ipotesi
La polizia sta indagando per stabilire se l'attacco sia stato compiuto sia con accoltellamento che con colpi d'arma da fuoco. L'autore dell'attentato è un arabo israeliano originario del Negev, hanno riferito i media di Tel Aviv. L'attentatore, secondo i testimoni, è sceso da un autobus aprendo il fuoco probabilmente con un fucile automatico. Il terrorista che ha compiuto l'attacco è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco, ha riferito il servizio ambulanze Magen David Adom.
Pochi minuti fa, l'Idf ha colpito un dei centri di comando del gruppo di terroristi di Hamas, installato dentro l'ex scuola Khalifa bib Zayed, nel nord di Gaza. Lo ha reso noto l'Idf affermando che la postazione veniva usata da Hamas per colpire Israele e le sue truppe.
Negli ultimi dodici mesi in Israele sono stati uccisi 885 civili in attacchi terroristici, tra cui 809 vittime del massacro del movimento islamista Hamas del 7 ottobre. L'aggiornamento è stato pubblicato oggi dall'Istituto nazionale di assicurazione israeliano, e non include i membri dell'esercito o delle squadre di sicurezza. Da quando Israele è stato fondato nel 1948, circa 3200 civili sono stati uccisi in attacchi terroristici.
A Gaza 41'870 morti
Dal canto suo, sempre oggi, il ministero della sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha fatto sapere che almeno 41'870 persone sono state uccise nei dodici mesi di guerra. I feriti sono 97'166.
Le truppe israeliane stanno circondando il campo profughi di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza, dove il movimento islamista Hamas si sta riorganizzando, malgrado i numerosi raid, fa sapere l'esercito dello Stato ebraico (Idf), che poco prima ha detto di aver avvertito la popolazione palestinese locale, intimandole di evacuare la zona. "Le truppe della 401esima e della 460esima brigata sono riuscite a circondare la zona e stanno conducendo operazioni in quel settore", ha fatto sapere l'Idf.
"Terroristi nel campo"
Quest'ultimo ha indicato che informazioni dei servizi segreti rivelano "la presenza di terroristi e di infrastrutture del terrore nell'area di Jabaliya" ed evidenziano "gli sforzi di Hamas di ricostruire le sue capacità operative in quell'area". "Prima e durante l'operazione, l'Iaf (l'aviazione militare, ndr) ha colpito decine di obiettivi militari nell'area per appoggiare le truppe di terra dell'Idf", dicono ancora i militari dello Stato ebraico. Il portavoce della protezione civile di Gaza, Mahmud Gaza, interpellato dall'agenzia di stampa France-Presse (Afp), ha affermato che diversi raid hanno scosso Jabaliya nelle ultime ore, parlando di "molte vittime". Il campo di Jabaliya è stato bombardato spesso e con regolarità dall'inizio della guerra, un anno fa.
Almeno 21 persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano contro una moschea vicino all'ospedale Al-Aqsa, a Deir al Balah, nella Striscia di Gaza centrale, ha riferito la protezione civile. Ci sono 21 morti e "c'è un gran numero di feriti a seguito del bombardamento da parte dell'occupazione (Israele) di una moschea che ospitava gli sfollati davanti al cancello dell'Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale", ha dichiarato il portavoce della protezione civile, Mahmud Bassal.
Attacco mirato nella notte
Dal canto suo l'esercito israeliano (Idf) ha confermato di avere effettuato nella notte un attacco aereo "mirato" contro una "struttura che in precedenza fungeva da moschea nell'area di Deir al Balah". Nella struttura, si legge in un comunicato pubblicato sul servizio di messaggistica Telegram, si trovava "un centro di comando e controllo" all'interno del quale "operavano i terroristi di Hamas", il movimento islamista al potere a Gaza.
Guerra prosegue anche in Libano
L'aeronautica militare israeliana ha condotto durante la notte "attacchi mirati contro una serie di depositi di armi e siti di infrastrutture terroristiche appartenenti all'organizzazione terroristica Hezbollah nell'area di Beirut". Lo rende noto su Telegram l'Idf. "L'organizzazione terroristica di Hezbollah ha deliberatamente posto i suoi impianti di produzione di armi e gli armamenti sotto gli edifici residenziali nel cuore della città di Beirut, mettendo a rischio la popolazione civile dell'area", prosegue l'Idf in un comunicato. L'emittente televisiva libanese del movimento islamista Hezbollah, al Manar, riporta che i caccia israeliani hanno effettuato nella notte più di 25 raid nelle aree di Al-Mreijeh, Burj Al-Barajneh, Airport Road e Haret Hreik nella parte meridionale di Beirut. Su Telegram, l'Idf indica inoltre di aver individuato nelle ultime ore circa 30 razzi provenienti dal Libano, "alcuni dei quali sono stati intercettati mentre altri sono caduti" nella zona di Kiryat Shmona, nel nord del paese.
Hezbollah: 25 israeliani uccisi in Libano
Oltre 25 tra ufficiali e soldati delle forze d'élite israeliane sono stati uccisi e oltre 130 sono rimasti feriti dall'inizio dell'incursione di terra nel Libano meridionale all'inizio di questo mese, secondo Hezbollah, citato dall'agenzia di stampa governativa turca Anadolu. Hezbollah e Israele sono stati impegnati in una guerra transfrontaliera dall'inizio della guerra di Israele a Gaza, che ha causato oltre 41'800 morti, la maggior parte delle quali donne e bambini, in seguito a un attacco del gruppo islamista palestinese, Hamas, lo scorso ottobre. Almeno 2036 vittime sono state uccise da attacchi israeliani in Libano, oltre 9500 feriti e 1,2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case, secondo le autorità libanesi.
Resistenza Iraq colpisce Israele con missili
Secondo l'agenzia di stampa della Repubblica islamica (Irna, controllata dal governo), la resistenza islamica in Iraq afferma di aver lanciato una serie di attacchi con droni e missili contro obiettivi israeliani vitali nei territori occupati. La coalizione di gruppi di resistenza ha affermato in una dichiarazione di ieri di aver preso di mira tre obiettivi vitali nei territori occupati del nord con droni. La resistenza irachena ha affermato che l'operazione è stata intrapresa a sostegno di Gaza e del Libano, che sono sotto incessanti bombardamenti israeliani. In un'altra dichiarazione, il gruppo ha affermato di aver lanciato missili da crociera avanzati Al-Arqab verso obiettivi vicino alla città costiera di Haifa e nei territori occupati del sud.
I giorni delle festività solenni, Capodanno e a seguire Shabbat, coincidono con il momento storico più grave in Israele dalla guerra di Kippur, 50 anni fa.Vertici militari, intelligence, apparati della sicurezza stanno lavorando senza sosta alla preparazione di piani su più fronti. Primo fra tutti la risposta all'Iran dopo il vasto attacco del primo ottobre che, come hanno riferito fonti Usa, sarebbe "imminente". Poi la sicurezza interna in vista di temuti attentati ai civili nell'anniversario del 7 ottobre e l'ampliamento delle operazioni a Gaza a un anno dal massacro. Quindi l'allargamento delle operazioni di terra nel Libano del sud, raid martellanti sul quartiere dove è basato Hezbollah a Beirut, il blocco militare dello spazio aereo libanese, oltre al bombardamento - dopo quelli di altri varchi nei giorni scorsi - del valico di Masnaa, tra Siria e Libano, per impedire l'arrivo di armi spedite alle milizie sciite.
Netanyahu: "Abbiamo il dovere di rispondere agli attacchi"
"L'Iran è dietro tutte le minacce contro di noi. Hanno lanciato centinaia di missili contro di noi in uno dei più grandi attacchi della storia. Nessun Paese al mondo accetterebbe un simile attacco, e nemmeno Israele lo accetterà. Abbiamo il dovere e il diritto di difenderci e di rispondere a tali attacchi. Ed è ciò che faremo", ha annunciato in serata senza mezzi termini Benyamin Netanyahu puntando tra l'altro il dito contro il leader francese Emmanuel Macron che si era appellato ad un embargo verso Israele di quelle armi che utilizza a Gaza. "Vergogna", gli si è rivolto il premier israeliano, assicurando che lo Stato ebraico "vincerà con o senza il suo sostegno" e quello di "altri leader occidentali". Ma "la loro vergogna - ha accusato Bibi - durerà a lungo", anche dopo che la guerra sarà vinta.
Al tavolo di coordinamento militare è atteso il capo del Comando militare centrale USA
In giornata c'erano stati incontri tra i massimi vertici dell'Idf e rappresentanti dei Paesi alleati per coordinare l'operazione contro Teheran. Anche i comandanti militari dello Stato ebraico sono stati netti: "Non si può ignorare ciò che ha fatto l'Iran". Come ha riferito venerdì il Washington Post descrivendo diversi video, circa 25 ordigni hanno superato il sistema di difesa colpendo o esplodendo nelle vicinanze di almeno tre siti militari e di intelligence. Ben 20 missili balistici hanno centrato la base aerea di Nevatim, tre quella di Tel Nof, almeno due missili sono atterrati vicino al quartier generale del Mossad a Glilot. Una guerra aperta mai vista in precedenza. Al tavolo di coordinamento militare è atteso il capo del Comando militare centrale Usa, il generale Michael Kurilla che, nonostante le dichiarazioni pubbliche del commander in chief Joe Biden, con la sua presenza in Israele dimostra che i piani per la rappresaglia sono passibili di aggiustamenti, ma non sono in discussione. Il presidente Usa ha avvertito Netanyahu suggerendo "alternative" all'ipotesi di colpire gli impianti petroliferi iraniani. Così come nei giorni scorsi aveva detto che non "era una buona idea" attaccare il nucleare. Su questo argomento, quando in Israele era notte, un alto funzionario del dipartimento di Stato americano ha detto alla Cnn che Israele non ha fornito all'amministrazione Usa garanzie che non attaccherà gli impianti nucleari: "Non è fuori discussione, ci aspettiamo di vedere un po' di saggezza oltre alla forza, ma non ne abbiamo garanzia", ha commentato.
Si va verso una risposta "grave e significativa"
Dal canto suo l'Idf sabato ha lasciato trapelare che la risposta all'attacco delle guardie rivoluzionarie sarà "grave e significativo". Dal punto di vista degli analisti in patria, una semplice operazione punitiva e deterrente i cui risultati sarebbero solo a breve termine non ha senso. E qualcuno si spinge ad immaginare l'inizio di "una campagna a lungo termine che porti alla caduta del regime iraniano", come ha sottolineato Ynet. Negli Stati Uniti i timori dell'amministrazione Biden per un allargamento ulteriore della crisi vanno di pari passo con il lavoro dietro le quinte per impedire l'aumento dei prezzi dell'energia a un mese dalle elezioni americane. Gli Usa temono che l'Iran e i suoi seguaci nella regione cercheranno di danneggiare gli alleati arabi degli Stati Uniti in Medio Oriente, Arabia Saudita, Emirati e Giordania in primis.
Dubbi sulla sorte del successore di Nasrallah
A Beirut intanto i soccorritori, a causa dei continui bombardamenti dell'Iaf, non sono ancora riusciti a recuperare le vittime dell'attacco nel quartiere sciita dove, secondo funzionari dello Stato ebraico, sarebbe stato ucciso il successore di Hasan Nasrallah, Hashem Safieddine. Del quale si sono persi i contatti da giorni. Con lui nel sito bombardato c'era probabilmente anche il generale Esmail Qaani, capo delle forze Quds dei pasdaran, nominato nel 2020 dopo l'assassinio di Qassem Soleimani a Baghdad in un'operazione Usa. La sua sorte non è ancora chiara, mentre è stata confermata dall'Idf l'uccisione del capo del braccio armato in territorio libanese Mohammed Hussein al-Lawis, e di Saeed Atallah Ali, "l'autorità esecutiva di Hamas in Libano". Il capo di stato maggiore Herzi Halevi in serata ha dichiarato che l'Idf deve creare "danni duraturi a Hezbollah, senza dargli tregua". Mentre la forza di pace Onu Unifil, di cui fanno parte oltre 1.000 soldati italiani, ha fatto sapere ufficialmente che non lascerà le posizioni nel sud del Libano, malgrado la richiesta di Israele di "ricollocarsi". Nel cielo sopra Tel Aviv rimbombano di continuo i caccia verso il Libano, rendendo il buio ancora più cupo.
Israele dovrebbe "colpire i siti nucleari iraniani prima e preoccuparsi poi". Ad un mese esatto dal voto, Donald Trump attacca la linea di Joe Biden e offre un assist a Benyamin Netanyahu lasciandogli intendere che, con lui alla Casa Bianca, avrebbe le mani più libere per rispondere all'attacco dell'Iran.
Ci si chiede se il premier israeliano interferirà con le elezioni americane
Un messaggio che irrompe sulla campagna elettorale e arriva proprio mentre fra i democratici serpeggiano i timori di interferenze elettorali da parte del premier israeliano e sale la preoccupazione sulla debolezza di Biden e sull'impatto che la guerra in Medio Oriente potrebbe avere sul 5 novembre. "Netanyahu non farà nulla che possa aiutare le prospettive elettorali" di Kamala Harris, ha osservato con il Financial Times l'ex ministro degli Esteri giordano Marwan al-Mausker. Il premier israeliano, ha notato l'ex diplomatico israeliano Alon Pinkas, "sa giocare" con la politica americana "meglio della maggior parte dei politici statunitensi. E sta surclassando Biden".
Biden: "No a attacchi a siti nucleari e a pozzi petroliferi iraniani"
Il presidente ha cercato smorzare le preoccupazioni sul crescente isolamento e la perdita di influenza degli States in Medio Oriente. Fra gli Usa e Israele i contatti sono costanti, "anche per 12 ore al giorno", ha assicurato Biden, che si è detto contrario ad attacchi ai siti nucleari iraniani e venerdì ha frenato anche su quelli ai pozzi petroliferi, temendo un balzo dei prezzi dell'energia a poche settimane dal voto. Ma non è chiaro se i suoi appelli saranno ascoltati o meno da Netanyahu, a cui spetta la decisione ultima e che, negli ultimi mesi, ha sorpreso più di una volta l'amministrazione con le sue mosse. Israele, ha riferito un funzionario del dipartimento di Stato alla Cnn, non ha dato garanzie sull'esclusione dei siti nucleari dai papabili target. Ed è "davvero difficile" dire se utilizzerà l'anniversario dell'attacco del 7 ottobre per vendicarsi di Teheran, ha aggiunto.
Le preoccupazioni statunitensi per Medioriente e regione dell'Indo-Pacifico
Mentre le consultazioni proseguono, il Pentagono si sta spaccando sulla rafforzata presenza americana in Medio Oriente. All'interno del dipartimento della Difesa molti sono convinti che la presenza statunitense nell'area limiti i rischi di una guerra più ampia. Altri invece temono che possa incoraggiare un'offensiva israeliana senza freni. La preoccupazione, riporta il New York Times, è che Netanyahu si senta totalmente protetto e decida quindi di alzare la mira dei suoi obiettivi. Ad agitare il Pentagono è anche il timore che la crescente attenzione al Medio Oriente sottragga risorse alla regione dell'Indo-Pacifico, dove un'invasione di Taiwan da parte di Pechino o le tensioni crescenti nel Mar Meridionale della Cina potrebbero far finire la situazione fuori controllo.
Il capo dell'esercito israeliano Herzi Halevi ha promesso di non allentare la presa nella battaglia militare contro il movimento libanese Hezbollah.
"No a concessioni e tregua"
"Dobbiamo continuare a fare pressione su Hezbollah e causare danni aggiuntivi e continui al nemico, senza concessioni e senza tregua", ha affermato il tenente generale Halevi in una dichiarazione.
Un'ondata di attacchi aerei contro le postazioni della divisione dei servizi segreti di Hezbollah nella capitale libanese Beirut è stata lanciata dall'aeronautica israeliana nelle ultime ore, riferisce oggi pomeriggio l'esercito dello Stato ebraico (Idf). Durante la notte sono stati effettuati altri attacchi a Beirut che, sempre secondo l'Idf, hanno preso di mira depositi di armi, sale di comando e altre infrastrutture. Nel frattempo, circa 60 razzi sono stati lanciati oggi verso il nord di Israele in due raffiche in Galilea. Molti sono stati intercettati ma alcuni hanno colpito Karmiel e Deir al-Asad, ferendo tre persone e causando danni, aggiungono le forze armate.
Nella mattinata, nonostante sia Shabbat, si sono tenuti al ministero della Difesa a Tel Aviv colloqui con rappresentanti di Paesi alleati di Israele al fine di coordinare l'azione contro Teheran. Alle riunioni hanno preso parte alti funzionari dell'esercito. Ynet riferisce che l'Idf abbia detto che "non si può ignorare ciò che ha fatto l'Iran". In precedenza, funzionari americani in una conversazione con il media israeliano hanno stimato che l'attacco israeliano all'Iran sia "imminente". Intanto sta arrivando in Israele il capo del Comando militare centrale Usa, generale Michael Kurilla.
Verso un'estensioni delle operazioni a Gaza
Nel frattempo secondo fonti militari israeliane, l'esercito si sta preparando ad espandere le operazioni di terra nella Striscia di Gaza in coincidenza con l'anniversario del 7 ottobre. Le evacuazioni indicate dall'esercito in mattinata a Nuseirat e Bureij, nella zona centrale di Gaza, sarebbero il segnale dell'ampliamento degli attacchi, sottolineano i media nazionali. Le zone evacuate si trovano subito a sud del corridoio Netzarim, dove l'esercito mantiene una presenza semipermanente. Commando e unità d'élite Yahalom dell'esercito israeliano hanno demolito diversi tunnel di Hezbollah che venivano utilizzati per avvicinarsi al confine israeliano nel Libano meridionale, ha riferito l'Idf. I soldati hanno anche individuato e distrutto depositi sotterranei di armi, posti di osservazione e postazioni di lancio di razzi nei villaggi. L'Idf sta conducendo raid mirati, basati sull'intelligence, contro infrastrutture terroristiche situate sia in superficie che in profondità, obiettivi situati in aree montuose, boscose e densamente edificate, dove sono stati piazzati esplosivi.
Le forze di difesa israeliane (Idf) stimano di aver ucciso finora più di 400 militanti di Hezbollah durante le operazioni di terra nel Libano meridionale. Secondo l'esercito, i miliziani, tra cui molti comandanti sul campo, sono stati colpiti sia durante gli attacchi aerei che durante scontri diretti con le truppe.
L'inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Amos Hochstein, ha criticato duramente come una "informazione irresponsabile" quella che sostiene che gli Stati Uniti abbiano dato a Israele il via libera per lanciare un'offensiva di terra in Libano. "Un sacco di resoconti sbagliati e irresponsabili in questi ultimi giorni. Gli Stati Uniti non hanno dato 'luce verde' alle operazioni militari in Libano", ha scritto Hochstein su X. "Alla fine, solo una risoluzione diplomatica consentirà ai residenti di tornare a casa. Continuiamo a lavorare con i governi di Israele e Libano sulla strada migliore per ripristinare la calma", ha aggiunto.
Hezbollah afferma in un comunicato di aver lanciato dei missili sulla base aerea israeliana di Ramat David, nel nord di Israele vicino a Haifa, a 45 km dalla frontiera libanese, e di avere colpito un carro armato israeliano Merkava sconfinato nel sud del Libano, non lontano dal confine.
Il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) in lingua araba ha inviato sui social una richiesta di evacuazione da alcune zone di Gaza dove sono "in corso attività terroristiche". L'esercito ha indicato alla popolazione di spostarsi nell'area umanitaria pubblicando la mappa degli isolati dove stanno operando i miliziani di Hamas.
Fonti egiziane hanno riferito al quotidiano del Qatar al Arabi al Jadeed che l'esercito israeliano ha costruito "infrastrutture" nel Corridodio Filadelfia, al confine tra Gaza e il deserto egiziano. Lungo l'asse sarebbe stati messi pali della luce con telecamere di sorveglianza, oltre a torri di guardia. Il media riferisce anche che le forze egiziano hanno riparato i danni dei bombardamenti lungo il confine.
Il successore del defunto Nasrallah alla guida di Hezbollah, Hashem Saffiedine, sarebbe effettivamente stato ucciso in un raid mirato israeliano nella zona di Beirut e Israele ne avrebbe le conferme, secondo quanto scrive l'agenzia saudita Al Hadath questa mattina. La notizia è riportata dai media israeliani, che però affermano di non avere riscontri effettivi della sua morte.
Israele dovrebbe colpire i siti nucleari iraniani, è quanto ha affermato Donald Trump, nel corso di un comizio in North Carolina. "La risposta doveva essere: colpite il nucleare prima e preoccupatevi poi", ha detto il tycoon a chi gli chiedeva cosa pensasse della risposta data dal presidente americano Joe Biden sulla possibilità che lo Stato ebraico colpisca gli impianti atomici di Teheran. Biden si è detto contrario e nelle ultime ore ha frenato anche sul colpire i giacimenti petroliferi. "Se lo faranno, lo faranno. Scopriremo quali sono i piani" di Israele, ha aggiunto Trump. Il governo israeliano, secondo quanto riferito da Biden, non ha ancora definito la sua risposta all'attacco dell'Iran
Un'esplosione è stata udita e del fumo è stato visto salire dai sobborghi meridionali di Beirut la scorsa notte, ha affermato l'agenzia di stampa britannica Reuters. Una serie di deflagrazioni è stata udita stanotte nei sobborghi meridionali della capitale libanese, dopo che le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno emesso altri ordini d'evacuazione per alcune parti della zona. Del fumo è stato visto alzarsi anche dall'area vicino all'aeroporto di Beirut.
Militari israeliani costretti al ritiro
Hezbollah ha affermato stanotte di essere stato coinvolto in scontri con le truppe israeliane al confine libanese, dopo aver precedentemente affermato di aver costretto i militari dello Stato ebraico a "ritirarsi" in quella zona. Allarmi e sirene anti-missile stanno risuonando in tutto il nord di Israele, compresi Nazareth, Yokneam, Migdal HaEmek, e nelle pianure di Esdraelon e di Wadi Ara, incluse le comunità di Ramat Yishai, Megiddo, Shimsheet, Ganigar, Gevat, Manshiya Zabda, Sde Yaakov, Yifat, Kfar Yehoshua, Ramat David, la stazione ferroviaria di Kfar Baruch, Beit She'arim, Sarid, and Nahalal. Sirene anche a Midrakh Oz, Mishmar HaEmek, HaYogev e HaSolelim e dintorni, ha scritto Ynet.
Colpito sito di Hezbollah nel sud del Libano
Dal canto suo l'Idf ha dichiarato di aver colpito durante la notte un centro di comando e un gruppo di terroristi di Hezbollah che stavano operando dentro una moschea adiacente all'ospedale Salah Ghandour, nel sud del Libano. La postazione, dice l'Idf, veniva usata per attaccare Israele. L'Idf ha reso noto che prima del raid dell'Aeronautica i residenti sono stati informati che si dovevano spostare e sono stati presi contatti con le amministrazioni dei villaggi.
Il leader delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, Sayyed Attaullah Ali, è morto in un attacco israeliano in Libano: lo rende noto lo stesso movimento islamista palestinese, citata dai media locali. "Ali e tre membri della sua famiglia" sono stati uccisi da "un bombardamento sulla loro casa nel campo profughi di Dawi a Tripoli, nel nord del Libano", afferma Hamas su Telegram.
La Guida suprema della Repubblica islamica decide di non nascondersi. Nel momento più difficile per l'Iran, sotto scacco per i duri colpi inferti da Israele ai movimenti islamisti Hamas e Hezbollah, e con lo spettro di subire a breve un attacco diretto di vasta portata, Ali Khamenei è riapparso in pubblico guidando la preghiera del venerdì per la prima volta dopo quattro anni.
"Continueremo a lottare per la vittoria"
Il 7 ottobre marcato con il sangue dalle milizie palestinesi ed i missili iraniani lanciati contro lo Stato ebraico sono state azioni "legittime", e l'asse della resistenza "continuerà a lottare per la vittoria" nonostante la morte dei suoi leader: sono questi i messaggi che l'ayatollah ha inviato a nemici ed alleati, davanti alle migliaia di fedeli riuniti a Teheran, anche per commemorare l'uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Un sermone in cui tutto contava, dalle parole all'iconografia. Come dimostra il fucile piazzato sul palco, a beneficio delle telecamere di tutto il mondo. Ad una settimana dalla morte del capo di Hezbollah - che pare sia stato provvisoriamente sepolto in un luogo segreto - Khamenei ha rinunciato per qualche ora alle rigide misure di sicurezza. Non guidava la preghiera dall'uccisione del generale Qassem Soleimani per mano americana nel 2020. Alla grande moschea di Teheran ha elogiato Nasrallah, simbolo dei "martiri" caduti nella guerra contro Israele, accanto a Ismail Haniyeh, già capo dell'ufficio politico di Hamas, ucciso a Teheran alla fine di luglio, e ai tanti comandanti militari di Hamas e Hezbollah. Una guerra che, è il mantra dell'Iran, è condotta a scopi difensivi per rispondere ai "crimini sorprendenti" di Israele. Così anche l'imponente operazione di martedì scorso, con duecento missili lanciati in territorio nemico, è stata "del tutto legale", anzi è stata "una punizione minima". Nel sermone, in persiano e in arabo, è stato poi lanciato un appello a tutte le nazioni musulmane, "dall'Afghanistan allo Yemen, da Gaza al Libano", a "cingere una cintura di difesa" contro il "nemico comune".
La situazione attuale
Quella di Khamenei è apparsa come un'ostentazione di forza del regime, quasi a voler esorcizzare la grave minaccia alle porte. L'ipotesi che prende sempre più corpo è quella di un attacco israeliano alle infrastrutture energetiche e petrolifere iraniane, che affosserebbe un'economia già in crisi. Un blitz su cui Israele si sta confrontando con gli Stati Uniti, e che potrebbe scattare da un momento all'altro. È uno scenario vissuto con comprensibile preoccupazione a Teheran, tanto che i pasdaran (il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) hanno provato a scoraggiare il nemico minacciando di reagire prendendo a loro volta di mira le raffinerie e i giacimenti di gas israeliani. Allo stesso tempo l'Iran continua a tessere la sua tela diplomatica per abbassare la temperatura nella regione. Così il ministro degli esteri Abbas Aragchi è volato a Beirut sotto le bombe per incontrare il collega libanese, sostenendo la necessità di un cessate il fuoco simultaneo con Israele a Gaza e in Libano.
La cronaca dal fronte
Le forze armate israeliane (Idf) invece hanno continuato a martellare nel nord. La periferia meridionale di Beirut, roccaforte di Hezbollah, nella notte è stata bersagliata dai raid. Il principale obiettivo, secondo quanto è filtrato da Gerusalemme, era Hashem Safieddine, probabile successore di Nasrallah. Israele ritiene che sia morto. Quanto alla guerra al confine, è stato esteso l'ordine di sfollamento ai civili libanesi a 35 villaggi. Ma anche tra le truppe di Tel Aviv si continuano a contare perdite: nel Golan due soldati sono rimasti uccisi da un drone lanciato dall'Iraq, dove sono attive milizie sciite filoiraniane. E si continua a combattere e a morire anche nei Territori palestinesi. Un raid israeliano a Tulkarem, in Cisgiordania, ha provocato almeno 18 morti. Almeno nove vittime, secondo l'Idf, erano miliziani di Hamas, incluso il capo locale, Abd al-Razeq Oufi. Era accusato di pianificare un attentato a breve, in vista delle commemorazioni per il 7 ottobre. C'è poi il fronte del movimento sciita Huthi che, armato da Teheran, attacca i mercantili occidentali nel Mar Rosso in rappresaglia per Gaza. Le milizie yemenite sono state colpite nuovamente da raid britannici e americani, che stavolta hanno cambiato strategia: finora avevano preso di mira le infrastrutture costiere, ora invece hanno attaccato più in profondità. Tra i nuovi bersagli, anche la capitale Sanaa.
La risposta di Israele all'attacco all'Iran è ancora oggetto di discussione: Israele dovrebbe cercare "alternative" a quella di colpire gli impianti petroliferi iraniani, ha detto il presidente degli Usa Joe Biden. "Stiamo facendo molto per evitare una guerra totale in Medio Oriente", ha aggiunto. Intanto, un gruppo di deputati democratici chiede all'amministrazione di Biden di mettere fine alla "cultura dell'impunità" israeliana, che sta portando spargimento di sangue a Gaza e in Libano. In una lettera inviata al Dipartimento di Stato e al Pentagono, e riportata dal blog HuffPost (noto fino al 2016 come The Huffington Post), cinque deputati esortano la Casa Bianca a far rispettare le leggi, e in particolare la norma di Leahy, che vieta i finanziamenti americani alle forze militari straniere accusate di gravi violazioni dei diritti umani. "Quando funziona correttamente, la legge di Leahy ha due obiettivi: impedire la complicità degli Stati Uniti in gravi violazioni dei diritti e scoraggiare le violazioni incentivando i governi stranieri a ritenere responsabili i colpevoli. Tuttavia, la legge Leahy può servire solo quando è applicata", recita la missiva.
L'emittente televisiva israeliana Keshet 12 (canale 12) riporta che un alto funzionario della sicurezza israeliano ha recentemente detto alle famiglie degli ostaggi detenuti a Gaza che l'apparato di sicurezza del paese ritiene che gli intensi combattimenti delle forze armate dello Stato ebraico nel nord si concluderanno in due o tre settimane. L'obiettivo - secondo il funzionario - sarà quindi quello di raggiungere un accordo diplomatico con l'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah che consentirebbe a Israele di ottenere un accordo sugli ostaggi, scrive dal canto suo il quotidiano in linea The Times of Israel.
"Oltre 100 bambini in Libano sono stati uccisi negli ultimi 11 giorni, più di 690 feriti a causa della drammatica escalation del conflitto nelle ultime settimane. Dal 20 agosto, il numero di bambini feriti nel conflitto è aumentato drasticamente, portando il numero totale di feriti nell'ultimo anno al 2 ottobre a 890, secondo il ministero della Sanità pubblica libanese". Lo afferma, in una nota, l'Unicef aggiungendo che nell'ultimo anno sono stati uccisi almeno 127 bambini. Ed ancora: più di 400.000 bambini sono stati sfollati dalle loro case e almeno 10 ospedali hanno subito danni, tra cui un'unità di terapia intensiva neonatale. "Questo conflitto disastroso sta imponendo un tributo tremendo ai bambini - ha detto la direttrice regionale dell'Unicef Adele Khodr - I medici ci raccontano di aver curato bambini insanguinati, contusi e pieni di fratture, che soffrono sia fisicamente che mentalmente. Molti soffrono di ansia, flashback e incubi legati alle esplosioni. Nessun bambino dovrebbe essere sottoposto a situazioni così orribili".
100 tonnellate di forniture mediche d'emergenza
Come risposta l'Unicef ha consegnato 100 tonnellate di forniture mediche d'emergenza, mentre altre 40 tonnellate sono attese nel fine settimana. L'Unicef sta inoltre sostenendo servizi medici in 50 rifugi e sessioni di supporto psicosociale. Data l'entità dei bisogni in Libano, l'Unicef si appella "con urgenza alla comunità internazionale affinché mobiliti il sostegno umanitario e garantisca che le vie di rifornimento in Libano rimangano aperte, consentendo la consegna rapida e sicura di aiuti salvavita ai bambini bisognosi".
Migliaia di persone si sono radunate all'esterno e all'interno della moschea Imam Khomeini Grand Mosalla, nel centro di Teheran, dove si prevede che l'ayatollah Khamenei guiderà, per la prima volta in 5 anni, i sermoni durante le preghiere del venerdì. Lo scrive l'agenzia semi-ufficiale iraniana Mehr. La preghiera seguirà "una cerimonia di commemorazione" per Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, assassinato in un raid israeliano su Beirut venerdì scorso.
Preghiere e poesie
Secondo le immagini trasmesse dall'agenzia di stampa statale Irib, citate da Cnn, prima della funzione diversi oratori hanno recitato preghiere e poesie; alcuni hanno descritto la morte di Nasrallah come un martirio, un atto ritenuto sacro dall'Islam. Tra la folla si potevano vedere diverse bandiere libanesi e palestinesi. L'ultima volta che Khamenei ha guidato le preghiere del venerdì è stato nel gennaio 2020, dopo che l'Iran ha lanciato missili contro una base dell'esercito statunitense in Iraq in risposta all'assassinio da parte degli Stati Uniti del comandante delle Guardie della Rivoluzione Qasem Soleimani.
L'Esercito israeliano (Idf) ha chiesto ai residenti di 35 villaggi nel sud del Libano di "evacuare immediatamente" le loro case: lo scrive su X il portavoce in lingua araba dell'Idf, il colonnello Avichay Adraee, sottolineando che "è vietato spostarsi verso sud". "Le Forze di Difesa non hanno intenzione di farvi del male, quindi per la vostra sicurezza dovete evacuare immediatamente le vostre case e dirigervi a nord del fiume Awli. Salvate le vostre vite", si legge nel messaggio. Mercoledì l'Idf aveva chiesto ai civili libanesi di evacuare una ventina di villaggi nel Libano meridionale. Intanto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è arrivato a Beirut, secondo quanto riporta l'agenzia di stampa statale libanese. La visita era stata anticipata ieri dai media internazionali, secondo i quali Araghchi incontrerà oggi funzionari libanesi.
Almeno 37 persone sono state uccise e 151 sono rimaste ferite negli attacchi israeliani in tutto il Libano ieri, ha affermato il ministero della Salute libanese. Tra questi, nove morti e 24 feriti a Beirut, dove sono stati effettuati diversi attacchi durante la notte, tra cui uno nel centro della città. Citando fonti palestinesi l'emittente araba Al Jazeera afferma dal canto suo che tre persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito una casa a Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.
16 morti in Cisgiordania
L'Anp ha invece reso noto che un raid israeliano a Tulkarem in Cisgiordania ha provocato almeno 16 morti. L'Idf ha confermato il raid aggiungendo che l'attacco è avvenuto durante un'operazione congiunta nella zona con lo Shin Bet e che ulteriori dettagli saranno forniti in seguito, come riportano i media israeliani. L'obiettivo dell'ultimo attacco israeliano a Beirut era il leader di Hezbollah Hashem Safi a-Din, probabile successore di Hassan Nasrallah. Lo riporta Axios, secondo quanto riferito da due funzionari israeliani.
Una fonte vicina a Hezbollah afferma che tra ieri sera e stanotte Israele ha condotto 11 attacchi consecutivi sulla roccaforte del movimento sciita a sud di Beirut, in uno dei bombardamenti più violenti da quando la scorsa settimana lo Stato ebraico ha intensificato la sua campagna militare sul Paese confinante. L'Agenzia di stampa nazionale (Nna) del Libano ha parlato di "più di 10 attacchi consecutivi, in uno dei raid più forti sui sobborghi meridionali di Beirut dall'inizio della guerra israeliana" nel Paese. Nella notte il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa israeliane (Idf), Avichay Adraee, aveva diramato un "avviso urgente" d'evacuazione per i residenti dell'area di Burj al-Barajneh a sud di Beirut, seguito da un altro per il quartiere di Hadath. Un attacco aereo israeliano avrebbe preso di mira anche un magazzino adiacente all'aeroporto di Beirut, secondo la fonte vicina a Hezbollah.
Israele continua a stringere la morsa su Hezbollah, ma l'operazione militare in Libano va di pari passo con i preparativi per colpire l'Iran, in risposta ai 200 missili lanciati da Teheran martedì scorso. Tutto avviene in stretto coordinamento con gli Usa, da dove è arrivata la conferma che lo Stato ebraico vuole assestare un colpo che metta in ginocchio la Repubblica islamica: Joe Biden stesso ha reso noto che sta discutendo con l'alleato della possibilità di raid contro le installazioni petrolifere. In attesa dell'attacco all'Iran, che secondo quanto filtra da Gerusalemme avverrà nei prossimi giorni, i caccia dello Stato ebraico hanno continuato a bombardare Beirut per distruggere i centri nevralgici del movimento sciita: un raid avrebbe centrato il quartier generale dell'intelligence. Mentre sul fronte meridionale l'Idf sta premendo per ricacciare indietro il nemico anche con le truppe di terra, ordinando le evacuazioni dei civili oltre il fiume Litani.
L'attacco iraniano
L'attacco in grande stile sferrato dall'Iran in territorio israeliano, per vendicare la morte di Hassan Nasrallah e di Ismail Haniyeh, rispetto a quello di aprile è stato decisamente più incisivo, con missili più potenti arrivati a destinazione in pochi minuti, alcuni dei quali sono riusciti a eludere le difese israeliane colpendo delle basi militari. Abbastanza da convincere Benyamin Netanyahu che bisogna rispondere al nemico dove fa più male. Quindi non solo le basi da cui sono partiti i missili balistici, ma anche le infrastrutture che tengono in piedi un Paese con un'economia già traballante. Rispetto a questi piani Washington ha posto un sostanziale veto all'opzione di bombardare i siti nucleari, che secondo il premier israeliano sono i luoghi in cui Teheran si sta attrezzando per costruirsi una bomba atomica. Adesso invece è emerso dalla Casa Bianca che attaccare le installazioni petrolifere, essenziali per l'export e per le forniture energetiche interne, è una possibilità su cui i due partner stanno "discutendo". Tanto che il greggio è subito schizzato nelle quotazioni alla borsa di New York.
Israele prepara la risposta
I preparativi israeliani sarebbero quasi ultimati. Nonostante il giorno di festa, il Capodanno ebraico, Netanyahu ha tenuto consultazioni di alto livello per decidere come e quando agire. La tv Channel 12, che cita fonti a conoscenza del dossier, ha parlato di una possibile prossima telefonata tra Netanyahu e Biden. Per dare luce verde al blitz "entro pochi giorni". Da Teheran le preoccupazioni del regime sono state espresse sotto forma di minaccia al G7, che è stato accusato di essere "parziale e irresponsabile" nel suo sostegno a Israele. Un monito lanciato alla vigilia di una giornata dall'alto valore simbolico: i funerali di Nasrallah, con il sermone della Guida suprema Ali Khamenei nella preghiera del venerdì. Sempre in giornata il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi arriverà a Beirut per incontrare funzionari libanesi.
Le parti in guerra
Se l'Iran si prepara al peggio, nel Paese dei cedri la guerra è ormai parte della quotidianità, anche per Beirut. Dove un raid notturno dell'aviazione israeliana ha colpito un centro di soccorso di Hezbollah, uccidendo almeno nove persone. Nella capitale libanese l'Idf ha rivendicato invece di aver preso di mira, oltre agli uffici degli intelligence, anche altri centri di comando. Il più importante bersaglio eliminato, Khider al Shaebia: il capo militare considerato responsabile del raid sul Golan che a fine luglio aveva ucciso 12 bambini che giocavano in un campo di calcio. Nel sud del Paese invece, dove i soldati di Tsahal sono impegnate in incursioni di terra (pagando il prezzo di nove soldati uccisi in tre giorni), è stato chiesto ai civili di 25 località di andarsene immediatamente. Inclusa Nabatieh, una delle più grandi città dell'area. L'obiettivo dell'Idf è liberare il terreno per far arretrare i miliziani di Hezbollah oltre il Litani, in modo definitivo, ha confermato il capo di stato maggiore Herzi Halevi, incontrando i comandanti delle truppe. Ma la situazione rischia di degenerare: l'esercito libanese, che in teoria non dovrebbe essere coinvolto nel conflitto, ha reso noto di aver risposto al fuoco contro le forze israeliane dopo che uno dei suoi soldati è stato ucciso in un attacco. È la prima volta. Quanto a Hezbollah, ha rivendicato di aver respinto una nuova incursione israeliana al confine, mentre sono proseguiti i lanci di razzi verso Israele. Sul fronte di Gaza, che resta drammaticamente vivo nonostante sembri dimenticato, l'Idf e lo Shin Bet hanno annunciato l'uccisione "del terrorista Rawhi Mushtaha, capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza". Il blitz risale a tre mesi fa.
"Israele non permetterà a Hezbollah di tornare a installarsi nel Sud del Libano". Lo ha detto il capo di Stato maggiore israeliano. "Non permetteremo a Hezbollah di posizionarsi in questi luoghi in futuro. I duri colpi a Hezbollah in tutte le aree, a Beirut, nella valle della Beqaa, nel Libano meridionale, continueranno", ha affermato il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi, aggiungendo che le truppe israeliane stanno "eliminando sempre più terroristi, e ogni incontro del genere finisce con noi in vantaggio".
In attesa che si sciolga il mistero sui funerali di Hassan Nasrallah, ex leader di Hezbollah ucciso una settimana fa da Israele e le cui esequie potrebbero svolgersi domani a Teheran, settori politici libanesi preparano il terreno per mantenersi al potere in un eventuale Libano post-Hezbollah. Il luogo dei funerali è ancora sconosciuto. Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi è atteso domani a Beirut. E l'annuncio della sua visita coincide con la diffusione di notizie, da parte di media iraniani, dell'imminenza dei funerali di Nasrallah, a cui potrebbe partecipare proprio il capo della diplomazia iraniana. Fonti libanesi affermano che "per ragioni di sicurezza", dopo i clamorosi attacchi israeliani ai cercapersone e ai walkie talkie e mentre proseguono incessanti i bombardamenti aerei da parte dei jet dello Stato ebraico su Beirut e su altre regioni, le esequie di Nasrallah si svolgeranno in forma ristretta. E che saranno comunque trasmesse in diretta tv per consentire una "virtuale partecipazione di massa".
Ma i funerali di Hassan Nasrallah potrebbero anche tenersi a Teheran. Lo sostengono i media libanesi, che citano fonti politiche iraniane e testimoni oculari di "massicci preparativi" nella capitale iraniana. I media affermano che la cerimonia è prevista per le 10.30 locali (le 8.30 in Svizzera), durante la preghiera del venerdì guidata dal leader iraniano Ali Khamenei nel mausoleo dell'imam Khomeini. La Guida suprema interviene raramente alla preghiera del venerdì e generalmente questo accade in momenti ritenuti critici. L'ultima volta risale al 2020, quando celebrò l'attacco di Teheran contro una base americana in Iraq, in segno di ritorsione per l'uccisione a Baghdad del comandante delle forze Quds delle Guardie rivoluzionarie, Qassem Soleimani.
"Avrebbe accettato un cessate il fuoco"
Dietro le quinte intanto i leader politico-istituzionali libanesi, inclusi gli alleati di lunga data di Hezbollah, lanciano segnali di apertura alle potenze occidentali, cercando di non incrinare troppo i rapporti con la base e i quadri del Partito di Dio. In questo senso vanno lette, secondo analisti, le dichiarazioni del governo uscente di Beirut secondo cui Nasrallah avrebbe accettato un cessate il fuoco con Israele prima di essere ucciso, una settimana fa, in un raid aereo israeliano sulla capitale libanese. Il ministro degli Esteri Abdallah Bou Habib ha affermato che "la parte libanese aveva accettato la proposta di cessate il fuoco" che era in discussione tra libanesi, francesi, statunitensi e israeliani nelle ore prima l'assassinio di Nasrallah. "Il presidente del parlamento Nabih Berri - ha detto Bou Habib - si era consultato con Hezbollah e ne avevamo informato i rappresentanti di Stati Uniti e Francia".
Così facendo, affermano gli analisti, Berri e altri leader libanesi intendono legittimare un eventuale accordo con forze occidentali filo-israeliane presentandolo come già approvato da Nasrallah. Questo potrebbe eviterebbe un conflitto politico - e forse armato - con gli ambienti di Hezbollah, ora più che mai contrari a ogni tipo di accordo col "nemico sionista". La sequenza immaginata da Berri prevede che il Libano si accordi con Washington e Parigi per la creazione di fatto, di una "zona di sicurezza" nel sud del Libano, che soddisfi le richieste di Israele. Per far questo, sostengono gli osservatori a Beirut, c'è bisogno che Israele faccia prima "il lavoro sporco", sconfiggendo Hezbollah con la massiccia offensiva aerea e di terra in corso. Secondo questa ricostruzione, solo un Libano con un Hezbollah molto debole potrebbe accettare un'intesa che prevede, tra l'altro, che l'esercito regolare di Beirut - da anni finanziato dagli alleati di Israele come Stati Uniti, Francia, Arabia Saudita e Gran Bretagna - si dispieghi nel sud del Libano nelle zone bonificate dalla presenza di Hezbollah. E questo in linea con la risoluzione Onu n.1701. Questo progetto prevede anche l'elezione di un presidente della Repubblica libanese - carica vacante da due anni - vicino all'Occidente. Il capo delle forze armate libanesi, il generale Joseph Aoun, è indicato come l'uomo adatto al "nuovo corso".
L'esercito libanese ha affermato di aver risposto al fuoco contro le forze israeliane dopo che uno dei suoi soldati è stato ucciso in un attacco, segnando la prima volta che l'esercito libanese ha partecipato ai combattimenti contro Israele. Lo riporta il Guardian. "Uno dei soldati è stato martirizzato a causa dell'attacco del nemico israeliano a un centro militare nella regione di Bint Jbeil, nel sud. I membri del centro hanno risposto alle fonti di fuoco", ha riferito l'esercito libanese su X.
L'esercito israeliano ha ordinato per la prima volta l'evacuazione di villaggi e città situati a nord del fiume Litani, in Libano, inclusa Nabatieh.
L'esercito israeliano ha chiesto ai civili di 25 località del Libano meridionale di evacuare immediatamente. Nell'elenco delle zone da abbandonare c'è Nabatieh, una delle città più grandi del Libano meridionale. Intanto il ministero della Salute libanese ha aggiornato a 9 il bilancio delle vittime dell'attacco aereo notturno nel centro di Beirut. I feriti sono 14, riporta Bbc.
Hezbollah afferma di aver respinto un tentativo di avanzata israeliana attraverso il confine nel sud del Libano. Hezbollah ha "respinto con il fuoco dell'artiglieria il tentativo delle forze nemiche israeliane di avanzare presso la Porta di Fatima", ha dichiarato il gruppo sciita, un giorno dopo che Israele ha dichiarato che otto dei suoi soldati sono stati uccisi nel sud del Libano, mentre combattevano contro il gruppo sostenuto dall'Iran.
Israele: "Uccisi 15 terroristi"
L'esercito israeliano ha dal canto suo affermato su Telegram di aver colpito "circa 200 obiettivi terroristici di Hezbollah in territorio libanese, tra cui siti di infrastrutture terroristiche, terroristi, depositi di armi e posti di osservazione". Israele sostiene inoltre di aver ucciso "circa 15 terroristi di Hezbollah" in un attacco all'edificio del comune di Bint Jbeil , in cui, secondo quanto afferma, il gruppo stava operando.
L'ex leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, aveva accettato un cessate il fuoco con Israele poco prima di essere ucciso in un raid su Beirut, afferma il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib citato dall'agenzia di stampa turca Anadolu. "La parte libanese aveva accettato": il presidente del parlamento Nabih "Berri si era consultato con Hezbollah e ne avevamo informato i rappresentanti di Stati Uniti e Francia", dice Bou Habib. Il ministro degli Esteri libanese, parlando alla CNN, ha affermato che il presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, si era consultato con Hezbollah, aveva ottenuto il suo consenso al cessate il fuoco e la notizia era stata poi trasmessa agli Stati Uniti e alla Francia. Sia gli Stati Uniti che i francesi, ha affermato, hanno riferito ai libanesi che Netanyahu aveva accettato la dichiarazione di cessate il fuoco rilasciata dal presidente francese Emmanuel Macron e dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Secondo l'agenzia di stampa iraniana Irna, la cerimonia di sepoltura do Nasrallah sarà domani. Irna, che cita a sua volta Sabrin News, non specifica l'ora del funerale e neppure il luogo della sepoltura del leader di Hezbollah.
"Sosteniamo il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nei suoi instancabili sforzi per raggiungere la pace in tutti i conflitti e in particolare in Medio Oriente. Deploriamo gli attacchi ingiustificati contro di lui e il numero inaccettabile di vittime tra gli operatori umanitari delle Nazioni Unite". Lo ha scritto in un tweet l'Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell. In un crescente clima di tensione, ieri Israele ha bandito Guterres dal Paese. Il ministero degli Esteri Israeli Katz ha annunciato che il leader dell'Onu è "persona non grata" nello Stato ebraico, in una mossa che segna probabilmente il livello più basso nei rapporti tra le parti.
Caritas Svizzera si dice molto preoccupata dell'escalation del conflitto in Medio Oriente. Attualmente tutti gli occhi sono puntati sui combattimenti nel Libano, ma a un anno dall'invasione di Israele anche nella Striscia di Gaza la situazione umanitaria resta alquanto precaria. Caritas si rivolge pertanto con sei richieste alla comunità internazionale e alla politica svizzera. Nell'ombra delle attuali azioni belliche tra Hezbollah e Israele, il 7 ottobre ricorre il primo anniversario dell'attacco degli Hamas contro i civili israeliani che causò circa 1'200 morti. Nella successiva offensiva di Israele, secondo le autorità sanitarie, nella Striscia di Gaza ad oggi hanno perso la vita oltre 41'000 palestinesi, tra cui almeno 10'000 bambini.
La situazione nella Striscia
Anche a un anno dallo scoppio della guerra, la situazione della popolazione civile nella Striscia di Gaza resta drammatica. L'approvvigionamento sanitario e alimentare è in gran parte collassato. Secondo alcune stime, quasi mezzo milione di persone, l'equivalente di circa un quarto della popolazione, soffre la fame. La consegna di aiuti umanitari viene tuttavia ostacolata. A settembre sono giunti a destinazione così pochi camion come mai sin dall'inizio del conflitto. Le organizzazioni umanitarie vengono inoltre sempre più spesso prese d'assalto e agli operatori viene rifiutato l'ingresso nel Paese. "Anche se in guerra, Israele non può impedire la consegna di beni essenziali", spiega Peter Lack, direttore di Caritas Svizzera. "Per l'approvvigionamento dei civili devono essere urgentemente allestiti appositi corridoi umanitari".
Massicci flussi di rifugiati, collasso economico
Nel frattempo, le azioni belliche tra Hezbollah e Israele stanno aumentando. Su entrambi i fronti si assiste a massicci flussi migratori. Nel Libano i bombardamenti colpiscono una popolazione che da anni è chiamata ad affrontare una crisi dopo l'altra, come la guerra civile nel Paese limitrofo, in Siria, l'esplosione nel porto di Beirut o la crisi economica che perdura ormai da cinque anni. Circa l'80 per cento della popolazione libanese vive nell'indigenza, più di un terzo è colpita da povertà estrema. Caritas ha esteso i suoi progetti per reagire alle nuove esigenze risultanti dall'inasprimento della violenza. "Il conflitto in Medio Oriente si sta trasformando in un pericoloso incendio su vasta scala e miete giorno dopo giorno nuove vittime civili", sottolinea Lack. "Tutte le parti coinvolte nel conflitto devono rompere immediatamente questa spirale di violenza. In qualità di organizzazione umanitaria facciamo appello alla comunità internazionale, al Consiglio federale, nonché al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati, affinché vengano adottate ora le misure necessarie a fermare questa catastrofe umanitaria".
Le richieste
Caritas Svizzera in concreto, chiede che tutte le parti coinvolte pongano immediatamente fine alla violenza; vengano istituiti corridoi per gli aiuti umanitari e l'approvvigionamento sicuro della popolazione civile nella Striscia di Gaza e nel Libano; siano liberati tutti gli ostaggi israeliani; venga ripristinata una pace duratura e giusta (la Svizzera può e deve fornire un particolare contributo a livello diplomatico); tutte le parti rispettino il diritto internazionale e i diritti umani; la Svizzera porti avanti i suoi aiuti finanziari a favore dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA) operativa anche nel Libano, in Cisgiordania e in Siria.
Tre attacchi aerei hanno colpito il quartiere a sud di Beirut, Dahiyeh, la roccaforte di Hezbollah dove è stato ucciso anche il leader Nasrallah. Lo riportano i media sauditi, ripresi da Haaretz. Il raid israeliano ha preso di mira un centro di soccorso di Hezbollah nel cuore di Beirut, rivela una fonte vicina al movimento. Il bilancio dell'attacco israeliano è di sei morti e sette feriti, secondo il Ministero della Sanità libanese. Intanto Aziz Salha, uno degli autori nel 2000 del linciaggio di Ramallah, è stato ucciso in un bombardamento aereo israeliano nel centro della Striscia di Gaza, rendono noto i media locali.
Linciaggio 2000
Il linciaggio nella città della Cisgiordania fu un violento episodio che avvenne presso la stazione di polizia di el-Bireh, dove una folla palestinese fece irruzione uccidendo e mutilando due militari israeliani che erano entrati accidentalmente nella città controllata dall'Anp. Salha era diventato famoso dopo essere stato fotografato mentre agitava le sue mani coperte di sangue fuori dalla finestra della stazione di polizia. Arrestato e condannato all'ergastolo, venne però rilasciato nel 2011. L'opinione pubblica israeliana fu sconvolta dalla brutalità dell'episodio.
Il gabinetto di sicurezza israeliano ha dichiarato di essere d'accordo sul fatto che la risposta israeliana all'Iran arriverà dopo il coordinamento con gli Stati Uniti. Channel 12 riferisce che la decisione, presa ieri sera, prevede che Israele risponda con la forza all'attacco missilistico dell'Iran, ma prima lavorerà per coordinarsi con gli Stati Uniti, poiché cercherà di colpire siti strategici in Iran.
"Siamo nel mezzo di una dura guerra contro l'asse del male dell'Iran, che cerca di distruggerci. Questo non accadrà, perché saremo uniti e, con l'aiuto di Dio, vinceremo insieme". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in una dichiarazione video. "Salveremo i nostri ostaggi nel sud, riporteremo i nostri residenti nel nord, garantiremo l'eternità di Israele", ha aggiunto riferendosi agli obiettivi ufficiali della guerra. Nel messaggio ha fatto le condoglianze alle famiglie degli otto militari uccisi oggi in Libano.
Due persone sono rimaste uccise a Damasco in seguito a un attacco israeliano, secondo quanto riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Al Arabiya ha segnalato una forte esplosione a Damasco, nel quartiere di Mezze, il centro moderno della capitale siriana. Sui social circolano le immagini dell'esplosione.
Il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi ha affermato che Israele risponderà all'attacco missilistico iraniano, giurando che l'esercito ha la capacità di "raggiungere e colpire qualsiasi punto del Medio Oriente". "E quei nostri nemici che non lo hanno capito fino ad ora, lo capiranno presto", ha detto in una dichiarazione video, durante una visita alla base aerea di Tel Nof. Halevi ha quindi proseguito: "Ieri l'Iran ha lanciato circa 200 missili contro lo Stato di Israele. L'Iran ha attaccato aree civili, ha messo in pericolo la vita di molti civili. Grazie al comportamento appropriato e alla difesa di alta qualità, il danno è relativamente piccolo". "Risponderemo, sappiamo come individuare obiettivi importanti, sappiamo come colpire con precisione e potenza", ha aggiunto.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) consiglia ai cittadini svizzeri di lasciare l'Iran. La situazione nella regione è incandescente dopo che Teheran ieri ha lanciato un attacco contro Israele per vendicare la morte di vari leader di Hezbollah e Hamas. Alle persone di passaporto rossocrociato viene suggerito di abbandonare l'Iran con i propri mezzi, si legge sulla pagina web dei servizi di Ignazio Cassis dedicata ai viaggi nel Paese asiatico. L'evoluzione della situazione è molto incerta, viene aggiunto. Si sconsiglia inoltre di recarsi in Iran, una raccomandazione che già esisteva ed è stata mantenuta. Secondo il DFAE, nel 2022 179 cittadini svizzeri risiedevano nella Repubblica islamica. L'ambasciata svizzera a Teheran è operativa e il personale è in buona salute, ha scritto sempre il DFAE in risposta a una domanda di Keystone-ATS. Tutte le rappresentanze elvetiche all'estero dispongono di piani di sicurezza e di crisi che vengono costantemente rivisti e adattati. Il DFAE consiglia inoltre di lasciare il Libano. La Confederazione non organizza alcuna partenza neanche in questo caso: la decisione di andarsene deve essere presa volontariamente, a proprio rischio e pericolo e a proprie spese.
Teheran ha lanciato 200 missili contro lo Stato ebraico nella sua rappresaglia di ieri sera. "L'Iran ha commesso un grave errore e ne pagherà il prezzo", ha già minacciosamente avvertito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
"Gli incendi violenti in Medio Oriente stanno rapidamente diventando un inferno. Una settimana fa ho informato il Consiglio di Sicurezza sulla situazione allarmante in Libano, da allora le cose sono andate da male a molto, molto peggio". Lo ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres durante la riunione d'urgenza. "Da allora abbiamo assistito a una drammatica escalation, così drammatica che mi chiedo cosa resti del quadro stabilito con la risoluzione 1701", ha aggiunto: "I civili stanno pagando un prezzo terribile, che condanno fermamente". Guterres ha ricordato che "le forze israeliane hanno condotto attacchi aerei incessanti in tutto il Libano, compresa Beirut. Gli Stati Uniti e la Francia, con il supporto di diversi altri paesi, hanno proposto un cessate il fuoco temporaneo che consentisse la ripresa dei negoziati", ma "Israele ha rifiutato quella proposta e ha intensificato i suoi attacchi, tra cui il bombardamento del quartier generale di Hezbollah dove è stato ucciso il suo leader. E' assolutamente essenziale evitare una guerra totale in Libano che avrebbe conseguenze profonde e devastanti", ha ribadito il segretario generale Onu.
Due esplosioni si sono verificate a Copenaghen, capitale della Danimarca, nell’area intorno a Strandagervej e Lundevangsvej dove, fra le altre cose, è situata l’ambasciata israeliana. Lo riportano i media locali. “Nessuno è rimasto ferito e sul posto sono in corso i primi accertamenti”, ha fatto sapere la polizia citata dai media locali.
Tre arresti
La polizia danese ha annunciato di avere arrestato tre persone nell'ambito delle indagini sulle esplosioni avvenute vicino all'ambasciata. In precedenza, le forze dell'ordine danesi avevano indicato su X che le due deflagrazioni non avevano causato feriti. "Nessuno è rimasto ferito e stiamo svolgendo le indagini preliminari sul posto", si legge. "Si indaga - prosegue il messaggio - su una possibile connessione con l'ambasciata israeliana".
La polizia svedese ha riferito che colpi d'arma da fuoco sono stati diretti contro l'ambasciata israeliana a Stoccolma nella serata di martedì, precisando che nessuno è rimasto ferito. Un'indagine è stata aperta per accertare i fatti. Gli agenti sono stati allertati intorno alle 18:00 da una segnalazione riguardante un forte scoppio udito in una strada adiacente all'ambasciata, situata nel centro della capitale svedese. "Abbiamo trovato elementi che indicano spari contro l'ambasciata israeliana, ma non possiamo divulgare ulteriori dettagli poiché l'indagine è ancora in corso", ha dichiarato Rebecca Landberg, portavoce della polizia di Stoccolma, all'AFP.
Nessun arresto
Le autorità hanno confermato che non ci sono stati feriti e che il caso è stato classificato come reato aggravato con armi da fuoco, messa in pericolo della vita altrui e minacce illecite. Non sono stati effettuati arresti, ma l'area è strettamente sorvegliata da telecamere, e la polizia sta attivamente raccogliendo e analizzando prove. Lo stesso giorno, la polizia danese ha aperto un'inchiesta su due esplosioni avvenute in prossimità dell'ambasciata israeliana a Copenaghen, anche in questo caso senza causare vittime.
Cento razzi sono stati lanciati in mattinata dal Libano sul nord di Israele. Dieci abitazioni sono state danneggiate a Metula da colpi diretti. Hezbollah ha sparato anche su Kiryat e sulla Galilea occidentale. Gli allarmi sono continui nella parte settentrionale dello Stato ebraico. Lo riferisce l'esercito israeliano (Idf), che ha inviato messaggi sui social chiedendo ai civili libanesi di evacuare immediatamente una ventina di villaggi nel Libano meridionale. "L'attività di Hezbollah costringe l'Idf ad agire contro di essa, ma non c'è il desiderio di farvi del male", afferma il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba su X. I civili libanesi sono chiamati a dirigersi a nord. "Attenzione, non spostatevi a sud. Ogni movimento verso sud potrebbe mettere a repentaglio la vostra vita", si legge nella dichiarazione.
Tutti i voli in Iran sono stati cancellati fino alle 17 ora locale di domani (le 15.30 in Svizzera). Lo ha detto il portavoce dell'organizzazione per l'aviazione civile iraniana, come riferisce Etemad. Lo spazio aereo iraniano era stato chiuso già ieri notte durante l'attacco missilistico della Repubblica islamica contro Israele.
Aerei da guerra di Israele hanno invece bombardato stanotte un complesso scolastico nel nord di Gaza, quello di "Muscat e Rimal". Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che gli edifici colpiti venivano usati come base operativa da Hamas. L'agenzia di stampa Wafa dà notizia di almeno tre morti e 17 feriti nel raid, sottolineando che la scuola era diventata riparo per gli sfollati palestinesi.
"L'Iran ha usato solo il suo diritto alla legittima difesa, basato sulla Carta delle Nazioni Unite, e ha preso di mira le basi militari e di sicurezza del regime sionista martedì": lo ha detto il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, durante conversazioni telefoniche avute nella notte con i suoi omologhi di Germania, Francia e Regno Unito. "L'attacco di rappresaglia dell'Iran contro Israele è terminato, ma se i sionisti reagiranno, Teheran darà una risposta più severa", ha aggiunto, citato da Mehr. "Avvisiamo qualsiasi terza parte di non interferire in questo conflitto", ha concluso.
Aerei da guerra di Israele hanno invece bombardato stanotte un complesso scolastico nel nord di Gaza, quello di "Muscat e Rimal". Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che gli edifici colpiti venivano usati come base operativa da Hamas. L'agenzia di stampa Wafa dà notizia di almeno tre morti e 17 feriti nel raid, sottolineando che la scuola era diventata riparo per gli sfollati palestinesi.
Sono stati almeno cinque gli attacchi israeliani che hanno colpito stanotte la periferia sud di Beirut, secondo una fonte di sicurezza libanese. L'esercito israeliano ha detto di aver preso di mira i siti di Hezbollah e ha emesso diversi ordini di evacuazione.
Hezbollah afferma di aver affrontato stamattina le forze israeliane che erano entrate nella città libanese meridionale di Odaisseh e di averle respinte. In un messaggio su Telegram citato dai media arabi, la milizia sciita appoggiata dall'Iran scrive di essersi "scontrata" con i soldati di Israele, avergli "inflitto perdite" e averli "costretti a ritirarsi". Si tratterebbe del primo scontro diretto sul terreno tra Hezbollah e le Forze di difesa israeliane (Idf), negato fino a ieri da entrambe le parti.
"L'Iran ha fatto un grosso errore stasera e ne pagherà le conseguenze". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu al gabinetto di sicurezza, citato dai media israeliani. "Chiunque ci attacchi, noi lo attaccheremo", ha detto in un messaggio video. "Ci sono persone a Teheran che non lo capiscono. Lo capiranno. Ci atterremo a ciò che abbiamo stabilito: chiunque ci attacchi, noi lo attacchiamo".
I recenti attacchi aerei di Israele in Libano hanno distrutto circa la metà dei missili e dei razzi che Hezbollah aveva accumulato in più di tre decenni, infliggendo un duro colpo alle capacità della milizia sciita: lo scrive il New York Times, citando anonimamente alti funzionari israeliani e americani. Per questo Hezbollah sta cercando di ottenere nuove armi dal suo sponsor, l'Iran. Ma, sottolinea il quotidiano Usa, l'arsenale del gruppo rimane formidabile, con decine di migliaia di proiettili sparsi in tutto il Libano, e un grande fuoco di fila potrebbe sopraffare il sistema di difesa Iron Dome di Israele.
Aerei da guerra di Israele hanno bombardato stanotte un complesso scolastico nel nord di Gaza, quello di 'Muscat e Rimal'. Le Forze di difesa israeliane (Idf) affermano che gli edifici colpiti venivano usati come base operativa da Hamas. L'agenzia di stampa Wafa dà notizia di almeno tre morti e 17 feriti nel raid, sottolineando che la scuola era diventata riparo per gli sfollati palestinesi.
L'intelligence militare ucraina (Hur) e il Ministero degli Esteri di Kiev hanno evacuato ieri 179 persone dal Libano, nel mezzo all'escalation di violenza in Medio Oriente. Lo rendono noto le autorità ucraine, ringraziando la Polonia e la compagnia aerea SkyUp per l'assistenza nelle operazioni. Kiev specifica che tra gli evacuati ci sono 134 cittadini ucraini, di cui 112 adulti e 22 bambini. "Inoltre sono state evacuate 45 persone di altre nazionalità: cittadini di Polonia, Repubblica Ceca, Lituania, Moldavia, Brasile e Libano", afferma il Ministero degli Esteri ucraino. Anche un cane e un gatto sono stati inclusi nelle operazioni di evacuazione, aggiunge il dicastero citato dai media di Kiev. L'Ucraina ha iniziato a evacuare i suoi cittadini dal Libano all'inizio di agosto, in risposta alle crescenti tensioni nella regione. Kiev ha finora evacuato un totale di 234 persone dal Libano.
Teheran ha lanciato ieri 200 missili contro Israele, ha riferito oggi la tv di Stato iraniana. Le Forze di difesa israeliane (Idf) avevano parlato da parte loro di circa 180 missili sparati dall'Iran contro il territorio dello Stato ebraico, la maggior parte dei quali intercettati. (ANSA-AFP).
"Risponderemo adeguatamente a qualsiasi attacco iraniano a truppe o asset americani": lo ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder in un briefing con i reporter.
L'attacco iraniano a Israele appare essere stato "sconfitto e reso inefficace", grazie alla "professionalità dell'Idf e al supporto americano", e non ha causato vittime né danni agli asset del Paese, secondo i primi accertamenti: lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan in un briefing con i reporter alla Casa Bianca.
Sullivan ha inoltre confermato che "l'Iran ha lanciato quasi 200 missili contro target israeliani". "Ci consulteremo con Israele sui prossimi passi" e "continueremo a monitorare la situazione per ulteriori minacce e attacchi dall'Iran e dai suoi alleati", ha aggiunto il consigliere per la sicurezza Usa.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken giudica da parte sua "totalmente inaccettabile" l'attacco dell'Iran a Israele. "Il mondo deve condannarlo", ha detto Blinken.
"Condanniamo questi attacchi sconsiderati da parte dell'Iran e chiediamo a Teheran di fermare ulteriori attacchi, inclusi quelli condotti dalle forze alleate", ha detto il portavoce del Pentagono Pat Ryder in un briefing con i reporter, ribadendo il sostegno incrollabile degli Usa a Israele.
Un funzionario dell'Idf ha detto ai giornalisti che stanotte l'aeronautica militare israeliana "continuerà a condurre attacchi potenti in tutto il Medio Oriente". Lo riferiscono Barak Ravid, reporter di Walla e Axios, e altre fonti di stampa. L'Idf ha inoltre annunciato di aver "eliminato oggi il terrorista Dhu al-Faqar Hinawi, comandante della divisione Imam Husayn in un attacco mirato a Beirut". Hinawi, aggiunge l'Idf, "si è arruolato nell'organizzazione terroristica di Hezbollah e ha ricoperto diversi ruoli, tra cui Capo dell'ingegneria nell'unità Aziz e Capo di Hezbollah nella regione di Aleppo. In seguito è stato nominato Comandante della divisione Imam Husayn" che dall'inizio della guerra "ha trasferito il suo quartier generale in Libano e opera in stretta collaborazione con le unità della regione meridionale di Hezbollah". La divisione, prosegue l'esercito, svolge un ruolo significativo nel combattimento e ha effettuato molti attacchi terroristici dal territorio libanese, siriano e iracheno, tra cui il lancio di numerosi missili anticarro, droni e razzi verso comunità nel nord di Israele, e ha preso parte all'attacco di Uav contro una scuola a Eilat nel novembre 2023.
Il Dipartimento federale degli Affari Esteri prende posizione in merito all'attacco missilistico dell'Iran contro Israele. Lo fa su X, dicendosi "molto preoccupato" per quanto successo e condannando i fatti che "rischiano solo di aumentare il rischio di un'escalation". Per il Dfae "le ostilità deve cessare immediatamente in modo da arrivare a una de-escalation".
"Una risposta di Israele provocherà una reazione devastante": l'Iran, dopo mille cautele, ha battuto un colpo lanciando un attacco missilistico contro lo Stato ebraico. L'azione è stata di vasta portata, con centinaia di missili, ma limitata nel tempo e apparentemente senza provocare grandi danni. Con l'evidente obiettivo di mostrare i muscoli, senza voler scatenare una guerra aperta con il nemico di sempre. È questa la linea che alla fine un riluttante Ali Khamenei ha deciso di adottare, pressato dai falchi che gli chiedevano di approvare una rappresaglia forte per gli omicidi di Hassan Nasrallah e Ismail Haniyeh.
La fotografia della situazione attuale
Il risultato, un blitz analogo a quello di aprile, preannunciato e in gran parte neutralizzato da Israele e dai suoi alleati, che ha consentito a Teheran di salvare almeno la faccia e ristabilire sulla carta un principio di deterrenza nella regione. O forse si è trattato di un azzardo, nella misura in cui Israele ha già assicurato che risponderà con la forza. Il regime degli ayatollah è rimasto profondamente scosso dall'uccisione del leader sciita libanese: ultimo obiettivo importante centrato da Israele, dopo aver smantellato anche i comandi militari del Partito di Dio e avere decapitato Hamas, uccidendo Haniyeh con una bomba piazzata a Teheran. Ma nelle riunioni d'emergenza convocate per fare il punto della situazione sono emerse profonde spaccature nell'establishment, secondo quanto ha ricostruito il New York Times. Khamenei, anche nei suoi interventi pubblici, aveva chiarito che sarebbe stato Hezbollah a vendicare il suo leader e che l'Iran avrebbe soltanto fornito "supporto". Nello stesso modo si era espresso il capo dei Pasdaran, il generale Hossein Salami, inviando un membro dell'élite del suo corpo a Beirut per aiutare Hezbollah a risollevarsi. Ancora più concilianti i toni adottati dal presidente Masoud Pezeshkian all'Assemblea Generale dell'Onu: Teheran, aveva assicurato, sarebbe stato pronto "a deporre le armi se Israele avesse fatto lo stesso". Una linea all'insegna del pragmatismo, in una fase in cui la diplomazia iraniana sta tentando di riprendere il dialogo con l'Occidente sul dossier nucleare, per sfuggire alla morsa delle sanzioni che hanno contribuito ad affossare l'economia del Paese. Un'economia che al contrario subirebbe altri pesantissimi colpi da una guerra aperta con Israele, che gode di una netta superiorità militare.
L'Iran ha dichiarato lo stato di guerra
Sul fronte opposto a Teheran c'è una fetta influente del regime preoccupata per i continui segnali di debolezza fin qui mostrati di fronte alle potenze rivali in Medio Oriente (non solo Israele, ma anche le monarchie sunnite). Una fazione in cui spicca l'ultraconservatore Saeed Jalili, che ha esortato a colpire Israele prima che lo facesse il nemico. Una posizione condivisa dall'ayatollah Mohammad Hassan Akthari, secondo cui l'Iran dovrebbe inviare truppe in Libano al fianco di Hezbollah, come aveva fatto per il regime di Assad durante la guerra civile in Siria. Lo stesso Khamenei, che dopo la morte di Nasrallah è stato costretto a spostarsi in un luogo di massima sicurezza, era consapevole che il regime non potesse rimanere a guardare. E così ha autorizzato il bis dell'attacco a Israele del 13 aprile, che non produsse risultati ma fu comunque inedito e dal forte impatto d'immagine (soprattutto a fini interni): una soluzione di compromesso per mettere d'accordo falchi e moderati. Ora si attendono le mosse di Israele. Teheran ha chiuso lo spazio aereo e dichiarato lo stato di guerra. Nella speranza che la guerra vera non scoppi.
L'Iran chiude lo spazio aereo e ferma tutti i voli. "L'Iran è ora in stato di guerra", ha dichiarato il ministero dell'Intelligence iraniano avvertendo che Teheran affronterà i Paesi che dovessero sostenere Israele.
Teheran ha informato Russia e Usa prima dell'attacco
Alti funzionari iraniani hanno detto alla Reuters, ripresa dal sito di Haaretz, che Teheran avrebbe informato la Russia prima degli attacchi missilistici su Israele. Un alto funzionario iraniano ha aggiunto che gli Stati Uniti erano stati allertati dall'Iran tramite canali diplomatici "poco prima dell'attacco".
Joe Biden continua a garantire il suo scudo militare a Israele anche contro l'Iran ma è sempre più umiliato e irritato da Benyamin Netanyahu, che affonda ripetutamente i suoi sforzi per una tregua approfittando della sua debolezza di 'lame duck' a fine mandato e dell'ultimo mese di campagna elettorale americana. Sperando magari che rivinca il suo amico Donald Trump o di incassare tutto il possibile prima che venga eletta Kamala Harris. Ogni volta che la Casa Bianca chiede una soluzione negoziata o un cessate il fuoco, prima a Gaza e poi in Libano, Bibi sfida apertamente il leader Usa rafforzando e allargando la sua offensiva, quasi sempre senza consultarsi o avvisare in anticipo l'alleato americano: dall'uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran a quella del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah a Beirut, decisa mentre il commander in chief lanciava con Parigi una proposta di tregua di 21 giorni in Libano.
La mossa degli Usa e la reazione israeliana
Superata anche l'ultima apparente linea rossa, un'invasione di terra in questo Paese. Tanto da indurre il dipartimento di stato Usa a preannunciare la mossa israeliana nel tentativo di circoscriverne la portata, suscitando l'irritazione di Israele per la "fuga di notizie" che ha messo in pericolo le sue truppe. "Ciò è stato fatto nonostante gli Stati Uniti sostengano l'operazione. Per noi tuttavia è chiaro che sono preoccupati e quindi hanno reso pubblica l'operazione per cercare di limitarla", ha dichiarato un alto dirigente israeliano coperto da anonimato alla tv pubblica Kan del suo Paese. Uno sgambetto tra alleati che la dice lunga sullo stato dei loro rapporti.
La posizione degli Stati Uniti
Il presidente vede allontanarsi sempre di più la speranza di una de-escalation, ora che l'Iran ha deciso di attaccare. "L'amministrazione Biden è rimasta in gran parte spettatrice degli eventi, fornendo a Israele i mezzi militari per condurre queste operazioni ma è stata ripetutamente colta di sorpresa dalle sue azioni", spiega Brian Katulis, senior fellow del Middle East Institute per la politica estera Usa. Il presidente del resto non ha mai usato la leva della sospensione delle forniture militari a Israele, tranne una volta in maggio. Ma ora è troppo tardi e inopportuno nell'ultimo mese di campagna elettorale, dove non può che continuare a ribadire il diritto dell'alleato a difendersi, garantendogli protezione come ha fatto stasera e minacciando Teheran di gravi conseguenze, mentre i suoi ripetuti appelli alla tregua cadono nel vuoto. Così il Pentagono ha rafforzato la postura in Medio Oriente con due portaerei, caccia F-22, F-15E, F-16, A-10 e alcune migliaia di soldati, mettendo in allerta tutte le forze della regione. Ma mentre Biden convoca il consiglio per la sicurezza nazionale con la sua vice per affrontare la minaccia dell'attacco di Teheran e dalla Situation Room ordina all'esercito Usa di abbattere i missili iraniani, Trump ha gioco facile nell'attaccare entrambi. "Il mondo - afferma il tycoon - è in fiamme e sta andando fuori controllo. Non abbiamo una leadership, nessuno che gestisca il Paese. Abbiamo un presidente inesistente, Biden, e una vicepresidente completamente assente, Kamala Harris, che è troppo impegnata a raccogliere fondi a San Francisco... e a organizzare finte foto opportunity. Nessuno è al comando e non è nemmeno chiaro chi sia più confuso: Biden o Kamala".
l Comando interno dell'esercito israeliano ha annunciato che gli israeliani possono uscire dai rifugi, dopo l'attacco di missili iraniani. I residenti sono tuttavia invitati a continuare a seguire le istruzioni. Il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari, citato dai media, ha intanto affermato che l'attacco dell'Iran contro Israele "avrà delle conseguenze. Abbiamo dei piani e agiremo nel momento e nel luogo che sceglieremo". "Siamo in stato di massima allerta in difesa e in offensiva, proteggeremo i cittadini di Israele", ha aggiunto.
Ordine dato da Khamenei
L'ordine di lanciare missili contro Israele è stato dato dal leader supremo iraniano Ali Khamenei. Lo scrive la Reuters nel suo sito web precisando di averlo appreso da un alto funzionario e aggiungendo che dopo l'attacco missilistico di questa sera Khamenei rimane in un luogo sicuro, sempre secondo quanto ha affermato un alto funzionario iraniano.
Starmer sente al telefono Netanyahu
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha avuto una conversazione telefonica con il collega israeliano Benyamin Netanyahu sullo sfondo della rappresaglia missilistica dell'Iran. Lo riportano i media del Regno Unito citando fonti di Downing Street che non precisano per ora i contenuti della chiamata. Starmer sta consultando d'urgenza anche altri leader, in particolare di Paesi mediorientali, fra cui re Abdallah di Giordania.
Guterres condanna l'ampliamento del conflitto
"Condanno l'ampliamento del conflitto in Medio Oriente, con un'escalation dopo l'altra. Questo deve finire. Abbiamo assolutamente bisogno di un cessate il fuoco". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres dopo le notizie dell'attacco missilistico dell'Iran contro Israele.
"Il presidente e la vicepresidente monitorano l'attacco iraniano contro Israele dalla Situation Room e ricevono aggiornamenti. Il presidente ha dato indicazione all'esercito americano di aiutare Israele nella difesa e abbattere i missili che puntano verso Israele". Lo afferma Sean Savett, portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale.
"Abbiamo preso di mira il cuore dei territori occupati oggi in risposta all'assassinio del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah e di un comandante di alto rango della forza Quds, Abbas Nilforoushan, da parte di Israele". Lo hanno reso noto le Guardie della Rivoluzione iraniane in una nota. I Pasdaran hanno messo in guardia da "attacchi devastanti" se Israele dovesse rispondere.
"La risposta legale, razionale e legittima dell'Iran agli atti terroristici del regime sionista, che hanno coinvolto cittadini e interessi iraniani e violato la sovranità nazionale della Repubblica islamica dell'Iran, è stata debitamente eseguita. Se il regime sionista osasse rispondere o commettere ulteriori atti di malevolenza, ne conseguirebbe una successiva e schiacciante risposta. Si consiglia agli stati regionali e ai sostenitori dei sionisti di separarsi dal regime". È quanto scritto pochi minuti fa su X dalla Missione permanente della Repubblica islamica dell'Iran presso le Nazioni Unite.
"L'attacco dell'Iran sta continuando, rimanete in uno spazio protetto fino a nuovo ordine. Le esplosioni che state sentendo sono il risultato delle intercettazioni" dei missili o di frammenti caduti. È il messaggio dell'esercito israeliano (Idf) su Telegram aggiungendo che "la difesa aerea sta identificando e intercettando i lanci".
I voli in arrivo e in partenza da Israele sono stati sospesi per l'arrivo di missili dall'Iran. Gli aerei in arrivo sono stati dirottati verso altre destinazioni. Lo riferisce il portale israeliano Ynet.
"Poco fa missili sono stati lanciati dall'Iran verso lo Stato di Israele". Lo annuncia l'esercito israeliano dando istruzioni alla popolazione di seguire con precisione le istruzioni del fronte interno. "Entrate immediatamente nei rifugi non appena sentite le sirene", si legge nell'allarme dell'Idf. Una pioggia di missili iraniani sta investendo Tel Aviv. Il portale israeliano Ynet scrive di almeno 102 missili per la prima ondata. Un edificio nel nord di Tel Aviv sarebbe stato colpito e danneggiato, riporta ancora Ynet senza fornire ulteriori dettagli. Una seconda ondata di missili sta ha investito Tel Aviv e Gerusalemme intorno alle 19 (ora svizzera). Nei cieli si vede la contraerea in azione. Anche i media di Stato dell'Iran confermano il lancio di missili verso Israele, mentre in tutto lo Stato ebraico risuonano le sirene d'allarme anti missile.
A causa della situazione in Medio Oriente, da oggi la compagnia aerea Swiss evita lo spazio aereo sopra l'Iran, l'Iraq e la Giordania, il che allungherà i tempi di volo verso Dubai, l'India e il Sud-Est asiatico fino a 15 minuti. In precedenza, Swiss aveva già prolungato lo stop ai voli da e per Tel Aviv fino al 31 ottobre e da e per Beirut fino al 30 novembre. La compagnia aerea elvetica ha annunciato stasera di aver deviato il volo odierno per Dubai via Antalya, in Turchia. L'aereo è stato rifornito di carburante e ha proseguito il viaggio al di fuori dello spazio aereo evitato. Stando a Swiss, le misure per eludere il sorvolo di Iran, Iraq e Giordania saranno applicate almeno fino a domani compreso. Anche la casa madre Lufthansa ha cancellato i voli da e per la capitale israeliana fino alla fine di ottobre e da e per la capitale libanese fino al 30 novembre. Swiss sta monitorando costantemente la situazione. I suoi esperti stanno analizzando tutte le informazioni disponibili e sono in contatto con le autorità svizzere e locali, viene precisato.
"Stiamo seguendo seriamente la minaccia di un attacco missilistico da parte dell'Iran contro Israele, potrebbe essere di vasta portata". Lo ha detto in un nuovo briefing il portavoce dell'Idf Daniel Hagari.
Nella notte svizzera Israele ha attaccato il Libano, portando di fatto il conflitto in Medio Oriente in una nuova fase. Come leggere questa nuova escalation? Quali sono gli obiettivi israeliani e che cosa ci si aspetta dall'Iran, chiamato in causa per via del legame con Hezbollah? Ne abbiamo parlato con Claudio Bertolotti, direttore di Start Insight e docente e ricercatore ISPI, l'Istituto di Studi Politici Internazionali.
Che cosa sta accadendo nell'area in cui le truppe israeliane hanno lanciato la loro incursione?
"Israele si trova nella prima fase dell'attacco vero e proprio che dovrebbe essere un'operazione di terra. Siamo quindi nella fase preparatoria in cui gli obiettivi principali, ovvero i sistemi difensivi di Hezbollah, vengono distrutti per far sì che l'esercito israeliano riduca i rischi in termini di impatto nel mondo in cui metterà piede in questi territori. L'obiettivo parziale è di creare una fascia demilitarizzata, come previsto anche da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Quello principale, invece, credo sia più ambizioso: eliminare progressivamente tutte le minacce a livello regionale che si riconducono all'Iran e in primo luogo al suo braccio armato e fortemente ideologizzato Hezbollah. Tramite questa organizzazione, che è finanziata, armata e equipaggiata dallo stesso Iran, Teheran combatte una guerra che non vuole combattere in prima persona".
Una discesa in campo diretta dell'Iran, quindi, non è ipotizzabile?
"Sul piano razionale l'Iran non vuole entrare in guerra. Questo perché è consapevole della propria incapacità militare rispetto a Israele sia da un punto di vista tecnologico, ma anche di tenuta del proprio strumento militare. L'Iran persegue quindi la propria politica di contenimento e di lotta aperta contro Israele utilizzando i propri attori di prossimità. Oggi, però, ci troviamo di fronte a un bivio fondamentale che rappresenta un momento storico: l'opzione che si prospetta è quella di un possibile coinvolgimento dell'Iran nonostante la sua volontà di non essere direttamente coinvolto in questo conflitto. Se questo dovesse accadere ci sarebbero due possibili risvolti: lo scontro militare vero e proprio o una rivoluzione popolare con le nuove generazioni che si ribellerebbero al regime oscurantista di Teheran".
Parlando di scenari: qual è quello più probabile che si apre ora, alla luce di tutto quello che sta accadendo?
"Credo che molto dipenderà da come andranno le elezioni presidenziali statunitensi. Un'amministrazione repubblicana, non molto diversamente da una democratica ma certamente in maniera più incisiva, darebbe il proprio contributo a Israele per far sì che questo continui con il proprio progetto di normalizzazione del Medio Oriente. Un processo che fino allo scorso 7 ottobre ha visto un avvicinamento tra i paesi arabi sunniti e lo Stato di Israele. A contrapporsi a questo progetto c'è il mondo sciita guidato dall'Iran, che però oggi non ha più quella capacità di influenza a livello regionale e internazionale e quindi progressivamente perderà il suo potere e la sua capacità di gestire le dinamiche delle relazioni internazionali dell'intero Medio Oriente. Sarà un Medio Oriente molto diverso da quello che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni. Ci vorranno anni, perché la stabilizzazione delle aree di crisi richiede molto tempo, ma questo è il momento storico da cui tutto avrà inizio".
A proposito di cambiamenti profondi, anche il Libano è destinato a essere qualcosa di molto diverso: gli attacchi massicci a Beirut, l'uccisione del leader di Hezbollah, Nasrallah, l'incursione via terra di questa mattina, sono tutti eventi destinati a lasciare un segno. Che paese è oggi il Libano?
"Il Libano è un Paese fortemente in crisi a livello economico, finanziario, politico e sociale. È un Paese estremamente frammentato, come dice la storia e conferma l'attualità. Oggi il Libano non è oggetto dell'offensiva militare israeliana, l'obiettivo è Hezbollah. A confermare questa lettura è il fatto che il Governo libanese ha ritirato le proprie unità militare dietro le linee tenute da Hezbollah, lasciando libera quella striscia di 20 km al confine con Israele, cosi da non essere direttamente coinvolto nel conflitto e per dare a Israele la possibilità di operare in un'area sostanzialmente libera. Il rischio successivo a questa fase della guerra, quella dello scontro diretto tra Hezbollah e Israele, potrebbe essere il riaccendersi delle ambizioni di altre minoranze settarie nei confronti di Hezbollah. Questo potrebbe aprire a una nuova conflittualità sociale e militare, rischiando di portare a una nuova guerra civile che sarebbe peggiore di quella registrata negli anni '80. Una guerra che di fatto porterebbe al collasso dello Stato e a uno scenario molto simile a quello che si ha in Siria".
Un forte boato è stato sentito a Tel Aviv. Lo ha constatato l'agenzia di notizie italiana ANSA sul posto. L'esplosione sentita questa sera a Tel Aviv è stata provocata da un ordigno lanciato dal Libano sul centro di Israele e caduto in un'area aperta. Lo rende noto l'esercito israeliano. Le sirene non sono state attivate in base al protocollo che non lo prevede se razzi o missili cadono esplodendo in aree non abitate.
L'Iran si prepara a un attacco con missili balistici contro Israele. Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando un funzionario dell'amministrazione Usa, secondo il quale l'attacco sarebbe "imminente". Secondo un responsabile della Casa Bianca, un attacco militare diretto dall'Iran contro Israele comporterà gravi conseguenze per Teheran.
Netanyahu: "Ci attendono giorni difficili"
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha intanto messo in guardia dai "giorni di grandi sfide" che attendono il Paese. "Quello che vi chiedo sono due cose", dice Netanyahu. "Uno, di obbedire rigorosamente alle direttive dell'Home Front Command. Salva delle vite. E secondo, restare uniti. Restiamo fermi insieme nei giorni difficili che ci attendono. Insieme resisteremo, insieme combatteremo e insieme vinceremo". Lo riporta il Times of Israel.
L'esercito israeliano (Idf) ha rivelato di aver già effettuato più di 70 mini incursioni con le forze speciali dall'inizio della guerra, distruggendo numerose postazioni di Hezbollah, tunnel e migliaia di armi che sarebbero state potenzialmente utilizzate dal gruppo terroristico per invadere Israele. Lo riporta il Times of Israel. I funzionari militari hanno affermato che mirano a rendere l'offensiva "il più breve possibile, anche solo di poche settimane. Non c'è stata alcuna intenzione da parte dell'Idf di rimanere nel Libano meridionale, ma invece, prevede di rafforzare le sue difese e la sorveglianza al confine dopo l'operazione di terra".
L'escalation delle ostilità tra Israele e il Libano punta i riflettori dei media internazionali sulla cosiddetta Linea Blu, la linea tracciata dalle Nazioni Unite che si estende per 120 km lungo la frontiera meridionale del Libano e che separa il Paese dei Cedri da Israele e dalle Alture del Golan occupate dallo Stato ebraico.
La Linea Blu
Non si tratta di un confine internazionale ufficiale, ma di una linea di demarcazione (o 'linea di ritiro') fissata nel 2000 proprio per confermare l'allora ritiro delle forze israeliane dal Libano meridionale. Originariamente, si trattava del confine stabilito da Gran Bretagna e Francia negli anni Venti, tra Libano, Siria e Palestina. Oggi, qualsiasi attraversamento non autorizzato della Linea Blu - via terra o via aerea da qualsiasi parte - costituisce una violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Le forze di pace delle Nazioni Unite - i cosiddetti caschi blu - sono state dispiegate per pattugliare il confine meridionale del Libano con Israele nel 1978. Il mandato per l'operazione - nota come Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) - viene rinnovato ogni anno dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, composto da 15 membri. A seguito di una guerra durata un mese tra Israele e i militanti libanesi di Hezbollah nel 2006, il mandato dell'Unifil è stato ampliato quando il Consiglio ha adottato la Risoluzione 1701.
L'area di operazioni dei caschi blu è delimitata dal fiume Litani a nord e dalla Linea Blu a sud. La missione conta più di 10.000 truppe provenienti da 50 Paesi e circa 800 membri del personale civile. La Linea Blu si basa su diverse mappe storiche, alcune risalenti a quasi 100 anni fa, ma non sempre si traduce in chiarezza sul terreno. Dopo la guerra del 2006, l'Unifil ha lavorato con le parti per installare dei marcatori visivi - i famosi 'barili blu' - che mostrano il percorso preciso della Linea Blu. Ognuno dei 272 barili blu che attualmente segnano la linea è stato posizionato solo dopo un complesso esame e l'accordo di entrambe le parti.
La Svizzera è "profondamente preoccupata" per l'escalation di violenza in Libano. Oggi il DFAE ha invitato tutte le parti a cessare immediatamente le ostilità. Non sono stati segnalati feriti tra i 1'200 cittadini svizzeri presenti sul posto. Il diritto internazionale, compreso quello umanitario, deve essere rispettato. La Svizzera invita al dialogo e alla de-escalation, ha indicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). La scorsa notte l'esercito israeliano ha annunciato di aver iniziato un'offensiva di terra in Libano per lottare contro le milizie islamiste di Hezbollah, nonostante gli appelli internazionali alla de-escalation. Da diversi giorni, l'esercito israeliano sta effettuando intensi bombardamenti in Libano, sostenendo di avere come obiettivo gli Hezbollah.
Finora nessun ferito svizzero
Finora non sono stati segnalati feriti tra i circa 1'200 cittadini elvetici registrati presso l'ambasciata svizzera in Libano, ha precisato il DFAE all'agenzia Keystone-ATS. Circa 90 persone sono inoltre registrate nell'applicazione Travel Admin per un soggiorno nella regione. I servizi di Ignazio Cassis sconsigliano i viaggi in Libano e raccomandano ai cittadini svizzeri di lasciare il Paese con i propri mezzi. Il DFAE afferma che non sta organizzando alcuna partenza. Tutte le rappresentanze svizzere nella regione rimangono operative e il personale sta bene. La helpline del DFAE è inoltre disponibile 24 ore su 24. Diversi Paesi stanno organizzando l'evacuazione dei propri cittadini. La marina francese, ad esempio, si è pre-posizionata nel caso in cui i suoi cittadini debbano essere sfollati al largo delle coste libanesi e la Germania ha inviato ieri un aereo militare a Beirut. Anche i militari dell'Esercito svizzero schierati come "peacekeeper" nell'ambito della missione Untso (missione delle Nazioni Unite per il monitoraggio del cessate il fuoco in Medio Oriente) stanno bene. Il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ha annunciato oggi pomeriggio, tramite la piattaforma X, che si trovano in luoghi protetti.
L'esercito israeliano ha ordinato ai residenti di evacuare oltre 20 aree nel sud del Libano. In una dichiarazione rilasciata su X, il portavoce in lingua araba delle Idf, Avichai Adraee, ha chiesto ai residenti di diversi villaggi nel Libano meridionale, tra cui Aabbassiyeh e Bint Jbeil, di evacuare a nord del fiume Awali, decine di chilometri a nord del confine israeliano. Lo riportano i media israeliani. "Le attività di Hezbollah stanno costringendo l'Idf ad agire contro il gruppo", si legge nella dichiarazione, sottolineando che i residenti "devono immediatamente recarsi a nord dell'Awali".
Il movimento Houthi dello Yemen ha preso di mira le postazioni militari israeliane a Tel Aviv ed Eilat con dei droni. Lo ha dichiarato il portavoce militare del gruppo, Yahya Saree, in un discorso televisivo, come riporta la stampa internazionale.
L'esercito israeliano ha pubblicato un documento in cui il comandante dell'unità Aguz conferma per la prima volta che l'Idf ha effettuato operazioni segrete di commando transfrontalieri negli ultimi mesi nel sud del Libano. "Abbiamo iniziato con più operazioni di basso profilo, e oggi entreremo in una manovra più significativa e riporteremo i residenti del nord sani e salvi alle loro case. Questa è una questione fondamentale, è dal 2006 che non operiamo in Libano". Lo riporta Channel 12.
L'Idf ha anche pubblicato la documentazione dei preparativi effettuati dalla 98ma divisione in vista del suo ingresso in Libano. Commando, paracadutisti e mezzi corazzati della 7ma brigata si sono preparati nelle ultime settimane per l'operazione iniziata nel sud del Libano. "Dopo molti mesi di manovre nella Striscia di Gaza, dove i combattenti della divisione hanno acquisito competenze ed esperienza operativa, sono andati a nord e stanno ora manovrando nel settore settentrionale dopo aver apportato i necessari aggiustamenti per il combattimento in Libano", ha detto l'Idf.
Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano (Idf) ha reso noto che sono in corso "intensi combattimenti" nel sud del Libano ed ha invitato i civili a non guidare veicoli nelle aree a sud del fiume Litani fino a nuovo avviso. "Ci sono intensi combattimenti nel Libano meridionale, in cui i miliziani di Hezbollah stanno usando l'ambiente civile e voi come scudo umano per organizzare attacchi", ha scritto su X il colonnello Avichay Adraee: "Per la vostra sicurezza, vi chiediamo di evitare la circolazione dei veicoli a sud del fiume Litani".
Prosegue senza sosta il lancio di razzi dal Libano verso Israele. L'esercito ha reso noto che in seguito ad un allarme aereo scattato alle 7:36 (le 8:36 in Svizzera) nella zona di Metula (nord), sono stati identificati circa 5 razzi provenienti dal Libano, alcuni dei quali sono stati intercettati e altri sono caduti nella zona. Dopo un allarme alle 7:46 nell'area di Avivim (nord), inoltre, sono stati individuati diversi razzi provenienti dal Libano che sono caduti in aree aperte. Infine, dopo un allarme alle 8:01 sempre a Metula, sono stati identificati diversi razzi provenienti dal Libano, alcuni dei quali sono stati intercettati.
L'esercito israeliano (Idf) ha colpito ieri "siti di produzione di armi e infrastrutture appartenenti a Hezbollah" nel quartiere di Dahieh, a Beirut: lo rende noto l'Idf su Telegram. "Ieri (lunedì), sotto la direzione dell'intelligence dell'Idf, l'Iaf (l'Aeronautica, ndr) ha condotto attacchi precisi contro diversi impianti di produzione di armi e altre infrastrutture terroristiche di Hezbollah nell'area di Dahieh, a Beirut. Prima dell'attacco, sono state adottate numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili, tra cui l'emissione di avvisi ai civili nell'area, l'uso di munizioni precise e la sorveglianza aerea". "L'organizzazione terroristica di Hezbollah ha intenzionalmente incorporato i suoi impianti di produzione di armi e gli armamenti sotto i centri abitati civili di Beirut, usando la popolazione civile come scudo umano per le sue attività terroristiche - prosegue la nota -. L'Idf continua a colpire l'infrastruttura terroristica di Hezbollah e a degradare le sue capacità militari in Libano, al fine di ripristinare la sicurezza per i cittadini dello Stato di Israele".
Questa notte Israele ha lanciato un'offensiva "limitata" nel sud del Libano, dove sono in corso operazioni di terra. Nel frattempo, continuano i bombardamenti su Beirut. Ma cosa sappiamo finora? Abbiamo voluto riassumere lo scenario attuale in quattro punti.
Quando è iniziata l’invasione?
Intorno alle 2 del mattino ora locale (l'1 di notte in Svizzera), l’esercito israeliano ha comunicato che le sue forze avevano iniziato a entrare nel sud del Libano. L’operazione è stata definita "limitata" e mirata alla distruzione di alcune strutture militari di Hezbollah nelle città prossime alla frontiera. Da tempo si parlava della possibilità di un’incursione, e i recenti attacchi israeliani in Libano, che hanno provocato centinaia di vittime, ne avevano aumentato la probabilità. Il gabinetto di guerra di Tel Aviv parla di blitz limitato nel tempo e nello spazio, che non punta a occupare il sud del Paese.
Dove si sta svolgendo l’operazione?
L’offensiva israeliana si sta concentrando in una zona di confine tra il nord di Israele e il Libano. Le città israeliane principali nelle vicinanze sono Metula, Misgav Am e Kfar Giladi.
Cosa sta accadendo nel resto del Libano?
A Beirut, che dista circa 70 chilometri dalla zona di conflitto, nella notte ci sono stati bombardamenti israeliani su una periferia nel sud della capitale, nel quartiere di Dahieh. Al momento non è stato reso noto l’obiettivo specifico dell'attacco.
Quando è stata l'ultima operazione di questo tipo?
L’ultima operazione di terra risale al 2006, quando Hezbollah lanciò un attacco il 12 luglio. Israele rispose con una vasta campagna di bombardamenti contro le postazioni di Hezbollah non solo nel sud del Libano, ma anche in altre aree del Paese, inclusa Beirut. A questa offensiva aerea seguì un’operazione di terra, con Israele che occupò nuovamente il sud del Libano. Le ostilità terminarono il 14 agosto, quando Israele si ritirò dal territorio libanese nel corso di un mese.
Israele ha lanciato stanotte l'operazione di terra in Libano. Le Idf specificano di aver iniziato attacchi mirati contro Hezbollah. Il gabinetto di guerra di Tel Aviv parla di blitz limitato nel tempo e nello spazio, che non punta a occupare il sud del Paese. Secondo il Times of Israel, Israele ha colpito un edificio nel campo di rifugiati palestinesi di Ain El-Hilweh vicino a Sidone, nel sud del Libano. Si tratta del più grande campo palestinese nel Paese. Secondo indiscrezioni, Israele stava puntano a Mounir Maqdah, comandante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa.
Esercito addestrato per mesi per operazioni di terra
Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, ha dichiarato che le forze israeliane "si sono addestrate e preparate negli ultimi mesi" per l'operazione di terra iniziata nelle ultime ore, riporta il Guardian. "Le forze di terra sono supportate in uno sforzo d'attacco dall'Aeronautica e dalle forze di artiglieria, che colpiscono obiettivi militari nella zona in un'azione coordinata con i combattenti delle forze terrestri... L'Operazione Northern Arrows prosegue in base alla valutazione della situazione contemporaneamente ai combattimenti a Gaza e in altri teatri", ha dichiarato. Raid israeliani nella notte anche sulla Siria. Secondo i media locali almeno tre civili sono morti negli attacchi israeliani vicino Damasco. In un attacco israeliano ieri su una casa nel campo profughi di Nuseirat, nella zona centrale della Striscia di Gaza, sono stati uccisi almeno 13 palestinesi, tra cui donne e bambini, secondo quanto riferito da medici locali a Reuters online.
Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha avuto una conversazione telefonica con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, durante la quale hanno discusso le operazioni israeliane e dello smantellare l'infrastruttura di attacco lungo il confine così che Hezbollah non possa condurre attacchi stile 7 ottobre fra le comunità del nord di Israele. Austin "ha riaffermato che la soluzione diplomatica è necessaria per assicurare che i civili possano tornare in sicurezza nelle loro abitazioni", si legge in una nota nella quale si precisa che il capo del Pentagono e Gallant hanno parlato delle "serie conseguenze per l'Iran nel caso in cui decidesse di lanciare un attacco diretto contro Israele".
Le operazioni "limitate per distruggere l'infrastruttura di Hezbollah che potrebbe essere utilizzata per minacciare i cittadini israeliani" sono "in linea con il diritto di Israele di difendere i propri cittadini e di riportare i civili nelle loro case in sicurezza". Lo afferma un portavoce del consiglio alla Sicurezza nazionale americano, citato dai media Usa. "Sappiamo che l'espansione della missione può essere un rischio e continueremo a discuterne con gli israeliani. E in definitiva, una risoluzione diplomatica è l'unico modo per raggiungere stabilità e sicurezza durature lungo il confine tra Israele e Libano", ha aggiunto.
Israele ha colpito un edificio nel campo di rifugiati palestinesi di Ain El-Hilweh vicino a Sidone, nel sud del Libano, causando almeno 13 morti. Lo riportano il Times of Israel, citando Reuters, e la CNN (citando alcune fonti). Il campo è il più grande di quelli palestinesi nel Paese. Secondo indiscrezioni, Israele stava puntano a Mounir Maqdah, comandante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa.
Le truppe israeliane sono entrate in Libano, coperte da raid aerei. Al momento per un'operazione "limitata" e volta a distruggere le infrastrutture militari di Hezbollah. Ad annunciare ufficialmente il passo avanti dell'esercito israeliano (Idf) che tutti si aspettavano è stato il Dipartimento di Stato Usa dopo che Israele ha informato Washington delle sue intenzioni. Poco dopo i media libanesi, tra cui la tv al Manar vicina al partito di Dio, hanno riferito di colpi di artiglieria vicino ai villaggi frontalieri di Wazzani, Khiyam, Alma el Chaab e Naqura. L'uccisione di Hassan Nasrallah "è un passo importante, ma non sarà l'ultimo": la prossima mossa nella guerra contro Hezbollah "comincerà presto", aveva avvertito poco prima il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, mentre sul terreno si moltiplicavano i segnali di un'operazione "imminente". In serata l'Idf ha dichiarato "zona militare chiusa" le aree al confine di Metula, Misgav Am e Kfar Giladi, mentre sull'altro versante della Linea blu i peacekeeper dell'Unifil sono stati "costretti" a fermare le attività di pattugliamento, come hanno annunciato le Nazioni Unite. L'esercito regolare di Beirut ha lasciato le postazioni vicino al confine sud, ritirandosi per 5 km.
Azione "contenuta"
Il governo di Benyamin Netanyahu ha assicurato all'alleato americano che si tratterà di un'azione "più contenuta" di quanto inizialmente previsto (e di quella del 2006), destinata a eliminare la minaccia di Hezbollah che continua a lanciare razzi e missili verso il nord di Israele. A Washington tuttavia l'idea delle truppe di Netanyahu in Libano, seppure per un'operazione limitata, non sembra essere stata accolta di buon grado. "Sono al corrente ma vorrei che si fermassero", aveva detto il presidente Joe Biden appena poche ore prima, rilanciando un appello al cessate il fuoco. Il Pentagono ha deciso l'invio di alcune migliaia di truppe in Medio Oriente, per lo più aerei da caccia, per rafforzare la sicurezza delle forze americane nell'area. Anche la Francia - con il neo ministro degli Esteri Jean-Noel Barrot in visita a Beirut per incontrare il premier Najib Mikati e gli altri vertici dello Stato - aveva invitato Israele "ad astenersi da qualsiasi incursione terrestre" e a cessare le ostilità, ed "Hezbollah a fare lo stesso", ricordando che la proposta franco-americana lanciata all'Onu per 21 giorni di tregua "è ancora sul tavolo". Ma, aveva avvertito Barrot, "resta poco tempo".
Azione preparata da tempo
L'operazione terrestre è stata infatti preparata da tempo: stando a fonti israeliane citate dal Wall Street Journal e da Nbc News, le forze speciali dell'Idf hanno già condotto, sia di recente che nei mesi scorsi, azioni lampo in territorio libanese, fino a entrare nei tunnel lungo al confine, con l'obiettivo di raccogliere informazioni sulle posizioni e le capacità di Hezbollah in vista di un attacco di terra. Orfano di Nasrallah e alle prese con la successione del leader e la delicata organizzazione dei suoi funerali, Hezbollah intanto ha ostentato sicurezza: "Siamo pronti al corpo a corpo con i soldati israeliani se dovessero invadere il Libano", ha avvertito il numero due del partito di Dio, Naim Qassem, assicurando che "Israele non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi". Anche l'Iran ha giurato vendetta: "Il sangue del martire Nasrallah accelererà la caduta del regime di Israele e dei suoi leader", ha minacciato il generale Abdolrahim Mousavi, comandante in capo dell'esercito della Repubblica islamica. Ma il regime degli ayatollah - da mesi messo alla prova da azioni più o meno dirette di Israele senza tuttavia contrattacchi significativi - ha già anticipato che non invierà suoi militari in Libano né a Gaza. "Le nazioni della regione, così come la resistenza in Libano e Palestina, hanno forza e capacità sufficienti per difendersi", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Nasser Kanani, smentendo al tempo stesso che Teheran sia il manovratore delle milizie sciite nell'area, dagli Hezbollah in Libano, all'Iraq, allo Yemen con gli Houthi, che dopo i raid aerei di domenica su Hodeida hanno annunciato di voler intensificare i loro attacchi contro Israele.
Ucciso leader Hamas
È proprio ai civili iraniani che Netanyahu si è rivolto in un inconsueto video messaggio "al nobile popolo persiano", promettendo loro che il Paese sarà "libero prima di quanto la gente pensi" e che quel giorno "i nostri due popoli antichi, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace". "In ogni momento, il regime vi avvicina all'abisso", ha aggiunto il premier israeliano assicurando ancora una volta che "non esiste un luogo in Medio Oriente che Israele non può raggiungere". I jet dell'Idf continuano intanto a martellare il Paese dei Cedri, non più solo nel sud del Libano o nella periferia di Beirut roccaforte dei miliziani sciiti: nella notte tra domenica e lunedì un raid ha colpito per la prima volta dall'8 ottobre il centro della capitale, distruggendo due piani di un edificio nel quartiere di Kola e uccidendo - ha rivendicato l'esercito - il leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Nadal Abdel-Alel, insieme ad altri due dirigenti della formazione. In un attacco nel sud è invece stato ucciso il leader di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin.
Le forze dell'esercito israeliano stanno sparando con carri armati e artiglieria nel sud del Libano. Lo riporta Haaretz. Il dipartimento di Stato Usa ha inoltre annunciato che Israele sta compiendo "al momento operazioni terrestri limitate" in Libano. Stando al canale libanese al Manar i colpi di artiglierei sarebbero esplosi vicino ai villaggi di Wazzani, la valle di Khiam, Alma el Chaab e Naqura nel sud del Libano. L'agenzia di stampa libanese Ani riferisce invece di "importanti colpi di artiglieria contro Wazzani". Queste località si trovano davanti alle comunità israeliane dichiarate chiuse dall'Idf dall'altra parte del confine. Le prime forze di terra israeliane sono state avvistate dal lato libanese nella zona di Wazzani, nel settore orientale della linea di demarcazione tra i due Paesi. Lo riferiscono media libanesi, secondo cui le prime azioni israeliane sono guidate da forze del genio e dalle forze speciali.
"In corso anche alcuni raid aerei"
Secondo la tv israeliana Kan, mentre tank israeliani sarebbero già entrati in Libano, sono anche in corso anche alcuni raid aerei e massicci attacchi di artiglieria contro postazioni di Hezbollah nel villaggio di confine di Wazzani, vicino a Ghajar. "Non è chiaro su quale fronte si stiano concentrando le operazioni", ha detto Kan.
L'esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver dichiarato "zona militare chiusa" le aree di Metula, Misgav Am e Kfar Giladi, nel nord di Israele al confine con il Libano. L'esercito afferma che la decisione è stata presa in seguito ad una nuova valutazione. L'ordine è stato firmato dal capo del Northern Command, generale Ori Gordin. "L'Idf chiarisce che l'ingresso in quest'area è severamente vietato", aggiunge.
L'esercito libanese riposiziona le truppe nel sud
Nel frattempo l'esercito libanese ha reso noto che sta riposizionando le sue truppe nel sud dopo le minacce di incursioni israeliane
Il commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) Philippe Lazzarini conferma che il capo di Hamas in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin, ucciso dall'esercito israeliano, era stato sospeso dall'Unrwa ed era sotto inchiesta. "Abbiamo sentito le prime accuse nel marzo scorso", ha dichiarato il neocastellano in una conferenza stampa a Ginevra. Oggi le forze armate dello Stato ebraico hanno confermato di aver ucciso el-Amin. L'uomo dirigeva un'associazione di insegnanti dell'Unrwa. Queste accuse "sono state prese sul serio", ha insistito il commissario generale con doppia cittadinanza elvetica e italiana. El-Amin "è stato sospeso immediatamente" ed "era sotto inchiesta". Oggi un responsabile della missione israeliana presso le Nazioni Unite a Ginevra ha criticato il capo dell'Unrwa per non aver licenziato el-Amin. "Ci sono regole da rispettare", ha replicato Lazzarini nella conferenza stampa.
Ulteriore controversia
Questa controversia fa seguito a precedenti attacchi israeliani nei confronti dell'Unrwa, in un momento in cui lo Stato ebraico non ha fatto mistero della sua volontà di smantellare questa entità. Per il capo dell'agenzia dell'Onu, questo modo di fare è volto a eliminare lo statuto di rifugiato per i palestinesi. Israele ha accusato più di una decina di dipendenti dell'Unrwa di essere associati al massacro di israeliani del 7 ottobre scorso. Un rapporto indipendente commissionato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha concluso che le accuse non potevano essere provate. Tuttavia, un'indagine amministrativa delle Nazioni Unite, tuttora in corso, ha ammesso la possibilità di un collegamento tra nove membri dell'Unrwa e l'attacco. Queste persone sono state licenziate. Da allora, tutti i paesi che avevano sospeso il loro sostegno all'Unrwa lo hanno ripreso, tranne gli Stati Uniti, che lo hanno congelato fino al prossimo marzo. Washington lascia intendere che questi aiuti saranno ripresi, ha affermato Lazzarini. Il Consiglio federale ha deciso di versare all'agenzia delle Nazioni Unite solo dieci dei consueti 20 milioni, esclusivamente per gli aiuti di emergenza nella Striscia di Gaza.
Preoccupazione per il 2025
Per il periodo da ora alla fine dell'anno, all'Unrwa mancano ancora oltre 67 milioni di franchi. Lazzarini è tornato da una riunione ministeriale tenutasi la scorsa settimana a New York per sostenere la sua agenzia senza maggiori garanzie di finanziamento. Ma l'incontro "è stato rassicurante" perché molti paesi hanno dichiarato che i loro finanziamenti continueranno fino al 2025. Alcune delle cinquanta nazioni partecipanti hanno promesso ulteriori finanziamenti entro la fine dell'anno. Tuttavia, Lazzarini rimane "preoccupato" per il prossimo anno a causa delle difficoltà di bilancio di molti sostenitori.
In Libano 3'500 sfollati nelle mani dell'agenzia
In Libano, l'Unrwa nelle sue varie sedi ha già accolto circa 3500 sfollati dalla scorsa settimana, soprattutto nel sud del paese. Ha aperto le porte non solo a palestinesi, ma anche a libanesi e a persone di altra nazionalità.
Anche senza il suo leader storico, Hassan Nasrallah, ucciso da Israele a Beirut in un clamoroso e sanguinoso attacco, Hezbollah manda segnali di vita: oltre a continuare a sparare colpi dal sud del Libano verso la Galilea e a dirsi pronto a confrontarsi col nemico in caso di invasione di terra, il partito si prepara a nominare il nuovo segretario generale, da più parti indicato come Hashem Safieddine, cugino materno di Nasrallah. Il numero due del partito, lo shaykh Naim Qassem, è apparso in un breve discorso televisivo - il primo di Hezbollah dopo il clamoroso attacco di venerdì scorso su Beirut - per confermare che la resistenza armata a Israele continua: anche perché, ha detto Qassem visibilmente emozionato, Nasrallah aveva lasciato una serie di piani in caso di una sua morte.
La situazione attuale
Fonti interne a Hezbollah affermano che per il momento non è possibile organizzare i funerali pubblici e di massa del sayyid (discendente del profeta Maometto) Nasrallah. Anche perché, affermano le fonti, la priorità è ora quella di riorganizzare l'assetto interno del movimento sbaragliato, almeno in apparenza, dalle decapitazioni dei vertici politico-militari, disorientato come non mai dagli attacchi alle telecomunicazioni interne, e costretto a rintanarsi nei bunker dagli incessanti raid aerei nemici sul sud, nella valle orientale della Bekaa e in diverse zone di Beirut. In attesa di poter porgere con tutti gli onori l'estremo saluto al leader Nasrallah, l'Iran e quel che rimane dei vertici del partito armato libanese attendono il momento più opportuno per annunciare la nomina di Safieddine come segretario generale. Poco più giovane di Nasrallah, Safieddin è suo cugino da parte materna. Ha 60 anni ed è originario del sud del Libano. Appartiene a una famiglia sciita di rango e, anche lui, come il suo predecessore, indossa un turbante nero, privilegio e onere dei sadat (singolare: sayyid), i discendenti del profeta secondo la tradizione sciita.
Chi è Safieddine
Safieddine è indicato come legato a doppio filo all'Iran. Più di quanto non fosse Nasrallah, presentato da tempo come una figura autorevole e, in un certo senso, capace di interloquire alla pari persino con Ali Khamenei, il leader iraniano. Safieddine, che ha studiato assieme a Nasrallah nelle scuole religioso-politiche di Najaf, in Iraq, e di Qom in Iran, era stato designato dai vertici della Repubblica islamica come il successore designato di Nasrallah già nel lontano 2009: quando Hezbollah era al culmine della sua parabola ascendente come forza politica libanese e si preparava a diventare una forza regionale di spicco grazie al suo intervento diretto nel conflitto fratricida siriano. Il fratello di Safieddin, Abdallah, è da anni il rappresentante di Hezbollah a Teheran. Mentre suo figlio Rida è sposato con Zeinab Soleimani, figlia del defunto comandante delle Brigate Qods dei Pasdaran iraniani, il generale Qasem Soleimani, a lungo descritto come l'architetto della politica estera e di difesa iraniana in Medio Oriente, ucciso dagli Stati Uniti il 3 gennaio 2020 a Baghdad.
Hezbollah ha detto poco fa di aver usato per la prima volta il missile balistico Nur (Noor). Si tratta di un missile da crociera antinave a lungo raggio prodotto dall'Iran sul modello del missile cinese C-802. Stando a quanto riferito dal Times of Israel, il missile sarebbe stato lanciato sulla comunità di confine israeliana evacuata di Kfar Giladi. Secondo l'Idf, un proiettile lanciato dal Libano ha colpito un'area aperta vicino alla comunità, senza causare feriti.
"Sono al corrente delle notizie e vorrei che si fermassero". Così Joe Biden ha risposto alla domande dei reporter della Casa Bianca se fosse informato del fatto che Israele stia pianificando un'incursione contenuta nel sud del Libano. Intanto il Pentagono ha annunciato l'invio di "poche migliaia" di truppe in Medio Oriente per rafforzare la sicurezza ed essere pronti a difendere Israele se necessario. La vice portavoce del dipartimento della Difesa Sabrina Singh ha precisato che si tratterà per la maggior parte di più squadroni di aerei da caccia. "I jet saranno lì per la protezione delle forze statunitensi", ha aggiunto.
Modi sente Netanyahu, "Cruciale prevenire l'escalation"
Il premier indiano Narendra Modi ha avuto oggi un colloquio telefonico con l'omologo israeliano Benyamin Netanyahu sul conflitto in Medio Oriente. Lo rende noto lo stesso leader indiano con un post su X in cui, senza fare riferimento a nessun evento specifico, scrive: "Ho parlato col primo ministro Netanyahu sui recenti sviluppi in Asia Occidentale. Non c'è posto per il terrorismo nel nostro mondo. È cruciale prevenire l'escalation locale e assicurare il rilascio sicuro di tutti gli ostaggi. L'India è impegnata a sostenere gli sforzi per un immediato ritorno della pace e della stabilità".
Una vera e propria città sottoterra, con tunnel ampi quanto gallerie ferroviarie illuminati a giorno e collegati direttamente con le rampe di lancio di missili balistici a media e lunga gittata puntati contro Israele, si snoda sotto la superficie del sud del Libano, lì dove i jet israeliani fanno da mesi terra bruciata. Gli Hezbollah libanesi assicurano di essere pronti a resistere con ogni mezzo all'invasore israeliano. E ribadiscono di avere a disposizione una fitta rete di cunicoli e bunker sotterranei rimasti intatti nonostante gli intensi e incessanti bombardamenti a tappeto di Israele. Mentre si allestiscono le trincee, la società civile lasciata pressoché da sola da uno Stato che appare inesistente tenta di organizzarsi per contenere una tragedia umanitaria dai contorni ancora tutti da definire. C'è chi dal Libano e dall'estero coordina gruppi di organizzazioni non governative locali perché distribuiscano aiuti e beni di prima necessità alla marea di sfollati riversatasi sulla capitale Beirut e in altre zone considerate sicure.
Cosa sta succedendo
C'è chi tenta di organizzare donazioni di sangue e chi, a bordo di pulmini e auto private, entra nelle località e nei quartieri presi d'assalto dai profughi consegnando porta a porta materassi, coperte, latte in polvere per neonati. "Sono scene già viste mille altre volte in Libano eppure ci sentiamo in una situazione molto diverse dal passato", afferma Janette, operatrice umanitaria di Beirut. "In poco tempo siamo stati tutti sopraffatti, sia per i numeri degli sfollati sia per le emozioni dolorose che ci colpiscono ogni ora". L'esercito libanese, mai dispiegato per contrastare Israele ma che da tempo svolge compiti di polizia, è presente in massa a Beirut e Tripoli, nel nord. "Siamo qui per evitare che si creino attriti e violenze tra gruppi di cittadini", afferma un ufficiale dell'esercito, incaricato di sostare col suo blindato in una strada di Tripoli.
Si teme una nuova guerra civile
Raggiunto telefonicamente tramite un attivista locale, l'ufficiale preferisce rimanere anonimo perché non autorizzato a rilasciare dichiarazioni ai media: "C'è timore in giro che in questa situazione così instabile e con una quantità enorme di sfollati, qualcuno ne possa approfittare per seminare divisioni interne", afferma il militare. La paura di una nuova guerra civile è stata però finora allontanata da una vera e propria gara di solidarietà inter-comunitaria tra le regioni più colpite e quelle meno esposte: dalla Bekaa al sud, un numero sempre crescente di famiglie cerca riparo sul Monte Libano. A parte alcuni episodi, sporadici, in cui abitanti locali hanno provato a impedire agli sfollati di raggiungere i rifugi improvvisati, i libanesi appaiono, per ora, uniti nell'aiutarsi gli uni con gli altri. Alle frontiere con la Siria aumenta poi in maniera impressionante il flusso di siriani - già profughi in Libano - e libanesi che cercano riparo oltre frontiera, proprio lì dove da più di 13 anni si consuma una delle guerre più sanguinose e protratte di tutto il globo. Secondo l'Onu, dall'inizio della nuova offensiva israeliana in Libano, sono 100mila le persone che sono fuggite nella vicina Siria.
"Il prossimo passo della guerra contro Hezbollah comincerà presto". Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant parlando con i sindaci delle comunità del nord del Paese, al confine con il Libano. "Sarà un fattore significativo nel cambiare la situazione di sicurezza e ci consentirà di completare l'importante missione di far tornare i residenti alle loro case", ha aggiunto, citato da Times of Israel.
Il commissario generale dell'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha definito oggi "incomprensibile" l'attitudine di Berna nei confronti dell'organo da lui guidato. Venerdì scorso il Consiglio federale ha annunciato che quest'anno non verserà altri 10 milioni nelle sue casse. "Questa decisione va contro il parere della comunità internazionale", ha commentato il neocastellano a Ginevra davanti ai media. Ad eccezione degli Stati Uniti, tutti i Paesi che avevano temporaneamente sospeso gli aiuti finanziari li hanno ripresi. La decisione è "incomprensibile, soprattutto se proviene dalla Svizzera", depositaria delle Convenzioni di Ginevra e sostenitrice del multilateralismo, ha insistito Lazzarini. Il diplomatico, con la doppia cittadinanza elvetica e italiana, spera ancora che venga "rivista". "Come cittadino svizzero, faccio fatica a riconoscermi", ha aggiunto il capo dell'Unrwa. A maggio sono stati sbloccati 10 milioni della consueta dotazione svizzera di 20 milioni per l'agenzia, ma solo per le necessità vitali e urgenti a Gaza. La scelta è stata giustificata dal governo con la riduzione dei finanziamenti umanitari per il 2024, votata dal Parlamento. Inoltre, il Consiglio nazionale ha accolto una mozione che chiede di interrompere immediatamente il sostegno all'Unrwa, a causa del legame tra suoi dipendenti e il massacro contro Israele del 7 ottobre 2023. Gli Stati devono ancora esprimersi.
Israele avrebbe informato gli Stati Uniti che sta pianificando un'operazione di terra limitata in Libano che potrebbe iniziare immediatamente. Lo riferisce il Washington Post citando un funzionario americano. Gli Stati Uniti ritengono che Israele potrebbe lanciare "a breve" un'incursione di terra nel sud del Libano "più contenuta" di quanto originariamente previsto, hanno detto funzionari americani alla Cnn. L'operazione prenderebbe di mira le infrastrutture di Hezbollah vicino al confine con Israele. Secondo il Wp, la campagna pianificata da Israele sarebbe più piccola della sua ultima guerra contro Hezbollah nel 2006 e si concentrerebbe sullo sgombero delle infrastrutture militanti lungo il confine per rimuovere la minaccia alle comunità di confine israeliane.
Cittadini statunitensi lasciano il Libano
Intanto l'ambasciata statunitense a Beirut ha affermato su X che sta collaborando con le compagnie aeree "per soddisfare la richiesta dei cittadini statunitensi di lasciare il Libano". L'ambasciata statunitense ha affermato che fornirà voli aggiuntivi "con posti a sedere acquistabili" e ha esortato i cittadini americani attualmente in Libano a partire "finché sono ancora disponibili opzioni commerciali".
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso il comandante dell'unità dei razzi a lungo raggio di Hezbollah, Eid Hassan Nazar, in un raid a Beirut. Secondo l'Idf, era "un comandante veterano dell'organizzazione e un centro di conoscenza nel campo dei razzi". Nel raid sono morti anche un comandante dell'unità dei missili di precisione, il suo vice, e altri comandanti dell'unità responsabile del lancio di missili nel centro di Israele la scorsa settimana, aggiunge l'Idf che ha colpito anche le riserve di missili di Hezbollah. Lo riporta Haaretz. Secondo quanto riportato da Times of Israel, l'attacco dell'Idf è avvenuto sabato scorso.
Il defunto leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, ucciso venerdì scorso a Beirut da Israele, aveva predisposto piani alternativi perché Hezbollah possa continuare la sua azione di resistenza contro Israele a partire dalla sua leadership, ha aggiunto Naim Qassem, numero due del Partito di Dio nel discorso televisivo. Hezbollah nominerà "il prima possibile" il nuovo segretario generale dopo l'uccisione da parte di Israele del defunto leader Hasan Nasrallah, ha precisato Naim Qassem. "Il regime sionista usurpatore non otterrà niente da crimini di questo tipo non compenserà mai la sua irreparabile sconfitta ricorrendo a questi crimini", ha dichiarato da parte sua il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, parlando del raid israeliano a Beirut che ha ucciso la scorsa settimana il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. "Gli Stati Uniti non guadagneranno nulla da tutti questi crimini e non compenseranno i loro fallimenti nella regione", ha aggiunto il funzionario, come riferisce Irna, affermando che nonostante la morte di Nasrallah "la scuola di pensiero" del leader di Hezbollah è ancora viva. "Senza dubbio, il fronte della resistenza e il popolo libanese celebreranno la morte del sionismo e la liberazione della sacra Gerusalemme presto", ha detto Kanani.
Ministro Esteri israeliano
Dal canto suo, il ministro egli Esteri israeliano Israel Katz, come riporta Al Jazeeram ha dichiarato che "l'unico modo accettabile per Israele di cessare il fuoco (in Libano, ndr) è spostare Hezbollah a nord del (fiume, ndr) Litani e disarmarlo". Per un cessate il fuoco in Libano è necessaria anche l'attuazione di tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha aggiunto: "Finché ciò non avverrà, Israele continuerà le sue azioni per garantire la sicurezza dei cittadini israeliani e il ritorno dei residenti del nord alle loro case". Intanto, circa 35 razzi hanno attraversato questa mattina il Libano per entrare in territorio israeliano, "numerosi" dei quali "sono stati intercettati e altri sono caduti in aree aperte": lo ha reso noto l'esercito israeliano (Idf) su Telegram. Il messaggio segue l'attivazione delle sirene antiaeree nelle aree delle alture meridionali del Golan, dell'Alta Galilea e della comunità di Snir. I media siriani riferiscono invece che le esplosioni sentite alla periferia di Damasco sono le difese aeree attive. "I suoni delle esplosioni sono la reazione dell'esercito contro un obiettivo ostile", riporta la radio filo-governativa Sham Fm, aggiungendo che l'obiettivo è probabilmente un drone. Lo riporta il Times of Israel.
L'amministrazione Biden teme che l'Iran stia pianificando un attacco in seguito all'uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah da parte di Israele e sta collaborando con lo Stato ebraico per la difesa, ha affermato ieri sera un funzionario statunitense. Lo sostiene la Cnn citando fonti che affermano che si stanno preparando difese congiunte per respingere un attacco in seguito ai cambiamenti nell'assetto militare degli Stati Uniti, ha aggiunto il funzionario. Gli Usa hanno guidato una difesa multinazionale di Israele a metà aprile, quando l'Iran lanciò oltre 300 droni e missili contro Israele.
Oggi una videocall fra ministri degli Esteri Ue
Intanto, oggi, i ministri degli Esteri Ue, a quanto si apprende, terranno una riunione in videocall sull'escalation della crisi in Libano e in Medio oriente. La riunione è prevista nel pomeriggio. Questa mattina alcuni razzi sono stati intercettati dalle batterie antimissili israeliane nell'area di Safed, in Galilea, dopo che le sirene di allarme hanno risuonato nella cittadina. Non si segnalano feriti. Lo riferiscono i media dello Stato ebraico. Nel frattempo, il portavoce dell'esercito israeliano (Idf) ha annunciato che questa mattina un drone è stato intercettato dopo aver attraversato lo spazio aereo delle acque economiche di Israele, nel nord del Paese. Il velivolo, lanciato dal Libano, era diretto verso una piattaforma di gas. Lo riferisce la radio militare.
Attacchi nello Yemen
L'aeronautica militare israeliana ha inoltre annunciato di aver attaccato ieri con "decine di aerei", sia da combattimento, sia da rifornimento, "obiettivi militari appartenenti al regime terroristico Houthi nelle aree di Ras Issa e Hodeidah nello Yemen, comprese le centrali elettriche e un porto marittimo utilizzati dagli Houthi per l'importazione di petrolio per scopi militari": lo ha reso noto l'Idf su Telegram. Ieri l'Idf aveva già annunciato che gli aerei da caccia di Israele avevano volato fino a 1'800 chilometri di distanza dal confine del Paese per colpire i porti di Hodeidah e Ras Issa, usati dai ribelli per il rifornimento di armi e petrolio. Frattanto, circa 100'000 persone sono fuggite dal Libano in Siria durante gli attacchi israeliani: lo riportano le Nazioni Unite. "Il numero di persone, cittadini libanesi e siriani, che sono entrate in Siria dal Libano in fuga (...) ha raggiunto quota 100'000", ha scritto su X l'Alto Commissario per i rifugiati dell'Onu, Filippo Grandi, aggiungendo che "il deflusso continua".
Hamas ha annunciato che il suo leader in Libano, Fateh Sherif Abu el-Amin, è stato ucciso in un attacco israeliano nel sud del Paese. Il gruppo afferma che anche alcuni membri della sua famiglia sono stati uccisi nell'attacco. Lo riporta il Times of Israel. L'Aeronautica militare israeliana ha inoltre reso noto di aver colpito la notte scorsa il complesso dell'ex scuola Abu Jafar Al Mansour, nel nord della Striscia di Gaza, al cui interno si trovava "un centro di comando e controllo" di Hamas. Il complesso, si legge in un messaggio pubblicato su Telegram dall'esercito israeliano (Idf), "è stato utilizzato dai terroristi per pianificare ed eseguire attacchi terroristici contro le truppe dell'Idf e lo Stato di Israele". "Prima dell'attacco, sono state adottate numerose misure per mitigare il rischio di danneggiare i civili, compreso l'uso di munizioni precise, sorveglianza aerea e ulteriori informazioni di intelligence - conclude il comunicato -. Questo è un ulteriore esempio dell'abuso sistematico delle infrastrutture civili da parte dell'organizzazione terroristica Hamas in violazione del diritto internazionale. L'Idf continuerà ad operare contro Hamas in difesa dei cittadini di Israele".
Proseguiti gli attacchi
Nella notte Israele ha proseguito con i raid: attaccate le aree di Ras Issa e Hodeidah, nello Yemen. Colpiti due porti e un aeroporto. Altri raid anche a Homs, in Siria e a Gaza. Ieri è gli attacchi hanno colpito ancora la roccaforte di Hezbollah a Beirut, dove sarebbe stato ritrovato "intatto" il corpo del leader Nasrallah ed è stato ucciso un altro leader della milizia. Intanto, la Casa Bianca ribadisce "sostegno incrollabile" a Israele ma spinge per una soluzione diplomatica. Il Consiglio della Shura di Hezbollah ha scelto Hashem Safieddine per sostituire Hassan Nasrallah.
Tre dirigenti del Fronte popolare per la liberazione della Palestina sono morti nel raid israeliano contro un condominio nel quartiere Kola di Beirut. Lo ha annunciato - come riportano i media locali - la stessa organizzazione. Secondo quanto riferito da Sky News Arabic, i membri uccisi nell'attacco sono Muhammad Abdel Aal, capo del dipartimento di sicurezza militare del Fplp, Imad Awda, comandante militare del Fplp in Libano, e Abdul Rahman Abdel Aal. Nella notte l'esercito israeliano ha anche lanciato un attacco alla valle della Bekaa, in Libano: obiettivo erano varie postazioni lanciarazzi e edifici dove erano conservate le armi di Hezbollah. "Nelle ultime ore - ha comunicato l'Idf - aerei da combattimento hanno attaccato decine di obiettivi terroristici dell'organizzazione terroristica Hezbollah nella regione della Bekaa in Libano. Altri attacchi sono stati effettuati nel Libano meridionale.
Almeno 49 persone sono state uccise oggi nei violenti attacchi israeliani nel Libano meridionale e orientale, secondo i dati del ministero della sanità libanese. "I raid del nemico israeliano a Baalbek-Hermel hanno provocato 21 morti e 47 feriti", ha precisato il ministero in un rapporto provvisorio. L'agenzia di stampa libanese ANI ha riferito che i quartieri della città di Baalbek, la principale città della Beqa'a, e i villaggi circostanti nell'est sono stati sottoposti domenica a "una quindicina di raid". Sempre nella pianura della Beka'a, altre quattro persone sono state uccise durante un raid israeliano contro Joub Jenin, ha aggiunto il ministero. Sempre secondo la stessa fonte, 24 persone sono state uccise in un attacco israeliano vicino a Sidone, la principale città del sud del Libano.
Oggi circa 120 ulteriori attacchi
Da parte sua l'esercito israeliano ha annunciato di aver effettuato oggi circa 120 ulteriori attacchi contro Hezbollah in Libano, dove il movimento islamico armato lancia razzi sul territorio israeliano. "Recentemente", l'esercito ha effettuato "attacchi su larga scala" contro "agenti di Hezbollah", per un totale di "circa 120 obiettivi" nel sud del Libano e all'interno del territorio libanese, ha indicato in un comunicato l'IDF.
C'è anche il soffocamento tra le ipotesi sulla causa della morto di Hassan Nasrallah. Ad affermarlo è il canale israeliano Channel 12 secondo cui "si ritiene che la causa della morte del leader dell'organizzazione terroristica sia stata il soffocamento, e che abbia sofferto un'agonia prima di morire". L'ipotesi - stando ad alcuni media libanesi - nasce dal fatto che il leader di Hezbollah si trovava in un luogo senza ventilazione e i bombardamenti dell'aeronautica potrebbero aver fatto entrare dei gas nella stanza, causando la morte per soffocamento. Secondo quanto riferito da fonti libanesi citate dai media internazionali, il corpo di Nasrallah è stato recuperato intatto.
I funerali del defunto leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ucciso venerdì in un attacco israeliano a Beirut, si terranno domani. Lo scrivono Al-Arabiya e Al-Hadath citando fonti.
"Invitiamo l'amministrazione Biden-Harris a porre fine alle sue controproducenti richieste di cessate il fuoco e alla sua continua campagna di pressione diplomatica contro Israele": lo hanno affermato lo speaker della Camera americana Mike Johnson e altri leader repubblicani in una dichiarazione, pubblicata su X, definendo l'uccisione del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah "un importante passo avanti per il Medio Oriente". Donald Trump invece non si è ancora espresso sulla vicenda.
"Ogni comandante di Hezbollah ucciso nei recenti raid di Israele è stato rimpiazzato da altre figure e, al momento, nessuna posizione nell'organigramma è rimasto vuota": lo ha detto l'iraniano Ahmadi Vahidi, ex comandante di Pasdaran per l'estero e membro del Consiglio per il discernimento, organo presieduto dalla Guida suprema Ali Khamenei. Una risposta, la sua, all'organigramma dei comandanti eliminati mostrato da Israele. "La nuova generazione di comandanti coraggiosi e innovativi di Hezbollah ha già iniziato ad assestare colpi in successione al regime sionista istantaneamente e in modo potente", ha detto Vahidi all'agenzia di stampa Tasnim. "Gli sventurati sionisti possono solo aspettare che Hezbollah getti un'ombra di paura perenne su tutti i territori occupati", ha aggiunto il dirigente iraniano.
Secondo fonti yemenite, l'Aeronautica militare israeliana (IAF) avrebbe effettuato un attacco aereo nella città costiera di Hodeidah. Le immagini pubblicate sulle reti sociali mostrano del fumo che si alza dalla zona. Forti esplosioni si sono sentite nel porto della città, dove sono stati segnalati sette diversi attacchi da parte di Israele nello scalo principale.
Gli obbiettivi del raid
Secondo il canale al-Mayadeen vicino a Hezbollah, i raid miravano agli impianti di stoccaggio del petrolio nel porto di Ras Issa e di Hodeidah. Fonti yemenite hanno riferito al canale che nel porto di Hodeida sono stati effettuati più di 10 attacchi dell'aeronautica militare e che anche l'aeroporto internazionale della città è stato attaccato. Questo mese gli Huthi, sostenuti dall'Iran, avevano lanciato tre missili balistici contro Israele. Lo Stato ebraico aveva già attaccato il porto di Hodeidah il 20 luglio scorso, sostenendo che era "usato dagli Huthi per ricevere le armi trasferite dall'Iran".
"Una guerra totale con Hezbollah o l'Iran non è il modo per riportare le persone nelle loro case nel nord di Israele in sicurezza": lo ha detto alla CNN il portavoce del Dipartimento per la sicurezza nazionale americano John Kirby. "Continuiamo a parlare con gli israeliani su quali siano i prossimi passi giusti in Libano", ha aggiunto.
Sostegno USA alla sicurezza di Israele
In ogni caso, "il sostegno degli Stati Uniti alla sicurezza di Israele è incrollabile e questo non cambierà", ha sottolineato alla CNN Kirby, ribadendo il diritto dell'alleato a difendersi "da attacchi quotidiani" ma ricordando la necessità di non colpire i civili e le loro abitazioni. Il presidente Joe "Biden e (il premier israeliano Benyamin) Netanyahu si conoscono da 40 anni e non sono d'accordo mai su nulla ma su una cosa concordano: la sicurezza di Israele", ha aggiunto il portavoce. E "Biden continua a credere che ci sia spazio e tempo per la diplomazia".
Hezbollah e Iran sotto osservazione
Kirby ha anche affermato che "gli Stati Uniti stanno osservando per vedere cosa farà Hezbollah per cercare di riempire il vuoto di leadership", aggiungendo che gli USA hanno visto inoltre "la retorica proveniente da Teheran" e che osserveranno e vedranno "cosa faranno" gli iraniani.
Israele ha dichiarato di aver ucciso altri 20 leader di Hezbollah di diverso grado durante l'attacco che ha portato all'uccisione del leader Hassan Nasrallah presso il quartier generale del gruppo venerdì. Come già riportato, tra i nomi figura Ali Karaki, leader del fronte meridionale di Hezbollah. Le Forze di difesa Israeliane (IDF), citate dalla BBC, hanno inoltre affermato di aver ucciso Ibrahim Hussein Jazini, capo dell'unità di sicurezza di Nasrallah, e Samir Tawfiq Dib, descritto dall'IDF come "confidente e consigliere di lunga data di Nasrallah". L'esercito ha aggiunto che il quartier generale di Hezbollah era situato sotto diversi edifici civili.
Il corpo del leader di Hezbollah è stato recuperato sul luogo dell'attacco aereo israeliano alla periferia sud di Beirut e non presenterebbe lesioni, secondo le prime indicazioni di fonti sanitarie riportate dai media internazionali. "Due fonti - riporta il "Jerusalem Post" - hanno riferito che il corpo non presentava ferite dirette e sembrerebbe che la causa della morte sia stata un trauma contundente legato alla forza dell'esplosione". Al momento non ci sono invece notizie sui funerali.
Secondo l'Ong Centro siriano per il monitoraggio dei diritti umani, un attacco israeliano ha colpito a Homs, in Siria, un veicolo con milizie irachene filo-iraniane. Secondo il report, ci sarebbero diverse vittime.
Anche il sito di notizie Kol Habira, vicino all'opposizione siriana, ha riferito di un attacco dell'Idf ad alcuni siti a Homs. Secondo il libanese al Mayadeen, affiliato a Hezbollah, l'Idf ha colpito la zona di Wadi Hana ad al Qusayr, vicino a un posto di blocco dell'esercito siriano.
L'esercito israeliano (Idf) ha annunciato di aver ucciso la notte scorsa Nabil Kawak, comandante dell'unità di sicurezza di Hezbollah e membro del Consiglio centrale esecutivo in un attacco nel quartiere meridionale di Beirut, baluardo dell'organizzazione sciita filoiraniana. Secondo una dichiarazione del portavoce dell'Idf, Kawak - ai vertici di Hezbollah - era considerato "direttamente coinvolto nella promozioni di piani di attacco contro Israele e i suoi cittadini".
Funzionari statunitensi hanno dichiarato ad Abc News che operazioni "su scala ridotta " dell'esercito israeliano in territorio libanese "potrebbero essere iniziate al confine con il Libano, o potrebbero essere sul punto di iniziare" per eliminare le posizioni di Hezbollah.
Gli Usa: "portata probabilmente limitata"
Israele non sembra aver ancora deciso se lanciare un'operazione di terra, ma è pronto a farlo, hanno detto i funzionari, aggiungendo che se un'operazione di terra avrà luogo, la sua portata sarà probabilmente limitata.
L'esercito israeliano nella notte ha nuovamente attaccato obiettivi di Hezbollah nel territorio libanese. Lo ha comunicato con un post su X: "Velivoli dell'Aeronautica Militare, sotto la direzione del Comando Nord, hanno attaccato nelle ultime ore decine di obiettivi terroristici nel territorio del Libano. Tra questi c'erano postazioni lanciarazzi puntate verso Israele ed edifici dove erano immagazzinate le armi e le strutture militari dell'organizzazione. Durante l'ultimo giorno, l'Idf ha attaccato centinaia di obiettivi terroristici in tutto il Libano, danneggiando e degradando le capacità militari e le infrastrutture di Hezbollah in Libano".
"Hassan Nasrallah era un terrorista con le mani sporche di sangue americano. Per decenni, la sua leadership di Hezbollah ha destabilizzato il Medio Oriente e ha portato all'uccisione di innumerevoli persone innocenti in Libano, Israele, Siria e in tutto il mondo. Oggi, le vittime di Hezbollah hanno ricevuto una forma di giustizia": lo ha dichiarato in una nota della Casa Bianca la vicepresidente americana Kamala Harris. La candidata alla presidenza Usa ha aggiunto: "sono incrollabilmente impegnata per la sicurezza di Israele. Sosterrò sempre il diritto di Israele a difendersi dall'Iran e dai gruppi terroristici sostenuti dall'Iran".
Tre giorni di lutto
Frattanto il governo libanese ha dichiarato tre giorni di lutto per la morte di Hassan Nasrallah, a partire da lunedì, lo riporta il Guardian. Marce spontanee di persone in lutto che si battevano il petto mentre issavano le bandiere di Hezbollah si sono svolte oggi in vari quartieri di Beirut.
"La sua morte non sarà vana"
Dal canto suo, il leader degli Houthi dello Yemen ha giurato che la morte del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah "non sarà vana" dopo che il gruppo terroristico libanese ha confermato la sua uccisione in un attacco aereo israeliano. "Questi grandi sacrifici e questa grande ingiustizia non saranno sprecati", ha detto Abdul Malik al-Huthi in un discorso televisivo, aggiungendo che i suoi ribelli sostenuti dall'Iran intendono "migliorare le prestazioni" dopo i precedenti attacchi missilistici contro Israele condotti anche con droni.
Un missile contro Israele
In giornata i ribelli yemeniti hanno lanciato un missile balistico terra-terra verso il centro di Israele. Le forze armate israeliane hanno poi affermato che il missile è stato abbattuto dalle difese aeree "fuori dai confini del Paese". Gli Houthi dello Yemen hanno dichiarato che il missile lanciato oggi contro il centro di Israele era indirizzato all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv ed era programmato per coincidere con l'atterraggio del premier Benyamin Netanyahu, in rientro dagli Usa. L'Idf ha affermato che il missile è stato abbattuto dalle difese aeree "fuori dai confini del Paese". E secondo il Times of Israel, l'attacco è stato lanciato almeno mezz'ora dopo l'atterraggio dell'aereo di Netanyahu all'aeroporto.
Attacco israeliano contro un'area industriale
Nel frattempo, un attacco israeliano ha colpito un'area industriale a 500 metri dagli edifici dell'aeroporto di Beirut. Lo scrive Reuters sul sito web citando una fonte della sicurezza che ha affermato che si è trattato dell'attacco più vicino all'aeroporto finora. La fonte ha detto che l'area colpita era piena di officine di riparazione auto. Il capo della compagnia di bandiera libanese Middle East Airlines Mohammad al-Hout ha detto che l'aeroporto sta funzionando normalmente. "L'aeroporto di Beirut non è stato preso di mira, non ci sono armi lì", ha detto al-Hout.
Si valuta un'espansione dell'attività offensiva
Infine, il ministro della Difesa israeliana Yoav Gallant sta valutando la prontezza delle forze Idf "per espandere l'attività offensiva" sul fronte settentrionale, lo annuncia il suo ufficio. La valutazione è in corso con il capo di stato maggiore delle Idf, il generale Herzi Halevi, il capo della direzione delle operazioni, il maggiore Oded Basiuk, e il capo della direzione dell'intelligence, il generale Shlomi Binder. L'incontro avviene dopo l'uccisione ieri del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un attacco aereo israeliano.
L'esercito israeliano ha reso noto di aver ucciso con il raid del pomeriggio su Beirut, Hassan Khalil Yassin, comandante di alto rango a a capo di un'unità della divisione di intelligence di Hezbollah, incaricata di individuare i siti militari e civili israeliani da colpire.
"Coinvolto in piani terroristici contro i civili"
Yassin ha lavorato a stretto contatto con le unità missilistici e dei droni di Hezbollah, ed è stato "personalmente coinvolto in piani terroristici portati a termine fin dall'inizio della guerra contro civili e soldati, e ha pianificato ulteriori attacchi nei giorni successivi" ha riferito l'Idf.
Biden sulla morte del capo di Hezbollah: "una forma di giustizia"
Intanto, il presidente Usa Joe Biden ha definito il raid israeliano che ha ucciso il capo di Hezbollah a Beirut, Hassan Nasrallah, "una forma di giustizia" per le molte vittime di cui si è macchiato. "Hassan Nasrallah e il gruppo terroristico che ha guidato, Hezbollah, sono stati responsabili - afferma Biden in una nota diffusa dalla Casa Bianca - della morte di centinaia di americani in oltre quattro decenni di terrore. La sua morte a causa di un attacco aereo israeliano rappresenta una forma di giustizia per le sue molte vittime, tra cui migliaia di americani, israeliani e civili libanesi. L'attacco che ha ucciso Nasrallah è avvenuto nel contesto più ampio del conflitto iniziato con il massacro di Hamas del 7 ottobre 2023. Nasrallah, il giorno dopo, ha preso la fatale decisione di unirsi a Hamas e aprire quella che ha chiamato un 'fronte settentrionale' contro Israele".
Gli USA sostengono Israele
In una nota a commento dell'uccisione di Hassan Nasrallah, Biden ha affermato che "gli Stati Uniti sostengono pienamente il diritto di Israele di difendersi contro Hezbollah, Hamas, gli Houthi e qualsiasi altro gruppo terroristico sostenuto dall'Iran" ma "alla fine, il nostro obiettivo è la de-escalation dei conflitti in corso sia a Gaza che in Libano attraverso mezzi diplomatici".
Chiusura degli accordi
"A Gaza stiamo perseguendo un accordo sostenuto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. In Libano abbiamo negoziato un accordo che permetterebbe alle persone di tornare in sicurezza alle loro case in Israele e nel sud del Libano. È tempo che questi accordi si chiudano, che le minacce a Israele vengano rimosse e che la regione più ampia del Medio Oriente ottenga maggiore stabilità", così ha concluso Biden nella nota diffusa dalla Casa Bianca.
Le cifre dell'Unrwa
Dal canto suo, l'Agenzia delle Nazioni Unite Unrwa ha fatto sapere che un totale di 1'424 persone, quasi la metà dei quali bambini, sono registrati nei rifugi di emergenza in Libano, e i numeri sono destinati ad aumentare. L'organizzazione ha aggiunto di essersi attivata per affrontare l'emergenza in Libano la settimana scorsa e da allora ha aperto sette rifugi di emergenza.
Operazioni di rimpatrio
Nel frattempo, il Dipartimento di Stato Usa ha ordinato al personale non di emergenza e alle loro famiglie di lasciare il Libano. Lo riferisce la Cnn. Anche il governo brasiliano è pronto a realizzare una grande operazione per il rimpatrio di connazionali dal Libano in caso di escalation del conflitto in corso tra Israele e Hezbollah. Lo riferisce il ministero degli Esteri in una nota diffusa al termine dell'incontro bilaterale tra il ministro Mauro Vieira e l'omologo libanese Abdallah Rashid Bou Habib a New York, negli Stati Uniti. Secondo il portale G1, il ministero degli Esteri e l'aeronautica militare brasiliana hanno già elaborato il piano logistico e sono pronti ad agire. Tuttavia la decisione sull'avvio dei voli di rimpatrio dipende dal presidente Luiz Inacio Lula da Silva.
In Libano c'è la più grande comunità brasiliana del Medio Oriente
Le stime mostrano che 700 persone - tra cui due brasiliani - sono morte a seguito degli attacchi delle forze armate israeliane contro obiettivi di Hezbollah in Libano, dove vivono circa 21 mila brasiliani. Si tratta della più grande comunità brasiliana del Medio Oriente seguita da Israele (14 mila), Emirati Arabi Uniti (9,6 mila) e Giordania (3 mila). Nei giorni scorsi il ministero ha contattato i residenti in Libano e li ha inviati a lasciare il Paese con i propri mezzi, evitare assembramenti e manifestazioni ed evitare di recarsi nella regione meridionale del Paese, dove si registrano gli sconti più intensi.
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha affermato che il popolo libanese è il nuovo bersaglio della "politica israeliana di genocidio, occupazione e invasione". "Nessuno che abbia una coscienza può accettare, scusare o giustificare un simile massacro", ha scritto su X. "Il governo israeliano sta diventando sempre più sconsiderato poiché è coccolato dalle potenze che forniscono armi e munizioni per i suoi massacri; sta sfidando tutta l'umanità, i valori umani e il diritto internazionale".
La critica alle nazioni occidentali
Erdoğan ha affermato che spetta alle strutture globali, in particolare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, agire rapidamente per fermare gli "attacchi disumani di Israele contro il Libano". In precedenza ha accusato Israele di genocidio, ha chiesto che fosse punito nei tribunali internazionali e ha criticato le nazioni occidentali per aver sostenuto l'assalto militare del paese.
Il portavoce dell'esercito israeliano ha riferito che il ministro della Difesa Yoav Gallant ha confermato che da oggi vige il divieto di assembramenti superiore a mille persone in diverse zone del centro del Paese: "Ci aspettano giorni difficili", ha detto il colonnello Daniel Hagari. "Ci sono altri compiti da portare a termine, a cominciare dal rilascio degli ostaggi prigionieri a Gaza, il rientro degli sfollati nel nord e nel sud di Israele", ha aggiunto. Le scuole continuano ad essere aperte ma, per esempio, le partite di calcio ed eventi con molte persone sono vietati.
Hezbollah continuerà la resistenza armata contro Israele: lo ha annunciato in un comunicato il movimento armato libanese dopo la conferma della morte del leader Hassan Nasrallah. "La leadership di Hezbollah giura al martire più nobile, sacro e prezioso della nostra lotta costellata di sacrifici e martiri, che continuerà il suo jihad contro il nemico, a sostegno di Gaza e della Palestina, e in difesa del Libano e del suo popolo resistente e nobile".
Hassan Nasrallah è morto. Lo ha appena detto la tv al Manar di Hezbollah. "Il sayyid Hasan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, si è unito alla fila dei nostri martiri degli ultimi 30 anni", ha detto la tv.
Un funzionario iraniano ha dichiarato alla rete americana Nbc che Teheran inizierà nei prossimi giorni la registrazione per l'invio di truppe in Libano, in seguito all'attacco israeliano in cui è morto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
"Possiamo combattere Israele come nel 1981"
L'ayatollah Mohammad Hassan Akhtari, vicepresidente dell'Iran per gli affari internazionali, ha dichiarato che i funzionari daranno il permesso di schierare le truppe in Libano e sul versante siriano delle alture del Golan. "Possiamo inviare truppe in Libano per combattere contro Israele, proprio come abbiamo fatto nel 1981", afferma.
Nell'operazione 'Nuovo ordine', il raid aereo in cui sarebbe rimasto ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sono state sganciate più di 80 bombe del peso di una tonnellata ciascuna sul bunker dove si trovava. L'attacco, ha detto l'Idf, è stato effettuato mentre i vertici di Hezbollah si trovavano nel quartier generale per coordinare attività terroristiche contro i cittadini dello Stato di Israele. Lo Squadrone 69 dell'Iaf ('The hammers') ha guidato l'attacco con i suoi aerei F-15I, considerati i principali bombardieri dell'esercito.
L'esercito israeliano (Idf) ha dichiarato che gli attacchi a infrastrutture terroristiche di Hezbollah in Libano stanno continuando e che dalla scorsa notte 140 obiettivi sono stati colpiti. Tra questi, arsenali di armi, lanciamissili nascosti dentro case abitate da civili, siti in cui venivano immagazzinate armi di diverso tipo.
La guida suprema dell'Iran Ali Khamenei è stato trasferito in un luogo definito di "alta sicurezza" . Lo riferisce Ynet aggiungendo che Teheran è in continuo contatto con Hezbollah, in Libano, e con gli altri alleati della regione per decidere le prossime mosse dopo l'uccisione di Hasan Nasrallah, annunciata dall'Idf.
Hezbollah non conferma la morte del suo leader Nasrallah, annunciata, invece, dall'esercito israeliano. Lo riporta l'Agenzia France-Presse, citando fonti vicine al gruppo. Il movimento sciita ribadisce tuttavia di non essere riuscito a contattare il suo leader Hassan Nasrallah da ieri sera: "I contatti con Hassan Nasrallah sono stati persi venerdì sera", ha detto la stessa fonte.
Un portavoce dell'esercito israeliano ha detto che il capo di Hezbollah libanese, Hassan Nasrallah, è stato ucciso durante gli attacchi israeliani contro il quo quartier generale di Beirut. Lo scrive Ynet.
"Un attacco mirato"
"A seguito di informazioni precise fornite dall'IDF e dall'apparato di sicurezza israeliano, i caccia dell'aviazione militare israeliana hanno effettuato un attacco mirato al quartier generale centrale dell'organizzazione terroristica Hezbollah, situato sotto un edificio residenziale nell'area di Dahieh a Beirut. L'attacco è stato eseguito mentre la catena di comando senior di Hezbollah stava operando dal quartier generale, portando avanti attività terroristiche contro i cittadini dello Stato di Israele", affermano le forze armate israeliane.
Morto anche Ali Karki
Oltre al capo di Hezbollah libanese Hasan Nasrallah è stato "eliminato" il numero tre di Hezbollah Ali Karki, comandante dell'organizzazione nel sud del Libano, e altri alti ufficiali dell'ala militare del movimento islamico, ha dichiarato l'Idf.
L'esercito israeliano ha reso noto di avere "eliminato il comandante dell'unità missilistica di Hezbollah nel sud del Libano", dopo il massiccio raid aereo di ieri sera sulla periferia sud di Beirut, dove è situato il quartier generale del movimento. Si tratta del "terrorista Muhammad Ali Ismail", si legge in un comunicato pubblicato su Telegram. Nell'operazione è stato ucciso anche il suo vice, "il terrorista Hussein Ahmad Ismail - prosegue la nota -. Altri comandanti e operatori di Hezbollah sono stati eliminati insieme a loro".
Nasrallah irraggiungibile
Una fonte vicina a Hezbollah ha riferito che il leader del gruppo, Hassan Nasrallah, non è raggiungibile dopo il massiccio raid aereo di Israele ieri sera sulla periferia sud di Beirut, dove è situato il quartier generale del movimento. Nessuna dichiarazione ufficiale sulla sorte di Nasrallah, ma in precedenza una fonte vicina al gruppo aveva detto che il leader "sta bene".
Sei edifici rasi al suolo
Sei palazzi sarebbero stati rasi al suolo nel raid e si temono numerosi morti. Nella notte sono proseguiti i raid su Beirut, che hanno colpito tra l'altro impianti di produzione di armi di Hezbollah. Il Ministero della Salute libanese ha annunciato un piano per evacuare gli ospedali nel sud di Beirut dopo gli attacchi aerei israeliani della notte, i più intensi dalla guerra del Libano del 2006. In una dichiarazione, il ministero ha anche esortato gli ospedali di Beirut, del Monte Libano e di altre aree non colpite a sospendere i trattamenti di casi non urgenti fino alla fine della settimana per accogliere i pazienti dei sobborghi meridionali colpiti. Più di 40 attacchi aerei israeliani hanno preso di mira diversi quartieri. Gli attacchi hanno causato distruzione e incendi diffusi, segnando il bombardamento più pesante nel sud di Beirut dalla guerra del 2006 tra Hezbollah e Israele.
Netanyahu: "Costretti a difenderci"
All'Assemblea Generale Onu del premier israeliano Benjamin Netanyahu ha attaccato Teheran: "Israele è stato costretto a difendersi su sei fronti sostenuti dall'Iran. Se ci attaccate, vi colpiremo". Il premier israeliano ha assicurato che lo Stato ebraico continuerà gli attacchi in Libano "finché non raggiungeremo i nostri obiettivi. Continueremo a indebolire Hezbollah". Poi il duro attacco alle Nazioni Unite, definendole una "palude antisemita" e una "società terrapiattista anti-israeliana".
Il capo dell'unità dei droni di Hezbollah, Mohammad Srour, detto Abu Saleh, è stato ucciso in un attacco israeliano nella periferia meridionale di Beirut. Lo affermano le Forze di difesa israeliane (IDF) in una nota pubblicata su X, come riporta il "Guardian". Secondo l'esercito, Srour era il capo delle operazioni per i lanci di droni, razzi e missili dal Libano verso Israele, si era unito a Hezbollah negli anni '80 e ha ricoperto vari incarichi, tra i quali nelle difese aeree del gruppo, nell'unità Aziz della Forza Radwan e come addetto di Hezbollah in Yemen, dove fu coinvolto nelle forze aeree degli Huthi. Durante la guerra ha portato avanti numerosi attacchi con droni esplosivi contro Israele, oltre a droni di sorveglianza, afferma l'IDF.
Si avvicina ormai a 100'000 il numero di persone costrette a fuggire da casa in Libano da lunedì, in appena 4 giorni, sullo sfondo dei raid condotti da Israele. Lo riferisce la BBC britannica citando i dati aggiornati diffusi dal ministro dell'interno libanese, Bassam Mawlawi. Il ministro ha detto che al momento si contano 70'100 sfollati interni, alloggiati in 535 ricoveri di fortuna, e 27'000 profughi scappati oltre confine, la metà dei quali risultano essere cittadini siriani residenti in Libano che sono tornati in patria.
L'esercito israeliano ha annunciato di aver compiuto attacchi mirati alla periferia meridionale di Beirut. Nel mirino, secondo fonti vicine a Hezbollah, un comandante del gruppo sciita libanese. Secondo quanto riferito dal "Times of Israel", che cita fonti della difesa, l'obiettivo dell'attacco è il capo delle forze aeree di Hezbollah. Una fonte vicina al gruppo sciita sostiene che l'attacco ha preso di mira il capo dell'unità di droni. Il ministero dell'informazione libanese afferma che tre missili sparati da un jet israeliano hanno centrato e distrutto una palazzina nella periferia sud di Beirut, nel quartiere di Jamus, poco lontano dalla moschea al-Qaem: si tratta della stessa zona colpita venerdì scorso e nel quale era stato ucciso un alto comandante di Hezbollah assieme a una cinquantina di civili, tra cui donne e bambini. Il notiziario libanese Mayadeen, ripreso da "Haaretz", ha riferito di un morto e due feriti nell'attacco.
26 morti
Da parte sua il ministero della salute libanese, che non parla del raid nella capitale, afferma che il numero delle vittime degli attacchi aerei israeliani di oggi è salito a 26: 20 persone sono state uccise a Younine, nel nord-est, di cui 19 siriani. Tre nelle città del distretto di Tiro. Una vittima è segnalata a Qana, nel Libano meridionale, e due a Cadmo, riferisce la BBC. Mentre le Forze di difesa israeliane, citate dal "Guardian", affermano che nell'ultima ora "sono stati identificati circa 40 razzi provenienti dal Libano verso il territorio israeliano" nell'area dell'Alta Galilea. Non ci sono segnalazioni di vittime.
"La notizia riguardante un cessate il fuoco è errata. Il primo ministro Benyamin Netanyahu non ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito all'annuncio". Lo ha riferito l'ufficio del premier. Netanyahu ha dato ordini all'esercito di continuare i combattimenti con tutta la forza possibile. In precedenza, funzionari del governo israeliano avevano affermato che è stato dato il via libera al cessate il fuoco per la tregua e i negoziati con Hezbollah, mediati dai Paesi occidentali. Lo riporta Canale 12. Tuttavia, gli alti funzionari dell'Esecutivo avevano chiarito che Israele ha le sue condizioni per una tregua e si stima che difficilmente Nasrallah le accetterà.
"Nessun accordo di tregua con Israele"
L'ufficio del premier uscente libanese, Najib Miqati, ha confermato ai media locali a Beirut che Miqati non ha firmato alcun accordo di tregua con Israele, smentendo quanto era stato in precedenza riferito da alcuni media israeliani. L'ufficio ha comunque confermato di essere in contatto diretto, insieme al presidente del Parlamento Nabih Berri, alleato di Hezbollah, con il segretario di Stato Usa Anthony Blinken e con l'inviato speciale americano Amos Hochstein.
Il contesto
Intanto, decine di razzi sono stati lanciati nell'ultimo attacco missilistico contro San Giovanni d'Acri, cittadina costiera pochi chilometri a nord di Haifa. Lo riferisce Ynet, che aggiunge che alcuni missili sono stati intercettati dal sistema Iron Dome e, per il momento, non ci sono segnalazioni di cadute o impatti diretti. Nel frattempo, sono migliaia i cittadini britannici bloccati in Libano nonostante l'appello lanciato ieri dal premier Keir Starmer a "lasciare immediatamente" il Paese sullo sfondo dell'escalation militare fra Israele ed Hezbollah. È quanto riporta Bbc News, secondo cui il loro numero è tra le 4mila e le 6mila persone, inclusi i familiari. L'emittente pubblica del Regno Unito ha raccolto le testimonianze di alcuni di loro, che non sono riusciti a trovare voli disponibili all'aeroporto di Beirut dopo la sospensione dei collegamenti da parte delle principali compagnie aeree internazionali.
Erdogan: "Israele commette un genocidio di fronte al mondo"
Dal canto suo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un colloquio con il premier libanese Najib Mikati, ha affermato che "la comunità internazionale deve mettere in pratica in modo urgente una soluzione che fermi l'invasione di Israele in Libano". Durante un incontro presso la Turkish House di New York, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, il leader turco ha sottolineato che "Israele viola i diritti umani fondamentali e commette un genocidio di fronte al mondo", riferisce la presidenza della Repubblica di Ankara.
"L'inferno si sta scatenando in Libano. Il Paese è sull'orlo del baratro": così il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha parlato a una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Nel corso della riunione, il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha ufficializzato la proposta, preparata con gli Usa, di un cessate il fuoco di 21 giorni. La Russia esorta al dialogo, mentre l'Iran paventa una "catastrofe su vasta scala" in Medio Oriente. "Israele ha oltrepassato tutte le linee rosse", ha detto alla riunione, promettendo, in caso di fallimento della diplomazia, di sostenere il Libano "con ogni mezzo". "Il ciclo di violenza può finire subito se Hezbollah ferma la sua aggressione", ha detto l'ambasciatore israeliano.
I radi israeliani
La giornata di ieri ha visto diversi raid israeliani, con 72 morti e 392 feriti. Intanto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lasciato Israele all'alba di oggi per la riunione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York: lo ha reso noto il governo, come riporta la Cnn. La partenza di Netanyahu era prevista in un primo tempo per mercoledì e il suo intervento all'Onu era atteso oggi, ma il viaggio è stato ritardato a causa dei combattimenti in corso tra Israele ed Hezbollah. L'intervento è previsto per domani.
La posizione degli USA
Dal canto suo, l'amministrazione Biden è divisa sull'escalation militare di Israele contro Hezbollah. Alcuni funzionari ritengono i bombardamenti sconsiderati e in grado di produrre solo ulteriore violenza, mentre altri li considerano un mezzo efficace per indebolire il gruppo. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti. Gli Stati Uniti stanno lavorando dietro le quinte per evitare una escalation.
La Svizzera condanna "tutte le violazioni" del diritto umanitario internazionale e del diritto di proteggere i civili, siano esse commesse da Hamas o da Israele: lo ha dichiarato il consigliere federale Ignazio Cassis, secondo il quale è necessario trovare soluzioni politiche alla crisi.
"Siamo arrivati nell'escalation che non piace a nessuno+
Dall'attacco di Hamas al territorio israeliano del 7 ottobre 2023, uno degli obiettivi è stato quello di evitare a tutti i costi un'escalation del conflitto. "Eccoci in questa escalation. Non piace a nessuno", si è lamentato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sulle onde della radio romanda RTS. Al momento, la logica militare ha il sopravvento su quella diplomatica, ha aggiunto Cassis, che questa sera dovrebbe partecipare a una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla crisi in Libano. In questa occasione egli intende chiedere di limitare la forza militare e di ristabilire un percorso diplomatico che porti a soluzioni diverse dalla guerra.
Cassis chiede che sia garantita la sicurezza sia di Israele che dei palestinesi
Fin dall'inizio la Svizzera ha riconosciuto il "legittimo diritto" di Israele a difendersi. Ma "è chiaro che non ci sarà una soluzione diplomatica se non sarà garantita la sicurezza di Israele, ma anche dei palestinesi", ha affermato Cassis.
Doppio appuntamento oggi al Consiglio di Sicurezza Onu a margine della 79esima Assemblea Generale al Palazzo di Vetro. Alle 11 locali, le 17 svizzere, l'organo delle Nazioni Unite si riunisce su iniziativa della presidenza slovena per discutere di "leadership per la pace nel rispetto della Carta Onu". Mentre alle 18, la mezzanotte svizzera, si terrà un incontro d'urgenza sulla situazione in Libano. Ad entrambi gli appuntamenti prenderà parte anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.
Le sirene d'allarme sono state attivate oggi nel centro di Tel Aviv e a Gush Dan, poco dopo le 5.30 ora svizzera, per il lancio di un missile terra-terra dal Libano. Lo ha riferito l'esercito israeliano (Idf). Il missile è stato intercettato. È la prima volta che Hezbollah prende di mira Tel Aviv da quando ha cominciato a lanciare razzi su Israele dopo il 7 ottobre. Il Comando del fronte interno ha dichiarato che non ci saranno cambiamenti nelle istruzioni di sicurezza per i residenti della zona centrale di Israele: le scuole apriranno normalmente. Non sono stati segnalati danni o vittime.
Missile per il Mossad
Hezbollah ha dal canto suo affermato di aver lanciato un missile balistico mirato al quartier generale del Mossad, vicino appunto a Tel Aviv. Da parte israeliana, vi è da notare che il premier Benyamin Netanyahu ha rinviato a domani la prevista partenza per gli Stati Uniti per l'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo ha riferito il suo ufficio.
Esplosione in Libano
Una fonte della sicurezza libanese, nel frattempo, ha affermato che un attacco israeliano ha colpito diverse ore fa la zona di Saadiyat, a circa 20 chilometri a sud di Beirut, prendendo di mira un "magazzino". A dirlo la fonte della sicurezza, che chiede l'anonimato in quanto non è autorizzata a parlare con i media. I giornalisti dell'Afp nella capitale hanno riferito di aver sentito un'esplosione.
"Ieri è stato il giorno peggiore degli ultimi 18 anni in Libano: 50 bambini e 94 donne sono stati uccisi. Inoltre, sempre lunedì, più di 1'835 persone sono state ferite, fra cui molti bambini e donne. Qualsiasi ulteriore escalation del conflitto potrebbe essere catastrofica". Lo afferma, in una nota, il rappresentante dell'UNICEF in Libano Ettie Higgins ricordando che il fondo delle Nazioni Unite ha "già fornito e distribuito 100 tonnellate di aiuti medici di emergenza agli ospedali".
Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani in Libano è salito a 558, tra cui 50 bambini. Lo ha affermato il Ministero della Salute libanese, secondo quanto riporta Al Jazeera. "Quattro paramedici sono morti ieri quando ambulatori e cliniche sono stati colpiti da Israele. Questa mattina hanno colpito l'ospedale di Bint Jbail", nel sud del Libano, ha affermato il ministro della Salute libanese Firass Abiad in una conferenza stampa, ripresa da Bbc. Il ministro ha dichiarato che 1'835 persone sono rimaste ferite nelle esplosioni, aggiungendo che il personale medico "ha lavorato al massimo per prendersi cura di tutti i pazienti".
Annunciata una terza ondata di attacchi aerei in Libano
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno intanto annunciato una terza ondata di attacchi aerei contro obiettivi di Hezbollah in Libano. Nella mattinata l'Idf ha effettuato due massicci raid nel meridione del Paese e nella valle della Beqaa. Effettuato anche un "attacco mirato" a Beirut. Israele, scrive la BBC, ha condotto un attacco aereo su Ghobairi, un quartiere di Dahieh, sobborgo meridionale della capitale libanese. L'attacco è avvenuto mentre era in programma nella stessa zona il funerale di otto persone, tra cui cinque donne, tutte membri della stessa famiglia, uccise venerdì in un attacco aereo israeliano su Dahieh. Almeno una persona sarebbe rimasta uccisa nel raid, secondo fonti della sicurezza libanese. Stando a fonti della difesa israeliana, citati da media locali, un obiettivo del quinto attacco dell'Idf a Beirut dall'inizio del conflitto è Abu Jawad Harikhi, il comandante del sistema missilistico di Hezbollah.
Decine di migliaia di persone sono fuggite dalle violenze in Libano da ieri: lo affermano le Nazioni Unite, le quali hanno dichiarato di essere "estremamente allarmate" per l'"improvvisa escalation di ostilità tra Israele e Hezbollah" in Libano, dove questa settimana "decine di migliaia" di persone sono fuggite dalla violenza.
"Siamo molto preoccupati per la grave escalation di attacchi a cui abbiamo assistito ieri. Decine di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case ieri e stanotte, e il numero continua a crescere", ha dichiarato il portavoce dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Matthew Saltmarsh, durante un briefing con la stampa a Ginevra. Secondo fonti della sicurezza di Damasco, centinaia di persone sono entrate in Siria dal Libano dopo gli attacchi di Israele.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sconsiglia dal recarsi in Libano e in Israele. Una feroce battaglia tra i fondamentalisti islamici Hezbollah e l'esercito israeliano si sta facendo sempre più incandescente nella regione, causando centinaia di morti.
"La situazione in Libano è insicura e pericolosa. Si raccomanda di non viaggiare" verso questo Paese mediorientale, si legge in una messaggio del DFAE diffuso ieri sera su X.
"Se vi trovate in Libano, lasciate il Paese con mezzi commerciali, se possibile". L'ambasciata svizzera a Beirut rimane aperta per un sostegno limitato.
I servizi di Ignazio Cassis sconsigliano pure di recarsi in Israele. "Un peggioramento della situazione è possibile in qualsiasi momento, ha scritto il DFAE. Il governo israeliano aveva precedentemente dichiarato uno "stato di emergenza speciale" per l'intero Paese.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta valutando un piano per evacuare i civili palestinesi dal nord della Striscia di Gaza e mettere sotto assedio i militanti di Hamas che rimangono. La proposta prevede di dichiarare l'area una "zona militare chiusa" dopo che i civili saranno stati invitati a lasciare il territorio. Lo scrive il Guardian.
Il deputato del Likud, Avichai Boaron, ha dichiarato che il piano è "attualmente in fase di valutazione da parte del governo". "Secondo il piano, l'IDF evacuerà tutti i civili che si trovano nel nord di Gaza, dalla frontiera fino al fiume di Gaza," ha detto Boaron al Guardian. "E una volta che saranno stati evacuati, l'IDF presumerà che solo i terroristi resteranno. Quando la popolazione civile sarà andata via, si potranno trovare e uccidere tutti i terroristi senza nuocere ai civili".
L'emittente nazionale israeliana, Kan, ha citato il primo ministro israeliano per il quale il progetto "ha senso" e che è "uno dei piani presi in considerazione". Un funzionario israeliano citato dalla Cnn ha confermato la veridicità della citazione, ma ha aggiunto: "Vederlo positivamente non significa adottarlo".
Secondo l'ONU, tra i 300.000 e i 500.000 palestinesi, per lo più sfollati, vivono nel nord di Gaza.
Il generale maggiore in pensione delle Forze di Difesa Israeliane Giora Eiland, ex stratega dell'IDF e precedente capo del consiglio di sicurezza nazionale di Israele, ha spiegato i principali passaggi del piano in un video pubblicato due settimane fa. "La cosa giusta da fare è informare i circa 300.000 residenti civili che sono rimasti nel nord della Striscia di Gaza del seguente: non che suggeriamo loro di lasciare il nord della Striscia di Gaza, ma che ordiniamo loro di farlo. In una settimana, l'intero territorio del nord della Striscia di Gaza diventerà territorio militare. E per quanto ci riguarda, in questo territorio militare non entreranno rifornimenti. Per questo motivo, i 5.000 terroristi che si trovano in questa situazione possono o arrendersi o morire di fame".
La maggior parte della popolazione di Gaza è stata sfollata. Si stima che un milione di persone - metà della popolazione - siano ammassate in una zona umanitaria designata che comprende meno del 15% del territorio e manca di infrastrutture e servizi essenziali, secondo l'Onu. Il piano non affronta la questione di cosa accadrà ai civili palestinesi che non possono o non vogliono andarsene, né come potrebbe aiutare nella liberazione degli ostaggi.
Da questa mattina, l'aeronautica militare israeliana ha colpito più di 1'100 obiettivi di Hezbollah in Libano. Lo ha reso noto l'Idf, aggiungendo che i jet e i droni hanno sparato oltre 1.400 munizioni contro edifici e altri siti in cui Hezbollah aveva immagazzinato razzi, missili, lanciatori e droni che "rappresentavano una minaccia e che erano destinati a essere usati contro Israele". I caccia stanno continuano a colpire anche in serata, è stato precisato, come riportano i media locali.
Benyamin Netanyahu si rivolge ai cittadini libanesi invitandoli ad abbandonare le zone di conflitto. "Tiratevi fuori dai guai ora, non lasciate che Hezbollah metta in pericolo le vostre vite e quelle dei vostri cari", dice il premier israeliano. "Una volta terminata la nostra operazione, potrete tornare sani e salvi alle vostre case", prosegue nel messaggio in cui denuncia che "per troppo tempo, Hezbollah vi ha usato come scudi umani. Ha piazzato razzi nei vostri salotti e missili nei vostri garage". "Quei razzi sono puntati sulle nostre città". E per "difendere il nostro popolo dobbiamo eliminare queste armi", aggiunge.
Swiss prolunga la sospensione dei voli per e da Tel Aviv fino al 14 ottobre compreso. Lo ha comunicato oggi la compagnia aerea elvetica, affermando di aver preso tale decisione dopo un'attenta valutazione della situazione in Medio Oriente. "La sicurezza dei nostri passeggeri e degli equipaggi è sempre la nostra massima priorità", sottolinea. Continuiamo a monitorare attentamente la situazione in Medio Oriente. I nostri specialisti valutano tutte le informazioni disponibili e sono in costante contatto con le autorità competenti in Svizzera e sul posto. In base a ciò, Swiss deciderà a tempo debito di riprendere i voli da e per Tel Aviv. Ci rammarichiamo per il disagio causato ai nostri passeggeri e stiamo contattando i passeggeri che hanno prenotato uno dei voli cancellati. Naturalmente, consentiremo loro di effettuare una nuova prenotazione gratuita in una data successiva o di rimborsare l'intero prezzo del biglietto.
Secondo l'esercito israeliano, Hezbollah ha lanciato oggi circa 165 razzi dal Libano verso Israele, la maggior parte verso il nord del Paese, compresa la zona di Haifa. Per la prima volta dall'8 ottobre, i miliziani libanesi hanno lanciato anche proiettili a lungo raggio, riferisce Times of Israel. Almeno 10 di questi sono stati lanciati anche verso gli insediamenti della Cisgiordania, a più di 100 chilometri dal confine con il Libano.
Hezbollah ha affermato di aver colpito due basi israeliane "con decine di razzi" in risposta ai raid di oggi nel sud e nell'est del Libano. In due distinte dichiarazioni, Hezbollah ha affermato di aver preso di mira "i principali depositi" dell'Idf per la regione settentrionale di Israele, a ovest di Tiberiade, e una caserma militare, "in risposta agli attacchi del nemico israeliano". Stamattina la milizia libanese aveva annunciato il bombardamento di altri tre obiettivi nel nord dello Stato ebraico.
Un funzionario militare israeliano ha affermato che Israele si sta concentrando sulle operazioni aeree e non ha piani immediati per un'operazione via terra. Lo riporta Haaretz. Il funzionario ha affermato che gli attacchi mirano a limitare la capacità di Hezbollah di lanciare ulteriori attacchi contro Israele.
Il ministero della Sanità libanese ha annunciato in un nuovo rapporto che almeno 182 persone sono state uccise e 727 ferite in intensi attacchi israeliani nel sud del Paese, il bilancio più pesante in quasi un anno di violenza. Stando a un precedente rapporto del ministero della Sanità libanese erano 100 le persone uccise. "Gli attacchi nemici israeliani alle città e ai villaggi del sud da questa mattina" hanno ucciso "182 persone e ne hanno ferite altre 727", ha affermato il ministero della Salute libanese, aggiungendo che tra le vittime ci sono "bambini, donne e paramedici".
Famiglie in fuga
Centinaia di famiglie nel Libano meridionale stanno fuggendo dai bombardamenti israeliani, affermano un funzionario locale e i giornalisti dell'AFP. Immagini pubblicate sui media internazionali mostrano lunghe file di auto sulle strade. Code chilometriche di gente in fuga si sono formate a Dione che, come riporta Sky News, è stata colpita almeno 3 volte oggi. Alcuni veicoli sono stipati di bagagli sui tetti. Sono già 160.000, riporta l'emittente britannica, i libanesi sfollati che sono fuggiti dal sud in quasi un anno di scambi transfrontalieri tra Israele e Hezbollah.
Centinaia di famiglie nel Libano meridionale stanno fuggendo dai bombardamenti israeliani. Lo affermano un funzionario locale e i giornalisti dell'AFP. Immagini pubblicate sui media internazionali mostrano lunghe file di auto sulle strade. Code chilometriche di gente in fuga si sono formate a Dione che, come riporta Sky News, è stata colpita almeno 3 volte oggi. Alcuni veicoli sono stipati di bagagli sui tetti. Sono già 160'000, riporta l'emittente britannica, i libanesi sfollati che sono fuggiti dal sud in quasi un anno di scambi transfrontalieri tra Israele e Hezbollah.
Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che 50 persone sono morte negli attacchi israeliani nel sud del Paese.
Da questa mattina IDF ha colpito più di 300 obiettivi di Hezbollah in Libano utilizzando decine di caccia provenienti da diverse squadriglie dell'aeronautica militare. I raid - afferma l'esercito - sono stati lanciati dopo che l'IDF ha individuato preparativi di Hezbollah per condurre massicci attacchi missilistici contro Israele. "L'aggressione israeliana contro il Libano è una guerra di sterminio e un piano volto a distruggere i villaggi e le città libanesi", ha dichiarato il premier libanese Najib Mikati, secondo quanto riportato dal sito online del quotidiano libanese An-Nahar.
Mikati ha esortato "le Nazioni Unite e l'Assemblea Generale e i Paesi influenti... a scoraggiare l'aggressione (israeliana)".
Intanto, il ministero della salute del Libano "chiede a tutti gli ospedali" nei distretti del sud e dell'est del Libano "di sospendere tutti gli interventi chirurgici non essenziali per fare spazio alle cure dei feriti a causa dell'aggressione israeliana in espansione sul Libano", si legge in una dichiarazione.
Da questa mattina, l'IDF ha colpito più di 150 obiettivi di Hezbollah in Libano utilizzando decine di caccia provenienti da diverse squadriglie dell'aeronautica militare. I raid - afferma l'esercito - sono stati lanciati dopo che l'IDF ha individuato preparativi di Hezbollah per condurre massicci attacchi missilistici contro Israele. L'esercito israeliano chiede agli abitanti del Libano meridionale di allontanarsi dalle infrastrutture di Hezbollah. Una persona è stata uccisa e sei sono rimaste ferite in un attacco israeliano a Buday nel distretto di Baalbek, oltre cento chilometri a nord del confine tra Israele e Libano, scrive il quotidiano libanese Al-Mayadeen, che riferisce inoltre di civili feriti ad Aytaroun, nel sud del Libano.
In un video, il portavoce dell'IDF ha dichiarato che Hezbollah ha militarizzato case e infrastrutture civili nel Sud del Libano, riempiendole di armi ed equipaggiamenti militari. "Stiamo monitorando le loro attività, localizzando e distruggendo le armi con attacchi mirati basati su fonti di intelligence".
L'esercito israeliano ha suggerito che potrebbe essere necessaria un'incursione di terra in Libano per proteggere i suoi obiettivi di guerra. Lo scrive il Guardian, secondo cui a una domanda su una possibile incursione di terra in Libano, il portavoce militare Daniel Hagari ha risposto che Israele "farà tutto il necessario" per riportare i residenti evacuati dal nord di Israele alle loro case in sicurezza, una priorità di guerra per il governo di Netanyahu.
Hagari ha spiegato che l'esercito ha iniziato a colpire in modo massiccio Hezbollah in Libano dopo aver identificato l'intenzione da parte dei miliziani di sparare su Israele.
"Israele sta indagando sulla possibilità che il leader di Hamas, Yahya Sinwar sia stato o meno ucciso a Gaza, basandosi su informazioni dell'intelligence militare". Lo scrivono i media israeliani, sottolineando tuttavia che lo scenario sembra improbabile.
Una fonte vicina al dossier - scrive The Times of Israel - ha affermato che "ci sono state delle volte in passato in cui è scomparso e abbiamo pensato che fosse morto, ma poi è riapparso". Per ora mancano informazioni che confermino o meno la sua morte, scrivono ancora i media.
L'esercito israeliano ha dichiarato che oltre 100 razzi sono stati lanciati nel Paese dal Libano, alcuni dei quali sono atterrati vicino alla città settentrionale di Haifa. I primi soccorritori israeliani affermano che la raffica ha danneggiato edifici e incendiato automobili. L'esercito israeliano sostiene che più di 100 missili sono stati lanciati presto dal Libano e che i pompieri sono impegnati a spegnere gli incendi causati dalla caduta di questi. Fonti delle forze armate riferiscono che “approssimativamente 85 misili sono stati identificati, provenienti dal Libano verso il territorio di Israele”. Hezbollah afferma che i bersagli dei lanci sono complessi industriali militari di Israele. La difesa civile israeliana ha ordinato la chiusura di tutte le scuole nel nord del Paese, vicino al confine con il Libano, anche a Haifa e nelle cittadine più a sud. La riunione del Governo israeliano è stata rimandata alle 12, ha riferito Ynet. Inoltre, gli ospedali della zona, dopo aver annullato gli interventi chirurgici non urgenti, si stanno preparando a trasferire i reparti nelle aree sotterranee per motivi di sicurezza.
La replica di Israele
Il lancio di razzi è stato dichiarato come risposta alle esplosioni di cercapersone e walkie-talkie avvenute in Libano la scorsa settimana, che hanno ucciso oltre trenta membri del gruppo e ferito migliaia di altri miliziani. Lo riporta il Times of Israel. "In una prima risposta" alle esplosioni, Hezbollah "ha bombardato i complessi industriali militari di Rafael" nel nord di Israele con "decine" di razzi, afferma il partito in un comunicato. Le Forze di difesa israeliane, dal canto loro, hanno condotto una serie di raid sul Sud del Libano in risposta al lancio di 140 razzi e droni rivendicato da Hezbollah contro la Galilea.
Più di 100 obiettivi sono stati attaccati in Libano, compresi complessi di lancio e infrastrutture terroristiche, riferisce l'esercito israeliano (Idf). Pochi minuti dopo l'annuncio dell'Idf sull'attacco in corso, dal sud del Libano è partita una raffica di circa 25 razzi verso il nord di Israele. La polizia afferma di aver ricevuto segnalazioni di impatti di razzi che hanno causato danni e innescato incendi. Non ci sono notizie di feriti. Le squadre dei vigili del fuoco stanno lavorando nel nord di Israele colpito da alcuni dei razzi lanciati da Hezbollah dal Libano e che non sono stati abbattuti, in tre zone sono scoppiati gli incendi, tra cui la foresta di Ein Zeitim vicino a Safed e un'area aperta nei pressi di Beit Hillel. Secondo i media arabi, gli attacchi dell'Idf in Libano hanno colpito le aree di Jabal Safi, Tayr Harfa, Aalma El Chaeb, Zahrani e Deir Siriane, nel sud del Paese. L'ampio attacco dell'Aeronautica israeliana ha preso di mira anche obiettivi nella Valle del Libano.
Sale a 31 morti, tra cui tre bambini, il bilancio dell'attacco israeliano di ieri alla periferia sud di Beirut. Lo ha riferito il ministero della salute libanese.
Hezbollah ha riferito di un aumento del numero dei suoi membri uccisi ieri nel raid israeliano alla periferia meridionale di Beirut. Lo riporta Al Jazeera secondo cui il Partito di Dio ha riferito di due comandanti militari e 14 combattenti morti nell'attacco israeliano. Tra le vittime, Hezbollah ha elencato il capo dell'unità d'élite Radwan, Ibrahim Aqil, e un alto comandante della stessa forza speciale, Ahmed Wahbi. Secondo Haaretz, tra i nomi ci sarebbero anche altri due responsabili delle forze Radwan, Abu Yasser Attar e Al-Hajj Nineveh.
L'ONU è "molto preoccupata" per la situazione in Libano dopo l'esplosione a Beirut, e chiede "moderazione". Lo ha detto il portavoce del Palazzo di Vetro. "Siamo molto preoccupati per l'intensificarsi dell'escalation attorno alla Linea Blu, compreso l'attacco mortale di oggi a Beirut. Chiediamo a tutte le parti di allentare immediatamente l'escalation. Tutti devono esercitare la massima moderazione", ha affermato Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale ONU Antonio Guterres.
L'attacco
Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno condotto "un attacco mirato" su Beirut con l'obiettivo di neutralizzare un membro di alto rango degli Hezbollah ricercato anche dagli USA. Stando al ministero della sanità libanese, il bilancio è di 12morti e 66 feriti, di cui 9 in condizioni critiche. L'edificio bersagliato si trova nel quartiere Jamus, vicino alla moschea al Qaem, nel cuore della roccaforte di Hezbollah. Sul posto ambulanze e civili sono accorsi per cercare le vittime sotto le macerie.
Obiettivo Aqil
La TV panaraba Aljazeera ha indicato quale obiettivo dell'attacco Ibrahim Aqil, capo della forza Al-Radwan, l'unità d'élite della formazione libanese filo-iraniana. Una fonte vicina a Hezbollah afferma che Aqil è stato ucciso nel raid israeliano. Era ricercato dagli Stati Uniti anche per il suo ruolo nell'attentato del 1983 contro una caserma dei Marines a Beirut e per aver diretto la presa di ostaggi americani e tedeschi in Libano negli anni '80.
Taglia da 7 milioni
Già nel 2015 gli Stati Uniti avevano classificato Ibrahim Aqil come "terrorista" e il suo nome era legato a numerosi attacchi terroristici in tutto il mondo e ad attività militari anche in Siria. L'anno scorso, in occasione del 40esimo anniversario dell'attentato all'ambasciata americana a Beirut, la Casa Bianca annunciò che avrebbe dato 7 milioni di dollari a chiunque avesse diffuso informazioni su Aqil, uno dei responsabili dell'attentato che costò la vita a 63 persone.
Le batterie dei walkie-talkie esplosi erano imbevute di un composto altamente esplosivo noto come Petn: lo riportano i media internazionali citando una fonte libanese a conoscenza dei componenti del dispositivo. Secondo la fonte, il modo in cui il materiale esplosivo era integrato nel pacco batteria ne rendeva estremamente difficile il rilevamento
Un bilancio che parla di oltre 16.756 bambini uccisi e almeno 6.168 bambini feriti a Gaza tra il 7 ottobre 2023 e il 10 settembre 2024, è stato reso noto dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia. Nell'ultimo rapporto si sottolinea come altre migliaia sono "morti sotto le macerie". "Un numero estremamente elevato di bambini a Gaza continua ad essere ucciso, mutilato, ferito, disperso, sfollato, orfano e vittima di fame, malnutrizione e malattie" è stato sottolineato.
"Preoccupati per l'impunità di cui godono i responsabili della morte e del ferimento dei bimbi"
Inoltre, il Comitato ha espresso grave preoccupazione "per l'impunità di cui godono le forze armate e di sicurezza responsabili della morte e del ferimento di minori e per la mancanza di informazioni sul numero di indagini, accuse e condanne relative a tali casi dal 7 ottobre 2023".
Denunciati anche arresto e detenzione dei bambini
Il Comitato ha anche denunciato gli arresti arbitrari e la detenzione prolungata di un gran numero di bambini palestinesi da parte delle forze israeliane, il più delle volte senza accusa, processo, accesso a rappresentanza legale o contatti con i familiari". L'organizzazione esorta "a porre immediatamente fine alla detenzione arbitraria e amministrativa dei bambini, a rilasciare tutti i bambini palestinesi che sono stati detenuti arbitrariamente e ad abolire il sistema istituzionalizzato di detenzione e l'uso della tortura e dei maltrattamenti contro di loro in tutte le fasi del processo giudiziario".
Due persone di aziende taiwanesi sono state interrogate nell'ambito dell'indagine delle autorità di Taipei sui cercapersone esplosi ai militanti di Hezbollah. Hsu Ching-kuang, presidente e fondatore di Gold Apollo, la società indicata come produttrice dei dispositivi, ha negato ancora responsabilità nella loro realizzazione, puntando il dito contro il partner ungherese Bac Consulting Kft, a cui l'azienda aveva permesso di usare il suo marchio.
Altri interrogati
I media locali hanno anche riferito che la seconda persona interrogata è Wu Yu-jen, un rappresentante collegato alla Bac Consulting Kft, che aveva fondato una società con sede a Taipei denominata Apollo Systems. "Il nostro Paese prende il caso molto seriamente - ha precisato una nota dell'ufficio dei procuratori nel distretto di Shilin, nella capitale taiwanese -. Abbiamo incaricato ieri la sede di sicurezza nazionale dell'Ufficio investigativo di interrogare ulteriormente due persone di aziende taiwanesi come testimoni", autorizzati poi ad andarsene dopo diversi round di domande. "Chiariremo i fatti il ;;prima possibile, ad esempio se le aziende taiwanesi sono coinvolte o meno", ha aggiunto la nota. Intanto, sono state anche effettuate perquisizioni in quattro località, tra cui il distretto di Xizhi di New Taipei City dove ha la sua sede Gold Apollo, e il distretto di Neihu di Taipei, dove è invece basata Apollo Systems. Mentre sia il ministro dell'Economia Kuo Jyh-huei sia il premier Cho Jung-tai hanno ribadito ancora una che le società e Taiwan non hanno esportato direttamente cercapersone in Libano.
Diversi alti funzionari statunitensi hanno ammesso che un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi tra Israele e Hamas è improbabile prima della fine del mandato del presidente Joe Biden: "Nessun accordo è imminente. Non c'è sicurezza che verrà mai fatto", ha affermato una delle fonti parlando al Wall Street Journal.
Israele subirà "una risposta distruttiva da parte del fronte della resistenza" dopo le esplosioni dei dispositivi in Libano che hanno portato alla morte di almeno 30 persone e al ferimento di migliaia. Lo ha scritto il comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Hossein Salami, in una lettera al leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
"Assisteremo alla distruzione di questo regime crudele e criminale"
"Tali atti terroristici, indubbiamente dovuti alla disperazione e ai fallimenti del regime sionista, incontreranno presto una risposta schiacciante dal fronte della resistenza e assisteremo alla completa distruzione di questo regime crudele e criminale", si legge nella lettera, riferisce Irna.
I dispositivi esplosi in Libano nei giorni scorsi sono stati manomessi con l'esplosivo "in modo professionale prima di entrare nel Paese e sono stati fatti esplodere inviando loro un'email". Lo riferisce la missione libanese all'Onu, secondo un'indagine preliminare condotta dalle autorità di Beirut, in una lettera al Consiglio di sicurezza alla vigilia di una riunione sull'accaduto. Intanto il gruppo taiwanese Gold Apollo, che produce cercapersone, ha escluso di avere prodotto i dispositivi degli Hezbollah fatti esplodere, chiamando in causa il suo partner ungherese Bac, che ha a sua volta smentito ogni coinvolgimento. Gli investigatori taiwanesi hanno perquisito quattro luoghi nell'ambito di un'indagine della procura sull'origine degli apparecchi che hanno provocato morti e feriti in Libano.
Cercapersone intercettati dopo Taiwan
Citando funzionari americani e di altre nazionalità in condizione di anonimato, il New York Times ha affermato questa settimana che l'intelligence israeliana avrebbe intercettato i cercapersone esportati dal gruppo taiwanese prima del loro arrivo in Libano introducendovi materiale esplosivo. Ma Gold Apollo ha smentito le notizie secondo cui essa stessa avrebbe prodotto e venduto i cercapersone a Hezbollah. La procura taiwanese ha annunciato l'apertura di un'indagine sull'origine dei cercapersone. Stessa cosa stanno facendo le autorità della Bulgaria, che indaga sul possibile coinvolgimento di un'azienda con sede a Sofia nella consegna dei cercapersone a Hezbollah.
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato che è in corso un'ondata di attacchi aerei contro obiettivi di Hezbollah nel Libano meridionale, con l'obiettivo di indebolire il gruppo terroristico che oggi ha lanciato continui raid sulla Galilea.
Idf: "Una zona di guerra a causa di Hezbollah"
"L'organizzazione terroristica Hezbollah ha trasformato il Libano meridionale in una zona di guerra e per decenni ha armato le case dei cittadini, scavato tunnel sotto di esse e li ha usati come scudi umani", afferma l'Idf. I media libanesi intanto riferiscono di massicci attacchi aerei israeliani nei pressi di Deir Qanoun al-Nahr, nel distretto di Tiro.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un duro attacco al governo laburista britannico di Keir Starmer accusandolo di "minare" la capacità di autodifesa dello Stato ebraico dopo il bando parziale alle esportazioni di armi da parte di Londra e "l'assurda" decisione di rinunciare a porre obiezioni procedurali dinanzi alla Corte Penale Internazionale (Cpi) contro i mandati d'arresto spiccati nei confronti dei vertici dell'esecutivo d'Israele. È quanto si legge in un'intervista concessa da Netanyahu al tabloid Daily Mail.
Il governo conservatore sosteneva Israele
Netanyahu ha sottolineato che dopo gli attacchi condotti da Hamas in Israele il 7 ottobre il precedente governo conservatore di Rishi Sunak aveva offerto "un forte sostegno" mentre quello attuale sta inviando "messaggi contrastanti".
"Decisioni sbagliate"
"Più di recente, il nuovo governo del Regno Unito ha sospeso 30 licenze di armi a Israele, pochi giorni dopo che Hamas aveva giustiziato sei ostaggi israeliani, inviando un messaggio orribile ad Hamas", ha detto ancora il leader dello Stato ebraico, secondo cui queste "decisioni sbagliate" non fermeranno la volontà di Israele di andare avanti nelle operazioni militari.
Crescente antisemitismo nel Regno Unito
Netanyahu inoltre ha duramente condannato il crescente antisemitismo nel Regno Unito: "nei campus, nei centri delle città e in molte parti del Paese". Un portavoce dell'esecutivo britannico ha ribadito il sostegno di Londra a Israele e allo stesso tempo ricordato la necessità del rispetto del diritto internazionale umanitario nel sanguinoso conflitto nella Striscia di Gaza, oltre a garantire la tolleranza zero per gli episodi di antisemitismo nel Regno.
Dopo le due serie di esplosioni di dispositivi di comunicazione, attribuite a Israele e che in Libano hanno provocato finora almeno 32 morti e più di 3.200 feriti, alcune compagnie aeree hanno deciso mercoledì di cancellare i loro voli da o per l'aeroporto internazionale di Beirut. Lo riferiscono media libanesi. Secondo diverse fonti aeroportuali, le compagnie aeree low cost Turkish Pegasus Airlines, Iraqi Airways e Algerian SalamAir, hanno cancellato i loro voli. Hanno invece mantenuto i loro collegamenti EgyptAir, Emirates, Etihad Airways, Qatar Airways e Turkish Airlines. "La maggior parte delle compagnie aeree che ancora servono Beirut reagiscono in base agli eventi", afferma una fonte citata dal quotidiano L'Orient-Le Jour.
Mea non modifica i viaggi
Dal canto suo, la Middle East Airlines (Mea), compagnia di bandiera libanese, non ha finora modificato gli orari e le date dei voli. Le compagnie del gruppo Air France che servono il Libano, Air France e la sua compagnia low cost Transavia , avevano già cancellato i loro voli programmati fino a oggi. È possibile che Airfrance e Transavia cancellino i voli anche per i prossimi giorni, afferma un'altra fonte.
Lufthansa, Swiss e Eurowings
Le compagnie del gruppo Lufthansa (Lufthansa, Swiss ed Eurowings) avevano già sospeso i loro voli tra la fine di luglio e l'inizio di agosto. Lufthansa non riprenderà le sue rotte prima del 15 ottobre. Le decisioni di mantenere o sospendere i voli verso paesi che attraversano periodi di disordini dipendono dall'imminenza del rischio, ma anche dalle condizioni dei contratti assicurativi dei vettori, nonché dalle decisioni prese dagli assicuratori di fronte all'evoluzione del rischio nel breve, medio e lungo termine. Dall'8 agosto circa la metà delle compagnie aeree che servono Beirut avevano sospeso le proprie rotte.
In Libano, i membri di Hezbollah hanno annunciato la perdita di 20 dei lori membri tra ieri sera e questa mattina, rimasti uccisi, secondo una fonte vicina alla formazione filo-iraniana, nelle esplosioni di walkie-talkie attribuite a Israele.
Il portavoce delle Forze di difesa israeliane ha dichiarato che, questa notte, diversi aerei dell'aeronautica militare israeliana hanno colpito delle strutture militari di Hezbollah nel sud del Libano. Oltre alle operazioni aeree, l'esercito israeliano ha effettuato intensi attacchi di artiglieria in diverse aree del sud del Libano.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha espresso profonda preoccupazione per le esplosioni avvenute ieri in Libano. In un post su X, invita tutte le parti alla massima moderazione per evitare "una maggiore escalation regionale".
Le esplosioni rischiano di compromettere ulteriormente la stabilità e la sicurezza del Paese e della regione, ha sottolineato oggi il DFAE. Il diritto internazionale deve essere rispettato e la popolazione civile deve essere protetta in ogni momento. Secondo l'Ufficio federale di statistica, nel 2023 vivevano in Libano 985 cittadini svizzeri. Sul suo sito web, il DFAE sconsiglia di recarsi in Libano e raccomanda ai cittadini svizzeri di lasciare il Paese con i propri mezzi se ciò appare possibile e sicuro.
È salito a nove il numero dei morti e a più di 300 quello dei feriti durante le esplosioni simultanee dei walkie talkie oggi a Beirut e in diverse località del sud del Libano. Lo riferisce il ministero della salute libanese. Sui social circolano video di persone a terra, ferite o morte, a Beirut e nella Bekaa. Le immagini delle esplosioni di oggi mostrano diversi dispositivi radio Vhf di marca Icom (società giapponese), modello IC-V82, danneggiati o semi distrutti. Secondo l'agenzia di stampa AFP e l'agenzia di stampa ufficiale, alcune delle detonazioni sono avvenute nella periferia sud di Beirut dove si stavano svolgendo i funerali di membri di Hezbollah uccisi ieri negli attacchi con i cercapersone in Libano. Nella capitale, come pure nella città di Sidone e in altre località meridionali, si sono inoltre registrate deflagrazioni di sistemi collegati ai pannelli solari e di macchine per le impronte digitali, stando a quanto riferiscono media locali a Beirut.
Onu: "I responsabili dell'attacco con i cercapersone dovranno risponderne"
I responsabili dell'attacco con cercapersone contro i membri del movimento filo-iraniano Hezbollah in Libano, avvenuto ieri, "dovranno risponderne", ha detto Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. "L'aver preso di mira simultaneamente migliaia di persone, siano esse civili o membri di gruppi armati, senza sapere chi fosse in possesso dei dispositivi mirati, dove si trovassero e in quale ambiente fossero al momento dell'attacco, costituisce una violazione del diritto internazionale dei diritti umani e, nella misura in cui è applicabile, del diritto internazionale umanitario", ha sottolineato Türk in un comunicato.
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dato mandato alla Svizzera di organizzare una riunione, entro sei mesi, delle parti aderenti alle Convenzioni di Ginevra in relazione al conflitto in Medio Oriente. La bozza di risoluzione sulla Palestina, che chiede anche la fine dell'occupazione israeliana entro 12 mesi, è stata approvata oggi con 124 voti favorevoli, 14 contrari e 43 astensioni, ovvero i due terzi richiesti. La Svizzera si è astenuta. Nei giorni scorsi Berna aveva dichiarato di "prendere seriamente in considerazione" la possibilità di richiedere una riunione delle Alte Parti contraenti delle Convenzioni di Ginevra. A suo avviso, un voto a favore del testo le conferirebbe un "mandato".
La richiesta più significativa riguarda la fine dell'occupazione israeliana entro un anno. A luglio, in un parere richiesto dall'Assemblea generale, la Corte internazionale di giustizia (CIG) aveva stabilito che "la continua presenza di Israele nei Territori palestinesi occupati è illegale". Secondo la Corte, lo Stato ebraico ha "l'obbligo di porvi fine (...) il più presto possibile".
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu terrà domani una riunione speciale per modificare lo status quo del Monte del Tempio, alla luce delle ripetute dichiarazioni del ministro della Sicurezza Itamar Ben Gvir, secondo cui la preghiera ebraica è ora consentita nel luogo sacro più importante di Gerusalemme, che per i musulmani è la Spianata delle Moschee. La tv pubblica Kan ha riferito che i funzionari della sicurezza hanno avvertito che i cambiamenti allo status quo potrebbero portare a un'escalation degli attacchi contro Israele.
In agosto Ben Gvir si è recato sul Monte del Tempio e, per la terza volta in tre mesi, ha dichiarato la fine dello status quo di lunga data che governa il controverso luogo sacro di Gerusalemme. Questo ha provocato molte reazioni da parte palestinese e anche una rapida risposta da parte di Netanyahu, che ha ribadito il suo sostegno alle restrizioni al culto ebraico nel sito in cui un tempo sorgevano i due Templi ebraici e che ora ospita la Cupola della Roccia e la Moschea di Al Aqsa.
Differenze tra le religioni
Lo status quo, per altro non specificamente definito nei dettagli, che governa il complesso consente ai musulmani di pregare ed entrare con poche restrizioni sulla Spianata, mentre i non musulmani, compresi gli ebrei, possono visitarlo solo durante fasce orarie limitate attraverso un singolo cancello. Mentre agli ebrei che seguono le regole religiose è consentito solo camminare su un percorso prestabilito, accompagnati da vicino dalla polizia. Gli ebrei religiosi inoltre si rifiutano di porre i piedi sulla Spianata in posti che ritengono di poter profanare poiché non è chiaro dagli studi archeologici esattamente in quali punti si trovino esattamente i resti del Tempio coperti dalla Spianata.
Preghiere ebraiche vietate
Negli ultimi tempi, specie da quando Ben Gvir è ministro della Sicurezza, la polizia ha sempre più tollerato preghiere limitate. Con Ben Gvir, gli ebrei, che in passato sarebbero stati portati via anche semplicemente per aver recitato in silenzio una preghiera, hanno persino iniziato a prostrarsi sul Monte. Il ministro nelle scorse settimane ha anche espresso il suo sostegno per una sinagoga da costruire in cima al Monte del Tempio.
"Non c'è budget per sinagoga"
Il direttore generale del ministero dei servizi religiosi, Yehudah Avidan, ha dichiarato che "non c'è assolutamente alcun budget per una sinagoga" e che non c'è stato "alcun cambiamento di politica", come ha riferito la radio militare.
Yahya Saree ha affermato che un missile ipersonico è stato lanciato contro un obiettivo militare non specificato nell'area di Tel Aviv, causando "paura e panico" in Israele, e "costringendo più di due milioni di sionisti a correre nei rifugi per la prima volta nella storia del nemico (per mano dello Yemen, ndr)".
La reazione di Netanyahu
Non si è fatta attendere la risposta di Netanyahu. All'inizio della riunione di gabinetto della domenica, ha affermato che "gli Houthi dovrebbero sapere che chiunque cerchi di fare del male a Israele pagherà un caro prezzo". "Chi ha bisogno di un promemoria visiti il porto di Hodeida (in Yemen, attaccato nelle scorse settimane, ndr)", ha detto.
Il ministero della Salute nella Striscia di Gaza gestita da Hamas ha affermato che ad oggi almeno 41.206 persone sono state uccise nella guerra tra Israele e i militanti palestinesi, giunta ormai al suo dodicesimo mese. Il bilancio include 24 morti nelle ultime 24 ore, mentre si indica che sono 95.337 le persone sono ferite nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre.
Quaranta razzi sono stati lanciati questa mattina dal Libano verso la Galilea e le alture del Golan. Alcuni sono stati intercettati dalle difese aeree israeliane, mentre i restanti hanno colpito aree aperte provocando incendi. Nessun ferito, lo ha riferito l'Idf.
La rivendicazione
Il gruppo sciita pro Iran Hezbollah ha rivendicato l'attacco affermando di aver bombardato una base militare israeliana con decine di razzi Katyusha in risposta ai raid israeliani in Libano, tra cui uno che ha colpito una motocicletta nel villaggio costiero di Sarafand, a sud di Sidone.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è detto determinato ad ottenere giustizia per l'attivista turco-americana Aysenur Ezgi Eygi uccisa a Gaza, puntando il dito contro Israele e paragonando la situazione nella Striscia a Srebrenica del 1995. Lo riferisce l'agenzia turca Anadolu.
Il paragone con la Bosnia-Erzegovina negli anni '90
"Nei tribunali, riterremo Israele responsabile per l'uccisione di Aysenur Ezgi Eygi, insieme a oltre 41'000 dei nostri fratelli e sorelle di Gaza", ha detto Erdogan, che ha sottolineato: "Oggi stiamo assistendo a Gaza e nei territori palestinesi occupati a un massacro simile a quello compiuto in Bosnia ed Erzegovina negli anni '90". Erdogan ha anche aggiunto che gli "autori di Gaza", come le persone dietro il genocidio di Srebrenica, saranno ritenuti responsabili nelle corti internazionali.
L'incontro con Denis Becirovic
Il presidente turco ha parlato durante una conferenza stampa congiunta con Denis Becirovic, presidente di turno della presidenza tripartita della Bosnia ed Erzegovina e nel giorno in cui si tengono i funerali dell'attivista turco-americana. Becirovic ha da parte sua affermato che "il genocidio a Gaza è in realtà la più grande vergogna del mondo".
Almeno 9 civili palestinesi sono rimasti uccisi la scorsa notte e nelle prime ore della mattina nella Striscia di Gaza, colpita da diversi raid israeliani. In particolare - scrive l'agenzia palestinese Wafa -, due sono le vittime nel campo profughi di Jabalia, mentre nel sobborgo di Al-Tuffah, a est di Gaza City, almeno sei persone, fra cui tre bambini e una donna, hanno perso la vita nel bombardamento di una casa. Inoltre - scrive a sua volta Al Jazeera - un altro palestinese è morto in una tendopoli colpito dall'artiglieria su al-Mawasi, a ovest di Khan Younis. Un numero non specificato di vittime, infine, si registra nel nord.
L'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ritiene di aver raggiunto il suo obiettivo riguardo alle vaccinazione antipolio a Gaza. Il primo ciclo di vaccinazione antipolio a Gaza ha probabilmente raggiunto il suo obiettivo, con oltre 552'000 bambini che hanno già ricevuto una prima dose, ha dichiarato l'Oms oggi, ultimo giorno della campagna di vaccinazione. "Siamo fiduciosi di aver probabilmente raggiunto l'obiettivo", ha affermato in una conferenza stampa Richard Peeperkorn, rappresentante dell'Organizzazione Mondiale della Sanità nei territori palestinesi
Il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, ha chiesto alla Camera preliminare della stessa Cpi di spiccare "con la massima urgenza" il mandato d'arresto nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Lo stesso ha fatto per quelli nei confronti del ministro della Difesa Yoav Gallant e dei leader di Hamas Yahya Sinwar e Mohammed Deif. Questo "alla luce del peggioramento della situazione in Palestina e del protrarsi dei crimini" di guerra e contro l'umanità "descritti nelle richieste" di arresto che aveva avanzato a maggio. Lo si legge in un documento sul sito della Cpi, nel quale Khan chiede anche di rimuovere dalla lista delle richieste di arresto il nome di Ismail Haniyeh, il capo dell'ufficio politico di Hamas ucciso a luglio a Teheran. Resta invece il nome di Deif - che Israele ritiene di aver ucciso in un raid vicino a Khan Yunis sempre a luglio - in attesa di "informazioni sufficienti e affidabili" che ne confermino la morte.
Bisogna cessare immediatamente i finanziamenti all'UNRWA, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi. Il Consiglio nazionale ha approvato oggi con 99 voti a 88 e 7 astensioni una mozione in tal senso di David Züberbühler (UDC/AR). Il plenum si è espresso contro il parere della sua commissione preparatoria e contro quello del Consiglio federale. Il dossier va agli Stati. Questa organizzazione impiega nelle sue scuole insegnanti che lodano i terroristi di Hamas come martiri o addirittura incitano alla violenza contro gli ebrei, ha affermato l'autore della proposta, citando un rapporto congiunto di UN Watch e IMPACT-se. Secondo l'UDC, la perizia indipendente dell'ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna non ha smentito queste accuse. La Svizzera, secondo i democentristi, non deve più sostenere il terrorismo e l'antisemitismo, neanche indirettamente, e potrà tornare a essere una vera mediatrice di pace solo quando avrà smesso di finanziare l'UNRWA.
"L'Unrwa è indispensabile per gli aiuti a Gaza"
Nicolas Walder (Verdi/GE), a nome della commissione, ha da parte sua fatto notare che la cooperazione con l'UNRWA è attualmente indispensabile per fornire aiuti umanitari urgenti a Gaza. Il rapporto Colonna non ha corroborato le accuse israeliane contro l'UNRWA, ha poi replicato. Data l'assenza di altre soluzioni praticabili per la fornitura di aiuti umanitari d'emergenza a Gaza e di una soluzione politica al conflitto, l'immediata cessazione dei finanziamenti dell'UNRWA avrebbe conseguenze "catastrofiche" per i due milioni di gazauiti, ha ammonito Walder. Il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha ricordato che lo scorso mese di maggio, il Governo aveva deciso di stanziare 10 milioni di franchi per coprire necessità urgenti a Gaza quali cibo, acqua, alloggi, assistenza sanitaria di base e logistica. L'UNRWA fornisce gran parte della logistica e delle infrastrutture di cui le organizzazioni umanitarie sul posto hanno bisogno per il loro lavoro, ha proseguito, sottolineando anch'egli che nessuna altra organizzazione è oggi in grado di sostituirsi ad essa, tra l'altro attiva anche in altri Paesi del Medio Oriente.
Approvate anche altre due mozioni
Il plenum ha in seguito approvato, con 120 voti a 73, una mozione della sua Commissione di politica estera che chiede di riassegnare il contributo 2024 destinato all'UNRWA agli aiuti umanitari di emergenza per la popolazione di Gaza. L'obiettivo è che nessun fondo finisca all'agenzia e vada invece direttamente a sostegno dei più svariati interventi di aiuto (derrate alimentari, medicinali, ecc.) indipendentemente da chi si occupa della loro attuazione logistica sul campo. Accolta, con 126 voti a 63, anche un'altra mozione della stessa commissione, che incarica il Consiglio federale di adoperarsi presso la comunità internazionale affinché venga adottata, non appena l'attuale conflitto a Gaza lo consentirà, una soluzione riguardante la successione dell'UNRWA e il conseguente impiego dei suoi mezzi finanziari. Il Governo, che era favorevole, è tenuto ad esaminare alternative in tal senso, per esempio la possibilità che l'aiuto ai Palestinesi venga integrato nell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).
Se ne discute dall'anno scorso
Il sostegno all'UNRWA è oggetto di dibattito in Parlamento dallo scorso anno. Una maggioranza di destra ha prima cercato di tagliare i fondi all'agenzia attraverso il budget. I finanziamenti sono stati poi sospesi, in attesa di rapporti su presunti legami tra Hamas e alcuni membri dell'agenzia. A maggio, il Consiglio federale ha poi deciso di versare all'UNRWA 10 milioni di franchi per gli aiuti umanitari urgenti a Gaza, invece dei 20 milioni di franchi normalmente stanziati, con il benestare delle commissioni di politica estera di entrambe le Camere. Questo sostegno si aggiunge ai 56,2 milioni di franchi per i bisogni umanitari in Medio Oriente, anch'essi approvati dalle commissioni.
Il direttore di un ospedale palestinese ha detto che una cittadina americana è morta in seguito a un "colpo di pistola alla testa" nella Cisgiordania occupata. L'esercito israeliano ha annunciato un indagine sull'incidente.
"Annunciamo il martirio di una attivista della solidarietà intorno alle 14.30"
"Un'attivista americana della solidarietà è arrivata in ospedale con un colpo di pistola alla testa e abbiamo annunciato il suo martirio intorno alle 14.30", ha detto Fouad Nafaa, direttore dell'ospedale Rafidia di Nablus.
A quanto pare stava partecipando a una manifestazione
Secondo l'agenzia palestinese Wafa, la vittima un'attivista americana di origine turca che è stata colpita alla testa dalle forze israeliane a Beita, una cittadina situata a sud di Nablus, in Cisgiordania, mentre partecipava a una protesta.
Il disegno di legge volto a vietare Hamas in Svizzera - che 'de facto' qualifica il movimento palestinese come terroristico - passa nelle mani del Parlamento. Il Consiglio federale ha infatti licenziato oggi il messaggio, che contiene poche novità rispetto al progetto inviato in consultazione lo scorso febbraio. Come noto, all'origine del progetto vi è stato l'attacco terroristico dello scorso 7 ottobre di Hamas in Israele. Oltre 1'200 persone sono state uccise, tra cui due con passaporto svizzero - e più di 250 sono state rapite e detenute come ostaggi. Secondo le autorità sanitarie controllate da Hamas, oltre 40 mila persone sono poi state uccise finora nell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.
Le pene
Il progetto preliminare trasmesso oggi alle Camere intende vietare, oltre ad Hamas, anche le organizzazioni che gli succedono o che operano sotto un nome di copertura, così come le associazioni e i gruppi che operano su mandato o in nome di Hamas o che gli sono particolarmente vicini e che ne condividono obiettivi, condotta o mezzi. La riforma non prevede alcuna disposizione penale indipendente, ma rimanda all'articolo 260ter del Codice penale, che punisce la partecipazione e il sostegno a organizzazioni criminali e terroristiche. Chi partecipa o sostiene Hamas sarà così punito con una pena detentiva fino a vent'anni o con una sanzione pecuniaria.
Legge limitata a cinque anni
Dopo la procedura di consultazione, il disegno è stato modificato per meglio precisare i requisiti per vietare le organizzazioni associate ad Hamas. Tali associazioni o gruppi potranno essere proibiti soltanto se il Consiglio federale ne dimostrerà la particolare vicinanza ad Hamas. Contro il divieto si potrà ricorrere al Tribunale amministrativo federale. Da notare che le attività umanitarie sono escluse dal divieto: l'articolo 260ter contiene infatti una clausola di eccezione. Le organizzazioni umanitarie e le agenzie di assistenza potranno così proseguire anche in futuro la loro attività. La validità della legge è limitata a cinque anni, dato che "il divieto di Hamas ha conseguenze di ampia portata per le organizzazioni, i gruppi e le persone interessati". Tuttavia, la validità potrà essere prorogata dal Parlamento ricorrendo alla procedura legislativa ordinaria.
Ahmed Wadiyya - ha detto l'esercito - è stato ucciso in un attacco aereo in cui sono morti otto membri di Hamas nei pressi dell'ospedale al-Ahli di Gaza City. Wadiyya aveva assaltato la comunità israeliana arrivando con un parapendio e ha supervisionato il massacro di 21 residenti e il rapimento di uno di loro. Egli era stato filmato mentre beveva Coca Cola nella casa di un uomo che aveva appena ucciso lanciandogli una granata mentre cercava di proteggere i suoi bambini. Gil Taasa, un pompiere di 46 anni che lavorava nella stazione di Ashkelon, la mattina del 7 ottobre era a casa con i suoi due figli più piccoli, Koren, 12 anni, e Shay, 8 anni. Ha sparato ai terroristi finché non ha esaurito i proiettili, ha raccontato in seguito il figlio Koren. Poi i terroristi hanno lanciato una granata nel rifugio in cui si erano nascosti: "papà ha deciso di salvarci ed è saltato sulla granata (...) c'è stata un'esplosione, ho visto del fumo, all'improvviso eravamo coperti di sangue", ha raccontato il ragazzino all'emittente tv Kan aggiungendo che i terroristi hanno verificato che Gil fosse effettivamente morto, poi Ahmed Wadiyya, che guidava l'assalto ha preso la Coca Cola dal frigo, l'ha bevuta ed è uscito. Il figlio maggiore di Gil, Or, 17 anni, era uscito quella mattina presto per andare a pescare con gli amici sulla spiaggia di Zikim, dove è stato assassinato dai terroristi durante l'assalto.
Il presidente del tribunale del lavoro ha ordinato la fine dello sciopero generale in Israele alle 14.30 (ora locale e in Svizzera), "dopo avere ascoltato le posizioni delle parti". Lo riferisce il sito di informazioni con sede nello Stato ebraico Ynet. L'ingiunzione arriva dopo le forti pressioni del governo su Histadrut, la più grande organizzazione sindacale israeliana, per non bloccare le attività del paese, come invece sta avvenendo. Ieri un ministro del Likud, lo stesso partito del premier, ha riferito di forti timori di Benyamin Netanyahu rispetto alle enormi proteste contro il governo. Sempre ieri Histadrut ha indicato che lo sciopero avrebbe potuto continuare anche domani. Oggi il capo del sindacato ha però affermato che l'agitazione terminerà questa sera alle 18.00.
In concomitanza con lo sciopero generale in Israele, numerosi manifestanti bloccano strade a Tel Aviv chiedendo al governo di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi detenuti dal movimento islamista Hamas a Gaza, tra la diffusa rabbia dell'opinione pubblica per la gestione della guerra da parte del governo. I manifestanti hanno bloccato una strada anche nella città settentrionale di Rosh Pina, riferisce il il quotidiano in linea The Times of Israel. L'Histadrut - uno dei sindacati più potenti del paese - ha annunciato lo sciopero di un giorno, iniziato questa mattina alle 6.00 (ora locale e in Svizzera).
Israele non può più sopportare il dolore di vedere i suoi ragazzi, padri, figli, nonni, tornare da Gaza dentro sacchi mortuari. Dopo 11 mesi di sofferenze e attesa, per i familiari degli ostaggi tenuti prigionieri dai terroristi la goccia che ha fatto esaurire qualsiasi forma di speranza è stato il recupero nella notte tra sabato e domenica dei corpi di 5 giovani, rapiti il 7 ottobre al rave party, e della maestra 40enne che dava sollievo ai bambini prigionieri nei tunnel con lo yoga.
Giustiziati a venti metri sottoterra
Le vite di sei giovani persone svanite in un attimo tra giovedì e venerdì, come hanno rivelato le autopsie, sotto i colpi sparati a bruciapelo dai miliziani di Hamas dentro un tunnel di Rafah. Giustiziati a venti metri sottoterra, senza poter rivedere la luce come ultimo desiderio, a un chilometro di distanza dal cunicolo dove è stato trovato mercoledì Farhan al Qadi, uno dei sei beduini trascinato nella Striscia dai terroristi quel sabato nero.
Sciopero in tutto il Paese contro Netanyahu
Rabbia e frustrazione si sono concretizzati domenica in manifestazioni di protesta in tutto il Paese e nell'annuncio di un grande sciopero generale che si terrà domani in tutta Israele. Esteso a qualunque attività. Con l'appoggio totale dell'Histadrut, il sindacato che raccoglie centinaia di migliaia di lavoratori. Uno sciopero contro il premier Benyamin Netanyahu, che non ha saputo, voluto, imboccare la via per riportare a casa, dopo 331 giorni di prigionia senza diritti né cibo, gli ostaggi condannati a morte dai guardiani-aguzzini che sparano non appena sentono che l'Idf si avvicina.
Il capo dell'opposizione Lapid: "Hanno deciso di non salvarli"
Come è già successo il 21 agosto, quando altri sei ostaggi sono stati recuperati in un tunnel di Kahn Younis, sempre nel sud della Striscia: sui resti di tutti c'erano segni di ferite da arma da fuoco. Dodici rapiti recuperati morti nel giro di 15 giorni, ma che a Gaza erano arrivati vivi e avrebbero potuto essere salvati. Come da settimane invoca tra gli altri il capo dell'opposizione Yair Lapid, che oggi ha accusato senza mezzi termini: "Erano vivi. Netanyahu e il gabinetto della morte hanno deciso di non salvarli. Ci sono rapiti in vita, un accordo è ancora possibile. Il premier non lo fa per ragioni politiche".
Le responsabilità di Bibi
Il ministro della Difesa Yoav Gallant, che giovedì si è opposto urlando alla decisione del gabinetto di mantenere l'Idf nel Corridoio Filadelfia tra Gaza e l'Egitto, unico a non aver votato la decisione, ha centrato da dentro il governo il rischio rivelatosi realtà: "Condanni a morte gli ostaggi", aveva detto a Bibi govedì. Ed è successo. Motivo per cui le famiglie gli hanno affibbiato il nomignolo di 'mister death', 'signor morte'. I parenti sanno che a rapire e uccidere a sangue freddo i loro cari sono stati Yahyha Sinwar e il suo gruppo di assassini, che attraverso il terrorismo cercano solo la morte degli ebrei e non soluzioni politiche. Ma sanno anche che nessuna salvezza arriverà da Gaza: la responsabilità e la ricerca di una soluzione sono nelle mani di Netanyahu.
L'equilibrio per restare in carica
Le proteste a Tel Aviv, Gerusalemme e in tutte le città israeliane della serata di domenica stanno dicendo al premier che il tempo delle giravolte politiche è finito. Lui, Netanyahu, si è guardato bene dall'apparire in pubblico e attraversa queste giornate buie cercando, anche lui disperatamente, un equilibrio per restare in carica, non perdere la faccia cedendo alle richieste di Sinwar, che è solo 'il macellaio di Kahn Younis', come lo chiamano a Gaza, e non disperdere il sostegno degli Usa, di cui avrà sempre bisogno.
"L'Iran continuerà la sua politica di principio di appoggio ai gruppi della resistenza", inclusi gli Hezbollah libanesi, e alla legittima lotta delle nazioni della regione contro il regime occupante israeliano": lo ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, nel suo incontro a Teheran con il rappresentante di Hezbollah in Iran, Abdullah Safiuddin. I due, scrive l'agenzia Irna, hanno discusso della situazione in Palestina, sia a Gaza che in Cisgiordania, e in Libano.
Arnon Bar David, capo dell'Histadrut, il sindacato che rappresenta centinaia di migliaia di lavoratori nel settore pubblico in Israele, ha fatto sapere di aver proclamato lo sciopero generale per domani in tutto il Paese, a seguito dell'uccisione dei sei ostaggi da parte di Hamas. Lo riporta il sito Ynet.
Chiuso per sciopero domani mattina l'aeroporto di Tel Aviv
L'aeroporto di Tel Aviv Ben Gurion sarà chiuso domani mattina alle 8, come ha fatto sapere il sindacato, in concomitanza con lo sciopero generale nel Paese.
"Con questi omicidi, Hamas ha ancora più sangue americano sulle mani. Condanno fermamente la continua brutalità di Hamas, e così deve fare il mondo intero": così Kamala Harris in una nota sul ritrovamento dei corpi di sei ostaggi in un tunnel a Rafah, tra cui quello del giovane americano-israeliano Hersh Goldberg-Polin. "Dal massacro di 1'200 persone alla violenza sessuale, alla presa di ostaggi e a questi omicidi, la depravazione di Hamas - prosegue - è evidente e orribile. La minaccia che rappresenta per il popolo di Israele e per i cittadini americani in Israele deve essere eliminata e Hamas non può controllare Gaza".
"Anche il popolo palestinese ha sofferto sotto Hamas"
"Anche il popolo palestinese ha sofferto sotto il governo di Hamas per quasi due decenni", aggiunge, esprimendo la sua vicinanza ai genitori di Hersh Goldberg-Polin e assicurando che "come vicepresidente non ho priorità più alta della sicurezza dei cittadini americani, ovunque si trovino nel mondo". "Il presidente Biden ed io non vacilleremo mai nel nostro impegno per liberare gli americani e tutti coloro che sono tenuti in ostaggio a Gaza", promette.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto la "liberazione incondizionata" degli ostaggi trattenuti a Gaza e la fine dell'"incubo della guerra a Gaza". "Non dimenticherò mai il mio incontro dell'ottobre scorso con i genitori di Hersh Goldberg-Polin e altre famiglie di ostaggi. Le tragiche notizie di oggi sono un devastante promemoria della necessità del rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e della fine dell'incubo della guerra a Gaza", ha scritto su X.
Borrell: "Sono inorridito dalla morte dei sei ostaggi"
Dal canto suo, il capo della diplomazia europea Josep Borrell ha dichiarato di essere "inorridito" per "l'omicidio di sei ostaggi israeliani da Hamas" i cui corpi sono stati ritrovati nella Striscia di Gaza. "Questi giovani uomini e donne innocenti avrebbero dovuto essere portati in salvo molto tempo fa e riunirsi ai loro cari. Siamo al fianco di tutti gli ostaggi", ha dichiarato Borrell su X. "Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco per porre fine a questa tragedia e riportare a casa tutti gli ostaggi", ha aggiunto.
"Voglio dire quanto mi dispiace e chiedervi perdono per non aver potuto riportare a casa Sasha vivo", ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in una telefonata ai genitori di Alexander Lubnov, ucciso da Hamas e ritrovato ieri sera insieme con i corpi di altri cinque ostaggi. Il primo ministro parlerà anche con gli altri parenti degli ostaggi recuperati a Rafah nella notte.
L'autopsia sui corpi dei sei ostaggi trovati morti a Rafah, nel sud di Gaza, rivela che sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco alla testa e in altre parti del corpo nelle ultime 48 ore. Dalle autopsie è emerso che uno degli ostaggi era stato legato, alcuni avevano ferite riportate durante il rapimento. Secondo fonti della sicurezza, durante la guerra sono stati portati dal nord della Striscia a Rafah, nel sud, dove sono stati assassinati. Le autopsie si sono svolte per tutta la notte.
I sei ostaggi recuperati a Rafah, nella parte meridionale di Gaza, sono stati "brutalmente assassinati" da Hamas poco prima dell'arrivo delle truppe. Lo riferisce il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), Daniel Hagari, scrive Times of Israel.
"Brutalmente assassinati dai terroristi di Hamas"
"Secondo una prima valutazione... sono stati brutalmente assassinati dai terroristi di Hamas poco prima che li raggiungessimo. Sono stati rapiti vivi la mattina del 7 ottobre. I loro corpi sono stati trovati durante i combattimenti a Rafah, in un tunnel, a circa un chilometro di distanza da quello da cui abbiamo salvato Farhan al-Qadi qualche giorno fa", ha affermato in una conferenza stampa. "Da quando Farhan è stato trovato, alle truppe è stata data più enfasi sull'operare con cautela del solito, perché sapevamo che nella zona potrebbero esserci altri ostaggi. Non avevamo informazioni sulla posizione esatta", ha affermato Hagari. "I soldati - ha aggiunto il portavoce - hanno combattuto i terroristi di Hamas in superficie nell'area in cui si trovava il tunnel".
Hamas incolpa Israele e Stati Uniti per la morte dei 6 ostaggi, uccisi da raid
L'alto funzionario di Hamas, Izzat Al-Rishq, ha detto che i sei prigionieri israeliani trovati morti in un tunnel nel sud della Striscia di Gaza sono stati uccisi da attacchi aerei israeliani. Lo scrive Al Jazeera. Al-Rishq ha anche incolpato gli Stati Uniti per il loro "pregiudizio, sostegno e partnership" nella guerra di 11 mesi contro il territorio assediato. Uno dei prigionieri aveva la doppia cittadinanza statunitense e israeliana, mentre un altro era russo-israeliano.
Hamas si preoccupa più di quanto non faccia Biden
Il funzionario ha affermato che Hamas si preoccupa della vita dei suoi prigionieri più di quanto non faccia Biden, sottolineando che "il gruppo ha accettato la sua proposta e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Netanyahu le ha respinte e la sua amministrazione ha ceduto alle richieste del premier, che miravano a ostacolare il raggiungimento di un accordo per mantenere il suo potere", ha dichiarato al-Rishq.
Circa 1,2 milioni di dosi di vaccino contro la poliomielite sono già state consegnate a Gaza in vista della campagna prevista a partire dal primo settembre per vaccinare oltre 640'000 bambini.
Lo ha affermato, riferisce France 24 online, Rik Peeperkorn, rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per i territori palestinesi occupati, aggiungendo che altre 400'000 dosi circa sono in viaggio verso la striscia di Gaza.
Gli Usa hanno annunciato nuove sanzioni contro coloni israeliani in Cisgiordania per la violenza contro i palestinesi, esortando il loro alleato Israele a chiedere maggiori responsabilità. "La violenza estremista dei coloni in Cisgiordania causa intense sofferenze umane, danneggia la sicurezza di Israele e mina le prospettive di pace e stabilità nella regione", ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller in una dichiarazione, aggiungendo che è "fondamentale" per Israele chiedere conto della loro responsabilità. Questa nuova tornata di sanzioni prende di mira in particolare un'organizzazione non governativa, Hashomer Yosh, accusata di fornire sostegno materiale a una colonia in Cisgiordania, ha affermato il dipartimento di Stato in un comunicato.
L'ora zero era precisa: le cinque del mattino di domenica, quando secondo le intelligence internazionali, i miliziani sciiti del Libano devoti all'Iran avrebbero dovuto lanciare - dopo 26 giorni di indecisioni - la vendetta contro Israele per l'uccisione del loro capo militare Fuad Shukr a Beirut. L'informazione era talmente puntuale che prima delle 4 dalla "fossa" della Kirya, il bunker del ministero della Difesa a Tel Aviv, il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha dato il via al contropiede dal campo israeliano.
Cento caccia bombardano Hezbollah
Cento caccia si sono alzati in volo nello stesso momento dalle basi militari diretti verso il Libano meridionale, dove hanno bombardato e distrutto migliaia di lanciarazzi di Hezbollah in quaranta postazioni diverse, di cui molti nelle vallate e lontano dai centri abitati, stando alle dichiarazioni dell'esercito israeliano. Secondo cui solo diverse centinaia erano destinati a essere utilizzati in questo attacco a Israele. Negli stessi momenti in cui partivano i raid aerei è stata disposta la chiusura dell'aeroporto internazionale di Tel Aviv, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha dichiarato 48 ore di stato d'emergenza nel Paese e il premier Benyamin Netanyahu ha convocato il Gabinetto di sicurezza.
La Casa Bianca segue la situazione
La Casa Bianca ha informato che stava seguendo la situazione. I soldati del Partito di Dio, quando i jet israeliani hanno finito velocemente il loro lavoro, hanno risposto tirando contro il nord dello Stato ebraico, a poche centinaia di metri, salve di razzi e droni: 320 in tutto, hanno riferito i media libanesi legati a Hezbollah, diretti principalmente contro 11 basi militari dell'IDF.
Netanyahu: "Hezbollah era pronto ad attaccare Israele"
Aprendo il Gabinetto di sicurezza alle 7 del mattino Netanyahu ha fornito la prima dichiarazione pubblica della giornata: "Abbiamo scoperto i preparativi di Hezbollah, che era pronto ad attaccare Israele, abbiamo dato ordine all'esercito di agire subito per eliminare la minaccia". Cioè un'offensiva scattata per prevenire un attacco massiccio. Più tardi, davanti al Gabinetto di governo, il primo ministro ha aggiunto: "Siamo determinati a fare di tutto per difendere il nostro Paese, per riportare gli abitanti del nord nelle loro case e sostenere una semplice regola, se qualcuno ci fa del male, noi rispondiamo facendogli del male". Dall'altra parte del confine, in Libano, la risposta si è fatta aspettare fino al pomeriggio inoltrato quando finalmente il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, ha preso la parola per dire che il "nemico israeliano ha superato la linea rossa uccidendo Shukr". "La risposta - ha spiegato - è stata ritardata fino ad oggi per molti fattori, tra i quali i negoziati per il cessate il fuoco a Gaza".
"Hezbollah si riserva il diritto di rispondere in un secondo momento"
Confermando, come avevano già riferito fonti della sicurezza israeliana, che "l'obiettivo principale era la base di Glilot", dove ha sede il quartier generale del Mossad e la base dell'unità 8200, corpo d'élite dell'intelligence, oltre a una non meglio specificata base di difesa aerea. "Abbiamo lanciato più di 300 razzi di tipo Katyusha alle 5,15 e per la prima volta droni dalla Bekaa", ha detto Nasrallah. Poi ha concluso che se i risultati dei raid di domenica mattina fossero insufficienti, Hezbollah si riserva "il diritto di rispondere in un secondo momento". Ma, soprattutto, il leader delle milizie libanesi ha messo l'accento sul fatto che l'Idf non ha colpito nessuna rampa di lancio e ha effettuato solo un raid notturno. Affermazione smentita in anticipo dalle dichiarazioni ai media internazionali di alcuni residenti del sud del Libano che hanno visto arrivare le centinaia di missili israeliani prima della preghiera del mattino e hanno detto di aver pensato che fosse "giunta l'apocalisse".
Nentanyahu: "non si conclude qui"
Netanyahu dal canto suo ha avvertito: "Nasrallah a Beirut e Khamenei a Teheran devono sapere che quello che è successo oggi non è la fine della storia, non si conclude qui". Poche ore dopo la fine degli attacchi sui due fronti, le restrizioni di sicurezza in Israele, escluso il nord, sono state ritirate, e l'aeroporto è stato riaperto. Ma in serata, la tensione è tornata a salire quando un boato si è udito a Tel Aviv e le sirene sono scattate Rishon Lezion, a sud della città israeliana, per il lancio di un razzo rivendicato dalle Brigate Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, "in risposta ai massacri israeliani contro i civili e allo sfollamento del popolo palestinese". Stando all'IDF, il missile è caduto in un'area aperta e una donna di 26 anni è rimasta ferita mentre raggiungeva un rifugio.
Il pericolo di una guerra più ampia sembra essersi attenuato
Hezbollah ha fatto intendere che per il momento l'operazione è conclusa. Insomma, la dimostrazione di forza per il pubblico c'è stata. E forse questo può bastare a Nasrallah. Ma, questione più importante di tutte, è che il pericolo di una guerra più ampia che da settimane incombe sul Medio Oriente, sembra essersi attenuato.
Hamas respinge le nuove condizioni di Israele nei colloqui in corso per il cessate il fuoco a Gaza: secondo il funzionario di Hamas Osama Hamdan che ha parlato domenica ad Al-Aqsa TV, le voci in merito a un accordo imminente sono false. Il gruppo sostiene di attenersi alla proposta di cessate il fuoco del 2 luglio e che i discorsi degli Stati Uniti su un accordo imminente servono a scopi elettorali statunitensi. Lo riporta il Guardian.
"Oggi l'UNICEF sta portando a Gaza 1,2 milioni di dosi di vaccino antipolio di tipo 2 (nOPV). Con l'OMS, l'UNRWA e altri partner, prevediamo di vaccinare più di 640'000 bambini". Lo scrive UNICEF Palestina su X.
Un funzionario di Hezbollah ha affermato che l'attacco che ha condotto oggi contro Israele in rappresaglia per l'uccisione del comandante di alto rango Fuad Shukr a Beirut il mese scorso è stato ritardato per "considerazioni politiche", in particolare per non ostacolare i colloqui in corso su un cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri per Gaza. Lo riferisce Al Jazeera online precisando che secondo lo stesso funzionario, Hezbollah ha "lavorato" per assicurarsi che la sua risposta all'uccisione di Shukr il 30 luglio non inneschi una guerra su vasta scala.
Morti due combattenti del movimento filoiraniano libanese
Intanto, con un post pubblicato sul sito web della sua emittente TV al Manar, il movimento filoiraniano libanese ha annunciato la morte di due suoi combattenti. Si tratta di due uomini di 32 e 37 anni originari del villaggio di Hariss, ha affermato l'emittente, limitandosi a precisare che sono morti "sulla via per Gerusalemme", ovvero in combattimento contro Israele.
"Nasrallah a Beirut e Khamenei a Teheran devono sapere che questo (l'attacco di oggi) è un ulteriore passo per cambiare la situazione al nord" di Israele, "quello che è successo oggi non è la fine della storia, non si conclude qui". Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo che l'esercito ha lanciato raid contro gli Hezbollah in Libano per prevenire un loro attacco.
Fonti hanno riferito ai media arabi che al vertice del Cairo si starebbe lavorando per una tregua temporanea di 72 ore dopo un cessate il fuoco completo a Gaza. Secondo al Hadath, Hamas avrebbe chiesto tempo per verificare il numero di tutti i rapiti, vivi e morti, mentre la delegazione israeliana avrebbe ricevuto il documento con le richieste di revisione di Hamas e la visione del gruppo islamista riguardo alle linee generali dell'accordo. La tv Al Arabiya, citando proprie fonti, precisa su X che le "discussioni in corso al Cairo" vertono anche "sul corridoio Filadelfia e il valico di Rafah". "La delegazione israeliana ha presentato oggi la sua risposta alle proposte precedenti", scrive ancora l'emittente, senza fornire altri dettagli almeno in questa serie di messaggi.
Hezbollah ha pubblicato questa mattina un nuovo video sul suo canale Telegram che mostra i suoi preparativi per un attacco a Israele. Lo riferisce il quotidiano libanese L'Orient le Jour online precisando che il video è stato girato in un tunnel, come quello postato dal gruppo una settimana fa. Nelle immagini si vedono i combattenti che dispongono dei missili e delle piattaforme di lancio sotterranee, oltre a dei camion che trasportano razzi passare davanti a ritratti di Hassan Nasrallah e di Kassem Soleimani. Nel sito della sua emittente tv al Manar, Hezbollah ha anche mostrato un altro video con immagini satellitari di alcune caserme israeliane che dice di aver preso di mira questa mattina.
Ulteriori attacchi contro Israele da un Paese diverso dal Libano, che potrebbe essere lo Yemen, sono attesi nei prossimi giorni, secondo una fonte della sicurezza che lo ha rivelato alla Bbc. L'emittente lascia intendere che l'attacco potrebbe provenire dagli Houthi che non hanno ancora risposto all'attacco aereo israeliano al porto di Hodeida il mese scorso.
Le autorità israeliane oggi hanno continuato a impedire l'ingresso di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah sul lato palestinese per il 113/o giorno consecutivo ma hanno riaperto stamattina quello di Kerem Shalom dopo averlo chiuso per due giorni, venerdì e sabato, adducendo come motivazione il "fine settimana". Lo hanno riferito fonti ufficiali e di sicurezza egiziane. Israele ha autorizzato la Mezzaluna Rossa egiziana del Sinai settentrionale a inviare 40 camion di aiuti umanitari al valico di Kerem Shalom in preparazione della loro entrata a Gaza sempre oggi, ha precisato Raed Abdel Nasser, segretario generale della stessa organizzazione umanitaria islamica nel nord della penisola egiziana. Il convoglio include "aiuti umanitari vari, tra cui sei camion di carburante", ha detto Raed.
La fonte ha aggiunto che i camion sono stati scaricati nel piazzale del valico di Kerem Shalom in collaborazione con l'Onu, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (Unrwa) e la Mezzaluna Rossa palestinese a Gaza.
La Svizzera è profondamente preoccupata per l'escalation di violenza in Medio Oriente. Lo scrive oggi sul social media X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), esortando le parti a dare priorità al dialogo.
Bisogna astenersi da qualsiasi azione che possa esacerbare la situazione, si legge ancora nel post pubblicato dai servizi di Ignazio Cassis. Berna chiede inoltre negoziati per un cessate il fuoco a Gaza.
Gli attacchi delle ultime ore
Nelle ultime ore la situazione si sta facendo sempre più incandescente nella regione. La milizia libanese Hezbollah ha affermato di aver lanciato più di 320 razzi verso il nord di Israele, mentre l'esercito dello Stato ebraico ha attaccato numerosi obiettivi nel sud del Libano con un centinaio di caccia.
Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha convocato stamane il Comitato ministeriale di emergenza per una riunione presso la sua residenza a Beirut, e ha comunicato ai ministri del suo governo di essere impegnato "in una serie di contatti con gli amici del Libano per fermare l'escalation". Lo riferiscono fonti di stampa libanesi, secondo cui Mikati ha sottolineato che "prima di tutto è necessario è fermare l'aggressione israeliana e applicare la risoluzione 1701" approvata dalle Nazioni Unite nell'agosto del 2006.
L'invito al cessate il fuoco
Dal canto loro il contingente delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) e l'ufficio del Coordinatore speciale delle Nazioni Unite in Libano (Unscol) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, invitando "tutte le parti a cessare il fuoco e prevenire qualsiasi escalation. La cessazione delle ostilità, seguita dall'attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, è l'unica via per un progresso sostenibile nella situazione. Continuiamo i nostri contatti con l'obiettivo di spingere le parti a ridurre le tensioni", si legge nel testo in cui la situazione lungo la Linea Blu tra Libano e Israele viene definita "preoccupante".
Una fonte della sicurezza israeliana ha riferito a Ynet che l'esercito ha sventato un attacco nella zona di Gilot, vicino Tel Aviv, dove si trovano il quartier generale del Mossad e la base dell'unità 8200, corpo d'élite dell'intelligence. L'Idf stima che Hezbollah stia attualmente valutando la situazione ed esaminando i risultati dell'attacco e le conseguenze, l'allerta è massima poiché il lancio di razzi e droni contro Israele potrebbe essere solo la prima parte dell'operazione decisa dalle milizie sciite.
L'Iran ritiene che le consultazioni in corso tra le nazioni islamiche sulla questione palestinese e sulla crisi di Gaza siano di grande importanza, a causa del peggioramento della situazione e delle "attività terroristiche israeliane che mirano a un'escalation della tensione nella regione del Medio Oriente": lo ha detto ieri sera il ministro degli Esteri, Abbas Araghchi, in una conversazione telefonica con il suo omologo turco Hakan Fidan. Lo riporta l'Irna. Araghchi ha avuto ieri sera anche un colloquio telefonico con il suo omologo egiziano, Badr Abdelatty, durante il quale ha sottolineato ancora una volta che l'Iran si riserva il diritto di rispondere all'assassinio a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, da parte di Israele. Abdelatty, da parte sua, ha sottolineato la necessità di sforzi da parte di tutte le parti per prevenire il dilagare della guerra nella regione.
La Cina si impegna "a promuovere la pace e a sostenere la giustizia sulla questione del Medio Oriente", tutelando tutte le parti nella salvaguardia dei loro legittimi diritti e interessi" e, in particolare, la Palestina nel ripristino dei suoi legittimi diritti nazionali. "La priorità immediata - ha riferito il ministero degli Esteri, nel resoconto dei media statali - è che tutte le parti in conflitto implementino le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e creino le condizioni per un cessate il fuoco completo e permanente a Gaza il prima possibile". L'auspicio è che anche gli Usa "adottino un approccio responsabile".
Il gruppo terroristico Hezbollah ha affermato di aver lanciato più di 320 razzi verso il nord di Israele nelle ultime ore, insieme a diversi droni carichi di esplosivo. In una dichiarazione, Hezbollah afferma di aver preso di mira 11 basi militari nel nord di Israele. Un video che circola online mostra un drone di Hezbollah che colpisce un'autostrada nel nord di Israele. Hezbollah ha affermato di aver avviato un attacco su Israele in risposta all'uccisione del comandante militare del gruppo terroristico, Fuad Shukr a Beirut. In una dichiarazione, la milizia sciita ha detto di aver lanciato droni esplosivi contro Israele, prendendo di mira siti militari. Hezbollah aveva puntato al ministero della Difesa a Tel Aviv ed altri obiettivi strategici nel centro di Israele, ha riferito una fonte politica alla tv pubblica israeliana Kan.
Attacco preventivo di Israele
L'esercito israeliano ha fatto sapere di avere avviato degli "attacchi preventivi" in Libano per "prevenire attacchi di Hezbollah in larga scala" e ha invitato la popolazione ad allontanarsi dalle zone in cui opera l'organizzazione. L'offensiva è stata lanciata - ha affermato l'Idf - dopo aver rilevato preparativi da parte degli Hezbollah. "Questa mattina all'alba abbiamo scoperto i preparativi di Hezbollah, che era pronto ad attaccare Israele, abbiamo dato ordine all'esercito di agire subito per eliminare la minaccia. L'Idf sta operando con forza, ha distrutto decine di razzi diretti al nord. Chiedo ai cittadini di Israele di seguire le indicazioni di sicurezza", ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu nella riunione del Gabinetto di sicurezza conclusa alle 8:36 ora locale, le 7:36 ora svizzera. "Colpiamo chi ci colpisce", ha aggiunto Netanyahu.
L'esercito israeliano ha dal canto suo annunciato che 100 aerei dell'aeronautica militare hanno distrutto migliaia di lanciarazzi di Hezbollah puntati sul centro e sul nord del Paese. Sarebbero state colpite quaranta postazioni di lancio. Il ministero della Salute libanese ha aggiornato ad almeno tre morti il bilancio degli attacchi preventivi compiuti durante la notte.
Nell'attacco preventivo contro Hezbollah, Israele ha colpito le postazioni che avrebbero dovuto attaccare alle 5 del mattino in direzione di Tel Aviv. Lo ha riferito sul New York Times una fonte dell'intelligence occidentale, la quale ha affermato che tutti questi lanciatori sono stati distrutti. A causa degli attacchi l'aeroporto di Tel Aviv era stato temporaneamente chiuso per ragioni di sicurezza.
Negoziati al Cairo
Gli scontri sono scoppiati nel bel mezzo dei negoziati al Cairo volti a stabilire una tregua nella guerra nella Striscia di Gaza. Secondo una fonte politica di alto livello, nonostante l'attacco tra Israele e Hezbollah e il peggioramento della situazione, il team negoziale israeliano è partito per il Cairo dove oggi è previsto il vertice per i colloqui su un accordo di tregua a Gaza e sul rilascio degli ostaggi, ha riferito la tv pubblica Kan.
Hezbollah: "Attacco terminato"
Hezbollah ha annunciato che il suo attacco su larga scala contro Israele per oggi è "terminato". "La nostra operazione militare di oggi è stata completata e portata a termine", ha dichiarato in un comunicato il gruppo sostenuto dall'Iran. Le "rivendicazioni israeliane di un'azione preventiva effettuata... e di aver sventato l'attacco della resistenza sono affermazioni vuote", ha aggiunto.
Un nuovo avviso di evacuazione è stato diffuso dall'IDF per i palestinesi nell'area orientale di Deir al-Balah e Maghazi, nella parte centrale di Gaza. La popolazione della zona è stata invitata a trasferirsi nella zona umanitaria designata da Israele, che attualmente si estende per circa 42 chilometri quadrati. Gli avvisi di evacuazione di solito precedono i raid dell'esercito israeliano contro obiettivi di Hamas.
Durante la notte un raid israeliano su Gaza ha eliminato un importante membro di Hamas, Taha Abu Nada, coinvolto nella produzione di armi utilizzate negli attacchi contro Israele e le truppe sul terreno nella Striscia. Lo ha reso noto l'IDF specificando che l'operazione è avvenuta nel contesto di incursioni mirate in tutta l'enclave. E ha aggiunto che ieri sono state colpite alcune postazioni di Hamas ed eliminati diversi terroristi. Nella città di Rafah, nel sud di Gaza, l'esercito afferma che le truppe della 162esima Divisione hanno ucciso sempre ieri decine di terroristi in scontri a corto raggio e attacchi aerei nel quartiere di Tel Sultan. Nella zona è stato trovato un deposito di munizioni.
Joe Biden ha messo in evidenza nel corso di un colloquio con il premier israeliano Benyamin Netanyahu "l'urgenza" di chiudere l'accordo per un cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi. Lo comunica la Casa Bianca. Biden e Netanyahu hanno parlato degli sforzi americani in corso a sostegno delle difese di Israele contro le minacce poste dell'Iran e da gruppi come gli Hezbollah e gli Houthi, afferma la Casa Bianca. "Il presidente ha messo in evidenza l'urgenza di concludere l'accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi", aggiunge la Casa Bianca, mettendo in evidenza come i due leader hanno parlato anche delle prossime trattative al Cairo per rimuovere ogni restante ostacolo.
L'accordo per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco è sull'orlo del fallimento e non esiste uno schema alternativo che possa essere presentato al suo posto. Lo hanno riferito a Politico due alti funzionari Usa e due israeliani. "Non sappiamo se Sinwar vuole l'accordo", ha detto una fonte, "se non lo vuole, c'è la possibilità che l'Iran attacchi e la situazione degeneri". Mentre gli Usa spingono per un vertice al Cairo venerdì, un funzionario israeliano ha affermato: "Non è affatto sicuro che ci sarà un vertice, se ci fosse, non ci sarebbe nulla di cui parlare finché Israele resterà sulla sua posizione".
La complicatissima trattativa per una tregua a Gaza va avanti, tra passi avanti e marce indietro. La buona notizia è che i negoziati guidati dai mediatori riprenderanno giovedì al Cairo, mentre Antony Blinken proseguirà il suo tour nella regione facendo tappa a Doha. Allo stesso tempo, Israele e Hamas appaiono ancora lontani sui nodi chiave. Benyamin Netanyahu ad esempio non ne vuole sapere di far ritirare l'Idf dal corridoio Filadelfia, al confine tra Striscia e Egitto, affermando che bisogna continuare a impedire il contrabbando di armi. La fazione palestinese invece accusa il suo nemico di utilizzare ogni espediente per proseguire la guerra, con la copertura degli Stati Uniti. Il capo della diplomazia americana, dopo aver incassato l'ok di Netanyahu alla proposta di compromesso sulla tregua formulata da Washington, si è spostato in Egitto, dove ha incontrato il presidente Abdel Fattah al-Sisi. Entrambi hanno concordato sulla necessità di arrivare rapidamente ad un cessate il fuoco a Gaza per evitare un'espansione regionale del conflitto.
Uno spiraglio in questa direzione si sarebbe potuto aprire convincendo Israele a ritirarsi almeno temporaneamente dal corridoio cuscinetto con l'Egitto, ma Netanyahu ha ribadito la sua contrarietà. "Non ci ritireremo in nessun caso, ho informato Blinken che continueremo fino alla distruzione di Hamas", perché in ballo c'è la tutela dei "nostri asset di sicurezza strategica", sono state le sue parole ad un incontro con le famiglie degli ostaggi. A cui è seguita una poco rassicurante previsione: "Non sono sicuro che ci sarà un accordo". La palla è nel campo di Hamas, secondo lo Stato ebraico e gli Usa, tanto che Joe Biden - che fino a pochi giorni parlava di un accordo mai così vicino - ha accusato il gruppo che governa la Striscia di "tirarsi indietro" nel negoziato. "Parole fuorvianti che non rappresentano la vera posizione del movimento, che auspica di arrivare a un accordo", è stata la replica alla Casa Bianca.
Hamas continua a rivendicare di aver accettato il primo piano Biden presentato a maggio, per dare vita in una prima fase ad una tregua di sei settimane. Poi però Israele avrebbe posto nuove condizioni, come pretesto per non chiudere l'intesa, potendo contare sulla "luce verde" degli americani. A complicare le cose nelle trattative c'è poi la questione ostaggi: Israele di fatto vuole tutti gli ostaggi vivi nella prima fase della tregua, mentre Hamas rinfaccia alla controparte di porre veti sui nomi dei prigionieri palestinesi da scambiare. Il filo della trattativa insomma resta molto sottile, ma non si è ancora spezzato. Giovedì e venerdì si attende il secondo round dei negoziati mediati da Stati Uniti, Egitto e Qatar, per tentare di riavvicinare le parti. Il team israeliano dovrebbe raggiungere Il Cairo, Hamas al contrario ha fin qui rifiutato di sedersi al tavolo, sostenendo che non c'è nient'altro da discutere.
Sullo sfondo c'è l'ombra che non si è ancora diradata di una escalation regionale, con il cosiddetto Asse della resistenza guidato dall'Iran sempre pronto a sferrare un duro attacco a Israele, come rappresaglia per gli omicidi del comandante di Hezbollah Fuad Shukr e del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh.
Lo hanno ricordato, dopo giorni di silenzio, i Pasdaran: "Il tempo è dalla nostra parte e il periodo di attesa per colpire potrebbe essere lungo", ha affermato un portavoce delle Guardie rivoluzionarie di Teheran. "Il regime sionista e i suoi coloni - è la stilettata - devono assaporare l'amarezza dell'attesa".
Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha dichiarato a Sky News che giovedì e venerdì si terranno al Cairo i negoziati per un cessate il fuoco a Gaza.
"Non ci ritireremo dall'asse di Filadelfia in nessun caso, ho informato (il segretario di Stato americano Antony) Blinken che continueremo fino alla distruzione di Hamas". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un incontro con famiglie degli ostaggi. Lo riporta Ynet. Il ritiro dal corridoio Filadelfia, tra Gaza e l'Egitto, è uno dei punti chiave dei colloqui per l'accordo sulla tregua e il rilascio degli ostaggi. Hamas ha chiesto il ritiro completo dell'esercito israeliano.
L'esercito israeliano ha recuperato la notte scorsa i corpi di sei ostaggi uccisi durante la loro prigionia a Gaza. Lo ha annunciato il premier israeliano Benyamin Netanyahu. "Nella notte le nostre forze hanno recuperato i corpi di sei dei nostri ostaggi che erano prigionieri dell'organizzazione terroristica assassina di Hamas: Avraham Munder, Alex Dancyg, Chaim Peri, Yagev Buchshtav, Yoram Metzger e Nadav Popplewell. I nostri cuori sono addolorati per questa terribile perdita. Mia moglie Sarah ed io porgiamo le nostre più sentite condoglianze alle care famiglie", ha affermato Netanyahu. I corpi sono stati recuperati dall'esercito nella zona di Khan Yunis nel corso di un'operazione congiunta, effettuata sulla base di informazioni di intelligence, che ha coinvolto anche unità dello Shin Bet (intelligence interna).
Secondo funzionari della Difesa alcuni degli ostaggi sono stati uccisi nel tunnel dove sono stati trovati i loro corpi ed i loro rapitori potrebbero essere fuggiti in seguito agli attacchi israeliani, abbandonando i cadaveri nel tunnel. "Vorrei ringraziare i coraggiosi combattenti e comandanti dell'Idf e dello Shin Bet per il loro eroismo e la loro azione determinata. Lo Stato di Israele continuerà a fare ogni sforzo per riavere tutti i nostri ostaggi, quelli vivi e quelli deceduti", ha aggiunto Netanyahu.
"Il premier Benjamin Netanyahu ha cambiato la sua posizione e raggiungerà un accordo a causa del pericolo per la sicurezza del Paese". Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken nel suo incontro con i parenti degli ostaggi. "In un incontro molto costruttivo con il Netanyahu oggi, mi ha confermato che Israele accetta la proposta americana. La sostiene. Ora spetta ad Hamas fare lo stesso". "I mediatori dovrebbero riunirsi e completare un processo nel quadro del quale arriveranno a capire come attuare gli impegni dell'accordo", ha aggiunto. "Queste sono questioni complesse e richiederanno decisioni difficili. C'è un senso di urgenza qui e in tutta la regione di raggiungere il traguardo e di arrivarci il prima possibile", ha affermato Blinken.
Il segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken, arrivato ieri a Tel Aviv, incontrerà stamani il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per favorire un accordo su cessate-il-fuoco a Gaza e restituzione degli ostaggi. Un'opportunità "forse ultima", secondo lo stesso capo della diplomazia americana, che poi si recherà al Cairo dove questa settimana dovrebbe tenersi un secondo ciclo di colloqui. È un "momento decisivo" nei colloqui per il cessate il fuoco a Gaza, ha dichiarato oggi Blinken, prima d'incontrare il presidente israeliano Isaac Herzog, secondo quanto ha riferito l'agenzia di stampa Reuters. Si tratta, ha continuato, "probabilmente la migliore, forse l'ultima opportunità" anche per riportare a casa gli ostaggi. Si tratta del nono viaggio di Blinken in Medio Oriente dall'inizio della guerra, a ottobre dello scorso anno.
Dalla Striscia di Gaza di Gaza sotto le bombe arriva l'SOS poliomielite, con il primo caso rilevato in 25 anni. Lo ha diramato il ministero della salute palestinese, ben un mese e mezzo dopo il ritrovamento, il 23 giugno scorso, del poliovirus tipo 2 in campioni delle acque fognarie o stagnanti con le quali convivono i quasi due milioni di palestinesi sfollati all'interno dell'enclave. La diagnosi è stata confermata da un laboratorio in Giordania e riguarda per ora un bambino di soli 10 mesi, nato quindi a guerra già iniziata e non vaccinato.
Nuova crisi sanitaria, gli effetti della malattia
Una nuova crisi sanitaria che ha spinto l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) a chiedere due tregue umanitarie di sette giorni l'una nei combattimenti per consentire di vaccinare contro la polio oltre 640'000 bambini. La malattia, che è altamente contagiosa e colpisce di preferenza adolescenti e soprattutto bambini, porta sintomi come febbre alta, mal di testa, rigidità muscolare e vomito, può causare nei casi gravi deformità o la paralisi muscolare irreversibile degli arti e nel 10% dei casi gravi porta alla morte per paralisi delle vie respiratorie.
Appello per una pausa umanitaria per la campagna vaccinale
Per il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres "prevenire e contenere la diffusione della poliomielite richiederà uno sforzo massiccio, coordinato e urgente", e per questo ha fatto "appello a tutte le parti in causa perché assicurino subito e in modo concreto che garantiranno una pausa umanitaria per la campagna" vaccinale contro il poliovirus tipo 2 (cVDPV2), pianificata dall'ONU con inizio a fine agosto. Ma la polio è solo l'ultimo flagello a colpire la popolazione di Gaza, dove secondo un recente rapporto dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) solo 12 dei 16 ospedali, in parte funzionanti, sono accessibili a causa dei pericoli bellici e delle barriere fisiche, comprese le strade distrutte, mentre è in funzione un centinaio di punti medici.
Aiuti alimentari e acqua in declino
Secondo stime dell'organizzazione non governativa per la sicurezza alimentare Fews Net, a luglio sono stati portati nella Striscia di Gaza fra le 79'000 e le 86'000 tonnellate di aiuti alimentari, un incremento rispetto alle 47-61'000 di giugno, ma con una più elevata prevalenza di alimenti commerciali su quelli umanitari, col risultato che meno famiglie hanno potuto permettersi di acquistarli. Quanto all'approvvigionamento idrico, l'enclave palestinese conta soprattutto su pozzi e impianti di desalinizzazione: infrastrutture che, come denuncia Oxfam, sono in gran parte distrutte. Il risultato è che l'acqua disponibile è scesa del 94% dall'inizio della guerra, fino a meno di 5 litri a testa giornalieri, a fronte dei 15 litri raccomandati dalle Nazioni Unite.
Anche 40'000 casi di epatite A
Come risultato, prima che facesse capolino la poliomielite, nella Striscia di Gaza si sono già registrati almeno 40'000 casi di epatite A (quella di tipo alimentare, dalla quale si guarisce se le condizioni migliorano) a fronte di soli 85 casi totali fra ottobre 2022 e luglio 2023, secondo stime dell'ONU. Per non parlare delle infezioni respiratorie acute, con oltre un milione di casi, e della diarrea. In aggiunta, l'OMS ha rilevato circa 65'000 casi di sfoghi cutanei e oltre 103'000 casi di scabbia e di pidocchi.
Decine di migliaia di israeliani partecipano a una grande manifestazione a Tel Aviv chiedendo un accordo per il rilascio degli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza e accusando il premier Benyamin Netanyahu di aver deliberatamente ostacolato tale accordo in passato. Lo scrive il "Times of Israel". Alla manifestazione partecipano numerosi familiari degli ostaggi. "Sono preoccupato, il governo rischia di commettere l'errore peggiore della sua storia e rinuncerà alla migliore opportunità per liberare gli ostaggi", ha detto Mor Shoham, fratello di Tal Shoham, rapito dal kibbutz Be'eri. "Tal è ancora lì, non so cosa stia bevendo o mangiando, quando ha visto la luce l'ultima volta, se sa cosa è successo ai suoi figli, quanto tempo gli resta", dice Mor. "Nessuno pensa che possiamo salvare 115 ostaggi in un'operazione militare (...) 'Accetto ora' non è uno slogan come 'vittoria totale', è un piano d'azione, l'unico che esiste. Netanyahu, firma un accordo adesso!", ha aggiunto.
L'organizzazione paramilitare islamista sciita e antisionista libanese Hezbollah ha lanciato circa 55 razzi verso il nord di Israele in seguito a un attacco aereo israeliano nell'area di Nabatieh che secondo il ministero della Salute libanese ha ucciso 10 persone, tra cui una donna e due bambini, tutti cittadini siriani. Lo riferiscono i media israeliani. Secondo l'Idf, alcuni razzi sono caduti in aree aperte provocando degli incendi.
Attacco con drone
In un episodio separato, due soldati israeliani rimasti feriti in un attacco con drone su una postazione militare vicino alla comunità di Misgav Am, ha detto l'esercito. Uno dei soldati è stato dichiarato in gravi condizioni, mentre l'altro è stato ferito leggermente. Hezbollah, riferiscono i media, ha rivendicato l'attacco dicendo di aver lanciato due droni contro Israele.
La risposta di Israele
Dal canto suo, i media israeliani riportano che l'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso un comandante della forza di élite Radwan di Hezbollah in un attacco con drone stamattina nel sud del Libano. Si tratterebbe di Hussein Ibrahim Kassab, colpito mentre guidava una motocicletta nei dintorni della città costiera di Tiro. L'Idf ha inoltre pubblicato il video del raid mirato.
Un raid israeliano ha colpito il sud del Libano provocando la morte di almeno 9 persone, secondo quanto afferma il ministero della Sanità libanese. Fra i morti, fa sapere il ministero di Beirut, ci sono una donna e i suoi due bambini. Vi sono inoltre almeno 5 feriti, 2 dei quali sono in condizioni critiche.
A sud del Libano
L'attacco è avvenuto nella zona di Nabatieh, nel sud del Libano. Da parte sua le forze armate israeliane (Idf) hanno rivendicato "un bombardamento durante la notte a un deposito di armi di Hezbollah" nel settore di Nabatieh, oltre che "contro strutture militari" del Partito di Dio sciita filoiraniano nelle regioni di Hanin e Maroun El Ras, a ridosso della frontiera israelo-libanese.
A un bambino di 10 mesi è stata diagnosticata la poliomielite nella Striscia di Gaza: lo annuncia il ministero della Sanità palestinese. Si tratta del primo caso dopo 25 anni. In precedenza, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres aveva ammonito sulla diffusione del virus a Gaza.
Si sono conclusi venerdì pomeriggio a Doha i due giorni di vertice per il rilascio degli ostaggi e la tregua a Gaza. I colloqui continueranno la prossima settima tra i Paesi mediatori, Usa, Egitto e Qatar. Probabilmente domenica, quando arriverà la squadra negoziale da Israele, si terrà un nuovo summit al Cairo. Subito dopo l'annuncio della chiusura degli incontri, il presidente Joe Biden ha commentato: "Il cessate il fuoco a Gaza non è mai stato così vicino".
Per Washington colloqui "seri e costruttivi"
In un comunicato congiunto con Egitto e Qatar, la Casa Bianca ha affermato che i colloqui a Doha su Gaza sono stati "seri e costruttivi", condotti "in una atmosfera positiva", ribadendo che "non c'è più tempo da perdere né scuse da nessuna delle parti per ulteriori ritardi. È tempo di rilasciare gli ostaggi e in cambio i detenuti palestinesi, iniziare il cessate il fuoco e attuare questo accordo", recita la nota ufficiale.
Hamas però contrario
Immediata la presa di posizione di Hamas che ha respinto i risultati degli incontri a Doha perché "non sono in linea con l'ultima proposta avanzata all'inizio di luglio". In un'altra dichiarazione, l'alto funzionario del gruppo islamista Sami Abu Zuhri ha accusato l'amministrazione Biden di star tentando di creare un "clima falsamente positivo". E secondo lui "l'America non ha alcuna reale intenzione di fermare la guerra a Gaza e sta solo cercando di guadagnare tempo".
Nuovo metodo
Intanto Washington ha annunciato di aver presentato un nuovo schema nelle discussioni, sostenuto da Egitto e Qatar, per "colmare le lacune rimanenti nell'attuazione dell'accordo da parte di Israele e Hamas. In proposito i mediatori hanno riferito che la proposta Usa "si basa su aree di accordo raggiunte la scorsa settimana in modo da consentire una rapida attuazione del piano".
Nel pomeriggio, quando le delegazioni stavano lasciando Doha, il primo ministro del Qatar Muhammad al Thani ha parlato nuovamente con il ministro degli Esteri iraniano Ali Bagheri Kani, come aveva fatto pure ieri sera, "accettando di continuare ad aggiornare Teheran sui progressi della mediazione", e ribadendo la richiesta di non attaccare Israele evitando qualsiasi escalation prima dell'attuazione dell'accordo.
Rimangono divergenze
L'Iran e Hezbollah, dopo le forti pressioni degli Usa e degli alleati, hanno collegato il successo dei colloqui alla possibilità di frenare il minacciato attacco in risposta all'uccisione del comandante della milizia sciita Fadi Shukr, a Beirut, e del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh a Teheran. In Israele fonti vicine al dossier confermano che i colloqui sono stati "positivi", pur sottolineando che le differenze principali tra Hamas e Gerusalemme restano: prima di tutto la questione della permanenza delle forze israeliane sull'asse di Filadelfia, al confine tra la Striscia e l'Egitto, sul ritorno degli sfollati verso il nord di Gaza lungo il corridoio Netzarim, che gli israeliani vorrebbero tenere sotto il loro controllo nel timore che uomini armati di Hamas riprendano il controllo dell'area settentrionale dell'enclave.
"Strada aperta per salvare vite umane"
I colloqui riprenderanno prima della fine della prossima settimana, alti funzionari dei governi dei Paesi mediatori si incontreranno al Cairo per concludere l'accordo alle condizioni presentate oggi: "La strada è ora aperta per raggiungere questo risultato, per salvare vite umane, portare sollievo ai residenti di Gaza e per ridurre le tensioni regionali", hanno detto Usa, Egitto e Qatar. Secondo indiscrezioni, per quanto riguarda gli Stati Uniti, l'ultima proposta dei mediatori sarà presentata sotto forma di "prendere o lasciare".
Blinken in visita
Nel frattempo è stato confermato che sabato sera arriverà in Medio Oriente il segretario di Stato americano Anthony Blinken. Domenica sarà in Israele dove, lunedì, è previsto l'incontro con Benyamin Netanyahu. La sua visita era già prevista nei giorni scorsi ma è stata rinviata a causa dell'incertezza sulla natura degli attacchi promessi da Iran e Hezbollah. Nonostante i progressi, perlomeno apparenti, la situazione in Medio Oriente resta ad alto rischio. Tanto che anche Abu Mazen pur avendo annunciato che si recherà a Gaza, ha chiesto che il suo ingresso - se avrà luogo, - avvenga sotto gli auspici delle Nazioni Unite.
Israele ha ordinato, con un lancio di volantini, lo sgombero di alcune zone del centro della Striscia di Gaza designate come "safe zone" umanitarie o zone di interdizione ai combattimenti, in quanto da quelle zone proverrebbero lanci di razzi e di colpi di mortaio verso Israele. Lo scrive il Guardian, citando una nota dell'Idf, che precisa che le aree da evacuare da parte dei civili palestinesi sono la zona nord di Khan Younis e la parte orientale di Deir al-Balah, entrambe parte della zona "sicura".
L'ex presidente americano Donald Trump ha detto ieri di aver consigliato al primo ministro israeliani Benjamin Netanyahu quando si sono incontrati il mese scorso di "ottenere rapidamente la vittoria" perché "le uccisioni devono finire" nella Striscia di Gaza. Lo riportano i media di Israele. Nella conferenza stampa convocata ieri da Trump in New Jersey, al candidato repubblicano alle Casa Bianca è stato chiesto se incoraggiasse Netanyahu a non accettare un accordo di cessate il fuoco con Hamas. Il tycoon ha negato di averlo fatto, affermando che Netanyahu "sa quello che sta facendo. L'ho incoraggiato - ha spiegato Trump - a farla finita in fretta, 'ottieni la tua vittoria e finiscila'. Deve finire, le uccisioni devono finire".
Criticati gli appelli di Harris
Più tardi, in un evento sulla lotta all'antisemitismo, Trump ha criticato gli appelli a una tregua nella Striscia di Gaza lanciati da mesi dalla sua rivale democratica Kamala Harris. "Fin dall'inizio" la vicepresidente Usa "ha lavorato per legare le mani dietro la schiena a Israele, chiedendo sempre un cessate il fuoco immediato", cosa che "darebbe solo ad Hamas il tempo di riorganizzarsi e lanciare un nuovo attacco in stile 7 ottobre", secondo il tycoon. "Darò a Israele il sostegno di cui ha bisogno per vincere, ma voglio che vinca velocemente", ha ribadito l'ex presidente americano.
Una prima critica di Trump alla prosecuzione del conflitto
Il quotidiano Times of Israel mette in evidenza come la frase "le uccisioni devono finire" sia la cosa più vicina a una prima critica diretta di Trump alla prosecuzione della guerra dello Stato ebraico nell'enclave palestinese. Meno di un mese fa in un'intervista a Fox News il tycoon aveva già invitato Netanyahu a "concludere" l'offensiva nella Striscia di Gaza, ammonendo che "l'immagine di Israele nel mondo si sta offuscando: bisogna finirla rapidamente, non deve durare oltre, è troppo lunga", aveva detto Trump.
Il portavoce del Ministero degli Esteri qatariota Majed al-Ansari ha confermato che l'incontro a Doha tra i mediatori per una tregua nella Striscia di Gaza proseguirà riprendendo oggi. Lo riporta l'Agenzia di stampa del Qatar (Qna). "Al-Ansari ha dichiarato alla Qna che gli sforzi dei mediatori dello Stato del Qatar, della Repubblica araba d'Egitto e degli Stati Uniti d'America sono in corso e che i negoziatori sono risoluti nel loro impegno ad andare avanti negli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia, che faciliterebbe il rilascio degli ostaggi" israeliani "e consentirebbe l'ingresso della maggior quantità possibile di aiuti umanitari a Gaza", si legge in un post pubblicato sull'account X dell'agenzia di stampa qatariota.
Sono iniziati oggi e proseguiranno domani a Doha, in Qatar, colloqui cruciali in vista di una tregua tra Israele e Hamas a Gaza. La pressione sta aumentando per evitare un'estensione della guerra, che secondo il movimento islamista ha ormai causato più di 40'000 vittime nella Striscia.
USA: "un inizio promettente"
A Washington, il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha parlato di un "inizio promettente" delle discussioni, aggiungendo di aspettarsi che continuino domani. "C'è ancora molto lavoro da fare (...). Non ci aspettiamo di uscire dai colloqui di oggi con un accordo", ha dichiarato.
Il vertice "dell'ultima occasione"
Il vertice "dell'ultima occasione", come lo hanno ribattezzato gli americani, è iniziato a mezzogiorno. Sul tavolo vi è la prima bozza grezza sulla liberazione degli ostaggi, un cessate il fuoco dopo 314 giorni di guerra nonché la gestione del cosiddetto corridoio Philadelphia (Philadelphi Route), una zona cuscinetto tra Gaza e l'Egitto.
I rappresentanti dei mediatori
I rappresentanti dei mediatori sono il capo dell'agenzia di spionaggio civile degli Usa (Cia) Bill Burns, il ministro egiziano responsabile dei servizi segreti Abbas Kamel e il primo ministro del Qatar al Thani. La squadra negoziale israeliana è al completo. Prima dell'inizio dei colloqui Sami Abu Zahari, portavoce di Hamas - che non è presente al vertice - ha affermato che il gruppo è "impegnato nella negoziazione", invitando "i mediatori a fare pressione su Israele affinché accetti la fine della guerra e il ritiro di tutte le forze dalla Striscia".
I negoziati, come funzionano?
Kirby ha spiegato nel dettaglio come funzionano i negoziati: "Iniziano con un testo su un pezzo di carta ed entrambe le parti lavorano sulla formulazione. Fanno commenti, poi c'è una discussione e uno scambio di bozze, nonché ulteriori colloqui. Entrambe le parti hanno la possibilità di rivedere il testo e fare annotazioni", ha detto. "Per quanto riguarda la partecipazione di Hamas, in passato funzionava in modo simile. I rappresentanti discuteranno e poi saranno in contatto con i leader di Hamas, e li esortano a contattare direttamente (Yahya) Sinwar", il capo politico di Hamas, succeduto a Ismail Haniyeh, assassinato a Teheran (Iran). Gli uomini di Hamas - che avevano escluso la partecipazione alle trattative - sono comunque a Doha (scelta proprio per questo per la riunione) e stasera saranno aggiornati dai mediatori del Qatar e dell'Egitto.
Biden: "Hamas è rappresentato dai qatarioti e dagli egiziani"
Questa sera anche il presidente statunitense Joe Biden, rispondendo ad una domanda durante uno scambio con giornalisti alla Casa Bianca sulla mancata partecipazione di Hamas ai negoziati, ha affermato che Hamas "è rappresentato sia dai qatarioti che dagli egiziani".
L'obiettivo è la tregua
Il round negoziale punta questa volta ad arrivare al risultato di una tregua a Gaza (dove le vittime, secondo Hamas, sono ormai salite oltre la soglia di 40'000) e della liberazione degli ostaggi israeliani da più di dieci mesi prigionieri nella Striscia. Ma anche a scongiurate la temuta risposta dell'Iran per la morte di Haniyeh, i cui sviluppi potrebbero sfociare in un drammatico conflitto regionale. "Abbiamo informazioni che l'Iran si sta preparando ad attaccare Israele, ciò potrebbe avvenire senza preavviso o con brevissimo preavviso. Stiamo ancora lavorando per impedirlo", ha ribadito Kirby.
Netanyahu non ha intenzione di interrompere la guerra
Dal canto suo il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha spesso ripetuto che continuerà la guerra a Gaza fino alla distruzione di Hamas, che ha preso il potere a Gaza nel 2007 e che considera un'organizzazione terroristica (come fanno del resto anche Stati Uniti e Unione europea).
Abu Mazen andrà nella Striscia
E intanto dal parlamento turco, dove è intervenuto, il presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, ha annunciato che si recherà nella Striscia: "Ho deciso di andare a Gaza con altri fratelli leader palestinesi. Andrò. Anche se mi costerà la vita. La nostra vita non vale più di quella di un bambino", ha detto Abu Mazen, leader di Fatah (organizzazione politica e paramilitare palestinese che fa parte dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina ed è al potere in Cisgiordania), che non può andare nella Striscia da otto anni, da quando è sotto il controllo del movimento islamista Hamas.
John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, ha dichiarato di aspettarsi che i colloqui continuino domani, aggiungendo: "Siamo a un punto in cui il quadro dell'accordo è generalmente accettato e le lacune che devono essere colmate sono nella sua attuazione".
Un invito a partecipare e a trovare un compromesso
In un'intervista all'emittente televisiva statunitense Cnn, Kirby ha esortato tutte le parti a partecipare ai colloqui per il cessate il fuoco per far sì che un accordo venga attuato, invitando Israele e il movimento islamista Hamas, al potere nella Striscia, a scendere a compromessi e affermando che è ancora possibile fare progressi nei prossimi giorni.
L'Iran potrebbe attaccare Israele
Kirby ha anche affermato che informazioni in possesso degli Usa mostrano che l'Iran non ha abbandonato la sua minaccia di attaccare Israele, anche potenzialmente tramite alleati. Gli Stati Uniti stanno osservando attentamente la situazione e sono preparati, ha proseguito, anche se "si spera che non si arrivi a tanto".
La delegazione israeliana
La delegazione israeliana resterà questa sera a Doha, in Qatar, dove è arrivata oggi per i colloqui su un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, a cui prendono parte Usa, Egitto e Qatar. Gli incontri proseguiranno anche domani, riferiscono vari media israeliani.
Il portavoce delle forze armate israeliane, Daniel Hagari, ha indicato che l'esercito ha ucciso più di 17'000 terroristi nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra.
Gli interventi hanno danneggiato Hamas
Lo riporta il quotidiano in linea The Times of Israel, precisando che nel corso di una conferenza stampa Hagari ha affermato che i "combattimenti significativi" e i risultati ottenuti dalle forze armate hanno danneggiato la capacità del movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, di riorganizzarsi e riprendersi. "Siamo determinati a continuare così", ha aggiunto il portavoce, sempre secondo The Times of Israel.
l presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen, ha annunciato in una sessione straordinaria del parlamento turco che si recherà a Gaza. "Ho deciso di andare a Gaza con altri fratelli della leadership palestinese", ha detto in un discorso ad Ankara applaudito dai parlamentari turchi.
La scelta
"Andrò. Anche se mi costerà la vita. La nostra vita non vale più di quella di un bambino", ha detto Abu Mazen, leader di Fatah: un'organizzazione politica e paramilitare palestinese che fa parte dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina ed è al potere in Cisgiordania. Sono oltre otto anni che il leader non può andare nella Striscia, da quando dopo le elezioni del 2006 è sotto il controllo del movimento islamista Hamas. Abu Mazen, che risiede a Ramallah, in Cisgiordania, è arrivato in Turchia ieri su invito delle autorità turche.
L'esercito israeliano (Idf) non ha al momento confermato né smentito le affermazioni di Hamas, secondo cui le sue guardie, in due diverse occasioni, avrebbero ucciso un ostaggio e ferito gravemente due donne prigioniere.
Ha agito per vendetta
Abu Obeida, portavoce delle Brigate al-Qassam, fornisce su Telegram un aggiornamento sulle indagini, affermando che è stato scoperto che la guardia in questione "ha agito per vendetta, contrariamente alle istruzioni, dopo aver ricevuto la notizia del martirio dei suoi due figli in uno dei massacri del nemico". Il portavoce ha poi affermato: "Sottolineiamo che l'incidente non rappresenta l'etica di Hamas", aggiungendo che i protocolli per la sorveglianza dei prigionieri saranno "inaspriti".
I colloqui per un accordo per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi sono appena iniziati a Doha. Lo riferisce una fonte vicina ai negoziati.
Hamas ha nuovamente dichiarato che non prenderà parte ai colloqui di domani in Qatar, ma i mediatori prevedono consultazioni dopo il 15 agosto: "Intraprendere nuovi negoziati consente a Israele di imporre nuove condizioni e di utilizzarli per compiere altri massacri", ha detto il funzionario di Hamas Sami Abu Zuhri, come riporta Times of Israel citando Reuters. "Hamas è impegnata a rispettare la proposta presentata il 2 luglio", ha aggiunto. L'assenza di Hamas, tuttavia, non elimina le possibilità di progressi, poiché il suo capo negoziatore Khalil al-Hayya risiede a Doha e il gruppo ha canali aperti con Egitto e Qatar.
Da Israele intanto arriva la notizia che "Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha approvato la partenza della delegazione israeliana per Doha domani, così come il mandato per condurre i negoziati". Lo si apprende da una nota del suo ufficio in cui si precisa che parteciperanno ai colloqui il capo del Mossad e quello dello Shin Bet. "Il capo del Mossad, il capo dello Shin Bet, Nitzan Alon e Ophir Falk" compongono la squadra, ha detto il portavoce dell'ufficio del primo ministro israeliano all'Afp. Alon coordina le questioni relative agli ostaggi e Falk è un consigliere politico di Netanyahu.
La missione permanente dell'Iran presso le Nazioni Unite ha indicato che la Repubblica islamica non intende inviare rappresentanti ai colloqui per il cessate il fuoco a Gaza. Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz. Teheran ha respinto l'invito di Gran Bretagna, Francia e Germania ad astenersi da qualsiasi attacco di rappresaglia contro Israele, che avrebbe ulteriormente inasprito le tensioni regionali. L'Iran la definisce una "richiesta eccessiva".
Gli Stati Uniti hanno approvato un ulteriore pacchetto di aiuti ad Israele per acquistare armi statunitensi per 20 miliardi. Lo annuncia il dipartimento di Stato. In particolare si tratta di Jet F15 e 30.000 munizioni per i carri armati. "Le vendite miglioreranno la capacità di Israele di far fronte alle minacce attuali e future".
Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato al quotidiano saudita "Asharq" che il suo leader Yahya Sinwar vuole fermare la guerra e raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Tuttavia, ha affermato che Israele lo sta impedendo. "Sinwar sostiene un cessate il fuoco durante il quale le forze dell'Idf si ritirino dalla Striscia di Gaza, con particolare attenzione alla zona del corridoio Filadelfia. Vuole il ritorno dei profughi e la ricostruzione di Gaza", ha detto il funzionario.
Hamas ai colloqui se Israele ferma i raid a Gaza
I mediatori dei colloqui che si terranno giovedì prossimo hanno riferito che il leader di Hamas, Yahya Sinwar, sta chiedendo a Israele di interrompere le sue operazioni militari nella Striscia come precondizione per la sua partecipazione alle mediazioni. Lo scrivono i media israeliani rilanciando il Wall Street Journal. Il report riconosce che è difficile che Gerusalemme accetti questa condizione.
L'Iran ha respinto oggi la richiesta di paesi occidentali di ritirare le minacce contro Israele affermando che non sta cercando il "permesso" per vendicarsi contro il suo nemico, che accusa di aver assassinato il leader di Hamas Ismail Haniyeh sul suo territorio. "La Repubblica islamica è determinata a difendere la sua sovranità (...) e non chiede a nessuno l'autorizzazione per esercitare i suoi diritti legittimi", ha dichiarato in un comunicato il portavoce del ministero degli esteri Nasser Kanani. Ieri i leader di USA, Francia, Germania, Italia e Regno Unito avevano lanciato un appello congiunto all'Iran: "faccia un passo indietro".
Israele ha messo il suo esercito in stato di massima allerta per la prima volta questo mese dopo aver osservato i preparativi di Iran e Hezbollah per portare a termine gli attacchi minacciati: lo scrive il Wall Street Journal citando una persona a conoscenza della questione. Israele non sa se gli attacchi siano effettivamente imminenti e sta procedendo con cautela, ha affermato la persona. Il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano, Herzi Halevi, ha approvato i piani lunedì e ha affermato che i preparativi offensivi e difensivi sono in corso, secondo l'esercito israeliano.
Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian ha affermato che il suo Paese ha il "diritto di rispondere" a qualsiasi aggressione, durante una conversazione telefonica con il cancelliere tedesco Olaf Scholz che lo ha esortato a evitare un'escalation in Medio Oriente. "Pur sottolineando le soluzioni diplomatiche ai problemi, l'Iran non cederà mai alle pressioni, alle sanzioni e alle intimidazioni e ritiene di avere il diritto di rispondere agli aggressori in conformità con le norme internazionali", ha affermato in un comunicato pubblicato dall'agenzia Irna a seguito di un colloquio telefonico con il leader tedesco.
"Funzionari in Medio Oriente credono che stiamo raggiungendo l'ora zero", riferisce il corrispondente della Fox News spiegando che l'Iran e i suoi alleati potrebbero lanciare un attacco contro Israele entro le prossime 24 ore. Nel frattempo la Santa Sede si fa parte attiva nel cercare di scongiurare l'allargamento del conflitto in Medio Oriente. Mentre si fanno insistenti le indicazioni su un ormai imminente attacco dell'Iran a Israele, in risposta all'uccisione il 31 luglio a Teheran del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, questa mattina il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha avuto un colloquio telefonico con il nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, proprio per riaffermare il "no" ad una possibile escalation che infiammi oltremisura, e con conseguenze imprevedibili, lo scenario attuale. Frattanto, il Generale di brigata Dan Goldfus ha raccontato in un'intervista video a Channel 12 che lui e le sue truppe sono stati a un passo dal catturare il capo di Hamas Yahya Sinwar nei tunnel di Gaza, all'inizio dell'anno.
"Eravamo vicini. Eravamo nel suo compound. Siamo arrivati a un complesso sotterraneo", il covo "era caldo", ha detto. "Abbiamo trovato molti soldi lì. Il caffè era ancora caldo. Armi sparse ovunque ". Alla domanda se effettivamente fossero passati solo pochi minuti da quando Sinwar aveva lasciato il posto, Goldfus ha risposto: "minuti, davvero".
Regno Unito, Francia e Germania hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui ammoniscono l'Iran a non attaccare Israele, invitandolo ad evitare di far precipitare la regione in una guerra totale e hanno avvertito: "si assumerà la responsabilità". Lo riportano i media israeliani. "Siamo profondamente preoccupati per l'acuirsi delle tensioni nella regione e uniti nell'impegno per la de-escalation", si legge nella dichiarazione: "Invitiamo l'Iran e alleati ad astenersi da attacchi che farebbero salire le tensioni mettendo a repentaglio l'opportunità di un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi".
Hamas ha annunciato di aver respinto l'invito di Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un ultimo round di negoziati sull'accordo di cessate il fuoco e sulla presa degli ostaggi a Gaza, previsto per giovedì. Lo scrive Axios precisando che l'annuncio di Hamas rappresenta una battuta d'arresto significativa per gli sforzi dell'amministrazione Biden. Hamas ha spiegato che alla base ci sono le nuove condizioni presentate da Netanyahu, l'assassinio da parte di Israele di Haniyeh e i recenti attacchi aerei israeliani a Gaza, in cui sono morti decine di palestinesi.
"Tattica negoziale"
L'annuncio di Hamas di non partecipare ai colloqui di giovedì per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi è una tattica negoziale, di contrattazione, ha dichiarato ai media ebraici un alto funzionario israeliano a conoscenza dei negoziati. La tattica viene utilizzata in vista di un possibile attacco iraniano e di Hezbollah contro Israele e mira a garantire migliori condizioni per il gruppo terroristico in un potenziale accordo, ha affermato il funzionario anonimo citato da The Times of Israel.
"Israele ha il diritto di difendersi contro Hamas ma ancora una volta troppi civili palestinesi sono stati uccisi". Lo ha detto la vicepresidente e candidata democratica alla Casa Bianca, Kamala Harris, parlando con i giornalisti al seguito Phoenix, in Arizona, dell'ultimo attacco israeliano contro una scuola a Gaza. "Bisogna assolutamente arrivare ad un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi", ha sostenuto.
La Difesa civile della Striscia di Gaza, gestita da Hamas, ha comunicato che un raid israeliano contro una scuola ha provocato tra le 90 e le 100 vittime. "Il bilancio è tra 90 e 100 morti e dozzine di feriti", ha detto il portavoce, Mahmoud Basal precisando che sono stati tre gli attacchi israeliani contro la scuola Al-Tabai'een che ospiterebbe "palestinesi sfollati".
L'esercito israeliano: "nascondiglio dei terroristi"
In una nota diffusa su Telegram, l'esercito israeliano conferma il raid spiegando che l'aeronautica "ha colpito con precisione i terroristi di Hamas che operavano all'interno di un centro di controllo e comando nella scuola Al-Tabai'een e situato accanto alla moschea a Daraj Tuffah, che viene usata come rifugio dai residenti di Gaza City". "Il centro di controllo e comando - evidenzia l'Idf - era utilizzato come nascondiglio dei terroristi e dei comandanti di Hamas. Da lì venivano pianificati numerosi attacchi contro i militari israeliani e lo Stato di Israele". Inizialmente, l'agenzia di difesa civile aveva affermato che le vittime dell'attacco erano 40.
Hamas: "costituisce una pericolosa escalation"
I servizi di soccorso a Gaza hanno riferito che il numero dei morti nell'attacco a un complesso scolastico a Gaza City è stato di 93, tra cui 11 bambini e sei donne. Lo riporta Haaretz. Secondo la loro dichiarazione, l'attacco israeliano ha preso di mira un edificio di due piani: le donne si trovavano al piano superiore e uomini e ragazzi al piano terra, che era utilizzato anche come spazio per la preghiera. Hamas ha affermato oggi che l'attacco israeliano contro una scuola di Gaza che ha ucciso tra 90 e 100 persone rappresenta una "pericolosa escalation": lo riporta l'agenzia di difesa civile di Gaza gestita dall'organizzazione. "Il massacro nella scuola di Al-Tabieen, nel quartiere di Daraj, nel centro di Gaza City, è un crimine orribile che costituisce una pericolosa escalation", si legge in un comunicato.
La Svizzera invita le parti in Medio Oriente a una "urgente de-escalation regionale". Ha inoltre chiesto un "cessate il fuoco immediato" a Gaza. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha indicato oggi in un messaggio sulla rete sociale X che la Confederazione ha accolto con favore gli sforzi di mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar nel conflitto mediorientale. In un comunicato congiunto, questi tre paesi avevano invitato Israele e l'organizzazione islamista Hamas, al potere a Gaza, a riprendere i colloqui il 15 agosto a Doha (Qatar) o al Cairo (Egitto).
Il ministro degli Esteri ad interim iraniano, Ali Bagheri, ha lanciato un appello ai Paesi islamici affinché siano uniti e si coordinino "negli sforzi per porre fine ai crimini di Israele e per impedire che il regime metta in pericolo la sicurezza della regione". Bagheri si è espresso in questi termini durante un incontro con l'omologo algerino, Ahmed Attaf, a Gedda, in Arabia Saudita, a margine del vertice dell'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC), stando a quanto riferisce l'agenzia di stampa della Repubblica Islamica IRNA. Separatamente, Bagheri ha avuto un colloquio anche con l'omologo e vice premier della Giordania, Ayman Safadi, dove ha sottolineato la necessità di prendere decisioni efficaci e costruttive "per costringere Israele a fermare i suoi crimini", nell'ambito dell'OIC. "La fine della guerra a Gaza sarà la chiave per la pace e la stabilità nella regione dell'Asia occidentale", ha affermato Bagheri.
Durante un altro incontro, con l'omologo del Pakistan, Mohammad Ishaq Dar, il capo della diplomazia di Teheran ha affermato che le ambizioni del "sinistro" regime di Israele si estendono anche oltre la Palestina e puntano a danneggiare la sicurezza di tutte le nazioni islamiche.
"Mi dispiace profondamente che sia successa una cosa del genere. Ti guardi sempre indietro e ti chiedi se avremmo potuto fare qualcosa che lo avrebbe impedito". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un'intervista a Time. La rivista americana nella sua introduzione ha ricordato che nei primi 10 mesi della guerra a Gaza Netanyahu ha sempre rifiutato di scusarsi per aver lasciato Israele vulnerabile ad un attacco di quella portata da parte di Hamas. E la prima domanda della lunga intervista è stata appunto se fosse disposto a scusarsi. "Scusarmi? Certamente", la sua risposta.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso di un colloquio telefonico avuto ieri sera con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha sottolineato ''la determinazione della Francia a evitare una nuova escalation militare nella regione''. Lo riferiscono fonti dell'Eliseo.
Prima del colloquio con Netanyahu, Macron ha parlato nel pomeriggio con il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. In quell'occasione, ricordano le fonti presidenziali, Macron ha invitato il leader di Teheran a "evitare un ciclo di rappresaglie che metterebbe a rischio le popolazioni e la stabilità regionale". Allo stesso modo, il presidente francese invita il premier israeliano "a entrare nella stessa logica che deve applicarsi all'insieme delle parti nella regione".
Gli Stati Uniti "non vogliono un'escalation" del conflitto in Medio Oriente e una "guerra totale" nella regione. Lo ha ribadito il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti. Gli Usa stanno "lavorando duramente per tentare di evitare un'escalation, ma non possiamo essere sicuri al 100% di avere successo", ha aggiunto il funzionario. "È per questo che il presidente Biden ha ordinato l'invio di risorse militari aggiuntive nella regione". Stando a Kirby, inoltre, "se ci sarà un'escalation" in Medio Oriente gli Stati Uniti sono "pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato".
"Più vicini che mai all'accordo sulla tregua a Gaza"
"Siamo più vicini che mai ad un accordo sul cessate il fuoco" a Gaza. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti. In precedenza, lo stesso Kirby aveva dichiarato che gli Stati Uniti "non vogliono un'escalation" del conflitto in Medio Oriente e una "guerra totale" nella regione. Gli Usa, ha aggiunto, stanno "lavorando duramente per tentare di evitare un'escalation, ma non possiamo essere sicuri al 100% di avere successo". "È per questo che il presidente Biden ha ordinato l'invio di risorse militari aggiuntive nella regione". Stando a Kirby, inoltre, "se ci sarà un'escalation" in Medio Oriente gli Stati Uniti sono "pronti a difendere Israele e noi stessi nel modo appropriato
Secondo funzionari dell'amministrazione Biden, subito dopo l'assassinio del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh a Teheran - di cui Israele non si è assunto ufficialmente la responsabilità - gli americani sono stati informati da funzionari israeliani: "Lo abbiamo eliminato". Lo riferisce il Washington Post. Secondo il quotidiano, i funzionari dell'amministrazione Biden erano infuriati per la decisione di eliminare Haniyeh, temendo che potesse compromettere mesi di attenti negoziati per una tregua a Gaza. Il Washington Post scrive anche che i funzionari statunitensi si indignarono per il fatto che Israele non li aveva informati prima di lanciare altre operazioni per assassinare comandanti di Hezbollah o iraniani.
Il portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano, il tenente colonnello Avichay Adraee, ha invitato i residenti della città di Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza, a lasciare le proprie abitazioni. Nella dichiarazione su X, si avvertono i residenti che "Hamas e le organizzazioni terroristiche stanno lanciando razzi dalla vostra zona verso lo Stato di Israele. L'IDF agirà con forza e immediatamente contro di loro. Per la vostra sicurezza, evacuate subito nei rifugi conosciuti nel centro di Gaza City".
Il capo della diplomazia elvetica, Ignazio Cassis, deve rivedere radicalmente la sua politica in Medio Oriente. È quanto chiedono i Verdi secondo cui, in caso contrario, la Svizzera potrebbe essere accusata di complicità in crimini di guerra. "Ignazio Cassis deve finalmente far uscire la Svizzera dal suo silenzio e restituirle un ruolo attivo a favore di un cessate il fuoco immediato e di una soluzione a due Stati", si legge nella dichiarazione pubblicata oggi. La Svizzera deve inoltre sbloccare l'intero budget destinato all'UNRWA - 20 milioni di franchi invece di 10, n.d.r - e aumentarlo in modo sostanziale. Gli ecologisti domandano inoltre "la ripresa delle sanzioni europee contro Hamas e i coloni israeliani estremisti" e la fine della collaborazione bilaterale nel settore militare, nell'industria bellica e nei servizi di intelligence. Infine, i Verdi incoraggiano il governo a "tornare a una posizione imparziale, come ha fatto di fronte all'invasione della Russia in Ucraina".
L'Idf ha affermato che a seguito dell'attacco di droni lanciati oggi dal Libano verso il nord di Israele, un'indagine iniziale indica che è stato un razzo intercettore israeliano a cadere a sud di Nahariya, provocando diversi feriti. Il razzo "ha mancato il bersaglio ed è caduto a terra, ferendo diversi civili", ha riferito l'Idf in una nota aggiungendo che "l'incidente è in fase di revisione".
Il successore di Ismail Haniyeh alla guida dell'ala politica di Hamas sarà Muhammad Ismail Darwish, secondo quanto riportato dal canale di informazione saudita Al-Arabiya, citando fonti anonime. Darwish, che vive in Qatar, guiderà l'ufficio politico del gruppo fino a quando non si terranno nuove elezioni, aggiungono le fonti.
"Poco fa io e la vicepresidente siamo stati informati nella Situation Room sugli sviluppi in Medio Oriente. Abbiamo ricevuto aggiornamenti sulle minacce poste dall'Iran e dai suoi alleati, sugli sforzi diplomatici per ridurre le tensioni regionali e sui preparativi per supportare Israele qualora venisse nuovamente attaccato": lo ha scritto su X Joe Biden, postando una foto del team della sicurezza nazionale. "Abbiamo anche discusso i passi che stiamo intraprendendo per difendere le nostre forze e rispondere a qualsiasi attacco contro il nostro personale nel modo e nel luogo che preferiamo", ha aggiunto.
Diversi militari americani sono rimasti feriti dopo il lancio di razzi di stanotte sulla base di Ain al-Assad, in Iraq. Lo riferiscono tre fonti diverse all'agenzia di stampa Reuters ripresa da media internazionali. Diversi membri del personale militare americano sono rimasti feriti nell'attacco con razzi a una base in Iraq, ha confermato un portavoce del Pentagono. "Oggi si è verificato un presunto attacco missilistico contro le forze statunitensi e della coalizione presso la base aerea di al-Assad, in Iraq. Le prime indicazioni sono che diversi membri del personale statunitense sono rimasti feriti", ha affermato.
L'Idf ha annunciato che ieri aerei dell'aeronautica militare hanno ucciso Abdel-Zarii, ministro dell'Economia di Hamas, con un ruolo significativo nella gestione del controllo dell'arrivo di beni umanitari nella Striscia e nella gestione dei mercati controllati dalla milizia islamica. Inoltre, era responsabile della distribuzione di carburante, gas e fondi per le operazioni terroristiche. Secondo l'Idf, "il quartier generale della produzione di armi a Gaza sta lavorando per rafforzare le capacità degli armamenti, tra l'altro attraverso lo scambio di conoscenze con altre organizzazioni terroristiche in tutto il Medio Oriente".
Israele prenderebbe in considerazione la possibilità di lanciare un attacco preventivo per scoraggiare l'Iran se venisse a conoscenza di prove inconfutabili che Teheran si sta preparando a sferrare un'offensiva: lo scrivono i media ebraici dopo che il premier Benjamin Netanyahu ha convocato ieri sera i capi della sicurezza israeliana per una riunione. Lo riporta il Times of Israel. All'incontro hanno partecipato il ministro della Difesa Yoav Gallant, il Capo di Stato Maggiore dell'esercito Herzi Halevi, il capo del Mossad David Barnea e il capo dello Shin Bet Ronen Bar.
Più opzioni
Secondo quanto riferito, Israele non sa cosa aspettarsi dall'Iran e dai suoi alleati e sta quindi discutendo un'ampia gamma di opzioni su come rispondere al meglio o prevenire un attacco. Durante l'incontro con Netanyahu, è stata discussa l'opzione di colpire l'Iran come misura di deterrenza, secondo quanto riportato da Ynet, anche se i funzionari della sicurezza hanno sottolineato che una tale mossa sarebbe autorizzata solo se Israele ricevesse informazioni precise che confermino che Teheran sta per lanciare un attacco. Secondo le indiscrezioni, per una simile iniziativa le prove in mano a Israele dovrebbero inoltre coincidere con quelle statunitensi, ma anche in questo caso Israele potrebbe comunque scegliere di evitare la strada dell'attacco preventivo.
Israele e Stati Uniti si aspettano che la rappresaglia dell'Iran per l'uccisione del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran sia ormai imminente e che possa essere lanciata già oggi, secondo indiscrezioni rivelate dal sito di notizie Usa, Axios. Ieri sera il portavoce delle forze di difesa israeliane Daniel Hagari, pur confermando che "l'allerta è altissima", ha spiegato che le disposizioni di sicurezza per la popolazione al momento non cambiano. E sempre in serata il premier Benyamin Netanyahu ha riunito i vertici militari e di intelligence al ministero della Difesa a Tel Aviv.
"Evitare che la regione precipiti in un conflitto più esteso"
Intanto in Medio Oriente è arrivato il capo del Centro di comando americano (Centcom) Michael Kurilla che dovrebbe recarsi, oltre che in Israele, anche in Giordania e in diversi Paesi del Golfo. Anche se la visita era prevista, sembra evidente che la sua presenza entri nei preparativi per gestire la risposta iraniana all'eliminazione di Haniyeh poche ore dopo l'insediamento del neopresidente iraniano. Dietro le quinte ferve il lavoro delle diplomazie occidentali e degli alleati arabi per cercare di contenere gli attesi raid della Repubblica islamica ed evitare che la regione precipiti in un conflitto più esteso dagli esiti imprevedibili.
Incontro segreto USA-Iran?
Dal Kuwait, il ben informato quotidiano Al-Jarida ha rivelato che una delegazione americana nei giorni scorsi si è recata in Turchia e poi nella città iraniana di Karaj per un incontro segreto mediato dall'Oman con alti funzionari del Paese. L'obiettivo era quello di trasmettere un messaggio da parte di Joe Biden: "Calma e avvertimento" prima di tutto, poi il disappunto del presidente per la continua escalation di Benyamin Netanyahu. Quindi a Teheran è stato chiesto di non "cadere nella trappola" di un attacco su vasta scala che nei fatti rafforzerebbe solo il potere internazionale di Bibi.
L'appello del G7
Anche il G7 si è mosso, con i ministri degli Esteri convocati in video conferenza da Antonio Tajani (l'Italia detiene la presidenza di turno) che hanno esortato "le parti interessate" a "desistere da qualsiasi iniziativa che possa ostacolare il percorso del dialogo e della moderazione e favorire una nuova escalation". Di fronte a tanto sforzo diplomatico, Teheran ha risposto picche. Stando alle fonti del Wall Street Journal, il governo iraniano avrebbe respinto gli appelli dei diplomatici arabi e affermato che non gli importa nulla se la sua risposta a Israele porterà ad una guerra. Questa volta la Guida suprema Ali Khamenei sarebbe intenzionato a farla pagare cara al "nemico sionista", reo di aver inflitto agli ayatollah una figuraccia mondiale difficile da digerire.
Un'attesa "irreale"
E infatti, nonostante le dichiarazioni di Netanyahu che ha avvertito a gran voce che "la mano lunga del suo Paese colpirà ovunque", la realtà è che Israele è sulla graticola. Con una popolazione terrorizzata, prigioniera di un'attesa irreale e senza informazioni certe neppure da parte del suo governo. Per il momento non sembra essere chiaro neanche alle intelligence se ci sia da aspettarsi attacchi multipli anche da Hezbollah, jihad irachena e siriana, Houthi dello Yemen. O se l'Iran e l'intero "asse della resistenza" abbiano intenzione di agire separatamente. Che sia effettivamente oggi o, come ritengono altri analisti internazionali, intorno al 13 agosto, quando per gli ebrei cade il giorno del ricordo della distruzione del Tempio.
Le armi fornite da Mosca
I timori si amplificano anche tenendo conto delle armi che gli ayatollah hanno a disposizione, compresi quei missili balistici Iskander che sarebbero stati forniti nelle ultime ore da Mosca, secondo indiscrezioni dei media. Oltre a sistemi avanzati di guerra elettronica, sempre spediti dall'amica Russia, compresi quelli che possono danneggiare o interrompere i sistemi militari a una distanza massima di 5mila chilometri. L'attesa continua, ma Israele si dice pronto a un attacco con razzi e droni della durata di più giorni: "Cercheranno solo di logorarci", ha detto un funzionario israeliano alla Nbc.
Papa Francesco ha lanciato oggi un nuovo appello per la pace in Medio Oriente. Il conflitto è "già terribilmente sanguinoso e violento", ma ora si teme un' escalation. Per questo Francesco ha citato oggi all'Angelus, accanto a Israele e Palestina, anche il Libano. Cessare il fuoco a Gaza e liberare gli ostaggi: il Pontefice non si è stancato di reiterare dopo dieci mesi di guerra questa richiesta, chiedendo di avere "il coraggio di dialogare".
"Le uccisioni non possono essere una soluzione"
Ma Francesco oggi ha anche criticato gli ultimi blitz di Israele che hanno colpito i capi di Hamas, anche in Iran: "Gli attacchi, pure quelli mirati, e le uccisioni, non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta", ha detto il papa nel suo appello dopo la preghiera mariana a Piazza San Pietro.
La preoccupazione
È da attendersi una reazione di Israele che in questi mesi ha più volte criticato la Santa Sede per le sue posizioni. Ma la diplomazia vaticana guarda alla sofferenza di tutti i popoli. E ora guarda con preoccupazione al fatto che il Medio Oriente rischia di trasformarsi in una vera e propria polveriera con conseguenze più ampie e gravi di quanto già si vive da quasi un anno.
"Una terza guerra mondiale a pezzi"
"La guerra è una sconfitta", ha ripetuto Francesco. "Prego per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti. Esprimo vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa e alle popolazioni in Palestina, Israele, Libano. E non dimentichiamo il Myanmar", ha aggiunto il papa ricordando come la sua preoccupazione sia per quella terza guerra mondiale a pezzi, come lui stesso l'ha definita, che interessa molti angoli del pianeta. Anche quelli lontani dai riflettori dei media. Nell'anniversario dell'esplosione al porto di Beirut (4 agosto 2020), Francesco è poi tornato a chiedere "giustizia e verità" per le vittime.
"Non c'è alcun cambiamento nelle indicazioni di sicurezza alla popolazione per il momento. Parallelamente, siamo in altissima allerta". Lo ha detto in conferenza stampa il portavoce delle forze di difesa israeliane Daniel Hagari. In precedenza, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha affermato che Israele è "fortemente preparato" e "pronto a rispondere rapidamente" in vista di un attacco iraniano e di Hezbollah.
"Esigeremo un prezzo dal nemico"
"Siamo preparatissimi in difesa, a terra e in aria, e siamo pronti a muoverci rapidamente per attaccare o rispondere. Esigeremo un prezzo dal nemico, come abbiamo fatto negli ultimi giorni. Se oserà attaccarci, pagherà un prezzo elevato", ha dichiarato Gallant durante una visita alla Divisione tecnologica terrestre dell'esercito.
Il governo dell'Argentina ha messo in guardia i suoi connazionali da "una possibile escalation militare" in Medio Oriente e ha chiesto di evitare viaggi in Libano. "Di fronte al rischio di una possibile escalation militare in Medio Oriente, si suggerisce ai cittadini che si trovano nella Repubblica del Libano di prestare attenzione all'evoluzione della situazione e alle dichiarazioni pubblicate dai conti ufficiali del ministero degli Esteri argentino," si legge in un comunicato del dicastero. "Allo stesso modo, si raccomanda ai cittadini argentini di evitare o rinviare i viaggi in quel Paese", aggiunge il testo.
Un messaggio di tenore simile è stato emesso anche dall'ambasciata brasiliana a Beirut, che ha raccomandato ai cittadini brasiliani residenti in Libano di lasciare il Paese "con i propri mezzi, fino al ritorno alla normalità".
La Russia avrebbe iniziato a dotare massicciamente l'Iran di nuove armi, in preparazione di una guerra contro Israele. Lo riferiscono alcuni media internazionali e Channel 14 in Israele.
Il missile balistico
Secondo diversi report, Mosca avrebbe dispiegato sistemi avanzati di guerra elettronica in Iran, compresi quelli che possono danneggiare o interrompere i sistemi militari a una distanza massima di 5'000 chilometri. Diversi blogger militari scrivono che nel fine settimana la Russia ha fatto atterrare in aeroporti iraniani aerei da trasporto Ilyushin con munizioni e Iskander, un missile balistico utilizzato nella guerra con l'Ucraina.
Salgono a due le vittime dell'attacco con coltello nella città di Holon, a sud di Tel Aviv dopo che un uomo di 80 anni rimasto gravemente ferito è morto in ospedale. Lo riferisce Haaretz. Altri due feriti restano ricoverati. L'altra vittima è una donna di 66 anni morta subito dopo essere stata accoltellata dall'aggressore, un palestinese della Cisgiordania, poi ucciso dalla polizia.
Gli Stati Uniti e Israele si attendono un attacco dell'Iran lunedì. Lo riporta il sito d'informazione statunitense Axios citando alcune fonti.
Anche il governo francese, dopo quello americano e britannico, ha chiesto ai connazionali di "lasciare il Libano il prima possibile" a causa del rischio di escalation militare in Medio Oriente. Lo riferisce una nota del ministero degli Esteri.
"In un contesto di sicurezza molto instabile, richiamiamo ancora una volta l'attenzione dei cittadini francesi, in particolare di quelli di passaggio, sul fatto che i voli commerciali diretti e con scali in Francia sono ancora disponibili, e li invitiamo a prendere subito accordi per lasciare il Libano il prima possibile", si legge nella nota. Anche l'Arabia Saudita ha chiesto ai suoi cittadini di lasciare il Libano "immediatamente".
L'Aeronautica militare israeliana "ha colpito il lanciatore di Hezbollah" nel sud del Libano da cui sono partiti nella notte "circa 30 razzi" che hanno attraversato il confine, "la maggior parte dei quali è stata intercettata": lo ha reso noto l'esercito (Idf) su Telegram. Inoltre, sono state colpite altre infrastrutture terroristiche nell'area di Marjaayoun, sempre nel sud del Libano, e sono stati sparati colpi di artiglieria per "rimuovere minacce" nella zona di Odaisseh.
Hamas ha annunciato lo svolgimento di riunioni dell'ufficio politico e del Consiglio della Shura dopo l'assassinio di Ismail Haniyeh. Lo riporta al Jazeera.
"Il suo assassinio aumenterà la nostra determinazione"
"Il martire Ismail Haniyeh è una perdita per il popolo palestinese, per il movimento e per le nazioni arabe e islamiche. La leadership del movimento ha avviato un ampio processo di consultazione per scegliere un nuovo presidente", ha affermato Hamas in una nota, precisando che "l'assassinio di Haniyeh non farà altro che aumentare la nostra determinazione e la nostra resistenza nel perseguire il nostro obiettivo".
Una delegazione israeliana è arrivata al Cairo per i colloqui su un accordo per la liberazione degli ostaggi e sulle questioni di sicurezza relative al confine tra Egitto e Gaza. Quasi 40mila i morti nella striscia.
Il bilancio
I capi del Mossad e dell'agenzia di sicurezza interna Shin Bet, David Barnea e Ronen Bar, insieme con il coordinatore delle attività governative nei territori Cogat, Ghassan Alian, incontreranno il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel e alti funzionari militari egiziani. Intanto, stando al Ministero della sanità di Gaza, espressione di Hamas, il totale di morti palestinesi nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra è salito a 39'550. Nelle ultime 48 ore sono state uccise 70 persone. Il totale dei feriti, sempre secondo Hamas, è 91'280.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sconsiglia di recarsi in Israele e in Iran. Dopo la liquidazione dei leader di Hezbollah e Hamas a Beirut, Gaza e Teheran, presumibilmente a seguito delle azioni israeliane, la leadership iraniana ha annunciato una dura risposta. "Si sconsigliano i viaggi turistici e altri viaggi non urgenti in Israele. In generale si sconsiglia di recarsi in singole zone del Paese. Il rischio di escalation è ulteriormente aumentato", ha scritto ieri sera il DFAE su "X". Questa raccomandazione non è la prima emessa dal DFAE per Israele. "L'evoluzione della situazione è incerta e un ulteriore deterioramento è possibile in qualsiasi momento", aveva indicato il Dipartimento in aprile dopo un attacco missilistico su larga scala dall'Iran.
Proteste e tensioni
In seguito all'uccisione mirata del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, mercoledì sera nella capitale Teheran si sono svolte proteste di massa anti-israeliane e anti-occidentali. La violenza in Medio Oriente si è originariamente intensificata dopo l'attacco di Hamas e di altri gruppi militanti ai villaggi israeliani dalla Striscia di Gaza, il 7 ottobre dello scorso anno, e il successivo massacro di ebrei e non ebrei da parte di questa organizzazione, con circa 1'200 morti, numerosi stupri e rapimenti. L'esercito israeliano ha risposto con un contrattacco su Gaza che ha provocato migliaia di morti fra i militanti e, soprattutto, civili; secondo i dati delle Nazioni Unite sono stati uccisi finora 40mila Palestinesi. Attualmente Hamas tiene ancora in ostaggio un centinaio di civili israeliani
Joe Biden ha parlato ieri sera con il premier israeliano Benyamin Netanyahu e "ha ribadito il suo impegno per la sicurezza di Israele contro tutte le minacce provenienti dall'Iran, compresi i gruppi terroristici che sostiene come Hamas, Hezbollah e gli Houthi". Lo riferisce la Casa Bianca in una nota. Il presidente statunitense inoltre "ha discusso gli sforzi per sostenere la difesa di Israele contro le minacce, compresi i missili balistici e i droni, per includere nuovi schieramenti militari difensivi americani". Nella sua telefonata col premier israeliano, Biden "ha sottolineato l'importanza degli sforzi in corso per ridurre le tensioni più ampie nella regione". Alla chiamata ha partecipato anche la vicepresidente Kamala Harris.
L'amministrazione Biden è convinta che l'Iran attaccherà Israele nei prossimi giorni per rappresaglia contro l'assassinio a Teheran del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e si sta preparando a contrastarlo. Lo hanno detto tre dirigenti statunitensi ad Axios, prevedendo lo stesso schema dell'attacco del 13 aprile ma potenzialmente di portata più ampia, anche col possibile coinvolgimento di Hezbollah libanese. La Casa Bianca tuttavia teme che possa essere più difficile mobilitare la stessa coalizione internazionale e regionale di paesi che ha difeso Israele dal precedente attacco iraniano, perché l'assassinio di Haniyeh avviene nel contesto del conflitto tra Israele e Hamas, che ha suscitato forti sentimenti antiisraeliani in tutta la regione. Una delle fonti ha detto che i preparativi coinvolgono risorse militari statunitensi nel Golfo, nel Mediterraneo orientale e nel Mar Rosso. "Ci aspettiamo alcuni giorni difficili", ha affermato. Intanto l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Fars scrive che "Le prime indagini sull'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran dimostrano il coinvolgimento di Israele". Viene precisato che "è stato usato un missile aria-terra". Il Nyt aveva invece scritto che era stata usata una bomba piazzata nell'appartamento mesi prima.
Il canale televisivo saudita "Al-Hadth" ha riferito del lancio di "una raffica di razzi dal Libano verso gli insediamenti della Galilea" in Israele. In precedenza erano stati attivati allarmi aerei in numerosi insediamenti nella zona. Anche al Jazeera ha riferito che le sirene hanno suonato in 9 città della Galilea occidentale, al confine con il Libano, dopo due giorni di calma sul fronte settentrionale in seguito all'assassinio del leader di Hezbollah Fouad Shukr nel sobborgo meridionale di Beirut. Il corrispondente della tv ha confermato il lancio di missili dal Libano verso posizioni israeliane nella Galilea occidentale. Da parte israeliana, il portavoce dell'Idf, le forze armate dello Stato ebraico, ha reso noto che cinque missili sono stati lanciati dal Libano sulla Galilea e che due di questi sono stati intercettati. Lo riporta Ynet.
Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha tenuto una valutazione della situazione presso il Comando del fronte interno, insieme al generale Rafi Milo. "Israele è ad un altissimo livello di preparazione per qualsiasi scenario, sia in difesa che in attacco", ha dichiarato, "esigeremo un prezzo molto alto per qualsiasi atto di aggressione contro di noi da qualsiasi arena". Intanto secondo Axios, che cita alcune fonti, il presidente americano Joe Biden parlerà oggi con il premier israeliano.
Il gruppo Lufthansa - di cui fa parte Swiss - ha annunciato la sospensione di tutti i voli per Tel Aviv fino all'8 agosto compreso. Prolunga inoltre di una settimana lo stop di quelli a destinazione di Beirut, ossia fino al 12 agosto compreso.
"La sicurezza rimane sempre la nostra priorità"
Le decisioni riguardano anche la compagnia aerea elvetica. "Dopo un esame approfondito", Swiss ha deciso di sospendere i voli tra Zurigo e Tel Aviv (LX252 e LX253) da venerdì 2 agosto a giovedì 8 agosto compreso," si legge in un'e-mail inviata all'agenzia Keystone-ATS. Siamo profondamente dispiaciuti per i disagi, ma la sicurezza dei nostri passeggeri e dell'equipaggio rimane sempre la nostra massima priorità, viene precisato.
Situazione in Medio Oriente sotto la lente
I passeggeri interessati saranno contattati direttamente. Quelli i cui voli sono stati cancellati possono riprogrammare il loro volo gratuitamente o richiedere un rimborso. Swiss ha poi aggiunto che monitora attentamente la situazione in Medio Oriente. "I nostri specialisti stanno valutando tutte le informazioni disponibili e rimangono in costante contatto con le autorità competenti in Svizzera e sul posto".
Il comandante dell'ala militare di Hamas Mohammed Deif è stato eliminato nel raid israeliano del 13 luglio a Kahn Younis. Lo rende noto l'esercito israeliano. Mohammed Deif, secondo l'esercito israeliano (Idf), ha pianificato e ha partecipato al massacro del 7 ottobre in cui sono state uccise 1'200 persone nel sud del Paese e rapite altre 251, portate in ostaggio a Gaza.
La conferma della morte
L'Idf ha dichiarato di aver ricevuto informazioni di intelligence che confermano la morte del capo militare di Hamas Mohammed Deif nelle ultime ore. Deif è stato colpito in un attacco contro un complesso di proprietà di Rafa'a Salameh, comandante della brigata Khan Younis della milizia islamica, nella zona di Khan Younis, il 13 luglio. Il 14 luglio, la morte di Salameh era stata confermata, ma l'Idf aveva detto di non avere informazioni definitive. L'esercito riteneva che le informazioni di intelligence secondo cui Deif era arrivato nel complesso di Salameh fossero altamente accurate e che i due si trovassero insieme nell'edificio. I caccia israeliani avevano pattugliato il complesso per mezza giornata prima che l'attacco fosse effettuato. Una volta che l'intelligence militare ha confermato l'arrivo di Deif al complesso, ai jet è stato dato l'ordine di colpire, ordine eseguito nel giro di pochi minuti
Nel 300mo giorno di guerra, manifestanti hanno bloccato l'autostrada Ayalon a Tel Aviv, chiedendo subito un accordo per liberare gli ostaggi tenuti a Gaza. Si ritiene che 111 dei 251 ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre siano ancora a Gaza, decine di loro sono considerati morti.
Ieri Egitto e Qatar hanno avvertito che gli attacchi israeliani compromettono gli sforzi compiuti dai mediatori per raggiungere un accordo sul rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco.
L'Iran avrebbe chiuso stanotte il suo spazio aereo e si preparerebbe a colpire Israele, secondo alcuni media della regione. Analisti militari riferiscono che Teheran avrebbe inoltre informato in queste ore Qatar e Arabia Saudita della sua intenzione di effettuare un attacco contro Israele, chiedendo a Doha e Riad di non consentire l'utilizzo del loro spazio aereo allo Stato ebraico o agli Stati Uniti. Ieri sera il New York Times ha riferito che Khamenei ha ordinato di attaccare direttamente lo Stato ebraico.
Leader di Hamas ucciso: "Un atto di terrorismo"
A Teheran sono in corso i funerali ufficiali di Ismail Haniyeh, ucciso nella capitale iraniana da un raid missilistico attribuito a Israele. Una folla in lutto con i ritratti del leader di Hamas e bandiere palestinesi si è radunata nell'Università di Teheran, nel centro della città. L'uccisione del leader di Hamas è stata un "atto di terrorismo" da parte di Israele, ha detto il rappresentate dell'Iran all'Onu nel corso della riunione del consiglio di sicurezza, accusando Israele di ignorare le regole del diritto internazionale.
"Molti Paesi proteggono Israele"
"Persistenti e sistematici attacchi contro i palestinesi a Gaza hanno portato distruzione e una profonda crisi umanitaria", ha messo in evidenza. "Per quasi 10 mesi diversi Paesi, fra cui gli Stati Uniti, hanno protetto Israele dalle responsabilità del massacro a Gaza", ha aggiunto. Stanotte intanto ci sono stati nuovi raid sulla Striscia di Gaza che hanno causato 11 morti.
Dopo l'uccisione del capo di Hamas a Teheran, il Dipartimento federale degli affari esteri consiglia agli svizzeri che si trovano al momento in Libano di lasciare il Paese. La partenza, se possibile, deve avvenire con i propri mezzi, stando a una nota del DFAE. In generale, a causa delle tensioni nella regione dovute alla guerra a Gaza, viene sconsigliato di recarsi in Libano.
La notizia della morte di Ismail Haniyeh, probabilmente ucciso da un missile israeliano che ha centrato la sua abitazione nella capitale iraniana, ha messo in fibrillazione il Medio Oriente. Dal 2017, Haniyeh era a capo dell'Ufficio politico di Hamas. Poche ore prima di questo attacco, Israele aveva comunicato l'uccisione in un quartiere di Beirut di Fuad Schukr, un comandante di alto livello di Hezbollah, la milizia sciita alleata dell'Iran che controlla il sud del Libano. Dall'inizio della guerra a Gaza, nell'ottobre del 2023, Tel Aviv ha eliminato diversi esponenti politici e militari di Hamas, il movimento estremista radicato nella striscia di Gaza.
L'uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh preoccupa "enormemente" il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) Ignazio Cassis. Da Parigi, dove si trova in visita agli atleti svizzeri, Cassis ha invitato alla moderazione, temendo un'escalation. "Sostenere i nostri atleti non mi impedisce di seguire gli sviluppi nel mondo", ha detto il consigliere federale oggi dalla Casa Svizzera nei giardini dell'ambasciata a Parigi. Questo assassinio aumenta il rischio di un'escalation, ma si inserisce nella strategia di Israele di eliminare Hamas.
"L'uccisione in territorio iraniano preoccupa ancora di più"
"Farlo in Iran, il quartier generale di tutto ciò che sta accadendo a Hezbollah e a Gaza, mi preoccupa ancora di più. Significa un'estensione della regionalizzazione del conflitto", ha proseguito il ticinese davanti alla stampa. "Ovviamente ci si aspetta che tutti coloro che sono vicini all'Iran si muovano. Ma li invito a non farlo". Ignazio Cassis ha invitato alla moderazione. "Sappiamo come inizia, ma non come finisce", ha detto il consigliere federale, sottolineando il rischio di un "impatto non solo regionale". Dall'inizio del conflitto, la Svizzera ha costantemente chiesto una de-escalation e ha fatto tutto il possibile per ottenerla, ma la situazione è sempre più tesa e questo crea molta preoccupazione, ha osservato ancora il ticinese. Stiamo lavorando giorno e notte nell'ombra, con azioni di “soft power” in un mondo che agisce con “hard power”.
L'assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran è stato "terrorismo di Stato": lo ha dichiarato il primo vicepresidente iraniano Mohammadreza Aref. "L'incidente è stato anche la conseguenza del silenzio della comunità internazionale sui continui crimini dei sionisti e sulla chiara violazione delle norme internazionali". Aref ha poi aggiunto che l'assassinio non creerà alcuna sfida sul cammino della resistenza. "Questa mossa maliziosa si basa su obiettivi malvagi, tra cui la creazione di nuove crisi nella regione e nelle interazioni regionali e internazionali dell'Iran", ha aggiunto, citato dall'Isna.
"L'assassinio del comandante Ismail Haniyeh è un atto codardo e non passerà sotto silenzio". Lo ha detto, riferito dai media, Musa Abou Marzouk, uno dei maggiori dirigenti di Hamas in una delle prime dichiarazioni. Il presidente palestinese Abu Mazen, citato dalla Wafa, ha definito l'uccisione di Ismail Haniyeh "un atto codardo e uno sviluppo pericoloso". Abu Mazen ha quindi invitato "il popolo palestinese e le forze popolari all'unità, alla pazienza e alla fermezza di fronte all'occupazione israeliana". Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno da parte loro dichiarato che "stanno indagando sull'incidente della morte del capo politico di Hamas Ismail Haniyeh e annunceranno i risultati dell'indagine in seguito".
Ministro ultradestra Israele: "La morte di Haniyeh rende il mondo migliore"
"La morte di Haniyeh rende il mondo un po' migliore", ha scritto su X il ministro israeliano del Patrimonio di estrema destra Amihai Ben-Eliyahu, commentando l'uccisione del leader politico di Hamas. Si tratta della prima dichiarazione di un politico israeliano dopo la notizia della morte di Haniyeh. "Questo è il modo giusto per pulire il mondo dalla sporcizia. Niente più accordi immaginari di pace o resa, niente più misericordia per questi mortali", ha aggiunto.
Erdogan condanna l'uccisione: "Barbarie sionista"
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha condannato "il perfido assassinio" del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, "atto a distruggere la causa palestinese". In un messaggio su X, il leader turco ha affermato che "con una posizione più forte del mondo islamico e dell'alleanza dell'umanità, il terrore inflitto da Israele alla nostra geografia, in particolare l'oppressione e il genocidio a Gaza, giungeranno sicuramente alla fine e la nostra regione e il nostro mondo troveranno pace". Secondo Erdogan, "la barbarie sionista non sarà in grado di raggiungere i suoi obiettivi come ha fatto finora".
Ministro Esteri turco: "Haniyeh voleva la tregua"
"Siamo testimoni degli sforzi che ha fatto recentemente per raggiungere un cessate il fuoco. Persino i membri della sua famiglia sono stati massacrati da Israele, non aveva mai smesso di credere nella pace". Lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, in un messaggio su X riguardo all'uccisione del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran. "Ha dedicato la sua vita alla causa della Palestina, portando pace e tranquillità in Palestina", ha scritto Fidan, aggiungendo che "Haniyeh era una figura diventata simbolo della gloriosa resistenza palestinese. La sua memoria continuerà a vivere nella giusta causa del popolo palestinese".
Houthi: "L'assassinio di Haniyeh è un atroce crimine terroristico"
"Prendere di mira Ismail Haniyeh è un atroce crimine terroristico e una flagrante violazione delle leggi e dei valori ideali": lo ha detto il capo del comitato rivoluzionario supremo dei ribelli Houthi dello Yemen, Mohammed Ali al-Houthi, commentando l'uccisione del leader di Hamas. Lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito.
Siria: "La morte di Haniyeh potrebbe incendiare l'intera regione"
La morte del leader di Hamas Ismail Haniyeh potrebbe "incendiare l'intera regione": lo afferma il governo siriano. Anche l'ala militare di Hamas a Gaza ha dichiarato che l'uccisione del capo politico della fazione Ismail Haniyeh a Teheran "porterà la battaglia a nuove dimensioni" e avrà "enormi conseguenze in tutta la regione".
Il massiccio spostamento della popolazione, i rifugi sovraffollati, la mancanza di acqua potabile e il collasso della gestione dei rifiuti, con le discariche a cielo aperto che si moltiplicano, hanno fatto aumentare i casi di epatite A nella Striscia di Gaza: lo ha reso noto l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (Unrwa). L'agenzia segnala che ogni settimana vengono registrati da 800 a 1.000 nuovi casi di epatite nei centri sanitari e nei rifugi dell'organizzazione. I casi di epatite A sono aumentati da 85 prima della guerra a quasi 40.000 dall'inizio del conflitto. "Dieci mesi di brutale conflitto - sottolinea l'Onu -, severe restrizioni all'accesso umanitario, mancanza di cure mediche adeguate e di misure di prevenzione hanno creato la ricetta perfetta per la diffusione di malattie come l'epatite A e la poliomielite nella Striscia, soprattutto tra i bambini che vivono in rifugi sovraffollati".
Sistemi fognari distrutti
A causa dei continui attacchi alle infrastrutture, con la distruzione dei sistemi fognari e idrici nell'enclave palestinese, la quantità media di acqua disponibile oggi è scesa tra i due e i nove litri per persona al giorno, quando il minimo dovrebbe essere di 15 litri. "Le persone stanno resistendo come possono, ma ora siamo in un ciclo mortale in cui i bambini soffrono di malnutrizione, caldo intenso, senza acqua e una grave mancanza di servizi igienici", ha detto il portavoce dell'Unicef a Gaza, James Elder. In più, i rifiuti si accumulano e sono già oltre 140 le discariche a cielo aperto, con conseguenti gravi rischi per la salute e l'ambiente, tra cui un aumento delle malattie diarroiche e delle infezioni respiratorie acute. Per questo, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) invoca un cessate il fuoco: "la migliore" soluzione, in modo che almeno le strade dell'enclave siano sgomberate dai rifiuti e le forniture mediche e altre forniture di soccorso siano in grado di accedervi in sicurezza. "Senza un cessate il fuoco e un accesso sicuro", insiste l'Oms, sarà inoltre difficile garantire la fornitura promessa di un milione di vaccini anti poliomielite nella Striscia di Gaza.
"La Repubblica islamica dell'Iran difenderà la sua integrità territoriale, il suo onore, e farà pentire gli invasori terroristi della loro azione codarda". Lo ha affermato il presidente dell'Iran, Massoud Pezeshkian, commentando su X l'uccisione a Teheran del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che in Iran aveva partecipato alla sua cerimonia di insediamento. "Il legame tra le due fiere nazioni dell'Iran e della Palestina sarà più forte di prima, e il cammino della resistenza e della difesa degli oppressi sarà seguito in modo più forte che mai", ha aggiunto Pezeshkian, affermando che l'Iran è in lutto per Haniyeh. "Ieri ho alzato la sua mano vittoriosa e oggi devo portarlo in spalla al suo funerale", ha aggiunto Pezeshkian nel messaggio. Haniyeh aveva partecipato ieri alla cerimonia di giuramento del presidente iraniano. Haniyeh, dopo il funerale domani a Teheran, sarà sepolto a Doha, in Qatar. Lo sostiene Iran International citando fonti del Qatar. L'Iran ha inoltre dichiarato tre giorni di lutto nazionale.
Consulente di Erdogan: "La morte di Haniyeh porta alla distruzione di Israele"
Cemil Ertem, il principale consigliere del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha affermato che l'uccisione del capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, porterà alla distruzione di Israele. "Era un nome simbolico della resistenza. Il suo martirio, senza dubbio, contribuirà alla resistenza e alla distruzione dell'assassino Israele. Le mie condoglianze al popolo palestinese", ha scritto su Ertem su X, in riferimento all'uccisione di Haniyeh a Teheran.
I palestinesi detenuti da Israele durante la guerra di Gaza sono stati in gran parte tenuti in segreto e in alcuni casi sottoposti a trattamenti che possono equivalere a tortura: lo afferma l'Onu. "Le testimonianze raccolte dal mio ufficio e da altre entità indicano una serie di atti spaventosi, come il waterboarding e il rilascio di cani sui detenuti, in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario", ha denunciato il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite Volker Turk. Il rapporto dell'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite afferma inoltre che "almeno 53 detenuti di Gaza e della Cisgiordania" sono morti dal 7 ottobre nelle strutture militari e prigioni israeliane.
"Gravi preoccupazioni"
Il numero impressionante di uomini, donne, bambini, dottori, giornalisti e difensori dei diritti umani detenuti dal 7 ottobre, la maggior parte dei quali senza accusa o processo e tenuti in condizioni deplorevoli, insieme alle segnalazioni di maltrattamenti e torture e alla violazione delle garanzie del giusto processo, solleva "gravi preoccupazioni" riguardo all'arbitrarietà e alla natura fondamentalmente punitiva di tali arresti e detenzioni, ha commentato Volker Türk.
Condizioni di prigionia spaventose
I detenuti hanno dichiarato di essere stati tenuti in strutture simili a gabbie, spogliati nudi per periodi prolungati, indossando solo pannoloni, precisa il rapporto, che cita anche resoconti degli ostaggi presi da Hamas e altri gruppi armati palestinesi lo scorso ottobre che descrivevano anche condizioni di prigionia spaventose. L'Onu chiede che tutti i palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele siano rilasciati e l'avvio di indagini "rapide, approfondite, indipendenti, imparziali e trasparenti". L'Alto Commissario ha infine ribadito il suo appello per l'immediato rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti a Gaza.
Hamas ha comunicato la morte del suo leader Ismail Haniyeh in seguito a un raid israeliano contro la sua residenza a Teheran. Haniyeh era capo dell'ufficio politico di Hamas dal 2017. È stato inoltre primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell'amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017.
Ucciso insieme a una guardia del corpo
Ismail Haniyeh, è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo. Le Guardie della Rivoluzione Islamica hanno riferito che la residenza del capo di Hamas "è stata colpita a Teheran e, a seguito di questo incidente, lui e una delle sue guardie del corpo sono stati martirizzati". Secondo l'agenzia di stampa saudita Al-Hadath, alcune fonti hanno dichiarato che l'uccisione di Ismail Haniyeh è stata effettuata con un missile guidato diretto verso il luogo in cui risiedeva a Teheran. Il missile ha colpito il bersaglio alle 2 del mattino, ora locale.
Una vita in fuga
Ismail Haniyeh aveva 62 anni e dal 2017 era il capo politico di Hamas. Era nato in un campo profughi di Gaza, da genitori fuggiti dalla città di Asqalan dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Dal 2019 viveva a Doha, in Qatar (che gli aveva dato l'asilo politico), e in questi giorni si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Nel 1983 aderì al Blocco Studentesco Islamico, considerato un precursore di Hamas. Ha scalato i ranghi del movimento diventando stretto collaboratore del co-fondatore, il defunto sceicco Ahmed Yassin. Haniyeh è stato in carcere in Israele a seguito delle manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988. Nel 1993 è tornato a Gaza diventando preside nell'Università Islamica. La sua carriera politica lo ha visto occupare il ruolo di Primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007. A causa delle forti tensioni interne - tra Abu Mazen e Hamas - fu quindi incaricato di costituire un governo di unità nazionale che però ebbe vita breve e si concluse con la presa della striscia di Gaza da parte di Hamas. Era sposato e aveva avuto 13 figli, tre dei quali sono stati uccisi durante un raid israeliano all'inizio dell'anno.
A tre giorni dal massacro di bambini drusi a Majdal Shams, nel Golan settentrionale, la rappresaglia israeliana contro Hezbollah è arrivata. Una potente esplosione ha colpito in serata la roccaforte dei miliziani sciiti filoiraniani nel quartiere Da'aheh a Beirut. L'attacco, immediatamente confermato dall'esercito israeliano, ha mirato al Consiglio della Shura di Hezbollah oltre che alla sala operativa del braccio militare del partito di Dio e delle Guardie rivoluzionarie iraniane: il bersaglio delle Forze di difesa israeliane (Idf) era Fuad Shukr, alias Hajj Mohsin, numero due delle milizie di Hassan Nasrallah, suo consigliere militare, considerato da Israele "responsabile dell'omicidio dei bambini di Majdal Shams e di numerosi altri civili israeliani".
Morte dell'alto comandante sciita
Secondo Hezbollah, il colpo israeliano è fallito ma altre fonti, citate da Al Arabiya e dalla tv saudita al Adht, hanno riferito della morte dell'alto comandante sciita. Una fonte medica ha poi detto ad Al Jazeera che il raid ha provocato la morte di tre libanesi e il ferimento di altri 25: secondo quanto riferito da alcuni testimoni, nell'attacco è stato colpito un palazzo di otto piani, tre dei quali sono crollati. L'operazione dell'Idf, di cui sono stati informati per tempo gli Stati Uniti, è arrivata dopo giorni di tensione alle stelle, in Medio Oriente quanto nelle cancellerie internazionali. Le diplomazie, con in testa Washington, hanno lavorato per ottenere moderazione da entrambi i versanti. Hezbollah pubblicamente ha respinto la richiesta, ma saranno le prossime ore a dirlo. In serata i capi della forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano e la coordinatrice speciale delle Nazioni Unite Jeanine Hannis-Plasschaert hanno parlato sia con il Libano che con Israele nel tentativo di impedire lo scoppio della guerra totale, ma sia Beirut che Teheran hanno parlato di "flagrante aggressione" da parte dello Stato ebraico, così come ha fatto Mosca.
Occhi puntati su Netanyahu
Nelle ultime 72 ore tutti gli occhi erano puntati su Benjamin Netanyahu. Contro di lui la comunità drusa del Golan ha usato parole forti, esigendo disperatamente di essere protetta dai missili che arrivano quotidianamente dal Libano, dalla Siria e dai droni dell'Iraq. Contro cui non c'è protezione possibile perchè i confini con i primi due sono troppo vicini. In patria è stato accusato di "aver paura di Nasrallah" dagli amministratori delle cittadine del nord del Paese bersagliate tutti i giorni. Oltre che di debolezza per non aver evitato gli assalti dell'ultradestra a due basi militari in seguito all'arresto di nove riservisti per presunti abusi a un comandante di Hamas. Tutto mentre a nord di Israele per buona parte della giornata sono piovuti attacchi dal Libano, con decine di razzi che hanno provocato la morte di un giovane di 30 anni.
Situazione a Gaza
Sul fronte di Gaza, le truppe si sono ritirate da Khan Younis ritenendo le operazioni concluse con 150 miliziani uccisi, tunnel distrutti e cinque corpi di ostaggi riportati a casa. E una valutazione drammatica dell'Idf come per l'intero Israele: "Un certo numero di ostaggi morti probabilmente non verrà ritrovato mai più". Appena usciti i battaglioni da Khan Younis, la difesa civile palestinese ha denunciato di aver ritrovato 300 cadaveri, molti in decomposizione. Non è stato spiegato se di quei 300 facessero parte anche i miliziani uccisi.
Nel fine settimana la tensione è tornata a crescere al confine tra Israele e Libano: sabato, un attacco missilistico sulle alture del Golan, in Israele, ha ucciso almeno 12 persone. Lo Stato ebraico ha accusato Hezbollah dell'attacco, ma l'organizzazione paramilitare nega un suo coinvolgimento. Il rischio di estensione del conflitto "esiste. È inutile negarlo", commenta Pietro Batacchi, direttore della Rivista Italiana Difesa, intervistato da Ticinonews. Secondo l'analista, Israele è in difficoltà al confine con il Libano: "I suoi leader hanno ripetuto più volte che questa situazione deve cambiare. Quest'ultimo episodio avvicina quindi lo scenario di un'invasione".
Dichiarazioni bellicose ma declamatorie
Nel frattempo, alcune dichiarazioni hanno innalzato ulteriormente il livello dello scontro. Erdogan ha evocato in particolare la possibilità di un ingresso militare della Turchia in Israele: "Come siamo entrati nel Karabakh e in Libia - ha dichiarato - potremmo fare lo stesso con loro. Niente è impossibile". In queste parole bellicose, tuttavia, Pietro Batacchi legge più che altro un intento declamatorio. "Erdogan necessita di confermare il suo ruolo di leader dell'islam politico, presentandosi come capofila dei movimenti che si richiamano alla fratellanza musulmana. Queste dichiarazioni vanno in tale direzione, mirando a 'pizzicare' le corde profonde dell'opinione pubblica araba".
Ankara membro Nato
Batacchi ricorda che "la Turchia è un paese membro della Nato e se ne guarda bene dall'uscire dall'Alleanza". L'ingresso di Ankara in guerra è "uno scenario irrealistico".
La compagnia aerea tedesca Lufthansa, ha annunciato di sospendere i suoi voli per Beirut almeno fino al 5 agosto, in considerazione degli sviluppi in Medio Oriente". La misura concerne dunque anche Swiss, vettore di proprietà della compagnia germanica. Oltre a Lufthansa e Swiss, anche le compagnie aree francese Air France e olandese Transavia sospendono i collegamenti con Beirut.
La compagnia aerea tedesca Lufthansa ha annunciato che sospende i suoi voli per Beirut almeno fino al 5 agosto, in considerazione degli sviluppi in Medio Oriente". Lo fa sapere un portavoce. Anche le compagnie aree francese Air France e olandese Transavia sospendono i collegamenti con Beirut, in questo caso oggi e domani.
Fonti libanesi affermano che Israele sta effettuando pesanti bombardamenti nella città di Houla, nel sud del Paese: lo ripota il Times of Israel, che cita il sito di notizie palestinese Quds. L'attacco a Houla, che si trova a meno di un chilometro dal confine con la Galilea, giunge mentre gran parte del Libano meridionale si prepara ad una rappresaglia israeliana per il lancio di razzi su un campo di calcio del Golan che sabato ha ucciso 12 ragazzi della comunità drusa. Nessun commento per ora da parte dell'esercito israeliano.
Israele sta preparando la sua risposta all'attacco mortale dal Libano che a Mjdal Shams sul Golan ha ucciso 12 bambini e adolescenti drusi in un campo di calcio. Una prima reazione militare israeliana, con la tensione ormai alle stelle, c'è stata la notte scorsa ma non è stata sicuramente quella definitiva. A deciderne il momento e l'ampiezza è il Gabinetto di sicurezza politico convocato al complesso della difesa a Tel Aviv dal premier Benyamin Netanyahu appena sbarcato dall'aereo che lo ha riportato dagli Usa. Allo stesso tavolo il ministro della difesa Yoav Gallant e i vertici militari.
Fonti diplomatiche: "Evitare una guerra aperta con il Libano"
Fonti diplomatiche a Washington e a Beirut hanno dato per "certa" la risposta anche se - hanno aggiunto - si sta lavorando "per limitare l'attacco in termini di dimensioni e luoghi, evitando le grandi città densamente popolate, inclusa Beirut". Obiettivo è quello di non scatenare - con la contro-reazione degli Hezbollah - una guerra aperta. Intanto il capo di stato maggiore dell'Idf Herzi Halevi ha tenuto "una riunione di valutazione e di approvazione dei piani operativi per il Fronte del nord". Piani sul tavolo del Gabinetto di sicurezza che stabiliscono le modalità e le zone interessate dall'azione.
Hezbollah nega e si prepara alla reazione di Israele
Hezbollah sabato ha negato ma anche secondo la Casa Bianca dietro il razzo che ha ucciso in Golan c'è la sua responsabilità. E ora teme la reazione e si sta preparando: secondo fonti della sicurezza libanese ha già sguarnito alcune postazioni chiave del proprio schieramento militare nel sud del Libano e nella parte est della Valle della Bekaa. Mentre anche tutto il Libano è in allerta con una compagnia aerea che ha rinviato a lunedì l'arrivo di sei voli programmati in serata. E il ministro degli esteri libanese Abdallah Bou Habib avrebbe chiesto agli Usa di fare pressione su Israele per limitare l'attacco.
Evitare la guerra totale
Il mondo intanto si muove per evitare la guerra totale con Washington che "sta lavorando a una soluzione diplomatica lungo la Blue Line" per porre "fine a tutti gli attacchi una volta per tutte e consentire ai cittadini su entrambi i lati del confine di tornare a casa in sicurezza". Anche l'Italia si è mossa con il ministro Tajani, in coordinamento con Crosetto, che sta seguendo l'evoluzione della crisi in contatto con i governi ebraico e libanese, per "evitare un'ulteriore escalation negli scontri militari nella regione. Una fase che potrebbe finire fuori controllo e provocare altri danni e lutti dolorosi in un'area colpita da un conflitto che andrebbe al contrario totalmente disinnescato".
La prima risposta di Tel Aviv dopo l'attacco a Golan
La notte dopo l'attacco in Golan l'aviazione israeliana - in una prima reazione al missile Falaq-1 di oltre 50 chili di derivazione iraniana - "ha colpito una serie di obiettivi terroristici di Hezbollah sia in profondità nel territorio libanese che nel sud del Libano". "Compresi - ha aggiunto il portavoce militare - i depositi di armi e le infrastrutture terroristiche nelle aree di Chabriha, Borj El Chmali, Beqaa, Kfarkela, Rab El Thalathine, Khiam e Tayr Harfa". Un raid ampio ma non ancora decisivo. Non si fermano però i lanci di razzi dal Libano, cominciati l'8 ottobre scorso in solidarietà con Hamas.
L'avvertimento dell'Iran
Il giorno dopo Majdal Shams - dove si sono svolti gli strazianti funerali delle vittime e i ministri israeliani sono stati contestati - Hezbollah ha rivendicato di aver lanciato due attacchi nel nord di Israele in risposta a quelli in Libano. In soccorso degli alleati Hezbollah è sceso in campo l'Iran che ha messo in guardia sulle conseguenze di "qualsiasi nuovo avventurismo di Israele, con il pretesto di rappresaglia per gli attacchi missilistici sulle alture del Golan".
Erdogan evoca la possibilità di invadere Israele
Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha evocato la possibilità che la Turchia possa entrare in Israele come è entrata nel Nagorno-Karabakh e in Libia. "Come siamo entrati nel Karabakh e in Libia, potremmo fare lo stesso con loro. Niente è impossibile. Dobbiamo essere forti per fare tali passi", ha detto il presidente al canale televisivo Halk, secondo quanto riportato dalla Tass e anche dai media israeliani. Secondo il canale televisivo, in questo modo il leader turco ha ribadito la sua disponibilità a sostenere la Palestina con qualsiasi mezzo.
Hamas: "Il 3 agosto giornata di sostegno a Gaza"
E mentre a Roma non c'è stata nessuna svolta sull'accordo per la tregua e gli ostaggi nella riunione tra Cia, Mossad, Qatar e 007 egiziani (esaminata la nuova proposta israeliana si è rinviato, ancora una volta, a successivi colloqui), è tornato a parlare su Telegram il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh: ha indetto per il 3 agosto una giornata "nazionale e internazionale di sostegno a Gaza e ai prigionieri" sottolineando "l'importanza e la necessità di un'effettiva partecipazione popolare nazionale, araba, islamica e internazionale, e la continuità di tutte le forme di manifestazioni e marce e la loro continuazione dopo il 3 agosto, finché l'occupazione sionista non sarà costretta a fermare la sua aggressione a Gaza".
Fonti diplomatiche a Washington e Beirut hanno dichiarato al canale di notizie libanese Lbci che un attacco israeliano è certo ma ci sono trattative per tentare di limitare i danni.
Le fonti affermano che "si sta lavorando per limitare l'attacco in termini di dimensioni e luoghi ed evitare le grandi città densamente popolate, inclusa Beirut". Questo, secondo le fonti, eviterà che "Hezbollah sia costretta ad una grande risposta".
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) condanna l'attacco missilistico avvenuto ieri a Majdal Shams, sulle Alture del Golan, occupate da Israele, che ha causato la morte di dodici bambini e ragazzi. In un messaggio diffuso su X, il DFAE esorta tutte le parti coinvolte alla massima moderazione e a lavorare in favore della de-escalation. Ricorda inoltre che gli attacchi ai civili sono vietati dal diritto internazionale umanitario.
"Tutte le indicazioni" mostrano che il missile che ha colpito nelle alture del Golan è stato lanciato dagli Hezbollah. Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, a Tokyo dove è in visita.
Diversi bambini feriti nell'attacco missilistico di ieri nella cittadina drusa di Majdal Shams, nel Golan, sono in gravi condizioni nei reparti di terapia intensiva pediatrica nel nord di Israele. Molti hanno riportato ferite gravissime, riferiscono i media israeliani. Il direttore del centro medico Ziv di Safed, Salman Zarka, ha dichiarato alla tv Channel 12 che tre dei bambini ricoverati sono in gravi condizioni e si prevede che alcuni di loro saranno sottoposti ad altri interventi chirurgici nel corso della giornata dopo le operazioni eseguite nella notte. "È da molto tempo che non vediamo un gruppo di bambini colpiti da un trauma così grave", ha detto Danny Eitan, direttore del reparto di terapia intensiva pediatrica del Rambam Medical Center di Haifa.
Il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Nasser Kanani, ha messo in guardia sulle conseguenze di "qualsiasi nuovo avventurismo di Israele in Libano, con il pretesto di rappresaglia per gli attacchi missilistici sulle alture del Golan. Dopo mesi di uccisioni di massa a Gaza, il regime dell'apartheid di Israele sta creando uno scenario falso (incolpando Hezbollah per l'attacco) per deviare l'attenzione del mondo sui suoi vasti crimini in Palestina", ha detto Kanani, citato dalla TV di stato. "Qualsiasi mossa ignorante del regime sionista espanderà l'instabilità, l'insicurezza e la guerra all'intera regione e, pertanto, il regime sarà sicuramente responsabile di qualsiasi reazione imprevista e conseguenza di qualsiasi comportamento stupido". "Il regime non ha la minima qualifica morale per commentare e giudicare l'attacco alle alture del Golan (di cui Hezbollah ha negato ogni coinvolgimento) e le affermazioni del regime non sono accettate", ha sottolineato.
Raffica di raid israeliani in Libano nella notte dopo l'attacco missilistico di ieri su Majdal Shams che ha causato almeno 12 morti, tra bambini e ragazzi, e decine di feriti.Gli Hezbollah 'pagheranno un prezzo alto', dice il premier israeliano Benjamin Netanyahu, mentre una fonte della sicurezza israeliana citata dai media afferma che Israele risponderà con forza, a ssicurando però di non volere una guerra. Intanto la notte scorsa Israele 'ha colpito obiettivi terroristici di Hezbollah sia in profondità nel territorio libanese che nel sud del Libano', affermano le Forze di difesa israeliane (Idf).
Rischio escalation
L'attacco a Majdal Shams è andato 'oltre i limiti' e rischia di far precipitare il conflitto con gli Hezbollah in una guerra 'aperta e totale', dice il ministro degli Esteri israeliano Katz. 'Il Libano dovrebbe bruciare', gli fa eco il ministro dell'Energia, Eli Cohen. Il Partito di Dio libanese ha negato la responsabilità dell'attacco.
Rientro anticipato per Netanyahu
Netanyahu ha nel frattempo anticipato il suo rientro dagli Usa ed ha convocato un gabinetto di sicurezza per oggi alle 16.00 ora locale. Israele ha intanto consegnato ai mediatori la proposta "aggiornata" per un possibile cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. La prima verifica di una potenziale intesa, nonostante le nuove tensioni possano far richiudere gli spiragli, avverrà oggi a Roma al vertice Mossad-Cia e Qatar-Egitto
Gli attacchi
Aerei da guerra israeliani hanno preso di mira nella notte le periferie delle città di Abbasiya e Burj al-Shamali, nel sud del Libano: lo riporta la tv degli Hezbollah, Al Manar. Secondo la stessa fonte, Israele ha lanciato raid aerei anche contro le città di Khiam e Kafr Kila, sempre nel sud del Paese.
Il razzo lanciato dal Libano verso la cittadina druso-israeliana di Majdal Shams, all'estremo confine nord di Israele, è andato "oltre i limiti" e rischia di far precipitare il conflitto con gli Hezbollah in una guerra "aperta e totale". Il bilancio dell'attacco che ha centrato un campo di calcio è di almeno 11 morti, soprattutto bambini e ragazzi, e di oltre 30 feriti, almeno 6 in gravissime condizioni. Si tratta del più alto numero di vittime civili israeliane dal 7 ottobre scorso, quando è iniziato il conflitto e, anche se il Partito di Dio libanese ha negato la responsabilità, l'Idf punta il dito contro Hezbollah, "in base a valutazioni di intelligence".
Il premier israeliano pronto a tornare in patria
Il premier Benyamin Netanyahu - ancora negli Usa - si è immediatamente messo in contatto per consultazioni con il suo governo ed ha accelerato il rientro in Patria convocando un gabinetto di sicurezza al suo arrivo, mentre il ministro della difesa Yoav Gallant riuniva i vertici militari, al comando generale di Tel Aviv, per un esame della situazione.
Fonti israeliane: "Potrebbe esserci un cambio di direzione nella guerra"
La risposta israeliana rischia di essere durissima con il ministro degli esteri israeliano Israel Katz che, dopo aver parlato per telefono con il premier, ha denunciato come "Hezbollah abbia oltrepassato tutte le linee rosse. Stiamo affrontando una guerra totale", ha aggiunto Lo Stato ebraico avrà "pieno sostegno" da Usa ed Europa, ha detto Katz senza tuttavia fornire dettagli su cosa cambierà nelle azioni dello stato ebraico. "Gli eventi al nord porteranno ad una drammatica svolta nei combattimenti nell'area", ha riferito una fonte israeliana della delegazione di Netanyahu in America. E per un'altra fonte "il disastro di Majdal Shams potrebbe dare un cambio di direzione alla guerra".
"Orribile vedere i corpi dei bambini sul campo"
Israele ha più volte ammonito i miliziani sciiti che, in solidarietà con Hamas, hanno cominciato a tirare razzi sul nord del Paese l'8 ottobre scorso, un giorno dopo l'attacco della fazione islamica ai kibbutz. Solo in giornata ne sono sono arrivati - secondo l'Idf - circa 40 in due tornate facendo risuonare le sirene di allarme in tutto il nord. Di una di queste faceva parte il razzo caduto nel campo di calcio situato accanto ad un parco giochi dove erano i bambini e i ragazzi, tutti tra i 10 e i 20 anni. Un video sui social ha mostrato il tremendo impatto del razzo e l'esplosione che ne è seguita. L'esercito ha detto che le sirene di allarme sono risuonate non appena il razzo è stato agganciato dai sistemi di difesa ma che non c'è stato abbastanza tempo "per mettersi al riparo" e che per questo sta indagando sull'incidente. La comunità drusa ha reagito con durezza all'attacco degli Hezbollah. Il leader spirituale della comunità lo sceicco Muafak Tarif ha condannato "il brutale attacco omicida: è impossibile immaginare e descrivere le immagini orribili dei bambini e dei loro corpi sparsi sull'erba". E la condanna è arrivata anche dal governo di Beirut. Alcuni analisti hanno evocato il fatto che Hezbollah abbia negato il tiro, considerato che le vittime sono druse, ovvero arabi.
Israele continua a attaccare Gaza. Domani vertice a Roma
Mentre sale alle stelle la tensione al nord, Israele continua ad attaccare a Gaza con oltre 30 morti denunciati da Hamas in un ospedale da campo nel centro della Striscia con l'Idf che parla di un'operazione contro un centro di comando di Hamas in un complesso scolastico. Israele ha intanto consegnato ai mediatori la proposta "aggiornata" per un possibile cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. La prima verifica di una potenziale intesa, inseguita da mesi nonostante le nuove tensioni possano far richiudere gli spiragli, avverrà domani a Roma dove è atteso un vertice tra una delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed Al-Thani e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamal. Un vertice blindato durante il quale si vedrà se questa volta i margini di intesa sono reali. Nella proposta aggiornata consegnata da Israele ci sono i punti su cui ha più insistito Netanyahu. Tra questi, un meccanismo di controllo per impedire il passaggio dal sud al nord di Gaza di miliziani. Un altro punto riguarda la permanenza del controllo israeliano del 'Corridoio Filadelfia', la striscia di terra tra Gaza e l'Egitto, per impedire il contrabbando di armi di Hamas come avvenuto nei passati anni.
Ci sono 9 morti, tra cui bambini in un attacco avvenuto a Majdal Shams, cittadina druso israeliana sulle alture del Golan, al confine con il Libano. Lo riportano i media israeliani che parlano di oltre 30 feriti. È stato un razzo e non un drone dal Libano, ha precisato l'esercito dello Stato ebraico.
L'attacco è stato di Hezbollah
Il lancio "è stato effettuato dall'organizzazione terroristica degli Hezbollah", ha detto l'Idf in base "a una valutazione della situazione e dell'intelligence in nostro possesso". Il ministro degli Esteri israeliano Katz ha dichiarato di aver parlato con Netanyahu dopo l'attacco, senza fornire dettagli sul colloquio. "Non c'è dubbio che Hezbollah abbia oltrepassato tutte le linee rosse", ha detto a Channel 12 rilanciato da Times of Israel. "Stiamo affrontando una guerra totale", ha aggiunto insistendo che Israele esigerà un prezzo ancora più alto da Hezbollah. Israele avrà "pieno sostegno" da Stati Uniti ed Europa, ha detto Katz senza tuttavia fornire dettagli su cosa cambierà nelle azioni di Israele.
Hezbollah però nega
Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant sta tenendo una riunione di sicurezza con i vertici militari tra cui il capo di stato maggiore Herzi Halevi e i responsabili del fronte nord. Intanto Hezbollah ha negato di essere dietro l'attacco.
Negoziatori israeliani hanno trasmesso agli Usa la proposta "aggiornata" per un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Lo ha riferito il sito Walla secondo cui nella proposta sono contenute le condizioni sollevate dal premier Benjamin Netanyahu. Tra queste, il meccanismo di controllo per impedire il passaggio dal sud al nord di Gaza di miliziani. Domani a Roma è atteso un vertice tra la delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar, Mohammed Al-Thani, e il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamal.
Le condizioni poste da Netanyahu
L'inoltro della proposta entro due giorni era stato annunciato da Netanyahu dopo la riunione con il presidente Joe Biden alla Casa Bianca. Netanyahu incontrando le famiglie degli ostaggi, sempre a Washington, aveva detto che "non avrebbe ritardato l'intesa" e che sarebbe stata presentata la proposta ad Hamas entro quel lasso di tempo. Tra le nuove condizioni su cui il premier ha più insistito c'è anche quella della permanenza del controllo israeliano del 'Corridoio Filadelfia', la striscia di terra tra Gaza e l'Egitto, per impedire il contrabbando di armi di Hamas come avvenuto nei passati anni.
Il ministero della Sanità di Hamas a Gaza, citato dai media, ha riferito che "30 persone sono state uccise e più di 100 ferite" nel raid delle Forze di difesa israeliane (Idf) a Deir al-Balah, nel centro della Striscia. Secondo la stessa fonte si "è trattato di un attacco ad un ospedale da campo" che si trova accanto "alla scuola colpita". L'Idf ha spiegato di aver colpito il complesso scolastico nel quale "c'era un centro di comando e di controllo" di Hamas. Intanto, la Difesa civile di Gaza riferisce che almeno 170 persone sono morte a Khan Yunis dall'inizio dell'assalto israeliano.
Il virus della poliomielite è stato rilevato nella Striscia di Gaza nelle acque reflue dopo nove mesi ininterrotti di guerra e di crisi umanitaria: una potenziale emergenza che si sovrappone, fra le altre cose, a diarrea, malattie respiratorie ed epatite A, a fronte di malnutrizione, fame, di un accesso limitato ad acqua pulita e dell'incapacità delle strutture sanitarie di funzionare. A denunciarlo è il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità ( Oms), Tedros Ghebreyesus, che in una lettera al quotidiano The Guardian annuncia l'invio a Gaza di oltre un milione di vaccini anti-polio e chiede un immediato cessate il fuoco e una ripresa consistente degli aiuti umanitari per poterli somministrare.
"Bisogna agire immediatamente"
"Dall'inizio di maggio quasi un milione di persone è stato spostato da Rafah a Khan Yunis e Deir al-Balah, dove è stata rilevata la presenza del virus della polio", si legge in un passaggio della lettera. "E se finora non ci sono stati casi conclamati di poliomelite, se non si interviene immediatamente sarà solo questione di tempo prima che la malattia raggiunga migliaia di bambini rimasti senza protezione. I bambini sotto i cinque anni sono a rischio, e ancora di più quelli sotto i due anni, perché molti di loro potrebbero non essere stati vaccinati durante i nove mesi di guerra.
Un milione di vaccini arriveranno a Gaza prossimamente
"L'Organizzazione mondiale della Sanità sta quindi inviando a Gaza oltre un milione di vaccini che saranno somministrati nelle prossime settimane per evitare che i bambini vengano infettati. Tuttavia, senza un immediato cessate il fuoco e una consistente accelerazione dell'assistenza umanitaria, che includa una campagna vaccinale mirata ai bambini piccoli, la gente continuerà a morire per malattie che si possono prevenire e da ferite che si possono curare", scrive Tedros.
L'esercito israeliano ha chiesto ai residenti delle zone sud di Khan Yunis di evacuare "temporaneamente" verso la zona umanitaria di Mawasi sulla costa. Lo ha fatto sapere il portavoce militare motivando la richiesta "con la significativa attività terroristica" nell'area e "il lancio di razzi verso Israele dalla zona sud di Khan Yunis. Restare in questa area - ha sottolineato il portavoce - è diventato pericoloso". "In base a informazioni di intelligence - ha proseguito la stessa fonte - Hamas ha collocato infrastrutture terroristiche nell'area che è stata indicata come umanitaria e l'esercito è costretto ad operare contro le organizzazioni terroristiche". L'Idf aveva già chiesto nei giorni scorsi ai residenti dei quartieri est della città di evacuare verso Mawasi per gli stessi motivi.
Le dichiarazioni della vice presidente Kamala Harris sulla "grave crisi umanitaria" a Gaza e la necessità di "porre fine alla guerra", danneggiano le trattative per il rilascio degli ostaggi e sono "da respingere entrambe". Lo ha detto, citato dai media, un funzionario israeliano secondo cui nell'incontro il premier Benyamin Netanyahu ha offerto ad Harris un resoconto "dettagliato e fattuale" della situazione sul campo a Gaza che ha contraddetto le affermazioni della vice presidente "sulla crisi alimentare, la sofferenza dei civili e l'elevato numero di innocenti uccisi".
"Il danno ai civili palestinesi è davvero il problema in questo momento?" ha osservato il funzionario. Poi, sempre citato dai media, ha aggiunto: "Cosa dovrebbe pensare Hamas quando sente questo?". Ha sottolineato poi che le affermazioni della vicepresidente condurranno il gruppo terroristico a inasprire le sue richieste. "Spero che non portino - ha osservato - a una regressione nei colloqui, perché abbiamo fatto molti progressi".
Israele ha il "diritto di difendersi", ma non si possono girare le spalle di fronte alla "terribile" situazione umanitaria a Gaza, sulla quale "non si può diventare insensibili. Io non resterò in silenzio". Kamala Harris lo ha assicurato al termine del suo incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in quello che è stato il suo primo test di politica estera da quando Joe Biden l'ha appoggiata per la corsa alla Casa Bianca. "Come ho detto a Netanyahu, è il momento di chiudere l'accordo per il cessate il fuoco e riportare gli ostaggi a casa", ha detto la vicepresidente parlando dalla Casa Bianca. "A tutti coloro che chiedono il cessate il fuoco e urlano per la pace, io vi vedo e vi sento. Facciamo l'accordo", ha aggiunto dopo l'incontro di oltre mezz'ora "franco e costruttivo" con Netanyahu al Ceremonial Office.
La situazione a Gaza
Al premier ha anche ribadito il suo l'impegno "incrollabile" nei confronti di Israele e della sua sicurezza: Israele ha "il diritto di difendersi, ma come si difende è importante", ha osservato Harris riferendo di aver espresso a Netanyahu le sue "serie preoccupazioni sulla terribile situazione umanitaria a Gaza". "Con più di due milioni di persone alla prese con alti livelli di insicurezza alimentare e più di mezzo milione ad affrontare catastrofici livelli di acuta insicurezza alimentare, quanto accaduto a Gaza negli ultimi nove mesi è devastante", ha aggiunto. "Non possiamo girarci di fronte a queste tragedie. Non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza. Io non starò in silenzio", ha messo in evidenza, esortando gli americani a non vedere la guerra a Gaza come un fatto in bianco o nero perché la situazione è più complessa.
Condanna all'antisemitismo e all'islamofobia
"Spesso la conversazione è binaria ma la realtà è molto più di questo. Chiedo agli americani di incoraggiare gli sforzi per una maggiore consapevolezza della complessità e della storia della regione", ha aggiunto condannando l'antisemitismo e l'islamofobia. Da qui l'invito a fare il possibile per "prevenire la sofferenza di civili innocenti. Lavoriamo per unire il nostro Paese".
All'indomani del suo controverso discorso al Congresso americano, tra decine di defezioni dem e proteste pro Gaza in parte degenerate in violenza e vandalismo, Benjamin Netanyahu è sbarcato alla Casa Bianca per vedere Joe Biden e poi, in un incontro separato, la vicepresidente ed ora candidata presidenziale in pectore Kamala Harris. I due leader hanno incontrato anche le famiglie degli ostaggi americani di Hamas. "Voglio ringraziarti per i 50 anni di servizio pubblico e i 50 anni di sostegno allo Stato di Israele, non vedo l'ora di discutere con te oggi e di lavorare con te nei mesi a venire", ha esordito Netanyahu nel faccia a faccia nello Studio Ovale. Il focus principale è chiudere gli ultimi 'gap' sull'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi. Sullo sfondo anche il futuro della Striscia. Un accordo "alla fase finale", con ostacoli superabili ma che richiederanno altri incontri la prossima settimana, ha spiegato un alto dirigente dell'amministrazione, anche se non è la prima volta che un'intesa sfuma all'ultimo momento.
La pace a Gaza
Il commander in chief ha ribadito che, dopo il ritiro dalla corsa elettorale, una delle sue priorità negli ultimi sei mesi di mandato è la pace a Gaza e sembra deciso ad ottenerla per coronare la sua presidenza. A parte una temporanea sospensione di una fornitura d'armi, Biden finora ha sempre mantenuto il suo sostegno a Israele, pur nella crescente frustrazione per le sue critiche e i suoi moniti impotenti a 'Bibi' per il pesante bilancio di vittime civili nella Striscia. Ora però il tempo stringe. Ad aiutarlo potrebbe essere anche Kamala, l'esponente dell'amministrazione più dura contro Netanyahu e che in privato, forte del suo nuovo status di candidata che potrebbe vincere le elezioni, potrebbe alzare i toni pur senza scostarsi per ora dalla linea del presidente. Mercoledì ha già lanciato un segnale rifiutandosi di presiedere il Congresso a camere riunite per il discorso del leader israeliano, forse anche nel tentativo di recuperare la frangia della protesta dem (compresi stati cruciali come il Minnesota, dove vari delegati 'non impegnati' le chiedono una svolta in cambio del loro sostegno).
Giochi politici
Fino a poco tempo fa, Netanyahu aveva scommesso su una rielezione di Trump, umiliando ripetutamente Biden. Ora la partita si è riaperta, con Harris candidata e un crescente numero di parlamentari dem a lui ostili. Lo stesso tycoon gli ha mandato un messaggio alla vigilia della sua visita a Mar-a-Lago, sollecitandolo a "concludere" la guerra a Gaza perchè l'immagine di Israele nel mondo si sta offuscando. "Bisogna finirla rapidamente. Non deve durare oltre, è troppo lunga", ha avvisato. Un accordo per il cessate il fuoco, a breve o permanente, sembra confliggere con i toni del discorso di 'Bibi' al Congresso, che ha promesso una "vittoria totale" sino all'annientamento definitivo di Hamas. Ma Israele appare sempre più isolata e anche vulnerabile agli attacchi delle milizie filo iraniane, da Hezbollah agli Houthi.
Le manifestazioni contro Netanyahu
Intanto Washington fa i conti con la violenza e i vandalismi in cui è degenerata la protesta anti 'Bibi' vicino a Union Station, con bandiere americane bruciate o sostituite da quella palestinese, oltre a monumenti imbrattati con scritte come 'Hamas is coming'. "Identificarsi con organizzazioni terroristiche malvagie come Hamas, bruciare la bandiera americana o rimuovere con la forza la bandiera americana e sostituirla con un'altra è vergognoso", ha condannato la Casa Bianca. Anche Harris ha voluto dire la sua, riconoscendo il diritto a manifestare pacificamente ma definendo abominevoli" i "graffiti e la retorica pro-Hamas" e condannando l'incendio della bandiera americana, "simbolo dei nostri più alti ideali come nazione e che rappresenta la promessa dell'America".
"Sono venuto qui per assicurarvi una cosa, che vinceremo. Quello che sta accadendo non è uno scontro di civiltà, ma tra barbarie e civiltà, tra coloro che glorificano la morte e coloro che glorificano la vita. Per far trionfare le forze della civiltà, Usa e Israele devono stare insieme". Tra lunghi applausi e più di qualche fischio, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha arringato per la quarta volta il Congresso statunitense - una in più dell'ex premier britannico Winston Churchill - in un'America distratta dalla sorprendente ascesa della vicepresidente Kamala Harris nella corsa alla Casa Bianca e poche ore prima che Joe Biden spiegasse alla nazione il motivo della sua rinuncia a candidarsi alla propria successione, rubandogli in parte la scena.
Netanyahu ai manifestanti: "Utili idioti dell'Iran"
Il primo ministro dello Stato ebraico ha parlato in un Capitol (Campidoglio, la sede ufficiale dei due rami del Congresso degli Usa) diviso e blindatissimo, tra numerose defezioni democratiche (circa 100) e le fragorose proteste di migliaia di manifestanti filopalestinesi che lo hanno assediato anche davanti al suo hotel. E che ha apostrofato sprezzantemente in aula come "utili idioti dell'Iran".
Il sostegno Usa a Israele
Il focus è stato ovviamente difendere il proprio operato a Gaza, ottenere sostegno per continuare la battaglia contro Hamas e contenere i gruppi filoiraniani come Hezbollah, in Libano, e Houthi, nello Yemen, mettendo nel mirino "l'asse del terrore iraniano che minaccia Usa, Israele e il mondo arabo". Ma anche rassicurare sugli sforzi per completare l'accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi caldeggiato da Biden, che ha ringraziato per il suo "sincero sostegno" in tutti i suoi 50 anni di politica.
Domani l'incontro con Trump
Un discorso meno conflittuale di quello del 2015, quando utilizzò l'invito dei repubblicani per criticare la politica dell'allora presidente Barack Obama sull'Iran. E più bipartisan, cercando di rafforzare i suoi tradizionali legami col Grand Old Party (Partito repubblicano), ma anche di allentare la tensione con il presidente democratico, su cui comunque dovrà fare affidamento per i prossimi sei mesi: con lui si vedrà domani, incontrando anche i famigliari degli ostaggi, mentre con la sua vice avrà un incontro separato, prima di volare venerdì a Mar-a-Lago (Florida) per un faccia a faccia con l'ex presidente repubblicano e candidato alle presidenziali di novembre Donald Trump.
Harris e Vance assenti
Harris però ha scelto di non presiedere il parlamento a Camere riunite per il discorso di Netanyahu, invocando precedenti impegni elettorali a Indianapolis (Indiana). Dietro questa mossa qualcuno intravede un tentativo di prendere ulteriormente le distanze dalla sua gestione della guerra a Gaza, recuperando elettoralmente la fronda della protesta democratica contro la linea giudicata troppo morbida di Biden. Il presidente della Camera dei rappresentanti (speaker), il repubblicano Mike Johnson, l'ha attaccata accusandola di slealtà verso "il nostro più importante alleato strategico in questo momento". Ma non c'era neppure il senatore James David Vance (conosciuto come J.D. Vance), il vice di Trump, impegnato anche lui in campagna elettorale. Quella di Harris comunque è solo la più pesante delle decine di defezioni democratiche (quasi il doppio di quelle del 2015), per protestare contro i bombardamenti a Gaza e per non offrire a Netanyahu un'occasione per risalire la china di sondaggi interni disastrosi.
"Sono dei criminali di guerra"
Assenti infatti anche il primo democratico in linea di successione al Senato, Patty Murray, i suoi colleghi Dick Durbin (il numero due), Tim Kaine, Jeff Merkley e Brian Schatz, tutti membri della commissione esteri del Senato, e Chris Van Hollen: "Per lui si tratta di rafforzare il suo sostegno in patria, non voglio essere parte di una propaganda politica in questo atto di inganno. Lui non è il grande guardiano delle relazioni Usa-Israele". Ancora più duro il senatore Bernie Sanders: "Sono d'accordo con la Corte penale internazionale e con la commissione indipendente dell'Onu sul fatto che Benyamin Netanyahu e Yahya Sinwar (il leader dell'organizzazione islamista Hamas che governa la Striscia di Gaza) siano dei criminali di guerra". Tra gli ex deputati a saltare l'intervento anche l'ex speaker della Camera Nancy Pelosi - che ha preferito incontrare le famiglie israeliane vittime delle azioni di Hamas - nonché le pasionarie Alexandria Ocasio-Cortez e Ilhan Omar, insieme alla moderata Ami Bera e al leader afroamericano James Clyburn. C'era invece Rashida Tlaib, la deputata del Michigan di religione islamica che ha mostrato un cartello in aula con la scritta "criminale di guerra".
Oltre 200 manifestanti arrestati
Assenze in sintonia con l'ondata di proteste che hanno accompagnato Netanyahu sin dal suo arrivo nella capitale, con oltre 200 arresti ieri per l'ingresso nella Cannon House, un edificio del parlamento. Un fiume di manifestanti che oggi ha assediato il Campidoglio - protetto da alte recinzioni metalliche e da un imponente schieramento di polizia - con bandiere palestinesi, slogan contro il "genocidio" e il "criminale di guerra" Netanyahu. Ma anche t-shirt rosse con la scritta Not in Our Name (non in nostro nome), per smarcarsi dalla politica dell'amministrazione di Biden che comunque continua a sostenere l'alleato. Il premier israeliano troverà sicuramente un ambiente meno ostile a Mar-a-Lago per il primo incontro con Trump dopo la fine della sua presidenza, quando lo accusò di "tradimento" per essersi affrettato a congratularsi con Biden riconoscendone la vittoria. Ormai tutti i principali nodi della politica estera passano anche dalla Florida: dall'Ucraina al Medio Oriente. Parlando al Congresso, Netanyahu ha del resto ringraziato anche Trump per quanto fatto da presidente, dagli accordi di Abramo al riconoscimento di Gerusalemme capitale dello Stato ebraico con il trasferimento dell'ambasciata statunitense, fino alla lotta senza quartiere all'Iran.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu è volato negli Usa: sarà il primo esponente politico di rilievo ad incontrare Joe Biden dopo la sua scelta di lasciare la corsa per la Casa Bianca. Un viaggio rivendicato dal premier perché "è importante che i nemici di Israele sappiano che America e Israele sono uniti, oggi, domani e sempre".
"Un'opportunità per ringraziare Biden"
Una visita - la prima di Netanyahu negli Usa in 4 anni e la prima all'estero dopo il 7 ottobre - a un presidente con il quale i dissidi sulla guerra a Gaza sono stati profondi e ripetuti. Tanto da spingere Biden - sconfortato per l'alto numero di vittime civili nella Striscia e pressato per questo dall'opinione pubblica Usa - a bloccare i rifornimenti di armi a Israele. "Sarà un'opportunità per ringraziarlo per le cose che ha fatto per Israele in guerra e durante la sua lunga carriera politica", ha sottolineato tuttavia il premier, che vanta con Biden un'amicizia di 40 anni.
L'agenda diplomatica del viaggio
Netanyahu, che il 24 luglio parlerà al Congresso Usa, vedrà anche Kamala Harris, attuale vice di Biden e possibile candidata dem nella corsa elettorale. E un incontro è in programma anche con Donald Trump, l'ex presidente che spostò l'ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme e fu l'artefice degli Accordi di Abramo, atti entrambi di enorme valenza politica per Israele. Attento tuttavia a non suggerire possibili indicazioni di preferenza nel prossimo voto di novembre, un Netanyahu dal tono bipartisan ha osservato che "chiunque sarà scelto come prossimo presidente dal popolo americano, avrà Israele come indispensabile e più forte alleato in Medio Oriente". Fatto sta che nell'agenda diplomatica del viaggio non c'è più solo la guerra a Gaza, arrivata oramai al nono mese, ma anche la nuova minaccia degli Houthi yemeniti, parte "dell'asse terroristico dell'Iran" denunciato dal premier israeliano. Netanyahu arriva inoltre a Washington forte della mossa di aver autorizzato la delegazione israeliana a ritornare in Qatar per riprendere, giovedì prossimo, le trattative sugli ostaggi e sul cessate il fuoco. E sarà il tasto - secondo i media - che più rivendicherà nel suo discorso al Congresso insieme a quello della "guerra giusta" a Gaza.
Premier contestato "a casa"
Tuttavia, in patria il premier sconta una sempre maggiore contestazione nelle piazze che vogliono le dimissioni del suo governo e la forte pressione delle famiglie degli ostaggi. Un fronte articolato, compresa l'opposizione di Yair Lapid e dell'ex alleato Benny Gantz, che lo accusa con forza di non aver voluto raggiungere un'intesa su Gaza e sul rilascio dei rapiti prima volare negli Usa. E che imputa al premier di porre sempre nuovi ostacoli a un accordo per il quale il tempo è decisivo per la sopravvivenza dei circa 116 ostaggi, tra vivi e morti, ancora nella Striscia. Proprio oggi, l'esercito israeliano (Idf) ha confermato la morte a Gaza di due rapiti, i cui corpi sono trattenuti da Hamas. Secondo i dati in possesso dell'esercito, dei 116 ancora prigionieri 44 sono dati per morti. Al 290esimo giorno di guerra a Gaza, Hamas ha riferito dell'uccisione di 70 persone a Khan Yunis da parte dell'Idf, tornata in forze, con tank e soldati, ad est della città dopo aver chiesto alla popolazione dell'area di evacuare "temporaneamente" a Mawasi sulla costa. "Hamas - ha spiegato l'esercito - ha messo infrastrutture terroristiche nell'area definita come zona umanitaria" dalle quali sono stati lanciati razzi verso Israele.
La Knesset ha votato a stragrande maggioranza una risoluzione che respinge la nascita di uno Stato palestinese. La risoluzione è stata opera sia dei partiti della coalizione del premier Benjamin Netanyahu sia di quella di destra all'opposizione e ha avuto il sostegno anche del partito di Benny Gantz. I membri di Yesh Atid, il partito di Yair Lapid - hanno riferito i media- sono usciti dall'Aula al momento del voto. "Uno Stato palestinese nel cuore di Israele costituirebbe una minaccia esistenziale per Israele e i suoi cittadini, perpetuerebbe il conflitto israelo-palestinese e destabilizzerebbe la regione", recita la Risoluzione. L'approvazione della Risoluzione - che stabilisce la sua "opposizione di principio" alla nascita di uno stato palestinese - è avvenuta a pochi giorni dalla partenza del premier Netanyahu che il 22 incontrerà il presidente Biden alla Casa Binaca e il 24 parlerà davanti al Congresso. Ed è nota la posizione della presidenza Usa a favore della creazione di uno stato palestinese all'interno dalla Soluzione a 2 stati.
La risoluzione di febbraio
Già lo scorso febbraio la Knesset, su iniziativa del premier Netanyahu, aveva votato una Risoluzione contro la nascita dello stato palestinese, ma nello specifico, quella, si riferiva ad una decisione "unilaterale" nella previsione - in costanza della guerra a Gaza - che stati stranieri stessero considerando di riconoscere di loro iniziativa uno stato palestinese, come poi è avvenuto.
Cosa prevede l'attuale risoluzione
La Risoluzione in questione, approvata a tarda notte, è passata con 68 voti a favore e 9 contrari (Laburisti e partiti arabi) e prevede - hanno ricordato i media - il mancato riconoscimento di uno stato palestinese anche se questo dovesse avvenire in un accordo negoziato con Israele stesso. "Promuovere l'idea di uno stato palestinese adesso - è scritto - sarebbe una ricompensa per i terrorismo, incoraggerebbe Hamas e i suoi sostenitori a considerare questo come una vittoria, grazie al massacro del 7 ottobre, e sarebbe un preludio alla presa del potere dell'Islam jihadista in Medio Oriente".
I gruppi armati guidati da Hamas hanno "commesso numerosi crimini di guerra e crimini contro l'umanità contro i civili" durante l'attacco del 7 ottobre nel sud di Israele. Lo ha denunciato Human Rights Watch (Hrw) in un ampio rapporto (236 pagine) diffuso oggi. I crimini - secondo l'ong - includono "attacchi deliberati e indiscriminati contro civili e obiettivi civili, omicidio volontario di persone detenute, trattamenti crudeli e altri trattamenti inumani, violenza sessuale e di genere, sequestro di ostaggi, mutilazione e furto di corpi, uso di scudi umani e saccheggi".
"Un assalto progettato per uccidere i civili"
Hrw ha riconosciuto in Hamas l'organizzatore dell'attacco ma ha elencato altri gruppi armati che hanno commesso crimini di guerra il 7 ottobre, inclusa la Jihad islamica palestinese. L'ong ha chiesto l'immediata liberazione degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza. Ida Sawyer, direttrice delle crisi e dei conflitti di Hrw, ha detto che il rapporto - basato sulle testimonianze di 144 persone, video e foto - "ha scoperto che l'assalto guidato da Hamas il 7 ottobre è stato progettato per uccidere civili e prendere in ostaggio quante più persone possibile. "Le atrocità del 7 ottobre dovrebbero stimolare un appello globale all'azione per porre fine a tutti gli abusi contro i civili in Israele e Palestina". L'ong ha poi chiesto conto ad Hamas delle accuse e la fazione islamica ha risposto "che le sue forze avevano istruzioni di non colpire i civili e di rispettare il diritto umanitario internazionale". "In molti casi - ha commentato l'ong - le nostre indagini hanno trovato prova del contrario". Hrw ha quindi denunciato la reazione di Israele definendola con le misure prese contro Gaza "una punizione collettiva" ed ha denunciato l'alto numero di morti, "in larga parte civili" dei raid sulla Striscia.
Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 38.664, di cui 80 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 89.097, secondo la stessa fonte.
Un alto funzionario di Hamas ha detto all'Afp, in forma anonima, che il movimento ha deciso di interrompere i negoziati sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, denunciando la "mancanza di serietà" e i "massacri" israeliani. "Il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh - ha detto -, ha informato i mediatori e gli attori regionali in una serie di appelli della decisione di Hamas di interrompere i negoziati a causa della mancanza di impegno da parte di Israele e dei massacri contro civili disarmati".
L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che almeno 18 persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in bombardamenti aerei e d'artiglieria israeliani che hanno colpito stanotte la città di Gaza e il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia. Le vittime sarebbero in gran parte donne e bambini, aggiunge la Wafa. Il bilancio nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 38.243 morti e 88.033 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.
È salito ad almeno 27 il numero delle persone uccise nel raid su una scuola di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, usata come rifugio per persone sfollate. Lo dicono all'Afp fonti ospedaliere palestinesi. Il precedente bilancio del raid parlava di 10 morti. Finora non ci sono commenti da parte israeliana. Israele stamani ha annunciato di aver colpito una scuola "usata dai terroristi", ma a Nuseirat, che dista da Khan Yunis 16 chilometri.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant afferma che l'Idf continuerà a combattere Hezbollah in Libano anche se Israele raggiungerà una tregua nella Striscia di Gaza. "Ho dato ordini chiari alle forze sia del sud che del nord, sono due settori separati".
Anche se raggiungessimo un accordo sugli ostaggi, e spero vivamente che riusciremo a farlo nel sud, ciò non sarà legato a ciò che sta accadendo qui, a meno che Hezbollah non raggiunga un accordo" con Israele, ha detto alle truppe durante una visita nella regione del Monte Hermon. "Anche se c'è un cessate il fuoco (a Gaza), qui continuiamo a combattere", ha detto.
Hamas accetta di negoziare sugli ostaggi anche in assenza di un cessate il fuoco permanente. Lo ha riferito un alto funzionario della fazione palestinese che governa Gaza.
Hamas aveva richiesto che Israele "accettasse un cessate il fuoco completo e permanente" per avviare i colloqui sullo scambio di ostaggi e porre fine alla guerra che durava da nove mesi, ha ricordato il funzionario, aggiungendo che "questo passaggio è stato aggirato, poiché i mediatori (del Qatar) hanno promesso che finché fossero continuate le trattative sui prigionieri, il cessate il fuoco sarebbe continuato".
Manifestanti filo-palestinesi si sono arrampicati oggi sulla facciata del Parlamento australiano ed hanno srotolato striscioni con la scritta "La Palestina sarà libera", accusando il primo ministro Anthony Albanese di complicità nella guerra a Gaza. La piccola protesta fa seguito alle recenti divisioni all'interno del governo laburista, che ha sospeso una senatrice musulmana che aveva votato a favore del riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Australia. La senatrice Fatima Payman ha affermato di essere stata "esiliata" dopo aver sostenuto la mozione parlamentare - avanzata dal partito dei Verdi - a dispetto della politica del governo. L'Australia, che non riconosce uno Stato palestinese, ha espresso il suo sostegno a un'eventuale soluzione a due Stati.
L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che almeno quattro persone sono morte nell'attacco ieri sera di un drone israeliano sul campo profughi di Nur Shams vicino Tulkarem, nel nordovest della Cisgiordania. Dal canto loro, fonti palestinesi nella Striscia citate dall'emittente araba Al Jazeera affermano che almeno sette persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in due distinti attacchi israeliani che hanno colpito ieri sera alcuni quartieri della città di Gaza. Le vittime di Nur Shams sarebbero uomini di età comprese tra i 20 e i 25 anni, secondo la Wafa. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno confermato da parte loro che "un velivolo ha colpito una cellula terroristica nella zona, mentre piazzava un ordigno esplosivo".
Sempre in Cisgiordania, la Wafa afferma che tre palestinesi tra cui un minore sono stati feriti da colpi di arma da fuoco israeliani durante scontri scoppiati nella città di Beita a sud di Nablus. Stando all'agenzia di stampa palestinese Wafa, sono oltre 31 le persone rimaste uccise nella giornata di ieri dai bombardamenti delle Forze di difesa israeliane (Idf) sulla Striscia. Il bilancio delle vittime nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 37'925 morti e 87'141 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.
Dal canto loro, le forze di sicurezza israeliane hanno cominciato ad evacuare l'avamposto illegale ebraico di Oz Zion in Cisgiordania. Lo ha riferito la Radio Militare segnalando che sul posto ci sono incidenti con i coloni che hanno dato alle fiamme pneumatici e cercato di impedire alle forze di sicurezza di arrivare sul luogo. L'avamposto è costruito su terra privata palestinese ed è stato eretto la prima volta nel 2005, poi demolito dall'esercito e quindi ricostruito. Ora il nuovo intervento di evacuazione e abbattimento.
Intanto, l'esercito israeliano durante la notte ha colpito "infrastrutture terroristiche degli Hezbollah" nelle aree di Blida, Yaroun e Tayr Harfa nel Libano del sud. Lo ha fatto sapere il portavoce militare Idf, secondo cui inoltre è stata centrata anche "una struttura militare nell'area di Aitaroun" e l'artiglieria ha colpito nelle zone di Labbouneh e Chihine.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu incontrerà con buona probabilità il presidente americano Joe Biden durante la sua visita a Washington alla fine di luglio per parlare al Congresso Usa. Lo ha riferito Times of Israel, che cita fonti della Casa Bianca. "Il presidente - hanno detto - conosce Netanyahu da tre decenni. Probabilmente si vedranno quando il premier sarà qui nel corso di quella settimana, ma non abbiamo nulla da annunciare in questo momento". L'intervento di Netanyahu al Congresso è previsto il 24 luglio.
Una delle sorelle del leader di Hamas Ismail Haniyeh sarebbe stata uccisa stanotte in un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Shati (Beach), nel nord della Striscia di Gaza. Lo riportano media palestinesi e israeliani. L'agenzia di stampa palestinese Wafa e l'emittente araba al-Jazeera riferiscono che almeno 16 persone sono morte nei bombardamenti israeliani di questa notte sulla Striscia. Undici di queste sarebbero state uccise in raid che avrebbero centrato due scuole usate come rifugio e gestite dall'Agenzia delle Nazioni unite per i profughi palestinesi (Unrwa), nel campo di Beach e nella zona di Daraj a Gaza.
Secondo la Wafa altre cinque persone sono morte in un bombardamento aereo israeliano che ieri sera ha colpito una casa nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia di Gaza. È salito intanto a dieci vittime il bilancio di un altro raid che nelle ore precedenti aveva centrato la rotonda di Bani Suhaila a est di Khan Yunis, sempre secondo la Wafa. Il bilancio nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 37'626 morti e 86'098 feriti, secondo il Ministero della sanità locale gestito da Hamas.
Hanno scosso la rete le immagini di un palestinese ferito e legato sul cofano di un veicolo militare israeliano in movimento tra le macerie, quasi come fosse uno scudo umano, secondo alcuni commenti sul web: immagini girate nel nord della Cisgiordania e diffuse da Al-Jazeera che nel suo post su X, commenta: "Le forze di occupazione abusano così del corpo di un giovane palestinese legandolo a un veicolo militare".
Israele: "Una scelta contraria agli ordini"
Condotta stigmatizzata da Israele tanto che l'esercito ha detto che chi ha legato quell'uomo ha agito contro i protocolli delle forze armate, una scelta "contraria agli ordini e alle procedure". Tutto è accaduto nell'area di Wadi Burqin, adiacente alla città di Jenin, dopo un'operazione militare finalizzata all'arresto di palestinesi ricercati. Nel corso dell'operazione, l'Idf ha riferito che i suoi soldati hanno risposto al fuoco contro uomini armati. Uno di loro è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco, quindi arrestato, e portato fuori dall'area appunto legato al cofano del veicolo. "La condotta registrata nel video non è coerente con gli ordini dell'Idf e con ciò che ci si aspetta dai suoi soldati", affermano i militari. "L'incidente - aggiungono - è oggetto di indagine e sarà trattato di conseguenza".
Ora l'uomo sta avendo le cure necessarie
Intanto il palestinese ferito è stato consegnato alla Mezzaluna Rossa per le cure necessarie.
L'Armenia ha riconosciuto lo Stato di Palestina. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri citato dall'agenzia russa Tass. Dal canto suo non si è fatta attendere la reazione di Israele: il ministero degli esteri a Gerusalemme ha convocato l'ambasciatore armeno in Israele "per un severo rimprovero", ha indicato il portavoce del ministero.
Uno dei comandanti della squadra d'élite Nukhba di Hamas che ha attaccato Israele il 7 ottobre è stato ucciso in un raid aereo a Beit Hanoun, nel nord di Gaza: lo hanno dichiarato le Forze di difesa israeliane (Idf), come riportano i media nazionali. Secondo l'Idf Ahmed Hassan Salameh a-Swarkeh ha comandato i terroristi che fecero irruzione nelle città israeliane il 7 ottobre e in seguito è stato dietro agli attacchi dei cecchini contro le forze israeliane a Beit Hanoun. "Prima dell'attacco sono state prese misure per evitare danni ai civili. Nessun civile è stato ferito", ha affermato l'esercito in un comunicato.
Le armi sollecitate agli Stati Uniti in un recente video da Benyamin Netanyahu stanno per essere spedite in Israele. Lo ha fatto sapere lo stesso premier in un post su X, informato al proposito dall'ambasciatore americano in Israele Jack Lew. Ieri il premier, in un polemico video sulle reti sociali, aveva definito in un aperto attacco a Washington "inconcepibile" che gli Usa avessero "trattenuto" l'invio di armi e munizioni a Israele. Dopo le sue affermazioni, gli Stati Uniti avevano cancellato una riunione chiave con Israele che - ha riferito Haaretz - si sarebbe dovuta svolgere a Washington ed avere come focus principale il programma nucleare dell'Iran.
Una fonte israeliana - citata dal quotidiano - ha spiegato che al posto dell'incontro, guidato dal ministro israeliano degli affari strategici Ron Dermer, ci sarà un appuntamento tra il consigliere della Sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e il suo omologo americano Jake Sullivan. La decisione di cancellare l'incontro "mostra che ci sono conseguenze per quello che si dice", ha detto un funzionario americano, secondo quanto riportato da Axios. "Gli americani sono furiosi. Il video di Netanyahu ha fatto molti danni", ha riferito dal canto suo un funzionario israeliano. In effetti, secondo un funzionario del governo americano citato dalla CNN, l'amministrazione Biden è "frustrata" dalle accuse di Netanyahu. Le sue affermazioni sono considerate "non produttive" e "completamente false".
L'esercito israeliano ha fatto sapere che i piani operativi per un'offensiva in Libano sono stati "approvati e validati". Lo scrive il Times of Israel. I piani hanno ricevuto il via libera dal capo del Comando Nord dell'Idf, generale Ori Gordin, e il capo della Direzione delle Operazioni, generale Oded Basiuk. In una dichiarazione, l'Idf afferma che i generali hanno fatto una riunione strategica durante la quale "sono stati approvati i piani operativi per un'offensiva in Libano". Gli alti comandanti hanno anche preso decisioni riguardanti "l'accelerazione della prontezza delle forze sul terreno", aggiungono i militari. L'annuncio arriva nel mezzo dei ripetuti attacchi di Hezbollah e dei gruppi palestinesi alleati in Libano nel nord di Israele, che fanno crescere il timore di un conflitto più ampio.
Chiusi i valichi terrestri e dismesso il molo statunitense, l'Egitto continua a fornire per via aerea aiuti umanitari nel nord della Striscia di Gaza e a fornire pasti ai palestinesi nel Nord Sinai. Nel terzo giorno dell'Eid al Adha un aereo militare egiziano Airbus C295M, in coordinamento con le autorità giordane, - fa sapere una fonte informata - ha lanciato aiuti umanitari e forniture di soccorso nel nord della Striscia per sostenere la popolazione di Gaza, nell'ambito della coalizione internazionale impegnata nella fornitura di aiuti alla popolazione palestinese. L'aereo, dell'aeronautica egiziana, è decollato da una base militare giordana nel sud-ovest dell'aeroporto di Amman, e ha lanciato generi umanitari e di soccorso quali cibo, medicine, vestiti e tende.
Distribuiti 30mila pasti caldi
Intanto, la Mezzaluna Rossa ha distribuito 30'000 pasti caldi durante i giorni dell'Eid ai palestinesi del Nord Sinai, per ordine della ministra della Solidarietà Sociale e vicepresidente della Mezzaluna Rossa egiziana Nevin Al-Kabbaj. La Mezzaluna Rossa egiziana ha anche distribuito regali e giocattoli ai bambini palestinesi e i volontari hanno svolto con loro una serie di attività di intrattenimento e sostegno psicologico durante i giorni dell'Eid. A Sheikh Zuweid, nel Nord Sinai, sono stati preparati e distribuiti i 30'000 pasti caldi, distribuiti tra i palestinesi nel Nord Sinai e negli ospedali, oltre a 9'000 pacchi di cibo secco e ceste di cibo in questi giorni di festa. Nei Paesi islamici si celebra in questi giorni la Festa del Sacrificio, una delle più importanti per i musulmani.
Benyamin Netanyahu ha annunciato lo scioglimento del gabinetto di guerra. Il premier - secondo i media - ha informato i ministri durante la riunione del Gabinetto di sicurezza politico dopo le recenti dimissioni di Benny Gantz e Gadi Eisenkot da quello di guerra. Secondo le previsioni, Netanyahu continuerà a tenere riunioni limitate a scopo di "consultazione", che si sono già svolte alla presenza dei ministri Yoav Galant, Ron Dermer e del capo dell'Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi.
Secondo le previsioni, Netanyahu continuerà a tenere riunioni limitate a scopo di "consultazione", che si sono già svolte alla presenza dei ministri Yoav Galant, Ron Dermer e del capo dell'Assemblea nazionale Tzachi Hanegbi.
La decisione - ha spiegato Ynet - è arrivata nell'ambito della richiesta del ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gabir e di quello delle Finanze Bezalel Smotrich, entrambi leader di destra radicale, di voler entrare nel Gabinetto di guerra. Per questo - ha aggiunto - ci saranno riunioni limitate di "consultazione" dalle quali sarà escluso Itamar Ben Gvir che invece fa parte del Gabinetto politico.
L'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu ha fatto sapere che "quando il primo ministro ha sentito questa mattina la notizia di una pausa umanitaria nei combattimenti per undici ore al giorno, ha detto al suo segretario militare che ciò era inaccettabile". Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz aggiungendo che dopo il chiarimento "il primo ministro è stato informato che non vi è alcun cambiamento nella politica delle Idf (le Forze di difesa israeliane, ndr) e che i combattimenti a Rafah continueranno come previsto".
"Gli aiuti umanitari mantengono Hamas al potere"
Dal canto suo, il ministro di ultradestra israeliano Bezalel Smotrich critica sulle reti sociali l'"annuncio delirante" delle Idf, riporta il quotidiano in linea Times of Israel. In un messaggio sulla rete sociale X, il ministro di estrema destra lamenta che "gli 'aiuti umanitari' che continuano a raggiungere Hamas, lo mantengono al potere e potrebbero mandare in malora i risultati della guerra". "Il capo di stato maggiore e il ministro della difesa rifiutano fermamente da sei mesi l'unica via che consentirebbe la vittoria, ovvero l'occupazione della Striscia e l'istituzione di un governo militare temporaneo lì fino alla completa distruzione di Hamas, e sfortunatamente il primo ministro Netanyahu non vuole o non è in grado di imporre loro questo", scrive Smotrich.
L'esercito israeliano ha annunciato oggi "una pausa tattica" nel sud della Striscia di Gaza. L'interruzione dei combattimenti sarebbe finalizzata alla consegna di una maggior quantità di aiuti umanitari, riporta il Guardian. L'obiettivo è quello di instradare gli aiuti verso lo snodo di Kherem Shalom, perché possano poi raggiungere le altre zone di Gaza. L'operazione è coordinata dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni non-governative. Le bocche da fuoco saranno messe a tacere tra le 8 del mattino e le 7 di sera, ora di Rafah.
Una situazione umanitaria tragica
Lo scopo è quello di ripristinare il flusso di aiuti umanitari nella Striscia, dopo che lo stesso snodo di Kherem Shalom si è trovato congestionato con l'inizio delle operazioni militari israeliane a Rafah ad inizio maggio, riporta sempre il Guardian. Se durante il mese precedente erano in media 168 i camion di aiuti umanitari che raggiungevano gli hub delle Nazioni Unite - secondo quanto dichiarato dalla stessa organizzazione - a maggio il dato è calato a soli 68 camion al giorno, tragicamente ben lontani dai 500 necessari stimati dalle ONG sul posto.
I funzionari americani temono che le tensioni tra Israele e Hezbollah possano sfociare in una guerra su vasta scala, e sono particolarmente preoccupati che il lancio di razzi più frequenti dal Libano possa "provocare conseguenze indesiderate che scatenerebbero un evento per il quale Israele si sentirebbe obbligato a rispondere." Lo scrive Haaretz citando un rapporto di Cbs News precisando che gli Stati Uniti temono che i recenti attacchi israeliani in Libano stiano "preparando il campo di battaglia per un assalto travolgente" da parte delle forze armate israeliane.
Secondo funzionari Usa, le truppe dell'Idf nel nord si stanno "addestrando in unità delle dimensioni di una brigata, ma non sono ancora in grado di iniziare un assalto". Il rapporto afferma anche che il consigliere strategico americano Amos Hochstein è in viaggio verso Israele per tentare di allentare la situazione
Intanto, un agente di Hezbollah è stato ucciso in un attacco contro una motocicletta da parte di un drone israeliano vicino a Bint Jbeil, nel sud del Libano. Lo hanno annunciato le forze armate israeliane Idf. La notizia era stata riportata dai media libanesi. Secondo quanto riportato dai media locali, nell'attacco è rimasta ferita un'altra persona.
Più della metà dei terreni agricoli di Gaza, cruciali per nutrire la popolazione affamata, sono stati devastati dalla guerra. È quanto risulta dalle immagini del Centro satellitare delle Nazioni Unite (Unosat) analizzate dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao). Mentre più di 2,3 milioni di residenti della Striscia di Gaza sono sull'orlo della carestia il 57% dei campi che potrebbero fornire nutrimento è inutilizzabile a causa delle attività legate al conflitto, tra cui la demolizione degli edifici danneggiati, lo spostamento di veicoli pesanti e i bombardamenti.
+22% della distruzione dei terreni coltivabili in un anno
Da aprile ad oggi la situazione, secondo l'Onu, è ulteriormente peggiorata con gravi danni ai frutteti, alle colture e agli ortaggi. Inoltre, c'è stata una significativa escalation nella distruzione di terreni coltivabili nel Governatorato di Gaza settentrionale, dal 46% nell'aprile 2024 al 68% nel maggio 2024. Intanto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha rilevato che più di 8.000 bambini di età inferiore ai 5 anni sono stati ricoverati per malnutrizione acuta nell'enclave palestinese. Il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha anche dichiarato che ci sono già stati 32 decessi attribuiti alla malnutrizione, 28 dei quali tra i bambini sotto i 5 anni di età".
L'esercito israeliano ha confermato di aver ucciso il comandante di Hezbollah Taleb Abdallah in un attacco sul sud del Libano. "Ieri sera, un centro di comando di Hezbollah nell'area di Jouaiyya, nel Libano meridionale, utilizzato negli ultimi mesi per dirigere attacchi terroristici contro il territorio israeliano dal Libano sudorientale, è stato colpito dall'aeronautica. Nell'ambito dell'attacco è stato eliminato Sami Taleb Abdullah, comandante dell'Unità Nasr dell'organizzazione terroristica Hezbollah. Sami Taleb Abdullah era uno dei più alti comandanti di Hezbollah nel sud del Libano", ha scritto l'Idf su Telegram.
Investigatori indipendenti delle Nazioni Unite hanno accusato Israele e diversi gruppi armati palestinesi di aver commesso "crimini di guerra" dallo scoppio del conflitto a Gaza il 7 ottobre. "È imperativo che tutti coloro che hanno commesso crimini siano chiamati a risponderne", ha dichiarato Navi Pillay, che presiede la Commissione d'inchiesta. Quest'ultima è stata istituita dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2021 per indagare sulle presunte violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani in Israele e nei territori palestinesi.
La replica
Dal canto suo, Israele ha accusato oggi la Commissione di "discriminazione sistematica anti-israeliana", dopo la pubblicazione del suo rapporto. La Commissione d'inchiesta "ha dimostrato ancora una volta che le sue azioni sono tutte al servizio di un programma politico ristretto contro Israele", ha affermato Meirav Eilon Shahar, Ambasciatore presso le Nazioni Unite a Ginevra.
"Un alto comandante di Hezbollah è stato ucciso in un attacco israeliano in Libano". Lo ha reso noto una fonte militare libanese. Il movimento sciita libanese alleato di Hamas ha confermato che un alto comandante militare di Hezbollah è stato ucciso in serata in un attacco israeliano nel sud del Libano. L'attacco è avvenuto nella città di Juaiyya e ha causato la morte di altre tre persone, secondo una fonte militare libanese. Il comandante "è il più importante membro di Hezbollah ucciso finora dall'inizio della guerra", ha sottolineato la fonte, senza specificare l'identità del combattente. Hezbollah ha identificato Talib Abdullah, della città di Aadachit, nel sud del Libano, come il suo massimo comandante ucciso nell'attacco. Lo hanno riferito i media locali. Secondo i rapporti dell'intelligence israeliana, Abdullah comandava una divisione regionale del movimento sciita nel sud del Libano.
"La risposta dà priorità all'interesse del nostro popolo palestinese e alla necessità di fermare completamente l'aggressione in corso contro la Striscia di Gaza". Le organizzazioni islamiste Hamas e Jihad islamica hanno diffuso un comunicato stampa congiunto, in cui annunciano di avere consegnato la loro risposta ufficiale alla proposta di cessate il fuoco e di liberazione degli ostaggi ai mediatori del Qatar e dell'Egitto, scrive il quotidiano in linea Times of Israel. Doha e Il Cairo confermano senza fornire dettagli.
Hamas e Jihad islamica hanno precisato di essere pronti "ad impegnarsi positivamente per raggiungere un accordo che ponga fine a questa guerra". Una fonte ben informata che ha richiesto l'anonimato ha indicato all'agenzia di stampa France-Presse (Afp) che la risposta contiene "emendamenti alla proposta israeliana, inclusa una tempistica per un cessate il fuoco permanente e il ritiro completo delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza". La stessa fonte ha precisato che le discussioni continueranno attraverso il Qatar e i mediatori egiziani con il coordinamento degli Stati Uniti.
Hamas accetta la risoluzione di cessate il fuoco votata ieri dal Consiglio di sicurezza dell'ONU ed è pronta a negoziare i dettagli: lo ha detto alla Reuters Sami Abu Zuhri, alto funzionario di Hamas, aggiungendo che spetta agli Usa garantire che Israele la rispetti. "L'amministrazione statunitense sta affrontando una vera e propria prova per portare a termine i suoi impegni nel costringere l'occupazione a porre immediatamente fine alla guerra in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite", ha aggiunto Zuhri.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu "ha riaffermato il suo impegno" per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza: lo ha reso noto il segretario di Stato americano Antony Blinken. Questi ha anche affermato che la reazione positiva di Hamas all'adozione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di una risoluzione americana a sostegno di un piano di cessate il fuoco a Gaza è un "segnale incoraggiante". Hamas aveva "accolto con favore" l'adozione della risoluzione.
Hamas ha "accolto con favore" l'adozione da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di una risoluzione americana a sostegno di un piano di cessate il fuoco a Gaza. Il movimento islamico "accoglie con favore la risoluzione del Consiglio di Sicurezza... (e) desidera riaffermare la sua volontà di cooperare con i fratelli mediatori per avviare negoziati indiretti riguardanti l'attuazione di questi principi", ha affermato Hamas in una nota, riferendosi alle sue richieste per un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza e ritiro completo delle forze israeliane dal territorio. Anche il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen "ha accolto con favore" il voto del Consiglio di sicurezza, definendolo "un passo nella giusta direzione".
"Un passo nella giusta direzione"
"La presidenza palestinese considera l'adozione di questa risoluzione come un passo nella giusta direzione per porre fine alla guerra genocida in corso contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza", ha affermato l'ufficio di Abu Mazen in una dichiarazione trasmessa in arabo dall'agenzia ufficiale Wafa. Da parte sua il presidente americano Joe Biden ha invitato Hamas a "dimostrare" di voler davvero una tregua nella Striscia di Gaza. "Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato la nostra risoluzione che invita" il movimento islamista al potere nell'enclave palestinese "ad accettare l'accordo per stabilire un cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi" israeliani, ha scritto Biden sul suo account X. "Hamas afferma di volere" una tregua e "questo accordo è un'opportunità per dimostrare che fanno sul serio", ha sottolineato.
"I combattimenti potrebbero fermarsi oggi"
Mentre l'ambasciatrice Usa all'Onu, Linda Thomas-Greenfield, dopo il via libera del Consiglio di Sicurezza alla bozza, ha detto che "oggi abbiamo mandato un messaggio chiaro ad Hamas: accettate questo accordo sul cessate il fuoco che Israele ha già accettato, e i combattimenti potrebbero fermarsi oggi. Oggi abbiamo votato per la pace". "Gli Usa aiuteranno ad assicurare che Israele rispetti i suoi obblighi, nel caso Hamas accetti l'accordo", ha proseguito, ribadendo che oggi "riaffermiamo anche l'impegno alla visione dei due Stati". Dal canto suo l'ambasciatore russo all'Onu Vassily Nebenzia ha spiegato l'astensione del suo paese affermando che "dall'inizio abbiamo chiesto come imperativo un cessate il fuoco permanente per il rilascio degli ostaggi e la consegna degli aiuti, salutando con favore qualsiasi tentativo diplomatico. In questo caso però gli Usa non hanno informato i membri del Consiglio di Sicurezza sui dettagli dell'accordo, e non c'è chiarezza da parte Israele, che ha fatto diversi discorsi sul volere continuare la guerra finché non ha distrutto Hamas". E ha aggiunto di "non aver bloccato il testo perché è sostenuto dagli arabi".
Il presidente americano Joe Biden ha invitato Hamas a "dimostrare" di voler davvero una tregua nella Striscia di Gaza accettando l'accordo proposto nel piano Usa che ha avuto ieri sera l'approvazione delle Nazioni Unite. "Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato la nostra risoluzione che invita" il movimento islamista al potere nell'enclave palestinese "ad accettare l'accordo per stabilire un cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi" israeliani, ha scritto Biden sul suo account X. "Hamas afferma di volere" una tregua e "questo accordo è un'opportunità per dimostrare che fanno sul serio", ha sottolineato.
Il Consiglio di Sicurezza Onu ha approvato la bozza di risoluzione Usa che sostiene il piano di cessate il fuoco a Gaza annunciato da Joe Biden, e invita Hamas ad accettarlo. Il testo - per andare incontro alle richieste di diversi Paesi che volevano fosse menzionato anche Israele - esorta "entrambe le parti ad attuare pienamente i termini del piano senza indugio e senza condizioni". La bozza è stata approvata con 14 voti a favore e l'astensione della Russia.
Tre fasi
Nel testo Usa approvato dal Consiglio di Sicurezza Onu vengono ribadite le tre fasi della roadmap annunciata dal presidente Biden: "la prima prevede un cessate il fuoco immediato, pieno e completo con il rilascio di ostaggi tra cui donne, anziani e feriti, la restituzione dei resti di alcuni ostaggi che sono stati uccisi, lo scambio di prigionieri palestinesi, il ritiro delle forze israeliane dalle aree popolate di Gaza, il ritorno dei civili palestinesi nelle loro case e nei quartieri in tutte le aree di Gaza, compreso il nord, nonché la distribuzione sicura ed efficace di assistenza umanitaria su larga scala in tutta la Striscia. La seconda fase prevede, previo accordo delle parti, la fine permanente delle ostilità in cambio del rilascio di tutti gli altri ostaggi ancora a Gaza, e del completo ritiro delle forze israeliane da Gaza. Mentre la terza l'avvio di un piano pluriennale di ricostruzione per Gaza".
Benyamin Netanyahu ha lanciato un appello a Benny Gantz a non lasciare il governo e a non abbandonare la battaglia. "Israele è in una guerra esistenziale su più fronti", ha scritto Netanyahu su X. "Benny, non è il momento di abbandonare, è il momento di unire le forze". Il premier ha promesso di andare avanti fino alla vittoria e al raggiungimento di tutti gli obiettivi, "in primo luogo il rilascio degli ostaggi e l'eliminazione di Hamas". Ed ha aggiunto: "La mia porta rimarrà aperta a qualsiasi partito sionista disposto ad assumersi l'onere e ad aiutare a raggiungere la vittoria sui nemici e a garantire la sicurezza dei cittadini".
Il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz si è dimesso dall'esecutivo. Lo ha annunciato lo stesso Gantz in una dichiarazione ai media, scrive il Jerusalem Post. "Lascio con il cuore pesante. Non vinceremo questa guerra come avevamo pianificato", ha detto il ministro dimissionario. "Netanyahu ci impedisce di avanzare verso la vera vittoria", ha attaccato nell'intervento trasmesso in diretta dalle tv israeliane. "Le decisioni strategiche vengono affrontate con procrastinazione ed esitazione a causa di considerazioni politiche". "Dopo il 7 ottobre, come hanno fatto centinaia di migliaia di israeliani patriottici, ci siamo messi a disposizione. Lo abbiamo fatto anche se sapevamo che si trattava di un cattivo governo. L'abbiamo fatto proprio perché sapevamo che era un cattivo governo", ha proseguito.
"Elezioni quanto prima"
"Abbiamo formato un governo di emergenza per una partnership segnata dal destino, non per una partnership politica. Mesi dopo il disastro di ottobre, la situazione nel paese è cambiata", ha detto ancora Gantz, che aveva chiesto a Netanyahu - senza ottenerlo - un piano per la fine della guerra a Gaza e il futuro della Striscia, dandogli quindi un ultimatum. Benny Gantz ha chiesto al premier Benyamin Netanyahu di andare quanto prima alle elezioni, affermando che per Gaza occorre attuare il piano per il cessate il fuoco offerto dal presidente Usa Joe Biden.
"Il ritorno dei rapiti al di sopra della sopravvivenza al potere"
"Lo Stato di Israele ha bisogno e può ottenere una vera vittoria. Una vera vittoria mette il ritorno a casa dei rapiti al di sopra della sopravvivenza al potere. Una vera vittoria unisce il successo militare con un'iniziativa politica e civile", ha detto Benny Gantz annunciando le sue dimissioni. "Una vera vittoria porterà al collasso di Hamas e alla sua sostituzione. Una vera vittoria consiste nel riportare a casa sani e salvi gli abitanti del nord. Una vera vittoria consiste nello stabilire un'alleanza regionale contro l'Iran guidata dagli Stati Uniti con tutto il mondo occidentale. Una vera vittoria è cambiare le priorità nazionali, ampliare la cerchia dei servizi e dei servitori, e assicurarsi che Israele sia capace di affrontare le sfide che deve affrontare", ha insistito. La dichiarazione è stata rinviata di un giorno dopo il salvataggio di quattro ostaggi dalla prigionia di Hamas. Ieri sera il primo ministro Benyamin Netanyahu aveva chiesto a Gantz di rimanere nel governo di unità nazionale.
Le forze di difesa israeliane (Idf) in una nota fanno sapere che proseguono le operazioni militari in tutta la Striscia di Gaza. In particolare, si legge, truppe della 198ma Divisione stanno operando nella città di Deir al Balah e nel campo profughi di Bureij, dopo aver preso parte alla liberazione di quattro ostaggi, nella quale sono stati "eliminarti molti terroristi e smantellate infrastrutture terroristiche". I soldati a terra ricevono l'appoggio dei caccia dell'aviazione.
Localizzati grandi quantità di armi ed esplosivi
Nell'area meridionale di Rafah, invece, è in azione la 162ma Divisione, che conduce operazioni basate su informazioni d'intelligence e ha localizzato diversi tunnel e condotti verticali e grandi quantità di armi, esplosivi ed equipaggiamento militare. Nel centro di Gaza opera la 99ma Divisione, con il compito di smantellare le infrastrutture dei terroristi. Nel sud di Gaza City sono stati sparati diversi colpi di mortaio alle truppe israeliane dall'Università islamica della città capoluogo, senza ferire nessuno. La posizione di lancio è quindi stata colpita in un raid aereo, fa sapere l'Idf. In una delle numerose azioni dell'aviazione, infine, secondo i militari israeliani è stato colpito un comandante di livello tattico della Jihad islamica.
L'Iran ha fermamente condannato l'operazione di Israele contro il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, nella quale sono stati liberati 4 ostaggi israeliani, a fronte di 210 i palestinesi uccisi nel raid, secondo quanto dichiarato da Hamas.
"I crimini orribili e scioccanti dei sionisti, nel massacrare centinaia di palestinesi, tra cui donne e bambini, nel campo di Nuseirat nella Striscia di Gaza, sono il risultato dell'inazione dei governi e degli organismi internazionali responsabili, compreso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di fronte a otto mesi di crimini di guerra e violazione del diritto internazionale umanitario da parte del regime israeliano occupante a Gaza", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Nasser Kanani, citato dall'agenzia Irna.
Secondo il funzionario, anche l'Europa e gli Stati Uniti sono responsabili di quanto accaduto a Nuseirat, perché hanno continuato a fornire armi a Israele.
"Un'operazione complessa, progettata da diverse settimane, che si è svolta sotto un pesante fuoco nemico". Lo ha detto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. La polizia israeliana ha annunciato la morte dell'ispettore capo Arnon Zamora, comandante nell'Unità speciale anti terrorismo, ucciso nell'operazione a Nuseirat dentro la Striscia di Gaza per la liberazione dei quattro ostaggi.
"Abbiamo fatto ricorso a un fuoco massiccio"
Hagari aveva annunciato in precedenza che un soldato era rimasto gravemente ferito nell'operazione. Portato in ospedale, è stato dichiarato morto. "I combattenti delle unità speciali - ha aggiunto - hanno operato in due diversi edifici e abbiamo fatto ricorso a un fuoco massiccio, anche da altri combattenti, Marina compresa, per proteggere le nostre forze". "Gli ostaggi - ha continuato - erano all'interno di un rione civile, in un ambiente presidiato da miliziani armati".
"Un grande puzzle"
"Sono state usate informazioni di intelligence molto complesse raccolte durante settimane. È stato un puzzle molto grande. Continueremo a fare di tutto - ha proseguito - per recuperare anche gli altri ostaggi ai quali diciamo 'sappiate che siamo determinati ad arrivare anche a voi'".
Un messaggio rivolto ad Hamas
Alla domanda di una giornalista se l'esito dell'operazione possa avere un effetto sulle trattative in corso, Hagari ha risposto: "Il messaggio per Hamas è che l'Idf è determinato a recuperare gli ostaggi". Hagari, in risposta a un'altra domanda se nell'attacco fosse stato ucciso il capo delle Brigate Qassam Mohammed Deif, ha replicato: "Se fosse così ve lo avrei riferito".
Forze speciali dell'Idf - l'esercito israeliano - hanno recuperato quattro ostaggi israeliani vivi a Gaza. Lo ha riferito la tv Kan. L'agenzia d'intelligence Shin Bet e l'Idf hanno confermato il recupero dei quattro nel centro della Striscia di Gaza.
"Condizioni mediche normali"
"Gli ostaggi - si legge in una nota congiunta - sono stati salvati dallo Shin Bet e dai combattenti dell'esercito da due luoghi diversi durante l'operazione nel cuore di Nuseirat. Le loro condizioni mediche sono normali e sono stati trasferiti al Centro medico Sheba-Tel Hashomer per ulteriori esami medici. Le forze di sicurezza continuano ad agire con tutti gli sforzi per salvare i rapiti".
"L'Onu si è messa oggi nella lista nera della storia quando si è unita ai sostenitori degli assassini di Hamas". Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu a commento della decisione delle Nazioni Unite - diffusa da Gilad Erdan, ambasciatore del Paese al palazzo di Vetro - di mettere Israele nella blacklist delle nazioni che danneggiano i bambini nelle zone di guerra. "L'Idf è l'esercito più morale del mondo e nessuna decisione delirante dell'Onu potrà cambiare questa realtà". Israele è stato informato oggi di essere finito nella "lista della vergogna" annuale dell'Onu. Una mossa quella del segretario generale Antonio Guterres che ha scatenato l'ira di Erdan, che si è detto "scioccato e disgustato". "È una decisione immorale che aiuta il terrorismo e premia Hamas. L'unico che oggi viene inserito nella lista nera è il segretario generale: vergognatevi!", ha affermato. Ogni anno Guterres compila un elenco di Paesi e gruppi armati che ritiene abbiano commesso gravi violazioni contro i bambini durante i conflitti. La pubblicazione ufficiale del rapporto è a fine giugno.
"Il governo di Spagna si unisce al processo aperto davanti al Tribunale internazionale di Giustizia avviato dal Sudafrica contro Israele" per gli indizi di genocidio a Gaza. Lo ha annunciato il ministro spagnolo degli esteri, José Manuel Albares in dichiarazioni ai media. "Lo stavamo meditando da settimane", ha detto il ministro degli Esteri Albares in relazione all'adesione alla denuncia presentata dal Sudafrica da cui muove il processo avviato dal tribunale Internazionale di Giustizia dell'Onu, per presunto genocidio e violazione del diritto umanitario internazionale a Gaza. "Il nostro unico obiettivo è porre fine alla guerra. Osserviamo con enorme preoccupazione l''estensione del conflitto nella regione", ha detto Albares, che non ha chiarito se Spagna considera un "genocidio" quello in corso sulla Striscia di Gaza. "Ci uniamo al processo per l'impegno con il diritto internazionale, per rafforzare le Nazioni Unite e per appoggiare il ruolo della Cpi. Spagna non si pronuncia sul reato", ha detto Albares, "partecipiamo alla denuncia appoggiando il tribunale". ha aggiunto. Il riconoscimento dello Stato della Palestina da parte di Madrid, formalizzato lo scorso 29 maggio assieme all'Irlanda e alla Norvegia, passo successivamente compiuto anche dalla Slovenia, ha aggravato la crisi diplomatica con Israele. Il governo di Netanyahu ha limitato l'attività del consolato generale spagnolo a Gerusalemme, con il divieto di assistenza ai palestinesi . Lunedì Albares ha insistito che Israele deve rispettare le missioni diplomatiche della Spagna e ha ripetuto che questa, assieme alla Norvegia e all'Irlanda, avrebbe dato una "risposta coordinata" alle pressioni di Israele.
"Il governo di Spagna si unisce al processo aperto dal Tribunale internazionale di Giustizia avviato dal Sudafrica contro Israele" per gli indizi di genocidio a Gaza. Lo ha annunciato il ministro spagnolo degli Esteri, José Manuel Albares in dichiarazioni ai media.
Secondo media sauditi, ripresi dal Times of Israel, Hamas avrebbe respinto l'accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza.
L'Aeronautica militare israeliana ha attaccato nella notte contro una scuola dell'Unrwa che ospitava sfollati a Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale. Almeno 27 persone sono morte e decine sono rimaste ferite, secondo il governo di Gaza. L'Idf su Telegram ha annunciato di aver colpito un complesso di Hamas all'interno di una scuola dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), "eliminando diversi terroristi che progettavano di compiere attacchi terroristici e promuovere attività terroristiche contro le truppe dell'Idf nell'immediato futuro".
Perché l'attacco
Nel sito "operavano terroristi di Hamas e della Jihad islamica che appartenevano alla Forza Nukhba e che hanno preso parte all'attacco omicida del 7 ottobre alle comunità israeliane", ha detto il portavoce militare dell'Idf. Prima dell'attacco - ha aggiunto la fonte - "sono stati intrapresi passi per ridurre il rischio di danneggiare civili non coinvolti, incluse sorveglianza aerea e altre informazioni di intelligence". Il direttore dell'ufficio stampa del governo di Gaza, Ismail Al-Thawabta, ha respinto le affermazioni di Israele secondo cui nella scuola dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi a Nuseirat c'era un posto di comando di Hamas. L'ufficio stampa di Hamas ha accusato Israele di aver commesso un "massacro orribile", riporta la Bbc.
Il Regno Unito resta "incrollabile nell'impegno" ad aiutare l'Ucraina "a combattere contro l'illegale e brutale invasione di (Vladimir) Putin". Lo ha detto oggi il primo ministro britannico Rishi Sunak in una telefonata con il presidente Volodymyr Zelensky di cui dà conto Downing Street. Sunak ha aggiunto che il sostegno degli alleati a Kiev "è più vitale che mai" sullo sfondo "dell'intensificazione dei bombardamenti della Russia su Kharkiv", mentre ha ribadito l'appoggio di Londra al "vertice di pace sull'Ucraina in Svizzera" e ha dato appuntamento a Zelensky alla riunione del G7 della settimana prossima in Italia. Il presidente ucraino ha da parte sua fatto sapere che nella conversazione telefonica con Rishi Sunak "l'attenzione principale è stata rivolta ai preparativi per il vertice globale sulla pace che si svolgerà in Svizzera il 15 e 16 giugno". "Sono sicuro che anche nel pieno del periodo preelettorale, il Regno Unito sarà rappresentato al vertice al massimo livello", ha detto Zelensky citato in un comunicato. I leader "hanno inoltre discusso del proseguimento della cooperazione in materia di difesa. Le priorità includono il rafforzamento della difesa aerea e le capacità a lungo raggio. Il presidente ha preso atto del permesso del Regno Unito di colpire obiettivi militari sul territorio della Russia", si legge nella nota. "Gli interlocutori hanno avuto uno scambio di opinioni sulle ulteriori opportunità per missioni di addestramento congiunte e sull'interoperabilità delle forze di difesa e sicurezza ucraine con la Nato", conclude il comunicato.
La Slovenia ha riconosciuto la Palestina come Stato sovrano e indipendente, al termine di una maratona parlamentare fra colpi di scena, decisioni annunciate e poi ritirate da parte dell'opposizione, in un'atmosfera di grande confusione. I voti a favore sono stati 52 su 90.
Il tentativo di ritardare il voto
Il Partito democratico sloveno (Sds, conservatore), principale forza di opposizione guidata dall'ex premier Janez Jansa, aveva deciso di presentare una nuova proposta di referendum consultivo sul riconoscimento, dopo che poche ore prime aveva ritirato per motivi tecnici la precedente richiesta referendaria. Una manovra che aveva lo scopo di ritardare il voto di 30 giorni, secondo le regole parlamentari. Ma, a sorpresa, la presidente del Parlamento Urska Klakocar Zupancic ha dichiarato che l'opposizione ha "abusato del meccanismo referendario", sostenendo che la scadenza di 30 giorni si applica solo ai progetti di legge e non ai decreti.
I precedenti
Nel corso di una caotica sessione di sei ore, interrotta più volte per motivi procedurali, la mozione è stata dunque respinta. L'opposizione ha boicottato la seduta, ad eccezione di un deputato che si è astenuto. Riconoscendo la Palestina, il piccolo Paese alpino ha imitato quanto fatto di recente da Spagna, Norvegia e Irlanda.
"La proposta di Israele non risponde alla fine della guerra e al ritiro da Gaza, e non è coerente con i principi stabiliti da Biden". Lo ha detto il responsabile di Hamas Osama Hamdan, citato dai media. "Senza una posizione chiara da parte di Israele per preparare la fine definitiva della guerra e il ritiro da Gaza, non ci sarà - ha detto - accordo".
Un terzo degli ostaggi israeliani ancora in mano di Hamas a Gaza è morto, ovvero 43 su 120. La stima è contenuta in un conteggio effettuato dal governo israeliano che è stato riferito da media internazionali ripresi dal Jerusalem Post.
Il dato - è stato spiegato - si basa su varie fonti, tra cui informazioni di intelligence, telecamere a circuito chiuso o video e analisi forensi. La liberazione dei 120 ostaggi, compresi i corpi dei 43 stimati morti fa parte dello schema di intesa fra Hamas e Israele, rilanciato dal presidente Biden. Il 7 ottobre furono rapiti nei kibbutz circa 250 persone, una parte è stata rilasciata a novembre.
Hamas, che all'inizio della guerra minacciò di giustiziare ostaggi come rappresaglia per gli attacchi aerei israeliani, ha poi affermato che i raid israeliani hanno causato la morte degli ostaggi. Israele non ha escluso che ciò avvenga ma ha affermato che alcuni corpi di ostaggi recuperati mostravano segni di esecuzione.
Il Consiglio nazionale non vuole riconoscere la Palestina come Stato indipendente. Oggi ha respinto - con 131 voti contro 61 e 2 astenuti - un atto parlamentare del PS in tal senso. Tuttavia, il tema ha sollevato numerose domande in aula. Dopo un dibattito dai toni accesi, alla fine solo socialisti e Verdi si sono espressi a favore del postulato di Fabian Molina (PS/ZH). Di recente, la Norvegia, l'Irlanda e la Spagna hanno annunciato di voler riconoscere lo Stato palestinese. Anche Molina riteneva che due Stati sovrani, Israele e Palestina, fossero la base per una pace giusta e duratura. Il suo postulato chiedeva il riconoscimento della Palestina, secondo i confini del 1967, a condizione che venissero rilasciati gli ostaggi israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023. Secondo l'autore del postulato, il Consiglio federale era "invitato" a seguire questa decisione e a comunicarla attraverso i consueti canali diplomatici.
Il Governo ritiene non sia il giusto momento
Il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha dichiarato in aula che la Svizzera ufficiale rimane a favore di una soluzione a due Stati in cui Israele e Palestina possano esistere fianco a fianco entro confini riconosciuti. Tuttavia, il Consiglio federale non ritiene che sia il momento opportuno per riconoscere la Palestina. Inoltre, in un sistema bicamerale, il posizionamento di un solo consiglio non migliora la percezione all'estero di una chiara linea di politica estera svizzera. Al voto il plenum ha seguito il parere del Governo.
Gli Stati Uniti hanno annunciato un piano per una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu a sostegno del piano di cessate il fuoco a Gaza. "Numerosi leader e governi, anche nella regione, hanno approvato questo piano", ha affermato l'ambasciatrice statunitense Linda Thomas-Greenfield. La bozza del testo, di cui l'agenzia France Presse ha preso visione, "accoglie favorevolmente il nuovo accordo annunciato il 31 maggio e invita Hamas ad accettarlo pienamente e ad attuarne i termini senza indugi e senza condizioni".
In arrivo al Cairo una delegazione di Hamas?
Hamas è intenzionata a inviare una delegazione al Cairo per discutere l'ultima proposta di accordo sugli ostaggi a Gaza: lo hanno detto al Times of Israel due funzionari a conoscenza del dossier. Nei giorni scorsi la fazione palestinese aveva accolto con favore il discorso del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che delineava l'offerta israeliana, ma deve ancora presentare formalmente la sua risposta, aggiunge il giornale israeliano.
Cresce il numero di vittime
Intanto cresce il bilancio della vittime nella Striscia di Gaza. L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che tre persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito una casa del campo profughi di Bureij, nel centro della Striscia di Gaza. Il bilancio nell'enclave palestinese dal 7 ottobre è di almeno 36'479 morti e 82'777 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.
La Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha reso noto che le autorità palestinesi hanno chiesto di unirsi al caso di genocidio nella Striscia di Gaza intentato dal Sudafrica contro Israele, confermando la presentazione formale della richiesta. "Il 31 maggio, lo Stato di Palestina ha depositato nella cancelleria della Corte una richiesta di permesso di intervento e una dichiarazione di intervento", nel caso del genocidio presentato dal Sudafrica, ha affermato in una nota la Corte internazionale di giustizia, massima corte delle Nazioni Unite.
I leader del Gruppo dei Sette (G7), approvano "pienamente" e sosterranno "l'accordo complessivo delineato dal Presidente Biden che porterebbe a un cessate il fuoco immediato a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi, a un forte e significativo aumento dell'assistenza umanitaria da distribuire a Gaza e una fine duratura della crisi, assicurando gli interessi di sicurezza di Israele e la sicurezza dei civili di Gaza". È quanto si legge in una dichiarazione dei leader del G7, ovvero di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America. "Riaffermiamo il nostro sostegno a un percorso credibile verso la pace che conduca a una soluzione dei due Stati. Chiediamo ad Hamas di accettare questo accordo, che Israele è pronto a portare avanti, e invitiamo - si legge ancora nella dichiarazione - le Nazioni che hanno influenza su Hamas a contribuire a garantire che lo faccia".
La Svizzera rispetterà i suoi obblighi internazionali se la Corte penale internazionale (CPI) emetterà mandati di arresto per membri del Governo israeliano e leader di Hamas. Lo ha chiarito oggi il Consiglio federale in risposta un quesito posto da diversi parlamentari all'Ora delle domande al Nazionale. "La Svizzera, in quanto membro dello Statuto di Roma che ha istituito la CPI, è in linea di principio obbligata a eseguire i mandati di arresto della Corte", ha precisato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) nella sua risposta scritta. Se la Camera preliminare della CPI dovesse emettere mandati d'arresto, spetterebbe all'Ufficio federale di giustizia decidere sull'ammissibilità e sulle modalità di cooperazione con la CPI. Su richiesta del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), il Consiglio federale deciderà sulle questioni relative all'immunità, ha aggiunto il DFAE.
"L'indipendenza della Corta va rispettata"
Ma per il momento, poiché il procedimento è in corso, il Consiglio federale non si pronuncia sulla richiesta di mandato d'arresto del Procuratore capo della CPI. Occorre attendere la decisione della Camera preliminare. L'indipendenza della Corte deve comunque essere rispettata, aggiunge il DFAE.
"Il diritto internazionale va rispettato"
Il 20 maggio, la CPI ha richiesto i mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa, nonché per tre leader di Hamas, per presunti crimini contro l'umanità. Questa decisione è stata denunciata sia da Israele che da Hamas. La Svizzera ha sempre difeso l'indipendenza della CPI e continuerà a farlo, ha sottolineato il Governo. Nei loro quesiti i parlamentari di sinistra si chiedevano se Berna effettuerà gli arresti sul territorio svizzero, qualora fosse necessario. Dal canto suo, i democentristi si domandavano se il Consiglio federale non stesse mettendo in discussione il diritto di Israele a difendersi. La Svizzera riconosce il diritto di Israele a garantire la propria sicurezza, ha dichiarato il DFAE. Ma il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato. La CPI giudica le azioni degli individui e non degli Stati", ha aggiunto.
La Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) "condanna fermamente l'atto terroristico di Hamas e i relativi tentativi di minimizzazione", chiede che parlamento e Consiglio federale attuino rapidamente il divieto dell'organizzazione palestinese e invitano Berna a impegnarsi maggiormente per la liberazione degli ostaggi a Gaza.
"L'autodeterminazione di Israele non è negoziabile"
In una risoluzione approvata oggi da un'ampia maggioranza dell'assemblea dei delegati svoltasi nella città federale viene espressa anche solidarietà al popolo israeliano e viene ribadito che il diritto di autodeterminazione di Israele non è negoziabile, si legge in un comunicato diffuso in serata dalla FSCI. "Allo stesso tempo, si esprime il rammarico per le grandi sofferenze della popolazione civile causate da questa guerra scatenata da Hamas. La pace e la sicurezza devono essere ricercate per la popolazione israeliana, per i palestinesi e per l'intera regione". I delegati si aspettano inoltre che l'esecutivo federale e i cantoni adottino misure efficaci per contrastare il crescente antisemitismo, anche nelle scuole universitarie.
Israele ha "centrato buona parte dei suoi obiettivi a Gaza". Lo ha detto il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, in un'intervista a Abc. "Parlando dal punto di vista militare, Hamas non è più nelle situazione di condurre un attacco come quello del 7 ottobre. Non stiamo comunque dicendo che Hamas è stato spazzato via o che non rappresenta più una minaccia per Israele, diciamo che non ha la capacità militare di condurre" un attacco come quello del 7 ottobre, ha messo in evidenza Kirby.
Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha annunciato una nuova manifestazione questa sera a Gerusalemme davanti la residenza del premier Benyamin Netanyahu per sollecitare, in vista della riunione del Gabinetto di guerra, i ministri e gli esponenti del governo ad approvare il cosiddetto 'accordo Netanyahu' per il rilascio dei rapiti. "Diremo 'Sì all'accordo Netanyahu' per riportare a casa gli ostaggi, sia quelli da curare sia quelli da seppellire". Anche i residenti del kibbutz Nir Oz - uno tra i più colpiti nell'attacco del 7 ottobre sia come uccisi sia come ostaggi - si è schierato con "l'accordo Netanyahu" sostenendo - rivolgendosi al premier e al presidente Usa Biden - che "il quadro della vostra proposta è sostenibile e fattibile e può porre fine al sofferenza continua che stiamo attraversando. Vi invitiamo a prendere questa decisione che sarà quella di una leadership che dimostrerà che la nostra speranza non è ancora perduta".
Si è conclusa poco fa al Cairo l'attesa riunione a tre Egitto-Usa-Israele su Gaza, e in particolare la situazione al valico di Rafah, sulla base della proposta presentata due giorni fa dal presidente Usa Joe Biden. Lo fanno sapere fonti egiziane di alto livello all'emittente statale Al Qahera, precisando che l' incontro si è svolto a livello di responsabili della sicurezza e dell'intelligence. "La delegazione egiziana si è concentrata sulla necessità di un'azione immediata per consegnare a Gaza almeno 350 camion di aiuti al giorno, compresi tutti i materiali necessari, siano essi cibo, medicine o carburante", ha detto la fonte. "L'Egitto - ha aggiunto - ha mantenuto la sua ferma posizione sulla necessità del ritiro israeliano dal lato palestinese del valico di Rafah affinché possa funzionare nuovamente e ha confermato la piena responsabilità di Israele nell'impedire l'ingresso di materiali di soccorso e aiuti umanitari nella Striscia di Gaza".
"Stiamo preparando un governo alternativo a Hamas e, quando isoleremo le aree, allontaneremo da queste il popolo di Hamas e vi introdurremo altre forze che consentiranno un governo diverso". Lo ha detto, citato dai media, il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant. "Stiamo strangolando Hamas impedendole di continuare ad esistere. Non avrà la capacità di rafforzarsi e armarsi", ha aggiunto il 65enne. Gallant che è stato in visita al Comando del fronte sud ha poi detto che "l'operazione a Rafah procede sopra e sotto terra. Le forze stanno combattendo con grande determinazione".
Israele non respinge l'accordo che "è ciò che abbiamo concordato. Non è un buon accordo ma vogliamo con forza il rilascio degli ostaggi. Tutti". Lo ha detto al Sunday Times - ripreso dai media israeliani - Ophir Falk, consigliere capo per la politica estera del premier Benyamin Netanyahu. Secondo Falk l'intervento del presidente Usa Joe Biden di venerdì scorso è stato "una decisione politica". "Ci sono ancora molti dettagli da definire e questo include che non ci sarà un cessate il fuoco permanente fino a che tutti gli obiettivi di Israele non saranno raggiunti".
La Confederazione accoglie con favore la nuova proposta presentata ieri dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden per un accordo sugli ostaggi e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. "È necessario ristabilire una prospettiva politica basata su una soluzione a due Stati", ha scritto oggi su X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). "La Svizzera sostiene il piano in tre fasi del presidente Biden per un cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza, assistenza umanitaria e un processo verso la fine duratura delle ostilità", ha dichiarato il DFAE.
Secondo i media egiziani domani si terrà un incontro tra delegazioni del Cairo, di Israele e Stati Uniti sulla crisi a Gaza. L'Egitto ospiterà un incontro con Israele e Stati Uniti sulla "riapertura del valico di Rafah verso Gaza", ha riferito il media Al-Qahera News, vicino all'intelligence egiziana. Citando "un alto funzionario", Al-Qahera sottolinea che il Cairo chiede "un ritiro totale di Israele" dal terminal di Rafah tra l'Egitto e la Striscia di Gaza, il principale punto di passaggio per gli aiuti umanitari verso il territorio palestinese devastato dalla guerra.
"Le condizioni di Israele per porre fine alla guerra non sono cambiate: la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas, la liberazione di tutti gli ostaggi e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele". Lo ha ribadito oggi il premier Benyamin Netanyahu in un comunicato diffuso dal suo ufficio. "Secondo la proposta, Israele continuerà a insistere sul fatto che queste condizioni siano soddisfatte prima che venga messo in atto un cessate il fuoco permanente. L'idea che Israele accetti un cessate il fuoco permanente prima che queste condizioni siano soddisfatte è un non-inizio".
"È ora di porre fine a questa guerra". Parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden pronunciate questa notte alla Casa Bianca in riferimento alla crisi in Medio Oriente. Biden ha quindi presentato una proposta avanzata da Israele per un completo cessate il fuoco, il ritiro delle forze armate, e il rilascio degli ostaggi, sottolineando che Hamas dovrebbe accettarla come un'opportunità da non lasciarsi sfuggire.
La proposta
La proposta prevede un cessate il fuoco in tre fasi: la prima durerebbe sei settimane e comporterebbe il ritiro delle forze israeliane da tutte le zone popolate di Gaza, insieme al rilascio di ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi. Successivamente, nella seconda fase, il cessate il fuoco diventerebbe definitivo. Nella terza fase verrebbe completato il rilascio degli ostaggi e avviato un piano di ricostruzione per la Striscia di Gaza. Biden ha anche evidenziato come questo piano consentirebbe di aumentare gli aiuti umanitari alla regione, con 600 trasporti giornalieri previsti.
Hamas "considera positivamente" l'annuncio
Hamas dal canto suo ha dichiarato di "considerare positivamente" la roadmap israeliana verso un cessate il fuoco annunciata dal presidente degli Stati Uniti dopo quasi otto mesi di guerra a Gaza. "Hamas considera positivamente" i contenuti del discorso di Biden di venerdì in merito a "un cessate il fuoco permanente, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, la ricostruzione e lo scambio di prigionieri", ha affermato il movimento islamista palestinese in una dichiarazione.
Von der Leyen: "Bene la roadmap, un approccio realistico"
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha a sua volta accolto con favore la roadmap israeliana verso un cessate il fuoco a Gaza, affermando che si tratta di una "significativa opportunità" per porre fine alla guerra. "Concordo pienamente con Biden sul fatto che l'ultima proposta sia una significativa opportunità per andare verso la fine della guerra e delle sofferenze dei civili a Gaza. Questo approccio in tre fasi è equilibrato e realistico. Ora ha bisogno del sostegno di tutte le parti", ha affermato von der Leyen sui social media.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha autorizzato la squadra negoziale a "presentare uno schema per raggiungere la liberazione degli ostaggi". Lo ha annunciato l'ufficio del primo ministro precisando tuttavia che "la guerra non finirà finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi prefissati, compreso il ritorno degli ostaggi e l'eliminazione dei miliziani e del governo di Hamas". "Lo schema proposto da Israele, inclusa la transizione condizionata da una fase all'altra - si aggiunge -, consente a Israele di mantenere questi obiettivi".
La Giordania ospiterà l'11 giugno una Conferenza internazionale di emergenza su gli aiuti umanitari a Gaza. Lo ha annunciato su X la Casa reale hashemita spiegando che la Conferenza è organizzata insieme all'Egitto e all'Onu. "Call for action: Urgent Humanitarian Response for Gaza" sarà tenuta da re Abdallah, dal presidente Abdel Fattah al Sisi e dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres e anche da organizzazioni internazionali di aiuto.
La Commissione ha elargito una seconda tranche di assistenza di 25 milioni di euro a favore dell'Autorità Nazionale palestinese per contribuire al pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici palestinesi e ha erogato 16 milioni di euro a favore dell'Unrwa per fornire servizi di base come la sanità e l'istruzione ai rifugiati palestinesi. Lo rende noto la Commissione europea, secondo il quale "il pagamento di 25 milioni di euro nell'ambito del programma Pegase aiuterà l'Autorità Palestinese a rispettare parte dei suoi impegni nei confronti dei dipendenti pubblici palestinesi in Cisgiordania".
Assistenza in vari campi
Il pagamento della seconda tranche- spiega Palazzo Berlaymont - è stato effettuato anche in conformità con le conclusioni della revisione dell'assistenza finanziaria dell'Ue alla Palestina dopo i tragici eventi del 7 ottobre 2023, compresa l'estensione dello screening dei beneficiari. Attraverso il meccanismo Pegase dell'Ue, l'assistenza dell'esecutivo europea contribuirà al pagamento degli stipendi e delle pensioni dei dipendenti pubblici in Cisgiordania, agli assegni sociali per le famiglie vulnerabili attraverso il programma di trasferimento di denaro in Cisgiordania e a Gaza, al pagamento delle visite mediche agli ospedali di Gerusalemme Est e al sostegno della capacità amministrativa e tecnica delle istituzioni dell'Autorità palestinese.
16 milioni di euro per l'Unrwa
Per quanto riguarda l'Unrwa, alla luce dei progressi compiuti dall'Agenzia rispetto alle condizioni e alle misure concordate, la Commissione ha elaborato il pagamento corrispondente alla seconda tranche di 16 milioni di euro. In particolare, tra le condizioni per il nostro finanziamento, e come concordato con l'Agenzia, la Commissione ha ricevuto un piano d'azione sull'attuazione delle raccomandazioni del gruppo di revisione indipendente guidato dall'ex ministro francese degli Affari esteri Colonna. L'Unrwa - sottolinea la Commissione - ha inoltre confermato che vengono effettuati controlli e screening ex-ante del suo personale rispetto all'elenco delle sanzioni dell'UE e ha presentato una relazione su come rafforzare i suoi servizi di supervisione interna e il dipartimento di etica.
Attivisti filopalestinesi hanno annunciato oggi di aver rilanciato l'occupazione dell'Università di Berna, chiedendo ancora una volta che l'istituzione cessi le sue collaborazioni con le università israeliane. L'azione durerà solo un giorno. In una nota, il collettivo pro Palestina ha dichiarato di aver cercato un dialogo con il rettorato, ma che l'offerta è stata respinta.
La seconda occupazione in poche settimane
Un edificio dell'Università di Berna era già stato occupato pacificamente il 12 maggio. La polizia aveva posto fine all'azione tre giorni dopo.
"Ci opponiamo alla strategia di depoliticizzazione"
L'ateneo ha già annunciato che non avrebbe tollerato alcuna restrizione della libertà accademica da parte degli attivisti. Questi ultimi non accettano questa argomentazione e lo hanno ribadito oggi. "A causa dei legami, militari ed economici, l'università è chiaramente un luogo politico e gli studenti si oppongono a questa strategia di depoliticizzazione".
La Cina sostiene una conferenza di pace ad "ampia base" sul conflitto in Medio Oriente, dove la giustizia non può essere "assente per sempre". Il presidente Xi Jinping, aprendo i lavori del Forum di cooperazione Cina-Stati arabi, ha detto di voler approfondire la cooperazione energetica. L'evento, in corso a Pechino, si propone di approfondire i legami tra il Dragone e la regione, puntando a parlare con una voce comune sul conflitto a Gaza. Nella capitale cinese ci sono diversi leader, tra cui il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
"La giustizia non dovrebbe essere assente per sempre"
Il Medio Oriente è una terra "dalle ampie prospettive di sviluppo, ma su di essa infuria ancora la guerra. Dallo scorso ottobre, il conflitto israelo-palestinese si è intensificato drasticamente, gettando la popolazione in tremende sofferenze", ha proseguito Xi. "La guerra non dovrebbe continuare indefinitamente e la giustizia non dovrebbe essere assente per sempre: l'impegno per la soluzione dei due Stati non dovrebbe essere usato a piacimento".
Pechino favorevole a uno Stato di Palestina indipendente
La Cina, ha detto ancora Xi, "sostiene fermamente la creazione di uno Stato di Palestina indipendente che goda di piena sovranità sulla base dei confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale. E sostiene la piena adesione della Palestina all'Onu e una conferenza di pace internazionale con una base più ampia, autorevole ed efficace". Oltre ai precedenti 100 milioni di yuan (quasi 14 milioni di euro) di assistenza umanitaria di emergenza, Pechino - ha annunciato Xi - ne fornirà ulteriori 500 milioni (quasi 70 milioni di dollari) per contribuire ad alleviare la crisi umanitaria a Gaza e sostenere la ricostruzione postbellica. Poi, "doneremo 3 milioni di dollari all'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi a sostegno dell'assistenza umanitaria a Gaza", ha concluso il leader comunista.
Modello di riferimento per la pace
La Cina vuole rafforzare le sue relazioni con gli Stati arabi fino a farne un modello di riferimento per il mantenimento della pace e della stabilità nel mondo. Il presidente Xi Jinping ha affermato di essere pronto a collaborare con le nazioni arabe per risolvere le questioni calde in modi che favoriscano "l'equità, la giustizia e il raggiungimento di pace e stabilità a lungo termine". La guerra in Medio Oriente non può continuare indefinitamente, "la giustizia non può essere permanentemente assente e la soluzione dei due Stati non può vacillare in modo arbitrario", ha aggiunto Xi in merito alle vicende di Gaza, rivolgendosi a ai capi di Stato del Bahrein, dell'Egitto, degli Emirati Arabi Uniti e della Tunisia, nonché ai ministri degli Esteri di altri paesi della Lega Araba. La Cina continuerà a sostenere l'alleviamento della crisi umanitaria e la ricostruzione postbellica a Gaza, ha notato Xi, esprimendo inoltre la volontà di cooperare con la parte araba su diversi fronti, tra cui la creazione di un panorama finanziario e di investimenti su larga scala e l'approfondimento della cooperazione energetica.
Sisi: "I palestinesi non siano costretti a lasciare Gaza"
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha esortato la comunità internazionale a garantire che i palestinesi della Striscia di Gaza non siano costretti a lasciare i loro territori. "Chiedo alla comunità internazionale di fornire immediata assistenza umanitaria a lungo termine alla Striscia di Gaza e di porre fine all'assedio israeliano", ha detto Sisi al Forum di cooperazione Cina-Stati arabi in corso a Pechino.
L'appello del presidente egiziano
Il leader egiziano ha chiesto di "fermare ogni tentativo di costringere i palestinesi a fuggire con la forza dalla loro terra", notando che "non esiste alcun percorso verso la pace e la stabilità nella regione" senza un "approccio globale alla causa palestinese". A tal proposito, Sisi ha chiesto un "impegno serio e immediato per la soluzione dei due Stati e il riconoscimento del diritto legittimo dei palestinesi a uno Stato indipendente". I commenti di Sisi arrivano dopo che l'esercito israeliano ha dichiarato di aver ottenuto il "controllo operativo" sul corridoio strategico di Filadelfia lungo il confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Il corridoio fungeva da zona cuscinetto tra Gaza ed Egitto e le truppe israeliane lo pattugliavano fino al 2005, quando furono ritirate come parte di un più ampio disimpegno dalla Striscia di Gaza.
Sui morti di Rafah si allunga l'ombra delle armi statunitensi usate dall'esercito israeliano, mentre i tank con la stella di Davide continuano a bombardare la città del sud di Gaza e al Consiglio di sicurezza dell'Onu il viceambasciatore degli Usa dice di avere il "cuore spezzato" per la strage di due giorni fa. È stata l'emittente statunitense CNN, analizzando un video condiviso sulle reti sociali e consultando esperti di esplosivo, a rivelare che sulla scena dell'attacco alla tendopoli che ha provocato 45 morti è visibile la coda di una bomba di piccolo diametro (Sdb) Gbu-39 di fabbricazione statunitense. L'effetto sorpresa non c'è, dato il noto sostegno militare di Washington a Israele. Ma il massacro che ha fatto inorridire ancora una volta il mondo rende evidente il corto circuito tra la condanna di Washington e la paternità americana di almeno una parte delle armi usate.
Una guerra durerà a lungo
Intanto fonti palestinesi riportate dai media hanno denunciato che i continui bombardamenti nella zona orientale di Rafah - dove la maggior parte degli abitanti è fuggita - hanno provocato feriti, distrutto case e incendiato depositi di aiuti umanitari. Una guerra che è destinata a durare a lungo. "I combattimenti a Gaza continueranno per altri sette mesi", ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale di Israele Tzachi Hanegbi in un'intervista alla televisione commerciale Canale 2. Mentre le forze armate dello Stato ebraico hanno annunciato di aver preso il "controllo operativo" sull'intero Corridoio Filadelfia, che corre per un totale di quattordici chilometri sul confine tra Gaza ed Egitto dove, secondo l'esercito, ci sono almeno 20 tunnel che arrivano in Egitto.
"Non ci sono tunnel di Hamas sotto il valico"
Il Cairo da parte sua ha smentito l'esistenza di passaggi sotterranei sotto il valico di Rafah. "Non ci sono tunnel di Hamas sotto il valico", ha affermato una fonte egiziana di alto livello all'emittente statale Al Qahera, sostenendo che "Israele sta usando queste accuse per giustificare la continuazione dell'operazione palestinese" ed "eludere le sue crisi interne". E mentre il presidente cinese Xi Jinping ha detto al suo omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi, in visita a Pechino, che la Cina è "profondamente rattristata" dalla "gravissima" situazione umanitaria a Gaza, il confronto internazionale sulla situazione nella Striscia si è trasferito all'Onu.
Il confronto politico internazionale
"Ogni documento in questo momento non sarà utile e non cambierà la situazione sul terreno, noi vogliamo continuare a sostenere gli sforzi per ottenere l'accordo sugli ostaggi e altri aiuti a Gaza", è il commento del viceambasciatore americano all'Onu Robert Wood sulla bozza di risoluzione dell'Algeria che chiede a Israele di "fermare immediatamente la sua offensiva militare a Rafah". L'iniziativa algerina piace invece alla Russia. Secondo la viceambasciatrice russa all'Onu, Anna Evstigneeva, "il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve continuare a fare pressione su Israele così come sul suo alleato, gli Stati Uniti". Dello stesso avviso l'ambasciatore francese all'Onu, Nicolas de Rivière, per il quale il Consiglio "deve esprimersi con urgenza sulla situazione a Rafah e chiedere la fine di questa offensiva". Il presidente francese Emmanuel Macron ha raddoppiato la marcatura su Israele lanciando un appello congiunto con il collega palestinese Abu Mazen, sentito telefonicamente, perché "l'intervento militare israeliano a Gaza cessi immediatamente". Non solo. Macron si è inserito nella questione del riconoscimento dello Stato palestinese - formalizzato da Spagna, Irlanda e Norvegia - chiedendo ad Abu Mazen di "riformare" l'Autorità nazionale palestinese (Anp) proprio nella "prospettiva di un riconoscimento dello Stato di Palestina". Anche l'Italia è stata chiamata in causa. In una telefonata con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha detto di augurarsi che l'Italia stia "dalla parte giusta della storia" seguendo l'esempio dei tre paesi.
L'appello di Erdogan
Lo stesso Erdogan, in un discorso al suo gruppo parlamentare Akp, ha lanciato un appello al mondo islamico perché prenda "una decisione condivisa" contro Israele, mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha evocato "sanzioni" contro la Corte penale internazionale ricevendo a Gerusalemme l'ex ambasciatrice all'Onu ed esponente repubblicana statunitense Nikki Haley, finita nel frattempo nella bufera per aver scritto con un pennarello su alcuni missili israeliani "Finish them", ossia eliminateli, all'indomani dello sdegno internazionale per il raid che ha ucciso decine di civili a Rafah.
La grafica nata sulla frase “All eyes on Rafah” (tutti gli occhi puntati su Rafah) in queste ore sta diventando virale sui social, in particolare Instagram. Lo slogan, lo ricordiamo, circola da alcune settimane e vuole tenere i riflettori puntati sulla possibile catastrofe che potrebbe verificarsi in caso di attacco in una zona che conta al momento circa un milione di civili rifugiati.
Come partecipare all’appello
Nelle storie Instagram che mostrano la grafica è presente l’opzione “tocca a te”, che consente non solo di condividere sul proprio profilo la storia, ma anche di visualizzare il numero di persone che hanno già aderito. Il dato, attualmente, supera le 38 milioni di persone.
Gli Stati Uniti sono stati costretti a sospendere gli aiuti a Gaza dopo che il maltempo ha danneggiato il molo temporaneo. Le riparazioni richiederanno "almeno oltre una settimana". Durante il fine settimana tre navi americane sono rimaste incagliate a causa del maltempo ma avevano continuato a consegnare gli aiuti.
Il molo temporaneo davanti a Gaza sarà rimosso per essere riparato e verrà ripristinato dopo gli interventi, ha detto la vice portavoce del Pentagono Sabrina Singh. Le riparazioni, ha spiegato, richiederanno "almeno oltre una settimana" e poi il molo dovrà essere nuovamente ancorato alla spiaggia di Gaza. Il molo, utilizzato per trasportare gli aiuti umanitari che arrivano via mare, è uno dei pochi modi in cui cibo, acqua e altre forniture arrivano ai palestinesi della Striscia.
La battuta d'arresto è solo l'ultima per questa infrastruttura da 320 milioni di dollari, che ha iniziato le operazioni solo nelle ultime due settimane e ha già visto tre militari statunitensi feriti e quattro navi arenate a causa del mare grosso. Anche le consegne sono state interrotte per due giorni la scorsa settimana dopo che la folla si è precipitata sui camion degli aiuti provenienti dal molo e un uomo palestinese è stato ucciso a colpi di arma da fuoco.
I partiti approvano il divieto del movimento islamista Hamas proposto dal Consiglio federale, con alcune sfumature. L'UDC ritiene che il progetto non sia abbastanza ambizioso, il PLR mostra cautela, il Centro segue in tutto il governo, mentre il PS chiede che il disegno di legge sia precisato, in particolare per consentire al parlamento di esprimersi. I partiti di governo sono stati unanimi nell'affermare di voler bandire Hamas in quanto organizzazione terroristica, emerge dalla procedura di consultazione che terminava oggi. Lo scopo del divieto è impedire finanziamenti e propaganda in Svizzera. Secondo le forze politiche, il territorio nazionale non deve poter servire da rifugio per enti che metterebbero a repentaglio pace e stabilità globali. I democentristi considerano l'Islam radicale e il terrorismo come "gli acerrimi nemici di un ordinamento giuridico e di società liberale come costituitosi in Svizzera". All'origine del progetto vi è stato l'attacco terroristico dello scorso 7 ottobre di Hamas in Israele. Oltre 1200 persone sono state uccise - tra cui due con passaporto svizzero - e più di 250 sono state rapite e detenute come ostaggi. Secondo le autorità sanitarie controllate da Hamas, più di 36'000 persone sono poi state uccise finora nell'offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.
Da anni sulle liste del terrorismo
In risposta all'attacco, il Consiglio federale ha classificato come organizzazione terroristica Hamas. Quest'ultima è da anni sulle liste del terrore di Ue e Usa. Sia il Consiglio degli Stati che il Consiglio nazionale hanno chiesto il divieto di Hamas nella sessione invernale, adottando mozioni delle rispettive Commissioni della politica di sicurezza (CPS). Secondo il progetto di legge, il divieto non si applica solo ad Hamas, ma anche alle organizzazioni che gli servono da copertura, a quelle che ne costituiscono un'emanazione nonché a quelle che agiscono per suo conto. Tutti questi enti sarebbero considerati terroristici. Poiché il bando avrebbe conseguenze di vasta portata per organizzazioni, gruppi e individui interessati, il Consiglio federale ha previsto che la validità della legge sia limitata nel tempo, a cinque anni. Il parlamento ha però la possibilità di estendere questo termine. I democentristi auspicano che la futura legge si applichi a qualsiasi organizzazione che persegue gli stessi obiettivi o utilizza gli stessi mezzi di Hamas.
Estensione ad altre organizzazioni "controproducente"
Dal canto loro, i liberali radicali sono contrari all'estensione del divieto a organizzazioni non affiliate ad Hamas. Secondo il PLR, la misura sarebbe "controproducente". Oltre al "divieto globale dell'organizzazione", il Centro (già Alleanza del Centro) è "assolutamente" favorevole alle sanzioni penali previste dal progetto. Gli atti di sostegno ad Hamas sono punibili con una detenzione per un periodo massimo di dieci anni. Le persone che hanno "un'influenza significativa" nelle organizzazioni rischiano invece 20 anni di carcere.
Ruolo della Svizzera come mediatore a rischio?
Per i socialisti, il divieto di Hamas non deve costituire un precedente per vietare altre organizzazioni. Il PS chiede anche che il parlamento condivida con l'esecutivo il diritto di decidere se estendere il divieto a organizzazioni legate ad Hamas. In particolare, il governo, prima di prendere una decisione, dovrebbe consultare le Commissioni della politica estera (CPE) e le CPS di Camera del popolo e dei Cantoni. Il PS teme inoltre che il divieto metta a rischio il ruolo della Confederazione come attore neutrale della politica umanitaria e di pace. I socialisti auspicano dunque che la legge sia formulata in modo che i diplomatici svizzeri e i rappresentanti di organizzazioni umanitarie internazionali e imparziali possano continuare a coltivare contatti con tutti gli attori, Hamas compreso.
La Norvegia ha salutato il riconoscimento dello Stato palestinese come un giorno speciale e ha denunciato la mancanza di "impegno costruttivo" da parte di Israele per una soluzione a due Stati. "La Norvegia è stata uno dei più ferventi difensori di uno Stato palestinese per più di 30 anni", ha dichiarato il ministro degli esteri Espen Barth Eide in un comunicato. "Il giorno in cui la Norvegia riconosce ufficialmente la Palestina come Stato - aggiunge - è un giorno speciale per le relazioni Norvegia-Palestina." In una mossa coordinata con Spagna e Irlanda, la scorsa settimana la Norvegia ha annunciato che avrebbe riconosciuto formalmente lo Stato della Palestina a partire da oggi. Israele ha definito la decisione come una "ricompensa" per Hamas a più di sette mesi dal devastante attacco del 7 ottobre.
Il governo sloveno annuncerà giovedì la decisione sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Lo ha detto il premier Robert Golob aggiungendo che su tale decisione si pronuncerà successivamente il parlamento. Come riferito dall'agenzia Sta, Golob ha fatto tali dichiarazioni nel corso di una visita in Algeria, sottolineando al tempo steso l'intenzione di Lubiana di continuare a lavorare unitamente al resto della comunità internazionale per arrivare a un cessate il fuoco nel conflitto a Gaza e al rilascio degli ostaggi.
Il premier spagnolo Pedro Sánchez, in una dichiarazione istituzionale in spagnolo e in inglese, ha annunciato oggi che "la Spagna riconosce lo Stato della Palestina". "Nella riunione del Consiglio dei ministri di oggi - si legge - il governo della Spagna approverà il riconoscimento dello Stato di Palestina. La Spagna si unisce così a oltre 140 paesi nel mondo che già riconoscono la Palestina. Si tratta di una decisione storica con l'unico obiettivo: contribuire che israeliani e palestinesi raggiungano la pace".
"Non è una dichiarazione contro Israele"
Sánchez ha precisato che la Spagna "non riconoscerà cambi sulle linee di frontiera del 1967 che non siano concordati fra le parti". E ha specificato che lo Stato che Madrid riconosce include Cisgiordania e Striscia di Gaza "collegate da un corridoio, con Gerusalemme Est come capitale e l'Autorità Nazionale Palestinese come autorità nazionale". "Non è una dichiarazione contro nessuno, tanto meno contro Israele, un popolo amico col quale vogliamo avere i migliori rapporti possibili", ha spiegato il premier nella dichiarazione istituzionale. "Questa decisione riflette il nostro rifiuto totale di Hamas, che è contro la soluzione dei due Stati", ha ancora affermato Sánchez, ricordando che "la Spagna ha condannato dal primo momento e con tutta la determinazione gli attacchi terroristi del 7 ottobre". "Da domani - ha aggiunto il leader socialista - concentreremo tutti i nostri sforzi nel fare realtà la soluzione dei due Stati".
Visione allineata al Consiglio di Sicurezza ONU
Il premier ha poi segnalato che "sebbene non spetti alla Spagna definire le frontiere di altri Paesi, la nostra visione è pienamente allineata con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e con la posizione che ha tradizionalmente mantenuto l'Unione europea". Il riconoscimento da parte della Spagna avviene in contemporanea con quello dei governi di Irlanda e Norvegia.
Le prime indagini sull'incidente a Rafah hanno mostrato che il raid sui comandanti di Hamas ha innescato un incendio che può aver ucciso i civili palestinesi. Lo ha detto, citato dai media, il portavoce del governo Avi Hyman. L'esercito israeliano ha detto di aver "intrapreso passi per minimizzare il rischio di colpire civili non coinvolti nell'attacco a Rafah, inclusa la sorveglianza aerea e l'uso di armi speciali da parte dell'aviazione". Inoltre, ha fatto sapere il portavoce militare, l'attacco "non è avvenuto nell'area umanitaria di al Mawasi, dove l'Idf ha incoraggiato i civili ad evacuare" e lo stesso attacco è avvenuto su precise informazioni di intelligence.
"Servono misure immediate per proteggere i civili"
L'Onu chiede a Israele un'indagine "approfondita e trasparente" sui civili uccisi a Rafah e di "adottare misure immediate per proteggere meglio i civili", ha detto il coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland. "Condanno gli attacchi aerei israeliani della scorsa notte che hanno colpito le tende degli sfollati - ha precisato-. Anche se l'Idf ha detto di aver colpito un'installazione di Hamas e di aver ucciso due militanti del gruppo durante gli attacchi, sono profondamente turbato dalla morte di così tante donne e bambini".
"Come Turchia, faremo di tutto affinché questi barbari vengano ritenuti responsabili" davanti alla giustizia per i "crimini" che hanno commesso. Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citando il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo e criticandoli per l'attacco contro Rafah. Durante una conferenza a Istanbul, trasmessa dalla TV di Stato TRT, il leader turco ha paragonato nuovamente Netanyahu a Adolf Hitler e Slobodan Milosevic, aggiungendo che l'attacco di Israele contro un campo profughi a Rafah "rivela il volto sanguinoso" del premier israeliano. "Fino a che Netanyahu e la sua rete omicida non riusciranno a spezzare l'eroica resistenza del popolo palestinese, resteranno con le spalle al muro nel loro Paese e cercheranno di prolungare la propria vita politica spargendo altro sangue ma presto si renderanno conto che questo non serve a nulla", ha aggiunto il leader turco, chiamando nuovamente Israele "uno Stato terrorista" e definendo il raid contro il campo profughi di Rafah "un massacro", sottolineando che "ha avuto luogo dopo l'appello della Corte internazionale di Giustizia a fermare gli attacchi".
Il Procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara ha attaccato la Corte dell'Aja e il suo Procuratore Karim Khan sostenendo che "l'indagine su Israele manca di giurisdizione" i mandati di arresto richiesti sono "senza basi". "La decisione di Khan ignora, tra le altre cose, il fatto che il sistema legale israeliano ha provato in passato la sua indipendenza, la sua imparzialità e il suo attaccamento ai valori della verità e della giustizia". "Non siamo timorosi - ha aggiunto di applicare la legge contro chiunque, anche i capi dell'esercito e dello stato se ci sono sospetti di fondate violazioni della legge". "Non abbiamo bisogno di aiuti dall'esterno - ha concluso - per mettere a nudo sospette attività criminali".
La Mezzaluna Rossa palestinese ha detto che un attacco aereo israeliano ha ucciso e ferito un "gran numero" di persone in un'area umanitaria designata vicino alla città di Rafah, nell'estremo sud di Gaza. "Gli equipaggi delle ambulanze della Mezzaluna Rossa Palestinese stanno trasportando un gran numero di martiri e feriti dopo che l'occupazione (israeliana) ha preso di mira le tende degli sfollati vicino al quartier generale delle Nazioni Unite a nord-ovest di Rafah," ha precisato la Mezzaluna Rossa in un post su X, aggiungendo: "Questo luogo è stato designato dall'occupazione israeliana come area umanitaria".
"La situazione a Gaza ormai è oltre ogni parola. In Cisgiordania il rischio di esplosione aumenta di giorno in giorno. Tutto ciò mentre c'è un verdetto della Corte Internazionale di Giustizia che ha ordinato a Israele di fermare l'attacco a Rafah, di tenere aperti i valichi, di permettere l'ingresso di aiuti e e quello di una commissione che indaghi se ci sia stato o meno genocidio a Gaza". Lo ha detto l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, prima del vertice ministeriale tra l'Ue, il premier della Palestina e i ministri dei Paesi arabi.
"Anche i razzi di Hamas devono fermarsi"
"La sentenza della Corte è vincolante e va rispettata in ogni aspetto. Nelle ultime ore abbiamo visto anche dei lanci di razzi di Hamas verso Israele, e anche questo deve fermarsi", ha aggiunto.
Camion di aiuti entrano a Gaza dall'Egitto attraverso il valico israeliano di Kerem Shalom, stando a indicazioni dei media. Un totale di "200 mezzi" si sono spostati dal lato egiziano del valico di frontiera di Rafah, che è stato chiuso dall'inizio di maggio quando Israele ha sequestrato il lato palestinese del terminal, al valico di Kerem Shalom. Al-Qahera News non ha specificato quanti camion hanno superato i controlli per entrare nella Striscia assediata, ma ha affermato che "quattro camion di carburante" hanno già attraversato il valico e si stanno dirigendo verso gli ospedali.
Proteste a Tel Aviv
Nel frattempo, nella notte la polizia di Tel Aviv è intervenuta per disperdere un gruppo di manifestanti che aveva organizzato un sit-in in Piazza della Democrazia, bloccando il traffico sulla vicina Via Kaplan: i manifestanti, riporta Time of Israel, chiedevano un accordo sulla liberazione degli ostaggi e la rimozione del governo del primo ministro Benjamin Netanyahu.
L'azione intrapresa
Ieri sera i dimostranti avevano marciato lungo Via Begin per unirsi alle famiglie degli ostaggi. Immagini della manifestazione mostrano la folla mentre marcia lungo la via con uno striscione che recita: 'Il governo si è arreso (sugli ostaggi). La gente li riporterà a casa'. In Piazza della Democrazia, prosegue il giornale, i manifestanti avevano acceso un falò per celebrare la vigilia delle festività religiosa di Lag B'Omer.
Il Sudafrica accoglie con favore l'ordine "più forte" della Corte internazionale di giustizia nei confronti di Israele, al quale ha ordinato di fermare l'operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
La Corte internazionale di giustizia dell'Aja ha ordinato a Israele di fermare l'offensiva militare a Rafah, deliberando a seguito della richiesta del Sudafrica. "In conformità con queste indicazioni, sotto la convenzione del genocidio, Israele deve immediatamente fermare la sua offensiva militare e ogni altra azione nel governatorato di Rafah che potrebbe infliggere sul gruppo palestinese a Gaza condizioni di vita che potrebbe portare alla loro distruzione fisica, del tutto o in parte", ha affermato il presidente della Corte Nawaf Salam.
Le tv israeliane hanno trasmesso il video del rapimento delle 5 soldatesse israeliane rapite dal kibbutz di Nahal Oz il 7 ottobre la cui diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi. Nelle terribili immagini si vedono, attorniate dai miliziani di Hamas, Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniella Gilboa e Naama Levy appena catturate e sanguinanti. Vengono ammanettate, fatte sedere sotto minaccia delle armi, condotte su una jeep e portate nella Striscia. Una delle frasi ripetute dai terroristi di Hamas è "cani, vi schiacceremo tutti" e ancora "siete belle sioniste". Le 5 sono ancora prigioniere a Gaza. Il Forum delle famiglie ha sottolineato di aver autorizzato la diffusione del video per sollecitare l'immediata ripresa dei negoziati sul rilascio degli ostaggi. "Il governo israeliano - ha sostenuto - non deve perdere un minuto di tempo in più, deve ritornare al tavolo negoziale oggi".
"L'intenzione di diversi paesi europei di riconoscere uno Stato palestinese è una ricompensa per il terrorismo". Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu aggiungendo che "l'80% dei palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr) sostiene il terribile massacro del 7 ottobre. A questo male - ha denunciato - non bisogna dare un paese. Questo sarà uno Stato terrorista, tenterà di ripetere continuamente il massacro del 7 ottobre. Un premio al terrorismo non porterà la pace e non ci impedirà nemmeno di sconfiggere Hamas".
Il Collettivo studentesco per la Palestina ha accettato mercoledì di porre fine all'occupazione della Facoltà di Scienze dell'Università di Neuchâtel. È stato raggiunto un accordo con il rettorato. In un comunicato stampa, il rettorato ha dichiarato di aver formulato cinque impegni che precisano la sua posizione in relazione alle richieste ricevute. Tra questi, l'impegno a non imporre alcuna sanzione disciplinare e a non sporgere denuncia contro gli occupanti.
Il collettivo lascia l'edificio
Da parte sua, il collettivo ha deciso di abbandonare i locali occupati oggi, prima della chiusura degli edifici. Tutti i mobili, le attrezzature e gli striscioni che avevano portato i dimostranti saranno rimossi. Il collettivo si impegna inoltre a non rilanciare un'azione simile e a prendere esplicitamente le distanze da chiunque tenti di organizzarne una all'interno del campus universitario.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha dato istruzioni per consentire agli israeliani di entrare in un'area della Cisgiordania del nord dove era stato loro vietato l'ingresso dal disimpegno del 2005, ordinato dall'allora premier Ariel Sharon. Si tratta di 3 insediamenti ebraici in Cisgiordania sui 4 nei quali all'epoca Sharon - insieme al ritiro da Gaza - impose il divieto e le cui strutture furono parzialmente distrutte. La mossa di Gallant fa seguito ad una mozione approvata alla Knesset lo scorso anno che annulla quegli ordini. L'ONG israeliana "Peace now" - nel timore che la mossa di Gallant possa favorire nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania - ha denunciato che "l'ultima cosa di cui Israele ha bisogno sono insediamenti più isolati e non necessari, che rappresenteranno un peso per la sicurezza".
La Svizzera sostiene da anni la creazione di uno Stato palestinese sovrano nell'ambito della "soluzione a due Stati". Ritiene però che "non esistano attualmente le condizioni" per il riconoscimento di uno Stato palestinese. La Svizzera ha "preso atto" della decisione di diversi Stati europei (Irlanda, Norvegia e Spagna) di riconoscere bilateralmente la Palestina. La Confederazione prenderà in considerazione tale riconoscimento "solo se potrà dare un contributo concreto al processo di pace in Medio Oriente", ha dichiarato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), interpellato da Keystone-ATS.
Berna sostiene la Palestina da anni
I servizi di Ignazio Cassis sottolineano che Berna "sostiene da anni la creazione di uno Stato palestinese sovrano sulla base dei confini del 1967, che viva fianco a fianco con Israele in pace e sicurezza". A metà aprile, la Svizzera si era già astenuta dal voto in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'adesione della Palestina all'ONU. In quell'occasione, aveva dichiarato che tale adesione non era "appropriata al momento" e non potrebbe contribuire a "un rasserenamento della situazione e gli sforzi di pace in Medio Oriente".
L'Irlanda, come fatto dalla Norvegia e Spagna, annuncia ufficialmente il riconoscimento di uno Stato palestinese. Lo ha reso noto il primo ministro Simon Harris in conferenza stampa. "Oggi Irlanda, Norvegia e Spagna annunciano che riconosciamo lo Stato di Palestina", ha affermato Harris, salutando un "giorno storico e importante per l'Irlanda e la Palestina".
Anche la Spagna riconosce lo Stato Palestina
Infatti anche "la Spagna riconoscerà il prossimo 28 maggio lo Stato della Palestina". Lo ha annunciato oggi al Congresso il premier Pedro Sanchez. Nell'audizione, Sanchez è chiamato a dare informazioni sulla situazione a Gaza.
L'Egitto ha modificato "dietro le quinte" i termini dell'intesa sul cessate il fuoco e sul rilascio degli ostaggi che era in discussione tra le parti lo scorso 6 maggio e che fu accettata da Hamas e respinta invece da Israele. Lo ha riferito la Cnn che cita tre fonti a conoscenza dei fatti.
"Siamo stati tutti ingannati"
"Siamo stati tutti ingannati", ha detto una di queste secondo cui la formulazione dell'accordo sottoscritto da Hamas era diversa dalla bozza che Usa e Qatar ritenevano fosse stata trasmessa alla fazione islamica a Gaza. La Cnn ha poi sostenuto che le modifiche sono state apportate dal vice direttore dell'intelligence egiziana, Ahmed Abdel Khalek.
La Norvegia riconoscerà lo Stato palestinese dal 28 maggio: lo ha detto il primo ministro del Paese, Jonas Gahr Støre. Oslo crede che questa soluzione sia anche "nell'interesse di Israele", ha aggiunto Gahr Støre, che ha lanciato un "forte" appello ad altri Paesi perché facciano lo stesso. "I palestinesi hanno il diritto fondamentale di avere un proprio Stato. Non ci può essere pace in Medio Oriente senza una soluzione a due Stati", si legge in un comunicato diffuso dal governo norvegese.
Il rettorato dell'Università di Friburgo (Unifr) ha ritirato la denuncia penale per violazione di domicilio contro gli occupanti filopalestinesi dell'edificio Pérolles 21. Questi ultimi e i loro simpatizzanti hanno manifestato questa sera per protestare contro il fatto di dover lasciare lo stabile venerdì. Il responsabile della comunicazione di Unifr, Marius Widmer, ha confermato all'agenzia Keystone-ATS che la denuncia presentata la settimana scorsa è stata ritirata, come riportato dal portale online frapp.ch. La decisione è stata presa dopo aver discusso con l'Associazione generale degli studenti dell'Università di Friburgo (AGEF).
La posizione del collettivo pro-Palestina
La manifestazione di questa sera, che secondo frapp.ch ha riunito una sessantina di persone, è stata organizzata per protestare contro l'evacuazione ordinata venerdì. Il collettivo Coordination Etudiante pour la Palestine (CEP) si oppone alla "posizione scioccante" del rettorato "di fronte alla nostra mobilitazione" e vuole sottolineare "l'importanza e l'urgenza delle nostre richieste". In un comunicato stampa diffuso prima della mobilitazione, il CEP Unifr ha invitato a "manifestare a sostegno del boicottaggio accademico e contro la repressione del movimento studentesco pacifico". La settimana scorsa, il collettivo ha occupato per un solo giorno l'atrio del Per21, sulla scia di movimenti simili in altre parti della Svizzera.
Israele ha annunciato la revoca della sua decisione sull'agenzia americana Ap. Poco prima la Casa Bianca aveva chiesto allo Stato ebraico di riattivare la diretta video dell'agenzia su Gaza. Il ministro delle comunicazioni Shlomo Karhi ha motivato la decisione di annullare il provvedimento contro l'Ap e di restituire l'attrezzatura con il fatto che "il ministero della Difesa ha chiesto di esaminare le trasmissioni di Sderot riguardo al rischio per le nostre forze". La decisione - ha spiegato il ministro - vale fino "a quando non verrà presa una decisione diversa da parte del ministero della Difesa".
L'Unrwa sospenderà le distribuzioni alimentari a Rafah
Dal canto suo, l'agenzia Onu responsabile per i rifugiati palestinesi, Unrwa, ha annunciato oggi che sospenderà le distribuzioni alimentari a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza, teatro degli scontri tra Israele e Hamas. A seguito dell'operazione militare (israeliana) in corso nella parte orientale di Rafah", dal 7 maggio, "il centro di distribuzione dell'Unrwa e il magazzino del Pam", il programma alimentare mondiale, "entrambi situati a Rafah, sono ora inaccessibili", afferma l'agenzia su X e "le distribuzioni di cibo sono attualmente sospese a causa della mancanza di rifornimenti e dell'insicurezza" in città.
"Stiamo avendo discussioni con Capitol Hill sui prossimi passi": così la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha risposto a una domanda sugli sforzi dei repubblicani alla Camera per sanzionare la Corte penale internazionale dopo la richiesta di arresto nei confronti dei dirigenti israeliani per crimini di guerra a Gaza. "Le nazioni civili del mondo" si devono opporre alla Corte penale dell'Aja e ai suoi possibili mandati di arresto nei confronti della leadership israeliana, ha detto dal canto suo un portavoce del governo israeliano secondo cui quelle nazioni dovrebbero dichiarare che non onoreranno i mandati di arresto. "Facciamo appello alle nazioni - ha spiegato il portavoce - di non applicare i mandati di arresto contro i leader di Israele". E non ha escluso che il premier Benjamin Netanyahu e il ministro della difesa non si rechino presto in quei Paesi anche nell'eventualità che i mandati di arresto siano emessi.
Berlino: "Le accuse sono gravi e vanno dimostrate"
Un po' diversa la posizione della Germania: la Corte penale internazionale "è una conquista fondamentale della comunità mondiale" e il governo di Berlino ha sempre sostenuto la Corte e "rispetta la sua indipendenza e i suoi procedimenti come quelli di tutti gli altri tribunali internazionali". Tuttavia, "il governo federale respinge con la massima decisione ogni parvenza di comparabilità", ha affermato oggi un portavoce dell'esecutivo di Berlino riferendosi a Israele e Hamas alla luce delle richieste di arresti da parte del Procuratore capo della Cpi, Karim Khan. Lo riferisce il sito del quotidiano Sueddeutsche Zeitung. Il governo tedesco ha sempre sottolineato il diritto di Israele di difendersi dagli attacchi omicidi di Hamas in conformità con il diritto internazionale: "In questo contesto, le accuse del procuratore capo sono gravi e devono essere dimostrate", ha detto il portavoce. Berlino presume che "sarà tenuto in considerazione in modo significativo che Israele è uno Stato di diritto democratico con una giustizia forte e indipendente", ha detto ancora. In caso di un mandato di arresto, il premier israeliano Benyamin Netanyahu rischierebbe l'arresto durante un viaggio in Germania, ricorda il sito aggiungendo che attualmente si stanno esaminando possibili impatti sulla cooperazione bilaterale. Il governo tedesco ha ripetutamente sottolineato la relazione speciale con Israele derivante dall'Olocausto e, in particolare dopo l'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, ha ribadito che la sicurezza di Israele è parte della "ragion di stato" tedesca. L'esecutivo di Berlino e molto esponenti politici hanno evitato più a lungo di quelli di altri Paesi occidentali di criticare l'operazione militare israeliana a Gaza.
La Turchia: "La politica di genocidio deve finire adesso"
Di tutt'altro parere la Turchia: il premier israeliano Benjamin "Netanyahu e il suo governo disperato continuano con la loro politica di genocidio a costo di mettere a repentaglio la sicurezza dei loro stessi cittadini, tutto questo deve finire adesso", ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro della Romania, Marcel Ciolacu, ad Ankara, trasmessa dalla tv di Stato Trt.
Funzionari israeliani hanno sequestrato una telecamera e un'attrezzatura di trasmissione appartenente all'Associated Press nel sud di Israele vicino al confine con Gaza di fatto impedendo la diretta video dell'agenzia americana. Lo riferisce la stassa Ap in una nota ripresa dal Guardian. "L'Associated Press denuncia nei termini più forti le azioni del governo israeliano volte a chiudere il nostro feed live di lunga data che mostra una vista su Gaza e il sequestro di apparecchiature Ap", ha affermato Lauren Easton, vicepresidente delle comunicazioni aziendali presso l'organizzazione giornalistica. Il sequestro - afferma Ap - non è stato basato sul contenuto del feed ma piuttosto sull'uso abusivo da parte del governo israeliano della nuova legge sulle emittenti straniere. Esortiamo le autorità israeliane a restituire le nostre attrezzature e a consentirci di ripristinare immediatamente il nostro feed live in modo da poter continuare a fornire questo importante giornalismo visivo a migliaia di media in tutto il mondo".
Cosa è successo
Funzionari del ministero delle comunicazioni israeliano sono arrivati ;;sul posto nella città meridionale di Sderot oggi pomeriggio e hanno sequestrato l'attrezzatura. Hanno consegnato all'Associated Press un pezzo di carta, firmato dal ministro delle comunicazioni Shlomo Karhi, sostenendo che stava violando la nuova legge sulle emittenti straniere del Paese.
"Un atto di follia"
Dal canto suo, il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha definito "un atto di follia la confisca dell'equipaggiamento dell'Ap, la più grande agenzia di notizie del mondo. Non è Al Jazeera, ma un media Usa che ha vinto 53 premi Pulitzer", ha spiegato. "Questo governo - ha denunciato - si comporta come se avesse deciso di garantire ad ogni costo l'ostracismo di Israele in tutto il mondo. Sono impazziti". Anche la Casa Bianca ritiene "preoccupante" che Israele abbia chiuso la diretta video dell'agenzia Ap su Gaza "E' ovviamente preoccupante... esamineremo la questione", ha detto la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre. "Stiamo saldi nella nostra convinzione che i giornalisti abbiano la capacità e il diritto di fare il loro lavoro", ha aggiunto. Dal canto suo, l'Onu ritiene "scioccante" che Israele abbia interrotto il video in diretta su Gaza dell'agenzia AP, riferisce il portavoce delle Nazioni Unite. Anche Reporters sans frontières (Rsf) ha definito "censura oltraggiosa" la decisione delle autorità israeliane di sospendere la diretta dell'agenzia di stampa statunitense Associated Press (Ap) che stava trasmettendo dalla Striscia di Gaza.
La Ong che promuove la libertà di informazione, condanna "il sequestro della telecamera di un'agenzia di stampa e l'interruzione di una trasmissione in diretta che mostrava una vista di Gaza, con il pretesto che queste immagini sono fornite" ad Al-Jazeera, il canale televisivo del Qatar che Israele ha bandito il 5 maggio. E' quanto scrive Rsf in un post sul social X.
L'Università di Ginevra (UNIGE) - conclusa la protesta che per quasi una settimana ha visto una cinquantina di manifestanti occupare l'edificio UniMail - ha preso posizione sulla guerra in corso a Gaza tra Israele e il movimento islamista Hamas. Nel documento di posizione vengono ribaditi i principi che guidano la sua azione: i vari punti sono stati negoziati all'interno di un comitato scientifico istituito dal rettorato per studiare il ruolo delle università nel dibattito pubblico.
Solidarietà e trasparenza
In una nota diffusa oggi, l'ateneo esprime la propria solidarietà alla comunità accademica di Gaza, alle vittime civili del conflitto e agli ostaggi e alle loro famiglie. L'UNIGE si impegna inoltre a garantire la trasparenza degli accordi di collaborazione e dei partenariati sottoscritti con università straniere e a rafforzare i controlli etici e deontologici. Infine, l'università sostiene "gli appelli delle organizzazioni umanitarie internazionali per il rilascio degli ostaggi e per un cessate il fuoco che eviti una catastrofe umanitaria".
Nessun taglio con gli istituti israeliani
Il comitato scientifico che ha elaborato queste proposte, accettate dal rettorato, si è trovato sotto i riflettori durante l'occupazione dell'edificio UniMail da parte degli studenti filo-palestinesi. Alcuni studenti in protesta erano stati invitati a partecipare ai lavori del comitato scientifico, ma la collaborazione è stata interrotta e gli studenti, insoddisfatti dei risultati, hanno abbandonato il gremio. Una delle principali richieste degli studenti in protesta, che accusano Israele di aver commesso un genocidio a Gaza, era che l'UNIGE tagliasse tutti i legami con le università e gli istituti di ricerca israeliani.
La sezione Ticino dell’Associazione Svizzera Israele (ASI) ha appreso “con rammarico” della presa di posizione sottoscritta da sezioni giovanili di vari partiti politici "Confondere sionismo ed ebraismo è segno di ignoranza”. Comunicato stampa redatto in risposta a quello dei giovani Udc, nel quale si chiedeva "tolleranza zero nei confronti dell'antisemitismo all'Università della Svizzera italiana".
“Fonti non controllate”
Secondi l’ASI, le sezioni giovanili dei partiti “non hanno controllato le fonti o soppesato l’opportunità di parte di quanto sottoscritto, credendo nella buona fede di colui che ha redatto il testo”. Fiducia “evidentemente mal riposta, scivolando quindi in una situazione equivoca”.
“Negata la legittimità all’esistenza dello Stato di Israele”
L’ASI ricorda che il paragrafo citato nella presa di posizione “le proteste osteggiano piuttosto il sionismo, definito una forma di razzismo dalla Risoluzione Onu 3379 del 1975, che ne auspica l’eliminazione: confonderlo con l’ebraismo in generale è segno di ignoranza o malafede. [..]”, è stata revocata con la risoluzione dell’assemblea generale n.86 nel 1991, dopo che già nel 1975 “molti Stati abbandonarono la sala credendo che quanto sentito fosse una farsa piuttosto grottesca”. Con questo passaggio, “si sottoscrive quindi che venga negata la legittimità all’esistenza dello stato di Israele, o quanto meno l’idea a supporto che esso possa esistere”.
“Conoscere Israele e la sua storia”
Non controllare le fonti apponendo la firma, in molti casi “può sembrare una leggerezza, ma non è l’atteggiamento che ci si aspetterebbe dalle promesse politiche del nostro cantone, giovani che dovrebbero aver appreso già a scuola, al liceo, o all’università il valore di tale prassi”, si legge ancora. L’Associazione invita pertanto a fare tesoro di questa esperienza, “sicura che possa far riflettere, maturare e crescere”. A queste sezioni giovanili, ai gruppi politici ad essi collegati, “rivolgiamo l’invito di conoscere Israele, la sua storia, le sue genti, le sue molteplici sfaccettature tramite la nostra associazione”.
"La richiesta del procuratore della Corte penale internazionale di mandati di arresto contro i leader israeliani è vergognosa. E vorrei essere chiaro: qualunque cosa questo procuratore possa implicare, non esiste alcuna equivalenza - nessuna - tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza": cosi il presidente Usa Joe Biden in una nota.
"Potrebbe mettere a rischio le trattative per il cessate il fuoco"
In precedenza anche il segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato che gli Stati Uniti "respingono" la richiesta del procuratore della Cpi di emettere mandati di arresto per Benyamin Netanyahu, il suo ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas. "Rifiutiamo l'equiparazione di Israele con Hamas. La richiesta è vergognosa", ha detto Blinken sottolineando che l'annuncio potrebbe mettere in pericolo le trattative per un cessate il fuoco.
Praga e Vienna criticano la richiesta del procuratore capo della Corte penale internazionale di emettere mandati di arresto contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas per crimini di guerra e contro l'umanità.
Fiala: "Si mette sullo stesso piano un premier eletto e il leader di un'organizzazione terroristica"
Per il primo ministro ceco, Petr Fiala, "la proposta del Procuratore capo della Corte penale internazionale di emettere un mandato di arresto per i rappresentanti di un governo democraticamente eletto insieme ai leader di un'organizzazione terroristica islamica è spaventosa e del tutto inaccettabile". "Non dobbiamo dimenticare - spiega in un tweet - che è stato Hamas ad attaccare Israele in ottobre, uccidendo, ferendo e rapendo migliaia di persone innocenti. È stato questo attacco terroristico del tutto immotivato che ha portato all'attuale guerra a Gaza e alle sofferenze dei civili a Gaza, in Israele e in Libano".
Nehammer: "La scelta non è comprensibile
Della stessa opinione il cancelliere austriaco Karl Nehammer, secondo cui "non è comprensibile che il leader dell'organizzazione terroristica Hamas, il cui obiettivo dichiarato è l'estinzione dello Stato di Israele, venga citato contemporaneamente ai rappresentanti democraticamente eletti di quello stesso Stato".
"E' uno scandalo. Questo non fermerà né me né noi". Così il premier Benyamin Netanyahu, citato dai media, ha definito ad una riunione del Likud la mossa del Procuratore della Cpi contro di lui e il ministro della difesa Yoav Gallant.
Il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi) Karim Khan ha chiesto alla Camera preliminare del tribunale dell'Aia di emettere mandati di arresto nei confronti - tra gli altri - del premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant come anche del leader di Hamas Yahya Sinwar per "crimini di guerra e crimini contro l'umanità" nella Striscia di Gaza dall' 8 ottobre 2023 per i primi due e dal 7 ottobre 2023 per il terzo.
Chiesto l'arresto anche per il leader di Hamas
Mandati di arresto sono stati richiesti dal procuratore anche nei confronti di altri leader di Hamas, Mohammed Deif, Ismail Haniyeh e Diab Ibrahim Al Masri sempre per "crimini di guerra e contro l'umanità" commessi in Israele e nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023. I capi di accusa che il procuratore della Corte dell'Aia ha formulato per Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri, più comunemente noto come Deif (comandante in capo dell'ala militare di Hamas, le Brigate Al-Qassam), e Ismail Haniyeh fanno riferimento alla violazione degli articolo 7 e 8 dello Statuto di Roma e sono i seguenti: sterminio come crimine contro l'umanità; omicidio come crimine contro l'umanità e come crimine di guerra; presa di ostaggi come crimine di guerra; stupro e altri atti di violenza sessuale come crimini contro l'umanità e anche come crimini di guerra nel contesto della prigionia; tortura come crimine contro l'umanità, e anche come crimine di guerra, nel contesto della prigionia; trattamenti crudeli come crimine di guerra, nel contesto della prigionia; oltraggio alla dignità personale come crimine di guerra, nel contesto della prigionia".
I crimini contestati a Netanyahu
La richiesta del mandato di arresto per Netanyahu e Gallant formulata dal procuratore Khan fa riferimento alla violazione degli articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma e si sviluppa nei seguenti capi di accusa: "Affamare i civili come metodo di guerra e come crimine di guerra; l'aver causato intenzionalmente grandi sofferenze, o gravi lesioni al corpo o alla salute; trattamenti crudeli come crimine di guerra; uccisione intenzionale o omicidio come crimine di guerra; attacchi intenzionalmente diretti contro una popolazione civile come crimine di guerra; sterminio e/o omicidio, anche nel contesto di morti per fame, come crimine contro l'umanità; persecuzione come crimine contro l'umanità, altri atti inumani come crimini contro l'umanità".
"Sono in corso due conflitti armati. Applichiamo a tutti il diritto internazionale umanitario"
"Il mio Ufficio sostiene che i crimini di guerra denunciati in questi ricorsi sono stati commessi nel contesto di un conflitto armato internazionale tra Israele e Palestina e di un conflitto armato non internazionale tra Israele e Hamas (insieme ad altri gruppi armati palestinesi) che si svolge in parallelo. Riteniamo che i crimini contro l'umanità imputati siano stati commessi nell'ambito di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese in applicazione della politica dello Stato. Questi crimini, secondo la nostra valutazione, continuano ancora oggi", si legge nella dichiarazione di Khan. "Oggi dobbiamo essere chiari su una questione fondamentale: se non dimostriamo la nostra volontà di applicare la legge in modo equo, se viene vista come applicata in modo selettivo, creeremo le condizioni per il suo crollo", scrive Khan nella sua richiesta di mandati di arresto nei confronti - tra gli altri - di Benjamin Netanyahu e Yahya Sinwar. "Così facendo - aggiunge - allenteremo i legami che ancora ci tengono uniti, le connessioni stabilizzanti tra tutte le comunità e gli individui, la rete di sicurezza a cui tutte le vittime guardano nei momenti di sofferenza. Questo è il vero rischio che corriamo in questo momento. Ora più che mai dobbiamo dimostrare collettivamente che il diritto internazionale umanitario, la base fondamentale per la condotta umana durante i conflitti, si applica a tutti gli individui e si applica allo stesso modo in tutte le situazioni affrontate dal mio Ufficio e dalla Corte. È così che dimostreremo, in modo tangibile, che le vite di tutti gli esseri umani hanno lo stesso valore".
Nel suo discorso alla cerimonia di laurea al Morehouse College di Atlanta (Georgia), il presidente degli Usa Joe Biden ha ribadito: "Chiedo una tregua immediata e la liberazione degli ostaggi a Gaza", ricordando la "crisi umanitaria" in corso. "L'unica soluzione è quella dei due stati", ha aggiunto.
Biden sostiene le proteste non violente
Affrontando il tema delle manifestazioni nei campus americani a favore della Palestina, l'inquilino della Casa Bianca ha detto di sostenere "le proteste non violente". All'inizio del discorso di Biden uno studente si è alzato e ha sventolato la bandiera palestinese. E, in segno di protesta, alcuni studenti hanno girato le sedie in modo da dare le spalle al presidente.
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha vietato più volte ai capi dei servizi segreti e della sicurezza israeliani di incontrare dirigenti e parlamentari statunitensi dall'inizio della guerra a Gaza. Lo riferisce il sito di notizie con sede ad Arlington (Virginia, Usa) Axios citando tre funzionari americani e israeliani.
Controllo delle informazioni
Netanyahu, secondo Axios, sembra voler controllare ciò che i politici e i diplomatici americani sentono da Israele, in un momento in cui il suo governo è profondamente diviso sulla sua strategia di guerra e le relazioni con gli Stati Uniti stanno diventando più tese.
L'ultima mossa di Netanyahu
L'ultima mossa di Netanyahu per controllare la narrativa sulla guerra, stando alle fonti di Axios, è arrivata tre settimane fa, quando ha vietato ai direttori delle agenzie di intelligence e di sicurezza del Mossad (focalizzati sulle operazioni all'estero) e dello Shin Bet (per gli affari interni) di incontrare il senatore Marco Rubio (Partito repubblicano/Florida). Rubio, vicepresidente della commissione dei servizi segreti del Senato, aveva richiesto gli incontri durante la sua visita in Israele il mese scorso. Alla fine è stato lo stesso Netanyahu a vedere Rubio. La decisione di Netanyahu non è stata un colpo a Rubio, hanno sottolineato i tre dirigenti che hanno parlato sotto anonimato con Axios.
"Serve una strategia più chiara"
I dirigenti statunitensi e alcuni critici di Netanyahu in Israele lo hanno visto come un segno di quello che sembra essere il suo crescente sospetto nei confronti dei servizi segreti, dell'esercito e di tutto l'apparato della sicurezza israeliani, che hanno opinioni divergenti su come il primo ministro sta conducendo la guerra. I leader di queste agenzie ritengono che Israele debba elaborare una strategia più chiara per il dopoguerra a Gaza e che l'Autorità nazionale palestinese dovrebbe avere un ruolo, una volta sconfitto Hamas.
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso "il terrorista Azmi Abu Daqqa, un operativo di Hamas nel Dipartimento appalti attivamente coinvolto nel contrabbando di armi e di fondi a Gaza". Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nelle ultime 24 ore sono stati "colpiti decine di obiettivi terroristici, inclusi due comandanti di Hamas che stavano preparando attacchi contro le truppe nell'area di Rafah".
"Mentre i nostri eroici combattenti combattono per distruggere i battaglioni di Hamas a Rafah, Gantz sceglie di lanciare un ultimatum al primo ministro invece di lanciarne uno ad Hamas". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in risposta al ministro Benny Gantz.
La risposta di Netanyahu
"Le condizioni poste da Benny Gantz sono parole vane il cui significato è chiaro: la fine della guerra e la sconfitta di Israele, il lasciare la maggior parte degli ostaggi al loro destino, il mantenimento di Hamas intatto e la creazione di uno Stato palestinese", ha aggiunto Netanyahu.
Tre domande a Gantz
Netanyahu ha poi posto tre domande a Gantz:
Passa la palla a Gantz
Il premier - ha indicato il suo ufficio - "è determinato a eliminare i battaglioni di Hamas, si oppone all'introduzione dell'Autorità palestinese a Gaza e alla creazione di uno Stato palestinese, che sarà inevitabilmente uno stato di terrore". Netanyahu ha poi sottolineato di ritenere che il "governo di emergenza sia importante per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra, compreso il ritorno di tutti i nostri ostaggi". "Mi aspetto - ha concluso - che Gantz chiarisca al pubblico le sue posizioni su questi temi".
Il gabinetto di guerra deve predisporre un piano d'azione sulla guerra entro l'8 giugno". È l'ultimatum del ministro membro del gabinetto Benny Gantz che, rivolto al premier Benyamin Netanyahu ha aggiunto: "Devi scegliere, se non sceglierai usciremo dal governo".
Decidere entro l'8 giugno
"La leadership deve vedere il quadro generale, il gabinetto di guerra deve decidere entro l'8 giugno di riportare a casa gli ostaggi, abbattere Hamas e smilitarizzare Gaza e che ci sia una direzione Usa-Ue-araba-palestinese che getti le basi di un alternativa futura a Gaza che non sia né Hamas né Abu Mazen", presidente dell'Autorità nazionale palestinese, ha aggiunto Gantz. "La scelta, Netanyahu è nelle tue mani, devi decidere. Il Netanyahu di dieci anni fa l'avrebbe fatto".
Nell'ultimo periodo qualcosa è andato storto
Gantz non ha rinnegato la scelta di entrare nel governo di guerra dopo il 7 ottobre nel suo ultimatum a Netanyahu, ma ha detto che "le cose sono andate bene a lungo, ma negli ultimi tempi qualcosa è andato storto". Gantz ha proseguito affermando che: "Le decisioni essenziali non sono state prese".
"Una nave verso gli scogli"
"Una parte dei politici si comporta in maniera codarda e pensa solo a sé stessa. Nel sancta sanctorum delle scelte di Israele - ha concluso - sono entrate considerazioni personali, una piccola minoranza ha preso il ponte di comando della nave israeliana e la sta dirigendo verso gli scogli".
Ottocentomila palestinesi "sono stati costretti a fuggire" da Rafah dall'inizio dell'operazione militare di Israele. Lo ha riferito sulla rete sociale X il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (Unrwa), Philippe Lazzarini.
Fuggire nelle zone sicure
"Quasi la metà della popolazione di Rafah, ovvero 800'000 persone, è per strada, costretta a fuggire da quando le forze israeliane hanno iniziato l'operazione militare nell'area il 6 maggio. In risposta agli ordini di evacuazione che chiedevano alle persone di fuggire nelle cosiddette zone sicure, le persone si sono recate principalmente nelle zone centrali e a Khan Younis, anche negli edifici distrutti", ha aggiunto Philippe Lazzarini.
Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 35'386, di cui 83 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 79'366, secondo la stessa fonte.
I corpi degli ostaggi israeliani Shani Louk, Amit Buskila e Itzhak Gelerenter recuperati dall'esercito ieri a Gaza, sono stati trovati avvolti in una borsa. Lo riferisce Haaretz. Le autorità investigative competenti non hanno ancora confermato se Buskila e Gelerenter siano stati assassinati il 7 ottobre e i loro corpi portati a Gaza, o se siano morti durante la prigionia. La morte di Louk il 7 ottobre era stata invece confermata il 30 ottobre dopo che resti erano stati trovati dai soldati delle forze di difesa israeliane.
Le trattative per la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas sono state sospese. Lo ha annunciato l'emittente televisiva israeliana Kan 11. Secondo le fonti coinvolte nei colloqui - riferisce il canale televisivo - i mediatori di Egitto e Qatar hanno verificato l'impossibilità in questa fase di raggiungere un accordo con Israele. In dettaglio i colloqui si sono interrotti perché le parti non riescono ad accordarsi sulle condizioni per il rilascio degli ostaggi. "Le fonti hanno indicato che le differenze sono molto ampie, soprattutto sul termine 'fine della guerra' e sulla richiesta di Israele di porre il veto sui nomi dei terroristi di cui Hamas potrebbe chiedere il rilascio" ha detto Kan 11.
L'Idf ha trovato i corpi di 3 ostaggi israeliani a Gaza: sono stati uccisi il 7 ottobre dopo essere fuggiti dal Nova Festival e i loro cadaveri portati nella Striscia. Lo ha detto in una dichiarazione speciale ai media il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. Il recupero è avvenuto con un'operazione congiunta tra lo Shin Bet e l'esercito.
Chi sono
Secondo Hagari si tratta di Amit Buskila (28 anni), di Shani Luk (23 anni) e Itzhak Galarenter (56). Tutti e tre erano al Festival musicale di Nova attaccato da Hamas, ma erano riusciti a fuggire rifugiandosi nel kibbutz di Mefalsim a ridosso dall'enclave palestinese dove però erano stati raggiunti dai miliziani e - ha detto Hagari - "uccisi in maniera atroce". I corpi sono stati recuperati nella Striscia e portati in Israele per il riconoscimento
È stato consegnato il primo carico marittimo di aiuti umanitari britannici destinati alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza tramite il molo flottante Usa di recente costruzione. È quanto si legge in una nota diffusa dal Foreign Office secondo cui si tratta di una tranche iniziale di forniture di prima necessità, comprendente 8'500 kit di copertura per gli sfollati costretti a vivere accampati, partita dall'isola di Cipro. Nelle prossime settimane giungeranno a destinazione altri aiuti, incluse 900 tende e 9'200 kit igienici e sanitari. "Sono in arrivo nuove forniture ma la via marittima non è l'unica risposta - ha dichiarato il premier britannico Rishi Sunak - Devono essere aperte più vie terrestri, compreso il valico di Rafah, per garantire molti più aiuti ai civili che ne hanno un disperato bisogno". Mentre il ministro degli Esteri David Cameron ha ribadito la richiesta a Israele di garantire l'arrivo in sicurezza degli aiuti.
L'esercito americano ha annunciato che le consegne di aiuti umanitari a Gaza sono iniziate oggi attraverso un molo temporaneo con l'obiettivo di incrementare l'assistenza di emergenza al territorio palestinese devastato dalla guerra. "Oggi intorno alle 9:00 del mattino (le 8:00 in Svizzera), i camion che trasportavano assistenza umanitaria hanno iniziato a sbarcare attraverso un molo temporaneo a Gaza", ha affermato in un comunicato il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), aggiungendo che nessun soldato americano è sceso a terra.
La polizia svedese ha arrestato diverse persone ed ha isolato una vasta area del centro di Stoccolma in seguito a sospetti spari nella zona dell'Ambasciata israeliana: lo riporta l'agenzia di stampa Reuters sul suo sito. Gli spari sono stati uditi da una pattuglia che ha lanciato l'allarme. La zona chiusa al pubblico include l'Ambasciata israeliana. Le autorità hanno aperto un'inchiesta.
La federazione calcistica palestinese ha chiesto la sospensione "immediata" di Israele dalla FIFA, l'organo di governo mondiale del calcio. "La palla è nel tuo campo", ha detto il presidente della Federcalcio palestinese Jibril Rajoub al presidente della FIFA Gianni Infantino durante la riunione di Bangkok. L'organizzazione ha deciso di affidare una consulenza legale in merito alla richiesta palestinese, ha riferito dal canto suo Infantino, durante l'assise di Bangkok, aggiungendo che la FIFA terrà una sessione straordinaria del suo consiglio direttivo prima del 20 luglio per esaminare l'analisi giuridica e decidere come procedere. La Federcalcio israeliana, nel frattempo, ha definito la richiesta palestinese un "tentativo cinico" di "danneggiare il calcio israeliano".
Il riconoscimento della Palestina è di "piena competenza" degli Stati membri, non è materia per l'Unione Europea. Lo ha detto un portavoce dell'esecutivo Ue rispondendo a una domanda. "Le posizioni su questo tra i Paesi Ue sono molto diverse tra loro e l'Ue non si occupa nemmeno del coordinamento perché per farlo ci vorrebbe l'unanimità e non c'è nemmeno per questo", ha precisato. "Siamo costantemente in contatto con i Paesi membri" su questo, "per quanto riguarda il riconoscimento di uno Stato questo è di totale competenza nazionale. Su questo dossier, inoltre, le posizioni tra i 27 sono divergenti", ha puntualizzato il portavoce rispondendo a una domanda sull'annuncio di Spagna, Irlanda e Slovenia di riconoscere la Palestina nelle prossime settimane.
Il collettivo di simpatizzanti pro-Palestina ha accettato ieri sera verso le 22.00 di sospendere l'occupazione dell'auditorium Jeunes-Rives dell'Università di Neuchâtel (UniNE) durante la notte per avviare un dialogo con il rettorato. Gli studenti si riuniranno stamattina in assemblea generale per decidere su come andare avanti. Stamani si vedono ancora degli striscioni, ma la porta dell'auditorium è chiusa. "Abbiamo compiuto un passo accettando di sospendere (l'occupazione) nella notte ma il rettorato si è mostrato completamente chiuso e rifiuta ogni dialogo pacifico. Siamo delusi", hanno spiegato membri del collettivo a un giornalista dell'agenzia Keystone-ATS.
Ieri l'occupazione
La protesta dei manifestanti pro-Palestina aveva raggiunto ieri l'UniNE, quando verso mezzogiorno un gruppo di studenti, ex studenti e dipendenti si è installato nell'auditorium Jeunes-Rives. Deputati neocastellani dell'UDC, del PLR e dei Verdi liberali hanno denunciato ieri sera in una dichiarazione comune "l'occupazione illegale" e chiesto al rettorato e al Consiglio di Stato di reagire immediatamente. "In seno ad altre università romande coloro che si rifiutano di aderire alla causa hanno riferito di un clima deleterio che impedisce loro di studiare decentemente. Ciò non deve essere tollerato nelle aule dell'Università di Neuchâtel", hanno affermato.
"Le nostre forze stanno combattendo in tutta la Striscia di Gaza, a Jabalyia, Zaitun e Rafah. Lo facciamo evacuando la popolazione civile e adempiendo al nostro impegno nei confronti dei loro bisogni umanitari. I nostri sforzi responsabili stanno dando i loro frutti". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu. A suo dire "finora a Rafah è stato evacuato dalle zone di combattimento quasi mezzo milione di persone. La catastrofe umanitaria di cui hanno parlato non si è materializzata, né si materializzerà".
"Il giorno dopo"
Netanyahu, in un discorso diffuso dal suo ufficio, ha quindi sottolineato che "i discorsi sul 'giorno dopo', finché Hamas rimarrà intatto, rimangono solo solo chiacchiere, prive di contenuto". "Fino a quando non sarà chiaro che Hamas non controlla militarmente Gaza, nessun partito - ha aggiunto - sarà disposto ad assumere la gestione civile di Gaza per paura della sua sicurezza". "Contrariamente a quanto si sostiene, da mesi siamo impegnati in vari tentativi - ha spiegato - per trovare una soluzione a questo complesso problema". "Alcuni tentativi sono segreti e questa è una buona cosa. Questo fa parte degli obiettivi di guerra che abbiamo definito e siamo determinati a raggiungerlo anche noi". "L'eliminazione di Hamas è un passo necessario - ha concluso - per garantire che 'il giorno dopo' non vi sia a Gaza alcun elemento che ci minacci". Netanyahu ha poi ricordato di aver già "autorizzato le forze di sicurezza a consentire agli abitanti di Gaza, non affiliati ad Hamas, di integrarsi nella gestione civile della distribuzione alimentare a Gaza. Questo tentativo non ha avuto successo, poiché Hamas li ha minacciati e ne ha addirittura feriti alcuni per scoraggiarne altri".
È finita l'occupazione dell'edificio Géopolis dell'Università di Losanna (UNIL) da parte di manifestanti pro-Palestina. Il dialogo tra l'ateneo e il collettivo studentesco ha infatti permesso di raggiungere un accordo. Lo comunica oggi la stessa università romanda. In risposta alle rivendicazioni del gruppo, la direzione si impegna a creare una cellula di esperti. Essa valuterà le collaborazioni con istituti scientifici nel contesto dei conflitti armati dal punto di vista dell'etica, dell'integrità scientifica, del diritto internazionale e della libertà accademica.
Due settimane di occupazione
L'azione è durata quasi due settimane. Ieri pomeriggio, la direzione dell'UNIL ha presentato a una delegazione del collettivo le ultime risposte alle sue richieste. Queste sono state accettate nel corso di un'assemblea svoltasi in serata. Pur rifiutandosi di entrare in materia sul boicottaggio accademico rivendicato dagli occupanti, i vertici dell'ateneo losannese si sono assunti una serie di impegni. Oltre alla creazione del team di esperti, l'UNIL rafforzerà ad esempio la rete e il dispositivo "Scholars at risk" per i ricercatori palestinesi, così come il sostegno a studenti dalla stessa provenienza. Verrà anche istituito un programma per appoggiare la ricostruzione delle capacità accademiche palestinesi. L'università garantisce la trasparenza di queste misure, ma sottolinea come siano subordinate al rispetto delle promesse fatte dal collettivo. Ribadisce poi la condanna a ogni proposito contrario ai valori enunciati nella sua Carta: "Qualsiasi atto o discorso riprovevole sarà oggetto di indagine", viene assicurato nella nota.
Cinquantadue camion commerciali privati sono entrati ieri sera dal valico di Kerem Shalom, mentre sia quel passaggio che quelli di Rafah e Al Awja restano chiusi per il nono giorno consecutivo agli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. Lo riferisce il capo della Mezzaluna Rossa egiziana del Nord Sinai Khaled Zayed, mentre fonti dell'Aereonautica hanno fatto sapere che Israele continua anche a non autorizzare il lancio di aiuti dagli aerei, e questo per il sesto giorno consecutivo. "Nonostante la presenza di numerosi aerei dei Paesi della coalizione internazionale in una delle basi militari giordane, tra cui un aereo cargo militare Airbus C295M appartenente all'aeronautica egiziana - precisa la fonte - le autorità israeliane continuano a rifiutare il permesso di sorvolare la Striscia". L'ultimo lancio è stato effettuato il 9 maggio scorso. Davanti al valico di Rafah restano in coda migliaia di camion di alimentari e medicine, con i carichi sempre più deperiti, e di carburante.
Il governo israeliano ha respinto all'unanimità, su proposta del premier Benyamin Netanyahu, la recente Risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu che consente alla Palestina di diventare membro delle Nazioni Unite. Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier. "Non daremo una ricompensa per il terribile massacro del 7 ottobre. Non permetteremo loro - ha detto Netanyahu - di creare uno stato terrorista dal quale possano attaccarci ancora più forte".
Le istituzioni pubbliche non dovrebbero permettere a un'occupazione di durare numerosi giorni manifestando l'ostilità verso un Paese e un gruppo. A dirlo è l'ambasciatrice israeliana in Svizzera, Ifat Reshef, che in particolare chiede all'Università di Losanna (UNIL), la prima in Svizzera teatro di proteste da parte di studenti pro-Palestina, di agire in maniera più incisiva. La diplomatica, in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano "24 heures", afferma di essere attenta alla situazione di studenti e ricercatori ebrei da quando è cominciata, a inizio mese, l'occupazione dell'ateneo romando. "Mi hanno riferito che non si sentono più i benvenuti nel campus. Devono nascondere la loro identità per paura di essere guardati con ostilità", dichiara Reshef.
"L'Università dovrebbe agire in modo più deciso"
"La libertà di espressione non dovrebbe includere il diritto di emarginare le persone e farle sentire in pericolo", prosegue l'ambasciatrice dalle colonne del giornale. A suo avviso, i discorsi degli occupanti abusivi non possono essere considerati una "critica politica legittima". Anche perché, continua, si sono sentite ad esempio esternazioni a sostegno di Hamas e per l'eradicazione di Israele. "Non credo che una situazione del genere sarebbe tollerata così a lungo se fosse coinvolto un altro gruppo", lamenta Reshef. La rappresentante dello Stato ebraico nella Confederazione dice di essere in contatto con la direzione dell'Università di Losanna. "So che sono sotto pressione e che stanno cercando di fare le scelte giuste. Tutti vogliono evitare attriti, ma l'UNIL dovrebbe agire in modo più deciso per porre fine all'occupazione", sottolinea l'ambasciatrice. Reshef considera inoltre un errore il fatto che l'ateneo abbia accettato di esaminare la collaborazione con le università israeliane. Sollecitata sull'effetto domino delle proteste, che da Losanna si sono allargate a vari altri atenei svizzeri, la diplomatica avverte del rischio che "la situazione sfugga di mano". "Le università devono rimanere luoghi in cui tutti si sentano al sicuro: oggi non è così", commenta amareggiata.
Ieri Ginevra, oggi Berna. Stamani la polizia ha sgomberato gli studenti filopalestinesi che occupavano un edificio dell'Università di Berna, secondo quanto riferito da un giornalista dell'agenzia di stampa Keystone-ATS. In risposta alla richiesta della polizia, i 30 occupanti ancora presenti hanno lasciato il sito intorno alle 05:00. Prima di ritirarsi hanno intonato slogan pro-palestinesi all'esterno degli edifici, ha osservato il giornalista. Non hanno opposto resistenza, ha dichiarato una portavoce degli studenti. La polizia ha messo in sicurezza l'accesso all'edificio, impedendo ai giornalisti di entrare nel campus.
Ieri l'ultimatum dell'ateneo
Decine di attivisti occupavano diversi locali dell'università, compresa la mensa universitaria, da domenica sera. Chiedevano il "boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane", richiesta respinta dal rettorato. L'università aveva dato loro un ultimatum per lasciare i locali, che hanno ignorato. Lunedì il rettorato aveva definito la situazione inaccettabile e annunciato che non avrebbe tollerato alcuna intimidazione da parte di membri dell'università.
Il Qatar denuncia che gli aiuti umanitari non riescono a raggiungere Gaza dal 9 maggio. Intanto, la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite all'Aja terrà delle udienze giovedì e venerdì per discutere le nuove misure di emergenza richieste dal Sudafrica dopo gli attacchi di Israele a Rafah. Lo ha dichiarato il tribunale come riporta Haaretz.
Nei saluti inviati dal presidente degli Stati Uniti Biden all'israeliano Isaac Herzog in occasione del 76esimo Giorno dell'Indipendenza di Israele, Biden ha affermato che "gli Stati Uniti sono orgogliosi della loro relazione duratura con Israele" e che "l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele è ferreo". Lo riporta Haaretz. Biden ha riconosciuto che "l'anno trascorso è stato profondamente doloroso... ma il popolo di Israele ha mostrato una forza e una resilienza straordinarie. E' fondamentale che i nostri Paesi - afferma Biden - lavorino insieme per aumentare sicurezza e pace per Israele e per l'intera regione. Spero che le nostre nazioni continuino a lavorare insieme per creare un futuro migliore per tutto il nostro popolo".
La Croce Rossa Internazionale e i suoi partner - tra cui la Croce Rossa Svizzera - apriranno un ospedale da campo a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, per cercare di rispondere a quella che è stata definita una domanda ''enorme'' di assistenza sanitaria. Una situazione resa ancora più grave dall'inizio dell'operazione militare israeliana su Rafah, che ha portato alcune cliniche a sospendere le loro attività per l'assenza di medici. "Le persone a Gaza stanno lottando per accedere alle cure mediche di cui hanno urgentemente bisogno, in parte a causa dell'enorme richiesta di servizi sanitari e del numero ridotto di strutture sanitarie funzionanti", ha affermato il Comitato internazionale della Croce Rossa. "Medici e infermieri hanno lavorato 24 ore su 24, ma la loro capacità è stata portata oltre il limite", prosegue la nota. Il personale del nuovo ospedale da campo sarà in grado di curare circa 200 persone al giorno e potrà fornire cure chirurgiche di emergenza e gestire vittime di massa, oltre a fornire servizi pediatrici, spiega la Croce Rossa Internazionale. "Il personale medico si trova ad affrontare persone che arrivano con ferite gravi, malattie trasmissibili in aumento che potrebbero portare a potenziali epidemie e complicazioni legate a malattie croniche non trattate che avrebbero dovuto essere curate giorni prima", ha sottolineato.
Da oggi a mezzogiorno, studenti occupano l'edificio principale dell'università di Zurigo. Chiedono in particolare che l'alta scuola boicotti istituzioni e aziende israeliane coinvolte in quello che definiscono un genocidio a Gaza. I manifestanti rifiutano ogni forma di violenza, antisemitismo e islamofobia, indica un comunicato del gruppo Students for Palestine (studenti per la Palestina), che afferma di iscriversi nel movimento internazionale, pacifico e di solidarietà con i palestinesi. Come in altre università, i dimostranti chiedono anche che l'università prenda una posizione chiara sulle violazioni dei diritti umani nella guerra nella Striscia. Stando alla nota, gli occupanti intendono rimanere nell'edificio finché le loro richieste non saranno accolte.
L'amministrazione Biden valuta che Israele abbia ammassato abbastanza truppe ai margini di Rafah per procedere con un'incursione nei prossimi giorni, secondo la Cnn. "Non riteniamo che quello che sta accadendo" nella Striscia di Gaza "sia un genocidio", ha detto il consigliere alla Sicurezza nazionale americano Jack Sullivan. Intanto, le sirene di allarme antirazzi da Gaza sono risuonate nelle comunità israeliane a ridosso della Striscia e ad Ashkelon, città costiera non lontano dalla Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Oggi in Israele si festeggia il Giorno dell'Indipendenza. Stanotte altri 14 persone sono morte nei raid israeliani sull'enclave palestinese. Ieri un dipendente dell'Onu era rimasto ucciso e un altro ferito.
Gli Usa "non credono in una vittoria totale di Israele"
L'amministrazione Biden non crede tuttavia che l'attuale strategia di Israele contro Hamas porterà alla "vittoria totale" sul movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza, ha detto il vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell citato dai media Usa. "A volte i leader israeliani parlano dell'idea di una sorta di vittoria schiacciante sul campo di battaglia, di una vittoria totale, ma non penso che crediamo che ciò sia probabile o possibile", ha affermato ieri Campbell intervenendo al Summit della gioventù della Nato a Miami. Molti Paesi vogliono vedere una "soluzione politica in cui i diritti dei palestinesi siano maggiormente rispettati", ha aggiunto il vicesegretario di Stato americano. "Non penso che sia mai stato così difficile come in questo momento, ma credo ancora che l'impegno ci sia", ha detto.
La polizia è intervenuta stamattina presto per sgomberare gli studenti filopalestinesi che occupavano l'Università di Ginevra da quasi una settimana. Secondo un giornalista di Keystone-ATS, ha sfollato una cinquantina di manifestanti che si rifiutavano di andarsene. Una ventina di agenti di polizia in uniforme e in borghese sono entrati nell'edificio UniMail intorno alle 05:00, ha indicato la portavoce della polizia ginevrina Aline Dard. Gli agenti hanno effettuato controlli d'identità e hanno evacuato l'edificio. Gli studenti filopalestinesi sono stati ascoltati uno dopo l'altro dalla polizia. In totale 49 persone sono state interrogate prima di essere liberate, ha dichiarato il portavoce del Potere giudiziario ginevrino, Olivier Francey. Il rettorato dell'Università di Ginevra (UNIGE) ha sporto denuncia per violazione di domicilio nei confronti delle persone che si sono accampate all'UniMail.
Università "riportata al suo stato originale"
Questa mattina non c'era più traccia dell'occupazione dell'edificio. Gli striscioni e le bandiere palestinesi che tappezzavano le pareti e le gallerie di UniMail sono stati rimossi. I divani, i tavoli e le poltrone che erano stati installati nella sala principale sono scomparsi. UniMail è stata riportata al suo stato originale, ha fatto sapere il portavoce di UNIGE, Marco Cattaneo. Questa mattina agenti di sicurezza continuavano a controllare gli ingressi. Solo i membri della comunità universitaria vi hanno accesso. Queste verifiche sono state introdotte durante il fine settimana. "La nostra volontà è di revocare questa misura il prima possibile, ma per il momento viene mantenuta", ha dichiarato Cattaneo. La questione di eventuali sanzioni accademiche nei confronti dei disturbatori non è stata ancora affrontata dalla direzione dell'università.
L'ultimatum della direzione
In una lettera inviata ieri alla comunità universitaria, il rettorato di UNIGE aveva dichiarato di comprendere il "sostegno e la solidarietà" dimostrati dal collettivo studentesco nei confronti delle vittime del conflitto a Gaza. Tuttavia, aveva chiesto loro di "rispettare le regole di sicurezza" e i limiti legali. Dall'inizio dell'azione, una settimana fa, il rettorato aveva sottolineato l'illegalità dell'occupazione dell'UniMail al di fuori degli orari di apertura dell'edificio. Aveva inoltre chiesto la rimozione di uno striscione che proclama la liberazione della Palestina dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo. Un messaggio che potrebbe essere interpretato come un appello alla distruzione dello Stato di Israele.
Le rivendicazioni degli studenti
Gli studenti filopalestinesi da parte loro chiedevano in particolare che UNIGE prendesse posizione a favore di un cessate il fuoco immediato a Gaza e che ponesse fine alla collaborazione con le università e gli istituti di ricerca israeliani.
"Non riteniamo che quello che sta accadendo a Gaza sia un genocidio". Lo ha detto il consigliere alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan.
Scambio di insulti, sui social, tra il presidente colombiano, Gustavo Petro, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Quest'ultimo ha detto che il suo Paese non avrebbe preso "lezioni da un antisemita che sostiene Hamas", dopo che Petro, pochi giorni fa, aveva chiesto alla Corte penale internazionale dell'Aja di emettere un ordine d'arresto nei confronti di Netanyahu. "Signor Netanyahu, passerai alla storia come un genocida", ha risposto a sua volta il leader progressista colombiano, smentendo di appoggiare Hamas in quanto "sostenitore della democrazia repubblicana, plebea e laica". "Sganciare bombe su migliaia di bambini, donne e anziani innocenti non fa di te un eroe. Ti poni al fianco di coloro che hanno ucciso milioni di ebrei in Europa. Un genocida è un genocida, non importa se ha una religione o no. Cerca almeno di fermare il massacro", ha postato Petro.
Le proteste studentesche pro-Palestina si espandono in Svizzera. Oggi sono stati occupati spazi delle Università di Basilea e Friburgo. Gli occupanti di Friburgo hanno sottolineato in un comunicato che si tratta di un'azione pacifica. I manifestanti chiedono un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane e un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. All'azione partecipano circa cento persone, ha constatato un corrispondente di Keystone-ATS sul posto. Gli studenti domandano anche che l'ateneo tolga il memoriale dedicato a Chaim Weizmann - primo presidente di Israele e alunno dell'Università di Friburgo - presente nell'Aula Magna e che modifichi il nome alla Conferenza Chaim Weizmann. Anche a Basilea i manifestanti chiedono all'ateneo di prendere coscienza delle proprie responsabilità e interrompere le collaborazioni con gli istituti israeliani. Questa mattina davanti alla sede si erano radunate circa 50 persone, come ha constata un corrispondente di Keystone-ATS. All'interno se ne contavano circa 30. Le proteste sono iniziate la scorsa settimana a Ginevra, Losanna e Zurigo e ieri sono giunte a Berna.
Berna e Friburgo ordinano lo sgombero
L'Università di Berna ha dal canto suo comunicato oggi che non accetta l'occupazione dei suoi spazi e ha pertanto intimato ai manifestanti di sgomberare. La situazione per l'ateneo non è tollerabile, ha detto il rettore Christian Leumann tramite un comunicato. "Parlerò direttamente con gli occupanti sul posto. Non ci lasciamo ricattare", ha affermato. Anche a Friburgo i manifestanti dovranno lasciare i locali a fine pomeriggio, ha indicato un portavoce a Keystone-ATS. La direzione dell'istituto sta discutendo su come dare seguito alla manifestazione, ma i locali devono poter chiudere agli orari abituali, ha aggiunto. L'ateneo è pronto a discutere, ma solo in presenza dell'Associazione generale degli studenti dell'Università di Friburgo (AGEF). "Gli organizzatori della protesta non ci sono noti, ignoriamo chi siano. Non entreremo quindi in materia al momento, ma siamo aperti a discussioni in presenza dell'AGEF", ha detto ancora il portavoce.
Accuse respinte
In mattinata l'Università bernese aveva risposto alle accuse di avere una posizione pro-Israele. Gli atenei non sono attori politici, ha spiegato un portavoce all'agenzia Keystone-ATS. Con due Università israeliane esistono accordi per lo scambio di studenti, ma non ci sono grandi collaborazioni a livello di ricerca. Cooperazioni esistono - come usuale a livello scientifico - in grandi progetti internazionali, che riguardano ad esempio il Cern. Gli atenei hanno il compito di fornire prestazioni nell'ambito della ricerca e dell'istruzione. In questo senso il dialogo accademico è di fondamentale importanza "Le Università non possono tollerare l'esclusione di persone o istituzioni dalla comunità accademica", ha aggiunto il portavoce. Una strumentalizzazione del lavoro degli atenei non è un buon presupposto per un dialogo costruttivo.
Fonti dal lato egiziano del valico di Rafah tra Egitto e Striscia di Gaza fanno sapere che il rumore delle esplosioni degli attacchi israeliani sul lato palestinese è stato molto forte stanotte, tanto da essere udito a fino a circa 30 chilometri di distanza all'interno del Sinai. "Il suono è stato incessante fino all'alba, si sentiva anche il rumore delle case che crollavano, poi è tornata la calma, mentre i due valichi di Rafah e Kerem Salem restano chiusi al passaggio di aiuti per la popolazione di Gaza e ai feriti in uscita", hanno riferito testimoni diretti e corrispondenti della stampa egiziana.
Gli aiuti umanitari continuano ad arrivare
In mattinata, in una calma irreale dal lato egiziano di Rafah, numerosi camion di aiuti umanitari si sono rimessi in coda davanti al terminal sperando di passare. Intanto, continuano ad arrivare all'aeroporto egiziano di Al-Arish, nel nord Sinai, carichi di aiuti per la popolazione di Gaza, nonostante la chiusura dei valichi con la Striscia. Lo riferiscono fonti dell'aeroporto. Questa mattina lo scalo ha ricevuto un aereo appartenente all'aeronautica degli Emirati Arabi Uniti da una base militare nel nord-est di Abu Dhabi, che trasportava diverse tonnellate di aiuti umanitari e forniture di soccorso per sostenere la popolazione di Gaza.
Israele non concede il lancio degli aiuti
"Nelle ultime ore diversi aerei appartenenti a Paesi della coalizione internazionale hanno tentato di effettuare lanci di aiuti su alcune zone poco accessibili della Striscia di Gaza ma le autorità israeliane hanno rifiutato di concedere a questi aerei il permesso di effettuare i lanci", afferma dal canto suo una fonte aereoportuale egiziana, precisando che "un aereo cargo militare Airbus C295M dell'aeronautica egiziana si trova in una base militare giordana in attesa della necessaria approvazione insieme a diversi altri aerei dei paesi della coalizione internazionale". L'ultima operazione di lancio di aiuti dagli aerei su Gaza ha avuto luogo il 9 maggio, dicono le fonti.
Lo Stato ebraico continua a lavorare per raggiungere gli obiettivi di guerra
Intanto, l'esercito israeliano ha fatto sapere che 4 soldati sono stati feriti da due missili anti tank lanciati dal Libano nell'area di Yiftah, nel nord del Paese, dove prima erano risuonate le sirene di allarme. Lo ha fatto sapere il portavoce militare aggiungendo che un drone passato da Libano è caduto nell'area di Zarit, sempre nel nord di Israele, ma senza provocare vittime. In una conversazione telefonica con il segretario di stato americano Antony Blinken, il ministro della difesa Yoav Gallat ha nel frattempo ribadito "l'impegno di Israele nel continuare ad operare per raggiungere gli obiettivi della guerra: il rilascio dei 132 ostaggi e la distruzione di Hamas". Lo ha fatto sapere l'ufficio di Gallant secondo cui i due hanno "discusso degli sviluppi a Gaza, incluse le operazioni dell'Idf nella Striscia contro il terrorismo e l'azione mirata nell'area di Rafah contro i restanti battaglioni di Hamas e per la sicurezza dei valichi". Dal canto suo, l'Egitto ha informato gli altri mediatori nei negoziati per Gaza del suo "categorico rifiuto dell'escalation israeliana nella Rafah palestinese" e che ritiene "Israele responsabile del deterioramento della situazione nella Striscia di Gaza" e di "impedire gli aiuti". Lo ha detto una fonte di alto livello all'emittente statale egiziana Al Qahera.
Critiche ad altri esponenti governativi
Intanto, oltre al ministro Itamar ben Gvir, anche altri esponenti del governo di Benyamin Netanyahu sono stati brevemente contestati nelle cerimonie per il Giorno dei caduti (Yom HaZikaron) svoltesi oggi in tutta Israele, la prima volta dopo il 7 ottobre. Lo hanno riferito i media secondo cui lo stesso ministro della difesa Yoav Gallant nel cimitero militare di Tel Aviv è stato oggetto di una protesta silenziosa da parte di 3 persone che avevano cartelli, tra cui uno con la scritta "Il loro sangue è sulle vostre mani". A Gallant - secondo le stesse fonti che citano il video di un attivista sui social - è stato urlato da uno dei presenti di lasciare la cerimonia. A Natanya, al ministro dell'Intelligence Gila Gamliel è stato intimato di andarsene da una donna, poi rimbeccata da un altro presente. Lo stesso è avvenuto al cimitero militare Holon al ministro dell'edilizia Yitzhak Goldknopf a cui è stato gridato durante il suo intervento "Vergogna". Anche il ministro dei trasporti Miri Regev ha avuto la sua contestazione da parte di una donna alla fine del suo discorso.
Due minuti di sirene hanno fermato Israele per "Yom HaZikaron", il giorno in cui il Paese ricorda i suoi caduti: soldati morti in combattimento e civili uccisi in atti di terrorismo. Le sirene hanno dato il via alle cerimonie pubbliche in tutto il Paese. Sul Monte Herzl a Gerusalemme - dove c'è il sacrario dei caduti - la cerimonia principale ha avuto inizio con il passaggio dei jet da guerra in cielo. Alla manifestazione partecipano sia il capo dello stato Isaac Herzog sia il premier Benyamin Netanyahu. Secondo i dati diffusi dalle autorità, dallo scorso anno sono stati 1'594, tra soldati e civili, quelli uccisi in combattimento o in atti di terrorismo, ovvero l'anno più luttuoso in cinque decenni. La maggior parte dei caduti di quest'anno è stata a causa della guerra a Gaza e dell'attacco di Hamas. "Tutti sentiamo che la sicurezza di cui siamo sempre stati orgogliosi non l'abbiamo data al popolo di Israele il 7 ottobre", ha detto il capo dello Shin Bet Ronen Bar in una cerimonia per "Yom HaZikaron", il giorno che ricorda i caduti di Israele. "Tutti siamo consapevoli dell'errore e la sensazione che avremmo potuto impedirlo. E come responsabile delle attività dello Shin Bet lo sento - ha aggiunto - forse più di chiunque altro". Dal canto suo, il ministro della sicurezza nazionale - e leader di destra radicale - Itamar Ben Gvir è stato contestato alla cerimonia nel cimitero di Ashdod per il Giorno dei caduti. Lo hanno riferito i media secondo cui, al suo arrivo sul posto, qualcuno gli ha gridato: "Criminale, cosa ci fai qui?". In un video diffuso su social si vede un'anziana signora inveire contro il ministro, difeso invece da qualcun altro.
La cronaca dal fronte
Intanto, secondo notizie di fonte palestinese - citate dai media israeliani - sono in corso ulteriori attacchi da terra - anche con i tank - e dall'aria dell'Idf nella zona di Jabalya a nord di Gaza, dove l'esercito già ieri l'altro ha avviato un'operazione contro Hamas, in particolare verso il campo profughi locale. Le fonti hanno segnalato diversi morti sul campo. Lo stesso - secondo le stesse fonti - sta avvenendo a Rafah, nel sud della Striscia, dove l'Idf continua ad avanzare nella parte orientale della città, in particolare in altri quartieri della stessa area più vicini al centro dopo aver preso un'importante arteria tra le due zone.
L'emittente araba Al Jazeera afferma che una donna palestinese è morta e altre dieci persone sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito una casa della città di Gaza. Intanto, le sirene di allarme stanno risuonando nelle comunità israeliane attorno alla Striscia, in particolare nei Kibbutz Mefalsim e Nativ HaAsarà. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Ieri sera, invece, era stato ucciso in un raid un esponente del gruppo paramilitare palestinese Fronte democratico. Intanto, ha superato quota 35 mila morti il bilancio delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, secondo Hamas. "Più civili che terroristi", ha denunciato il segretario di Stato americano Anthony Blinken.
"Smantelleremo il dominio di Hamas"
Da parte sua, il ministro della difesa israeliano Yoav Galant ha ribadito che "il conflitto continuerà finché non riavremo i nostri ostaggi, smantelleremo il dominio di Hamas e le sue capacità militari, e ripristineremo la prosperità di Israele". Galant si è espresso nella cerimonia per "Yom HaZikaron" in memoria dei caduti di Israele sul sacrario del Monte Herzl a Gerusalemme. Alle 11 (le 10 in Svizzera) in tutto il Paese per la seconda volta da ieri sera suoneranno le sirene per ricordare i soldati uccisi in combattimento e i civili per atti di terrorismo. Gallant ha poi osservato che "questa guerra plasmerà le vite" dei cittadini di Israele "per i decenni a venire". Dal canto suo, l'Ambasciata d'Israele presso la Santa Sede si è detta "indignata dopo aver appreso che l'11 maggio dopo l'Incontro mondiale sulla fraternità umana svoltosi nell'atrio della Basilica di San Pietro il luogo è stato contaminato da un flagrante discorso antisemita".
A Gaza sono stati uccisi più civili che terroristi e c'è un divario fra le intenzioni di Israele e i risultati in termini di protezione dei civili. Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken in un'intervista a Cbs.
"Israele ha gli strumenti per ridurre i danni civili nelle sue operazioni, ma risultati lasciano dubbi"
Nel rapporto del Dipartimento di Stato presentato al Congresso nei giorni scorsi si afferma che Israele ha "la conoscenza e gli strumenti per attuare le pratiche migliori per ridurre i danni civili nelle sue operazioni militari". Tuttavia, i "risultati sul terreno, incluso l'elevato numero di vittime civili, sollevano sostanziali dubbi sul fatto che l'Idf li abbia usati in modo efficace in tutti i casi".
L'amministrazione Biden critica Israele per l'uso delle armi americane a Gaza ma senza sospenderne l'invio. Secondo il sommario del rapporto consegnato dal Dipartimento di Stato al Congresso, l'uso delle armi americane da parte di Israele ha probabilmente violato la legge internazionale, ma le prove non sono definitive. "La natura del conflitto a Gaza rende difficile raggiungere conclusioni definitive sui singoli incidenti" ma è "ragionevole" ritenere che le armi americane siano state usate dalle forze israeliane in modalità non in linea con la legge internazionale o con le migliori pratiche per limitare i danni ai civili.
"Sostanziale aumento" degli sforzi per gli aiuti umanitari
Nel rapporto si osserva che Israele "non ha cooperato pienamente" con il governo americano nei mesi iniziali della guerra per massimizzare gli aiuti umanitari a Gaza, anche se recentemente si assiste a un "sostanziale aumento" degli sforzi. Anche se gli aiuti che raggiungono i civili palestinesi restano "insufficienti", "non riteniamo che il governo israeliano stia vietando o limitando la consegna dell'assistenza umanitaria americana", aggiunge il rapporto.
"Decine di civili, fra cui un giornalista, sua moglie e suo figlio, sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti" in incursioni aeree israeliane in vari punti della Striscia di Gaza, secondo quanto scrive l'agenzia di stampa palestinese Wafa.
Bombardamenti nell'area di Rafah
Secondo Wafa, che cita fonti locali, il cronista Bahaa Okasha e i suoi familiari sono morti in casa loro nel campo di Jabalia, nel nord. Altre vittime nel centro della città di Gaza. Dieci morti ad Al-Zawaida, nel centro della Striscia. Bombardamenti, infine, nell'area di Rafah.
La Fondazione Federica Spitzer ha promosso a Lugano un incontro con un israeliano e una palestinese. I due sono co direttori del villaggio Wahat al-Salam/Neve Shalom, Oasi di Pace in italiano, ossia un progetto che ospita 3'000 persone per metà palestinesi e per metà ebrei. Il villaggio, fondato nel 1970, è un modello di uguaglianza, d'integrazione e rispetto reciproco e sfida il conflitto permanente in Medio Oriente.
Cos'è il progetto Wahat al-Salam/Neve Shalom
Nir Sharon: "È un progetto di costruzione di pace. È un progetto educativo che mostra che una società comunitaria nella regione del Medio Oriente è possibile. In questo momento 3'000 persone con 100 famiglie, ma speriamo che il numero possa aumentare".
Quali attività promuovete nel villaggio?
Samah Salaime: "È un villaggio che ospita 50% famiglie palestinesi e 50% famiglie ebree israeliane. Le persone all’interno del villaggio hanno deciso di vivere insieme, già da 45 anni, per stabilire una comunità che crede nella pace. Le prime 4 famiglie che hanno fondato il villaggio hanno dato l’esempio per condividere la vita, la pace e educare le prossime generazioni. Abbiamo 3 progetti educativi: il più grande è la scuola elementare ed è la prima scuola bilingue e binazionale della nostra regione. Ciò significa che i bambini arabi crescono assieme ai bambini ebrei: è un modello veramente unico perché in Israele le scuole sono ancora segregate. Io, per esempio, ho frequentato la scuola elementare per arabi accanto a quella per ebrei. Nella nostra scuola insegniamo arabo, ebraico e inglese. L’altro grande progetto è la scuola per la pace. Lavorare con i bambini è molto più facile che con gli adulti. Mettiamo insieme genitori, studenti e lavoratori di diverse professioni nelle stesse condizioni, con le stesse regole, per dialogare. È un intervento a lungo termine che supera il concetto di workshop faccia a faccia. Cerchiamo di far discutere palestinesi ed ebrei per trovare delle soluzioni e dei compromessi per il conflitto israelo-palestinese. La terza incredibile struttura invece è il Centro Spirituale Pluralistico di comunità. Fornisce attività e strumenti legati all’arte, alla documentaristica, alla cultura e soprattutto alla pluralità religiosa. Non abbiamo bisogno di una sinagoga, di una moschea o di una chiesa: crediamo nel culto privato e ci arricchiamo da ogni religione".
Quali sono i valori principali?
Nir Sharon: "Il primo valore è la costruzione di una situazione di pace. Sottolineiamo anche l’uguaglianza, la giustizia e la dignità. Il rispetto verso il prossimo è il nostro principio. Il valore è una parola importante, ma pensiamo di basare tutto sull’umanità. Non inventiamo nulla di nuovo, agiamo da essere umano".
Samah Salaime: "Parliamo di uguaglianza, perché lo stato israeliano ha creato delle classi di cittadini. Io, da palestinese, sono una cittadina di serie b. Gli ebrei hanno più diritti e più privilegi, come per esempio entrare in più luoghi rispetto a me, eppure paghiamo le stesse tasse. Per noi non deve esistere una supremazia da parte di una nazione. Noi mettiamo la persona prima della nazionalità e della religione e vogliamo combattere attraverso la democrazia".
Ci sono pressioni da parte del governo israeliano?
Samah Salaime: "Le pressioni arrivano dalla destra israeliana. Siamo stati attaccati fisicamente più volte. Tre anni fa è stata attaccata anche la Scuola per la Pace e la Libreria della Pace. Sappiamo di non essere popolari cambiando il pensiero unico e la narrativa israeliana. Negli ultimi 20 anni stiamo combattendo contro il governo. Ci tuteliamo tra di noi, perché sappiamo di non avere alcun tipo di supporto. Sappiamo però che nel mondo e in Palestina c’è gente che ci sostiene. Quando il mondo è pronto ad imparare cosa stiamo facendo, noi abbiamo qualcosa da offrire. Quando la guerra è iniziata sono arrivati molti giornalisti da tutte le parti del mondo. Nessun media israeliano invece si è fatto vivo: non vogliono ascoltare una voce diversa. La cosa particolare è che quando è iniziata la catastrofe, il governo israeliano voleva mostrare al mondo che c’è un progetto che crede nella pace all’interno del loro paese, ma noi sappiamo che non ci supportano; quindi, abbiamo rifiutato di essere utilizzati come villaggio-immagine".
Cosa ne pensate delle occupazioni universitarie in Svizzera?
Nir Sharon: "Penso che le proteste e le manifestazioni sono l’emblema della democrazia. Anche se c’è qualcosa difficile da sentire, grazie alla democrazia, tutti possono ascoltare. Per esempio, io partecipavo alle manifestazioni per la democrazia in Israele prima della guerra e ovviamente c’è una grande varietà d’opinione all’interno di ogni manifestazione. Noi, nel nostro villaggio, accettiamo ogni forma di pensiero: è il modo giusto di agire, anche se non si è d’accordo con ogni opinione. Se un’opinione diversa dalla mia può accrescere il mio essere, sono contento di ascoltarla".
Samah Salaime: "Ascoltare le proteste dei giovani studenti è una delle forme di democrazia. Non possiamo zittire tutti: lo so che sono voci problematiche, ma la maggior parte delle persone che manifesta il loro dissenso vuole che la guerra termini e io condivido appieno questo messaggio".
La Svizzera si è astenuta dal voto all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla concessione di nuovi diritti ai palestinesi in seno all'Onu. Una posizione in linea con l'astensione della Svizzera al Consiglio di sicurezza in aprile sulla piena adesione della Palestina, sottolinea il DFAE. Il voto di oggi si è basato sull'opinione che la risoluzione presentata dagli Emirati Arabi Uniti "contiene troppi elementi che anticipano l'esito di un eventuale riesame da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu della piena adesione della Palestina", spiega il Dipartimento degli Affari Esteri (DFAE) sul suo sito web dedicato al conflitto mediorientale.
In altre parole, il testo adottato da un'ampia maggioranza di Stati membri dell'Onu - con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni - è destinato a bruciare le tappe. Il DFAE ricorda che, secondo la Carta dell'Onu, affinché uno Stato diventi membro a pieno titolo, una raccomandazione del Consiglio di sicurezza è una condizione necessaria prima che l'Assemblea generale possa prendere una decisione. Il 18 aprile, gli Stati Uniti hanno posto il veto alla richiesta di adesione della Palestina al Consiglio di Sicurezza. La Svizzera e il Regno Unito si sono astenuti, mentre gli altri 12 membri hanno votato a favore.
La posizione della Svizzera
Nel giustificare l'astensione del 18 aprile, la Svizzera ha sostenuto che "dal punto di vista della politica di pace", l'adesione della Palestina "non favorisce l'alleggerimento della situazione sul terreno, data la grande instabilità e insicurezza che regna nella regione". Allo stesso modo, per quanto riguarda il voto di oggi, pur non essendo "contraria", la Svizzera afferma di ritenere "preferibile prevedere modifiche allo status della Palestina all'Onu in un momento in cui questa richiesta sarà parte di un processo di pace logico e duraturo".
Hamas: "L'Onu riconosce i diritti dei palestinesi"
Hamas plaude al voto dell'Onu sulla Palestina. "Consideriamo questa risoluzione - ha scritto la fazione islamica su Telegram - un riconoscimento della necessità che il nostro popolo palestinese ottenga i propri diritti legittimi e un'affermazione della cooperazione internazionale, a fronte della volontà Usa di sostenere la guerra di annientamento condotta contro di lui. Chiediamo ai Paesi liberi del mondo di intensificare i loro sforzi e di fornire tutti i mezzi di assistenza e sostegno al nostro popolo palestinese. Chiediamo inoltre al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di assumersi le proprie responsabilità, di prendere la decisione di riconoscere lo Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite e di lavorare seriamente per fermare il massacro commesso dal governo fascista dell'occupazione a Gaza".
La Casa Bianca guarda sempre con "preoccupazione" all'operazione israeliana a Rafah, ma ritiene che per ora sia "localizzata" e non "in grande scala": lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Un accordo tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri resta "possibile", ha aggiunto Kirby, stando al quale gli Usa sollecitano Israele "ad aprire immediatamente il valico di Rafah per gli aiuti umanitari perché ogni giorno che resta chiuso aumentano le sofferenze". Kirby ha anche parlato del conflitto in Ucraina, affermando che "la Russia sta intensificando la sua offensiva". Ma "siamo fiduciosi nelle capacità dell'esercito di Kiev", ha precisato, commentando il nuovo pacchetto di aiuti militari Usa.
Anche in Ticino si è nuovamente alzata la voce per chiedere la fine immediata della guerra a Gaza. Lo ha fatto il coordinamento unitario a sostegno della Palestina, sceso in piazza a Lugano nel tardo pomeriggio. "Queste azioni sono importanti al fine di sensibilizzate la popolazione sulla causa palestinese e sul massacro che è in corso", ha spiegato a Ticinonews Ilenia D'Alessandria, rappresentante del Coordinamento. "Un altro obiettivo è quello di fare pressione sui governi affinché applichino delle sanzioni nei confronti di Israele".
Il ruolo delle manifestazioni pro-Palestina
Dagli Stati Uniti all'Europa, passando per la Svizzera. In sempre più luoghi si stanno registrando manifestazioni pro-Palestina. Ma servono realmente a fare pressione sui governi? "Sicuramente serviranno se continueremo a protestare tutti insieme per far sentire la nostra voce. Il genocidio in atto non è iniziato dopo il 7 ottobre, ma molto prima, in quanto la missione sionista è di occupare una terra per creare uno Stato teocratico, escludendo di fatto una grande fetta della popolazione".
L'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanda al Consiglio di Sicurezza di "riconsiderare favorevolmente la questione". Il via libera del Cds (dove gli Usa il mese scorso hanno posto il veto) è condizione necessaria per un'eventuale approvazione piena. Il testo ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni. Fra gli astenuti la Svizzera, ma anche Italia, Germania e Gran Bretagna. Oltre secondo logica a Usa e Israele, nei contrari ci sono tra gli altri l'Ungheria, la Repubblica Ceca e l'Argentina. Il ministro degli esteri Israel Katz ha bollato il voto come una "decisione assurda". "Il messaggio che l'Onu manda alla nostra regione in sofferenza - ha denunciato Katz - è che la violenza paga. La decisione di aggiornare lo status dei palestinesi all'Onu - ha continuato - è un premio ai terroristi di Hamas. Israele è riconoscente a tutti quei Paesi che non hanno votato a favore o cooperato con questa mossa contorta, scegliendo di stare dalla parte giusta della storia e della moralità".
Hamas terrà consultazioni "con i leader delle frazioni della resistenza palestinese per riconsiderare la sua strategia nei negoziati". Lo ha fatto saper il movimento islamico su Telegram attribuendo questa scelta "al comportamento di Netanyahu, del suo rigetto della proposta dei mediatori, l'attacco a Rafah e l'occupazione dei valichi". Di fatto, afferma Hamas, i colloqui tornano "al punto di partenza".
Gli studenti ginevrini filo-palestinesi - che da alcuni giorni hanno occupato l'ingresso dell'UniMail chiedendo un cessate un fuoco a Gaza - hanno più volte sollecitato un dibattito pubblico con la rettrice dell'ateneo Audrey Leuba. Quest'ultima non si è finora resa disponibile e oggi pomeriggio, al contrario di quanto annunciato, non si è presentata a una manifestazione organizzata dai manifestanti. Oltre 200 persone si sono radunate nella sala principale dell'UniMail e nei corridoi nella speranza di assistere all'arrivo della responsabile dell'Università di Ginevra (UNIGE). L'annuncio della sua defezione è stato accolto da fischi e grida dagli studenti che ne hanno chiesto le dimissioni.
"Non ci sono le condizioni per un dialogo pacifico"
L'UNIGE - ha spiegato il suo portavoce Marco Cattaneo - ritiene che le condizioni per un dialogo pacifico non siano ancora state soddisfatte e chiede la fine dell'occupazione notturna della sala UniMail. Il sit-in organizzato al di fuori degli orari di apertura è considerata "una situazione illegale", ma l'uso della forza per allontanare gli studenti non è previsto in questa fase, in quanto è già in corso un dialogo, ha aggiunto Cattaneo. Domani il comitato scientifico istituito dal rettorato si riunirà nuovamente per discutere del ruolo dell'ateneo nel dibattito pubblico, ha precisato il portavoce. Vi parteciperanno tre rappresentanti del movimento studentesco per la Palestina.
Uno striscione inquietante
Il rettorato continua a sentirsi a disagio per lo striscione esposto in bella mostra al centro dell'aula UniMail con il controverso slogan "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera". La frase - risalente agli anni Settanta del secolo scorso - è considerata un potente e generico messaggio di liberazione, ma secondo altre interpretazioni contiene un messaggio antisemita. Gli studenti hanno promesso di chiarire ogni ambiguità fornendo spiegazioni e contestualizzazione del messaggio tramite un codice QR posto accanto allo striscione e ai volantini. In particolare, gli studenti pro-palestinesi chiedono all'UNIGE di porre fine alla collaborazione con le università e gli istituti di ricerca israeliani e descrivono lo Stato ebraico come un "regime colonialista e genocida".
L'attacco di terra israeliano a Rafah porterebbe a una "colossale catastrofe umanitaria": l'allarme è stato lanciato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Siamo attivamente impegnati con tutti i soggetti coinvolti perché riprenda l'ingresso di forniture salvavita, compreso il carburante disperatamente necessario, attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom", ha detto Guterres durante una visita a Nairobi, aggiungendo che la carestia è incombente.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che spera che lui e il presidente americano Joe Biden possano superare le loro divergenze sulla guerra nella Striscia di Gaza, dopo che Biden ha posto condizioni alla consegna di armi allo Stato ebraico. "Spesso siamo stati d'accordo, ma abbiamo avuto anche i nostri disaccordi. Siamo stati in grado di superarli e spero che riusciremo a superarli ora. Ma faremo quello che dobbiamo per proteggere il nostro Paese", ha spiegato ieri sera Netanyahu in un'intervista al talk show americano 'Dr. Phil'.
Netanyahu: "Distruggere i restanti battaglioni di Hamas a Rafah"
Parlando a Gerusalemme con il conduttore televisivo americano Phil McGraw, il premier israeliano ha sostenuto che lo Stato ebraico "non ha altra scelta" se non quella di distruggere i restanti battaglioni di Hamas a Rafah. "Se non li distruggiamo, se li lasciamo in pace, torneranno. Emergeranno dai tunnel, riprenderanno il controllo di Gaza e faranno ciò che hanno promesso di fare: rifaranno il 7 ottobre - questo enorme massacro - ancora, ancora e ancora", ha detto Netanyahu.
L'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, chiude il suo quartier generale di Gerusalemme est dopo un tentativo di incendio da parte di "estremisti israeliani" alle aree all'aperto del complesso. Lo ha scritto su X il capo dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Philippe Lazzarini.
Perimetro chiuso fino a quando non sarà ripristinato un adeguato livello di sicurezza
"Gli israeliani hanno appiccato il fuoco per due volte al perimetro del quartier generale dell'Unrwa a Gerusalemme est occupata", mentre all'interno era presente "personale dell'Unrwa e di altre agenzie delle Nazioni Unite", ha affermato Lazzarini, precisando di aver "preso la decisione di chiudere il perimetro fino a quando non sarà ripristinato un adeguato livello di sicurezza". Ha quindi sottolineato che si tratta di un "secondo atroce incidente in meno di una settimana", commesso a suo avviso da "estremisti" e in cui "la vita dei dipendenti dell'Onu è stata messa in serio pericolo".
L'Assemblea Generale dell'Onu potrebbe votare domani una bozza di risoluzione che riconoscerebbe la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, e raccomanderebbe al Consiglio di Sicurezza di "riconsiderare favorevolmente la questione". Si tratterebbe di una sorta di sondaggio globale per verificare l'ampiezza del sostegno alla candidatura palestinese, alla quale gli Usa il mese scorso hanno posto il veto in Consiglio. Il parere favorevole dei Quindici è necessario per diventare membri a pieno titolo dell'organizzazione internazionale, prima di arrivare al voto ed eventualmente all'approvazione dell'Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.
La bozza al vaglio dei membri
La bozza al vaglio dei 193 membri - che dovrebbe ottenere una larga maggioranza - prevede comunque alcuni diritti e privilegi aggiuntivi per la Palestina. Ad esempio quello di essere seduti tra gli Stati membri in ordine alfabetico, oppure di presentare proposte, emendamenti e sollevare mozioni procedurali in Assemblea (non concessi all'altro Stato osservatore non membro, la Santa Sede, né all'Unione Europea). Tuttavia i palestinesi non avrebbero ancora il diritto di voto in Assemblea Generale, né sarebbero in grado di presentare la propria candidatura per i principali organi delle Nazioni Unite come il Consiglio di Sicurezza, il Consiglio Economico e Sociale (Ecosoc) o il Consiglio per i Diritti Umani.
Il governo israeliano deciderà questa sera in "fatidiche" riunioni del gabinetto di guerra e di sicurezza come procedere sui combattimenti a Gaza e in Libano sulla scia delle decisione Usa di fermare alcune spedizioni di armi.
"Israele combatterà con le unghie e con i denti"
Lo ha riferito una fonte anonima al quotidiano Israel ha Yom, vicino alle posizioni del premier Benyamin Netanyahu. La fonte ha poi ricordato che nella conversazione con il presidente Joe Biden di domenica scorsa, il premier ha affermato che Israele "combatterà con le unghie e con i denti se necessario. E - ha concluso - lo diceva sul serio".
Al Cairo non si fermano i negoziati per Gaza, secondo una fonte informata che ha detto all'emittente statale egiziana al-Qahera News che "i punti controversi saranno risolti durante i negoziati che si concluderanno oggi, giovedì". Secondo la stessa fonte, "L'Egitto continua i suoi sforzi verso un cessate il fuoco e ci sono segnali che l'accordo sta maturando". All'emittente ha parlato anche un membro dell'Ufficio politico di Hamas, Izzat al-Reshiq: "Israele - ha detto - sta usando i negoziati come copertura per invadere la Palestina".
"Hamas ama Biden". Così il ministro della sicurezza nazionale e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir ha attaccato il presidente americano dopo le affermazioni alla CNN contro l'operazione a Rafah e l'annuncio del blocco della fornitura di armi offensive ad Israele. Su X il ministro ha postato i due nomi uniti da un cuore rosso.
Svolta clamorosa su Israele di Joe Biden, che in un'intervista in esclusiva alla CNN ha detto per la prima volta di voler condizionare le forniture militari, continuando con quelle difensive ma non quelle offensive, se invaderà Rafah. Parole che arrivano dopo la prima sospensione dell'invio di migliaia di bombe Usa all'alleato.
Biden: "La linea rossa non è ancora stata superata"
"Continueremo a garantire che Israele sia sicuro in termini di Iron Dome e della sua capacità di rispondere agli attacchi giunti di recente dal Medio Oriente", ha spiegato il presidente degli Stati Uniti. "Ma è semplicemente sbagliato. Non lo faremo, non forniremo armi e proiettili di artiglieria", ha aggiunto, riferendosi allo scenario di una vasta operazione di terra a Rafah. "Ho detto chiaramente a Netanyahu e al gabinetto di guerra: non otterranno il nostro sostegno se effettivamente attaccano questi centri abitati." Biden ha spiegato che per il momento le azioni di Israele non hanno superato questa linea rossa, anche se hanno causato tensioni nella regione. "Non sono entrati in centri popolati", ha sottolineato.
Biden: "Civili sono rimasti uccisi come conseguenza delle nostre bombe"
Nella sua intervista in esclusiva alla CNN, Biden ha riconosciuto che le bombe americane hanno causato la morte di civili a Gaza nell'offensiva di Israele. "Civili sono rimasti uccisi a Gaza come conseguenza di quelle bombe e di altri modi in cui attaccano i centri abitati", ha detto il presidente, riferendosi alle bombe da 2'000 libbre (10'00 kg circa) la cui fornitura è stata sospesa.
Israele: "Commenti molto deludenti"
Immediata la reazione da parte dello stato ebraico: "Commenti molto deludenti", ha definito le frasi di Biden l'ambasciatore israeliano all'Onu Gilad Erdan. "Naturalmente qualsiasi pressione su Israele viene interpretata dai nostri nemici come qualcosa - ha detto Erdan - che dà loro speranza. Ci sono molti ebrei americani che hanno votato per il presidente e per il Partito Democratico, e ora sono esitanti".
Al Jazeera: "Quattro morti a Rafah"
L'emittente araba Al Jazeera afferma intanto che quattro persone sono morte e altre 16 sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che stanotte ha colpito un edificio residenziale della città di Rafah, nel quartiere occidentale di Tal as-Sultan. Fonti palestinesi citate da Times of Israel hanno riferito di "intensi raid aerei e di avanzata di tank" nel quartiere nord di Zeitun di Gaza City. In precedenza l'Idf aveva fatto sapere di aver attaccato "obiettivi terroristici" di Hamas nel centro della Striscia. Il sito Ynet ha parlato di un "raid di terra piuttosto ampio" nell'area del Corridoio Netzarim.
Hamas: "Sempre favorevole alla tregua"
Sul fronte delle trattative per una tregua, Hamas mantiene la sua posizione favorevole alla proposta, ha detto oggi Izzat El-Reshiq dell'ufficio politico del movimento islamista al potere nella Striscia di Gaza.
"Siamo profondamente preoccupati per l'aumento delle attività militari di Israele a Rafah, dove la maggior parte della popolazione di Gaza è fuggita per mettersi in salvo. Si stima che tra le 30 mila e le 40 mila persone abbiano lasciato Rafah per Khan Younis e Deir al-Balah, ma più di 1,4 milioni di persone rimangono a rischio a Rafah, inclusi 600 mila bambini". È quanto ha affermato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una conferenza stampa. "Uno dei tre ospedali di Rafah ha già dovuto chiudere. I suoi pazienti si sono trasferiti altrove e il personale ospedaliero sta rimuovendo le scorte e alcune attrezzature per salvaguardarli", ha aggiunto Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Il carburante che ci aspettavamo fosse consentito oggi non è stato consentito, il che significa che abbiamo carburante sufficiente solo per gestire i servizi sanitari nel sud per altri tre giorni. È urgentemente necessario un cessate il fuoco per il bene dell'umanità", ha concluso il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità.
"Richiuso il valico di Kerem Shalom, Israele lo apra"
L'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa sostiene in una nota che, contrariamente a quanto annunciato in mattinata da Israele, entrambi i valichi verso la Striscia di Gaza di Kerem Shalom e Rafah restano chiusi e ne sollecita "l'immediata riapertura". L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che le autorità israeliane avrebbero richiuso il valico di Kerem Shalom questo pomeriggio, dopo l'ingresso di un unico camion di carburante consegnato all'Unrwa, e dopo vari giorni di chiusura. "I due valichi sono chiusi e noi chiediamo la loro riapertura" - ha detto la portavoce dell'Agenzia Juliet Touma, spiegando che si è reso necessario razionare il carburante e il fabbisogno giornaliero per scopi umanitari.
Nella sua seduta dell’8 maggio 2024 il Consiglio federale ha deciso di stanziare 10 milioni di franchi in risposta all’appello umanitario dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente (UNRWA). Il contributo è limitato a Gaza e alla copertura dei bisogni urgenti come cibo, acqua, alloggio, assistenza sanitaria di base e logistica, indicati nell’appello umanitario d’emergenza dell’UNRWA (aprile–dicembre 2024). La valutazione complessiva del Consiglio federale si basa sull’analisi del cosiddetto rapporto Colonna e sul coordinamento con altri donatori. Le Commissioni della politica estera delle Camere federali saranno consultate in merito a questa decisione.
Un aiuto per i bisogni più urgenti della popolazione
A Gaza, 2,3 milioni di persone, tra cui 1,7 milioni di sfollati interni, dipendono dagli aiuti di emergenza. Le Nazioni Unite mettono in guardia contro un’imminente carestia. Il nuovo appello dell’UNRWA per Gaza, pubblicato il 24 aprile 2024, chiede che vengano messi a disposizione fondi per circa un miliardo di franchi svizzeri. Il Consiglio federale riconosce la gravità della situazione. Il contributo svizzero di 10 milioni di franchi all’UNRWA sarà limitato a Gaza e servirà a coprire i bisogni più urgenti della popolazione: cibo, acqua, alloggio, assistenza sanitaria di base e logistica.
I prossimi passi
Le Commissioni della politica estera (CPE) saranno consultate in merito a questa decisione, come stabilito dal Parlamento nel dicembre del 2023. L’importo si aggiunge al pacchetto di 56,2 milioni di franchi stanziato per rispondere alle esigenze umanitarie dei Paesi del Medio Oriente approvato dall’Esecutivo il 24 aprile 2024 e già sottoposto alle CPE. I prossimi pacchetti di aiuti destinati alla regione mediorientale saranno discussi nel corso del secondo semestre del 2024.
La decisione del Governo
La decisione del Consiglio federale tiene anche conto delle conclusioni del rapporto del gruppo di valutazione indipendente diretto dall’ex ministra degli affari esteri francese Catherine Colonna. Scopo di questo documento, commissionato dal segretario generale dell’ONU e pubblicato il 22 aprile scorso, era verificare la neutralità dell’UNRWA. Il rapporto osserva da una parte che l’organizzazione dispone di un solido sistema di controllo, e dall’altra formula 50 raccomandazioni che puntano a rafforzare ulteriormente la sua neutralità, in particolare per quanto riguarda la comunicazione, il materiale didattico e l’uso delle infrastrutture. Nel gennaio del 2024 diversi Stati donatori avevano sospeso i loro contributi all’UNRWA a causa delle accuse rivolte all’organizzazione. Nel frattempo, molti hanno ripreso i versamenti, e si sono aggiunti nuovi donatori (cfr. allegato). Il Consiglio federale continua a chiedere un cessate il fuoco umanitario, l’accesso senza ostacoli degli aiuti di emergenza a Gaza, il rispetto del diritto umanitario internazionale e il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi.
Ulteriori aiuti nella seconda metà dell'anno
Un'ulteriore decisione su un'eventuale tranche supplementare di aiuti sarà presa nella seconda metà dell'anno, ha dichiarato ai media il portavoce del Consiglio federale André Simonazzi. Il budget riservato dalla Svizzera all'UNRWA ammonta globalmente a 20 milioni di franchi. Quanto al fatto che il consigliere federale Ignazio Cassis non si sia espresso in conferenza stampa sul tema, Simonazzi ha sottolineato che per una somma di 10 milioni non è necessario e che le Commissioni della politica estera (CPE) delle Camere federali sono già state più volte consultate e lo saranno anche in merito alla decisione odierna, come stabilito dal Parlamento lo scorso dicembre. I prossimi pacchetti di aiuti destinati alla regione mediorientale saranno discussi nel corso del secondo semestre.
Gli Stati Uniti hanno sospeso la consegna di un carico di bombe dopo la mancata risposta di Israele alle "preoccupazioni" di Washington in merito all'annunciata offensiva su Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha detto un alto funzionario militare americano. "Abbiamo sospeso la consegna di una spedizione di armi" a Israele "la scorsa settimana: si tratta di 1.800 bombe da 910 chili e 1.700 bombe da 225 chili", ha detto la fonte dell'amministrazione Biden coperta da anonimato. "Non abbiamo preso una decisione definitiva su come procedere con questa spedizione", ha aggiunto il funzionario americano. La misura è stata presa mentre Washington si oppone a un'offensiva su larga scala preparata dalle truppe israeliane a Rafah. Washington ha chiarito che non sosterrà un attacco senza un piano credibile per proteggere i civili che si rifugiano nella città.
"Non hanno affrontato le nostre preoccupazioni"
Lunedì il presidente americano Joe Biden "ha ribadito la sua chiara posizione" al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Funzionari israeliani e statunitensi hanno discusso delle alternative, ma "quelle discussioni sono ancora in corso e non hanno affrontato pienamente le nostre preoccupazioni", ha detto l'alto funzionario americano. "Mentre i leader israeliani sembravano avvicinarsi a una decisione su un'operazione del genere, abbiamo iniziato a considerare attentamente le proposte per trasferire a Israele armi specifiche che potrebbero essere utilizzate a Rafah. Ciò è iniziato in aprile", ha spiegato la fonte aggiungendo che Washington era "particolarmente concentrata" sull'uso delle bombe più pesanti "e sull'impatto che potrebbero avere in ambienti urbani densi come abbiamo visto in altre parti" della Striscia di Gaza. Il Dipartimento di Stato americano sta anche esaminando altri trasferimenti di armi e l'uso di bombe di precisione note come Jdam, ha aggiunto il funzionario.
L'esercito israeliano ha preso il controllo a Gaza del valico di Rafah con l'Egitto con un'operazione fulminea, isolando di fatto la Striscia dove, oltre Rafah, sono chiusi anche il valico di Erez (al nord) e quello di Kerem Shalom (a sud), colpito nei giorni scorsi da Hamas con il tiro dei mortai. Il valico di Rafah è praticamente l'unico punto di uscita da Gaza verso il mondo esterno, dove finora sono transitati aiuti e persone evacuate verso il Sinai egiziano. Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha intimato a Israele di riaprire "immediatamente" tutti i valichi, così come hanno fatto gli Stati Uniti. Il portavoce della sicurezza nazionale, John Kirby, ha affermato che Washington "esige che ciò accada" il prima possibile.
Operazione israeliana
Cominciata la notte scorsa con intensi combattimenti di terra nella parte est della città, l'operazione delle Forze di difesa israeliane (Idf) è terminata questa mattina con l'arrivo dei tank della 410/esima brigata corazzata al valico, dove è stata issata la bandiera israeliana. L'esercito ha affermato che, in base a informazioni di intelligence, il valico di Rafah "era usato a scopi terroristici". "La notte scorsa - ha spiegato il portavoce militare - è stata avviata una precisa operazione di antiterrorismo in base a informazioni di intelligence per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le strutture di Hamas nelle specifiche aree della parte est della città". Poi ha confermato "l'uccisione, durante l'operazione, di 20 miliziani e l'individuazione di 3 imbocchi di tunnel di Hamas". Media arabi e l'agenzia palestinese Wafa hanno riferito che la notte scorsa almeno "20 persone sono state uccise su Rafah, compresi donne e bambini" nei raid israeliani.
Reazione americana
L'ingresso di Israele a Rafah ha provocato la reazione americana, con Washington che ha ribadito di essere contraria alla manovra militare. "Biden lo ha ridetto a Netanyahu nel colloquio di ieri", ha spiegato Kirby aggiungendo che gli Stati Uniti "monitorano la situazione con molta attenzione". Il presidente palestinese Abu Mazen ha fatto appello proprio agli Usa "per impedire alle autorità di occupazione israeliane di invadere Rafah e sfollarne i cittadini". L'operazione a Rafah è scattata poche ore dopo che il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha annunciato, a sorpresa, che la fazione islamica avrebbe accettato la proposta di mediazione per la tregua di Qatar e Egitto. Bozza di accordo che Israele ha definito "inaccettabile" e nella quale ha detto di non riconoscersi, accusando Washington di non averlo informato sull'ultima versione.
Negoziati al Cairo
L'ingresso a Rafah - di cui Hamas e Israele danno opposte chiavi di lettura - non ha tuttavia impedito alle parti di tornare al Cairo per riprendere i negoziati, sotto la spinta degli americani presenti con il capo della Cia William Burns e dei mediatori. "La proposta di Hamas - ha denunciato il premier Benjamin Netanyahu - mirava a sabotare l'operazione a Rafah. Non è successo. L'ingresso a Rafah serve a due principali obiettivi di guerra: il ritorno dei nostri ostaggi e l'eliminazione di Hamas". Israele, ha avvertito il primo ministro, non cederà al Cairo "sul rilascio degli ostaggi e sui requisiti essenziali per la sicurezza dello Stato". "L'occupazione di Rafah - ha commentato invece Hamas - conferma l'intenzione delle forze di occupazione di interrompere gli sforzi di mediazione per il cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri". Poi ha definito il round di colloqui nella capitale egiziana come "l'ultima possibilità" per Israele di recuperare gli ostaggi. Le posizioni tra le parti sono distanti, secondo alcune fonti informate sentite dalla Cnn, almeno su tre punti: i detenuti palestinesi, gli ostaggi israeliani da rilasciare e la fine della guerra. La fazione islamica sarebbe pronta a rilasciare 33 ostaggi "vivi o morti", solo 18 invece nel caso in cui Israele non dovesse accettare la fine della guerra.
"Un accordo tra Israele e Hamas è essenziale, un'opportunità cruciale che la regione - e il mondo - non può permettersi di perdere. Ma le cose si stanno muovendo nella direzione sbagliata. Sono turbato e angosciato dall'attività militare israeliana a Rafah". La chiusura dei valichi di Rafah e Karem Shalom "è particolarmente dannosa per una situazione umanitaria già disastrosa. Devono essere riaperti immediatamente". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, esortando Israele a "fermare qualsiasi escalation e impegnarsi nei colloqui diplomatici".
"Un assalto a Rafah sarebbe una calamità politica"
Rafah è l'epicentro delle operazioni umanitarie a Gaza - ha aggiunto il segretario generale Onu -. Attaccare Rafah "vanificherebbe ulteriormente i nostri sforzi per sostenere le persone in gravi difficoltà umanitarie mentre la carestia incombe. Il diritto internazionale umanitario è inequivocabile: i civili devono essere protetti, sia che lascino la città sia che restino". Quindi, ha sottolineato che "anche i migliori amici di Israele sono stati chiari: un assalto a Rafah sarebbe un errore strategico, una calamità politica e un incubo umanitario".
L'esercito israeliano (Idf) ha confermato di aver preso il controllo del valico di Rafah sul lato della Striscia di Gaza, tramite le forze della 410esima Brigata. Lo hanno riferito i media. L'emittente tv Canale 12 ha mostrato un video diffuso sulle reti sociali che mostra un tank israeliano avanzare nel lato di Gaza del valico di Rafah, al confine con l'Egitto. Il valico con l'Egitto - secondo le informazioni - è ora disconnesso con la strada principale di Salah a-Din nella parte orientale della città di Rafah, a sua volta presa dalla Brigata Givati durante l'offensiva di questa notte. Secondo i dati dell'Idf - riportati dai media - circa 20 miliziani armati sono stati uccisi e i soldati hanno localizzato tre "significativi" imbocchi di tunnel.
Le truppe hanno "il controllo operativo della parte di Gaza del valico di Rafah"
Le truppe dell'Idf "hanno preso il controllo operativo della parte di Gaza del valico di Rafah" a seguito "di informazioni di intelligence che il valico stesso nella parte est della città era usato a scopi terroristici", ha detto il portavoce militare spiegando che "la scorsa notte è stata avviata una precisa operazione di antiterrorismo in base a informazioni di intelligence per eliminare i terroristi di Hamas e smantellare le strutture di Hamas nelle specifiche aree della parte est della città". L'esercito ha quindi ricordato che domenica "colpi di mortaio sono stati sparati dall'area del valico verso Kerem Shalom uccidendo 4 soldati". Confermata anche l'uccisione, la notte scorsa durante l'operazione, di 20 miliziani e l'individuazione di 3 imbocchi di tunnel di Hamas.
È stato distrutto il terminal
Nella tarda serata di ieri media palestinesi citati dal "Jersualem Post" avevano affermato che le forze israeliane stavano attaccando il valico di Kerem Shalom, bombardando l'area dall'alto e con il fuoco dell'artiglieria. L'emittente Al-Aqsa ha riferito che i carri armati israeliani stavano sparando contro il valico da circa 200 metri di distanza, distruggendo il terminal che da novembre è uno dei principali canali di trasporto degli aiuti a Gaza. Il valico si trova a circa 3 chilometri dai confini orientali di Rafah, nell'estremo sud della Striscia di Gaza.
L'esercito israeliano sta attualmente conducendo attacchi mirati contro obiettivi terroristici di Hamas nella parte orientale di Rafah, nel sud di Gaza. Lo rende noto lo stesso Idf su X. Fonti palestinesi citati da Ynet riferiscono di un "improvviso ingresso via terra nella parte orientale di Rafah" di truppe israeliane. Le stesse fonti segnalano inoltre "interruzioni delle comunicazioni e dell'elettricità". Intanto, Israele ha deciso di inviare una delegazione al Cairo ma di continuare l'operazione a Rafah. Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier citato dai media. "Il gabinetto di guerra - ha detto - ha deciso all'unanimità che Israele continui la sua operazione a Rafah per esercitare pressioni militari su Hamas". Al tempo stesso, ha proseguito, "anche se la proposta di Hamas è lontana dai requisiti necessari per Israele" sarà inviata una delegazione al Cairo "per esplorare la possibilità di raggiungere un accordo in condizioni accettabili per Israele".
Accettata la proposta da parte di Hamas
Dal canto suo, Ynet citando quanto detto alla Reuters da "una fonte a conoscenza dei dettagli", "Hamas ha accettato la proposta del 27 aprile senza modifiche sostanziali". Secondo la stessa fonte e "contrariamente alle prime reazioni di Israele", il movimento palestinese avrebbe accettato la proposta senza "particolari modifiche" anche se in "Israele lo negano" e "ora c'è una consultazione telefonica dei membri della direzione del gabinetto di guerra", scrive il media israeliano. Frattanto Khalil al-Hayya, il vice di Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, ha detto in un'intervista ad al Jazeera che Hamas "ha concordato un cessate il fuoco temporaneo nella prima fase dell'accordo". "Ma all'inizio della seconda fase, che include il rilascio dei soldati israeliani in ostaggio, sarà annunciato - ha spiegato - un cessate il fuoco permanente". I mediatori di Qatar e Egitto avrebbero promesso - prosegue nell'intervista - che "il presidente Biden sarebbe un garante che l'accordo venga messo in atto".
Famiglie dei rapiti
Dopo l'annuncio di Hamas di aver accettato l'accordo, si è espresso anche il quartier generale delle famiglie per il ritorno dei sequestrati. "Accogliamo con favore l'annuncio di Hamas di promuovere il cessate il fuoco, che promuove il ritorno dei 132 sequestrati che sono stati tenuti prigionieri da Hamas da 7 mesi. Ora è il momento che il governo israeliano dimostri concretamente il suo impegno nei confronti dei suoi cittadini: il governo deve prendere l'accordo di Hamas e trasformarlo in un accordo per il ritorno di tutti i rapiti è la chiave per Israele. Sicurezza". Poco dopo l'annuncio - riporta Ynet - le famiglie dei rapiti hanno iniziato a bloccare le strade a Tel Aviv, in particolare ad Ayalon Nord allo svincolo di Rokah e all'incrocio di Karkur. Successivamente, i manifestanti di Tel Aviv si sono spostati a Derech Begin, prima di bruciare una "enorme clessidra: il governo sta bruciando il tempo dei rapiti nella prigionia di Hamas e ostacolando le transazioni", hanno detto. Una delle famiglie ha sottolineato che "il governo di Israele ha lasciato che Hamas commettesse un olocausto nelle nostre famiglie. Da 213 giorni i rapiti marciscono nella prigionia di Hamas e il governo guidato da Netanyahu continua a silurare gli accordi".
Compiere maggiori sforzi
In un tweet il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha detto di seguire "da vicino gli sviluppi positivi che si stanno verificando negli attuali negoziati per raggiungere una tregua globale nella Striscia di Gaza, e invito tutte le parti a compiere maggiori sforzi per raggiungere un accordo che ponga fine alla tragedia umana che i palestinesi soffrono e il completamento della sostituzione degli ostaggi e dei prigionieri". Anche il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen invita la comunità internazionale a fare pressione su Israele affinché si impegni a favore di una proposta di cessate il fuoco a Gaza, mediata da Egitto e Qatar, dopo che Hamas l'ha accettata. Lo riporta l'agenzia di stampa ufficiale palestinese WAFA.
Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha informato il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel "dell'approvazione da parte del movimento della loro proposta sull'accordo di cessate il fuoco". Haniyeh ha chiamato direttamente i due leader al telefono, annuncia un comunicato di Hamas su Telegram. "Abbiamo concordato un cessate il fuoco di sei settimane", ha riferito una fonte di Hamas dopo l'annuncio dell'accordo sui termini della tregua. Lo riporta Ynet.
Delegazione di Hamas domani al Cairo
Secondo fonti egiziane di alto livello, una delegazione di Hamas arriverà domani mattina al Cairo per discutere degli ultimi dettagli dell'ipotesi di accordo approvata stasera. "Lo spirito positivo con cui la direzione del movimento ha risposto quando ha studiato la proposta di cessate il fuoco che ha recentemente ricevuto, e con questo stesso spirito si recherà al Cairo per raggiungere l'accordo", ha confermato Hamas a Skynews Arabia. Intanto, giornalisti sul posto hanno constatato scene di gioia e spari in aria a Rafah dopo il sì di Hamas al cessate il fuoco.
Palla a Israele
"La palla è ora nel campo di Israele", ha detto un esponente di Hamas citato dai media internazionali dopo che il leader Ismail Haniyeh ha fatto sapere che la fazione islamica "accetta" la proposta di mediazione di Qatar e Egitto sul cessate il fuoco a Gaza. E proprio da Israele giungono le prime reazioni negative. "Una proposta unilaterale senza coinvolgimento israeliano. Questa non è la bozza che abbiamo discusso con gli egiziani", ha detto un alto funzionario israeliano al sito Ynet aggiungendo che "questo è un esercizio di Hamas volto a presentare Israele come chi rifiuta" l'intesa. Un'altra fonte israeliana ha definito l'annuncio di Hamas "inaccettabile". Israele ha ricevuto pochi minuti fa la risposta di Hamas alla proposta egiziano-qatariota e la sta esaminando. Lo scrive su X il giornalista di Axios, Barak Ravid. Il team negoziale israeliano, guidato dal capo del Mossad David Barnea, ha ricevuto e sta studiando la risposta di Hamas ai mediatori egiziani. "Stiamo verificando la proposta e le sue conseguenze", ha detto una fonte citata dai media
La risposta della Turchia
Sulla proposta di tregua si è espressa anche la Turchia. "Chiedo a tutti i Paesi occidentali di fare pressione affinché Israele accetti il cessate il fuoco", ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa ad Ankara dopo una riunione di gabinetto, trasmessa dalla tv di Stato turca Trt. "Siamo lieti che Hamas abbia annunciato di avere accettato il cessate il fuoco, su nostro suggerimento. Ora lo stesso passo dovrebbe essere fatto da Israele", ha detto il presidente turco. In precedenza, un raid israeliano ha colpito un deposito di aiuti umanitari sul lato palestinese di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo fa sapere Sinai for Human rights, ong che fa capo a una organizzazione di Londra. Sul suo profilo X, Sinai for human rights ha pubblicato foto che mostrano mezzi antincendio egiziani in azione per spegnere l'incendio. Secondo le fonti, questo attacco ha danneggiato alcuni camion utilizzati per trasportare gli aiuti alla popolazione palestinese ammassata a Rafah.
La Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati (CPE-S) si occuperà del contributo elvetico all'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) solo dopo che il Consiglio federale avrà preso una decisione in merito. La palla è ora in mano al governo dopo che il 30 marzo scorso l'omologa commissione del Consiglio nazionale (CPE-N) si era invece espressa per un contributo parziale a questa agenzia dell'ONU, il cui ammontare andrà stabilito dal Consiglio federale.
"Soldi per i palestinesi, non per i compiti UNRWA"
Il presidente della CPE-N, Laurent Wehrli (PLR/VD), aveva affermato davanti ai media che il denaro sbloccato dovrebbe essere utilizzato solo per portare sollievo alla popolazione della Striscia, ma non per i compiti amministrativi dell'UNRWA. La CPE-N aveva respinto, nel corso della sua riunione, la proposta di sbloccare interamente il contributo elvetico pari a 20 milioni di franchi. La CPE-N, inoltre, aveva approvato una mozione che chiede al Consiglio federale di dirottare il contributo elvetico all'UNRWA - contributo congelato dopo che Israele ha puntato il dito contro alcuni collaboratori dell'agenzia sospettati di aver partecipato al massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre scorso - per il 2024 all'aiuto d'urgenza, affinché tali fondi vadano unicamente a chi ne ha bisogno a prescindere dalla persona o dalla struttura sul posto. Nessun trasferimento diretto dovrebbe essere effettuato a favore dell'UNRWA, aveva sottolineato Wehrli. Raggiunto da Keystone-ATS, il presidente della CPE-S, Marco Chiesa (UDC/TI), ha indicato che non sono state votate altre proposte - contributo parziale o totale - durante le discussioni in merito all'UNRWA.
Sì ai 56 milioni
Dopo aver rimandato la decisione sull'UNRWA, spiega una nota odierna dei servizi parlamentari, la CPE-S si è pronunciata invece "all'unanimità" - come ricordato da Chiesa - a favore di un finanziamento scaglionato, come proposto dal governo, pari a 56,2 milioni, destinato al Medio Oriente (ossia il Territorio palestinese occupato, l'Iraq, Israele, la Giordania, il Libano e la Siria) nell’ambito del credito "Azioni umanitarie". Prima di ottenere il via libera per questo aiuto finanziario, il parlamento aveva chiesto in dicembre al governo, sull'onda dell'emozione suscitata dalle accuse di Israele all'UNRWA, di consultare le commissioni di politica estera, ciò che ormai è cosa fatta. Sia la CPE-S che l'omologa del Nazionale sono favorevoli alla concessione di questa somma da destinare a organizzazioni con sede in Svizzera, al Comitato internazionale della Croce Rossa, a organizzazioni delle Nazioni Unite così come a organizzazioni non governative internazionali e, in parte, locali. Per contro, si legge nel comunicato, la CPE-S "non ha ancora preso una decisione riguardo al sostegno della Svizzera a favore dell’UNRWA: si occuperà della questione non appena sarà disponibile una proposta del Consiglio federale".
Quasi 35 mila, 34'735, palestinesi sono stati uccisi a Gaza in sette mesi di guerra con Israele: è il bilancio del ministero della Sanità di Gaza. Almeno 78'108 persone sono rimaste ferite negli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre, ha affermato il ministero in una nota.
L'esercito israeliano ha cominciato a chiedere ai palestinesi di evacuare i quartieri orientali di Rafah, quelli al confine israeliano, in vista di una possibile offensiva pianificata nell'area meridionale della Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere l'esercito stesso. I civili sono stati invitati a spostarsi in una zona umanitaria ampliata nelle aree di al-Mawasi e Khan Younis.
Ampliata l'area umanitaria di Al-Mawasi
Dopo aver detto che "c'è stata un'ondata di aiuti umanitari destinati a Gaza", il portavoce militare ha sottolineato che l'esercito "ha ampliato l'area umanitaria ad Al-Mawasi". Un'area - ha aggiunto - che comprende "ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive". Per questo ci sarà "il graduale spostamento dei civili nelle aree specificate, verso l'area umanitaria". Le informazioni sullo "spostamento temporaneo - ha aggiunto il portavoce militare - saranno trasmesse attraverso manifesti, messaggi SMS, telefonate e trasmissioni mediatiche in arabo".
Raid israeliano contro due case: uccise 16 persone
Nel frattempo, è salito a 16 vittime il bilancio di un raid israeliano contro due case a Rafah. Lo ha appreso l'agenzia Afp da fonti mediche. Precedentemente fonti sanitarie di Gaza avevano riferito di un raid contro una casa che aveva provocato nove morti. I soccorritori hanno riferito di nove morti nella "famiglia Al Attar" e altri sette nella "famiglia Keshta". Una fonte ospedaliera ha confermato il bilancio degli attacchi, precisando che sono avvenuti "nel campo profughi di Yebna a Rafah e nei pressi di Al Salam".
La ministra dei trasporti israeliana Miri Regev ha detto che è stato lo stato ebraico a colpire l'Iran lo scorso mese. Questa è la prima volta che un esponente ufficiale del governo di Tel Aviv ammette l'attacco in risposta a quello effettuato dall'Iran a metà aprile. "L'Iran ha recepito il messaggio e tutto il mondo, ha capito che Israele non è un idiota", ha aggiunto la 58enne.
I leader di Hamas hanno cominciato al Cairo la seconda giornata di trattative con i mediatori di Egitto e Qatar, ma rappresentanti della fazione islamica hanno denunciato la "mancanza di progressi". Hamas è arrivata al Cairo - ha detto, citato dai media israeliani, uno dei suoi rappresentanti - con la determinazione di raggiungere un accordo "ma non ad ogni prezzo". "Una intesa - ha aggiunto - deve mettere fine alla guerra e portare fuori da Gaza l'Idf. Israele ancora non si è impegnato". Israele è fermo sulla sua posizione di non porre fine alla guerra e di non ritirarsi dalla Striscia.
Netanyahu: "Hamas non vuole l'intesa, non accettiamo alcun diktat"
È Hamas che impedisce un accordo per il rilascio degli ostaggi". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu aggiungendo che "Israele era ed è tuttora pronto a concludere una tregua nella lotta per liberare i nostri rapiti". Ma Hamas, ha proseguito , "è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze da Gaza. Israele non può accettarlo. Pertanto Israele non accetterà le richieste di Hamas, che significano la resa, e continuerà a combattere finché tutti i suoi obiettivi non siano raggiunti. Nel corso dei negoziati - ha detto il premier smentendo le ricostruzioni apparse sui media - "Israele ha dimostrato la volontà di fare molta strada. Un lungo cammino che il segretario di stato Usa Blinken e altri hanno definito 'straordinariamente generoso'".
"Arrendersi alle richieste di Hamas sarebbe una sconfitta"
"Ma mentre Israele ha mostrato questa volontà, Hamas è rimasto trincerato nelle sue posizioni estreme, prima fra tutte la richiesta di ritirare tutte le nostre forze dalla Striscia, porre fine alla guerra e lasciare Hamas intatta". Netanyahu ha poi ribadito che se Israele accettasse questa posizione ci sarebbe "un nuovo 7 ottobre che è solo questione di tempo". "Arrendersi alle richieste di Hamas sarebbe una terribile sconfitta per Israele. Sarebbe una vittoria enorme per Hamas, per l'Iran, per l'intero asse del male". "E questa debolezza - ha concluso - non farà altro che avvicinare la prossima guerra e allontanare il prossimo accordo di pace".
Il governo israeliano ha votato all'unanimità la chiusura delle attività dell'emittente del Qatar al Jazeera in Israele. Lo ha fatto saper lo stesso premier Benyamin Netanyahu. Già in precedenza era stata approvata dalla Knesset la legge relativa, ora la ratifica. La legge approvata dalla Knesset lo scorso primo aprile dà al governo poteri temporanei per impedire a network stranieri che operino in Israele di agire nel Paese se i servizi di sicurezza ritengono che danneggino la sicurezza nazionale. Al Jazeera è da tempo sotto accusa in Israele per la sua copertura della guerra, ritenuta influenzata in modo determinante da Hamas fin dall'attacco del 7 ottobre scorso.
Confiscate le attrezzature
In applicazione alla decisione del governo presa all'unanimità sullo stop ad Al Jazeera in Israele, il ministro delle comunicazioni israeliano Shlomo Karhi ha ordinato "la chiusura degli uffici, la confisca delle attrezzature del canale, compresi possibilmente i cellulari e il blocco dell'accesso al website della tv". Lo ha fatto sapere lo steso ministro aggiungendo che "gli ordini sono stati emessi ora".
Al Jazeera: "Israele intensifica la sua lunga faida contro di noi"
La decisione di Israele di fermare le attività della tv nel paese "intensifica la lunga faida contro al Jazeera" e "minaccia di aumentare le tensioni con il Qatar, che finanzia l'emittente, in un momento in cui Doha sta svolgendo un ruolo chiave negli sforzi di mediazione per fermare la guerra a Gaza". Lo scrive Al Jazeera sul suo sito. Israele, afferma ancora l'emittente, "ha da tempo un rapporto difficile con al Jazeera, accusandola di parzialità nei suoi confronti e di collaborazione con Hamas. La rete con sede in Qatar ha ripetutamente respinto le accuse. Al Jazeera è stato uno dei pochi media internazionali a rimanere a Gaza durante la guerra, trasmettendo scene sanguinose di attacchi aerei e ospedali sovraffollati e accusando Israele dei massacri".
"Qualunque accordo da raggiungere deve includere le nostre richieste nazionali: la completa e permanente fine dell'aggressione, il pieno e totale ritiro dell'occupazione da Gaza". Lo ha detto - citato dai media internazionali - Taher Nunu, un consigliere del leader di Hamas Ismail Haniyeh, annunciando che sono cominciati al Cairo i colloqui della fazione islamica con i mediatori egiziani e del Qatar che sono affrontati "con serietà e responsabilità". Le altre richieste chiave - ha proseguito - sono il ritorno degli sfollati alle loro case "senza restrizioni" e un "reale scambio di prigionieri".
Il Washington Post pubblica un video che contraddice la versione israeliana su un raid che ha ucciso due giornalisti di Al Jazeera, accusati di essere terroristi.
I fatti
Il 7 gennaio, l'esercito israeliano ha effettuato un attacco missilistico mirato su un'auto sulla quale c'erano quattro giornalisti palestinesi, appena fuori da Khan Yunis, nel sud di Gaza. Due membri di un team di Al Jazeera - Hamza Dahdouh, 27 anni, e l'operatore di droni Mustafa Thuraya, 30 anni - sono stati uccisi insieme al loro autista. Due giornalisti freelance sono rimasti gravemente feriti. Stavano tornando dalla scena di un precedente attacco israeliano contro un edificio, di cui avevano utilizzato un drone per filmare le conseguenze. E proprio il drone sarebbe centrale nella giustificazione israeliana dell'attacco. Le forze di difesa israeliane hanno dichiarato in una dichiarazione il giorno successivo di aver "identificato e colpito un terrorista che utilizzava un mezzo aereo che rappresentava una minaccia per le truppe dell'IDF". Due giorni dopo, l'esercito ha annunciato di aver scoperto prove che entrambi gli uomini appartenevano a gruppi militanti - Thuraya ad Hamas e Dahdouh alla Jihad islamica palestinese - e che l'attacco era stato una risposta a una minaccia "immediata".
Il video
Il Washington Post ha ottenuto ed esaminato le riprese del drone di Thuraya, che sono state archiviate in una scheda di memoria recuperata sulla scena e inviata a una società di produzione palestinese in Turchia. Nessun soldato, aereo o altro equipaggiamento militare israeliano è visibile nel filmato girato quel giorno - che il Post pubblica nella sua interezza - sollevando interrogativi sul motivo per cui i giornalisti sono stati presi di mira. Altri giornalisti hanno affermato di non essere a conoscenza dei movimenti di truppe nella zona. Le interviste con 14 testimoni dell'attacco e con i colleghi dei giornalisti uccisi offrono il resoconto più dettagliato finora dell'incidente mortale. Il Post non ha trovato indicazioni che quel giorno uno dei due uomini agisse come qualcosa di diverso dal giornalista. Entrambi erano passati attraverso i posti di blocco israeliani nel loro cammino verso sud all'inizio della guerra; Dahdouh aveva recentemente ottenuto il permesso di lasciare Gaza, un raro privilegio che difficilmente sarebbe stato concesso a un noto militante.
"Non abbiamo altro da aggiungere"
In risposta alle molteplici richieste e alle domande dettagliate del Post, l'IDF ha dichiarato: "Non abbiamo altro da aggiungere". Il Post non è riuscito a identificare altri casi durante la guerra in cui i giornalisti sono stati presi di mira dall'IDF per aver fatto volare droni, che sono stati ampiamente utilizzati per catturare l'entità della devastazione a Gaza.
Un funzionario israeliano vicino ai colloqui in corso per garantire un accordo sulla liberazione degli ostaggi smentisce le notizie dei media arabi secondo cui gli Stati Uniti avrebbero garantito che Israele ritirerà tutte le truppe da Gaza alla conclusione di un accordo di cessate il fuoco in tre fasi. "Contrariamente a quanto riportato, Israele non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei nostri ostaggi", afferma il funzionario citato dal Times of Israel. "Come deciso dai vertici politici, l'esercito israeliano entrerà a Rafah e distruggerà i rimanenti battaglioni di Hamas lì con o senza una tregua temporanea per consentire il rilascio dei nostri ostaggi", aggiunge la fonte.
Israele ha ripetutamente rifiutato la fine della guerra per distruggere Hamas a Gaza come condizione per un accordo sulla liberazione degli ostaggi.
Alti funzionari di Hamas hanno detto ad Haaretz, prima del loro arrivo in Egitto dove continueranno i negoziati per un accordo, che secondo quanto riferito dai mediatori egiziani, Israele e gli Stati Uniti sono impegnati per un cessate il fuoco. Tuttavia, la questione cruciale per Hamas è se Israele riprenderà ad attaccare Gaza dopo che gli ostaggi verranno rilasciati. I funzionari - scrive il giornale - hanno aggiunto che il movimento chiede garanzie agli intermediari che Israele non riprenderà i combattimenti. Sabato arriverà al Cairo anche una delegazione del Qatar.
"Hamas è l'unico ostacolo al cessate il fuoco a Gaza": lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken, mentre i militanti si preparano a inviare una delegazione al Cairo per i colloqui. "Aspettiamo di vedere se, in effetti, accetteranno un sì per una risposta al cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi", ha sottolineato Blinken. "La realtà in questo momento - ha concluso - è che l'unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas".
"Non possiamo sostenere l'operazione israeliana a Rafah"
Blinken ha poi avvertito che "un attacco israeliano a Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza dove sono ammassati più di un milione di palestinesi sfollati a causa della guerra, causerebbe danni "oltre l'accettabile". Israele non ha presentato alcun piano per proteggere i civili durante questo possibile attacco, ha aggiunto. "In assenza di un tale piano, non possiamo sostenere un'operazione militare su larga scala a Rafah, perché il danno che causerebbe sarebbe oltre ciò che è accettabile", ha detto durante il Forum del McCain Institute a Sedona, in Arizona.
"Andremo al Cairo per raggiungere un accordo"
Intanto ieri Hamas ha confermato, in comunicato diffuso sul suo sito web, la presenza della sua delegazione oggi al Cairo. "Alla luce dei recenti contatti con i fratelli mediatori in Egitto e Qatar, la delegazione di Hamas si recherà domani, sabato, al Cairo per completare le discussioni" si legge nella nota che specifica: "Mentre sottolineiamo lo spirito positivo con cui la direzione del movimento ha risposto quando ha studiato la proposta di cessate il fuoco recentemente ricevuta, con lo stesso spirito andremo al Cairo per raggiungere un accordo. Noi del movimento Hamas e delle forze di resistenza palestinesi siamo determinati a portare a termine l'accordo, in modo da soddisfare le richieste del nostro popolo per la completa cessazione dell'aggressione, il ritiro delle forze di occupazione, il ritorno degli sfollati, l'aiuto per la nostra gente, l'inizio della ricostruzione e la conclusione di un serio accordo di scambio", si legge ancora nel comunicato di Hamas.
La presidente di Swissuniversities Luciana Vaccaro è contraria al boicottaggio delle università israeliane. A suo avviso, è infatti pericoloso equiparare le istituzioni a un governo. Non si può tagliare fuori un ateneo perché non si condividono le azioni di un governo, ha dichiarato Vaccaro alla RTS, precisando di esprimersi a titolo personale. Ciò significherebbe isolare le istituzioni che sono aperte al dialogo e che condividono i nostri valori, ha aggiunto. La situazione, ha poi specificato, era invece diversa per le alte scuole russe dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Stando a Vaccaro, le università sono "come la società", che attualmente vive "tensioni" riguardo al conflitto israelo-palestinese. "Dobbiamo fare del nostro meglio per mantenere una situazione sana e sicura per tutti", ha detto la presidente di Swissuniversities, secondo cui ci sono linee rosse da non oltrepassare rappresentate da discorsi di odio, razzismo, violenza e antisemitismo.
Le manifestazioni a Losanna
Da ieri studenti pro-Palestina si sono mobilitati all'Università di Losanna e una decina di essi hanno trascorso la notte in uno degli edifici. Tra le varie rivendicazioni avanzate c'è anche quella di boicottare accademicamente le istituzioni israeliane. Al contrario però di quanto successo in altri atenei, ad esempio negli Stati Uniti, in occasione di azioni simili, la situazione non è degenerata e il tutto si sta svolgendo pacificamente.
Una delegazione di Hamas è arrivata al Cairo questo pomeriggio per proseguire i colloqui volti a raggiungere un accordo di cessate il fuoco e un accordo per lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Lo si apprende da fonti bene informate all'aeroporto del Cairo. Al Cairo è arrivato nelle scorse ore anche William Burns, capo della Cia (Central Intelligence Agency), alla guida di una delegazione statunitense.
L'Israele ha notificato ad Hamas che se non si raggiunge un accordo entro una settimana, comincerà l'operazione a Rafah. Lo riferisce il Wall Street Journal citando fonti egiziane. L'indiscrezione è stata ripresa anche da Haaretz.
A due giorni dello sgombero con la forza della Columbia, la polizia torna a fare irruzione nei campus: poco prima dell'alba la tensione è esplosa in California dove forze dell'ordine in assetto anti-sommossa hanno sgomberato una tendopoli a Ucla e arrestato oltre 130 persone, usando anche - secondo la Cnn - proiettili di gomma. "Gli americani hanno il diritto di protestare, non di creare il caos", ha detto il presidente Joe Biden tentando di "fare chiarezza" in un momento in cui "c'è sempre qualcuno che corre per mettere a segno punti politici". Allusione neanche troppo velata a Donald Trump che ha brandito lo spettro di "estremisti e agitatori di estrema sinistra" chiedendo ai suoi sostenitori: "Dov'è Biden? Dov'è Gavin Newsom?", il governatore della California chiamato in causa per gli scontri della notte nel campus di Ucla.
"Le proteste violente non sono protette"
"Questo non è il momento per la politica e dunque voglio essere chiaro: le proteste violente non sono protette. Lo sono le proteste pacifiche", ha detto Biden nel messaggio teletrasmesso. "Il vandalismo, il rompere vetrate, chiudere i campus e costringere a cancellare le classi non è protesta pacifica, così come non lo è minacciare o intimidire le persone" ha proseguito il presidente sottolineando che "il dissenso è essenziale per la democrazia, ma non deve mai portare al disordine": l'America "non è un Paese autoritario, ma non neanche un Paese senza leggi, l'ordine deve prevalere". In realtà, secondo un nuovo rapporto della ong Armed Conflict Location and Event Data Project, il 99% delle proteste nei campus sono state finora pacifiche. New York ha dato il via al giro di vite (1300 gli arresti totali dall'inizio della crisi, stima il New York Times), con più di 300 fermati tra Columbia e City College, ma anche nel campus di Manhattan di Fordham, un ateneo gesuita, per passare poi a Dallas, Dartmouth in New Hampshire e Tulane a New Orleans.
"Gli arresti non sono l'unica strada per uscire dalla crisi"
Per la seconda volta in due settimane i docenti di Columbia hanno intanto chiesto la censura della presidente Minouche Shafik. "La polizia armata antiterrorismo e gli arresti non sono l'unica strada per uscire dalla crisi", ha detto il gruppo affiliato all'American Association of University Professors. La Brown University potrebbe aver fatto da apripista: gli studenti pro-palestinesi hanno smontato la tendopoli dopo che l'ateneo del Rhode Island aveva accettato di discutere con loro la fine dei legami finanziari con Israele.
Cosa è successo al campus di Ucla
A Ucla invece la notte è stata drammatica: 25 studenti sono finiti in ospedale quando gruppi di manifestanti anti-palestinesi hanno attaccato l'accampamento. "Se fossi stato a Gaza nessuno avrebbe potuto medicarmi", ha detto Yusef, uno di loro, che ha ricevuto 12 punti in testa. Il rettore di Ucla, Gene Block, ha parlato di "istigatori" e definito "inaccettabile" l'attacco all'accampamento, mentre l'ufficio del governatore Newson ha criticato come "in ritardo" e "limitato" l'intervento della polizia.
È un delicato gioco di equilibrio per le autorità dei campus, i politici di Washington e la stessa Casa Bianca: al pressing di molti repubblicani che hanno invocato l'intervento della Guardia Nazionale, Biden ha risposto con un fermo "no", anche a chi gli chiedeva se le proteste gli stanno facendo cambiare le scelte politiche per il Medio Oriente.
Le altre proteste
Intanto le proteste dilagano anche fuori dagli Usa: a Parigi è tornata la tensione dopo il fallimento di un incontro a Sciences Po mentre la Sorbona è stata evacuata. E salgono i timori per la prossima edizione dell'Eurovision in Svezia dove l'organizzazione ha ribadito che saranno vietate nell'arena bandiere palestinesi (non essendoci una loro partecipazione alla competizione) mentre a Malmö si prevedono proteste pro-Gaza. Con avvisi di cautela ai partecipanti al festival, come l'allerta innalzata da Israele per i suoi cittadini che si recheranno nella città svedese per l'occasione. E dallo Stato ebraico un messaggio 'speciale urgente', anche in relazione alla crisi nei campus americani, è arrivato dal presidente Isaac Herzog a sostegno delle Comunità ebraiche del mondo alla luce del "drammatico ritorno dell'antisemitismo".
Un centinaio di studenti pro Palestina hanno occupato l'atrio dell'edificio Geopolis dell'Università di Losanna (UNIL). Hanno chiesto un boicottaggio accademico delle istituzioni israeliane e un cessate il fuoco immediato e permanente. Questa azione "segue l'esempio delle mobilitazioni nei campus in Canada, Stati Uniti e Francia", spiegano gli organizzatori in un comunicato. Bandiere palestinesi sono state stese per terra, mentre altre sono state issate. L'occupazione è stata pacifica, ha potuto osservare Keystone-ATS.
Le rivendicazioni
"La nostra azione è spontanea e non ha né capo né leader. Le persone che occupano l'edificio universitario si rifiutano di essere complici del genocidio coloniale perpetrato dal regime di apartheid israeliano. Chiediamo a tutti di unirsi a noi e ai membri di altre università e scuole universitarie di mobilitarsi", scrivono i partecipanti nel loro comunicato. Gli studenti avanzano una serie di richieste alla direzione dell'università, tra cui la stesura di un elenco delle attuali collaborazioni con le istituzioni israeliane, la loro immediata sospensione fino a quando Israele non rispetterà un cessate il fuoco permanente e il rispetto del diritto internazionale, e una politica proattiva di accoglienza e sostegno agli studenti e ai ricercatori palestinesi, simile a quella messa in atto dopo l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo. I manifestanti ritengono che "le università e le scuole universitarie svizzere stiano partecipando alla carneficina. Esistono numerosi accordi tra le nostre istituzioni che consentono e incoraggiano la mobilità da e verso Israele", denunciano. Affermano inoltre di voler "continuare a lottare con ogni mezzo a sostegno del popolo palestinese" e come prima cosa chiedono "un cessate il fuoco immediato e permanente in tutto il territorio palestinese".
Un'occupazione "rispettosa"
Secondo la portavoce dell'UNIL, Géraldine Falbriard, l'università ha garantito che non ci saranno controlli sull'identità dei partecipanti né sanzioni nei loro confronti. Non saranno nemmeno sgomberati. "Tutto è stato fatto in modo rispettoso", ha detto. Il rettore dell'UNIL, Frédéric Herman, si è recato sul posto e ha esortato i manifestanti a una riflessione pacifica. La sua proposta è stata accolta, ha riferito a Keystone-ATS uno studente che ha partecipato alla protesta. "È esattamente quello che volevamo, e in modo pacifico", ha dichiarato.
Per l'Onu la ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata dalla guerra tra Israele e Hamas, costerà tra i 30 e i 40 miliardi di dollari. "Le stime del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) per la ricostruzione di tutta la Striscia superano i 30 miliardi di dollari, forse fino a 40 miliardi di dollari", ha precisato Abdallah al-Dardari, direttore dell'ufficio regionale per gli Stati arabi dell'agenzia. "La portata della distruzione è enorme e senza precedenti - ha aggiunto -. Questa è una missione che la comunità internazionale non affrontava dalla Seconda guerra mondiale".
"Potrebbero volerci decenni"
Il direttore dell'ufficio regionale per gli Stati arabi del Programma di sviluppo dell'Onu ha sottolineato che se la ricostruzione di Gaza dovesse essere portata avanti attraverso il processo tradizionale, "potrebbero volerci decenni, e il popolo palestinese non può permettersi questo lusso. È quindi importante agire rapidamente per ricollocare le persone in alloggi dignitosi e riportare le loro vite alla normalità dal punto di vista economico, sociale, sanitario ed educativo. Questa è la nostra massima priorità e deve essere raggiunta entro i primi tre anni successivi alla cessazione delle ostilità", ha detto ancora.
37 milioni di tonnellate di macerie
Il funzionario Onu ha stimato in "37 milioni di tonnellate" il totale delle macerie accumulate in seguito ai bombardamenti e alle esplosioni: "Stiamo parlando di una cifra colossale, e questa cifra aumenta ogni giorno. Gli ultimi dati indicano che si sta già avvicinando ai 40 milioni di tonnellate". Secondo le stime riferite da al-Dardari, "il 72% di tutti gli edifici residenziali sono stati completamente o parzialmente distrutti", e la ricostruzione deve essere "attentamente pianificata, efficiente ed estremamente flessibile, perché non sappiamo come finirà la guerra" e che tipo di governo verrà instaurato nella Striscia.
La Colombia rompe le relazioni diplomatiche con Israele. Lo annuncia il presidente Petro.
Il presidente colombiano Gustavo Petro ha annunciato di voler recidere tutti i rapporti diplomatici con Israele, definendo il primo ministro Benyamin Netanyahu "un genocida" per quello che sta succedendo a Gaza. "Domani le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele saranno interrotte", ha detto Petro, il primo presidente di sinistra nella storia della Colombia, in un discorso ai sostenitori a Bogotà.
Israele ha riaperto il valico di Erez con il nord della Striscia dopo circa 7 mesi dalla sua distruzione per l'attacco di Hamas del 7 ottobre.
Un gesto sollecitato da varie parti
Una mossa sollecitata dagli Usa per portare più aiuti all'enclave palestinese e concretizzatasi nel giorno della visita in Israele del segretario di stato Antony Blinken. La riapertura era stata sollecitata anche dalle agenzie internazionali. Israele aveva annunciato la ripresa delle attività del valico lo scorso mese.
Ci sono più detriti e macerie da rimuovere a Gaza che in Ucraina. Lo ha affermato oggi a Ginevra Mungo Birch, responsabile Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite (Unmas) che ha sottolineato la pericolosità dell'operazione causata dalla massa di ordigni inesplosi e dall'amianto.
I numeri a confronto
A titolo di confronto, per spiegare le difficoltà dello sgombero, l'alto funzionario ha ricordato come il fronte in Ucraina sia lungo 600 miglia (poco meno di 1000 chilometri) mentre la Striscia di non supera 25 miglia. La massa di detriti nel territorio palestinese è dunque enorme: 37 milioni di tonnellate, ovvero 300 chilogrammi al m2, secondo una stima fatta a metà aprile dall'Onu. Ma questo non è l'unico problema: "queste macerie sono probabilmente fortemente contaminate da munizioni inesplose, ma ripulirle sarà ulteriormente complicato da altri pericoli presenti", afferma Birch. Si stima ad esempio che tra le macerie di Gaza ci siano oltre 800'000 tonnellate di amianto, aggiunge il responsabile dell'Unmas. Per quel che concerne le munizioni inesplose: si ritiene che il problema concerne il 10-15% di quelle sparate. Ciò rappresenterà un pericolo duraturo per la popolazioni civile, sostiene Birch.
"Una massa di macerie senza precedenti"
All'incontro con la stampa, Birch ha detto di contare sul fatto che l'Unmas sarà responsabile per lo sminamento di Gaza. Per quel che concerne il finanziamento, l'organizzazione onusiana ha ottenuto finora 5 milioni di dollari ma "per continuare il nostro lavoro nei prossimi 12 mesi, abbiamo bisogno di altri 40 milioni", ha sottolineato l'alto funzionario. Per rendere Gaza di nuovo sicura per la popolazione il settore avrà però bisogno di centinaia di milioni di dollari nell'arco di diversi anni. Sotto la guida del Programma di sviluppo delle Nazioni unite (Undp) due settimane fa si è per altro tenuto ad Amman un incontro tra i principali attori di queste future operazioni. Durante il vertice si è discusso dei mezzi e dei metodi da applicare quando sarà giunto il momento. "Il problema è che la massa di macerie non ha precedenti. Dovremo trovare nuove idee su come procedere allo sminamento", ha sostenuto Birch. Un altro altro funzionario dell'Unmas, Pehr Lodhammar, ha recentemente affermato come "il 65% degli immobili distrutti a Gaza sono edifici residenziali". Supponendo l'utilizzo di un centinaio di camion, "ci vorranno 14 anni" per evacuare le macerie, ha aggiunto. "Siamo ancora in una fase pianificatoria", ha precisato Birch, "poiché le operazioni di sminamento richiedono un numero significativo di installazioni pesanti, camion, ecc.". L'Unmas può comunque contare sulla sua esperienza in Iraq. A Mosul ha ad esempio dovuto rimuovere 7 milioni di tonnellate di detriti e macerie.
Una valutazione è al momento impossibile
Una valutazione precisa per Gaza resta comunque per il momento impossibile a causa della violenza dei combattimenti. "Finché non avremo accesso al nord della Striscia per effettuare una valutazione, non avremo la certezza del livello di contaminazione da parte di ordigni inesplosi", ha concluso Birch.
Fonti di Hamas hanno riferito ad Haaretz che l'organizzazione chiede garanzie che Israele non riprenda i combattimenti nella Striscia di Gaza nei prossimi mesi come condizione per concludere un accordo per il rilascio degli ostaggi. "Vogliamo la vita per i palestinesi a Gaza", ha detto una delle fonti, "e questo significa la fine della guerra, il ritiro israeliano, il ripristino della Striscia e un chiaro quadro politico".
Il ministro dell'Interno israeliano Moshe Arbel ha respinto una richiesta di ingresso a Gaza al direttore generale dell'Unwra Philippe Lazzarini. Lo ha riferito Kan tv.
Il capo dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha invitato oggi la Svizzera a mantenere il suo sostegno all'agenzia delle Nazioni Unite. Se non dovesse "portare avanti la sua tradizione umanitaria" in Medio Oriente, la Confederazione rischia di vedere messo in discussione il suo posto nel mondo. È importante che la Confederazione continui a essere un partner della più grande agenzia di aiuti per i rifugiati palestinesi, in un momento in cui hanno più bisogno di sostegno, ha detto il ginevrino in una conferenza stampa.
"Una buona notizia"
Interrogato sulla raccomandazione di oggi della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) di concedere all'UNRWA solo un contributo parziale destinato all'aiuto d'urgenza per la popolazione di Gaza, Lazzarini ha risposto che il mantenimento di tale sostegno è "piuttosto una buona notizia". D'altra parte, Lazzarini ha espresso preoccupazione riguardo alla volontà della commissione di non finanziare più direttamente l'UNRWA a lungo termine. Ha detto di sperare che ciò non accada "prima che la Svizzera e gli altri Stati membri (dell'ONU) abbiano lavorato per la creazione di uno Stato palestinese", cioè prima che l'agenzia possa ritirarsi dalla regione. Fino ad allora, "qualsiasi indebolimento dell'agenzia sarà visto dai palestinesi come un colpo alle loro aspirazioni di autodeterminazione", ha avvertito. Secondo un recente sondaggio, l'80% dei palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza ritiene che l'obiettivo di indebolire o smantellare l'UNRWA sia legato all'abbandono della soluzione dei due Stati (israeliano e palestinese), ha detto.
Percezione problematica
In "un contesto così polarizzato" come quello attuale, Lazzarini ha affermato di auspicare che la Svizzera continui ad essere percepita come un Paese "tradizionalmente umanitario, neutrale, imparziale, una Svizzera dei buoni uffici". Se dovesse abbandonare il suo sostegno a un'agenzia come l'UNRWA, la Confederazione sarebbe rapidamente percepita in questa regione del mondo come un Paese che attua "un'agenda di parte, un'agenda in cui viene applicato il diritto internazionale umanitario a due livelli". Questo potrebbe avere un impatto duraturo sul ruolo che la Svizzera può svolgere sulla scena internazionale, ha detto. Ha poi ricordato che la maggior parte dei Paesi che avevano sospeso il loro finanziamento all'agenzia hanno ripreso a contribuire. Solo "una manciata" di Paesi non lo ha fatto, ha detto, citando - oltre la Svizzera -, gli Stati Uniti, il Regno Unito e l'Austria.
Amnesty International accoglie positivamente la decisione odierna della Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N), di sbloccare parzialmente i fondi destinati all'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA). La sezione svizzera invita ora il Consiglio federale a prendere rapidamente una decisione sull'agenzia dell'ONU. Vista la situazione catastrofica sul campo e conformemente alla tradizione umanitaria della Svizzera, la commissione ha preso la decisione giusta, ha scritto oggi Amnesty in un comunicato. "Attendiamo ora che il Consiglio federale liberi i fondi di cui l'UNRWA ha urgentemente bisogno".
"La Svizzera rispetta i suoi obblighi umanitari"
"In quanto Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra, la Svizzera non deve schierarsi con nessuna delle parti in conflitto, ma unicamente con il diritto internazionale", ha proseguito la ONG. Prendendo questa decisione, la Svizzera si smarca "dalle richieste del governo israeliano (...) ma rispetta - seppur con esitazione - i suoi obblighi umanitari". La Svizzera evita anche di isolarsi, dal momento che la maggior parte dei principali donatori dell'UNRWA hanno ripreso i loro finanziamenti. La commissione parlamentare condivide inoltre l'opinione degli specialisti dell'aiuto umanitario secondo i quali né il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) né altre ONG potrebbero sostituire l'agenzia ONU.
All'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) andrebbe concesso un contributo parziale destinato solo all'aiuto umanitario per Gaza. Lo ha affermato oggi davanti ai media il presidente della Commissione di politica estera del Nazionale (CPE-N), Laurent Wehrli (PLR/VD), secondo cui tale denaro non dovrebbe essere utilizzato per compiti amministrativi, ma venire impiegato solo per portare sollievo alla popolazione della striscia. Tale decisione. ha sottolineato il deputato PLR, è stata presa per 13 voti a 11 dopo consultazioni con persone direttamente coinvolte, come il direttore dell'UNRWA Philippe Lazzarini, ma anche con rappresentanti di istanze molto critiche nei confronti di questa agenzia dell'ONU, come UN Watch.
"Dirottare il contributo elvetico all'UNRWA all'aiuto d'urgenza"
Nell'adottare questa nostra decisione "abbiamo tenuto conto della situazione umanitaria a Gaza, dove è necessario intervenire rapidamente, ma anche del ruolo speciale" - "nel contesto" attuale ha voluto precisare Wehrli - che svolge l'UNRWA nel sostegno alla popolazione". Per 12 voti a 9, ha proseguito Wehrli, la Commissione ha presentato una mozione che chiede al Consiglio federale di dirottare il contributo elvetico all'UNRWA per il 2024 all'aiuto d'urgenza, affinché tali fondi vadano unicamente alle persone nel bisogno a prescindere dalla persona o dalla struttura sul posto: si tratta di garantire che i beni di prima necessità arrivino a Gaza attraverso corridoi sicuri e siano messi gratuitamente a disposizione della popolazione. "Nessun trasferimento diretto dovrebbe essere effettuato a favore dell'UNRWA", ha sottolineato.
La palla agli Stati
Prima che il Consiglio federale prenda una decisione definitiva, si dovrà ancora attendere la presa di posizione dell'omologa commissione degli Stati. Tale procedura, ha rammentato Wehrli, è stata adottata in dicembre dopo le accuse all'UNRWA di un coinvolgimento di alcuni suoi collaboratori negli attacchi - mai provati finora, n.d.r - del 7 ottobre scorso di Hamas contro Israele. Più in generale, ha aggiunto Wehrli, la CPE-N si è detta d'accordo all'unanimità con quanto stabilito dal governo il 24 aprile scorso, ossia di liberare a scaglioni 56,2 milioni di franchi di contributi a scopo umanitario per il Medio Oriente. Il Consiglio federale aveva anche precisato che sul discusso contributo all'UNRWA - 20 milioni - avrebbe deciso in un secondo momento.
A chi sono destinati i soldi
I 56,2 milioni, ha spiegato il presidente della CPE-N, sono destinati a una quarantina di organizzazioni che operano nella regione. La strategia dell'esecutivo per il periodo 2021-2024 include nella definizione di Medio Oriente il Territorio palestinese occupato, l'Iraq, Israele, la Giordania, il Libano e la Siria. I fondi sono destinati a organizzazioni svizzere (come la Croce Rossa Svizzera, la fondazione Terre des hommes e Caritas), al Comitato internazionale della Croce Rossa, ad agenzie delle Nazioni Unite così come a organizzazioni non governative internazionali e, in parte, locali (Danish Refugee Council, Handicap International, Save the Children).
Diverse decine di personalità svizzere di spicco, tra cui le ex consigliere federali Micheline Calmy-Rey e Ruth Dreifuss, chiedono alla Confederazione di continuare a sostenere l'UNRWA. "Non c'è alcuna prova" che l'agenzia dell'ONU "abbia svolto un ruolo nefasto in questo conflitto", scrivono. "Secondo molti pareri, compreso quello del CICR, solo l'UNRWA", l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, "è attualmente in grado, grazie alla sua esperienza sul campo e alle sue strutture esistenti, di fornire un aiuto umanitario sostanziale alla popolazione palestinese, che ne ha un disperato bisogno", notano i firmatari dell'appello, pubblicato su diversi giornali della Svizzera romanda e tedesca ieri e oggi.
"Onorare gli impegni presi per finanziare l'UNRWA"
Presentandosi come "cittadine e cittadine svizzeri", i firmatari chiedono ai rappresentanti eletti e alle autorità di "onorare gli impegni presi per finanziare l'UNRWA e rispettare così i valori umanitari del nostro Paese". L'appello è sostenuto da un comitato che comprende Alain Bittar, direttore dell'Institut des Cultures du Monde Arabe et Méditerranéennes di Ginevra, l'ex professore Riccardo Bocco (Graduate Institute Geneva) e Stephan Stadler, ex direttore dell'Autorità di controllo per la lotta contro il riciclaggio di denaro.
I firmatari
Oltre alle due ex consigliere federali socialiste, il documento è firmato da ex diplomatici, giornalisti, intellettuali, accademici, sportivi, artisti e "altri cittadini impegnati nei valori democratici e umanitari del nostro Paese". Tra questi, figurano per esempio il consigliere agli Stati Carlo Sommaruga (PS/GE), il consigliere amministrativo ginevrino Sami Kanaan, l'ex direttore del CICR Yves Daccord, l'ex procuratrice federale Carla Del Ponte, gli ex Segretari di Stato Jacques de Watteville e Jean-Daniel Gerber, gli ex Consiglieri nazionali Jean Ziegler (PS/GE) e Patrice Mugny (Verdi/GE) e lo scrittore Daniel de Roulet.
45'000 firme in favore dei finanziamenti
La Svizzera è uno dei maggiori donatori dell'agenzia ONU. Ha sospeso il pagamento dei 20 milioni di franchi previsti in seguito alle accuse israeliane di coinvolgimento del personale UNRWA nei massacri del 7 ottobre in Israele. Ieri Amnesty International ha consegnato a Berna due petizioni con oltre 45'000 firme.
L'Ong Amnesty International Svizzera ha depositato oggi a Berna due petizioni sostenute da più di 45'000 persone che chiedendo al Consiglio federale e al Parlamento di sbloccare gli aiuti finanziari destinati all'agenzia dell'ONU per il soccorso dei rifugiati palestinesi (UNRWA) e di impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza. I promotori esortano la Confederazione a non dimenticare la propria tradizione umanitaria e di schierarsi chiaramente dalla parte del diritto internazionale, si legge in un comunicato odierno diramato dall'organizzazione non governativa.
Il rapporto d'inchiesta
La Svizzera, prosegue la nota, continua a trattenere il proprio contributo finanziario all'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, pari a 20 milioni di franchi annui in un momento in cui la popolazione civile della Striscia di Gaza occupata è minacciata dall'incessante guerra e dalla carestia, e questo nonostante il governo israeliano non abbia fornito alcuna prova a sostegno delle sue accuse, sottolinea Amnesty International, che sostiene di aver esaminato l'imputazione di sei pagine presentata dallo Stato ebraico. Inoltre il rapporto d'inchiesta indipendente sulla revisione esterna dell'Agenzia condotto sotto la guida dall'ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna ritiene che l'UNRWA rispetti i principi di neutralità, osserva l'Ong.
Le accuse
In seguito alle accuse mosse da Israele, secondo cui 12 dipendenti dell'UNRWA siano sospettati di essere stati coinvolti nel massacro compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre, diversi Paesi hanno deciso di sospendere i finanziamenti devoluti all'agenzia ONU. "Questa decisione draconiana ha conseguenze catastrofiche per la vita e la sopravvivenza di milioni di persone", aggiunge la nota. "La riluttanza del nostro Paese a finanziare gli aiuti dell'ONU quando milioni di palestinesi soffrono la fame è difficile da comprendere e appannerà l'immagine umanitaria della Svizzera", prosegue Amnesty International Svizzera. "La sospensione degli aiuti appare ancora più scandalosa dopo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) di gennaio, in cui si conferma che la popolazione palestinese di Gaza potrebbe essere esposta al rischio di genocidio", afferma l'Ong. Amnesty International chiede dunque ancora una volta alla Svizzera di fare tutto il possibile per garantire l'attuazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che auspica un cessate il fuoco immediato, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e aiuti umanitari a favore della Striscia di Gaza.
L'appello di MSF
A seguito dei recenti sviluppi che testimoniano la neutralità dell'UNRWA, anche l'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (MSF) si è rivolta alla Svizzera, chiedendo alla Confederazione di sbloccare i finanziamenti, "in modo tale da poter fornire aiuti vitali alla popolazione di Gaza". In un comunicato odierno, MSF ribadisce che l'agenzia delle Nazioni Uniti rappresenta "un'ancora di salvezza per milioni di palestinesi a Gaza, in Cisgiordania e nell'intera regione, e che non può essere sostituita in tempi rapidi da alcuna altra organizzazione a fronte dell'attuale grave crisi".
Il personale di MSF si trova confrontato quotidianamente con la situazione catastrofica nella Striscia, dove da oltre sei mesi svolge un ruolo vitale per garantire alla popolazione l'accesso ai beni di prima necessità. La stessa organizzazione ha pubblicato oggi un rapporto sull'attuale situazione sanitaria a Gaza.
Possibile decisione già domani
La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) dovrebbe pronunciarsi domani (martedì) in merito al finanziamento. In occasione dell'esame del preventivo 2024, il Parlamento aveva deciso a dicembre che gli aiuti umanitari svizzeri in Medio Oriente possono essere sostenuti solo previa consultazione delle due commissioni della politica estera. L'UDC e in parte il PLR hanno espresso la loro intenzione di voler tagliare completamente i fondi destinati all'UNRWA a favore di altre organizzazioni. Mercoledì scorso il Consiglio federale ha reso noto che deciderà in merito solo dopo aver esaminato in dettaglio il rapporto realizzato sotto la guida di Catherine Colonna.
Almeno 13 persone sono state uccise in attacchi aerei israeliani a Rafah: lo hanno reso noto fonti mediche, come riporta il Times of Israel. Secondo le stesse fonti, ci sono anche molti feriti. I media di Hamas parlano di 15 morti. Per ora le forze israeliane non hanno rilasciato alcun commento.
Il presidente palestinese, Abu Mazen ha dichiarato che solo gli Stati Uniti possono fermare l'attacco israeliano a Rafah, che costituirebbe "il più grande disastro nella storia del popolo palestinese". "Ci appelliamo agli Stati Uniti d'America perché chiedano a Israele di fermare l'operazione a Rafah, perché l'America è l'unico paese in grado di impedire a Israele di commettere questo crimine", ha proseguito Mazen, che si trova a Riad, in Arabia Saudita, per l'incontro speciale del Forum economico mondiale (WEF), a cui partecipa anche il consigliere federale Ignazio Cassis.
Secondo i media israeliani, gli Stati Uniti stanno prendendo parte a un disperato sforzo diplomatico per impedire alla Corte penale internazionale (Cpi) di emettere in settimana mandati di arresto per il premier dello Stato ebraico Benyamin Netanyahu, il ministro della difesa Yoav Gallant e il capo dell'esercito Herzi Halevi. Il sito di notizie israeliano "Walla!" aggiunge che Netanyahu ha fatto telefonate continue durante il fine settimana cercando di convincere gli Usa a bloccare qualsiasi decisione della Cpi. Dal canto suo il quotidiano israeliano Haaretz scrive che il governo israeliano sta lavorando con il presupposto che il procuratore della Cpi Karim Khan possa emettere questa settimana i mandati.
Hamas ha diffuso un video che mostra due ostaggi a Gaza. Lo ha riferito Haaretz. Nel video, secondo quanto postato su X anche dal giornalista Barak Ravid di Axios, ci sono immagini di due ostaggi apparentemente ancora in vita. Il primo - ha spiegato - è Keith Siegal, che è anche cittadino Usa, preso nel kibbutz di Kfar Aza. Il secondo è Omri Miran, rapito il 7 ottobre nel kibbutz di Nir Oz.
"Governo israeliano, partecipa alle trattive per farci liberare"
Entrambi, molto provati, raccontano di "una condizione dura" per i bombardamenti sulla Striscia e rivolgono parole di "amore per la propria famiglia". In sovrascritta Hamas sostiene che "l'uccisione" nei raid di Israele "di decine di ostaggi, ha impedito agli altri di festeggiare la Pasqua ebraica con i loro cari". I due rapiti rivolgono un appello al governo israeliano di partecipare alle trattative per un accordo per la loro liberazione. Al tempo stesso, invitano i propri familiari a fare pressioni con le dimostrazioni per ottenere il loro rilascio. Nello stesso video sono mostrati spezzoni di dichiarazioni del ministro della difesa Yoav Gallant e del premier Benyamin Netanyahu che parlano della necessità di una pressione militare per il rilascio degli ostaggi. Israele ha sempre definito questi video di Hamas "propaganda psicologica" e di norma le immagini non sono diffuse.
Le famiglie: "Non entrate a Rafah, scegliere il ritorno degli ostaggi"
La diffusione del video da parte di Hamas avviene a poca distanza dall'avvio in Israele delle proteste dei familiari dei rapiti nei riguardi del governo per sollecitare una trattativa positiva. Le famiglie degli ostaggi hanno infatti detto che "lo Stato di Israele deve scegliere: o gli ostaggi o la guerra. Entrare a Rafah porterà più ostaggi morti in prigionia e la loro uccisione in guerra". "Sarà un altro modo per far morire gli ostaggi. Israele scelga per il ritorno degli ostaggi".
Una bambina è morta a causa del caldo estremo a Rafah, mentre l'aumento delle temperature aggrava la crisi igienico-sanitaria per oltre 1,7 milioni di sfollati interni privi di alloggi adeguati e di beni di prima necessità. La notizia è stata data dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), citato dall'agenzia Reuters, in un contesto di crescente preoccupazione per le condizioni delle persone che vivono a Gaza.
L'allarme delle ong
L'allarme viene lanciato mentre le spedizioni di aiuti a Gaza da Cipro sono riprese venerdì sera, ha detto una fonte cipriota, con una nave che trasporta cibo all'enclave palestinese assediata, dopo una pausa seguita all'uccisione di sette operatori umanitari da parte di Israele. La ong World Central Kitchen (Wck) ha sospeso gli aiuti per rivedere la propria attività nella Striscia dopo l'attacco di inizio aprile, bloccando le spedizioni dirette a Gaza da Cipro. Una piccola nave mercantile ha lasciato il porto di Larnaca venerdì notte con gli aiuti donati dagli Emirati Arabi Uniti, ha detto alla Reuters la fonte cipriota.
Il Ministero della Sanità di Hamas ha annunciato oggi un nuovo bilancio di 34'388 morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. In 24 ore sono stati registrati almeno 32 morti in più, secondo un comunicato stampa del ministero che riporta 77'437 feriti in oltre 200 giorni di guerra.
Cina ospiterà i colloqui tra Hamas e Fatah
Mentre proseguono gli scontri in Cisgiordania e a Gaza, è di oggi la notizia che la Cina ospiterà colloqui tra Hamas e Fatah (il partito del presidente Abu Mazen) sulla riunificazione palestinese. Questa di Pechino è la seconda riunione delle fazioni palestinesi incentrata sulla riunificazione, la prima si è svolta diverse settimane fa a Mosca. Intanto, una nave della Marina militare britannica, la "Cardigan Bay", è salpata da Cipro alla volta di Gaza, dove ospiterà centinaia di addetti statunitensi impegnati nelle ultime fasi della costruzione del molo galleggiante di emergenza che dovrà accogliere gli aiuti umanitari via mare per la Striscia. Stando al ministero della Difesa di Londra, è "fondamentale stabilire nuove rotte per far arrivare gli aiuti umanitari vitali alla gente di Gaza e il Regno Unito continua ad avere un ruolo guida nella consegna del sostegno". Il molo in via di costruzione potrà accogliere fino a 90 carichi al giorno, e fino a 150 a pieno regime.
“Mi rivolgo a voi, gentile signora Amherd e gentili signor Cassis e signor Jans, esortandovi a compiere un gesto di umanità. Che parola, nevvero, l'umanità... Sembra essere stata consegnata al dizionario degli arcaismi, delle parole non più in uso, che non hanno più un significato. Sembra, addirittura, una parolaccia. Non lo è. È ciò per cui la Storia ci ricorderà, vi ricorderà. Ci giudicherà. E vi giudicherà”. È un estratto della lettera che il reporter ticinese Gianluca Grossi giovedì ha inviato all’indirizzo del Consiglio federale.
“Cosa mi rimaneva da fare?”, ha spiegato il giornalista a Ticinonews. “Quale altra possibilità aveva un reporter che per molti anni ha raccontato la Striscia di Gaza e la sua popolazione? Cosa potevo fare dopo aver ricevuto una richiesta di aiuto diretta da parte di una famiglia che conosco e ho raccontato, ma che conosce anche il Ticino?” Il riferimento, come si legge nella missiva, è a Hussam, “che nel 2009 fu invitato a Lugano, dove gli fu donata una protesi sostitutiva di una gamba tranciata dalla scheggia di un missile israeliano mentre stava portando aiuto -nella sua funzione di pompiere- ai civili rimasti dentro un palazzo bombardato a Gaza”.
Sempre sulla lettera, Grossi racconta che “oggi questa famiglia ha perso tutto. Tutto. Sono in contatto con la moglie di Hussam, Fatima, che parla perfettamente inglese e lo ha insegnato ai suoi figli. Chiede soltanto che qualcuno li aiuti a uscire da Gaza, dove non hanno più nulla: non una casa, non una scuola, non un lavoro. Zero futuro. Non si tratta di retorica giornalistica: è, al contrario, una descrizione fedele della realtà. Io non sono in grado di aiutare la famiglia di Hussam. La sola cosa che può fare un reporter di guerra è scrivere ciò che la guerra fa agli esseri umani che ne sono vittime. Questo sto facendo”.
“Ascoltate la vostra coscienza e fate qualcosa”
L’obiettivo di Grossi è “di mostrare che quanto a Gaza sta realmente accadendo è una tragedia. Mi auguro di ottenere la loro attenzione e mi piacerebbe che Cassis, Amherd e Jans leggano questa lettera e ascoltino la loro coscienza. Ma spero anche che facciano qualcosa per aiutare in qualche modo chi chiede aiuto. Chi chiede umanità”.
“Queste persone sono lasciate sole”
Gli Stati Uniti hanno da poco approvato un pacchetto miliardario di aiuti militari ed economici a Israele. “Ho ricevuto notizie di primissima mano da parte di chi è a Gaza, secondo le quali nel sud della Striscia è in corso una fuga di massa verso il centro del Paese. Decine di migliaia di persone si stanno muovendo, ma le tendopoli organizzate dalle Ong e dall’Onu non bastano. Queste persone sono lasciate sole e si devono arrangiare costruendo ripari improvvisati. A questo si aggiungono i problemi di approvvigionamento -di cui si parla da mesi- e l’impossibilità data ai bambini di andare a scuola. La situazione umanitaria è più che drammatica”.
Ucraina e Gaza, “La differenza sta nella percezione della realtà”
Verso la fine della missiva Grossi parla della pace, dicendo ai consiglieri federali che questa “per un altro conflitto sembra starvi particolarmente a cuore, ma che passa anche dalla Striscia di Gaza, attraverso una convinta militanza per l’umanità”. Un paragone non casuale. “Il riferimento è alla guerra in Ucraina. Sappiamo tutti che la Confederazione è impegnata nell’organizzazione di una conferenza di pace: Kiev è più vicino all’Europa e tutto l’Occidente è impegnato a sostenere il Paese militarmente e finanziariamente. Il Medio Oriente è lontano, è sempre stata una realtà lontana, di fronte alla quale non c’è una visibile unità di intenti. La questione umanitaria in politica conta ben poco, sono gli interessi strategici e geopolitici a pesare. In Medio Oriente la questione è lasciata nelle mani degli Stati Uniti, l’unico paese che ancora ha qualche parola da dire agli israeliani. La differenza di trattamento, insomma, non è solo geografica, ma anche di percezione della realtà”.
Si sono conclusi i colloqui tra Israele e la delegazione egiziana per un accordo sugli ostaggi e la tregua a Gaza. Parlando ai media, fonti israeliane hanno definito "molto buoni" i colloqui, che hanno portato a "progressi". Un alto funzionario israeliano ha detto al canale televisivo israeliano Channel 12 (Keshet 12) che "si tratta dell'ultima opportunità" di raggiungere un accordo "prima che l'esercito entri a Rafah". Israele ha quindi chiarito agli egiziani che non permetterà ad Hamas di perdere tempo o di "trascinare i piedi" per impedire l'operazione militare a Rafah. Israele accetterà un accordo che preveda il rilascio di almeno 33 ostaggi, tra donne, anziani e feriti, riferisce un alto funzionario israeliano ai media al termine dei colloqui tra Israele e la delegazione egiziana. "Non permetteremo ad Hamas di parlare di 20 ostaggi come ha fatto" in precedenza, ha sottolineato la fonte a Channel 12. Il funzionario ha poi aggiunto che lo Stato ebraico è disposto a fare importanti concessioni come il ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza e il ritiro dell'esercito dal Corridoio Netzarim che taglia in due la Striscia.
L'intera popolazione della Striscia di Gaza, con i suoi 2,2 milioni di abitanti, è vittima della crisi alimentare più grave nella storia della scala della sicurezza del cibo. Secondo l'Organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) a dicembre 2023 oltre un quarto della popolazione, ovvero 600mila persone, si trovavano in condizioni di 'Catastrofe' (livello 5 dell'Integrated Food Security Phase Classification) e a rischio carestia. È quanto mostra il Rapporto globale sulle Crisi Alimentari 2024 del Food Security Information Network.
Metà della popolazione soffrirà di insicurezza alimentare
Le crisi alimentari sono aumentate in modo allarmante nei punti caldi dei conflitti, Palestina ma anche Sudan, sulle quali è necessaria "un'azione immediata". Si prevede che entro luglio 2024 metà della popolazione in questi territori (circa 1,1 milioni di persone) soffrirà di livelli di Catastrofe (Fase 5 Ipc) di grave insicurezza alimentare, raggiungendo il 70% nelle zone settentrionali. Le stime parlano di quasi un terzo dei bambini in stato di malnutrizione acuta da marzo quando, come riporta il dossier, si prospettava già una carestia imminente nei governatorati di Gaza e Gaza Nord in Palestina, a causa delle ostilità in corso e della mancanza di accesso a forniture e servizi essenziali.
La situazione globale
Quanto agli altri Paesi mappati, ad Haiti per quasi 5 milioni di persone, ovvero metà della popolazione analizzata, tra marzo e giugno si prevedono alti livelli di grave insicurezza alimentare; un brusco aumento rispetto alle proiezioni di agosto 2023 che riflette l'escalation della violenza delle bande armate che limita la circolazione di merci e persone, causando sfollamenti interni e facendo lievitare i prezzi dei prodotti alimentari. Nell'Africa meridionale, a marzo i presidenti di Malawi, Zambia e Zimbabwe hanno dichiarato disastri nazionali a causa dell'impatto della siccità provocata da El Niño sulla produzione agricola. In generale, la fame nel mondo resta a livelli allarmanti: sono quasi 282 milioni le persone che affrontano insicurezza alimentare "acuta grave" in 59 Paesi, 24 milioni in più dal 2022. Una piaga che coinvolge ancora il 21,5% della popolazione analizzata e supera i livelli pre-Covid, sempre secondo il rapporto. Si tratta del quinto anno consecutivo di crescita del numero di persone che affrontano alti livelli di insicurezza alimentare acuta. Lontano l'obiettivo fame zero entro il 2030.
L'esercito israeliano ha condotto tutti i preparativi necessari per entrare a Rafah, che ritiene l'ultimo bastione di Hamas nella Striscia di Gaza, e potrà lanciare un'operazione non appena avrà ottenuto l'approvazione del governo: lo indica Haaretz riportando media internazionali che citano un alto funzionario della Difesa.
La decisione odierna del Consiglio federale di rinviare una decisione sul sostegno all'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) viene criticata da PS e Verdi. A loro avviso, gli aiuti per Gaza vanno sbloccati al più presto tenuto conto della catastrofica situazione sul posto. Stamane il Consiglio federale, riunito ad Aarau per una seduta extra muros, ha deciso che il versamento di 56,2 milioni di franchi di contributi a scopo umanitario per il Medio Oriente avverrà in modo scaglionato e solo previa consultazione delle Commissioni della politica estera. Sul discusso contributo all'UNRWA di 20 milioni deciderà in un secondo momento.
Nessuna prova dei legami con Hamas
Tale aiuto è stato sospeso in seguito alle accuse di coinvolgimento di dodici dipendenti di questa agenzia nel massacro avvenuto in Israele il 7 ottobre. Nel frattempo, un rapporto esterno condotto sotto la guida dall'ex ministra degli esteri francese Catherine Colonna è giunto alla conclusione che non vi sono prove per tali accuse, anche perché Israele non ne ha fornite. Il Consiglio federale ha informato che esaminerà il documento e deciderà in seguito sulla base di una valutazione complessiva.
"La situazione a Gaza è catastrofica"
Secondo il PS, la situazione a Gaza è catastrofica. Data la terribile situazione aspettare non è un'opzione, stando a un comunicato odierno del partito. Citato nella nota, il "senatore" Carlo Sommaruga (PS/GE) afferma che "la Svizzera deve fare tutto il possibile per salvare vite umane" e che il ritiro dei fondi "è vergognoso ed equivale ad abbandonare le persone sul posto". Per i Verdi, la decisione odierna dell'esecutivo è "scandalosa". "La popolazione rischia la vita e deve fare i conti con la mancanza di cibo, acqua e accesso alle cure mediche. La guerra ha già causato la morte di oltre 30.000 persone, senza contare quelle ferite o costrette a fuggire", si legge nella nota.
Una decisione che isola la Svizzera
Mentre un'indagine indipendente ha appena scagionato l'UNRWA da ogni sospetto, è uno scandalo che il Consiglio federale continui a congelare i fondi ad essa destinati, stando al consigliere nazionale Nicolas Walder (Verdi/GE), secondo cui "nessun'altra organizzazione è in grado di continuare il lavoro dell'UNRWA nell'aiuto diretto alla popolazione della Striscia di Gaza. Per questo motivo diversi Paesi hanno ripreso a sostenere finanziariamente questa organizzazione". Stando agli ecologisti, la decisione odierna dl Consiglio federale, "sotto la guida del ministro degli Esteri Ignazio Cassis", isola la Svizzera sulla scena internazionale e mina la sua tradizione umanitaria.
Due petizioni di Amnesty International
Nel frattempo, Amnesty International fa sapere che lunedì prossimo, 29 aprile, consegnerà due petizioni con 45 mila firme in cui si chiede al Consiglio federale e al Parlamento di garantire il finanziamento dell'UNWRA e di impegnarsi per un cessate il fuoco immediato a Gaza. La Svizzera, sulla base di un comunicato odierno, continua a trattenere il proprio contributo finanziario all'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite in un momento in cui la popolazione civile della Striscia di Gaza occupata è minacciata dalla guerra e dalla carestia. Le petizioni chiedono alla Svizzera di non dimenticare la sua tradizione umanitaria e di schierarsi chiaramente dalla parte del diritto internazionale umanitario.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae) "analizzerà in dettaglio" il rapporto di esperti indipendenti sull'operato dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (UNRWA) nella Striscia di Gaza. Una decisione sui finanziamenti dell'organizzazione verrà presa in seguito.
Contributo ancora sospeso
La Svizzera ad oggi non ha versato il contributo di 20 milioni di franchi per il 2024, ha ricordato oggi il DFAE a Keystone-ATS. La sospensione, annunciata in gennaio, è ancora valida. "Il DFAE analizzerà ora in dettaglio il rapporto (...) sull'UNRWA e farà in seguito una valutazione globale. Prima di ogni decisione sul finanziamento dell'UNRWA, le commissioni della politica estera di Nazionale e Stati verranno consultate, come ha deciso il Parlamento lo scorso dicembre", ha precisato il dipartimento. L'audit sull'agenzia, pubblicato ieri, ha concluso che l'UNRWA ha "problemi di neutralità" politica. Israele deve però ancora fornire la "prova" di una eventuale implicazione terroristica di alcuni membri dell'organizzazione, hanno aggiunto gli esperti.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, nel corso di un colloquio telefonico con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto di voler ''evitare'' una ''deflagrazione'' del Medio Oriente e ha ribadito la propria ''determinazione a potenziare le misure per fronteggiare le azioni destabilizzatrici dell'Iran": è quanto riferisce in una nota l'Eliseo, aggiungendo che per Macron l'attacco iraniano contro Israele nella notte tra il 13 e il 14 aprile ''fa pesare il rischio di una escalation militare generale''. Macron ha poi assicurato che ''la Francia è disposta a lavorare con i partner per evitare questa deflagrazione'' ed ha ''invitato tutte le parti ad esercitare la più grande moderazione''.
Macron ha sentito anche Al Sisi
Il presidente francese ha inoltre telefonato al presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, concordando sulla preoccupazione per la situazione in Medio Oriente e avvertendo del "rischio che la regione scivoli in uno stato di diffusa instabilità, che richiede l'impegno ai massimi livelli di saggezza e moderazione". I due hanno concordato anche, secondo una nota della presidenza egiziana, sulla necessità di fermare l'escalation a diversi livelli, "sottolineando che è necessario raggiungere una soluzione giusta e globale della questione palestinese attraverso la soluzione dei due Stati, che rappresenta la via verso il ripristino e il consolidamento della sicurezza, della pace e della stabilità". Durante il colloquio si è poi parlato delle relazioni bilaterali tra i due Paesi e sulle modalità per rafforzarle in vari ambiti.
Israele "deve ancora fornire prove a sostegno" delle sue affermazioni secondo cui dipendenti dell'agenzia di soccorso delle Nazioni Unite Unrwa sono membri di organizzazioni terroristiche, ha affermato l'indagine indipendente guidata dall'ex ministro degli Esteri francese Catherine Colonna. Tuttavia, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, si spiega ancora nel rapporto, ha "problemi persistenti di neutralità politica", ma Israele deve ancora fornire le "prove" che i suoi membri siano legati a "organizzazioni terroristiche".
Le accuse e le conseguenze
Il dossier, commissionato dalle Nazioni Unite sulla scia delle accuse israeliane e redatto con tre organizzazioni di ricerca scandinave, ha rilevato che l'Unrwa aveva regolarmente fornito a Israele elenchi dei suoi dipendenti da sottoporre a controllo. Le accuse israeliane sul coinvolgimento del personale Unrwa nell'attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre hanno portato i principali donatori a gennaio a tagliare i loro finanziamenti all'agenzia, anche se la maggior parte dei paesi li ha ripresi nelle ultime settimane.
Israele "non ha fornito alcuna prova"
Nella valutazione più dettagliata inviata dai tre organismi di ricerca (l'Istituto Raoul Wallenberg per i diritti umani e il diritto umanitario con sede in Svezia, l'Istituto norvegese Chr Michelsen e l'Istituto danese per i diritti umani) si afferma che "le autorità israeliane fino ad oggi non hanno fornito alcuna prova a sostegno delle loro accuse né hanno risposto alle lettere dell'Unrwa a marzo, e di nuovo ad aprile, in cui si richiedevano i nomi e le prove che avrebbero consentito all'Unrwa di aprire un'indagine".
"L'Unrwa è insostituibile e indispensabile"
L'analisi di Colonna suggerisce una serie di modi in cui le garanzie di neutralità per gli oltre 32'000 dipendenti dell'Unrwa potrebbero essere migliorate, come ad esempio ampliando la capacità del servizio di supervisione interna e fornendo maggiore formazione in presenza e maggiore sostegno da parte dei paesi donatori. Ma nota che comunque sono già più rigorose della maggior parte delle altre istituzioni comparabili. Secondo il rapporto, l'Unrwa è "insostituibile e indispensabile" per i palestinesi di tutta la regione, e in molti la vedono come "un'ancora di salvezza umanitaria. In assenza di una soluzione politica tra Israele e palestinesi, l'Unrwa rimane fondamentale nel fornire aiuti umanitari salvavita e servizi sociali essenziali, in particolare nel campo della sanità e dell'istruzione, ai rifugiati palestinesi a Gaza, Giordania, Libano, Siria e Cisgiordania", si legge nel rapporto, presentato da Colonna all'Onu.
Aharon Haliva, il generale al comando della direzione dell'intelligence militare israeliana il 7 ottobre, si è dimesso per il fallimento dell'esercito nel prevenire l'attacco nel sud di Israele compiuto da Hamas quel giorno. Lo riportano i media israeliani. Haliva aveva già indicato che si sarebbe dimesso una volta conclusa la guerra, e sembra destinato a rimanere nel ruolo fino alla nomina di un sostituto. Il quotidiano Ynet ha pubblicato un'immagine della sua lettera di dimissioni. Il generale aveva già descritto gli eventi del 7 ottobre come "un fallimento dell'intelligence militare". Intanto, anche il capo del comando centrale Yehuda Fuchs ha comunicato al capo di stato maggiore dell'Idf le proprie dimissioni, sottolineando che lascerà l'incarico ad agosto, senza precisare i motivi della sua decisione. Lo riporta Haaretz ricordando che Fuchs è il secondo generale di divisione ad annunciare oggi le proprie dimissioni dopo quelle del capo dell'intelligence Aharon Haliva arrivate questa mattina.
Cronaca dal fronte
Nel frattempo le truppe israeliane sono rientrate nella parte orientale di Khan Younis con un raid a sorpresa, hanno riferito oggi i residenti, mettendo in fuga le persone che erano tornate nelle case abbandonate tra le rovine della principale città del sud della Striscia di Gaza. Lo scrive Reuters online. In vista dell'offensiva a Rafah, Israele si sta preparando a spostare i civili a Khan Yunis e in altre aree dove prevede di allestire tende-ricovero, centri di distribuzione alimentare e strutture mediche come ospedali da campo. Lo hanno riferito funzionari egiziani al Wall Street Journal. Secondo le fonti, l'operazione di evacuazione durerà due o tre settimane in coordinamento con Stati Uniti, Egitto e altri Paesi arabi come gli Emirati Arabi Uniti. Israele intende spostare gradualmente le forze a Rafah e concentrarsi sulle aree in cui ritiene si nascondano leader e terroristi di Hamas. Intanto, "trenta razzi lanciati dal Libano sull'Alta Galilea" nel nord di Israele "sono caduti in aree aperte e non hanno causato danni né tanto meno delle vittime". Lo scrive il media israeliano Ynet. Inoltre, centinaia di persone stanno protestando a Cesarea alla vigilia della Pasqua ebraica, con l'intenzione di commemorare la festività con la cena di "Seder di protesta" davanti alla residenza del primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. Lo scrive Haaretz. Tra i manifestanti anche i familiari degli ostaggi a Gaza.
Aharon Haliva, il generale al comando della direzione dell'intelligence militare israeliana il 7 ottobre, si è dimesso per il fallimento dell'esercito nel prevenire l'attacco nel sud di Israele compiuto da Hamas in ottobre. Lo riportano i media israeliani.
Haliva aveva già indicato che si sarebbe dimesso una volta conclusa la guerra, e sembra destinato a rimanere nel ruolo fino alla nomina di un sostituto. Il quotidiano Ynet ha pubblicato un'immagine della sua lettera di dimissioni. Il generale aveva già descritto gli eventi del 7 ottobre come "un fallimento dell'intelligence militare".
"Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas perché questo è l'unico modo per liberare i nostri ostaggi e ottenere la vittoria". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un messaggio alla vigilia della Pasqua ebraica denunciando che "purtroppo, fino ad ora, tutte le proposte per il rilascio dei nostri rapiti sono state completamente respinte da Hamas".
A questo proposito ha ricordato che il segretario di stato americano Antony Blinken "ha detto che l'unico ostacolo ad un accordo per la liberazione dei sequestrati è Hamas". "In questa notte del Seder pasquale i nostri rapiti prigionieri di Hamas sono davanti ai nostri occhi".
Sale ancora il bilancio delle vittime nel raid israeliano nella notte contro diverse case nella città di Rafah a sud della Striscia di Gaza: secondo l'Associated Press citata dal Guardian, autorità sul posto riferiscono di 22 morti, tra questi 18 sono minori.
"Le sanzioni non devono essere imposte alle forze di difesa israeliane". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu riferendosi alle intenzioni Usa nei confronti del Battaglione 'Netzach Yehuda'. "Nelle ultime settimane - ha detto su X - ho lavorato contro sanzioni ai cittadini israeliani, anche nelle mie conversazioni con alti funzionari del governo americano. In un momento in cui i nostri soldati combattono i mostri del terrore, l'intenzione di sanzioni a un'unità dell'Idf è il massimo dell'assurdità e un basso livello morale. Il governo da me guidato agirà con tutti i mezzi contro queste mosse".
Anche il ministro del Gabinetto di guerra, e leader centrista, Benny Gantz, ha attaccato l'intenzione Usa di sanzioni al battaglione 'Netzach Yehuda' dell'esercito. "E'parte integrante dell'Idf, è soggetto al diritto militare e - ha detto su X - opera in conformità con il diritto internazionale. Lo Stato di Israele ha un sistema giudiziario forte e indipendente, che sa come controllare ed esaminare qualsiasi violazione della legge o deviazione dagli ordini dell'Idf, e così faremo. Ho grande rispetto per i nostri amici americani, ma - ha aggiunto - imporre sanzioni all'unità è un precedente pericoloso e invia anche un messaggio sbagliato ai nostri nemici comuni in tempo di guerra. Lavorerò - ha concluso - affinché questa decisione non passi".
Almeno 16 cittadini palestinesi, tra cui nove bambini, sono stati uccisi all'alba di oggi in una serie di attacchi aerei e di artiglieria israeliani contro diverse case nella città di Rafah, a sud della Striscia di Gaza: lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa.
Israele durante la notte ha colpito numerosi obiettivi degli Hezbollah in tre separate aree del Libano del sud. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui "uno dei raid ha centrato un operativo degli Hezbollah in uno dei siti del terrore del gruppo a Tayr Harfa". Colpiti anche "posti di osservazione degli Hezbollah a Odaisseh ed edifici usati dal gruppo terroristico a Khiam".
La Mezzaluna Rossa palestinese ha annunciato in serata che almeno 14 persone sono state uccise in un raid israeliano nel campo profughi di Nur Shams, nel nord della Cisgiordania."Finora abbiamo recuperato i corpi di 14 martiri dal campo di Nur Shams" vicino Tukarem, ha affermato la Mezzaluna Rossa. Il precedente bilancio era di 10 morti.
Nell'incontro tra il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il capo politico di Hamas, Ismail Haniye, durato circa due ore e mezza, Erdogan ha dichiarato che "un giorno Israele pagherà il prezzo dell'oppressione che infligge ai palestinesi, che la Turchia continuerà a denunciare i massacri contro Gaza con ogni mezzo e che si stanno facendo tutti gli sforzi per creare lo Stato indipendente di Palestina, che è la chiave per la pace regionale e per portare una pace permanente nella regione". Lo riporta la Cnn turca.
La Turchia sostiene la Palestina
Durante il colloquio, al quale erano presenti anche le delegazioni, il presidente turco ha affermato che la Turchia continua "i suoi sforzi diplomatici per attirare l'attenzione della comunità internazionale sull'oppressione dei palestinesi e che in ogni occasione viene sottolineata la necessità di porre fine alla brutalità e di un urgente cessate il fuoco permanente".
La Camera Usa ha approvato gli aiuti a Israele. Si tratta di 26 miliardi di dollari, di cui 9 per gli aiuti umanitari a Gaza. Oltre cinque miliardi sono destinati alla difesa aerea, dall'Iron Dome al David's Sling e all'Iron Beam. Il testo deve ora essere approvato dal Senato, dove una prima votazione potrebbe avvenire già martedì.
"Un forte messaggio ai nostri nemici"
Il voto della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti a favore di miliardi di dollari di nuovi aiuti militari per Israele, in guerra con i palestinesi di Hamas a Gaza, invia "un forte messaggio ai nostri nemici", ha dichiarato il capo della diplomazia israeliana.
"Partnership strategica tra Israele e gli Stati Uniti"
Questo voto "dimostra gli stretti legami e la partnership strategica tra Israele e gli Stati Uniti e invia un forte messaggio ai nostri nemici", ha dichiarato Israel Katz sul proprio account X.
Si moltiplicano in Israele le proteste contro il governo di Benyamin Nethanyahu e per il rilascio degli ostaggi con manifestazioni e raduni previsti nelle principali città del Paese da Tel Aviv e Gerusalemme, da Cesarea ad Haifa.
Tre raduni in programma
Stando a quanto riportano i principali quotidiani nazionali, a Tel Aviv sono in programma tre raduni dove oltre a richiedere le elezioni anticipate scenderanno in piazza le famiglie degli ostaggi per ribadire le loro richieste al governo.
L'azione della polizia
Sabato scorso, le proteste a Tel Aviv si sono concluse presto dopo che la polizia ha ordinato alla folla di disperdersi e in coincidenza con le istruzioni del Comando del Fronte Interno israeliano in vista dell'attacco missilistico iraniano. Durante le proteste della scorsa settimana, la polizia non ha permesso che venissero accese le torce, per evitare che i manifestanti appiccassero incendi sulla strada.
Chi protesta chiede l'impeachment di Netanyahu
A Cesarea stasera si terrà una protesta per chiedere l'impeachment del primo ministro Netanyahu. Nelle ultime settimane ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti vicino alla casa del primo ministro israeliano.
L'esercito israeliano sta portando avanti un'operazione antiterrorismo nel campo profughi di Nur Shams in Cisgiordania ormai da più di 40 ore e annuncia che nel corso del raid almeno 10 uomini armati sono stati uccisi e otto palestinesi ricercati sono stati arrestati.
Lo riporta il Times of Israel. L'esercito israeliano afferma che le truppe hanno anche scoperto e distrutto un laboratorio per la fabbricazione di bombe e hanno sequestrato armi da fuoco, compresi fucili d'assalto.
Il missile lanciato nell'attacco israeliano contro le difese aeree del sito nucleare di Natanz, nei pressi di Isfahan, aveva una tecnologia che consentiva all'arma di eludere i sistemi di difesa radar dell'Iran. Lo scrive il New York Times citando due funzionari occidentali, secondo i quali l'aereo da guerra da cui è stato lanciato il missile era "lontano dallo spazio aereo israeliano o iraniano" e né il caccia né il missile sono entrati nello spazio aereo giordano: una mossa calcolata per tenere Amman fuori da qualsiasi problema. Due funzionari iraniani hanno riferito inoltre al quotidiano che l'Iran non ha rilevato intrusioni nel suo spazio aereo.
L'attacco israeliano
Secondo le informazioni raccolte dal New York Times, l'attacco includeva almeno un missile lanciato da un aereo dell'aeronautica israeliana che aveva preso di mira un sito radar di difesa aerea vicino a Isfahan, parte di uno schieramento a difesa del vicino sito nucleare top-secret di Natanz. Le immagini satellitari mostrano danni al radar di un sistema S-300 presso l'ottava base aerea di Shekari a Isfahan. afferma il New York Times. "L'uso da parte di Israele di droni lanciati dall'interno dell'Iran e di un missile che non è stato in grado di rilevare - hanno spiegato le fonti occidentali - aveva lo scopo di dare all'Iran un assaggio di come potrebbe essere un attacco su larga scala. Il raid è stato calibrato per far riflettere l'Iran due volte prima di lanciare un attacco diretto contro Israele in futuro".
Non ha provocato alcun danno ai sistemi di difesa iraniani l'attacco di ieri all'alba, attribuito a Israele, nella provincia di Isfahan. Lo affermano "fonti informate" citate dall'agenzia iraniana Mehr. "I misteriosi micro-droni sono stati colpiti prima che raggiungessero le aree critiche", dice una fonte, contraddicendo quanto scritto dal New York Times, secondo cui nei pressi del sito nucleare di Natanz nell'attacco sarebbero andati distrutti sistemi di rilevamento delle minacce aeree. Secondo il comandante militare iraniano, Abdolrahim Mousavi, le esplosioni udite in Isfahan sono state prodotte dai colpi dell'antiaerea contro "oggetti sospetti" che non hanno causato danni.
Almeno 10 persone, tra cui sei bambini, sono state uccise in attacchi aerei notturni contro la città di Rafah: lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Fonti mediche hanno riferito che aerei da guerra israeliani hanno preso di mira una casa appartenente alla famiglia Radwan, nel quartiere Tal Al-Sultan della città di Rafah, a sud della Striscia di Gaza, provocando la morte di nove persone, tra cui sei bambini e donne. Contemporaneamente, un civile è rimasto ucciso nel bombardamento di una casa a est della città di Rafah.
Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 34'049, di cui 37 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti sono 76'901, secondo la stessa fonte.
Lufthansa e le sue controllate Swiss e Austrian Airlines hanno cancellato tutti i prossimi voli per Israele a causa dell'attuale situazione instabile. Lo ha dichiarato un addetto stampa della compagnia aerea tedesca all'agenzia Dpa. Secondo il sito web dell'aeroporto di Zurigo, il volo Swiss previsto in direzione Tel Aviv per le 12 di oggi è stato cancellato. Stando alla compagnia elvetica, la situazione si protrarrà probabilmente fino al 25 aprile.
Le soppressioni
Con la soppressione dei collegamenti, a partire da quello previsto oggi per le 12.00 sulla rotta Kloten-Tel Aviv, si intende creare "stabilità, affidabilità e possibilità di pianificazione per i passeggeri e gli equipaggi", ha comunicato nel pomeriggio Swiss. Lo scopo è insomma evitare annullamenti dell'ultimo minuto con tutti i disagi del caso, come già accaduto nel recente passato. I viaggiatori interessati saranno contattati dal vettore. Potranno effettuare una nuova prenotazione per una data successiva o in alternativa richiedere il rimborso completo del prezzo del biglietto. I voli da e per Beirut resteranno sospesi come noto fino al 30 aprile. Swiss continuerà inoltre ad astenersi dall'utilizzare lo spazio aereo iraniano fino alla fine del mese in corso.
L'attacco
Nella notte, lo Stato ebraico ha lanciato un attacco con droni sull'Iran, apparentemente senza provocare danni. Lo scorso fine settimana invece era stato il turno di Teheran usare velivoli privi di pilota e missili contro Israele, una rappresaglia dopo il raid mortale di inizio mese sull'ambasciata iraniana a Damasco.
L'ingresso a pieno titolo della Palestina alle Nazioni Unite si scontra contro il muro di Washington scatenando l'ira dell'Anp. Gli Usa, come annunciato, hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza che "raccomandava all'Assemblea Generale l'ammissione dello stato di Palestina come membro dell'Onu". Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone) e due astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) .
DFAE: "L'ammissione a pieno titolo della Palestina all’ONU non è attualmente vantaggiosa"
La Svizzera, come detto, si è astenuta dal votare una risoluzione a favore della piena adesione di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha annunciato che "al momento" l'ammissione della Palestina "non avrebbe favorito un allentamento delle tensioni e gli sforzi per giungere alla pace in Medio Oriente". La Confederazione ritiene che, data la situazione molto instabile in Medio Oriente, "l'ammissione a pieno titolo della Palestina all’ONU non sia attualmente vantaggiosa dalla prospettiva di una generale politica di pace per la regione". Per questo motivo "il Consiglio federale ha deciso che la Svizzera al Cds si sarebbe astenuta al momento della votazione sulla richiesta di adesione palestinese", si legge nella dichiarazione del DFAE sul voto di ieri. La Confederazione rimane impegnata nella soluzione dei due Stati. "Il Governo è convinto che solo una soluzione negoziata che preveda due Stati sia in linea con il diritto internazionale e con i parametri concordati a livello globale, e possa garantire una pace duratura in Medio Oriente."
Mosca: "Un tentativo di fermare la storia"
"Supportiamo vigorosamente uno stato palestinese nell'ambito di un accordo di pace. E il presidente Joe Biden dal 7 ottobre ha ripetuto numerose volte che l'unica via per la pace è una soluzione dei due stati. Ma azioni premature qui a New York, anche con le migliori intenzioni, non porteranno a tale risultato", ha spiegato l'ambasciatore americano Robert Wood. Per la Russia, invece, "l'uso del veto da parte degli Usa è un tentativo di fermare la storia, e il fatto che Washington sia praticamente isolata parla da solo". "Chiediamo agli Usa di sentire la voce della ragione", ha detto il delegato di Mosca Vassily Nebenzia. In effetti, nonostante negli ultimi giorni gli Stati Uniti abbiano dietro le quinte tentato di convincere altri paesi membri del Cds quanto meno ad astenersi per non raggiungere la maggioranza richiesta (di nove voti a favore e nessun veto), alla fine anche alleati come Corea del Sud, Giappone e Francia hanno deciso di sostenere la bozza di risoluzione.
La reazione dell'Autorità Palestinese
L'Autorità Palestinese ha reagito con irritazione al veto degli Usa definendola una "palese aggressione" che spinge il Medio Oriente "sull'orlo dell'abisso". "Questa politica aggressiva degli Stati Uniti nei confronti della Palestina, del suo popolo e dei suoi diritti legittimi rappresenta un palese attacco al diritto internazionale e un incoraggiamento alla continuazione della guerra genocida contro il nostro popolo, che spinge ulteriormente la regione sull'orlo del l'abisso", ha attaccato in una nota il presidente Abu Mazen. Nel caso fosse passata in Cds, la richiesta avrebbe dovuto poi ottenere la maggioranza dei due terzi in Assemblea Generale.
Israele ha lanciato un attacco contro l'Iran attorno alle 3. L'azione è una rappresaglia per il lancio di centinaia di missili e droni iraniani contro Israele avvenuti giorni fa, ed è arrivata nel giorno del compleanno della Guida Suprema iraniana Khamenei, nato il 19 aprile del 1939. Lo stanno facendo notare diversi analisti sui social. Alcuni profili israeliani stanno scrivendo beffardamente: 'Buon compleanno, Khamenei'. Tre funzionari iraniani hanno confermato che è stata colpita una base aerea militare vicino a Esfahan. Secondo le autorità di Teheran, i siti nucleari nei pressi della città sono in "totale sicurezza". La base ospita da tempo la flotta iraniana di F-14 Tomcat di fabbricazione americana, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979. Nella zona di Esfahan ci sono anche siti associati al programma nucleare iraniano, compreso quello sotterraneo di arricchimento di Natanz, che è stato ripetutamente preso di mira da sospetti attacchi di sabotaggio israeliani.
"Droni abbattuti con successo"
La televisione di stato iraniana ha descritto tutti i siti della zona come "completamente sicuri". L'agenzia Tasnim afferma che non si sono verificate grandi esplosioni a Esfahan e solo alcuni vetri delle finestre degli edifici governativi sono stati rotti dopo gli attacchi di droni nella città di Ghahjaverestan. Video pubblicati da Tasnim mostrano l'autostrada e una centrale nucleare senza problemi. Alcuni droni sono stati "abbattuti con successo" dalla difesa aerea iraniana, ma non ci sono informazioni riguardo un possibile attacco missilistico "al momento", afferma il portavoce dell'agenzia spaziale locale. "Al momento non c'è stato alcun attacco aereo al di fuori di Esfahan e in altre regioni del Paese", ha detto Hossein Dalirian in un messaggio pubblicato su X.
Usa: "Non abbiamo approvato la risposta"
Ieri Israele aveva avvisato gli Stati Uniti che avrebbe compiuto ritorsioni contro l'Iran, riferisce la Cnn citando un alto dirigente americano. "Non abbiamo approvato la risposta", ha detto la fonte. Secondo dirigenti Usa citati dal Guardian, Israele ha assicurato Washington che non avrebbe colpito i siti nucleari iraniani. Le sirene hanno risuonato anche nel nord dello Stato ebraico, ha reso noto l'Idf sul suo canale Telegram ufficiale, mentre attivisti locali citati dall'Afp segnalano attacchi nel sud della Siria. L'ambasciata Usa ha emesso un avviso di sicurezza ai propri impiegati e alle loro famiglie di restringere i loro spostamenti a Tel Aviv, Beersheba e nelle aree di Gerusalemme dopo che "Israele ha condotto un attacco di rappresaglia contro l'Iran".
L'invito del governo australiano
Il governo australiano ha intanto esortato i suoi cittadini in Israele a "andarsene, se è sicuro farlo". "C'è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente", secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.
Allerta nel Golfo Persico
L'agenzia per la sicurezza marittima britannica Ukmto ha diramato un'allerta di 72 ore nel Golfo Persico in seguito alle notizie di un attacco israeliano in Iran. "Le imbarcazioni che stanno transitando nel Golfo Persico e nell'area occidentale dell'Oceano indiano potrebbero registrare un aumento delle attività di droni nella regione - si legge nel bollettino -. Al momento non ci sono indicazioni di mercantili nell'area. I comandanti segnalino ogni attività sospetta, e di droni, all'Ukmto. L'avviso di sicurezza è valido per 72 ore dalla sua pubblicazione".
I leader europei hanno deciso di imporre sanzioni all'Iran dopo l'attacco a Israele. Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel al termine del vertice Ue. "L'idea è di colpire le compagnie che servono per i droni e per i missili, ma avremo più dettagli dopo il lavoro del Consiglio". "L'Ue condanna l'attacco dell'Iran contro Israele. Occorre fare tutto il possibile per contribuire a portare stabilità nella regione ed evitare un'escalation. Chiediamo a tutte le parti di esercitare la massima moderazione", scrive su X il presidente del Consiglio Europeo a vertice concluso.
L'Ue si impegna a collaborare con i partner per porre fine alla crisi di Gaza, anche attraverso: il cessate il fuoco immediato, il rilascio incondizionato degli ostaggi, la garanzia di un accesso illimitato agli aiuti umanitari". I leader europei hanno poi discusso della presunta rete di influenze, finanziata dal Cremlino e scoperta nelle scorse settimane dall'intelligence ceca e belga, che vede coinvolti alcuni eurodeputati. "È stato un dibattito dovuto" svoltosi alla presenza della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha spiegato Michel. "Vorremmo garantire il monitoraggio, dobbiamo essere molto più vigili e cooperare di più" ha avvertito Michel, sottolineando la necessità di "mettere insieme gli strumenti che abbiamo, le istituzioni europee da un lato, ma anche le autorità nazionali dall'altro". "È un chiaro segnale che non siamo ingenui" ha concluso, auspicando una "maggiore efficacia" in questo campo.
I partiti di centro-destra intendono presentare una mozione per cancellare i finanziamenti all'agenzia di aiuti palestinese UNRWA alla prossima riunione della Commissione della politica estera del Nazionale. I fondi saranno reindirizzati verso gli aiuti d'emergenza.
La motivazione
Gli aiuti d'emergenza svizzeri per la Striscia di Gaza dovrebbero raggiungere la popolazione sofferente solo "attraverso corridoi sicuri e sotto la protezione dell'esercito israeliano", ha dichiarato Hans-Peter Portmann, consigliere nazionale del PLR di Zurigo, nel programma "Rundschau" della Televisione della Svizzera tedesca SRF. Ciò comporterebbe la distribuzione di aiuti, medicine o consulenza. L'UNRWA tornerà a svolgere un ruolo solo quando Hamas avrà deposto le armi e si sarà arreso, ha proseguito Portmann.
Il Governo attende il rapporto finale sull'UNRWA
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha sospeso il suo contributo annuale di 20 milioni di franchi in seguito alle accuse di coinvolgimento di dodici dipendenti dell'UNRWA nel massacro avvenuto in Israele il 7 ottobre. Il DFAE è in attesa del rapporto finale sull'UNRWA, annunciato per il 20 aprile. È stata inoltre avviata un'indagine sui dipendenti che sarebbero membri dell'organizzazione islamista Hamas. Si deciderà poi se i pagamenti dalla Svizzera riprenderanno.
"Sciogliere l'UNRWA avrebbe conseguenze catastrofiche"
In occasione di un'audizione della Commissione a Ginevra alla fine di marzo, il capo dell'UNRWA Philippe Lazzarini ha sottolineato che lo scioglimento dell'agenzia avrebbe conseguenze catastrofiche per la popolazione civile e che nessun'altra organizzazione umanitaria potrebbe attualmente assumere i compiti dell'agenzia di aiuti, in particolare nei settori dell'istruzione e della sanità. L'UNRWA sostiene tutti i rifugiati palestinesi e i loro discendenti nei Territori palestinesi occupati, in Giordania, Siria e Libano con scuole, ospedali, servizi sociali e fornisce aiuti di emergenza. Solo nella Striscia di Gaza, l'organizzazione umanitaria impiegava circa 13.000 persone prima della guerra. Secondo Lazzarini, le consegne di aiuti nel nord della Striscia di Gaza non sono ancora state autorizzate da Israele.
È di almeno 13 feriti, di cui 4 gravi, il bilancio di un attacco degli Hezbollah nella cittadina di Arab al-Aramashe in Galilea, nel nord di Israele. Lo hanno fatto sapere i Servizi di pronto soccorso citati dai media. Aerei dell'aviazione - ha detto il portavoce - hanno centrato "un complesso militare Hezbollah nell'area di Ayta ash Shab nel Libano del sud da dove i terroristi stavano operando".
Negli ultimi 2 giorni sono stati 553 i camion di aiuti umanitari entrati nella Striscia dai valichi di Nitzana e Kerem Shalom. Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente di governo israeliano di raccordo con i Territori palestinesi. Inoltre - secondo la stessa fonte - ieri circa 56 pacchi alimentari sono stati lanciati sui punti di distribuzione su tutta la Striscia. Altri 126 camion di aiuti sono poi entrati dal nuovo valico israeliano nel nord della Striscia.
Durante una sessione notturna del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'inviato di Israele Gilad Erdan ha dichiarato che "la maschera della negabilità iraniana è stata rimossa. Non ci si può più nascondere e non si può più bluffare. Non ci si può più sottrarre alle responsabilità. L'Iran ha attaccato Israele dal proprio territorio sovrano, pubblicamente e con orgoglio. La maschera è stata tolta", ha scritto lo stesso Erdan su X (ex Twitter). E ha continuato: "L'Iran, primo sponsor mondiale del terrore, ha svelato il suo vero volto di destabilizzatore della regione e del mondo... È ora che il mondo smetta di ignorare i crimini dell'Iran e agisca", ha detto. "Tutti i gruppi terroristici che attaccano Israele sono tentacoli della stessa piovra sciita, la piovra iraniana", e ha infine esortato i membri del Consiglio a "imporre tutte le sanzioni possibili all'Iran prima che sia troppo tardi".
Negli attacchi contro Israele la Francia ha effettuato "intercettazioni" (di droni e missili) su richiesta della Giordania, ha dichiarato il presidente francese Emnmanuel Macron. E ha accusato l'Iran di aver "deciso di colpire Israele", provocando "una profonda lacerazione". "Faremo di tutto per evitare un'escalation in Medio Oriente", ha aggiunto.
"L'Iran ha risposto in modo sproporzionato"
Parlando in un'intervista a 100 giorni dalle Olimpiadi su RMC Sport e BFM TV, il presidente francese ha accusato l'Iran di aver risposto "in modo sproporzionato" all'attacco al suo consolato a Damasco. Macron ha assicurato stamattina di voler "fare di tutto per evitare un incendio" in Medio Oriente dopo l'attacco dell'Iran contro Israele. "Abbiamo condannato, siamo intervenuti, faremo di tutto per evitare un incendio e un'escalation. Bisogna isolare l'Iran, aumentare le sanzioni e ritrovare un cammino di pace nella regione", ha detto nel corso dell'intervista.
Giochi olimpici: Israele presente, Russia no
"Non si può dire che Israele è aggressore": il presidente francese, ha poi spiegato così la presenza di Israele ai Giochi di Parigi 2024 mentre la Russia non è stata invitata e soltanto gli atleti russi sotto bandiera neutrale potranno sfilare. "Israele è stato vittima di un attacco terroristico e sta reagendo, ha puntualizzato. Macron, ha annunciato "un vertice internazionale" con il comitato olimpico alla vigilia dell'inizio dei Giochi olimpici. Riguarderà in particolare "lo sport e l'alimentazione, l'educazione, tutti gli obiettivi delle Nazioni unite che consentano di dare più futuro ai nostri giovani". Non sarà invitata la Russia, ha confermato Macron, a causa della guerra in Ucraina.
La sicurezza durante la cerimonia di apertura dei giochi olimpici
Ad una giornalista che ha chiesto a Macron se ci siano dei progetti alternativi nel caso di rischi per la sicurezza alla cerimonia di apertura dei Giochi di Parigi il 26 luglio sulla Senna, il presidente francese ha risposto che "C'è un piano B e anche dei piani C - ha detto Macron - nel caso di preoccupazioni per il suo svolgimento sul piano della sicurezza".
Gli Stati Uniti sono rimasti in contatto con Teheran nel fine settimana, durante l'attacco iraniano a Israele, attraverso "una serie di comunicazioni dirette trasmesse dalla Svizzera", secondo un funzionario statunitense. Questo ruolo di messaggero fa parte dei buoni uffici della Confederazione.
Stato di allerta
Ieri il capo di stato maggiore delle forze militari iraniane, Sardar Bagheri, ha spiegato, in una intervista all'emittente pubblica Irinn Tv, che, l'operazione militare contro Israele "era conclusa" anche se le forze iraniane rimangono in alto stato di allerta e pronte "ad agire se necessario". "Se il regime sionista risponde, la nostra prossima operazione sarà molto più estesa", ha aggiunto. In un messaggio inviato agli Usa, rappresentati a Teheran dall'ambasciata svizzera, Bagheri ha detto che se gli Stati Uniti cooperano con Israele nelle possibili prossime azioni, Teheran si interesserà alle basi americane che "non avranno alcuna sicurezza".
La Svizzera rappresenta gli interessi americani in Iran
La Svizzera rappresenta gli interessi americani in Iran sin dalla presa di ostaggi all'ambasciata statunitense a Teheran nel 1980, come sottolinea il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sul suo sito web. In quanto potenza protettrice, consente ai due Paesi di mantenere un minimo di relazioni diplomatiche e consolari. Berna sta assumendo alcuni dei compiti della rappresentanza ordinaria, garantendo così la protezione dei cittadini americani in Iran. La sezione Interessi esteri dell'Ambasciata svizzera a Teheran gestisce tutti gli affari consolari degli Stati Uniti in Iran, comprese le richieste di passaporto, i cambiamenti di stato civile e la protezione consolare per i cittadini statunitensi.
Ruolo di mediatrice
Sul fronte diplomatico, "la Svizzera può offrire essa stessa i propri servizi come 'postino' o assumere questa funzione su richiesta dei Paesi interessati, a condizione che tutte le parti siano d'accordo", spiega il DFAE. In linea con la sua tradizione di buoni uffici, la Svizzera svolge anche un ruolo di mediazione. Negli ultimi anni, ad esempio, ha assistito in diverse occasioni lo scambio di prigionieri tra Iran e Stati Uniti. Gli interessi dell'Iran negli Stati Uniti sono rappresentati dal Pakistan.
Altri mandati
La Confederazione rappresenta anche gli interessi iraniani in Egitto e in Canada. Dal mese di maggio 2018 ha rappresentato pure gli interessi dell'Iran in Arabia Saudita e quelli dell'Arabia Saudita in Iran. Tuttavia, un anno fa, il 10 marzo 2023, questi ultimi due Paesi hanno annunciato, attraverso un accordo trilaterale con la Cina, di voler ristabilire le relazioni diplomatiche entro due mesi. Teheran ha quindi posto fine al mandato della Svizzera di rappresentare i suoi interessi in Arabia Saudita, a partire dall'agosto 2023. Riad non ha ancora formalmente revocato il mandato.
Il primo ruolo di potenza protettrice
La Svizzera ha assunto per la prima volta il ruolo di potenza protettrice quando ha rappresentato gli interessi del Regno di Baviera e del Granducato di Baden in Francia durante la guerra franco-prussiana del 1870. Il mandato di potenza protettrice più noto è stato quello esercitato per conto degli Stati Uniti a Cuba a partire dal 1961. Berna rappresentò anche gli interessi cubani a Washington dal 1991. Questo doppio mandato è terminato nel 2015, quando Washington e L'Avana hanno ripreso le relazioni diplomatiche.
"L'attacco dell'Iran contro Israele, in risposta all'attacco dei sionisti contro i locali del consolato iraniano di Damasco, è stata l'azione punitiva minima necessaria per garantire i nostri interessi nazionali e la nostra sicurezza, sulla base del capitolo delle Nazioni Unite", ha dichiarato il Consiglio supremo di sicurezza nazionale di Teheran.
"L'Iran ha preso di mira esclusivamente le basi militari israeliane durante l'operazione e attualmente non è in programma alcuna azione militare contro il regime", ha sottolineato il Consiglio in un comunicato, citato dall'Irna, aggiungendo: "Il regime sionista ha oltrepassato le linee rosse. Se il regime continuerà le sue azioni malvagie contro l'Iran con qualsiasi mezzo e livello, riceverà una risposta 10 volte più forte".
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avuto un incontro virtuale con il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer, quello della minoranza repubblicana Mitch McConnell, lo speaker della Camera Mike Johnson e il leader della minoranza democratico alla Camera Hakeem Jeffries "per discutere dell'attacco senza precedenti dell'Iran contro Israele". Lo riferisce la Casa Bianca. Durante la chiamata Biden ha parlato "dell'urgente necessità che la Camera approvi il prima possibile" la legge sulla sicurezza nazionale, dove ci sono nuovi aiuti all'Ucraina, Israele e Gaza.
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha ribadito al Consiglio di Sicurezza la sua "ferma condanna della grave escalation rappresentata dall'attacco dell'Iran a Israele", ricordando a tutti i paesi membri che la Carta Onu vieta l'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di chiunque stato". "Vige inoltre il principio dell'inviolabilità delle sedi diplomatiche e consolari e il personale deve essere rispettato", ha aggiunto ricordando la "condanna" dell'attacco israeliano del 1 aprile al consolato iraniano a Damasco.
"Fare un passo indietro dal baratro"
"Il Medio Oriente è sull'orlo del baratro. La popolazione si trova ad affrontare il pericolo reale di un devastante conflitto su vasta scala. Ora è il momento di allentare la tensione, della massima moderazione e di fare un passo indietro dal baratro", ha aggiunto Guterres. "Abbiamo la responsabilità condivisa di coinvolgere attivamente tutte le parti interessate per prevenire un'ulteriore escalation - ha aggiunto - Né la regione né il mondo possono permettersi altre guerre".
"La pace e la sicurezza vengono minate di ora in ora"
Il segretario generale dell'Onu ha poi ribadito che "è fondamentale evitare qualsiasi azione che possa portare a grandi scontri militari su più fronti in Medio Oriente. I civili stanno già sopportando il peso maggiore e pagando il prezzo più alto". Quindi, ha avvertito che "la pace e la sicurezza a livello regionale, e in effetti globale, vengono minate di ora in ora".
Israele risponderà all'attacco iraniano, ma la portata della reazione deve ancora essere decisa. Lo scrive il sito della Cnn, citando un alto funzionario dell'amministrazione israeliana. La stessa fonte ha aggiunto che Israele deve ancora determinare se scatenare una reazione molto violenta o fare qualcosa di più misurato. Le diverse opzioni dovrebbero essere discusse in dettaglio durante la riunione del gabinetto di guerra israeliano convocato nel pomeriggio, ha concluso la stessa fonte.
Il ministero degli Esteri in Iran ha convocato gli ambasciatori di Gran Bretagna, Francia e Germania a seguito delle loro posizioni assunte di fronte agli attacchi di Teheran contro Israele. Il ministero degli Esteri iraniano ha dichiarato in un comunicato che gli ambasciatori sono stati convocati dopo la presa di posizione "irresponsabile" di alcuni funzionari di questi Paesi contro l'attacco di ritorsione dell'Iran contro Israele. "L'attacco dell'Iran è stato una risposta agli attacchi israeliani contro le sedi del consolato iraniano a Damasco, un atto contro i cittadini iraniani e gli interessi del nostro Paese", ha aggiunto.
Il portavoce dell'Idf, l'esercito israeliano, ha definito "false e completamente infondate" le voci riferite da media palestinesi secondo cui era stato autorizzato il ritorno di donne e bambini dal sud al nord della Striscia. Il portavoce Avichai Adraee ha ribadito - citato da Ynet - che "l'Idf non consente il ritorno dei residenti. Non avvicinatevi alle forze che operano lì. L'area settentrionale della Striscia di Gaza è ancora una zona di guerra e non permetteremo il ritorno".
La Nato condanna l'attacco notturno dell'Iran su Israele come una "escalation" dell'instabilità regionale, invitando con urgenza "moderazione" da tutte le parti. "Condanniamo l'escalation notturna iraniana, invitiamo alla moderazione, mentre monitoriamo gli eventi da vicino. E' di vitale importanza che il conflitto in Medio Oriente non vada fuori controllo", ha dichiarato il portavoce dell'Alleanza atlantica Farah Dakhlallah.
Ci sono "pressioni Usa" che il Gabinetto di guerra di Israele previsto per le 15.30 (le 14.30 in Svizzera) non decida un contrattacco nei confronti dell'Iran. Lo hanno riferito media israeliani, citando fonti israeliane che stimano che "una riposta israeliana non arriverà immediatamente". Il problema - aggiungono le fonti - è individuare una "risposta che non porti necessariamente a un'escalation".
L'esercito israeliano - l'ldf - avrebbe consentito, per la prima volta dall'inizio della guerra, il ritorno di "donne e bambini palestinesi autorizzati" dal sud al nord della Striscia. Lo hanno riferito i media palestinesi - ripresi da quelli israeliani - secondo cui per bambini si intendono quelli al di sotto dei 14 anni.
"L'operazione 'Promessa Onesta' è stata condotta con successo tra ieri sera e stamattina e ha raggiunto tutti i suoi obiettivi", ha dichiarato alla televisione il generale Mohammad Bagheri. I due siti principalmente presi di mira - ha precisato il generale - sono stati "il centro di intelligence che ha fornito ai sionisti le informazioni necessarie" per l'attacco al consolato iraniano a Damasco del primo aprile, e "la base aerea di Novatim, da cui è decollato l'aereo F-35" che l'ha bombardata.
Due centri chiave messi fuori uso
"Questi due centri sono stati notevolmente danneggiati e messi fuori uso", ha dichiarato. "Non abbiamo intenzione di continuare questa operazione, ma se il regime sionista agisce contro la Repubblica islamica dell'Iran, sia sul nostro suolo che nei centri di nostra proprietà in Siria o altrove, la nostra prossima operazione sarà molto più dura di questa", ha avvertito l'alto ufficiale. Il generale Bagheri ha anche affermato che le autorità iraniane hanno "inviato un messaggio agli Stati Uniti avvertendoli che se collaboreranno con Israele in qualsiasi azione futura, le loro basi non saranno al sicuro".
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) afferma di avere poco spazio di manovra sul terreno israeliano e non può fornire assistenza. L'Ambasciata svizzera a Tel Aviv continua a fornire i suoi servizi abituali, si legge sul suo sito web. Tuttavia, se la situazione dovesse peggiorare, la rappresentanza "ha solo possibilità molto limitate, se non addirittura nessuna, di fornire assistenza di emergenza". I cittadini svizzeri in Israele dovrebbero informarsi sulle possibilità di trasporto locali, afferma il DFAE. La decisione di lasciare il Paese spetta a ciascuno di loro.
Swiss sospende i voli da e per Tel Aviv
Dal canto suo, la compagnia aerea Swiss ha sospeso i voli da e per Tel Aviv fino a nuovo avviso. In un comunicato stampa, Swiss ha dichiarato di essere in costante contatto con i suoi sette dipendenti con sede a Tel Aviv. A seguito dell'attacco iraniano a parti di Israele, tutti gli aerei svizzeri stanno evitando lo spazio aereo iraniano, iracheno e israeliano. La compagnia aerea aveva già preso questa decisione venerdì sera, seguendo l'esempio di Lufthansa e della sua filiale austriaca Austrian Airlines. I voli da Nuova Delhi e Singapore per Zurigo arriveranno quindi con diverse ore di ritardo. Entrambi i voli faranno scalo a Vienna domenica mattina per rifornirsi di carburante.
Sarebbero 31 le persone rimaste ferite in Israele per l'attacco notturno sferrato dall'Iran. Lo riferisce Nbc News, la quale precisa che le persone colpite si stavano dirigendo verso i rifugi in seguito al suono delle sirene. Nella notte, i media israeliani hanno riferito che un bambino di 10 e una bambina di 7 sono rimasti feriti gravemente dalle schegge in seguito all'intercettazione di droni iraniani, entrambi nel sud di Israele.
"Nessuna decisione" è stata presa per ora su una riposta israeliana all'attacco dell'Iran. Lo ha detto una fonte ufficiale al Times of Israel. Una eventuale riposta - ha aggiunto - "sarà discussa nel Gabinetto di guerra previsto per le 15" (le 14 in Svizzera). L'Iran ha intanto fatto appello a Israele perché non reagisca al suo attacco diretto di droni e missili, definito giustificato e risposta obbligata al raid contro il consolato di Damasco.
L'Iran ha attaccato Israele e sulla regione mediorientale cala la paura. Dopo giorni di allarmi da parte degli Stati Uniti che definivano "imminente" un'azione militare da parte di Teheran in ritorsione al raid che a Damasco ha ucciso un generale dei Pasdaran, nella serata di sabato gli ayatollah hanno lanciato centinaia di droni e missili contro lo Stato ebraico, che nelle ultime ore si è blindato chiudendo scuole, spiagge, uffici pubblici e lo spazio aereo.
300 attacchi, 99% intercettati
I droni sono partiti dal territorio iraniano. Haaretz ha riferito che successivamente sono stati lanciati anche missili per colpire in sincrono e confondere così le difese aeree israeliane con un attacco multiplo. La Cnn ha mostrato in diretta da Gerusalemme quelli che sembrano droni e missili inviati dall'Iran intercettati e distrutti dall'Iron Dome israeliano. Le valutazioni iniziali indicano che i danni a Israele sono stati relativamente limitati, considerata l'entità dell'attacco. Lo affermano due funzionari americani, citati dal New York Times. Il 99% dei circa 300 proiettili lanciati dall'Iran contro Israele durante la notte è stato intercettato dalle difese aeree, ha affermato il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari. Anche gli Usa hanno contribuito ad abbattere armi iraniane. Coinvolti pure jet del Regno Unito.
Biden convoca i leader del G7
"Li abbiamo respinti: insieme vinceremo", commenta Netanyahu. Il presidente americano Joe Biden si vedrà con i leader del G7 nel corso della giornata per "coordinare una risposta diplomatica unitaria allo sfrontato attacco dell'Iran". Lo afferma lo stesso Biden in una nota, e avverte il premier israeliano: gli Usa non sosterrebbero un contrattacco a Teheran.
Stasera riunione del Consiglio di sicurezza ONU
Israele ha chiesto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. E' quanto si legge in una nota della missione israeliana all'Onu. "Confermo la richiesta di Israele di convocare un Consiglio di sicurezza immediatamente per condannare in modo inequivocabile l'Iran per le gravi violazioni", afferma Gilad Erdan, l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunirà oggi alle 22, ora svizzera. Lo afferma l'ambasciatrice maltese Vanessa Frazier. Malta è al momento presidente di turno del Consiglio di sicurezza.
L'Iran considera il caso "chiuso"
L’Iran ha invitato, oggi, domenica, Israele a non reagire militarmente all’attacco lanciato nella notte contro lo Stato ebraico. Teheran ha difeso il suo agire giustificandolo come “risposta adeguata all’attacco che ha distrutto il suo consolato a Damasco”. “Il caso può essere considerato chiuso”, ha annunciato la missione iraniana presso le Nazioni Unite in un messaggio. Ma, ha subito avvertito, “se il regime israeliano commette un altro errore, la risposta dell’Iran sarà notevolmente più severa”.
Il ragazzino israeliano di 14 anni Binyamin Achimair scomparso da ieri in Cisgiordania "è stato ucciso in un attacco terroristico" e il suo corpo è stato trovato nell'area di Malachei HaShalom, da dove era sparito. Lo hanno annunciato l'esercito e la polizia israeliani che lo stavano cercando. "Le forze dell'IdF e dello Shin Bet stanno dando la caccia agli spregevoli assassini e a chiunque abbia collaborato con loro. Arriveremo agli assassini e ai loro complici, come facciamo a chiunque faccia del male ai cittadini dello Stato di Israele", ha detto, citato dai media, il premier israeliano Benyamin Netanyahu.
Scontri tra coloni e palestinesi
Scontri tra coloni e palestinesi si stanno intensificando in varie località della Cisgiordania dopo il ritrovamento del corpo dell'adolescente israeliano Benyamin Ahimeier, ucciso in "un attacco terroristico". Lo segnalano i media palestinesi secondo cui i coloni sono entrati nelle cittadine di Beitin e Duma, vicino Ramallah. In quest'ultima, secondo le stesse fonti, sono stati incendiati veicoli. Secondo l'agenzia palestinese Wafa, nel villaggio di Al-Mughayir - non distante da Malachei HaShalom, da dove è scomparso il ragazzo - sono stati feriti da "proiettili" sei palestinesi, "di cui uno grave".
Sulla nave sequestrata dai Pasdaran iraniani nello Stretto di Hormuz ci sono 25 membri di equipaggio. Lo rende noto la società di spedizioni marittime Msc. "Siamo spiacenti di confermare che la Msc Aries, di proprietà di Gortal Shipping Inc, affiliata a Zodiac Maritime, e noleggiata da Msc, è stata abbordata dalle autorità iraniane con un elicottero" e "ci sono 25 membri dell'equipaggio a bordo", ha reso noto la Mediterranean Shipping Company (Msc), con sede a Ginevra.
La tv saudita Al-Hadth - ripresa da media israeliani - ha riferito che "forze iraniane hanno preso il controllo della nave con bandiera portoghese 'MSC Aries' nello stretto di Hormuz". Secondo il sito Ynet, la nave - diretta in India - sarebbe "parzialmente di proprietà di Israele". Secondo la stessa fonte il portacontainer apparterrebbe in parte alla "compagnia 'Zodiac Maritime' di proprietà a quanto sembra dell'imprenditore Eyal Ofer. La tv di Stato dell'Iran ha in seguito confermato la notizia: una nave da cargo "legata a Israele" è stata sequestrata dalle forze della Repubblica islamica nello stretto di Hormuz.
Di fronte alle crescenti tensioni in Medio Oriente, anche la compagnia aerea Swiss eviterà di entrare nello spazio aereo iraniano. I voli interessati saranno quindi deviati, ha indicato la compagnia all'agenzia di stampa Keystone-ATS, e dureranno fino a 90 minuti di più.
La misura fino almeno al 18 aprile
I collegamenti in questione sono quelli da e per Hong Kong, Bangkok, Singapore, Nuova Delhi e Mumbai, è stato spiegato. La misura è in vigore fino almeno al 18 aprile. Fino ad allora Swiss eviterà anche di sorvolare di notte Israele e il Libano.
Sconsigliati i viaggi in Iran
Il Dipartimento federale degli affari esteri sconsiglia i viaggi in Iran: l'evoluzione della situazione è incerta e un massiccio peggioramento della sicurezza nella regione è possibile in ogni momento.
Osservatori americani hanno notato che l'Iran sta spostando "asset militari" in vista di un attacco contro Israele. Lo riferiscono fonti informate alla CNN. Tra le armi che hanno visto spostare ci sono "droni e missili cruise", riporta l'emittente americana. Gli Stati Uniti si aspettano che l'Iran effettuerà "attacchi contro molteplici obiettivi all'interno di Israele" e che nell'operazione "potrebbero essere coinvolti alleati di Teheran", riferiscono alla CNN un alto funzionario dell'amministrazione Biden e una fonte vicina all'intelligence americana. Da parte sua il "Wall Street Journal" riporta che gli Stati Uniti hanno spostato le navi da guerra in posizione per proteggere non solo Israele ma le proprie forze in Medio Oriente.
Usa: "Tenteremo d'intercettare gli attacchi"
Secondo quanto riferito da due funzionari alla CNN, gli Stati Uniti "tenteranno di intercettare qualsiasi arma lanciata contro Israele se sarà possibile farlo". Le forze della Marina americana nel Mar Rosso hanno intercettato nei mesi scorsi diversi missili a lungo raggio lanciati dagli Houthi nello Yemen verso Israele e le forze statunitensi in Iraq e Siria sono potenzialmente in grado di bloccare droni e razzi indirizzati contro il nord di Israele, a seconda della posizione da cui vengono lanciati.
Gli Stati Uniti e i loro alleati ritengono che un attacco con missili o droni da parte dell'Iran o da gruppi filo-iraniani a Israele sia "imminente". Lo riporta l'agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali il potenziale attacco - possibilmente usando missili ad alta precisione - potrebbe avvenire nei prossimi giorni. I target israeliani che potrebbero essere colpiti sono militari o governativi. Da parte sua il presidente americano Joe Biden, nella conferenza stampa congiunta col premier giapponese Fumio Kishida alla Casa Bianca, ha detto che l'Iran "sta minacciando di lanciare un attacco significativo contro Israele" e ha promersso di restare a fianco dell'alleato contro tale minaccia. "Come ho detto al primo ministro Netanyahu - ha dichiarato - il nostro impegno per la sicurezza di Israele contro queste minacce provenienti dall'Iran e dai suoi alleati è ferreo. Faremo tutto il possibile per proteggere la sicurezza di Israele". In precedenza Biden, riguardo a Gaza, ha sottolineato che "sono stato molto diretto e franco nei colloqui con Netanyahu, ora vedremo cosa fa in termini di rispetto degli impegni presi". Il presidente ha ricordato che le priorità sono l'aumento degli aiuti umanitari, ridurre il numero delle vittime civili e la liberazione degli ostaggi nel contesto di un accordo per il cessate il fuoco di sei settimane.
Il numero delle vittime dall'inizio della guerra nella Striscia di Gaza ha raggiunto quota 33'482, con 76'049 feriti, secondo il ministero della sanità del territorio palestinese. Lo riporta al-Jazeera. Il bilancio delle vittime è aumentato dopo che 122 persone sono state uccise e 56 ferite nelle ultime 24 ore, ha affermato il ministero guidato da Hamas.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sta facendo un errore su Gaza: "non sono d'accordo con il suo approccio". Lo ha detto Joe Biden in un'intervista a Univision. "Quello che chiedo è agli israeliani di domandare un cessate il fuoco, consentire per le prossime sei-otto settimane l'accesso totale a cibo e medicine" a Gaza, ha aggiunto il presidente statunitense. "Ho parlato con tutti, dai sauditi ai giordani agli egiziani. Sono pronti. Ritengo che non ci siano scuse per non fornire medicine e cibo", ha osservato Biden.
In un comunicato stampa citato dai media arabi, Hamas ribadisce che sta studiando una proposta di tregua nella Striscia di Gaza raggiunta al Cairo. Il movimento islamista palestinese esprime apprezzamento per gli sforzi dei mediatori, ma afferma che Israele non ha risposto a nessuna delle sue richieste e la posizione dello Stato ebraico nei negoziati "resta ostinata". Nonostante questo i leader di Hamas stanno studiando l'ultima proposta e "informeranno i mediatori della loro risposta una volta che ne completeranno" l'esame, si legge nella nota del movimento al potere nella Striscia di Gaza.
Ieri sera una fonte di Hamas ha affermato che il gruppo sta studiando la proposta per un cessate il fuoco di sei settimane con la liberazione di donne e bambini israeliani in ostaggio in cambio di un massimo di 900 prigionieri palestinesi. La prima fase della proposta prevedrebbe anche il ritorno dei civili sfollati nel nord della Striscia di Gaza e la consegna di 400-500 camion di aiuti alimentari al giorno alla popolazione dell'enclave palestinese.
Sempre ieri sera la Reuters, citando un alto funzionario del gruppo palestinese in Libano, Ali Baraka, citato da Sky News, Al Jazeera e dai media israeliani tra cui il Times of Israel, scriveva invece che Hamas ha respinto l'ultima proposta israeliana di cessate il fuoco. Un altro funzionario di Hamas aveva precedentemente affermato che non erano stati compiuti progressi nei negoziati nel fine settimana al Cairo.
Una fonte di Hamas ha affermato che il gruppo sta studiando la proposta per un cessate il fuoco di sei settimane a Gaza. Secondo la fonte di Hamas vicina ai negoziati, l'accordo di cessate il fuoco a Gaza vedrebbe una tregua di sei settimane e la liberazione di donne e bambini israeliani in ostaggio in cambio di un massimo di 900 prigionieri palestinesi. La prima fase della proposta prevedrebbe anche il ritorno dei civili palestinesi sfollati nel nord della Striscia di Gaza e la consegna di 400-500 camion di aiuti alimentari al giorno alla popolazione affamata.
Il ritiro delle truppe di terra israeliane dal sud di Gaza è probabilmente solo un periodo di "riposo" e non è necessariamente indicativo di nuove operazioni. Lo afferma la Casa Bianca. "Le truppe sono sul terreno da quattro mesi, sono stanche", spiega il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale John Kirby in un'intervista all'Abc, mettendo in evidenza che è difficile al momento dire cosa il ritiro significa esattamente.
"Ho detto chiaramente alla comunità internazionale: non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi". Lo ha affermato il premier israeliano Benjamin Netanyahu nella riunione di governo. "Questa - ha aggiunto - è la politica del governo israeliano e accolgo con favore il fatto che l'amministrazione Biden abbia chiarito l'altro giorno che questa è anche la sua posizione". "Vorrei chiarire ancora una cosa: non è Israele a impedire un accordo ma Hamas. Le sue richieste estreme hanno lo scopo di porre fine alla guerra e lasciare intatta" la fazione islamica, ha aggiunto.
Netanyahu: "Israele è pronto per un accordo, non ad arrendersi"
"Arrendersi alle richieste di Hamas - ha continuato il premier che ha ricordato i sei mesi dall'attacco - gli permetterà di provare a ripetere ancora e ancora i crimini del 7 ottobre, come aveva promesso di fare". Poi ha sottolineato che Hamas "spera che le pressioni esterne ed interne spingano Israele a cedere a queste richieste estreme. Non succederà. Israele è pronto per un accordo, Israele non è pronto ad arrendersi".
Netanyahu: "C'è l'Iran dietro al 7 ottobre, pronti a ogni attacco"
"Questa guerra ha rivelato al mondo ciò che Israele ha sempre saputo: l'Iran è sta dietro all'attacco contro di noi attraverso i suoi delegati", ha poi aggiunto Netanyahu aggiungendo "dal 7 ottobre siamo stati attaccati su molti fronti dagli affiliati dell'Iran: Hamas, Hezbollah, gli Houthi, le milizie in Iraq e Siria". "Israele - ha concluso - è pronto, in difesa e in attacco, a qualsiasi tentativo di colpirci, da qualsiasi luogo".
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia, dopo circa 4 mesi di forti combattimenti. Lo hanno riferito i media spiegando che solo la Brigata Nahal è rimasta sul posto con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto 'Corridoio Netzarim' che attraversa la Striscia, lungo la costa dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri, fino al sud.
Il corridoio Netzarim
Il corridoio in questione consente all'esercito - secondo i media - di condurre raid nel nord e nel centro della Striscia, impedisce ai palestinesi sfollati di rientrare nel nord dell'enclave palestinese e permette alle organizzazioni umanitarie di consegnare gli aiuti direttamente nel nord di Gaza
L'attacco dell'Iran per vendicarsi su Israele avverrà "probabilmente entro la fine del Ramadan la prossima settimana". Lo riporta Cbs News citando alcune fonti di intelligence, secondo le quali l'attacco includerà droni e missili da crociera.
Dove, come e quando lo deciderà la guida suprema Ali Khamenei, ma "l'Iran risponderà. Senza dubbio". Il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, torna a farsi portavoce della minaccia di vendetta degli ayatollah contro Israele: l'attacco al consolato iraniano a Damasco che ha ucciso alti funzionari dei Pasdaran rappresenta "una svolta nella guerra in corso" e non resterà impunito.
Stato ebraico chiude per precauzione 30 ambasciate
Lo Stato ebraico, in allerta da giorni per una possibile rappresaglia iraniana, ha deciso - riferisce Haaretz - di chiudere per precauzione circa 30 ambasciate nel timore di attentati e di rafforzare le misure di sicurezza in tutte le istituzioni israeliane nel mondo.
I funerali dei sette Guardiani della rivoluzione uccisi
A Teheran intanto in migliaia hanno partecipato ai funerali dei sette Guardiani della rivoluzione uccisi nel raid del primo aprile, mai rivendicato da Israele, che ha centrato l'edificio consolare iraniano. Al grido di 'Morte all'America' e 'Morte a Israele', le esequie si sono presto tramutate nell'ennesima dimostrazione di rabbia, in coincidenza con la Giornata internazionale per Gerusalemme, ricorrenza istituita con la rivoluzione islamica del 1979 per manifestare il sostegno alla Palestina nell'ultimo venerdì di Ramadan.
Si teme la fine del Ramadan
La fine del mese sacro per i musulmani, che volge al termine in un clima di altissima tensione ma senza particolari incidenti anche sulla Spianata delle Moschee, è però un'ulteriore fonte di preoccupazione per Israele che, a sei mesi esatti dall'attacco di Hamas del 7 ottobre, teme un altro Shabbat nero.
Una nuova fase della guerra
La guerra nella regione "è entrata in una nuova fase", ha avvertito ancora Nasrallah, annunciando di non voler interrompere le ostilità al confine sud del Libano contro Israele "per sostenere la resistenza a Gaza". Finora "abbiamo impiegato solo una minima parte delle nostre forze, i nostri combattenti non lavorano a pieno ritmo: anche le armi, ne abbiamo usate pochissime", ha ammonito con toni minacciosi che le milizie filoiraniane si sono però guardate, fino a questo momento, di tradurre in una vera e propria guerra che il Paese dei cedri, in profonda crisi economica, non potrebbe sopportare.
L'onta di Damasco deve essere lavata
Anche l'Iran sembra voler evitare uno scontro diretto con Israele, utilizzando piuttosto i gruppi sciiti anti-occidentali, come appunto gli Hezbollah o gli Houthi yemeniti che continuano a prendere di mira le navi mercantili nel Mar Rosso. Ma l'onta di Damasco deve essere lavata: "Non c'è modo di salvare i sionisti, non possono scegliere tra morte e vita, la loro opzione è la resa", ha tuonato ai funerali il comandante dei Pasdaran, il maggior generale Hossein Salami. "Siamo certi che questo sentimento che viene dal cuore porterà alla distruzione del regime sionista", gli ha fatto eco il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, nel corso delle celebrazioni a Teheran. "I crimini del regime sionista vanno avanti da 75 anni e, se Dio vuole, ci sarà una vittoria finale da parte del popolo palestinese e dei musulmani".
L'esercito israeliano pronto a ogni scenario
L'esercito israeliano ha garantito di essere "pronto a ogni scenario", e ha elencato una serie di misure "difensive e offensive" anche per rassicurare la popolazione. Il timore è però anche quello di azioni ad ampio raggio, in particolare nei Paesi amici di Israele, dove appunto sono state chiuse le ambasciate. Sulla scia di un antisemitismo che, dall'avvio della guerra dello Stato ebraico a Gaza in risposta al massacro del 7 ottobre, ha rialzato la testa in Europa e in Occidente. L'ultimo episodio: una molotov è stata lanciata contro la porta di una sinagoga a Oldenburg, nel nord della Germania, senza causare feriti.
Israele ha rimosso dall'incarico due ufficiali superiori delle Forze di difesa israeliane (Idf) per l'uccisione a Gaza dei 7 operatori umanitari della World Center Kitchen. Sono i primi provvedimenti presi al termine dell'indagine condotta dall'esercito, mentre - sotto la pressione Usa - Israele ha riaperto il valico di Erez, nel nord della Striscia, chiuso dal 7 ottobre, per aumentare gli aiuti umanitari all'enclave palestinese. Una mossa salutata con favore dal presidente Joe Biden, secondo cui Israele sta facendo "quanto chiesto" sugli aiuti.
L'esercito si scusa
L'indagine dell'esercito ha definito l'attacco ai volontari "un errore che non sarebbe dovuto accadere e contrario agli standard operativi" per il quale le forze armate, "scusandosi", si sono assunte "la piena responsabilità". I due ufficiali allontanati sono un maggiore, responsabile dell'unità di fuoco che ha lanciato i tre razzi da un drone, e un colonnello della riserva, capo dello staff della Brigata. Ad aver avuto un richiamo ufficiale sono stati anche il comandante della Brigata, quello della 162/esima Divisione e il comandante in capo del Fronte sud Yaron Finkelman.
Un errata classificazione dell'evento
"Le forze dell'ordine - ha ricostruito l'indagine - hanno identificato un uomo armato su uno dei camion degli aiuti e subito dopo un altro ancora". Dopo che le tre auto hanno lasciato il deposito, "uno dei comandanti ha erroneamente pensato che gli uomini armati si trovassero all'interno delle auto e che si trattasse di terroristi di Hamas. Le forze armate non hanno identificato i veicoli in questione come associati al Wck". Quindi "hanno preso di mira i tre veicoli sulla base dell'errata classificazione dell'evento e dell'errata identificazione dei veicoli come aventi a bordo agenti di Hamas, con il conseguente attacco che ha portato alla morte di sette operatori umanitari innocenti". "Coloro che hanno approvato il raid - ha ribadito l'indagine - erano convinti di colpire operativi armati di Hamas e non impiegati del Wck".
La borsa scambiata per un'arma
La Cnn ha citato un portavoce dell'Idf secondo cui l'esercito "ha erroneamente identificato come un'arma qualcosa appeso alle spalle di uno dei passeggeri. Gli ufficiali militari israeliani ora valutano che si trattasse probabilmente di una borsa". Sui tre veicoli, come era stato già rivelato in precedenza, sono stati lanciati "in rapida successione" tre missili che non hanno lasciato scampo agli operatori che cercavano di mettersi in salvo passando da un'auto all'altra.
La replica di WCK: "Un freddo conforto"
"Le scuse dell'esercito israeliano per l'oltraggiosa uccisione dei nostri colleghi rappresentano un freddo conforto", ha obiettato la World Central Kitchen confermando il blocco delle sue operazioni a Gaza. Poi ha rinnovato la richiesta di una commissione indipendente di indagine sulle uccisioni: "L'Idf - ha accusato l'ong - non può indagare in modo credibile sul proprio fallimento a Gaza". Anche la Gran Bretagna, che conta tre connazionali uccisi nell'attacco, ha chiesto la "massima trasparenza" e una "revisione totalmente indipendente" rispetto all'inchiesta israeliana, mentre il segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato che gli Usa stanno "rivedendo" i risultati dell'indagine anche se ha definito "importante" che "si stiano facendo passi" nei confronti dei responsabili.
Riaperto il valico di Erez
Intanto - dopo il tesissimo colloquio di ieri tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu - Israele ha riaperto il valico di Erez con Gaza, chiuso dallo scorso 7 ottobre, per aumentare gli aiuti umanitari alla parte settentrionale dell'enclave palestinese che arriveranno nel vicino porto israeliano di Ashdod.
I risultati dell'inchiesta dell'esercito sull'uccisione dei 7 operatori umanitari a Gaza hanno mostrato "che quell'incidente non sarebbe dovuto accadere" ed è "contrario agli standard operativi. Coloro che hanno approvato il raid - ha continuato l'indagine presentata al capo di stato maggiore Herzi Halevi - erano convinti di colpire operativi armati di Hamas e non impiegati di World Central Kitchen (Wck). L'attacco - si spiega - è un grave errore che deriva da una seria mancanza dovuta ad un'identificazione errata, a errori nelle decisioni e a un attacco contrario a standard operativi". L'Idf Forze di difesa israeliane) "solleverà i responsabili". Tra i sollevati dall'incarico, ci sono i diretti responsabili dell'attacco tra cui il comandante dell'unità di fuoco, un maggiore, un colonnello della riserva e il capo dello staff della Brigata. Una nota di riprovazione è stata inviata anche al Comandante del Fronte sud dell'esercito. L'Idf ha poi ricostruito quanto accaduto lo scorso 1 aprile in base alle risultanze dell'indagine.
"Non hanno identificato i veicoli"
"Le forze dell'ordine - è scritto - hanno identificato un uomo armato su uno dei camion degli aiuti e subito dopo un altro ancora". Dopo che le 3 auto hanno lasciato il deposito dove erano stati scaricati gli aiuti, "uno dei comandanti ha erroneamente pensato che gli uomini armati si trovassero all'interno delle auto e che si trattasse di terroristi di Hamas. Le forze dell'ordine non hanno identificato i veicoli in questione come associati al Wck". "A seguito di un'errata identificazione da parte delle forze dell'ordine, le forze armate - si prosegue - hanno preso di mira i tre veicoli della WCK sulla base dell'errata classificazione dell'evento e dell'errata identificazione dei veicoli come aventi a bordo agenti di Hamas, con il conseguente attacco che ha portato alla morte di sette operatori umanitari innocenti". I risultati dell'indagine son stati già presentati ai responsabili del Wck e agli ambasciatori internazionali.
Circa 30 ambasciate israeliane sono state chiuse nel mondo nel timore di attacchi per le minacce iraniane in seguito al raid al consolato iraniano a Damasco che ha ucciso alti funzionari di Teheran. Lo ha riferito Haaretz che ha citato una fonte diplomatica secondo cui le misure di sicurezza sono state accresciute in tutte le istituzioni israeliane nel mondo dallo scorso 7 ottobre.
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede che Israele sia ritenuto responsabile di eventuali crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi a Gaza. Ventotto paesi hanno votato a favore, 13 si sono astenuti e sei hanno votato contro la risoluzione. Lo riporta Sky News.
Cosa chiede la risoluzione
Nella risoluzione si chiede anche il divieto di armi a Israele, a causa della sua condotta nella guerra a Gaza. E si invita l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a raccomandare alla Svizzera di convocare una riunione degli Stati firmatari delle Convenzioni di Ginevra. "I possibili passi successivi dipenderanno da se e come" questo organo risponderà alla richiesta del Consiglio", ha dichiarato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a Keystone-ATS. Prima del voto, scrive la Bbc, si sono verificate delle spaccature tra i Paesi europei, con Germania e Bulgaria che hanno dichiarato che avrebbero votato contro perché la risoluzione non condannava esplicitamente Hamas anche se condannava il lancio di razzi su Israele da Gaza e chiedeva il rilascio degli ostaggi. La Francia si è astenuta, definendo "catastrofica" la situazione umanitaria a Gaza. Il voto, pur non essendo vincolante, proviene dal principale organismo delle Nazioni Unite per i diritti umani e aumenterà la pressione diplomatica su Israele affinché cambi rotta.
Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, si è congratulato con gli Usa "per aver chiarito che qualsiasi cessate il fuoco a Gaza sarà subordinato al rilascio degli ostaggi". "Continueremo a lavorare insieme ai nostri alleati in tutto il mondo - ha aggiunto su X - per preservare il diritto di Israele a continuare la guerra finché gli ostaggi non saranno rilasciati e Hamas sarà definitivamente sconfitto".
Quasi 26'000 bambini - ovvero pari a poco più del 2% della popolazione infantile di Gaza - sono stati uccisi o feriti a Gaza in 6 mesi di guerra. Lo dichiara in una nota Save the Children, l'organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine o i bambini a rischio e garantire loro un futuro, sottolineando inoltre che il conflitto ha recato danni senza precedenti al sistema sanitario e privato bambine e bambini dell'accesso all'istruzione. Nei sei mesi trascorsi dagli attacchi del 7 ottobre, più di 13'800 minori sono stati uccisi e 113 in Cisgiordania, mentre più di 12'009 bambini sono stati feriti a Gaza e almeno 725 in Cisgiordania, secondo i dati di Ocha e del Ministero della Sanità di Gaza.
Bombardate scuole e ospedali
Ad almeno 1'000 bambini sono state amputate una o entrambe le gambe e circa 30 dei 36 ospedali sono stati bombardati, lasciandone solo 10 parzialmente funzionanti. Distrutto quasi il 90% degli edifici scolastici e circa 260 insegnanti sono stati uccisi. Il 70% di abitazioni danneggiate o distrutte e 1,4 milioni di persone stanno usando le scuole come rifugi. Metà della popolazione sta affrontando un livello catastrofico di insicurezza alimentare, mentre il nord della Striscia è a rischio carestia. Il mondo deve agire ora - è l'appello di Save the Children - per garantire un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso umanitario senza restrizioni.
"Dovremmo concordare una data delle elezioni generali per settembre prossimo". Lo ha detto a sorpresa il leader centrista israeliano e ministro del Gabinetto di Guerra, Benny Gantz in una conferenza stampa. È la prima volta che Gantz, in testa ad ogni sondaggio, chiede le elezioni anticipate. "Credo che la proposta che sto avanzando qui di andare ad una data elettorale concordata - ha spiegato Gantz - permetta che i combattimenti e gli sforzi nazionali continuino". "Le elezioni permetteranno ai cittadini di Israele di sapere che presto si rinnoverà la fiducia tra noi e questo eviterà una spaccatura nella nazione", ha aggiunto.
Da domenica migliaia di israeliani stanno manifestando per le strade di Gerusalemme -e non solo- chiedendo le dimissioni del premier Netanyahu e le elezioni anticipate. Una protesta che ha portato a nuovi scontri tra manifestanti e polizia, intervenuta con la forza per bloccare alcuni manifestanti che hanno inscenato un blitz contro la residenza del primo ministro. Per capire meglio le rivendicazioni della piazza, Ticinonews ha intervistato Mara Vigevani, attiva professionalmente all'Università di Gerusalemme.
"Non c'è una visione politica post-guerra"
Gli ostaggi "non sono una questione politica, non sono di destra o sinistra. Sono persone civili e soldati che devono tornare a casa. La manifestazione di domenica era un atto politico per chiedere nuove elezioni", ha spiegato Vigevani. "La vasta maggioranza degli israeliani ritiene giusto il conflitto: siamo stati brutalmente attaccati e questa guerra serve a ritrovare la sicurezza di poter vivere all'interno dei nostri confini. Ma cosa avverrà dopo? Non si può continuare all'infinito e la visione di Netanyahu non piace a metà del Paese. Non vediamo alcuna visione politica post-bellica, per questo siamo scesi in Piazza rivendicando nuove elezioni".
"Le tensioni esistono"
Le manifestazioni, come scritto, durano da tre giorni, ma per Vigevani "malgrado le tensioni esistano non c'è il rischio di un'escalation. Se ci saranno atti di violenza, saranno azioni sporadiche". La volontà da parte della popolazione "è quella di far sentire la propria voce al governo, perché non è questo il modo di governare. Tutto è collegato alla situazione politica: dai budget destinati alla popolazione ultraortodossa -che non combatte- a chi si sente preso in giro perché da mesi sta dedicando il proprio tempo all'esercito israeliano. Sono tutte problematiche interne che si possono legare al conflitto".
"Torno a rinnovare la mia ferma richiesta per un immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Esprimo il mio profondo rammarico per i volontari uccisi mentre erano impegnati nella distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Prego per loro e le loro famiglie, rinnovo l'appello a che sia permesso a quella popolazione civile stremata e sofferente l'accesso agli aiuti umanitari e che siano subito rilasciati gli ostaggi". Lo ha detto il Papa al termine dell'udienza generale. Guardando alla guerra in Medio Oriente il Papa chiede che "si eviti ogni irresponsabile tentativo di allargare il conflitto nella regione. E ci si adoperi affinché al più presto possano cessare questa e altre guerre che continuano a portare morte e sofferenza in tante parti del mondo. Preghiamo e operiamo senza stancarci perché tacciano le armi e torni a regnare la pace", ha detto papa Francesco.
L'esercito israeliano ha ammesso oggi che l'attacco al convoglio della ong statunitense World Central Kitchen (Wck) in cui sono morti sette operatori umanitari è stato un "grave errore". "Voglio essere molto chiaro: l'attacco non è stato condotto con l'intenzione di colpire gli operatori umanitari del Wck". Lo ha detto il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano Herzi Halevi che si è "scusato" per l'incidente ed ha esaltato il lavoro di assistenza della Wck a Gaza. "È stato - ha aggiunto al termine di un primo esame dell'incidente - uno sbaglio seguito ad una cattiva identificazione notturna nel corso di una guerra in condizioni molto complesse. Non sarebbe dovuto accadere". Halevi ha quindi confermato l'avvio di una "indagine indipendente" i cui "risultati saranno condivisi e resi pubblici".
Gli Stati Uniti si aspettano un'indagine ampia e completa sull'uccisione degli operatori umanitari di Word Central Kitchen e che sia accertata la responsabilità in modo appropriato: lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby, riferendo che una indagine preliminare dovrebbe essere già stata conclusa da Israele e che gli Stati Uniti premeranno perché l'alleato faccia di più per proteggere gli operatori umanitari. "Siamo rimasti indignati nell'apprendere di un attacco dell'Idf che ieri ha ucciso un certo numero di operatori umanitari civili dalla World Central Kitchen", ha detto Kirby.
Gli Stati Uniti chiedono "un'indagine rapida e imparziale" sull'attacco aereo israeliano che ha ucciso sette operatori umanitari dell'ong World Central Kitchen a Gaza. Lo ha affermato il segretario di Stato Usa Antony Blinken a Parigi.
"È stato un tragico caso in cui le nostre forze hanno colpito senza intenzione gente innocente nella Striscia". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu all'uscita dell'ospedale sui sette uccisi dell'ong World Central Kitchen a Gaza. "Questo succede in guerra e - ha aggiunto - apriremo un'indagine. Siamo in contatto con i governi coinvolti e faremo di tutto per assicurare che questo non accada più".
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu terrà oggi una riunione aperta, richiesta da Mosca, sull'attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco: lo ha annunciato il primo vice rappresentante permanente russo presso l'Onu, Dmitry Polyansky, come riporta la Tass. "Gli iraniani si sono rivolti al Consiglio di Sicurezza dell'Onu per condannare questa azione. A seguito della loro lettera, abbiamo richiesto un briefing aperto del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La presidenza maltese l'ha fissato per le 15:00 ora di New York (le 21:00 in Svizzera, ndr) del 2 aprile", ha affermato Polyansky sui social media.
Salgono a 11 i morti
L'Osservatorio siriano per i diritti umani ha affermato che il bilancio delle vittime dell'attacco aereo contro l'edificio annesso dell'ambasciata iraniana a Damasco - ampiamente attribuito a Israele - è salito a 11. "Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani all'edificio annesso all'ambasciata iraniana è salito a 11: otto iraniani, due siriani e un libanese - tutti combattenti, nessun civile", ha affermato Rami Abdel Rahman, che dirige l'Osservatorio con sede in Gran Bretagna. L'osservatorio aveva precedentemente detto che ci sarebbero stati otto morti.
A seguito di un raid dell'esercito israeliano (Idf) su Gaza sono morti sette operatori umanitari dell'organizzazione non governativa americana World Central Kitchen (WCK). Lo riferisce in una nota la stessa Ong che fornisce aiuti alimentari, nella quale si dice "devastata nel confermare che sette membri del nostro team sono stati uccisi in un raid delle Idf". Le vittime sono di nazionalità australiana, polacca, britannica, palestinese e con doppia cittadinanza americana e canadese. Il WCK ha ora deciso di sospendere le sue attività nella regione.
Il ministero della Sanità di Hamas aveva annunciato nel corso della notte la morte di quattro operatori umanitari stranieri e del loro autista palestinese in seguito ad un attacco israeliano contro il loro veicolo nel centro della Striscia di Gaza. Poche ore più tardi il premier dell'Australia, Anthony Albanese, ha confermato che uno degli operatori umanitari uccisi nell'attacco dell'Idf contro il veicolo della Ong statunitense era un cittadino australiano. L'Australia "cercherà di ottenere una piena e adeguata responsabilità", ha aggiunto il premier. L'esercito israeliano ha dichiarato su Telegram che "sta conducendo un esame approfondito ai massimi livelli per comprendere le circostanze di questo tragico incidente" sottolineando che "lavora a stretto contatto" con la Ong WCK per la distribuzione degli aiuti alla popolazione di Gaza.
Casa Bianca "afflitta"
La Casa Bianca si è detta "afflitta" per la morte degli operatori umanitari della WCK. "Siamo afflitti e profondamente turbati dall'attacco", ha scritto su X la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Adrienne Watson, aggiungendo che "gli operatori umanitari devono essere protetti mentre consegnano aiuti di cui c'è un disperato bisogno, ed esortiamo Israele a indagare rapidamente sull'accaduto".
ATSI - Il parlamento israeliano ha approvato la legge che permette di chiudere un'emittente straniera in Israele che danneggia la sicurezza dello stato. Lo hanno riferito i media secondo cui la decisione sulla chiusura di una rete - e nel mirino c'è la tv del Qatar Al Jazeera - dovrà essere firmata dal ministro delle Comunicazioni Shlomo Karai.
"Al Jazeera chiuderà nei prossimi giorni"
Salutando il varo della legge, il ministro Karhi ha detto che "non ci sarà libertà di parola per il portavoce di Hamas in Israele. Al Jazeera chiuderà dei prossimi giorni".
Gli ordini di chiusa saranno di 45 giorni, poi potranno essere rinnovati per altrettanti
La legge - hanno ricordato i media - autorizza il ministro delle comunicazioni a ordinare ai "fornitori di contenuti" di cessare la trasmissione del canale in questione, la chiusura degli uffici israeliani del canale, la confisca delle apparecchiature del canale e che il sito web sia messo offline, se il server è fisicamente situato in Israele, o bloccare in altro modo l'accesso al sito web. Gli ordini di chiusura avranno validità di 45 giorni ma potranno essere rinnovati per ulteriori periodi di 45 giorni. La legislazione è stata approvata in prima lettura dal plenum della Knesset a febbraio ed è stata approvata in seconda e terza lettura dopo un dibattito nel Comitato per la Sicurezza Nazionale della Knesset.
Il rappresentante permanente dello Stato di Palestina presso la Lega degli Stati arabi, l'ambasciatore Muhannad Al-Aklouk, ha annunciato che "la Palestina ha presentato una richiesta per tenere una sessione straordinaria del Consiglio della Lega a livello di delegato permanente il prima possibile per discutere dell'azione araba, soprattutto alla luce del perdurante crimine di genocidio, della politica di fame portata avanti da Israele e dello sfollamento forzato del popolo palestinese".
"Persistenti minacce di Israele di invadere Rafah"
Al-Aklouk ha precisato che la richiesta è stata espressa anche alla "luce delle persistenti minacce israeliane di un'imminente invasione della città di Rafah, che ospita più persone. più di 1,5 milioni di sfollati e cittadini palestinesi, oltre all'intransigenza di Israele e al rifiuto di attuare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, relative al cessate il fuoco e all'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, l'ultima delle quali è stata la risoluzione n. 2728, che chiedeva per un cessate il fuoco immediato durante il mese di Ramadan".
Migliaia di israeliani che chiedono maggiori sforzi per liberare gli ostaggi tenuti a Gaza e ma anche l'uscita di scena del primo ministro Benyamin Netanyahu hanno marciato a Gerusalemme ieri, nella seconda sera consecutiva di proteste di massa.
Cannoni ad acqua contro i manifestanti
I manifestanti hanno bloccato l'autostrada principale della città dopo essersi radunati davanti al parlamento israeliano, accendendo fuochi e sventolando bandiere israeliane. La polizia ha usato cannoni ad acqua contro di loro, spingendo e respingendo i manifestanti mentre scandivano slogan, tra cui Netanyahu "deve andarsene". I manifestanti hanno affermato che la protesta a Gerusalemme è stata la più grande dallo scoppio della guerra a Gaza in ottobre.
Un attacco aereo israeliano sull'ospedale Al-Aqsa a Gaza ha ucciso quattro persone e ne ha ferite altre 17. Lo ha affermato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un post su X. Stando allo stesso responsabile dell'agenzia dell'Onu, una squadra della stessa Oms, che si trovava presso la struttura sanitaria, è stata testimone del raid.
7 giornalisti feriti
La Bbc ha riferito che sette giornalisti, compreso uno che lavora per la stessa testata, sono rimasti feriti nell'attacco. Ha poi affermato che nello stesso raid sono stati uccisi quattro membri del gruppo militante della Jihad islamica. Da parte sua l'esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito un centro di comando della Jihad islamica nell'area antistante l'ospedale al-Aqsa a Deir al-Balah. Hamas e il personale medico negano le accuse israeliane secondo cui i militanti utilizzano gli ospedali come basi. I giornalisti erano tra le centinaia di persone che si stanno rifugiando in tende improvvisate nel cortile dell'ospedale, precisa la Bbc.
Israele ha presentato all'Onu una proposta per smantellare l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, e trasferire il suo personale in un'agenzia sostitutiva per effettuare consegne di cibo e aiuti su larga scala a Gaza. Lo riporta il Guardian citando fonti dell'Onu.
La proposta
La proposta è stata presentata alla fine della scorsa settimana dal capo di stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, ai funzionari delle Nazioni Unite in Israele che l'hanno inoltrata sabato al segretario generale dell'organizzazione, António Guterres, sottolinea il media britannico citando fonti vicine al dossier.
I termini
Secondo i termini presentati la scorsa settimana, da 300 a 400 dipendenti dell'Unrwa verrebbero inizialmente trasferiti o ad un'altra agenzia delle Nazioni Unite, come il Programma alimentare mondiale (WFP), o ad una nuova organizzazione creata appositamente per distribuire aiuti alimentari a Gaza.
Dettagli vaghi
I dettagli sono vaghi su chi dovrebbe gestire la nuova agenzia nell'ambito del programma e su chi dovrebbe fornire la sicurezza per le consegne, spiega il Guardian.
Le forze armate israeliane hanno reso noto di aver eliminato un esponente di spicco della forza d'élite di Hezbollah, Radwan, in un attacco di droni a Kounine, nel sud del Libano. I media israeliani riferiscono che la vittima del raid è Ismail Ali al-Zin, che secondo l'Idf era un comandante dell'unità missilistica anticarro.
Ali al-Zin
L'Idf ha descritto al-Zin come un esperto "di missili anticarro che è stato responsabile di dozzine di attacchi contro civili e forze di sicurezza israeliane".
Le parole di Benjamin Netanyahu
Il primo ministro Benjamin Netanyahu, durante una conferenza stampa a Gerusalemme, ha detto che l'Idf è pronto a operare a Rafah, a evacuare la popolazione civile e a distribuire aiuti umanitari, aggiungendo che "è la cosa giusta da fare a livello operativo e internazionale". "Ci vorrà tempo, ma sarà fatto", ha poi aggiunto Netanyahu, assicurando che i battaglioni di Hamas a Gaza saranno eliminati.
Un funzionario di Hamas ha comunicato che la fazione palestinese non ha ancora deciso se inviare o meno una delegazione al Cairo e a Doha per discutere di una nuova tregua a Gaza.
I dubbi
Hamas ritiene ancora "troppo distanti" le posizioni tra il movimento e Israele per "fare progressi" nei negoziati su una tregua a Gaza."Dubito che ci saranno progressi in questi negoziati perché le posizioni sono troppo distanti", ha detto il funzionario in condizione di anonimato. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu "non è serio e non è interessato, e l'amministrazione americana non esercita alcuna pressione reale", ha aggiunto.
Una seconda nave di aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza, la "Jennifer", è salpata dal porto cipriota di Larnaca, quasi due settimane dopo che la prima attraccò sul territorio palestinese: lo ha constatato l'agenzia francese AFP sul posto. Come per la prima nave, trasporta le donazioni di due ONG: la spagnola Open Arms, dedita anche al salvataggio dei migranti in mare, e l'americana World Central Kitchen (WCK). Il carico consiste in 400 tonnellate di aiuti.
Stando all'agenzia cipriota Cna, impiegherà circa 65 ore per raggiungere il molo provvisorio prefabbricato allestito a Gaza da Wck. L'ong ha fatto sapere che il carico è composto soprattutto da riso, pasta, farina, legumi, verdure in scatola e prodotti proteici, oltre a datteri forniti dagli Emirati Arabi Uniti, alimento tipico dei pasti di fine digiuno quotidiano nel mese di Ramadan.
Tre osservatori Onu della missione di supervisione della tregua Untso e un traduttore sono stati feriti in un raid nel sud del Libano a ridosso della linea blu di demarcazione con Israele. Come i medici che hanno in cura i quattro uomini hanno rivelato all'agenzia italiana Ansa, le ferite riportate non sono gravi e nessuna persona è in pericolo di vita. Sull'auto colpita c'erano tre membri della Untso di nazionalità australiana, cilena e norvegese, più un traduttore libanese, ha precisato la tv locale filo-Hezbollah Al Mayadeen. Lo hanno riferito all'Ansa fonti della sicurezza libanese
Attacco di un drone israeliano?
Fonti della sicurezza libanese hanno affermato che l'attacco è stato lanciato da un drone israeliano che ha seguito il convoglio composto da due veicoli con chiare insegne delle Nazioni Unite. L'esercito israeliano ha smentito. "I tre osservatori e il loro interprete erano scesi dai veicoli nei pressi di Rmeish - affermano le fonti libanesi, citate dall'Ansa - quando hanno sentito il ronzio del drone e sono rientrati velocemente a bordo dei due fuoristrada". A quel punto, affermano, il drone ha lanciato un missile verso il convoglio. Uno dei feriti è stato trasportato d'urgenza in elicottero all'Ospedale Saint George di Beirut.
L'esercito israeliano ha continuato le operazioni all'ospedale Shifa di Gaza City e nei quartieri di al-Qarara e al-Amal di Khan Yunis, la roccaforte di Hamas nel sud della Striscia.
Lo ha riferito il portavoce militare ricordando che allo Shifa sono "stati uccisi uomini armati, sequestrate armi e localizzati siti appartenenti ai gruppi terroristi presenti nell'area". Nel quartiere di al-Amal - ha detto il portavoce - "sono stati uccisi numerosi uomini armati, inclusi alcuni che aveva tentato di attaccare le truppe con ordigni esplosivi".
Nel frattempo le Forze di difesa israeliane (Idf) stanno creando una zona cuscinetto di sicurezza al confine con la Striscia di Gaza che potrebbe occupare circa il 16% del territorio dell'enclave palestinese, secondo Haaretz.
In base a immagini satellitari citate dal quotidiano israeliano, la zona sarà larga circa un chilometro e tutti gli edifici presenti saranno smantellati.
Israele "estenderà la sua offensiva al nord e aumenterà gli attacchi" contro gli Hezbollah. Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant in un incontro al Comando nord dell'esercito. Gallant ha aggiunto che l'azione di Israele "sta diventano più offensiva che difensiva e arriveremo ovunque Hezbollah si trovino. Beirut, Baalbek, Tiro, Sidone e per tutta la lunghezza del confine: e in posti più lontani, come Damasco". Oggi Israele ha colpito Vicino Aleppo in Siria dove, secondo un ong, i morti sono 42, tra cui un alto comandante di Hezbollah.
La Corte internazionale di giustizia dell'Aia ha ordinato a Israele di "garantire un'assistenza umanitaria urgente" a Gaza, dove "è cominciata la carestia". Si tratta di nuove misure provvisorie emesse dalla Corte che deve decidere sulle accuse di genocidio mosse dal Sudafrica nei confronti dello Stato ebraico.
Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha messo in guardia sulla "incombente carestia" nella Striscia di Gaza a causa dei "bombardamenti in corso" da parte delle forze di Israele. "La fame e le malattie - ha scritto ieri sera Ghebreyesus sul suo account X - continuano a devastare la popolazione. Ora è necessaria un'azione immediata e concertata. Ciò significa: consentire e accelerare la consegna di cibo e di altre fonti nutritive e medicinali; proteggere gli ospedali in modo che i medici possano prendersi cura dei pazienti che soffrono di fame, malattie e lesioni". Il direttore generale dell'Oms ha quindi chiesto "il cessate il fuoco e il pieno accesso umanitario" all'enclave palestinese.
La Striscia di Gaza è stata teatro stanotte di raid aerei e feroci scontri tra l'esercito israeliano e i combattenti palestinesi di Hamas, proprio nel momento in cui il governo di Benjamin Netanyahu ha riaperto le porte alle trattative con l'alleato americano su una possibile operazione a Rafah. Il Ministero della Sanità gestito da Hamas ha riferito di almeno 66 morti nell'enclave palestinese durante la notte, con bombardamenti e combattimenti segnalati vicino alla città di Gaza a quella di Khan Younis. L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito invece da parte sua di scontri nella notte in diverse località della Cisgiordania occupata.
Hamas ha pubblicato un appello di Mohammed Deif, il comandante delle Brigate Ezzedin al-Qassam, in cui fa appello alle masse arabe e palestinesi a "cominciare una marcia per la Palestina". "Cominciate adesso, non domani, verso la Palestina - si dice nella registrazione diffusa su Telegram - e non lasciate che restrizioni, confini o regolamenti vi privino dell'onore di partecipare alla liberazione della Moschea di al-Aqsa" a Gerusalemme. L'appello in viva voce è contenuto in un video in cui si vede una carta geografica della Palestina, la bandiera nazionale e una sagoma fissa. Deif è considerato la mente militare dell'attacco del 7 ottobre a Israele. Quel giorno stesso Hamas diffuse un suo appello in cui parlava dell'attacco ai kibbutz, definito operazione "Alluvione al-Aqsa". In passato Deif è stato più volte oggetto di attacchi mirati - sette - da parte di Israele ma si è sempre salvato pur restando gravemente ferito.
Il capo dell'agenzia dell'ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) Philippe Lazzarini spera che la Svizzera segua l'esempio dell'UE e degli Stati che hanno ripreso il loro sostegno all'organizzazione. I finanziamenti sono garantiti fino alla fine di maggio, ha dichiarato dopo un'audizione davanti alla Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N). "L'importante è che la Svizzera continui a essere il partner che è stato finora", ha dichiarato Lazzarini alla stampa elvetica dopo un'ora di discussione a Ginevra con i parlamentari. "Si tratta di un partenariato che risale a diversi decenni fa".
Wehrli: "Non è stato omesso nulla dalla discussione"
Dal canto suo, il presidente della commissione Laurent Wehrli (PLR/VD) si è detto soddisfatto. "L'obiettivo era quello di permettere alle persone di parlarsi direttamente, senza filtri, ed è stato raggiunto", ha dichiarato all'agenzia Keystone-ATS. "Non è stato omesso nulla", ha aggiunto, affermando che le posizioni politiche non cambieranno, ma "saranno stabilite su indicazioni più precise".
Cosa sta attendendo il DFAE
In seguito alle accuse del coinvolgimento di dodici dipendenti dell'agenzia dell'ONU nel massacro del 7 ottobre scorso in Israele, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) non ha ancora versato il suo contributo annuale di 20 milioni di franchi. I servizi di Ignazio Cassis attendono le consultazioni con le commissioni parlamentari e il rapporto finale sulla revisione della "governance" dell'UNRWA, previsto per il 20 aprile. È stata inoltre avviata un'indagine sulle accuse rivolte ai dipendenti che sarebbero membri di Hamas, e si dovrà anche decidere se riprendere o meno i pagamenti svizzeri. Il Commissario generale dell'UNRWA ha spiegato queste misure ai membri della CPE-N.
Nessun voto previsto
Diversi parlamentari hanno dichiarato di essere in attesa dei risultati. Inoltre, la Commissione della politica estera del Nazionale non ha previsto alcun voto o raccomandazione dopo l'audizione odierna. Il Consiglio federale presenterà quindi una proposta da sottoporre in consultazione alle commissioni di politica estera del Consiglio Nazionale e del Consiglio degli Stati.
La richiesta delle ONG
Da quando, lo scorso dicembre, è stato raggiunto un compromesso dopo un primo "attacco" parlamentare all'UNRWA, le organizzazioni umanitarie in Medio Oriente possono ricevere aiuti solo dopo aver consultato le CPE-N e CPE-S. Diverse ONG hanno chiesto alla Svizzera di fornire finanziamenti a partire da aprile. Data l'emergenza umanitaria, Wehrli ritiene che il Consiglio federale potrebbe procedere in due fasi, soprattutto se il rapporto dell'UNRWA dovesse subire un ritardo. Il Governo "potrebbe presentare una proposta di aiuti d'emergenza a Gaza già ad aprile".
Lazzarini: "Alcune attività dell'UNRWA sono viste da Hamas come una minaccia"
"Non abbiamo più sentito parlare" delle accuse israeliane, ha deplorato Lazzarini. Quest'ultimo ha detto di aver spiegato ai parlamentari le "ragioni di certe campagne diffamatorie" in corso contro la sua agenzia, "che non sono necessariamente legate alla sua presenza a Gaza". E ha sottolineato che alcune delle attività dell'UNRWA, poiché pongono l'accento sui diritti umani, sono viste da Hamas come una "minaccia". Secondo il Commissario generale, "la situazione oggi è meno drammatica" rispetto a un mese fa per l'agenzia. "Ma stiamo ancora funzionando mese dopo mese" e "abbiamo fondi fino alla fine di maggio", ha affermato. Gli stipendi di decine di migliaia di persone possono essere pagati a marzo e aprile. La Commissione europea ha sbloccato gli aiuti, così come i Paesi nordici, il Canada e l'Australia. Alcuni Paesi europei hanno addirittura aumentato i loro contributi in risposta alle difficoltà dell'agenzia. Anche gli Stati del Golfo sostengono l'UNRWA.
Il nodo della questione
Il problema è che il principale donatore, gli Stati Uniti, ha congelato tutti gli aiuti fino a marzo 2025. Allo stesso tempo, gli USA hanno invitato gli altri a fare uno sforzo per consentire all'agenzia ONU di continuare le sue attività. "Dovremo mobilitare ancora più Paesi" per compensare questa perdita, che rappresenta una minaccia "esistenziale" per l'UNRWA, ha ammesso Lazzarini. Pochi giorni fa, al capo dell'agenzia ONU è stato negato l'accesso alla Striscia di Gaza, senza ricevere alcuna spiegazione da parte dello Stato ebraico. Israele non permette più all'UNRWA di distribuire aiuti nel nord del territorio. "Lavoreremo con i nostri partner sul campo" per adattarci a questa situazione, mentre decine di migliaia di persone hanno ancora bisogno di assistenza in questa parte della Striscia di Gaza.
Si auspica il cessate il fuoco immediato
A seguito della decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di ieri di chiedere un "cessate il fuoco immediato", Lazzarini spera che questo venga attuato. "Lo dobbiamo alla popolazione di Gaza", ha aggiunto, in particolare per consentire l'ingresso di maggiori aiuti. Anche in questo caso c'è una discrepanza con Israele, che accusa le Nazioni Unite di non essere in grado di distribuire il volume di aiuti che lo Stato ebraico sta facendo passare, che sostiene essere sostanzioso. Mentre la scorsa settimana l'ONU ha dichiarato che la carestia era imminente, diverse persone sono già morte per mancanza di cibo. Secondo Lazzarini, gli aiuti sono "totalmente insufficienti rispetto all'immensità dei bisogni". Più della metà della popolazione ha carenze alimentari.
Israele ha ritirato oggi la propria delegazione alle trattative in corso a Doha (Qatar) su Gaza, ha indicato la radio pubblica israeliana. La decisione segue la presa di posizione di Hamas che, dopo la risoluzione dell'Onu sul cessate il fuoco a Gaza, la scorsa notte ha informato i mediatori del Qatar e dell'Egitto che non avrebbe abbandonato le proprie richieste sui negoziati, tra cui il ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia.
Il leader di Hamas Ismail Haniyeh sarà presto a Teheran per incontrare le autorità iraniane. Lo hanno riferito vari media, tra cui il quotidiano israeliano Haaretz. Secondo quanto riporta l'agenzia di stampa semiufficiale iraniana Mehr, la visita di Haniyeh a Teheran è in programma oggi. Il capo dell'ufficio politico di Hamas terrà una conferenza stampa dopo un incontro con il ministro degli esteri della Repubblica islamica, Hossein Amirabdollahian.
"L'astensione degli Stati Uniti" al voto della risoluzione sul cessate il fuoco a Gaza "non cambia la nostra politica". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con un ristretto gruppo di giornalisti sottolineando che Washington "ha sempre chiesto che il cessate il fuoco fosse legato alla liberazione" degli ostaggi da parte di Hamas.
Dopo mesi di stallo il Consiglio di Sicurezza ha finalmente approvato una risoluzione che chiede il cessate il fuoco a Gaza. Nel documento, che ha ottenuto 14 voti a favore e l'astensione degli Usa, si "chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie". L'adozione è stata salutata con un lungo applauso.
Chi ha sostenuto la risoluzione
I membri che hanno sostenuto la bozza sono Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Algeria, Ecuador, Guyana, Giappone, Malta, Mozambico, Sud Corea, Sierra Leone, Slovenia e Svizzera. "Il Consiglio di Sicurezza Onu ha appena approvato una risoluzione tanto attesa su Gaza, chiedendo un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi. Questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile", ha commentato il segretario generale Antonio Guterres.
La richiesta della Russia
Prima del voto la Russia ha preso la parola per proporre un emendamento e sostituire il termine "durevole" con "permanente" nella frase in cui si chiedeva "un cessate il fuoco immediato per il mese del Ramadan, rispettato da tutte le parti, che conduca ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile". Il termine è stato sostituito all'ultimo minuto e secondo l'ambasciatore russo Vassily Nebenzia "annacqua il testo e lascia spazio alle interpretazioni, permettendo a Israele di riprendere le operazioni militari in qualsiasi momento". La richiesta è stata bocciata ma Mosca ha comunque votato a favore della risoluzione.
"La confisca delle terre occupate viola il diritto internazionale. L'Ue non riconoscerà le modifiche ai confini del 1967, inclusa Gerusalemme, se non concordato dalle parti". Lo scrive su X (ex Twittr) l'Alto rappresentante Ue Joesp Borrell. "Tali azioni illegali servono solo ad alimentare le tensioni e a minare la sicurezza di Israele, a cui l'Unione europea è impegnata", aggiunge il politico spagnolo.
Alla gente stremata di Gaza ora non arriveranno più nemmeno gli aiuti dell'Unrwa. Dopo l'attacco di ieri al segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, accusato di aver trascinato le Nazioni Unite verso una deriva antisemita e di fatto fiancheggiatrice del terrorismo, Israele ha deciso di bloccare i convogli alimentari dell'organizzazione Onu per i profughi palestinesi verso il nord della Striscia provocando l'ira del suo capo, Philippe Lazzarini, che in un post su X ha accusato lo stato ebraico senza mezzi termini: È oltraggioso e intenzionale ostacolare l'assistenza salvavita durante una carestia provocata dall'uomo".
Nessuna speranza di dialogo
Un muro contro muro Israele-Onu che sembra non lasciare spazio ad alcuno spiraglio di dialogo, come conferma la reazione dura del direttore dell'Oms. Tedros Adhanom Ghebreyesus ha chiesto che la "decisione sia urgentemente revocata" sottolineando che "bloccare le consegne di cibo da parte dell'Unrwa significa di fatto negare alle persone che muoiono di fame la possibilità di sopravvivere". Ma è difficile che Israele torni sui suoi passi, convinta com'è della collusione tra Hamas e dipendenti a vario titolo dell'Unrwa nella Striscia. E non solo. Gli ospedali, ripete l'Idf dall'inizio dell'operazione di terra a Gaza, sono di fatto delle basi dei terroristi. Proseguono da una settimana le perlustrazioni nell'ospedale Shifa dove, ha riferito il portavoce militare, sono stati finora catturati "480 terroristi affiliati ad Hamas e alla Jihad islamica" e "sono state trovate armi e infrastrutture terroristiche". E nelle ultime ore mezzi blindati e ruspe militari hanno preso posizione nelle immediate vicinanze degli ospedali Amal e Nasser, situati in due diversi rioni di Khan Yunis, parte di una più vasta operazione finalizzata allo "smantellamento di infrastrutture terroristiche e alla eliminazione dei terroristi", ha reso noto il portavoce militare.
Conseguenze per Israele
Intanto, sulla decisione annunciata all'inizio di marzo dal premier israeliano Benjamin Netanyahu di una operazione a vasto raggio a Rafah, è intervenuta a gamba tesa la vice presidente americana Kamala Harris. In un'intervista all'emittente Abc ha suggerito che potrebbero esserci "conseguenze" per Israele se andasse avanti con l'invasione di Rafah dove vivono in condizioni precarie quasi un milione e mezzo di sfollati."Siamo stati chiari in molteplici conversazioni e in ogni modo che qualsiasi grande operazione militare a Rafah sarebbe un enorme errore", ha detto Harris e ha aggiunto: "Ho studiato le mappe. Non c'è nessun posto dove quelle persone possono andare". Tradotto, c'è il rischio di un'ecatombe aggiuntiva ai 32'226 morti denunciati da Hamas. E sul fronte internazionale una dura presa di posizione è arrivata anche dal presidente francese Emmanuel Macron che ha avvertito Netanyahu che qualsiasi "trasferimento forzato" della popolazione costituirebbe un "crimine di guerra".
Ostaggi
Ancora in alto mare, anzi sulle montagne russe, i colloqui di Doha per la liberazione degli ostaggi. Dopo l'apertura israeliana alla proposta americana sul rapporto che dovrebbe essere stabilito fra la liberazione di ciascun israeliano ostaggio di Hamas ed il numero di prigionieri palestinesi reclusi in Israele che dovrebbero essere rilasciati, c'è stata la reazione negativa di Hamas per il mancato "riferimento al cessate il fuoco e al ritiro delle forze da Gaza". In serata, invece, uno spiraglio. Secondo l'emittente Channel 12, Israele ha trasmesso ad Hamas un documento dettagliato su tre fasi di un accordo per il rilascio degli ostaggi. I nuovi numeri parlano di una disponibilità, in una prima fase, a liberare tra i 700 e gli 800 detenuti palestinesi in cambio di 40 ostaggi durante una tregua di sei settimane. C'è, secondo la tv, anche una serie di proposte per il ritorno di una parte degli sfollati civili nel nord della Striscia. Israele esclude invece un ritiro totale del suo esercito da Gaza. Una condizione che difficilmente Hamas potrà accettare.
"Bloccare le consegne di cibo da parte dell'Unrwa significa di fatto negare alle persone che muoiono di fame la possibilità di sopravvivere. Questa decisione deve essere urgentemente revocata". Lo scrive su X il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus, commentando il post del capo dell'Unrwa Philippe Lazzarini, nel quale lo svizzero afferma che Israele ha informato le Nazioni Unite che non approverà più i convogli alimentari dell'Unrwa verso il nord di Gaza.
"I livelli di fame sono acuti"
"I livelli di fame sono acuti. Tutti gli sforzi per consegnare il cibo non solo dovrebbero essere consentiti, ma ci dovrebbe essere un'immediata accelerazione delle consegne di cibo", afferma il numero uno dell'Oms.
Il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini afferma su X che Israele ha informato le Nazioni Unite che non approverà più i convogli alimentari dell'Unrwa verso il nord di Gaza.
"Carestia provocata dall'uomo"
"Nonostante la tragedia che si sta consumando sotto i nostri occhi, le autorità israeliane hanno comunicato all'Onu che non approveranno più alcun convoglio alimentari Unrwa verso il nord", dice il 60enne svizzero. "Questo è oltraggioso e rende intenzionale ostacolare l'assistenza salvavita durante una carestia provocata dall'uomo".
La Mezzaluna Rossa palestinese ha denunciato che uno dei suoi dipendenti è stato ucciso quando i carri armati israeliani, impegnati in un'operazione a Khan Yunis, si sono improvvisamente ritirati nelle aree intorno agli ospedali Al-Amal e Nasser. Le forze corazzate israeliane hanno sigillato l'ospedale di Al-Amal e hanno effettuato estese operazioni di demolizione nelle sue vicinanze, ha scritto la Mezzaluna Rossa in una nota, aggiungendo: "Tutte le nostre squadre sono in estremo pericolo al momento e sono completamente immobilizzate".
La delegazione israeliana a Doha ha accettato una proposta di compromesso, avanzata dagli Usa, circa il rapporto che dovrebbe essere stabilito fra la liberazione di ciascun israeliano ostaggio di Hamas ed il numero di prigionieri palestinesi reclusi in Israele che dovrebbero essere rilasciati. Lo afferma oggi la stampa israeliana secondo cui si attende adesso una reazione di Hamas a quella proposta. La scorsa notte, secondo la radio pubblica Kan, sono rientrati il capo del Mossad David Barnea ed il capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Ronen Bar, ma hanno lasciato nel Qatar i loro collaboratori per portare avanti i contatti.
Le discussioni
Secondo il Jerusalem Post la delegazione israeliana è stata autorizzata ad affrontare la questione del ritorno di civili palestinesi nel nord della striscia. Israele, aggiunge Yediot Ahronot, ha invece respinto la richiesta di rinunciare ad un corridoio terrestre creato, a fini operativi militari, nel centro della striscia di Gaza. Secondo il giornale su diversi punti le posizioni di Israele e Hamas restano distanti. Barnea e Bar sono comunque pronti a tornare nel Qatar in ogni momento, secondo i media. Oggi intanto il ministro della difesa Yoav Gallant parte per gli Usa dove incontrerà il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ed il capo della Cia William Burns, che ha preso parte attiva alle consultazioni di Doha sullo scambio dei prigionieri e su un cessate il fuoco nella Striscia.
Il direttore svizzero dell'UNRWA Philippe Lazzarini accusa Israele di torturare i dipendenti dell'agenzia delle Nazione Unite arrestati: "Abbiamo testimonianze di prima mano che accusano Israele di maltrattamenti e torture sistematiche". Lazzarini ha dichiarato in un'intervista al domenicale "SonntagsBlick" di sapere da persone che sono state rilasciate che sono state costrette a fornire false testimonianze. L'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (UNRWA) ha chiesto chiarimenti a Israele.
"Sciogliere l'Unrwa non è un'opzione"
Nell'intervista, Lazzarini ha anche criticato la difficile situazione finanziaria dell'organizzazione. "È terribile che l'UNRWA sia sempre sull'orlo del collasso finanziario", ha dichiarato. Diversi Stati hanno sospeso i loro pagamenti all'agenzia delle Nazioni Unite, tra cui gli Stati Uniti e la Svizzera. Alla base di tutto ciò ci sono le accuse di Israele di coinvolgimento di singoli dipendenti dell'UNRWA nel massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre. Lo scioglimento dell'UNRWA richiesto da Israele non è un'opzione, ha detto Lazzarini. "Non c'è nessun'altra agenzia delle Nazioni Unite che possa fare quello che facciamo noi. Non esiste un'altra organizzazione delle Nazioni Unite che offra ai bambini un'istruzione pubblica". Anche il Programma alimentare mondiale non è un'alternativa. "Hanno solo 30-40 persone a Gaza. Non abbiamo bisogno solo di aiuti d'emergenza, ma anche di piani per i prossimi anni. Se continuate a tagliare gli aiuti allo sviluppo ora, state seminando i semi per l'odio e il risentimento futuri", ha detto il capo elvetico dell'UNRWA.
Esistono profonde differenze tra Hamas e Israele nei negoziati per un accordo di tregua a Gaza, ha dichiarato sabato all'AFP un funzionario del gruppo militante palestinese a conoscenza dei colloqui. "C'è una profonda divergenza di posizioni nei negoziati tra Hamas e l'occupazione (Israele) perché il nemico ha inteso la flessibilità mostrata dal movimento come debolezza", ha detto il funzionario.
Un'atmosfera di cauto ottimismo si è creata in Israele dopo il primo giorno di contatti in Qatar sulla liberazione di ostaggi israeliani a Gaza in cambio di un cessate il fuoco e della liberazione di detenuti di Hamas. Secondo la televisione pubblica Kan in questa tornata di colloqui - a cui partecipano Qatar, Usa, Egitto ed Israele - si è registrato un primo progresso su una formula che consentirebbe il ritorno di civili nel settore nord di Gaza.
Gli USA hanno portato una proposta
Inoltre gli Usa (rappresentati dal capo della Cia William Burns) hanno sottoposto una propria proposta che, secondo Kan, è stata accolta da Israele mentre si attende la reazione di Hamas.
''Sotto la leadership di Antonio Guterres l'Onu è divenuta una istituzione antisemita e antiisraeliana che offre protezione ed incoraggia i terroristi'': lo ha affermato il ministro degli esteri Israel Katz commentando la visita del Segretario generale al valico di Rafah. ''E' stato oggi sul versante egiziano - ha aggiunto Katz - e ha biasimato Israele per la situazione umanitaria a Gaza senza condannare in alcun modo i terroristi di Hamas-Isis che saccheggiano gli aiuti umanitari e senza condannare l'Unrwa che coopera con i terroristi e senza invocare la liberazione immediata ed incondizionata di tutti gli ostaggi israeliani''.
"L'Unrwa è parte del problema"
Katz ha d'altra parte lodato la decisione del Congresso Usa di congelare per un anno i finanziamenti americani all'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati. Si è trattato, secondo Katz, di una ''decisione storica, che dimostra quanto sapevamo da tempo: che l'Unrwa è parte del problema e non parte della soluzione'. L'Unrwa - ha ribadito - non farà parte del panorama di Gaza dopo Hamas. Migliaia di dipendenti dell'Unrwa sono coinvolti in attività terroristiche di Hamas, e le sue strutture sono state utilizzate per fini terroristici''. Katz ha fatto appello ad altri Paesi affinché seguano la decisione degli Stati Uniti.
"È giunto il momento per un cessate il fuoco umanitario immediato" a Gaza. E' l'appello lanciato dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres in visita al valico di Rafah che ha chiesto a Israele "un accesso totale e senza restrizioni ai beni umanitari in tutta Gaza. I palestinesi a Gaza - bambini, donne, uomini - sono bloccati in un incubo senza sosta" e io "porto le voci della stragrande maggioranza del mondo che ha visto abbastanza", ha detto Guterres rimarcando che camion carichi di aiuti entrano con il contagocce a Gaza mentre la popolazione è perseguitata dalla "fame e dalla carestia": un "oltraggio morale". Guterres ha parlato delle "comunità distrutte, case demolite, intere famiglie e generazioni annientate" e ha ribadito che "niente giustifica l'orribile attacco di Hamas" contro Israele e "niente giustifica la punizione collettiva della popolazione palestinese".
Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che almeno 32.142 persone sono state uccise nell'enclave in più di cinque mesi di guerra. Il bilancio comprende almeno 72 morti nelle ultime 24 ore, si legge in una nota del ministero, aggiungendo che 74.412 persone sono rimaste ferite nella Striscia dall'inizio della guerra il 7 ottobre scorso.
''Decine di terroristi'' sono stati uccisi ieri dall'esercito israeliano nel corso di operazioni condotte nell'ospedale Shifa di Gaza City, nella città di Khan Yunis e nel settore centrale della Striscia. Lo ha riferito il portavoce militare, fornendo un quadro sostanzialmente statico della situazione su terreno.
Una fotografia della situazione
Nell'area dello Shifa - ha precisato il portavoce - è salito a 170 il numero complessivo di ''terroristi'' eliminati in una settimana circa di perlustrazioni e di setacciamenti. Ottocento persone sospette sono state sottoposte ad interrogatori. In quegli edifici sono stati trovati depositi di armi, nonché infrastrutture terroristiche. ''Le operazioni - ha aggiunto il portavoce - si svolgono con precisione, senza che sia arrecato danno ai civili, ai pazienti, al personale medico ed ai macchinari medici''. In parallelo forze di terra operano a Qarara, nelle vicinanze di Khan Yunis, e nei campi profughi del settore centrale della Striscia.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha rinviato a lunedì il voto, originariamente previsto per oggi, su una nuova risoluzione preparata da alcuni membri non permanenti dell'organismo che chiede un "immediato cessate il fuoco umanitario" nella Striscia di Gaza. Lo si apprende da fonti diplomatiche. La decisione è stata presa per consentire ulteriori discussioni sulla bozza di risoluzione.
Dopo il fallimento al Consiglio di sicurezza dell'Onu della risoluzione degli Usa sulla tregua a Gaza, Stati Uniti e Russia si condannano reciprocamente. "Ci sono due ragioni profondamente ciniche dietro questo veto: primo Russia e Cina non vogliono condannare Hamas per gli attacchi del 7 ottobre. Inoltre semplicemente non vogliono vedere adottato un testo elaborato dagli Stati Uniti", ha detto l'ambasciatrice americana all'Onu Linda Thomas-Greenfield. "Sappiamo benissimo che dietro tutta la retorica, Russia e Cina non fanno nulla di diplomatico per una pace duratura o per contribuire sinceramente agli sforzi umanitari", ha aggiunto.
La presa di posizione della Russia...
"Supportare questo testo significa coprirsi di vergogna, non possiamo permettere al Consiglio di sicurezza di essere uno strumento di Washington per le sue politiche in Medio Oriente. E il testo americano dà a Israele la luce verde per un attacco a Rafah", ha invece sostenuto l'ambasciatore russo all'Onu, Vassily Nebenzia. "Per sei mesi il Consiglio di sicurezza è stato incapace di chiedere un cessate il fuoco a Gaza a causa del ripetuto veto degli Usa, e ora dopo sei mesi con la Striscia praticamente spazzata via, gli Stati Uniti chiedono un cessate il fuoco".
... e della Cina
"Il testo americano sul cessate il fuoco a Gaza è ambiguo e non è all'altezza delle aspettative della comunità internazionale", ha dal canto suo affermato l'ambasciatore cinese all'Onu Zhang Jun, che ha bloccato insieme alla Russia la bozza di risoluzione. "Inoltre il testo è sbilanciato su molti altri aspetti, ad esempio il fatto di non esprimere una chiara opposizione del Consiglio di sicurezza a un attacco israeliano a Rafah manda un segnale sbagliato", ha aggiunto.
Russia e Cina hanno bloccato con il veto in Consiglio di Sicurezza Onu la risoluzione elaborata dagli Usa sulla tregua a Gaza che "determina l'imperativo di un cessate il fuoco immediato e prolungato per proteggere i civili di tutte le parti, consentire la consegna di assistenza umanitaria essenziale e alleviare la sofferenza umanitaria". Il testo ha ottenuto 11 voti a favore, 3 voti contrari (l'Algeria oltre al veto di Russia e Cina), e un astenuto, la Guyana.
Di fronte alla carestia che affligge Gaza 17, organizzazioni umanitarie chiedono il rapido sblocco dei fondi svizzeri per l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi (UNRWA). Oggi hanno inviato un appello in tal senso al Parlamento e al Consiglio federale. Tuttavia, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) lo respinge. Riguardo al pagamento dei 20 milioni di franchi previsti per il 2024, sarà possibile decidere solo quando saranno disponibili maggiori informazioni sulle accuse mosse da Israele contro l'agenzia umanitaria, ha indicato il DFAE a Keystone-ATS. Le organizzazioni umanitarie in Medio Oriente potranno essere sostenute solo dopo aver consultato le commissioni di politica estera del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati. Il Parlamento aveva deciso in tal senso durante la sessione invernale di dicembre, in occasione dell'esame del bilancio. Secondo il DFAE, queste consultazioni sono previste per il secondo trimestre del 2024. I fondi saranno versati a rate, ha aggiunto il dipartimento cui è a capo Ignazio Cassis. La Svizzera, con il suo contributo, è uno dei maggiori donatori dell'organizzazione umanitaria palestinese dell'ONU.
La necessità di miglioramenti
Philippe Lazzarini, direttore svizzero dell'UNRWA, si presenterà lunedì davanti alla Commissione di politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N). Il presidente della commissione, Laurent Wehrli (PLR/VD), ha dichiarato ai media che è stato invitato a discutere della situazione attuale dell'UNRWA. La commissione di politica estera si aspetta che Lazzarini prenda posizione in merito al presunto coinvolgimento di dodici dipendenti dell'UNRWA al massacro di Hamas in Israele del 7 ottobre. Dopo essere venute a conoscenza di accuse mosse in tal senso da Israele, le Nazioni Unite hanno avviato un'indagine interna ed esterna a metà febbraio. Il gruppo di esperti esterni ha individuato la necessità di miglioramenti in un rapporto intermedio. La pubblicazione del rapporto finale è prevista per il 20 aprile.
"Versare il contributo all'UNRWA il prima possibile"
Diversi Stati avevano sospeso i pagamenti all'agenzia di aiuti a causa di queste accuse. La Svezia li ha ora ripresi. Le 17 organizzazioni non governative, da Amnesty International a gruppi di solidarietà con la Palestina passando per organizzazioni pacifiste e al gruppo Svizzera senza esercito, hanno chiesto alle commissioni degli esteri e al Consiglio federale di versare il contributo all'UNRWA il prima possibile. Hanno indicato come scadenza il mese di aprile. Pochi giorni fa, le Nazioni Unite hanno stimato che più di 1,1 milioni di abitanti della Striscia di Gaza sono confrontati con una "situazione di fame catastrofica", prossima alla carestia.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti hanno presentato un progetto di risoluzione al Consiglio di sicurezza dell'Onu chiedendo un "cessate il fuoco immediato legato al rilascio degli ostaggi" nella Striscia di Gaza. "Abbiamo presentato una risoluzione ora all'esame del Consiglio di Sicurezza che chiede un cessate il fuoco immediato legato al rilascio degli ostaggi e speriamo vivamente che i paesi la sostengano", ha detto ieri sera Blinken all'emittente saudita Al Hadath.
La situazione
"Penso che il divario si stia riducendo e che un accordo sia assolutamente possibile", ha affermato Blinken nell'intervista Al Hadath a Jeddah, in Arabia Saudita, secondo una trascrizione rilasciata dal Dipartimento di Stato americano. "Abbiamo lavorato molto duramente con il Qatar, con l'Egitto e con Israele per mettere sul tavolo una proposta forte. L'abbiamo fatto; Hamas non ha accettato; sono tornati con altre richieste e altre richieste; i negoziatori ci stanno lavorando proprio adesso", ha spiegato Blinken ribadendo che spetta al movimento islamista della Striscia di Gaza accettare la proposta sul tavolo. "Dobbiamo vedere se Hamas potrà dire sì alla proposta. Se lo farà, sarà il modo più immediato per alleviare la miseria della gente di Gaza, che è proprio ciò che vogliamo", ha detto. E' importante essere pronti "per ciò che accadrà con il governo di Gaza" dopo la fine della guerra, ha concluso il segretario di Stato americano.
"Un segnale forte"
Dall'inizio della guerra gli Stati Uniti hanno posto il veto a diverse risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che chiedevano cessate il fuoco immediati e duraturi. Una tale risoluzione invierebbe un "segnale forte", ha aggiunto Blinken che ha sottolineato durante un incontro con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman "l'impegno" americano per una "soluzione sostenibile della crisi" e per la creazione di un "futuro Stato palestinese" che offra garanzie di sicurezza a Israele.
Quasi 32mila morti a Gaza
Nel sesto mese di guerra, iniziata il 7 ottobre con un sanguinoso attacco del movimento islamista Hamas sul suolo israeliano, crescono le preoccupazioni internazionali di fronte alla minaccia di carestia e al numero di vittime che continua ad aumentare nella Striscia di Gaza, con oltre 31.923 morti secondo il Ministero della Salute gestito da Hamas.
Il Canada fermerà tutte le spedizioni di armi verso Israele: lo ha confermato l'ufficio della ministra degli Esteri, Melanie Joly. "Dall'8 gennaio il governo non ha approvato nuovi permessi di esportazione di armi verso Israele e ciò continuerà finché non saremo in grado di garantire il pieno rispetto del nostro regime di esportazione", si legge in una dichiarazione citata dai media internazionali. "Non esistono permessi aperti per l'esportazione di beni letali in Israele", viene aggiunto nella nota che specifica come i permessi approvati prima dell'8 gennaio "rimarranno in vigore" poiché la loro cancellazione rischierebbe "importanti implicazioni sia per il Canada che per i suoi alleati".
La risposta di Israele alle proposte di Hamas per un cessate il fuoco "è stata in termini generali negativa". Lo ha detto l'alto funzionario dell'organizzazione islamista Osama Hamdan in un conferenza stampa ripresa dai media israeliani, tra cui il quotidiano Haaretz. Intanto il premier israeliano Benyamin Netanyahu, in un messaggio ai cittadini di Israele per aggiornarli sulla sua conversazione con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ha detto che "mentre noi ci apprestiamo ad entrare a Rafah, e la cosa richiederà un po' di tempo, continuiamo ad operare con forza nel centro e nel sud di Gaza". "Voglio che sappiate che ho già approvato i piani operativi dell'esercito su Rafah e presto approveremo i piani di sgombero della popolazione civile dalla zona dei combattimenti".
Uomini armati e mascherati appartenenti a clan di Gaza e fazioni varie hanno cominciato a fornire scorte di sicurezza per i convogli di aiuti a Gaza, mentre Hamas cerca di mantenere la sua influenza nella Striscia.
Le fonti
Lo hanno riferito funzionari palestinesi e fonti della stessa Hamas, citati dal quotidiano in linea multilingue israeliano The Times of Israel. Secondo il giornale tra i numerosi clan, gruppi della società civile e fazioni figura anche Fatah, il rivale politico di Hamas che fa capo al presidente palestinese, Abu Mazen. "Il piano di Israele di trovare alcuni clan che collaborassero con i suoi progetti pilota volti a trovare un'alternativa ad Hamas non ha avuto successo" ha detto una di questi fonti, citata da The Times of Israel, "ma ha anche dimostrato che le fazioni della resistenza palestinese sono le uniche che possono gestire lo vicenda in un modo o nell'altro".
L'esercito israeliano e lo Shin Bet hanno annunciato che nell'operazione nel complesso dell'ospedale al-Shifa a Gaza City "è stato ucciso Faiq Mabhuoch, capo delle operazioni di sicurezza interna di Hamas". Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui Mabhuoch era anche "responsabile del coordinamento delle attività terroristiche di Hamas nella Striscia".
L'uomo era armato e si era nascosto nell'ospedale
L'alto esponente della fazione islamica "è stato eliminato in uno scontro con le truppe mentre era armato e nascosto in un complesso presso l'ospedale di al-Shifa da cui operava e portava avanti l'attività terroristica". Trovate armi nella stanza accanto a dove si nascondeva.
Il capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha espresso forte preoccupazione per la situazione nell'ospedale Al-Shifa, nel nord di Gaza, dove è ancora in corso un'operazione militare israeliana. In un post su X, ha affermato che "gli ospedali non dovrebbero mai essere campi di battaglia", ed ha aggiunto: "Siamo terribilmente preoccupati per la situazione all'ospedale Al-Shifa, nel nord di Gaza, che sta mettendo in pericolo gli operatori sanitari, i pazienti e i civili".
"I combattimenti mettono a repentaglio i servizi sanitari"
Secondo Ghebreyesus, l'ospedale è riuscito "solo di recente a ripristinare servizi sanitari minimi", mentre "i combattimenti o la militarizzazione della struttura mettono a repentaglio i servizi sanitari, l'accesso delle ambulanze e la consegna di forniture salvavita".
L'esercito israeliano ha preso il controllo dell'ospedale al-Shifa a Gaza City e ha chiesto ai membri di Hamas all'interno di uscire ed arrendersi. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, citato dai media. La stessa fonte ha detto che finora sono state "catturate dai soldati 80 persone sospette" e che "alcune di queste sono state confermate come terroristi operativi". Il portavoce ha poi aggiunto "che numerosi uomini armati di Hamas sono stati uccisi e feriti negli scontri a fuoco sul terreno dell'ospedale".
L'esercito israeliano ha annunciato un'operazione militare "di alta precisione" all'ospedale Al-Shifa di Gaza, il più grande della città palestinese. Secondo quanto riferito da testimoni sono in corso bombardamenti. L'operazione è scattata in seguito alle informazioni di intelligence sulla presenza di alti funzionari di Hamas nel complesso medico. "Sappiamo che i terroristi di Hamas si sono raggruppati all'interno dell'ospedale di Al-Shifa e lo stanno usando per organizzare attacchi contro Israele", ha detto il portavoce militare israeliano Daniel Hagari in un video pubblicato su X. Il portavoce ha precisato che l'esercito di Tel Aviv condurrà uno "sforzo umanitario" durante l'assalto e che non vi è "nessun obbligo" per i pazienti e il personale medico di evacuare la struttura sanitaria.
"Circa 30mila persone intrappolate"
Secondo il Ministero della sanità di Gaza sono circa 30.000 le persone, tra cui civili sfollati, pazienti feriti e personale medico, che sono intrappolate all'interno del complesso medico di al-Shifa sotto attacco da parte dell'esercito israeliano dalla notte scorsa israeliano. "Chiunque tenta di muoversi viene preso di mira dai proiettili", scrive il ministero su Telegram, secondo quanto riporta Al Jazeera.
È giallo sul destino di Marwan Issa, numero 2 delle Brigate Qassam e membro di rango di Hamas. Fonti non identificate della fazione islamica, citate dal Jerusalem Post, hanno fatto sapere che è morto. Media arabi, riportati dal sito Ynet, hanno invece sostenuto che che il suo destino "ancora non è noto". E mentre si stanno per aprire i nuovi colloqui a Doha in Qatar per raggiungere una nuova tregua, cresce sempre di più la pressione interazionale su Israele per bloccare l'operazione militare a Rafah, nel sud della Striscia, dove si accalcano oltre un milione di sfollati palestinesi.
Il giallo sul destino di Issa
Quello che, ad ora, è sicuro sulla vicenda di Marwan Issa è che è stato "colpito" lo scorso 8 marzo in un raid israeliano, con bombe capaci di penetrare in profondità nel terreno, in un bunker a Nuseirat, nel centro della Striscia. Da allora della sua sorte non si è saputo più nulla. L'esercito israeliano si è limitato a dire che è stato appunto "colpito" ma che non ci sono prove certe della sua morte. Neppure fonti ufficiali di Hamas hanno finora confermato il decesso. A offrire però sostanza all'ipotesi che sia stato ucciso in quel raid - hanno fatto notare fonti riferite dai media in questi giorni - gioca la mancanza di ogni messaggio da parte sua o attraverso contatti ravvicinati con altri comandanti militari o canali criptati della fazione islamica. Un indizio importante, anche se manca il rinvenimento del cadavere, semmai si troverà.
L'azione militare a Rafah
L'azione militare israeliana a Rafah - anche oggi confermata dal premier Benyamin Netanyahu - inquieta intanto la comunità internazionale. "Noi e i leader europei" ha sottolineato il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi nel vertice con la Ue al Cairo "abbiamo concordato di respingere l'ipotesi di un'operazione militare da parte di Israele a Rafah, che raddoppierebbe la misura della catastrofe umanitaria di cui soffrono i civili nella Striscia di Gaza". La presidente della Commissione von der Leyen ha aggiunto: "Siamo molto preoccupati per i rischi che un'offensiva su larga scala a Rafah potrebbe avere sulla popolazione civile vulnerabile. Questo deve essere evitato a tutti i costi".
"Nessuna pressione internazionale" impedirà l'azione di Israele
Netanyahu ha ribattuto che "nessuna pressione internazionale" impedirà a Israele di raggiungere i suoi obiettivi nella guerra ad Hamas, compresa l'operazione a Rafah che "avverrà" nelle prossime settimane. Ma ha ribadito ancora una volta che l'azione militare non partirà "prima che sia sgomberata la popolazione civile". Anche il problema degli aiuti umanitari è un argomento scottante. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in visita in Israele, ha denunciato che non si può "restare a guardare i palestinesi che muoiono di fame" e che per questo è necessario un cessate il fuoco di "lunga durata".
Le dichiarazioni di Netanyahu
"Stiamo facendo sforzi per aumentare gli aiuti, ma il problema principale" ha ribattuto Netanyahu "è la loro distribuzione. Dal momento in cui gli aiuti sono entrati a Gaza, sono stati rubati da Hamas". Anche il fronte con l'amministrazione Biden è in fermento: dopo le dichiarazioni del senatore dem Chuck Schumer sulla necessità di nuove elezioni in Israele, Netanyahu ha replicato, dopo aver definito quelle parole "totalmente inappropriate", che chi vuole il voto cerca "di bloccare la guerra a Gaza".
Sono 163 giorni di guerra
Ora le speranze di una svolta, pur con tutte le cautele del caso, sono affidate ai negoziati in Qatar: Israele a breve deciderà la sua posizione prima che la delegazione, guidata dal capo del Mossad David Barnea, voli a Doha. Al 163esimo giorno di guerra i morti a Gaza secondo i dati di Hamas, che non è possibile verificare in modo indipendente, sono arrivati a 31.645, con 73.676 persone ferite.
"Continueremo a cercare" di raggiungere un accordo per il rilascio degli ostaggi. Lo afferma il presidente israeliano Benyamin Netanyahu in un'intervista alla CNN.
Le dichiarazioni di Netanyahu
"Il problema non è far entrare i camion degli aiuti" nella Striscia di Gaza, che stanno "aumentando", ha affermato Netanyahu "il problema è che questi camion sono attaccati da Hamas e da altri". "Israele sta facendo il possibile" - ha aggiunto - "per limitare le vittime civili e per consegnare aiuti."
Netanyahu contro Schumer
Nell'intervista il premier ha anche definito le parole del leader del Senato americano Chuck Schumer "totalmente inappropriate. Non siamo una repubblica delle banane. La maggior parte degli israeliani sostiene il mio governo". Schumer nei giorni scorsi aveva definito Netanyahu un "ostacolo alla pace".
Residenti palestinesi di Gaza hanno denunciato che un raid israeliano effettuato a Nuseirat durante la prima sera di Ramadan ha centrato l'edificio dove alloggiavano, uccidendo 36 membri di una stessa famiglia. A parlare ai giornalisti alcuni dei sopravvissuti al raid.
Uccisi anche dei bambini
Tra le vittime ci sarebbero anche bambini. Il ministero della Sanità controllato da Hamas ha fornito lo stesso bilancio delle vittime, mentre l'esercito israeliano ha reso noto che sta indagando sull'accaduto.
Hebron, lo sparatore ucciso dalle forze di sicurezza israeliane è un imam
Intanto, il palestinese che ha aperto il fuoco verso un insediamento ebraico a Hebron in Cisgiordania è "un imam della moschea al-Qassem" della città. Lo ha riferito il sito israeliano Ynet aggiungendo che si tratta "dello sceicco Mahmoud Nofal", poi ucciso dalle forze di sicurezza israeliane.
Il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano: "Una guerra su molti fronti"
Israele è alle prese con una guerra "su molti fronti", ha detto dal canto suo il capo di stato maggiore dell'esercito, Idf, Herzi Halevi parlando ai soldati di frontiera. Un conflitto - ha spiegato - "in Libano, Siria, Giudea e Samaria (ndr, Cisgiordania), a Gaza e altrove". " Ogni incidente in uno di questi campi - ha aggiunto - influisce davvero e può provocare sviluppi anche negli altri campi".
Quasi 2'500 persone hanno sfilato nel centro di Ginevra questo pomeriggio "per porre fine al genocidio, all'apartheid e all'occupazione di Gaza". I manifestanti hanno chiesto che la mobilitazione continui fino a quando le forze israeliane non cesseranno il loro massacro.
"Svizzera, il tuo è un silenzio opprimente"
"Israele sta usando la carestia come ulteriore arma di distruzione", ha dichiarato un membro dell'associazione Boycott, Divestment and Sanctions against Israel (BDS), che ha organizzato la manifestazione. Ha aggiunto che il porto che si sta costruendo per far arrivare il cibo non è altro che un'operazione di facciata.
BDS ha denunciato il "silenzio opprimente" della Svizzera di fronte al "genocidio" in corso. Le autorità elvetiche hanno il dovere di impegnarsi attivamente per promuovere il rispetto del diritto internazionale umanitario, ha insistito l'associazione, chiedendo alla Svizzera di cessare immediatamente la collaborazione militare con Israele.
Notevoli disagi al traffico ma nessun incidente di rilievo
Partito dal quartiere delle Grottes, dietro la stazione, il corteo si è diretto verso Place Neuve attraverso il ponte del Monte Bianco e le vie turistiche, causando notevoli disagi al traffico. Sono state sventolate molte bandiere palestinesi e alcune bandiere libanesi. I manifestanti hanno intonato "Palestina libera, libera, libera", "Gaza, Gaza, Ginevra è con te" e "Siamo tutti figli di Gaza". Il corteo si è svolto sotto un'imponente scorta della polizia, senza incidenti di rilievo. Ci sono stati, tuttavia, due scritte con spray al Museo Rath. Secondo le stime della polizia ginevrina, alla manifestazione hanno partecipato 2'500 persone.
"Il 31% dei bambini sotto i 2 anni nel nord della Striscia di Gaza soffre di malnutrizione acuta, un aumento sconcertante rispetto al 15,6% (di gennaio). La malnutrizione si sta diffondendo rapidamente e sta raggiungendo livelli devastanti a causa degli impatti di vasta portata della guerra e delle continue restrizioni alla fornitura di aiuti". Lo si legge sul profilo X dell'Unicef Mena/Medio Oriente e Nord Africa.
Almeno 23 bambini deceduti
Almeno 23 bambini nel nord della Striscia di Gaza sono morti per malnutrizione e disidratazione nelle ultime settimane, andando ad aggiungersi al crescente numero di bambini uccisi nella Striscia durante il conflitto in corso - circa 13'450 secondo quanto riportato dal Ministero della Salute palestinese, sottolinea l'Unicef nel suo comunicato. "Gli screening nutrizionali condotti dall'Unicef e dai partner nel nord del Paese a febbraio - prosegue la nota - hanno rilevato che il 4,5% dei bambini nei rifugi e nei centri sanitari soffre di malnutrizione acuta grave, la forma di malnutrizione più pericolosa per la vita. La percentuale di malnutrizione acuta tra i bambini di età inferiore ai 5 anni nel nord del Paese è aumentata dal 13% al 25%". "Le visite di monitoraggio condotte per la prima volta a Khan Younis, nell'area centrale della Striscia di Gaza, hanno rilevato che il 28% dei bambini sotto i 2 anni è colpito da malnutrizione acuta, di cui oltre il 10% presenta una forma grave. Anche a Rafah, l'enclave meridionale con maggiore accesso agli aiuti, i dati dei controlli sui bambini sotto i 2 anni sono raddoppiati, passando dal 5% di malnutrizione acuta a gennaio a circa il 10% alla fine di febbraio, mentre la malnutrizione acuta grave è quadruplicata, passando dall'1% a oltre il 4% nel corso del mese", conclude il report di Unicef.
La prima spedizione di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza attraverso un corridoio marittimo aperto da Cipro è arrivata sulla costa dell'enclave palestinese, dove sono iniziate le operazioni di scarico di 200 tonnellate di cibo. Lo ha detto all'Afp il portavoce dell'ong responsabile dell'operazione, World Central Kitchen. L'organizzazione sta "scaricando la chiatta che ora è collegata al molo temporaneo" costruito a sud-ovest di Gaza City, ha detto Linda Roth.
La situazione
Intanto, Loay Harb, un infermiere di Medici Senza Frontiere (Msf), denuncia che "nel nord di Gaza non ci sono abbastanza letti per curare i feriti e alcune persone non riescono nemmeno a raggiungere gli ospedali perché le strade sono distrutte. Dopo che per mesi il nord della Striscia è rimasto tagliato fuori dagli aiuti umanitari, le persone non hanno altra scelta se non provare a sopravvivere con minime quantità di cibo, acqua e forniture mediche. Harb continua a lavorare come può nel nord di Gaza per offrire cure mediche alla popolazione. Su base volontaria - riferisce una nota dell'organizzazione umanitaria - lui e un altro infermiere si recano quotidianamente all'ospedale Al-Shifa e nella clinica dove lavoravano i team di Msf per occuparsi del cambio delle medicazioni dei feriti.
Le discussioni per un accordo di pace
Gli Stati Uniti non hanno ancora visto un piano "chiaro e attuabile" per proteggere i civili nel caso di un'offensiva israeliana a Rafah, ha detto dal canto suo il segretario di Stato americano Antony Blinken parlando con la stampa in Austria. Intanto il ministro della difesa israeliano Yaov Gallant, nella riunione del Gabinetto politico dove si discutevano le alternative alla fine del conflitto nell'enclave palestinese, ha dichiarato che "Il meno peggio" per Israele nel dopoguerra a Gaza sarebbe un governo di funzionari locali collegato all'Autorità nazionale palestinese (Anp). Un governo locale dell'Anp è da sempre la posizione degli Usa. Gallant - citato dai media - ha parlato di quattro possibilità tutte negative, inclusa quella da lui indicata come "la meno peggio". Le altre 3 riguardano: un governo tenuto da Hamas, la più negativa; un comando israeliano che costerebbe la vita dei soldati e sottrarrebbe forze alla Cisgiordania e al confine con il Libano e il "caos" che porterebbe al coinvolgimento israeliano nella Striscia. Gallant è stato attaccato - secondo la stessa fonte - dai ministri Miri Regev e Yariv Levin.
Le richieste di Hamas
Nel frattempo, vi sono nuovi dettagli sulle nuove proposte inoltrate da Hamas per uno scambio di prigionieri sono riferite da Ynet che cita al Jazeera. Hamas - spiega Ynet - propone un accordo in tre fasi, ciascuna delle quali della durata di 42 giorni. Per ogni soldatessa che fosse liberata viva, Hamas esige il rilascio di 50 prigionieri palestinesi, di cui 30 condannati all'ergastolo. Inoltre Hamas richiede un ritiro delle forze israeliane da due importanti arterie che attraversano la Striscia di Gaza nella sua lunghezza: la al-Rashid (la strada costiera) e la Sallah a-Din, che corre all'interno. Questo ritiro dovrebbe agevolare il transito di aiuti umanitari per la popolazione. All'inizio della seconda fase, inoltre, dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco permanente, che sarebbe seguito dalla liberazione degli ostaggi israeliani giudicati da Hamas in età militare.
Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) ha annunciato di aver firmato un accordo da un milione di dollari (48 milioni di EGP) con la Mezzaluna Rossa egiziana per sostenere i bambini palestinesi di Gaza in Egitto. La società nazionale la Mezzaluna Rossa invia ogni giorno 30'000 pasti caldi a Gaza durante il Ramadan e si appresta ad aumentare il numero fino a 50 mila. Sta inoltre completando un campo profughi a Khan Younis.
Accordo di cooperazione con il Ministero egiziano della Solidarietà Sociale
L'Unicef ha anche firmato un accordo di cooperazione con il Ministero egiziano della Solidarietà Sociale per espandere il programma di gestione dei casi di bambini colpiti da conflitti armati, in particolare fornendo sostegno psicologico e sociale ai bambini palestinesi di Gaza residenti in Egitto con le loro famiglie. La firma è avvenuta durante un incontro al Cairo tra il ministro della Solidarietà sociale Nevine El-Qabbaj e la delegazione dell'Unicef guidata da Denis Ulour, capo del Dipartimento per la protezione dell'infanzia. Era presente anche Laurent Chapoy, consigliere senior per la protezione dell'infanzia.
L'organizzazione dei servizi di soccorso
El-Qabbaj ha spiegato che i servizi di soccorso vengono forniti alla Mezzaluna Rossa egiziana dall'ufficio centrale del Ministero della solidarietà sociale e attraverso filiali in tutto il Paese. Ha inoltre sottolineato il ruolo dei volontari che compiono sforzi significativi in tutte le sedi, in particolare nella sala operativa dell'ufficio centrale, aperta 24 ore su 24 per monitorare le attività della Mezzaluna Rossa palestinese.
Dal 7 ottobre l'Egitto ha accolto 44'065 palestinesi feriti da Gaza
Il ministro della Sanità e della Popolazione Khaled Abdel-Ghaffar, ha sottolineato che l'Egitto ha accolto 44'065 palestinesi feriti da Gaza dall'inizio della guerra israeliana nella Striscia, quasi un quarto dei quali bambini. Di loro, 10'730, sono stati vaccinati in Egitto contro la poliomielite, il morbillo, la rosolia e la parotite.
"Palestinesi armati hanno aperto il fuoco mentre civili di Gaza erano in attesa dell'arrivo del convoglio di aiuto". Lo ha fatto sapere il portavoce militare al termine delle sue indagini sui fatti accaduti ieri nel nord della Striscia, la cui responsabilità Hamas ha addossato all'esercito israeliano.
La dinamica
Appena il convoglio di 31 camion è entrato nella Striscia - ha continuato -"i palestinesi armati hanno continuato a sparare quando la folla di residenti di Gaza ha cominciato a saccheggiare i camion". Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno denunciato che "i terroristi di Hamas continuano a danneggiare i civili che cercano cibo e incolpa Israele".
"Campagna diffamatoria"
"Per il primo venerdì del mese di Ramadan" - ha aggiunto l'esercito israeliano - "è stata creata una campagna diffamatoria con l'obiettivo di diffondere disinformazione infondata allo scopo di istigare alla violenza in altri ambiti".
Le indagini
L'esercito israeliano ha detto che continuerà ad indagare sulla vicenda anche se "la revisione dei sistemi operativi e delle forze militari sul campo hanno mostrato che né colpi di tank, né raid aerei o spari sono stati indirizzati verso i civili di Gaza in attesa del convoglio di aiuti".
Gli Usa hanno finalizzato la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla guerra tra Israele e Hamas, solitamente il passo finale prima di chiedere un voto sul testo che sosterrebbe gli sforzi internazionali per mediare un cessate il fuoco immediato come parte di un accordo sulla liberazione degli ostaggi. Lo scrive la Reuters sul suo sito. La bozza finale "sostiene inequivocabilmente gli sforzi diplomatici internazionali per stabilire un cessate il fuoco immediato e duraturo come parte di un accordo che rilasci gli ostaggi e che getti le basi per una pace più duratura per alleviare le sofferenze umanitarie". Non è ancora chiaro quando o se gli Stati Uniti chiederanno al Consiglio, composto da 15 membri, di votare il testo negoziato nell'ultimo mese. Per essere approvata, una risoluzione ha bisogno di almeno nove voti e nessun veto da parte di Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia o Cina. Gli Usa potrebbero ancora apportare ulteriori modifiche alla bozza.
La visione di Hamas sui prigionieri
Hamas ha presentato intanto ai mediatori Egitto e Qatar, nell'ambito dei negoziati con Israele, "una visione globale basta su principi che considera necessari per l'accordo" sullo scambio di prigionieri. Lo riferisce la stessa fazione palestinese su Telegram, ribadendo le sue condizioni "per fermare l'aggressione contro il nostro popolo a Gaza e fornire loro soccorso e aiuto", tra cui "il ritorno degli sfollati ai loro luoghi di residenza e il ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia di Gaza". Il piano prevede una prima fase di rilascio di donne, bambini, anziani e malati israeliani tenuti in ostaggio in cambio del rilascio di 700-1'000 prigionieri palestinesi, secondo quanto riporta Reuters sul suo sito. La proposta comprenderebbe il rilascio di 100 detenuti palestinesi che scontano l'ergastolo nelle carceri israeliane e quello di soldatesse israeliane. Hamas ha detto nella proposta che avrebbe concordato una data per un cessate il fuoco permanente dopo lo scambio iniziale di ostaggi e prigionieri.
Netanyahu: "Richieste irrealistiche"
"Hamas continua ad avanzare richieste irrealistiche", ha fatto sapere l'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu in una nota, riferendosi senza citarla alla proposta consegnata da Hamas. "Un aggiornamento su questo tema - ha aggiunto la nota - sarà sottoposto" al gabinetto di guerra e al gabinetto di sicurezza.
"La coalizione di Netanyahu non soddisfa più i bisogni di Israele": lo ha detto il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer in un duro intervento in aula in cui ha descritto il premier israeliano come "un ostacolo alla pace" chiedendo nuove elezioni e "significative correzioni di rotta" nella guerra a Gaza. "Il popolo israeliano è soffocato in questo momento da una visione di governo bloccata nel passato", ha aggiunto Schumer, il più alto dirigente eletto ebreo nella storia degli Stati Uniti. Netanyahu, ha accusato il leader dei senatori democratici, sta perseguendo "politiche pericolose e provocatorie che mettono alla prova gli standard di assistenza esistenti negli Stati Uniti". Schumer ha inoltre invitato gli Usa a "svolgere un ruolo più attivo nel plasmare la politica israeliana utilizzando la nostra influenza", se Netanyahu rimarrà al potere.
"Per Israele proteggere i civili a Gaza devono essere la priorità numero uno". Lo ha detto il segretario di stato Usa Antony Blinken. Proteggere e aiutare i civili deve essere il "la priorità numero uno" per Israele nella Striscia di Gaza martoriata dalla guerra, ha detto il segretario di Stato americano. "Ci aspettiamo - ha aggiunto - che il governo di Israele si assicuri che proteggere i civili, ottenere l'assistenza di cui hanno bisogno, sia il suo primo impegno anche facendo ciò che è necessario per difendersi dalla minaccia di Hamas". Intanto, l'esercito americano ha effettuato il nono lancio di aiuti umanitari nel nord di Gaza con "oltre 35.712 pasti e 28.800 bottiglie d'acqua paracadutate". Lo annuncia il Comando Centrale Usa, Centcom in una nota.
Ucciso un comandante di Hamas
Nel frattempo, l'aviazione israeliana ha ucciso oggi a Rafah, nel sud della striscia di Gaza, Muhammad Abu Hasna, un comandante della locale "Unita' operativa" di Hamas. Lo ha riferito il portavoce militare secondo cui Abu Hasna era coinvolto ''nella requisizione di aiuti umanitari e nella loro distribuzione ai terroristi di Hamas''. Era inoltre responsabile, secondo il portavoce, di operazioni di intelligence contro le forze armate israeliane. ''Le capacità operative di Hamas a Gaza hanno subito oggi un colpo significativo'', ha concluso il portavoce. Fonti locali aggiungono che l'automobile su cui viaggiava è stata colpita da un razzo in una strada della città ed è stata distrutta.
Hamas ha accettato una versione modificata della proposta americana per un cessate il fuoco a Gaza. Lo scrive Al Arabiya citando un alto funzionario del gruppo palestinese. I rappresentanti di Hamas dovrebbero recarsi al Cairo nei prossimi giorni per discutere gli ultimi dettagli e l'attuazione dell'accordo, ha detto la fonte ad Al Arabiya. "La proposta internazionale includerà il rilascio dei detenuti, inclusi bambini, donne e anziani", ha detto la fonte secondo cui l'accordo prevede anche il graduale ritorno dei palestinesi sfollati da Gaza.
"Il numero di bambini uccisi in poco più di 4 mesi a Gaza è superiore al numero di bambini uccisi in 4 anni di guerre in tutto il mondo. Questa guerra è una guerra contro i bambini. È una guerra contro la loro infanzia e il loro futuro". Lo scrive su X il commissario generale dell'Unrwa (l'agenzia Onu per i profughi palestinesi) Philippe Lazzarini.
Benyamin Netanyahu, rivolgendosi ai delegati dell'Aipac riuniti a Washington, ha detto che "apprezza profondamente il sostegno ricevuto dal presidente Biden e dall'amministrazione e spero che continui". Allo stesso tempo, ha avvertito, "Israele vincerà questa guerra, qualunque cosa accada" e per questo l'Idf "porterà a termine il lavoro a Rafah", altrimenti Hamas "si raggrupperà e riconquisterà Gaza". Netanyahu, secondo quanto riporta Times of Israel, è stato ancora più netto: "Non si può dire di sostenere l'obiettivo di Israele di distruggere Hamas e poi opporsi a Israele quando intraprende le azioni necessarie per tale obiettivo".
"Siamo diretti verso una vittoria assoluta": lo ha affermato oggi il premier Benyamin Netanyahu in un video diffuso sui social. ''Lungo la strada di questa vittoria - ha aggiunto - abbiamo già eliminato il numero 4 di Hamas. I numeri 3, 2 e 1 sono i prossimi, tutti passibili di morte. Arriveremo a loro''. Il 'n.4' è, secondo i media israeliani, Saleh al-Arouri e questa pare la prima rivendicazione israeliana della sua uccisione, avvenuta a gennaio a Beirut. La divulgazione del video è giunta mentre Israele cerca di stabilire se in un bombardamento avvenuto sabato a Gaza sia rimasto ucciso Marwan Issa, il vicecomandante militare di Hamas.
La Svezia ha dichiarato di aver ripreso gli aiuti all'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa con un esborso iniziale di 20 milioni di dollari, dopo aver ricevuto garanzie di controlli supplementari sulle spese e sul personale. Come molti altri Paesi, la Svezia aveva sospeso gli aiuti all'Unrwa dopo che Israele ha accusato una dozzina di suoi dipendenti di essere coinvolti nell'attacco di Hamas del 7 ottobre. La decisione svedese è arrivata dopo che la Commissione europea all'inizio del mese ha dichiarato che avrebbe sbloccato 50 milioni di euro di finanziamenti. Anche il Canada, quest'oggi, ha annunciato la ripresa degli aiuti.
Una strada che l'esercito israeliano sta costruendo nella Striscia di Gaza, che divide l'enclave palestinese a metà, ha raggiunto la costa del Mediterraneo: è quando emerge da un'analisi delle immagini satellitari condotta dalla Cnn. Conosciuta come il "Corridoio Netzarim", la strada fa parte di un piano di sicurezza che permetterà a Israele di controllare il territorio per i mesi e forse per anni a venire, scrive l'emittente Usa sul suo sito citando funzionari israeliani.
Una strada in costruzione da settimane
Un'immagine satellitare ripresa il 6 marzo rivela che la strada est-ovest, in costruzione da settimane, ora si estende dalla zona di confine tra Gaza e Israele attraverso l'intera Striscia - che è larga circa 6,5 chilometri - dividendo il nord di Gaza (compresa Gaza City) dal sud dell'enclave. Secondo l'analisi della Cnn, circa 2 chilometri comprendono una strada esistente, mentre la parte rimanente è nuova.
A cosa serve
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno spiegato alla Cnn che la strada serve per "stabilire (un) punto d'appoggio operativo nell'area" e consentire "il passaggio di forze e attrezzature logistiche". L'Idf ha aggiunto che la strada esisteva prima della guerra ed era in fase di "rinnovamento" a causa dei veicoli blindati che "la danneggiavano", ma "non aveva né un inizio né una fine".
Il Canada ha annunciato di aver ripreso il finanziamento dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), oltre un mese dopo averlo sospeso insieme ad una quindicina di paesi. L'Unrwa, ricordiamo, è al centro delle polemiche da quando, alla fine di gennaio, Israele ha accusato 12 dei suoi dipendenti di essere coinvolti nell'attacco del 7 ottobre compiuto dal movimento palestinese Hamas.
La ripresa a seguito della disastrosa situazione umanitaria
"Annuncio la ripresa dei finanziamenti all'Unrwa da parte del Canada", ha dichiarato il ministro dello Sviluppo internazionale Ahmed Hussen durante una conferenza stampa. Questa decisione è stata presa "a causa della disastrosa situazione umanitaria sul terreno", ha spiegato, sottolineando che il Canada è il "primo paese del G7 a riprendere i finanziamenti".
Sarà necessario almeno un mese o forse due perchè le forze armate Usa costruiscano il molo galleggiante e una strada rialzata per fornire aiuti umanitari a Gaza, come ha ordinato Joe Biden: lo ha detto il portavoce del Pentagono Patrick Ryder, secondo cui l'operazione richiederà probabilmente fino a 1'000 militari per essere completata.
Il direttore della Cia Bill Burns è in Medio Oriente per le trattative sugli ostaggi fra Israele e Hamas. Burns è arrivato ieri in Egitto e oggi, riporta Axios citando alcune fonti, è volato a Doha per continuare le trattative con il premier del Qatar.
Cala il sipario con un nulla di fatto sull'ennesima tornata di colloqui al Cairo per far tacere le armi nella Striscia di Gaza. Nessuno ha parlato di "rottura", perché i negoziati riprenderanno la settimana prossima, ma di certo non ci sarà una tregua prima dell'inizio del Ramadan, domenica o lunedì, mentre il premier israeliano Benyamin Netanyahu respinge tutte le pressioni internazionali e ribadisce la volontà di estirpare Hamas dalla città di Rafah, perché non farlo, ha detto, significherebbe "perdere la guerra". Intanto anche la situazione lungo la linea di demarcazione tra Libano e Israele si fa sempre più incandescente, con un presunto minaccioso ultimatum israeliano al movimento Hezbollah, poi smentito da Israele.
Delegazioni al Cairo
Al Cairo le delegazioni di Qatar, Hamas e Stati Uniti sono state ritirate. Un alto funzionario del movimento islamico ha accusato Israele di aver "vanificato" tutti gli sforzi dei mediatori per raggiungere un accordo. Allo stesso tempo, in una nota lo stesso movimento ha precisato che "la delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo per consultarsi" con la sua leadership" ma "continuano i negoziati e gli sforzi per fermare l'aggressione, consentire il ritorno degli sfollati e portare aiuti umanitari al nostro popolo palestinese". Anche Israele, che al Cairo non aveva mandato una sua delegazione dicendo che prima voleva un elenco degli ostaggi che avrebbero potuto essere rilasciati in base all'accordo, ha tenuto a far sapere per vie traverse che si continua a trattare: "E' un errore pensare che i negoziati sugli ostaggi siano finiti", ha affermato l'ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, Jack Lew, aggiungendo che "conversazioni sono ancora in corso. Ci sono persone che vanno e vengono" e "le distanze vengono ridotte".
30'800 morti sulla Striscia
Le maggiori divergenze però evidentemente restano, mentre Benyamin Netanyahu è determinato ad andare avanti ad ogni costo con l'offensiva contro la città di Rafah e il numero dei morti nella Striscia ha raggiunto quota 30'800, secondo il bilancio fornito dalle autorità di Hamas. "Il nostro esercito - ha avvertito il premier israeliano - continuerà a combattere contro tutti i battaglioni di Hamas, anche a Rafah. Rafah è l'ultima roccaforte di Hamas. Chi ci dice di non agire là, ci chiede di perdere la guerra. Questo non avverrà". Una posizione che tuttavia continua ad irritare la Casa Bianca al punto che, secondo il Washington Post, l'amministrazione Biden sembra stia valutando modi per impedire allo Stato ebraico di utilizzare armi statunitensi proprio nel caso in cui attaccasse l'area densamente popolata intorno alla città di Rafah.
Una settimana di tempo a Hezbollah
Sul fronte nord, invece, i media libanesi hanno riferito che Israele ha dato a Hezbollah una settimana di tempo per accettare la proposta di accordo statunitense, presentata nei giorni scorsi dall'inviato speciale Usa Amos Hochstein e che prevede, di fatto, l'allontanamento dei combattenti libanesi filo-iraniani dalla linea di demarcazione tra Libano e Israele. Il quotidiano di Beirut al Akhbar, molto vicino Partito di Dio filoiraniano, ha scritto che Israele ha informato "Paesi occidentali" che aspetterà fino al 15 marzo, poi sarà pronto ad un'escalation militare che può condurre a una guerra su larga scala. Una fonte politica israeliana ha negato l'ultimatum, affermando che "quella notizia non è vera, non c'è una dead-line del genere". Oggi intanto è stata un'altra giornata di intensi bombardamenti sul nord di Israele, mentre l'Idf ha affermato di aver colpito quelli che ha descritto come due avamposti di Hezbollah in Libano.
L'esercito israeliano sta avviando una verifica delle proprie operazioni in seguito alla sorpresa per l'attacco di Hamas del 7 ottobre. ''Abbiamo vissuto episodi difficili - ha scritto oggi ai soldati il capo di Stato maggiore gen. Herzi Halevi -. Abbiamo fallito nella difesa dei civili, che è il nostro compito supremo. Se non analizzeremo con coraggio quanto abbiamo fatto, ci sarà difficile migliorare, ci sarà difficile confrontarci poi con i cittadini di Israele''. A rendere più difficile il compito di analisi, ha notato, c'è anche la constatazione che diverse decine di ufficiali e di altri responsabili sono morti nei combattimenti. ''L'obiettivo di questa verifica - ha precisato Halevi - è imparare per migliorare''.
Verifica dal 2018
Secondo la radio militare la verifica sarà effettuata a partire dal 2018 e riguarderà anche la concezione di sicurezza elaborata per quanto concerne il confine con Gaza. ''Nei prossimi mesi - ha aggiunto Halevi - investigheremo in particolare la fase iniziale di difesa di fronte all'attacco e le circostanze che lo hanno preceduto. In seguito esamineremo anche le operazioni di terra condotte da allora a Gaza''. Intanto, riferiscono i media, anche lo Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) sta investigando all'interno delle proprie strutture per comprendere come mai non abbia colto in anticipo le intenzioni offensive di Hamas.
Israele ha dato a Hezbollah una settimana di tempo per accettare la proposta di accordo statunitense, presentata nei giorni scorsi dall'inviato speciale Usa, Amos Hochstein. Essa prevede, di fatto, l'allontanamento dei combattenti libanesi filo-iraniani dalla linea di demarcazione tra Libano e Israele. Lo scrive oggi il quotidiano di Beirut al Akhbar, molto vicino allo stesso Partito di Dio. Secondo fonti informate non meglio precisate, Israele ha informato "paesi occidentali" di poter aspettare entro il 15 marzo. Altrimenti Israele è pronto a un'escalation militare che può condurre a una guerra su larga scala. In questo contesto, le autorità libanesi sono in attesa che l'inviato Usa, Amos Hochstein, 'mediatore' che ha servito in passato nell'esercito israeliano, concluda la sua visita in Israele e informi, tramite i canali diplomatici Usa a Beirut, circa i risultati della trattativa. I dettagli del negoziato non sono stati però finora resi noti. E Hezbollah anche ieri ha ribadito il suo rifiuto per la proposta Hochstein e ha condizionato ogni de-escalation militare nel sud del Libano alla fine dell'offensiva di Israele sulla Striscia di Gaza.
I negoziati per arrivare a un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas sembrano essere in fase di stallo, quando mancano ormai pochi giorni alla scadenza non ufficiale dell'inizio del Ramadan: lo scrive oggi il Guardian. Due giorni di colloqui tra Hamas e mediatori internazionali nella capitale egiziana, Il Cairo, non hanno prodotto alcun progresso significativo - secondo funzionari palestinesi - dopo che Israele ha rifiutato di inviare una delegazione all'ultimo round di negoziati. Benjamin "Netanyahu non vuole raggiungere un accordo" e "la palla ora è nel campo degli americani" per spingere il primo ministro israeliano a tornare al tavolo, ha detto ai media il capo della divisione politica di Hamas a Gaza, Basem Naim. Secondo un anonimo funzionario citato dall'emittente egiziana Al-Qahera News, vicina ai servizi di intelligence del Paese, "i negoziati sono difficili ma continuano".
Una squadra delle Nazioni Unite afferma che ci sono "informazioni convincenti" secondo cui gli ostaggi israeliani tenuti a Gaza sono stati sottoposti a violenza sessuale da parte di Hamas, compreso stupri e stupri di gruppo negli attacchi del 7 ottobre. Lo riporta la Bbc. Per l'Onu, ci sono motivi per sospettare che gli abusi siano ancora in corso. Il ministero degli Esteri israeliano ha affermato di accogliere con favore il "riconoscimento definitivo che Hamas ha commesso crimini sessuali".
Israele richiama il suo ambasciatore all'Onu in seguito al "silenzio" sulle violenze sessuali attribuite ad Hamas. Lo riferiscono fonti governative israeliane. "Ho ordinato al nostro ambasciatore all'Onu, Gilad Erdan, di ritornare in Israele per consultazioni immediate in seguito al tentativo di mettere a tacere" le informazioni "sugli stupri di massa commessi da Hamas e dai suoi collaboratori il 7 ottobre", ha detto su X il ministro degli Esteri Israel Katz.
L'esercito israeliano ha negato, definendola "falsa", la notizia delle dimissioni del portavoce dell'Idf, Daniel Hagari. Lo riporta Al Jazeera su X. "Una precedente notizia citava un rapporto israeliano secondo cui i membri senior dell'unità del portavoce dell'esercito israeliano, compreso il portavoce Daniel Hagari, si erano dimessi. Ciò non è corretto e l'abbiamo ritirata", scrive il media panarabo rettificando una sua notizia della notte in cui citava l'emittente israeliana Channel 14.
In un'intervista alla Bbc un funzionario politico di Hamas, Basim Naim, ha detto che l'organizzazione non può fornire a Israele una lista degli ostaggi ancora in vita perché non sa quanti siano e dove si trovino. Nell'intervista, rilanciata dai media israeliani, Naim dice che "Finora non è stata presentata alcuna lista: tecnicamente e praticamente, è impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo, chi è morto per i raid israeliani o per fame a causa del blocco israeliano". Gli ostaggi "si trovano in zone diverse, nelle mani di gruppi diversi: abbiamo chiesto una tregua anche per raccogliere informazioni", ha aggiunto.
Il numero due dell'unità di portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il tenente colonnello Daniel Hagari, e un gran numero di alti funzionari del sistema informativo dell'Idf hanno annunciato le loro dimissioni: lo riporta l'emittente israeliana Channel 14, citando fonti. Le dimissioni sarebbero dovute a questioni "professionali e personali". L'emittente da parte sua definisce "insolita" un'uscita dall'esercito di tale portata nel pieno di una guerra in corso. Oltre ad Hagari le dimissioni riguarderebbero anche l'altro tenente colonnello Richard Hecht, portavoce dell'Idf per i media esteri. Tra gli altri, Channel 14 fa poi i nomi degli ufficiali Merav Granot e Tzupia Moshkovich.
Un'indagine ancora non divulgata svolta dall'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, accusa Israele di aver commesso abusi ai danni di centinaia di abitanti di Gaza catturati durante la guerra con Hamas, secondo una copia del rapporto esaminata dal New York Times.
Il rapporto
Il rapporto è stato redatto dall'agenzia dell'Onu che è essa stessa al centro di un'indagine dopo le accuse secondo cui almeno 30 dei suoi 13.000 dipendenti avrebbero partecipato all'attacco guidato da Hamas nel sud di Israele il 7 ottobre. Si legge che i detenuti palestinesi, tra cui almeno 1.000 civili successivamente rilasciati senza accusa, sono stati trattenuti in tre siti militari all'interno di Israele. Il documento, scrive il Nyt, afferma che tra i detenuti figurano uomini e donne di età compresa tra 6 e 82 anni. Alcuni, afferma il rapporto, sono morti durante la detenzione. Esso include resoconti di detenuti che hanno affermato di essere stati picchiati, spogliati, derubati, bendati, abusati sessualmente e di aver visto negato l'accesso ad avvocati e medici, spesso per più di un mese.
I maltrattamenti
La bozza descrive "una serie di maltrattamenti che gli abitanti di Gaza di ogni età, livello di abilità e provenienza hanno riferito di aver subito in strutture di detenzione improvvisate in Israele". Tale trattamento, conclude il rapporto, "era utilizzato per estorcere informazioni o confessioni, per intimidire, umiliare e punire". Il rapporto si basa sulle interviste con oltre 100 dei 1.002 detenuti rilasciati a Gaza a metà febbraio. Il documento stima che altri 3.000 abitanti di Gaza restino in detenzione israeliana senza accesso ad avvocati. Queste affermazioni fanno eco a quelle di diversi gruppi per i diritti umani israeliani e palestinesi, nonché a indagini separate di due relatori speciali delle Nazioni Unite, i quali denunciano tutte abusi simili all'interno dei centri di detenzione israeliani.
"Ci deve essere un immediato cessate il fuoco a Gaza di almeno sei settimane come previsto dall'accordo sul tavolo". Lo ha detto la vice presidente americana Kamala Harris che domani riceverà a Washington il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz. "Ciò a cui assistiamo ogni giorno a Gaza è devastante. Abbiamo ricevuto segnalazioni di famiglie che mangiavano foglie o mangime per animali. Donne che danno alla luce bambini malnutriti con poca o nessuna assistenza medica. Bambini che muoiono di malnutrizione e disidratazione", ha aggiunto.
"La nostra comune umanità ci obbliga ad agire"
"Troppi palestinesi innocenti sono stati uccisi. Solo pochi giorni fa, abbiamo visto persone disperate e affamate avvicinarsi ai camion degli aiuti, che cercavano semplicemente di garantire cibo alle loro famiglie dopo settimane in cui quasi nessun aiuto raggiungeva il nord di Gaza. Sono stati accolti da colpi di arma da fuoco e caos", ha aggiunto la vicepresidente parlando dall'Edmund Pettus Bridge a Selma, Alabama, luogo delle storiche marce per i diritti civili degli afroamericani. "La gente a Gaza sta morendo di fame. Le condizioni sono disumane. La nostra comune umanità ci obbliga ad agire. Come ha detto venerdì il presidente Joe Biden, gli Stati Uniti sono impegnati a fornire con urgenza maggiore assistenza salvavita ai palestinesi innocenti bisognosi", ha affermato Harris, ribadendo anche la necessità di "eliminare Hamas" e della liberazione di tutti gli ostaggi israeliani "Israele deve fare molto di più per fare arrivare gli aiuti a Gaza. Non ci sono scuse", ha aggiunto Harris, esortando il governo israeliano ad "aprire valichi, non colpire i convogli umanitari e non ostacolare l'assistenza umanitaria".
Gli Stati Uniti hanno iniziato il lancio di aiuti a Gaza da aerei militari. Lo riferisce un funzionario americano. Tre C-130 dell'Air Forces Central hanno lanciato a Gaza 66 pacchi contenenti circa 38.000 pasti alle 8.30 ora americana, le 14.30 in Svizzera, secondo quanto hanno riferito due funzionari Usa al Washington Post.
"Ma non basta"
Un alto funzionario dell'amministrazione americana ha sottolineato che il lancio di aiuti umanitari su Gaza "non può sostituire il necessario ingresso di assistenza via terra". Un altro alto funzionario americano ha ribadito quanto riferito ieri dal presidente Joe Biden e cioè che gli Usa stanno prendendo in considerazione anche la possibilità di inviare aiuti via mare.
Circa 500 persone hanno manifestato oggi in Piazza federale a Berna per commemorare le 30'000 vittime civili della guerra nella Striscia di Gaza e chiedere di porre fine elle violenze. Scopo dell'azione è di attirare l'attenzione sulla perdita di vite umane nel genocidio di Gaza e sottolineare la necessità di porre fine alla violenza e di fornire aiuti umanitari ai palestinesi, ha scritto il gruppo "Action for Palestine" alla vigilia dell'evento.
I manifestanti rappresentano le persone uccise avvolgendosi in lenzuola cosparse di sangue finto
Durante l'azione, i partecipanti si sono avvolti in lenzuola bianche cosparse di sangue finto e si sono stesi a terra per rappresentare i civili, i giornalisti e i medici che hanno perso la vita a Gaza, hanno spiegato gli organizzatori. I manifestanti hanno chiesto di non rimanere inerti e di adottare misure concrete per porre fine alle sofferenze e promuovere la tanto attesa pace.
L'esercito israeliano ha annunciato oggi una serie di "pause umanitarie" di quattro ore ciascuna per consentire alla popolazione di due località situate nel sud della Striscia di Gaza - Rafah e Dir el-Balah - di provvedere ai rifornimenti necessari. Lo ha reso noto su X il portavoce militare Avichay Adraee.
"Situazione di emergenza"
A Rafah quelle pause saranno osservate oggi, domani e giovedì nei rioni Jneia, Salam e Sultan. A Dir el-Balah la sospensione delle attività militari avrà luogo lunedì, martedì e mercoledì nei rioni Jaffa, Sheikh Yamani e Salam. A Rafah, riferiscono fonti locali, permane una situazione di emergenza costante dopo che - su pressione dell'esercito israeliano - vi sono sfollati oltre un milione di palestinesi originari da altre zone della Striscia. A Dir el-Balah, aggiungono le fonti locali, la situazione è invece ancora sotto controllo, anche perché ancora non vi sono penetrate le forze di terra israeliane, che pure sono impegnate nella vicina Khan Yunis.
La Svizzera, anziché svolgere una funzione di neutralità imparziale e laica, si sta muovendo con condiscendenza verso uno Stato, Israele, fondamentalmente religioso, privo di una Carta costituzionale e che mostra di non avere alcun rispetto per il diritto internazionale. È la critica espressa in una missiva indirizzata al consigliere federale Ignazio Cassis da Costituzione radicale, secondo cui il ruolo del Governo “è quello di operare a favore dell’equilibrio e della stabilità nel mondo e di promuovere il rispetto delle leggi internazionali”.
“Violazioni gravissime del diritto internazionale”
Purtroppo, secondo i mittenti della lettera, “dobbiamo prendere atto che si sta perpetrando una politica internazionale di indulgenza in funzione di interessi specifici, verso un paese che si sta macchiando da anni di violazioni gravissime del diritto internazionale”. Tra queste viene citata l’approvazione nel 2023, da parte del governo Netanyahu, “della costruzione di più di diecimila unità abitative nei territori della Cisgiordania, occupati dalla fine della Guerra dei Sei Giorni del 1967 e considerati da quasi tutta la comunità internazionale terra palestinese”. Si tratta “di un vero e proprio insediamento vietato esplicitamente dalla Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949”.
La situazione a Gaza
Nella striscia di Gaza, “fermo restando la decisa condanna dell’esecrabile atto terroristico perpetrato da Hamas il 7 di ottobre 2023, l’embargo illegale imposto da Israele sta portando ad una crisi umanitaria di dimensioni abnormi: 2 milioni di persone si trovano sostanzialmente senza luce, acqua potabile, assistenza medica”. Il movimento Costituzione Radicale, infine, si dice “estremamente preoccupato” per la posizione che la Svizzera ha in merito ai contributi all’agenzia UNRWA, che ha un ruolo essenziale per la tutela e il soccorso di tutti quei civili e profughi palestinesi “che non hanno sostanzialmente alcuna tutela”.
La Svizzera è "profondamente preoccupata" per il numero molto elevato di vittime civili segnalate in occasione di una distribuzione di aiuti umanitari ieri a Gaza. "Tali avvenimenti sono inaccettabili, chiarimenti sono essenziali", indica oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Il rispetto del Diritto internazionale umanitario è "imperativo" e un cessate il fuoco umanitario immediato è necessario per proteggere i civili e fornire l'aiuto umanitario, aggiunge il DFAE in un messaggio pubblicato sulla rete sociale X (ex Twitter), scrivendo che "i pensieri vanno alle famiglie delle vittime".
Versioni contrastanti
Secondo l'ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansur, migliaia di persone si erano radunate nel nord di Gaza quando sono arrivati gli aiuti. "E poi l'esercito israeliano ha improvvisamente iniziato a sparare contro di loro", ha detto Mansur. Secondo l'autorità sanitaria della Striscia di Gaza, controllata da Hamas, più di cento persone sono state uccise e diverse centinaia ferite. Il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari ha respinto le accuse: "Non c'è stato alcun attacco da parte dell'esercito israeliano al convoglio di aiuti". Ha parlato di una calca caotica in cui le persone sono state calpestate a morte.
La Commissione europea procederà al pagamento di 50 milioni di euro all'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, e ad aumentare il sostegno di emergenza ai palestinesi di 68 milioni di euro nel 2024. Lo comunica l'esecutivo comunitario in una nota.
Finanziamenti
Il 29 gennaio la Commissione europea aveva annunciato una valutazione dei finanziamenti all'Unrwa alla luce delle accuse su diversi membri del personale dell'agenzia negli attacchi del 7 ottobre. A seguito degli scambi con la Commissione, l'Unrwa ha indicato di essere pronta a garantire che venga effettuata una revisione del suo personale per confermare che non abbia partecipato agli attacchi e che siano messi in atto ulteriori controlli per mitigare tali rischi in futuro. Ha acconsentito all'avvio di un audit condotto da esperti esterni nominati dall'Ue, che esaminerà i sistemi di controllo per prevenire il possibile coinvolgimento del personale e delle risorse in attività terroristiche. L'Unrwa è d'accordo sul rafforzamento del suo dipartimento di investigazioni interne e della governance che lo circonda. Oggi l'agenzia e la Commissione hanno confermato un'intesa su tali punti. Su questa base, l'esecutivo erogherà quindi una prima tranche di 50 milioni di euro degli 82 milioni di euro previsti per l'Unrwa per il 2024. La seconda e la terza tranche di 16 milioni di euro saranno erogate in linea con l'attuazione dell'accordo.
Croce Rossa e Mezzaluna Rossa
Quanto agli ulteriori 68 milioni di euro a sostegno della popolazione palestinese in tutta la regione, verranno finanziati attraverso partner internazionali come la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa. Si aggiungono a previsti aiuti per 82 milioni di euro da implementare attraverso l'Unrwa nel 2024, portando il totale a 150 milioni di euro. L'esecutivo blustellato ha anche stanziato 125 milioni in aiuti umanitari a favore dei palestinesi per quest'anno e annuncia che oggi appalta i primi aiuti per 16 milioni di euro. "Siamo al fianco del popolo palestinese a Gaza e altrove nella regione. I palestinesi innocenti non dovrebbero pagare il prezzo per i crimini del gruppo terroristico Hamas - afferma la presidente della Commissione Ursula von der Leyen -. Si trovano ad affrontare condizioni terribili che mettono a rischio la loro vita a causa della mancanza di accesso a cibo sufficiente e ad altri bisogni primari. Ecco perché quest'anno rafforziamo il nostro sostegno con altri 68 milioni di euro".
Israele ha liberato la scorsa notte a sorpresa circa 50 detenuti palestinesi che erano stati arrestati dopo il 7 ottobre. I media citano un comunicato dello Shin Bet (sicurezza interna) e dell'esercito secondo cui la decisione è giunta in seguito ad un sovraffollamento nelle carceri. Ma il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha scritto su X che in realtà quelle scarcerazioni sono state decise dallo Shin Bet come gesto di distensione in vista del Ramadan. Una mossa a suo parere errata, ha aggiunto, essendo avvenuta "nel giorno in cui due ebrei sono stati uccisi in un attentato" in Cisgiordania.
Detenuti amministrativi
Il sito Ynet spiega che si tratta di "detenuti amministrativi", sospettati cioè di attività anti-israeliane ma non condotti di fronte ad alcun giudice per la conferma della detenzione. Fonti dello Shin Bet e dell'esercito, citate dal sito, hanno aggiunto che il periodo di detenzione stabilito per loro stava comunque per scadere. Riguardo al sovraffollamento nelle carceri Ynet cita dati secondo cui dal 7 ottobre si sono aggiunti 3.400 nuovi detenuti. Molti di loro sono "terroristi di Hamas", fra cui centinaia di membri della sua unità speciale 'Nukhbe' responsabile dei massacri nei kibbutz e nelle cittadine di frontiera nel Negev. Inoltre sono stati reclusi in questi mesi anche numerosi membri di Hamas arrestati nel corso di continue retate in Cisgiordania.
"Le accuse contro i 12 impiegati dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) su un totale di 30mila dipendenti sono pesanti e devono essere accertate da una commissione d’inchiesta e giudicate da un tribunale indipendente, ma questo non può essere preso come pretesto per interrompere gli aiuti ai rifugiati, vista l’urgenza vitale". È il contenuto di una lettera aperta che i Verdi del Ticino oggi hanno spedito al consigliere federale Ignazio Cassis, a capo del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), e al Consiglio federale.
"Il pagamento contribuisce a evitare la morte per fame"
Nella lettera, viene spiegato come "il mancato pagamento previsto da parte della Confederazione a favore dell’UNRWA (Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi), ha ripercussioni drammatiche sulla sopravvivenza della popolazione palestinese già stremata da oltre quattro mesi di guerra". Questi soldi, scrivono i Verdi del Ticino, "contribuiscono a evitare la morte per fame e malattie a due milioni di rifugiati ammassati a Gaza e altri quattro milioni in altri campi profughi sparsi nei territori occupati e in altri paesi del Medioriente".
"È prioritario aiutare il popolo palestinese"
In linea con la forte tradizione umanitaria della Svizzera, "riteniamo urgente assicurare la prosecuzione dell’importantissimo lavoro svolto dall’UNRWA a favore dei rifugiati palestinesi, anche con lo scopo di non diventare complici di un massacro annunciato. Ora è prioritario aiutare il popolo palestinese il prima possibile. Per questo esortiamo lei, onorevole Ministro degli esteri Ignazio Cassis, ed esortiamo il Consiglio Federale a sbloccare e corrispondere con urgenza il finanziamento dell’UNRWA già previsto dalla Confederazione per l’anno 2024".
Pacchi di aiuti umanitari, lanciati oggi da un aereo giordano verso il nord della Striscia di Gaza, sono stati trasportati dal vento e sono caduti in territorio israeliano. Lo ha riferito la radio militare tranquillizzando poi la popolazione che essi "non rappresentano alcun pericolo". L'emittente pubblica Kan ha intanto rilevato che oggi è il quarto giorno consecutivo che aerei di paesi amici di Israele conducono lanci di aiuti verso la Striscia di Gaza. Finora, ha aggiunto l'emittente, i lanci avevano interessato il sud della Striscia, nell'area compresa fra Khan Yunis e Rafah. Oggi sono stati lanciati nel settore nord, a Jabaliya e presso l'Ospedale Indonesiano.
La Nuova Zelanda ha designato l'intera Hamas come "entità terroristica", sostenendo che l'intero movimento islamista, compresa la sua ala politica, è "responsabile" degli attacchi del 7 ottobre. "L'organizzazione nel suo complesso è responsabile di questi terribili attacchi terroristici", dichiara il governo neozelandese. "Gli attacchi terroristici di Hamas dell'ottobre 2023 sono stati brutali e li abbiamo condannati in modo inequivocabile", afferma il primo ministro Christopher Luxon in un comunicato. La Nuova Zelanda era uno dei pochi paesi occidentali a non aver fatto questo passo: considerava le Brigate Al-Qassam, l'ala militare di Hamas, un'entità terroristica dal 2010, ma finora il paese era stato riluttante a seguire l'esempio di altri paesi occidentali designando l'intero gruppo come "terrorista".
Il ministero della sanità di Hamas ha annunciato che il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza è "di oltre 30'000" dall'inizio del conflitto con Israele il 7 ottobre. Almeno 79 persone sono state uccise soltanto la scorsa notte durante gli attacchi israeliani.
La Radio militare israeliana, citata dai media, ha riferito, in base ad un rapporto senza fonte, che Hamas avrebbe risposto negativamente a una proposta di accordo per un cessate il fuoco temporaneo e il rilascio degli ostaggi. Una proposta definita - in base allo stesso rapporto - "documento sionista" che non va incontro alle richieste di Hamas di una fine della guerra, il pieno ritorno degli sfollati palestinesi nel nord della Striscia e consente la liberazione di pochi detenuti palestinesi di sicurezza in cambio degli ostaggi. Non c'è alcuna conferma in Israele alla notizia né altre fonti.
Fonti diplomatiche egiziane citate dal network Al Quds - vicino ad Hamas - hanno però riferito di "un accordo preliminare" per tenere un incontro domenica prossima al Cairo per annunciare il cessate il fuoco, se verrà raggiunto una intesa. Il quotidiano del Qatar 'Al-Arabi Al-Jadid' - ripreso dai media israeliani - ha detto che c'è un'intesa generale sul cessate il fuoco e lo scambio degli ostaggi ma "i dettagli sono ancora un ostacolo".
Egitto, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Francia hanno avviato una massiccia operazione per lanciare dal cielo tonnellate di aiuti umanitari sulla Striscia di Gaza. Lo afferma il portavoce militare ufficiale delle Forze Armate egiziane su X.
Alla missione ha voluto partecipare personalmente Re Abdallah di Giordania. Secondo l'agenzia ufficiale Petra che cita una dichiarazione ufficiale dell'esercito di Amman, "la partecipazione del re conferma la costante posizione della Giordania al fianco dei fratelli palestinesi, per fornire aiuti con tutti i mezzi disponibili al popolo di Gaza". L'esercito giordano ha fatto sapere che sei aerei C-130, tra cui tre aerei della Royal Jordanian Air Force, sono decollati da Amman. Altri tre aerei partecipavano alla missione: uno proveniente dagli Emirati Arabi Uniti, uno dall'Egitto e uno dalla Francia.
Il lancio di aiuti per via aerea, il primo mai effettuato sulla Striscia, "fa parte di uno sforzo di aiuto umanitario volto a fornire soccorso alla popolazione della Striscia di Gaza", ha fatto sapere l'esercito giordano, che ha anche pubblicato immagini che mostrano il re Abdullah II di Giordania all'interno di uno degli aerei della missione.
Un funzionario di Hamas ha detto a Reuters, come riporta Haaretz, che i commenti del presidente americano Joe Biden su una tregua a Gaza sono prematuri e non corrispondono alla situazione reale sul terreno. Secondo il funzionario ci sono "ancora grandi lacune da colmare" nell'accordo prima che venga garantito un cessate il fuoco. Non si capisce "su cosa si basi l'ottimismo" del presidente americano su una possibile tregua a Gaza entro lunedì prossimo, hanno dal canto loro detto fonti israeliane citate dai media.
"Israele cesserà le operazioni a Gaza durante il Ramadan". Lo ha detto il presidente americano Joe Biden, precisando che lo stop fa parte delle condizioni previste da un accordo di cessate il fuoco in fase di negoziazione. "Il Ramadan si avvicina e gli israeliani hanno concordato di non impegnarsi in attività durante il Ramadan, in modo da darci il tempo di liberare tutti gli ostaggi", ha detto Biden in un'intervista sulla rete statunitense Nbc.
Decine di razzi sono stati tirati dagli Hezbollah dal Libano verso le Alture del Golan in Israele. Lo ha detto, citati dai media, il portavoce militare aggiungendo che alcuni "sono stati intercettati dall'Iron Dome", il sistema di difesa antimissili. Non ci sono al momento notizie di vittime. Hezbollah ha poi affermato di aver lanciato 60 razzi katiuscia contro una base militare israeliane in Alta Galilea. E questo in risposta al raid aereo israeliano su Baalbeck, nell'alta valle della Bekaa al confine con la Siria.
Il governo dell'Autorità palestinese, con sede nella Cisgiordania occupata, ha presentato oggi le proprie dimissioni al presidente Abu Mazen (Mahmoud Abbas), ha dichiarato il primo ministro Mohammed Shtayeh. "Ho presentato le dimissioni del governo al presidente il 20 febbraio e le presento oggi per iscritto", ha dichiarato Shtayeh a Ramallah (Cisgiordania), aggiungendo che questa decisione è stata presa "alla luce degli sviluppi legati all'aggressione contro Gaza".
L'annuncio
L'annuncio di Shtayeh è giunto all'inizio della seduta del Consiglio dei ministri, in cui il premier ha descritto a lungo la gravità della situazione creatasi a Gaza. "Io penso - ha affermato, citato da Wafa, l'agenzia di stampa ufficiale dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) - che la prossima fase richieda una riorganizzazione nel governo e nella politica che prenda in considerazione la nuova realtà nella Striscia di Gaza, i colloqui di unità nazionale e la necessità del raggiungimento di un consenso interpalestinese basato sulle fondamenta nazionali, su una vasta partecipazione, sull'unione delle file e sull'estensione della autorità dell'Anp sull'intero territorio".
L'esercito israeliano ha presentato un piano per lo sfollamento della popolazione civile dalle "zone di combattimento" della Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato i servizi del primo ministro Benjamin Netanyahu. L'annuncio precede l'attesa offensiva israeliana a Rafah, l'affollata cittadina nel sud del territorio palestinese che è stata presentata da Netanyahu come "l'ultimo bastione" del movimento islamista Hamas.
Netanyahu: "Portare in Qatar i palestinesi scambiati"
Intanto, ieri, stando a quanto riferito dal quotidiano israeliano Haaretz, una fonte di alto livello dello Stato ebraico ha affermato che Netanyahu ha chiesto di trasferire in Qatar i prigionieri palestinesi di spicco dopo lo scambio con gli ostaggi israeliani. Una richiesta avanzata solo dopo che Stati Uniti, Qatar ed Egitto avevano già presentato la loro proposta, complicando così i negoziati. "Anche se si tratta di una tattica negoziale, le sue richieste rischiano di causare danni", ha avvertito la fonte.
Usa: "Si dà fuoco fuori dall'ambasciata Israele"
Ieri un militare delle forze aeree statunitensi si è dato fuoco davanti all'ambasciata di Israele a Washington, riporta il quotidiano New York Post, secondo il quale l'uomo in uniforme prima di appiccare le fiamme avrebbe detto di "non voler più essere complice del genocidio a Gaza. Questo è un atto di protesta estremo. Free Palestine". L'uomo è ricoverato in ospedale in condizioni critiche.
Una fonte palestinese ha riferito a Sky News Arabia che è probabile che il governo del primo ministro dell'Autorità Palestinese (Anp) Mohammed Shtayyeh potrebbe dimettersi a breve per favorire un nuovo governo palestinese di tecnici entro la fine di questa settimana. Secondo l'emittente, questi sviluppi rafforzano le notizie secondo cui Hamas avrebbe accettato, la settimana scorsa, la formazione di un governo tecnico la cui missione è ricostruire Gaza e ripristinare la sicurezza dopo la guerra. Fonti di Sky News Arabia suggeriscono che il capo del Palestine Investment Fund, Muhammad Mustafa, sarebbe incaricato di formare il governo.
C'è un chiaro segnale di passi in avanti per un accordo sugli ostaggi israeliani ancora trattenuti a Gaza e una possibile tregua nella guerra di Israele contro Hamas. Dopo i negoziati al Cairo con la fazione islamica, i nuovi colloqui a Parigi - tra il direttore della Cia William Burns, il Qatar, l'Egitto e il capo del Mossad David Barnea - sono stati definiti "molto buoni" e forieri di "significativi progressi". Il quadro aggiornato nella capitale francese passa sia all'esame di Hamas che a quello del gabinetto di guerra israeliano. Secondo molte fonti, ad accorciare le distanze sembra aver contribuito il fatto che la fazione islamica abbia "ridotto" molte delle sue condizioni iniziali, il che potrebbe aprire, pur con tutte le cautele del caso, a una soluzione positiva "prima di Ramadan" che comincerà il 10-11 marzo.
Le condizioni
Ma Hamas frena sulle ricostruzioni dei media: Taher Anonu, capo dello staff del leader Ismail Haniyeh, ha affermato che le notizie sulle rinunce dei miliziani sono "propaganda israeliana". Per il funzionario palestinese, le condizioni poste da Hamas per un accordo restano la cessazione della guerra, il ritiro delle forze israeliane da Gaza, la revoca del blocco e la riabilitazione della Striscia di Gaza. Secondo media arabi e altre fonti, Hamas avrebbe invece rinunciato alla richiesta di un ritiro totale dell'Idf da Gaza - inaccettabile per Israele - e a un cessate il fuoco permanente in favore di una tregua iniziale di 6 settimane.
Rilascio dei prigionieri
Ridotto - secondo le stesse fonti - anche il numero dei detenuti palestinesi che Israele dovrebbe liberare in cambio dei rapiti: si parla di 200-300 nella prima fase, definita umanitaria, dell'intesa. In questo primo passaggio Hamas - secondo il sito Ynet - rilascerebbe circa 35-40 bambini, donne, adulti over 60 e malati, compresi giovani. Ma allo stesso tempo chiederebbe comunque che il ritiro dell'Idf dai centri più abitati e il rientro degli sfollati dal sud al nord della Striscia. "Siamo ancora lontani da un accordo ma Hamas - ha spiegato un alto funzionario politico israeliano - ha abbandonato alcune sue richieste in seguito all'irrigidimento del premier Netanyahu". Ora, "qualsiasi ulteriore progresso - ha sintetizzato una fonte diplomatica, citata da Haaretz - è nelle mani di Hamas".
Netanyahu: "Al lavoro per il rilascio degli ostaggi"
Che la situazione sia in movimento, lo ha detto anche il premier Benyamin Netanyahu confermando che si "sta lavorando per ottenere un altro schema per il rilascio dei nostri ostaggi". L'obiettivo - ha detto - "è discutere i prossimi passi dei negoziati". Ma il premier non ha certo accantonato la pressione militare con l'annunciata operazione militare a Rafah, nel sud della Striscia, dove si addensano centinaia di migliaia di sfollati palestinesi. All'inizio della prossima settimana il gabinetto di guerra ne esaminerà i piani operativi, "compresa l'evacuazione della popolazione civile", per completare "l'eliminazione dei battaglioni di Hamas". "Solo una combinazione di pressione militare e negoziati risoluti - ha ribadito - porterà al rilascio dei nostri ostaggi, all'eliminazione di Hamas". Nel frattempo, Netanyahu continua ad affrontare le proteste in piazza, con migliaia di persone scese in strada sabato a Tel Aviv, in una manifestazione non autorizzata dalla polizia, che ha risposto con idranti e 19 arresti, e con una fiaccolata a Gerusalemme.
La cronaca dal fronte
Al 141esimo giorno di guerra, l'esercito si è concentrato a Zeitun, quartiere occidentale di Gaza City, nel centro della Striscia, e nella roccaforte di Hamas a Khan Yunis, nel sud. In entrambi i luoghi l'Idf ha riferito di "intensi combattimenti" in cui sono stati uccisi "molti operativi di Hamas". Dal canto suo il ministero della Sanità di Hamas ha riferito che i morti sono arrivati dall'inizio della guerra a 29'606. Nelle disastrate condizioni umanitarie dell'enclave palestinese, l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi, ha affermato di essere stata costretta a sospendere la consegna di aiuti nel nord di Gaza dove non è "possibile condurre operazioni umanitarie adeguate" a causa della situazione di fame e di disperazione della popolazione che sfocia in attacchi e disordini.
Hamas avrebbe abbassato alcune delle sue richieste nell'ambito di un nuovo accordo sul rientro degli ostaggi israeliani ancora a Gaza. Lo ha riferito - citando fonti a conoscenza del dossier - il network saudita 'A-Sharq' ripreso dai media israeliani.
L'accordo
In base a queste fonti, la fazione islamica avrebbe ridotto il numero di detenuti palestinesi da chiedere ad Israele e non porrebbe più come condizione il ritiro totale dell'esercito israeliano dalla Striscia, né un cessate il fuoco permanente, bensì una tregua iniziale di 6 settimane. L'Idf dovrebbe tuttavia ritirarsi dai maggiori centri popolati dell'enclave palestinese e ci dovrebbe essere il ritorno degli sfollati dal sud al nord della Striscia. Hamas - secondo il network saudita - vorrebbe ora il rilascio di 200/300 detenuti palestinesi nella prima fase dell'intesa.
Il ministero della Sanità guidato da Hamas ha aggiornato il bilancio dei morti a Gaza a 29'606. Dal canto suo, un portavoce dell'agenzia per i rifugiati palestinesi Unrwa ha affermato che l'organizzazione non è più in grado di fornire assistenza nel nord di Gaza, dove ha solo "pochi dipendenti. Credo che abbiamo alcune settimane, cinque o sei, forse meno. Dopodiché, non saremo in grado di continuare a fornire servizi, non solo a Gaza, ma anche in luoghi come Siria, Giordania, Libano, Cisgiordania e Gerusalemme Est", ha detto ad Al Jazeera il portavoce dell'Unrwa Adnan Abu Hasna.
La cronaca del conflitto
Intanto, Mhammed Alawya, un comandante di Hezbollah colpito da un attacco aereo israeliano contro la sua auto il 12 febbraio, è morto per le ferite riportate. Lo riferisce Haaretz citando a sua volta il notiziario libanese Al Jadid. L'esercito israeliano (Idf) ha inoltre reso noto di aver colpito durante la notte diverse postazioni di Hezbollah nel sud del Libano, come riferiscono i media israeliani. Secondo l'Idf, i siti centrati dagli aerei da combattimento a Jabal Blat includevano postazioni di lancio di razzi e altre infrastrutture appartenenti a Hezbollah. Inoltre sono state bombardate le aree vicino a Hanine e Marwahin con l'artiglieria per "rimuovere minacce". Questa mattina due razzi sono stati lanciati dal Libano sulla zona di Adamit senza provocare feriti.
Dall'inizio della guerra, a Gaza sono entrati, 13'834 camion di rifornimenti con 254'210 tonnellate di aiuti: dei primi, 8'021 hanno trasportato 167'080 tonnellate di cibo. Lo ha fatto sapere il Cogat, l'ente israeliano di governo dei Territori. Israele - hanno ricordato i media - ha negato di limitare l'ingresso degli aiuti e ha addossato la colpa sulle organizzazioni umanitarie che operano all'interno di Gaza, affermando che centinaia di camion pieni di aiuti restano inattivi sul lato palestinese.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha presentato ieri sera per la prima volta formalmente al gabinetto di sicurezza un documento di principi sulla gestione di Gaza dopo la guerra, con l'obiettivo di installare "funzionari locali" non legati al terrorismo per amministrare la Striscia al posto di Hamas. Il documento è stato pubblicato nella notte. Lo riportano i media israeliani. Il testo non nomina l'Autorità palestinese né esclude la sua partecipazione, ma dice che gli affari civili a Gaza saranno gestiti da "funzionari locali" con "esperienza amministrativa", non legati a "Paesi o entità che sostengono il terrorismo".
La chiusura dell'Unrwa
Uno degli aspetti chiave del piano del governo è la chiusura dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi. Dopo aver ricordato il presunto coinvolgimento di 12 membri dell'agenzia nell'attacco terroristico del 7 ottobre, il piano afferma che Israele lavorerà per sostituirla con "organizzazioni umanitarie internazionali responsabili".
Distruggere le capacità militari di Hamas
Il piano indica poi i principi nel breve termine, ovvero la continuazione della guerra fino al raggiungimento degli obiettivi: la distruzione della capacità militari e delle strutture di governo di Hamas e della Jihad islamica, il ritorno degli ostaggi e la rimozione di ogni minaccia di sicurezza da parte di Gaza.
Il ruolo dell'esercito
L'esercito - come già annunciato in passato - manterrà la libertà di operare contro attività terroristiche in tutta l'enclave palestinese in modo da impedire il risorgere del terrorismo. Quest'ultimo è indicato dal piano come principio di medio termine. Prevista anche - e quindi confermata - la creazione di una zona cuscinetto sul lato palestinese della Striscia con la precisazione che resterà in vigore "quanto richiesto dalle necessità di sicurezza".
La chiusura a sud con l'Egitto
Israele - secondo il piano - imporrà una "chiusura" al confine sud della Striscia, quello con l'Egitto, per impedire le attività di contrabbando di armi e quindi del terrorismo, incluso il valico di Rafah. La "chiusura" sarà mantenuta "per quanto possibile con l'assistenza degli Usa e in collaborazione con l'Egitto. Nella fase intermedia, Israele manterrà il controllo di sicurezza "su tutta l'area a ovest della Giordania", da terra, aria e mare, "per prevenire il rafforzamento di elementi terroristici in Cisgiordania e a Gaza per contrastare le loro minacce".
Cosa non piace a USA ed Egitto
La "completa smilitarizzazione" è legata "a quanto necessario per il mantenimento dell'ordine pubblico". Il punto che riguarda la creazione di una zona cuscinetto è foriero di contrasto con gli Usa che sostengono la necessità di mantenere l'integralità dell'attuale estensione della Striscia. Quello invece di "una chiusura" al confine sud della Striscia è avversato dall'Egitto, che ha parlato di una violazione degli accordi esistenti tra i due Paesi.
L'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, è arrivata a un "punto di rottura": lo ha detto il suo capo, lo svizzero Philippe Lazzarini, in una lettera al presidente dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. "È con profondo rammarico che devo informarvi oggi che l'agenzia ha raggiunto un punto di rottura, con i ripetuti appelli di Israele al suo smantellamento e al congelamento dei finanziamenti dei donatori di fronte ai bisogni umanitari senza precedenti a Gaza", ha affermato nella missiva, pubblicata su X.
L'esercito israeliano ha scoperto un altro importante tunnel di Hamas a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Il portavoce militare, citato dai media, ha dichiarato che si ritiene che la struttura sotterranea "sia stata usata dagli ufficiali senior" della fazione islamica. Nel tunnel i soldati dell'unità d'elite Yahalom hanno fatto irruzione nei passaggi sotterranei e trovato numerose porte minate con l'esplosivo da parte dei miliziani di Hamas. Nel corso dei combattimenti - secondo la stessa fonte - sono "stati eliminati in combattimenti ravvicinati e con altri mezzi speciali i miliziani armati". Il portavoce militare ha poi spiegato che "il tunnel era lungo più di un chilometro e aveva alloggi e infrastrutture idriche ed elettriche".
La Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato la decisione del governo che si oppone ad ogni dichiarazione unilaterale di uno Stato palestinese. Il voto è passato con una maggioranza di 99 voti a favore - compresa quindi l'opposizione al governo di Benyamin Netanyahu - e 11, dei partiti arabi, a sfavore. Il leader centrista - e capo dell'opposizione - Yair Lapid ha giustificato il voto a favore ricordando di essere contrario ad ogni azione unilaterale sul tema e ha attaccato il premier reo, a suo giudizio, "di aver inventato una minaccia inesistente". I laburisti sono usciti dall'Aula al momento del voto. Israele ha più volte ricordato che la nascita di uno stato palestinese può avvenire attraverso trattative dirette con l'Autorità nazionale palestinese e non per imposizione.
Hamas è un'organizzazione terroristica e va vietata in Svizzera: è quanto si prefigge un progetto preliminare di legge - validità cinque anni - posto oggi in consultazione dal Consiglio federale fino al 28 di maggio. In una conferenza stampa a Berna, il consigliere federale Beat Jans ha dichiarato che vietare Hamas "non rappresenta un cambiamento della prassi moderata adottata finora dalla Svizzera in materia di divieti" e ha ricordato che la Confederazione aveva già fatto lo stesso per altre organizzazioni terroristiche come l'ISIS o al-Qaida.
"Le autorità disporranno degli strumenti per intervenire"
Il responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) ha poi sottolineato che il divieto non riguarda la libertà di espressione e che è legittimo, ad esempio, manifestare in favore della Palestina o della causa israeliana e "simpatizzare" per una delle due fazioni in guerra. Ha però aggiunto che "in Svizzera non c'è posto per il sostegno alla violenza dei terroristi, né alla loro propaganda o a quella antisemitica". Jans ha aggiunto che "con il divieto le autorità disporranno degli strumenti necessari per intervenire contro eventuali attività di Hamas o di sostegno ad esso in Svizzera".
Il progetto di legge
Il progetto preliminare intende vietare, oltre ad Hamas, anche le organizzazioni che gli succedono o che operano sotto un nome di copertura, così come le organizzazioni e i gruppi che operano su mandato o in nome di Hamas o che gli sono particolarmente vicini e che ne condividono obiettivi, condotta o mezzi. La validità della legge è limitata a cinque anni, dato che "il divieto di Hamas ha conseguenze di ampia portata per le organizzazioni, i gruppi e le persone interessati", ha ancora precisato il consigliere federale. Tuttavia la validità potrà essere prorogata dal Parlamento ricorrendo alla procedura legislativa ordinaria.
"Hamas è un'organizzazione terroristica"
In risposta all'attacco da parte di Hamas a Israele il 7 di ottobre, in cui sono state uccise quasi 1200 persone - cittadini israeliani e di altri Paesi, tra cui anche la Svizzera - l'11 ottobre 2023 il Consiglio federale aveva dichiarato di considerare Hamas un'organizzazione terroristica.
L'Egitto, in una nota del ministero degli Esteri, ha espresso "il suo profondo rammarico e la sua totale contrarietà per la mancata adozione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu di una risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, nel contesto del terzo veto da parte degli Stati Uniti contro il progetto di risoluzione presentato dall'Algeria a nome del gruppo arabo".
"Un vergognoso precedente"
L'Egitto ha poi definito il veto un "vergognoso precedente" nella storia del Consiglio di Sicurezza di fronte a conflitti armati e guerre nel corso della storia, "il che implica una responsabilità morale e umanitaria". Ostacolare l'adozione di una risoluzione che chiede il cessate il fuoco in un conflitto armato che è costato la vita a più di 29'000 civili, la maggior parte dei quali bambini e donne - afferma il ministero degli Esteri egiziano -, costituisce un vergognoso precedente nella storia del Consiglio di Sicurezza di fronte ai conflitti armati e guerre nel corso della storia, il che implica una responsabilità morale e umanitaria per il costante aumento del numero delle vittime civili palestinesi e per il perpetrare la loro sofferenza quotidiana sotto il giogo dei bombardamenti israeliani". Accusando l'Occidente di "selettività e doppi standard nella gestione delle guerre e dei conflitti armati in diverse regioni del mondo", fino a "mettere in discussione la credibilità delle regole e delle istituzioni internazionali", l'Egitto afferma che "continuerà a chiedere un cessate il fuoco immediato" e a "compiere tutti gli sforzi possibili per garantire l'attuazione sostenibile degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e respingere qualsiasi misura che possa comportare lo sfollamento dei palestinesi dalla Striscia di Gaza e dalle loro terre, compresa qualsiasi operazione militare israeliana nella città palestinese di Rafah".
La Svizzera "deplora il fallimento" al Consiglio di sicurezza dell'Onu di "una risoluzione per un immediato cessate il fuoco umanitario e il rilascio degli ostaggi" a Gaza, scrive questa sera sulla rete sociale X il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). "È urgente proteggere i civili a Gaza e garantire un accesso umanitario senza ostacoli. Il rispetto del diritto umanitario internazionale è una priorità", aggiunge il DFAE.
Risoluzione bocciata dagli Usa
La risoluzione, presentata dall'Algeria, è stata bocciata a causa del veto degli Stati Uniti, ricorda il Dipartimento diretto da Ignazio Cassis in una nota, pure diramata in serata. La situazione umanitaria drammatica per oltre due milioni di persone a Gaza continua a peggiorare, sottolinea. Nell'adottare la risoluzione, il Consiglio di sicurezza avrebbe tra l'altro anche richiamato le misure preventive della Corte internazionale di giustizia del 26 gennaio 2024 per la prevenzione del genocidio in Medio Oriente e ribadito il suo appello per una soluzione a due Stati, spiega il Dipartimento. "Non possiamo permettere che centinaia di migliaia di civili assediati siano lasciati morire di fame e soffrire di epidemie senza adeguate garanzie di sicurezza per la fornitura di assistenza umanitaria e per la loro stessa protezione", ha dichiarato il rappresentante elvetico prima del voto al Consiglio di sicurezza, stando a quanto riferisce il DFAE. Per Berna sono urgenti il rilascio immediato degli ostaggi, un cessate il fuoco umanitario, l'accesso senza ostacoli degli aiuti umanitari a Gaza e il pieno rispetto del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani da parte di tutte le parti. Su questa base, va poi avviato un dialogo politico, con l'obiettivo di una soluzione a due Stati.
Il concetto di cessate il fuoco "non è una magica soluzione" o "una pallottola d'argento" alla crisi a Gaza, ma una "premessa sbagliata" che consentirebbe esclusivamente "la sopravvivenza di Hamas". Lo ha detto il rappresentante Permanente israeliano Gilad Erdan all'Onu dopo il veto americano sulla risoluzione araba. Sarebbe una condanna a morte per molti israeliani", ha detto l'ambasciatore.
La proposta degli Stati Uniti su Gaza per la Russia "non è un'alternativa praticabile". Lo ha detto, bocciando preventivamente la nuova iniziativa di Washington, il rappresentante permanente russo all'Onu, Vasily Nebenzya. "Washington è in cattiva fede, vuole solo prendere tempo", ha detto Nebenzya dopo il veto Usa che ha mandato la nuova risoluzione araba su un binario mordo. Secondo Mosca, il testo annunciato oggi in Consiglio di Sicurezza dall'ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield "non chiede un cessate il fuoco immediato, solo una tregua temporanea e solo quando le condizioni saranno mature".
Per la Francia il costo umano della crisi a Gaza è "intollerabile", ecco perché Parigi ha votato a favore della risoluzione araba su cui gli Usa hanno messo il veto. "Israele si deve fermare", ha detto l'ambasciatore francese Nicolas de Riviere dopo il voto, ammettendo d'altra parte che "è incomprensibile" che il Consiglio di Sicurezza "non riesca a condannare Hamas".
"Deluso" per il risultato del voto sulla risoluzione del gruppo arabo su Gaza, il Rappresentante permanente cinese Zhang Jun ha esortato il Consiglio di Sicurezza a "agire rapidamente" per fermare la carneficina in Medio Oriente. Lodando l'atteggiamento "aperto" dell'Algeria che "ha portato molte idee costruttive" nel testo messo ai voti, l'ambasciatore cinese ha notato che sul cessate il fuoco c'è consenso in seno al Consiglio, "sono gli Stati Uniti che bloccano tutto". La Cina, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio, è tra i 13 membri che hanno votato a favore della risoluzione.
La risoluzione araba del Consiglio di Sicurezza è stata bocciata per il veto degli Stati Uniti. La Gran Bretagna si è astenuta. 13 membri del Consiglio hanno votato a favore. La risoluzione araba influenzerebbe negativamente, se adottata, i delicati negoziati in corso che rappresentano "l'unica" via per una pace duratura nella regione, ha detto la Rappresentante Permanente americana Linda Thomas Greenfield prima di mettere il veto sulla bozza oggi in agenda. L'ambasciatrice ha annunciato ufficialmente il progetto di Washington per una risoluzione alternativa: "Ci sono molte cose su cui possiamo andare d'accordo", ha detto Thomas-Greenfield invocando un cessate il fuoco "appena praticamente possibile", la prima condanna di Hamas in una risoluzione del Consiglio di Sicurezza e un monito a Israele a non lanciare un'offensiva di terra su Rafah.
Il principe William, erede al trono britannico, si è detto oggi "profondamente inquieto per il terribile costo umano del conflitto in Medio Oriente", aggiungendo - in un intervento insolito per il protocollo reale - di essere a favore di "un cessate il fuoco al più presto possibile" nella Striscia di Gaza. Il primogenito di re Carlo III ha quindi affermato che "troppe persone sono state uccise finora" e ha parlato della "disperata necessità di aumentare l'aiuto umanitario" alla popolazione civile palestinese della Striscia, come pure di ottenere "il rilascio degli ostaggi" israeliani. L'intervento di William, che non ha mancato di ribadire la condanna per "il terribile attacco terroristico di Hamas" contro Israele del 7 ottobre, è coinciso con la presentazione di una serie di iniziative di organizzazioni caritative legate a casa Windsor: iniziative avviate per affrontare "le sofferenze umane causate dal conflitto in Medio Oriente" e, al contempo, per "attirare l'attenzione sull'aumento globale dell'antisemitismo", come riferito nelle ore precedenti da Kensington Palace.
Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha annunciato la sospensione delle consegne di aiuti alimentari vitali nel nord di Gaza fino a quando le condizioni nell'enclave palestinese devastata dalla guerra non consentiranno distribuzioni sicure. In una nota il Wfp denuncia l'assalto ai propri camion da parte della popolazione. "La decisione di sospendere le consegne nel nord della Striscia di Gaza non è stata presa alla leggera, poiché sappiamo che significa che la situazione lì peggiorerà ulteriormente e che sempre più persone rischieranno di morire di fame", ha affermato l'agenzia alimentare dell'Onu.
Dopo aver respinto una risoluzione del Gruppo Arabo che chiedeva una tregua umanitaria "immediata" a Gaza, gli Stati Uniti hanno fatto circolare una bozza alternativa che invoca un cessate il fuoco temporaneo "non appena praticabile" in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi catturati da Hamas il 7 ottobre e della revoca di tutte le restrizioni all'accesso degli aiuti umanitari.
Il testo statunitense
Il testo americano si dice contrario a una offensiva di truppe di terra delle forze israeliane a Rafah. Washington aveva sempre respinto il termine cessate il fuoco nelle risoluzioni Onu sulla guerra tra Hamas e Israele ma la nuova bozza riprende il linguaggio usato dal presidente Joe Biden la scorsa settimana nelle sue conversazioni con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. La bozza "determina che nelle attuali circostanze una grande offensiva di terra a Rafah provocherebbe ulteriori danni ai civili e spostamenti di popolazioni potenzialmente nei paesi confinanti". Si sono attualmente rifugiati a Rafah, nel sud della striscia, oltre un milione di palestinesi. Una offensiva di terra, si legge nella bozza, avrebbe "gravi implicazioni per la pace e la sicurezza regionale e non dovrebbe procedere nelle attuali circostanze".
I prossimi passi
Non è chiaro quando o se la bozza sarà messa ai voti del Consiglio. Per essere approvata, una risoluzione del Consiglio di Sicurezza richiede nove voti a favore e nessun veto da parte dei cinque membri permanenti: Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina. Il Consiglio dovrebbe votare domani mattina (ora di New York) la bozza di risoluzione presentata dall'Algeria a nome dei 22 Paesi d Gruppo Arabo su cui Washington la scorsa settimana ha espresso riserve. La bozza, oltre al cessate il fuoco, chiede il rilascio degli ostaggi e il rispetto delle misure a protezione dei civili.
"Oggi 26 Paesi dell'Ue concordano sulla necessità di una pausa umanitaria immediata a Gaza che porti a una tregua sostenibile e chiedono che non ci sia una operazione militare a Rafah". Lo dice l'alto rappresentante Ue Josep Borrell dopo il consiglio affari esteri. "I ministri hanno inoltre chiesto di rispettare i diritti umani e rispettare la sentenza della corte di giustizia dell'Aia: Israele deve fare di più per gli aiuti umanitari e assistere la popolazione".
Preoccupazione per la situazione a Gaza
"Abbiamo discusso ulteriori sanzioni e continueremo a farlo per vedere come procedere contro i coloni estremisti israeliani che stanno attaccando indiscriminatamente i civili palestinesi in Cisgiordania e anche per le violazioni dei diritti umani e le violenze sessuali perpetrate da Hamas", ha aggiunto Borrell. Il capo della diplomazia europea ha poi riferito dello scambio di vedute con l'alto coordinatore umanitario e della ricostruzione delle Nazioni Unite per Gaza, Sigrid Kaag, "molto preoccupata - ha raccontato Borrell - del livello bassissimo di sostegno umanitario che entra attualmente a Gaza". Kaag ha insistito, inoltre, sulla "necessità di non interrompere l'assistenza agli aiuti all'Unrwa perché si tradurrebbe in una interruzione dei servizi vitali forniti dall'agenzia" non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania e in Libano.
"Siamo particolarmente angosciati dalle notizie secondo cui le donne e le ragazze palestinesi in detenzione sono state anche sottoposte a molteplici forme di violenza sessuale, come essere state spogliate nude e perquisite da ufficiali maschi dell'esercito israeliano. Secondo quanto riferito, almeno due detenute palestinesi sono state violentate, mentre altre sarebbero state minacciate di stupro e violenza sessuale". Lo riporta l'Ohchr, l'Ufficio delle Nazioni Unite per i rifugiati, citando le "accuse credibili di gravi violazioni dei diritti umani" espresse da esperti dell'Onu. Secondo le informazioni di Reem Alsalem, relatore speciale sulla violenza contro le donne e le ragazze, Francesca Albanese, relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967 (al centro di forti polemiche con Israele) e altre esperte del gruppo di lavoro sulla discriminazione contro donne e ragazze, c'è anche "seria preoccupazione per la detenzione arbitraria di centinaia di donne e ragazze palestinesi a Gaza e in Cisgiordania dal 7 ottobre".
"Donne tenute in una gabbia"
Secondo quanto riferito, molte sono state sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, sono state private di assorbenti, cibo e medicine e sono state duramente picchiate: in almeno un'occasione, riporta l'Ohchr sul suo sito, "le donne palestinesi detenute a Gaza sarebbero state tenute in una gabbia sotto la pioggia e al freddo, senza cibo". "Siamo scioccati dalle notizie sugli attacchi deliberati e sulle uccisioni extragiudiziali di donne e bambini palestinesi nei luoghi in cui hanno cercato rifugio o durante la fuga. Secondo quanto riferito, alcuni di loro avevano con sé pezzi di stoffa bianca quando sono stati uccisi dall'esercito israeliano o dalle forze affiliate", hanno detto gli esperti.
Si è verificato poco fa un bombardamento israeliano a sud di Beirut. Lo riferiscono media e social media, pubblicando immagini della densa colonna di fumo che si leva dalla costa mediterranea, nei pressi di Ghaziye, vicino Sidone, 40 km a sud della capitale. Secondo le prime informazioni, l'aviazione israeliana ha condotto due raid aerei nella zona di Ghaziye. Sono stati colpiti due capannoni, indicati dai media locali come appartenenti ad una vicina fabbrica di generatori elettrici. Il bilancio del raid è di almeno otto feriti, riferiscono fonti mediche citate dai media libanesi, secondo cui sono tutti civili e nessuno di loro è in pericolo di morte. Il bombardamento ha causato un incendio che deve essere ancora domato dai vigili del fuoco. Nell'area sono accorsi diversi mezzi di soccorso della protezione civile e della Croce Rossa libanese.
Il governo israeliano ha approvato all'unanimità la risoluzione presentata dal premier Benyamin Netanyahu che ribadisce la opposizione di Israele ad ogni riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese. Lo ha riferito la radio pubblica Kan rilevando che il premier ha ottenuto il sostegno anche dei ministri del partito centrista guidato da Benny Gantz.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha chiesto oggi al governo di respingere ''ogni tentativo di imporre ad Israele in maniera unilaterale uno Stato palestinese''. Il premier, precisa un comunicato, ha sottoposto al voto dei ministri una dichiarazione in cui ribadisce l'opposizione di Israele ad ogni ''diktat internazionale''. Dopo aver ribadito che un accordo con i palestinesi deve scaturire da trattative bilaterali, Netanyahu afferma che ''un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese, dopo il massacro del 7 ottobre, elargirebbe un premio enorme al terrorismo... ed impedirebbe qualsiasi accordo di pace in futuro''.
Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 28'985, inclusi 127 nelle ultime 24 ore: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas. I feriti dall'inizio della guerra il 7 ottobre scorso sono 68'883.
Israele andrà avanti con l'operazione militare a Rafah a prescindere da un accordo sugli ostaggi. Il premier Benyamin Netanyahu in una conferenza stampa ha confermato l'intenzione di entrare nell'ultima città del sud di Gaza - ad un passo dall'Egitto - dove si concentrano oltre un milione di sfollati palestinesi. Anche se si dovesse ottenere "un accordo sugli ostaggi - ha spiegato Netanyahu - entreremo a Rafah. Non c'è alternativa per una vittoria totale e non c'é altra maniera per eliminare Hamas e i suo battaglioni sul posto".
Una mossa avversata dagli Usa e dalla comunità internazionale. "Coloro che voglio impedirci di agire a Rafah, in pratica - ha ribattuto Bibi - ci dicono di perdere la guerra. Così ho ripetuto anche al presidente Biden. E ai leader mondiali dico che Israele combatterà fino a ottenere la vittoria completa. Questo include, ovviamente, anche l'azione a Rafah, dopo lo sgombero dei civili".
"Israele non accetta diktat internazionali"
Il premier, che non ha escluso la necessità di un'operazione militare anche sul fronte nord contro gli Hezbollah libanesi e allontanato la possibilità che si dimetta prima delle elezioni che "si terranno tra qualche anno", ha quindi bollato le richieste di Hamas per un cessate il fuoco come "folli". "Il loro significato è sconfiggere Israele e noi - ha aggiunto - non lo possiamo accettare". Sul tema degli ostaggi Netanyahu ha riassunto la politica del suo governo per la loro liberazione: "Solo una forte pressione militare e trattative determinate porteranno al loro ritorno a casa". Quindi il dossier della nascita di uno Stato palestinese, altro punto di aperto scontro con Washington e l'Ue. "Israele - ha spiegato Netanyahu - non accetta diktat internazionali. Un'intesa con i palestinesi avverrà solo con trattative dirette tra le parti e senza un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese. Non ci sarebbe premio maggiore per il terrorismo".
Le negoziazioni per un cessate il fuoco in stallo
Che i negoziati su un possibile cessate il fuoco e il rilascio dei rapiti - in Israele sono numerose le manifestazioni con questa richiesta - siano ad un punto critico lo ha detto da Monaco anche il premier del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani. Spiegando che in questi ultimi giorni le trattative "non sono stati molto promettenti". "Rimarremo sempre ottimisti, continueremo a spingere", ha aggiunto, introducendo tuttavia un aspetto inedito che certo non può far piacere ad Israele. Al Thani ha infatti chiesto che l'accordo sulla tregua "non sia condizionato" alla liberazione degli ostaggi. "Questo è il dilemma - ha spiegato - in cui ci siamo trovati e sfortunatamente molti Paesi ne hanno fatto un uso improprio", vale a dire "che il cessate il fuoco debba essere condizionato ad un accordo sugli ostaggi", ma "non dovrebbe essere così". Del resto il leader di Hamas Ismail Haniyeh, dopo aver accusato Israele di non avere fatto procedere i negoziati, ha continuato a ripetere la linea di intransigenza della fazione islamica. Hamas, ha sottolineato, non accetterà "niente altro che una completa fine dell'aggressione, il ritiro dell'esercito d'occupazione da Gaza e la rimozione dell'ingiusto blocco della Striscia". Poi ha insistito sulla liberazione "dei prigionieri palestinesi che scontano pene di lunga durata". E un altro dirigente di Hamas ha riferito ad al Jazeera che la fazione è pronta a lasciare ogni negoziato se "non arriveranno aiuti umanitaria nel nord della Striscia".
Dagli Usa decine di milioni di dollari di armi
Intanto il Wall Street Journal ha rivelato che l'amministrazione Usa prevede di inviare nuove armi ad Israele per un importo stimato in decine di milioni di dollari. Al 134esimo giorno di guerra, l'Idf sta continuando a martellare il centro della Striscia e Khan Yunis, nel sud. I soldati sono ancora nell'ospedale Nasser della città e il portavoce militare ha detto che lì sono "stati arrestate circa 100 persone sospettate di attività terroristica".
"Forse sarà necessaria un'operazione militare al nord". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu riferendosi allo scontro con gli Hezbollah in Libano.
"Richieste di Hamas folli"
Netanyahu ha poi confermato che le richieste di Hamas per un cessate il fuoco "sono folli". "Il loro significato è sconfiggere Israele e noi - ha aggiunto - non lo possiamo accettare". Poi ha ribadito che solo "una pressione militare forte e trattative determinate porteranno al ritorno degli ostaggi". Il premier ha quindi confermato l'operazione a Rafah, previo "lo sgombero dei civili verso zone sicure".
Hamas ai fini di un eventuale accordo per il cessate il fuoco non accetterà "niente altro che una completa fine dell'aggressione, il ritiro dell'esercito d'occupazione da Gaza e la rimozione dell'ingiusto blocco della Striscia". Lo ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh su Telegram accusando Israele per la mancanza di progressi nei negoziati su una possibile intesa. Haniyeh ha insistito anche su un altro punto: quello della liberazione "dei prigionieri palestinesi che scontano pene di lunga durata". Richieste che Israele ha già respinto in passato come "irricevibili".
Il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei profughi palestinesi (UNRWA) ha chiesto alla Confederazione di mostrarsi solidale. Senza finanziamenti, l'organizzazione dovrà cessare le attività in aprile, secondo lo svizzero Philippe Lazzarini. Il governo elvetico e le commissioni devono essere coscienti di cosa significherebbe se l'UNRWA non dovesse più essere in grado di finanziare le proprie attività, ha sottolineato Lazzarini in un'intervista pubblicata oggi dalle testate Tamedia. Misure volte a salvare vite nella Striscia di Gaza sarebbero interessate, così come le attività in Cisgiordania, Siria, Giordania e Libano.
Le accuse di Israele a UNRWA
Dopo gravi accuse all'organizzazione umanitaria, la Svizzera ha sospeso i versamenti di aiuto per l'anno in corso. Si tratta di un contributo di 20 milioni di franchi. Il Consiglio federale vuole prendere una decisione sul tema in primavera e Lazzarini si presenterà in marzo davanti alla Commissione della politica estera. Israele accusa 12 dei 30'000 collaboratori regionali di essere coinvolti negli attacchi di Hamas contro lo Stato ebraico sferrati lo scorso 7 ottobre.
Campagne contro UNRWA
Lazzarini parte dal principio che Israele stia conducendo una campagna contro l'UNRWA al fine di distruggerla, ha dichiarato. "È un obiettivo politico a lungo termine, poiché si pensa che se l'organizzazione umanitaria verrà soppressa, lo status di rifugiato palestinese sarà regolato una volta per tutte, così come il diritto al rimpatrio", ha proseguito. Diversi Paesi, fra i quali Stati Uniti e Germania, i due più grandi finanziatori, hanno sospeso i loro aiuti. Il segretario generale delle Nazioni unite António Guterres ha fatto appello per il prosieguo delle operazioni dell'agenzia ONU.
Un presidio “contro il genocidio in corso in questo momento nella Striscia di Gaza”. È quello organizzato questa sera alla stazione di Lugano dal Coordinamento Unitario a Sostegno della Palestina, che ha riunito una ventina di persone.
“Stop al genocidio del popolo palestinese” recita lo striscione steso per terra, attorno a cui si sono radunati i dimostranti che sventolano bandiere palestinesi. “Vogliamo chiedere al presidente dell’Associazione Svizzera-Israele di prendere le distanze dall’esercito israeliano che sta massacrando oltre 28'000 persone nella Striscia di Gaza”, ha scandito uno di loro attraverso un megafono.
I movimenti
Dall'inizio della crisi in Medio Oriente, sono già avvenute diverse mobilitazioni a sostegno del popolo palestinese. Una delle più importanti aveva riunito centinaia di persone in strada a Bellinzona il 28 ottobre scorso.
"O i nostri ostaggi torneranno o espanderemo l'operazione a Rafah". Lo ha detto il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz secondo cui "non ci sarà un solo giorno di cessate il fuoco fino a che i nostri ostaggi non saranno tornati a casa. Anche con l'approssimarsi del mese di Ramadan la battaglia può continuare". "Agiremo in dialogo con i nostri partner, Egitto incluso. Indirizzeremo la popolazione - ha concluso - verso le aree protette".
Almeno dodici persone sono morte ieri in seguito a un attacco aereo israeliano sul campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza. Lo rende noto un portavoce dell'ospedale dei Martiri di Al Aqsa, citato dai media internazionali. Dieci delle vittime erano donne e bambini, specifica la fonte. L'agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce inoltre che almeno sei persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che nelle prime ore di oggi ha colpito una casa nel quartiere di Al-Nasr a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Altre due persone hanno perso la vita in un raid lanciato nella tarda serata di ieri dalle forze israeliane contro due abitazioni a est di Jabalia, nel nord dell'enclave palestinese. Nelle ore precedenti almeno tre persone erano rimaste uccise e diverse altre ferite a seguito di un altro bombardamento israeliano contro un veicolo e un gruppo di individui nella città di Gaza, sempre secondo la Wafa.
Oltre 28mila morti
Il bilancio totale delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di almeno 28'663 morti e 68'395 feriti, rende noto il Ministero della sanità palestinese, gestito da Hamas.
"L'escalation pericolosa in Libano si deve fermare". Lo ha detto oggi il portavoce dell'Onu Stephane Dujarric durante il briefing con i giornalisti. Dujarric ha parlato in relazione ai raid israeliani che hanno colpito postazioni di Hezbollah in Libano attraverso la Blue Line e ai lanci di missili partiti dal Libano in cui è rimasta uccisa una soldatessa di Israele.
Il comunicato
La recente escalation di violenza tra forze israeliane e il movimento islamista libanese Hezbollah è "pericolosa" e "si deve fermare", ha dichiarato il portavoce dell'Onu. Dujarric ha citato un comunicato della missione Unifil nel Libano Meridionale in cui si parla di scambi di artiglieria che hanno coinvolto anche "zone lontane dalla Linea Blu" che segna la demarcazione tra Libano e Israele.
Hamas "completi rapidamente l'accordo" sugli ostaggi "per risparmiare al nostro popolo palestinese il flagello di un'altra catastrofe dalle conseguenze minacciose, non meno pericolosa della Nakba del 1948". Lo ha detto il presidente palestinese Abu Mazen, citato dalla Wafa, aggiungendo che bisogna " evitare l'attacco dell'occupazione alla città di Rafah, che causerà migliaia di vittime, sofferenze e sfollamenti". Dopo aver sostenuto che "l'occupazione israeliana sta conducendo una guerra aperta contro la Striscia di Gaza", Abu Mazen ha aggiunto che occorre "assumersi le nostre responsabilità nel fermare questa guerra globale contro il popolo palestinese". "Riteniamo tutti responsabili per eventuali ostacoli da parte di qualsiasi parte per interrompere l'accordo, perché - ha aggiunto - le cose non sono più tollerabili ed è tempo che tutti si assumano la responsabilità". Abu Mazen ha poi rivendicato il riconoscimento di "uno Stato indipendente di Palestina con Gerusalemme Est come sua capitale" e la "piena adesione alle Nazioni Unite".
Lo smantellamento dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sarebbe un "disastro". Lo ha affermato il suo capo, lo svizzero Philippe Lazzarini. Il commissario generale dell'agenzia ha anche chiesto che venga avviata una "indagine", dopo la fine della guerra a Gaza, sui tunnel di Hamas e sugli attacchi contro la popolazione e le installazioni dell'Onu a Gaza compiuti dall'esercito israeliano.
La Cina ha chiesto a Israele di fermare l'operazione militare a Rafah "il più presto possibile". Lo afferma un portavoce del ministero degli Esteri in un comunicato. "La Cina... si oppone e condanna le azioni che danneggiano i civili e violano il diritto internazionale", si legge nella nota. Pechino esorta Israele a "fermare le sue operazioni militari il prima possibile e fare ogni sforzo per evitare vittime civili innocenti... per prevenire un disastro umanitario più grave nella zona di Rafah".
"Gli Stati Uniti stanno lavorando ad una tregua tra Israele e Hamas di almeno sei settimane". Lo ha detto il presidente Joe Biden dopo il suo incontro alla Casa Bianca con re Abdallah di Giordania. "La grande operazione militare di Israele a Rafah non può procedere senza un piano credibile per proteggere oltre un milione di civili", ha aggiunto. "Gli Usa condividono l'obiettivo di Israele di sconfiggere Hamas", ha proseguito Biden. "Non solo preghiamo per la pace ma lavoriamo attivamente per la pace e per una soluzione a due Stati. Questa guerra deve finire, serve un cessate il fuoco permanente", ha detto dal canto suo il sovrano giordano, sottolineando che gli "attacchi contro civili, donne e bambini, inclusi quelli del 7 ottobre, non posso essere accettati da nessun musulmano".
L'esercito israeliano ha liberato nella notte a Rafah, nel sud della Striscia, due ostaggi israeliani che erano stati rapiti da Hamas il 7 ottobre scorso: lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram. I due ostaggi "erano trattenuti al secondo piano da terroristi armati che erano presenti nell'edificio e anche in palazzi adiacenti". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari rivelando particolari che hanno portato alla liberazione dei due ostaggi israeliani nel centro di Rafah. La liberazione - ha aggiunto Hagari - è stata accompagnata da raid aerei per "consentire il disimpegno dei soldati e per colpire i terroristi di Hamas nell'area". Il ministero della Sanità di Hamas ha reso noto che l'operazione israeliana di questa notte a Rafah ha provocato "circa 100 morti".
"Apprezzo il sostegno del presidente Biden dall'inizio della guerra. Non so esattamente" cosa volesse dire quando ha parlato di operazione esagerata. "Ma mettetevi nei panni di Israele, siamo stati attaccati. Abbiamo risposto in modo da attaccare i terroristi, penso che stiamo facendo la cosa giusta. Vinceremo, la vittoria è a portata di mano". Lo afferma il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un'intervista a Abc.
Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha espresso timore per i piani di Israele di un'offensiva a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. I servizi di Ignazio Cassis hanno chiesto il rispetto del diritto umanitario internazionale in ogni circostanza.
1,3 milioni di rifugiati a Rafah in fuga dal conflitto
La Svizzera è preoccupata dei pericoli per i civili in caso di estensione dei combattimenti, si legge in un post su X del DFAE, che ricorda come a Rafah vi siano 1,3 milioni di rifugiati in fuga dal conflitto. La città al confine con l'Egitto è anche cruciale per le forniture di aiuti che devono raggiungere il territorio palestinese.
Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dato istruzione alle sue forze armate di preparare un "piano di evacuazione della popolazione" a Rafah. Nel frattempo, bombardamenti aerei hanno già fatto almeno 28 morti.
Anche gli USA contro l'azione militare
Berna non è la sola a essere inquieta dopo l'annuncio di Netanyahu. Anche il governo statunitense si è ad esempio già espresso chiaramente contro l'azione militare a Rafah negli scorsi giorni, mentre il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha avvertito che metà della popolazione della Striscia è stipata in questa città e non ha un altro posto dove andare.
Israele ha un solo mese di tempo - vista la pressione internazionale - per completare le sue operazioni a Rafah volte a smantellare i 4 battaglioni di Hamas nell'area. Lo avrebbe detto - secondo la tv Canale 12 - il premier Benyamin Netanyahu nel Gabinetto di guerra annunciando i preparativi per l'offensiva contro la fazione islamica schierata a Rafah e le misure per evacuare la popolazione civile sul posto. Le operazioni si dovrebbero dunque completare - secondo la stessa fonte - prima dell'entrata del Ramadan attorno al 10 marzo.
Il ministero degli Esteri saudita ha messo in guardia in una dichiarazione postata su X dalle "ripercussioni estremamente pericolose" di un attacco alla città di Rafah, ultimo rifugio a Gaza per centinaia di migliaia di palestinesi sfollati. Lo riporta Al Jazeera. Il ministero ha affermato il suo categorico rifiuto e la forte condanna della deportazione forzata della popolazione palestinese e ha rinnovato la richiesta di un immediato cessate il fuoco. "Questa continua violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale conferma la necessità di convocare urgentemente il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per impedire a Israele di causare un'imminente catastrofe umanitaria di cui sono responsabili tutti coloro che sostengono l'aggressione", ha dichiarato il ministero.
Sale a 28 il numero dei palestinesi uccisi negli attacchi israeliani a Rafah. Lo afferma un funzionario dell'ospedale ai giornalisti dell'Associated Press (AP). Hanno perso la vita membri di tre famiglie inclusi 10 bambini, il più giovane aveva solo tre mesi, dice AP. In precedenza Al Jazeera aveva riferito che ieri sera almeno 15 persone sono morte in un bombardamento israeliano che ha colpito una casa nel quartiere al-Nasr della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Il bilancio finora
Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di oltre 27'840 morti e 67'300 feriti, secondo il Ministero della Salute palestinese gestito da Hamas.
Hamas chiede il Consiglio di sicurezza Onu
L'ufficio stampa governativo gestito da Hamas ha invitato il Consiglio di sicurezza dell'Onu a "convocare una riunione immediata" dopo l'ordine ai soldati israeliani di attaccare Rafah. Lo riporta la Cnn. "Chiediamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di convocare una riunione immediata e urgente per confermare la sua determinazione a obbligare l'occupazione israeliana a fermare la guerra genocida che sta commettendo contro i palestinesi a Gaza", si legge nella dichiarazione, in cui si avverte che l'attacco su Rafah potrebbe "lasciare decine di migliaia di martiri e feriti".
408 persone da Gaza in Egitto
Il valico di frontiera di Rafah, tra Egitto e Striscia di Gaza, è stato aperto anche ieri tutto il giorno, come di consueto, dalle Autorità egiziane. Fonti della Mezzaluna Rossa e della sicurezza hanno rivelato che ieri 408 persone sono entrate da Gaza in Egitto: 252 palestinesi, tra cui 68 malati e loro accompagnatori, titolari di permesso di soggiorno, lavoratori, studenti all'estero e con doppia cittadinanza, vari stranieri oltre a 88 egiziani e 25 componenti di delegazioni mediche internazionali.
Aiuti umanitari verso la Striscia
Verso Gaza sono entrate invece 10 ambulanze provenienti dagli Emirati arabi uniti e un quantitativo di carburante destinato al loro ospedale da campo, oltre a 70 camion di aiuti umanitari, medici e alimentari e 5 cisterne di carburante, di cui 4 di gas domestico. Tutti gli aiuti hanno passato il confine e sono stati consegnati all'Unrwa e alla Mezzaluna Rossa palestinese. Altri 130 camion di aiuti umanitari sono in attesa di ispezione ai valichi di frontiera di Al-Awja e Kerem Shalom. Li raggiungeranno nella giornata odierna altri camion e dovrebbero entrare oggi nella Striscia. Intanto il governatorato del Nord Sinai ha fatto sapere che l'aeroporto di Al-Arish ha ricevuto oggi 4 aerei carichi di aiuti, rispettivamente provenienti da Qatar, Emirati, Turchia e Belgio.
Attacchi israeliani hanno colpito nelle prime ore di oggi l'area intorno alla capitale siriana Damasco, riferiscono Ong e media locali. "Verso l'1:05 il nemico israeliano ha lanciato un attacco aereo prendendo di mira diversi punti nelle vicinanze di Damasco. I nostri sistemi di difesa aerea hanno intercettato alcuni missili, mentre altri hanno provocato alcune perdite materiali", ha detto una fonte militare all'agenzia ufficiale Sana.
L'Osservatorio siriano per i diritti umani - Ong con sede nel Regno Unito e con una vasta rete di fonti in Siria - ha segnalato attacchi israeliani contro un "complesso residenziale" a ovest della capitale Damasco. Secondo le stesse fonti, ieri era stata bombardata l'area intorno all'aeroporto militare vicino Damasco.
Due droni militari hanno attaccato oggi l'area dell'aeroporto di Damasco, in Siria. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui i velivoli armati sono provenuti da Israele, sorvolando le Alture contese del Golan. Non si hanno al momento ulteriori dettagli.
Attacchi periodici
La tv governativa siriana afferma dal canto suo che l'artiglieria anti-aerea siriana si è attivata per abbattere i droni. Da più di 10 anni l'aviazione israeliana attacca periodicamente obiettivi iraniani e filo-iraniani in Siria. Un'attività che si è intensificata da ottobre scorso dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente.
Nel suo videomessaggio alla quinta Assemblea generale del Forum dei giovani dell'Organizzazione della cooperazione islamica, il capo di Stato turco ha richiamato l'attenzione in particolare sulla tragedia in corso nella Striscia di Gaza.
Le dichiarazioni
Il Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato che "stiamo compiendo intensi sforzi per garantire che i crimini contro l'umanità commessi da Israele e la guerra non vengano ignorati sull'arena internazionale", lo riporta l'agenzia Anadolu. "Stiamo portando avanti la nostra diplomazia affinché i Paesi islamici possano reagire e agire insieme contro l'oppressione di Israele a Gaza", ha aggiunto il leader turco.
La creazione di uno Stato palestinese indipendente
"La nostra lotta andrà avanti fino a che non sarà creato uno Stato palestinese indipendente, con una sovranità e integrità territoriale e Gerusalemme come sua capitale, in base ai confini del 1967", ha affermato Erdogan.
Il sostegno alle sorelle e ai fratelli palestinesi
Erdogan ha poi proseguito esprimendo solidarietà ai fratelli e alle sorelle palestinesi di fronte agli "attacchi israeliani di stampo nazista", come riporta Anadolu: "Abbiamo visto ancora una volta quanto sia vitale per voi, giovani musulmani, agire insieme durante i massacri perpetrati a Gaza e nei territori palestinesi occupati dal 7 ottobre. Sotto gli occhi del mondo, le forze di occupazione israeliane hanno brutalmente ucciso 28.000 fratelli e sorelle palestinesi, la maggior parte dei quali bambini e donne. Più di 67.000 palestinesi innocenti sono stati feriti dai bombardamenti israeliani diretti contro i civili", ha ricordato.
Per l'intesa con Israele sugli ostaggi, Hamas propone un piano di cessate il fuoco di 135 giorni in tre fasi (45 giorni ciascuna). Lo riferisce la Reuters che ha visionato la bozza della risposta di Hamas alla proposta inviata la settimana scorsa da Qatar ed Egitto. La prima fase prevede la liberazione di donne, anziani, malati e maschi sotto i 19 anni in cambio di donne e minori palestinesi detenuti; la seconda fase lo scambio degli altri uomini con altri detenuti e il ritiro dei soldati israeliani da Gaza; la terza la restituzione dei corpi. Hamas chiede anche aiuti e l'avvio della ricostruzione della Striscia di Gaza.
Il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha annunciato di aver ricevuto "una risposta positiva" da parte di Hamas sull'intesa per gli ostaggi israeliani a Gaza.
Il primo ministro del Qatar ha detto che Hamas ha dato una risposta "positiva" alla proposta sostenuta dagli Stati Uniti di liberare gli ostaggi in cambio della sospensione della guerra di Gaza con Israele. "Abbiamo ricevuto una risposta da Hamas riguardo al quadro generale dell'accordo riguardo agli ostaggi. La risposta include alcuni commenti, ma in generale è positiva", ha detto Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani nel corso della conferenza stampa a Doha con il segretario di Stato americano Antony Blinken.
Hamas sarebbe pronto a rifiutare l'accordo mediato a Parigi per gli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza. Lo riferisce il media saudita Al-Arabiya, ripreso anche dagli israeliani Ynet e Jerusalem Post.
Hamas vorrebbe più detenuti palestinesi rilasciati
Hamas chiederebbe, secondo le fonti citate dal media saudita, un maggior numero di detenuti palestinesi da liberare da parte di Israele. La risposta scritta a Egitto e Qatar dovrebbe essere inviata "contemporaneamente" nelle prossime ore e - secondo fonti citate da un altro quotidiano saudita, Al-Sharq - conterrebbe anche la richiesta di un totale cessate il fuoco, da sempre rifiutato da Israele.
Hamas e le altre fazioni palestinesi di Gaza rilasceranno stasera alle 19 (le 18 in Svizzera) una dichiarazione congiunta di risposta alla proposta di accordo sugli ostaggi. Lo ha riferito il quotidiano israeliano Maariv che cita il canale tv saudita Al-Hadath. Secondo Maariv, questa sera dovrebbe riunirsi anche il Gabinetto di guerra israeliano.
Hamas ha condannato gli attacchi americani in Iraq e Siria, affermando che Washington ha versato "benzina sul fuoco" in Medio Oriente. "Gli Stati Uniti hanno la piena responsabilità delle ripercussioni di questo attacco aggressivo contro Iraq e Siria. Coloro che gettano benzina sul fuoco, vi assicuriamo che la regione non troverà stabilità, né pace finché l'aggressione sionista, i crimini genocidi e la pulizia etnica del popolo palestinese nella Striscia di Gaza non cesseranno', si legge in un comunicato di Hamas.
Usa: "Distrutti otto droni"
Gli Usa hanno annunciato di aver distrutto ieri otto droni al largo dello Yemen e quattro a terra. Lo riferisce il Comando Centrale, Centcom, in un post su X. Gli Stati Uniti hanno utilizzato anche bombardieri a lungo raggio partiti dagli Usa per colpire obiettivi delle milizie filo-iraniane in Siria ed in Iraq, come risposta agli attacchi in cui sono stati uccisi nei giorni scorsi tre militari statunitensi al confine tra Giordania e Siria.
Biden: "Se l'America viene colpita, reagirà"
I raid americani attesi da giorni in risposta all'uccisione di tre soldati Usa in Giordania sono arrivati e continueranno per giorni nell'ambito di una risposta su larga scala e ai più livelli. Joe Biden ha dato l'ordine di attaccare gruppi affiliati e sostenuti dall'Iran in Iraq e in Siria avvertendo che "se l'America viene colpita, reagirà". Per il presidente Usa, "la nostra risposta continuerà nei tempi e nei modi che decideremo".
Uccisi 18 miliziani pro-Iran
Per l'Osservatorio siriano dei diritti umani solo in Siria sono stati uccisi 18 miliziani pro-Iran. "Le forze militari statunitensi hanno colpito più di 85 obiettivi, con numerosi aerei tra cui bombardieri a lungo raggio volati dagli Stati Uniti", ha aggiunto Centcom sottolineando che nei raid sono state utilizzate oltre 125 bombe e missili di precisione.
Mosca condanna i raid Usa: "Vogliono alimentare il conflitto"
La Russia ha accusato gli Stati Uniti di "seminare caos e distruzione" in Medio Oriente dopo che Washington ha lanciato attacchi aerei di ritorsione contro i gruppi sostenuti dall'Iran in Iraq e Siria. "Washington, fiduciosa nella sua impunità, continua a seminare caos e distruzione in Medio Oriente", ha detto il ministero degli Esteri di Mosca, come riporta la Tass. Gli attacchi americani sono "deliberatamente mirati ad alimentare ulteriormente il conflitto", si aggiunge, chiedendo al Consiglio di sicurezza dell'Onu di "occuparsi urgentemente della situazione in Medio Oriente" dopo questi nuovi raid
Gli Usa hanno iniziato gli attacchi in Siria in risposta al raid di gruppi pro-Iran che ha ucciso tre soldati americani in Giordania. Poco prima che i media americani annunciassero l'inizio della rappresaglia americana, da Beirut l'Osservatorio siriano dei diritti umani aveva annunciato l'uccisione di "sei combattenti filo-iraniani, tra cui almeno tre non siriani, vicino ad Al-Mayadeen, nell'est della Siria, in attacchi probabilmente compiuti dagli Stati Uniti".
Oltre 800 tra diplomatici e funzionari americani ed europei hanno sottoscritto un documento "transatlantico" in cui accusano Israele di "gravi violazioni del diritto internazionale" nell'ambito della risposta militare contro la Striscia di Gaza all'attacco di Hamas del 7 ottobre e chiedono ai rispettivi governi una reazione più decisa. Altrimenti, scrivono in un testo visionato fra gli altri dalla Bbc, c'è "il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo": fino, potenzialmente, a scenari di "pulizia etnica e genocidio". Il documento è firmato da funzionari in servizio per conto del governo Usa e di quelli di 11 Paesi europei, fra cui la Bbc cita il Regno Unito, la Germania e la Francia.
"Stiamo diventando complici"
Esso è stato illustrato in copia all'emittente britannica da un funzionario americano con "oltre 25 anni di esperienza" nei ranghi dei servizi di sicurezza nazionale, il quale - protetto dall'anonimato - ha denunciato "il continuo rifiuto" dei vertici degli Stati interessati di raccogliere questi allarmi lanciati da "voci che conoscono la regione (mediorientale) e le sue dinamiche". "Qui la realtà - ha detto la gola profonda sentita dalla Bbc - è che noi non stiamo solo mancando di prevenire qualcosa, stiamo diventando attivamente complici". Nel testo si accusa Israele di "non avere limiti" nelle sue operazioni militari a Gaza: operazioni che hanno già provocato "migliaia di morti civili evitabili" e che, tramite "il blocco deliberato degli aiuti", stanno "mettendo migliaia di civili di fronte al rischio di una lenta morte per fame". Non solo: i firmatari evocano pure, a carico delle politiche dei rispettivi governi, "il rischio plausibile di contribuire" (attraverso una sorta di favoreggiamento) a "gravi violazioni del diritto internazionale, del diritto di guerra e perfino a pulizia etnica o genocidio".
Il capo dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), lo svizzero Philippe Lazzarini, sarà invitato a una riunione della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N). L'UNRWA si trova al centro di uno scandalo e diversi Paesi hanno annunciato la sospensione delle sovvenzioni a suo favore. Nel territorio assediato e devastato della Striscia di Gaza, l'UNRWA, che fornisce aiuti vitali ai civili, è in difficoltà a seguito delle accuse di Israele sul presunto coinvolgimento di 12 suoi dipendenti (su un totale di 30'000) negli attacchi di Hamas del 7 ottobre.
Finanziamenti sospesi
Dodici Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Giappone, hanno sospeso i finanziamenti all'agenzia, nonostante l'appello lanciato nel fine settimana dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres affinché gli aiuti continuino. In questo contesto, la commissione del Consiglio nazionale ha deciso di invitare Philippe Lazzarini a una riunione il 25 marzo. "Con lui potremo continuare ad analizzare la situazione", ha spiegato oggi durante una conferenza stampa Laurent Wehrli (PLR/VD), presidente della CPE-N. Ha poi precisato che la Svizzera al momento non versa denaro all'UNRWA, in seguito alla decisione del Parlamento presa durante il dibattito sul preventivo della Confederazione a dicembre.
Hamas ha ricevuto la proposta dei mediatori a Parigi e ha confermato che la studierà fornendo la sua riposta "basandosi sul fatto che la priorità è fermare l'aggressione, il brutale attacco a Gaza e arrivare al completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia". Questo il commento rilasciato tramite Telegram del capo di Hamas Ismail Haniyeh, che tuttavia si è detto disponibile a "discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica, a condizione che porti ad una cessazione completa dell'aggressione".
"Il movimento è aperto a discutere qualsiasi iniziativa"
"Pertanto - ha continuato Hanyeh - il movimento è aperto a discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica, a condizione che conduca ad una cessazione completa dell'aggressione e garantisca il processo di accoglienza per il nostro popolo, per le persone che sono state costrette ad essere sfollate dalle misure dell'occupazione, per coloro le cui case sono state distrutte, così come la loro ricostruzione, la revoca dell'assedio e la realizzazione di un serio processo di scambio di prigionieri che garantisca la libertà dei nostri eroici prigionieri e metta fine alle loro sofferenze". Hanyeh ha poi spiegato che "la leadership del movimento ha ricevuto un invito ad andare al Cairo per discutere la bozza dell'accordo uscito dalla riunione di Parigi e i requisiti per la sua applicazione" in base ad "una visione che realizzi gli interessi nazionali dei nostri popoli nel prossimo futuro".
Tre persone sono state uccise dalle forze israeliane in un ospedale in Cisgiordania: lo ha reso noto l'Autorità nazionale palestinese. Membri delle forze israeliane hanno ucciso tre persone martedì mattina all'interno dell'ospedale Avicenna di Jenin, nel nord della Cisgiordania, ha annunciato il ministero della Sanità palestinese. Da parte sua, l'esercito israeliano ha indicato di aver "neutralizzato" tre "terroristi" in questo ospedale. "Tre martiri (sono stati) uccisi dalle forze di occupazione all'interno dell'ospedale di Avicenna", ha scritto il ministero.
"Sono stati uccisi 3 terroristi"
In una dichiarazione congiunta, l'esercito, la sicurezza interna e la polizia israeliana hanno affermato di aver "neutralizzato" durante un'operazione congiunta un "terrorista di Hamas" che "si nascondeva" in questo ospedale e "altri due terroristi". Nell'operazione a Jenin "sono stati uccisi 3 terroristi" che si nascondevano nell'ospedale locale, ha detto l'esercito secondo cui il primo era "Mohammed Jalamneh, un terrorista di Hamas" che "progettava un attacco ispirato al 7 ottobre". Gli altri due sono - secondo la stessa fonte - Mohammed Ghazawi "un operativo dei Battaglioni Jenin" e suo fratello "Basel Ghazawi, della Jihad islamica". Un video diffuso sul web e ripreso dai media israeliani, mostra alcuni del commando dell'Idf apparentemente travestiti anche da dottori o da donne palestinesi.
Almeno 15 Paesi donatori hanno sospeso i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) in seguito alle accuse di Israele secondo cui alcuni membri dello staff avrebbero partecipato agli attacchi di Hamas del 7 ottobre. La Commissione europea ha annunciato ieri che una "revisione" del dossier sarà fatta "alla luce delle indagini Onu". L'Unrwa ha già licenziato diverse persone e ha promesso un'indagine approfondita sulle accuse, mentre Israele ha promesso di interrompere il lavoro dell'agenzia a Gaza dopo la guerra.
Responsabile qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo
Nel frattempo, il capo dell'agenzia - Philippe Lazzarini - ha affermato che riterrà "responsabile, anche attraverso procedimenti penali", qualsiasi dipendente coinvolto in "atti di terrorismo". Da parte sua, il Segretario generale delle Nazioni Unite - Antonio Guterres - ha chiesto agli Stati di "garantire la continuità" dell'agenzia e ha confermato che 12 dipendenti dell'Unrwa a Gaza sono interessati da queste "accuse estremamente gravi", che sono oggetto delle indagini interne dell'Onu. Finora i Paesi che hanno sospeso i loro finanziamenti all'Agenzia sono gli Stati Uniti, l'Italia, l'Australia, il Regno Unito, il Canada, la Finlandia, la Francia, la Germania, l'Austria, la Romania, il Giappone, i Paesi Bassi, la Nuova Zelanda, la Norvegia e la Svizzera.
Le forze armate israeliane hanno ordinato oggi agli abitanti di diversi quartieri di Gaza City (nel settore nord della Striscia) di raggiungere le 'zone umanitarie' approntate a Deir el-Ballah, nel sud della Striscia. Lo ha reso noto il portavoce militare Avichay Adraee precisando che i rioni che vanno sgomberati sono Nasser, Sheikh Radwan, Shati, Sabra, Sheikh Ajlin e Tel al-Hawa. Agli abitanti viene indicato di utilizzare il lungomare di Gaza per raggiungere il sud della Striscia. Intanto intensi combattimenti sono segnalati anche oggi a Khan Yunis, nel sud della Striscia, in particolare nel settore ovest.
"L'Ue è uno dei maggiori donatori di aiuti umanitari e allo sviluppo ai palestinesi di Gaza. Gli aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza e della Cisgiordania continueranno senza sosta attraverso le organizzazioni partner. Attualmente non sono previsti ulteriori finanziamenti all'Unrwa fino alla fine di febbraio. La Commissione determinerà le prossime decisioni sui finanziamenti alla luce delle gravissime accuse fatte in merito al coinvolgimento del personale dell'Unrwa negli efferati attacchi del 7 ottobre". È quanto annuncia la Commissione Ue spiegando che una "revisione" del dossier sarà fatta "alla luce delle indagini Onu".
Sistemi di controllo
La Commissione riesaminerà la questione alla luce dell'esito dell'indagine annunciata dall'Onu e delle azioni che intraprenderà. "La Commissione accoglie con favore le informazioni fornite dall'Unrwa e l'avvio dell'indagine", si legge nella comunicazione dell'esecutivo Ue, rilanciata su X (ex Twitter) dal commissario all'Allargamento, l'ungherese Olivier Varhelyi. Bruxelles "si aspetta che l'Unrwa accetti di effettuare un audit dell'Agenzia che sarà condotto da esperti esterni indipendenti nominati dall'Ue, riesaminando così la valutazione dei pilastri e concentrandosi specificamente sui sistemi di controllo necessari per prevenire il possibile coinvolgimento del suo personale in attività terroristiche. Si prevede inoltre un rafforzamento del Dipartimento per le indagini interne dell'Unrwa che è fondamentale a questo proposito", spiega ancora la Commissione.
Il ministero degli Esteri austriaco ha dichiarato questa mattina che "tutti gli ulteriori pagamenti all'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi) saranno temporaneamente sospesi in coordinamento con i partner internazionali", in seguito alle accuse di un coinvolgimento di suoi impiegati nel massacro del 7 ottobre. Lo riporta il Kronen Zeitung. "Le Nazioni Unite devono mantenersi al di sopra delle critiche nell'interesse della propria credibilità", ha sottolineato il Ministero in un comunicato. È necessaria è una "indagine ampia, rapida e completa. Le accuse sono scioccanti".
Il capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Ghebreyesus, si è unito agli appelli dell'Unrwa ai donatori affinché continuino a finanziare l'agenzia per i rifugiati palestinesi. "Facciamo appello ai donatori affinché non sospendano i loro finanziamenti all'Unrwa in questo momento critico. Tagliare i finanziamenti non farà altro che danneggiare la popolazione di Gaza che ha un disperato bisogno di sostegno", ha scritto su X (ex Twitter).
Anche il Giappone ha deciso di sospendere momentaneamente i finanziamenti verso l'Agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa, in seguito alle accuse di Israele di una partecipazione di alcuni membri dello staff agli attacchi del 7 ottobre. Tokyo è il nono Paese a sospendere i fondi, così come fatto - tra gli altri - anche da Germania, Stati Uniti e Italia. Il governo giapponese si è detto "estremamente preoccupato dal presunto coinvolgimento di membri del personale dell'Unrwa nell'attacco terroristico contro Israele del 7 ottobre dello scorso anno". "Per questo - continua una nota -, il Giappone ha deciso di sospendere momentaneamente i finanziamenti supplementari all'Unrwa, mentre l'agenzia conduce un'inchiesta e valuta le misure da adottare". Tokyo, infine, afferma che continuerà "allo stesso tempo a compiere sforzi diplomatici per migliorare la situazione nella Striscia di Gaza e per calmarla il prima possibile fornendo sostegno ad altre organizzazioni internazionali".
Migliaia di nazionalisti religiosi sono radunati a Gerusalemme per partecipare a un conferenza per la colonizzazione ebraica di Gaza: una manifestazione a cui, secondo la radio dei coloni Canale 7, presenziano dodici ministri - fra cui quelli del Likud (il partito di destra del premier Benjamin Netanyahu) Miki Zohar, Haim Katz e May Golan - e 15 dei 120 deputati.
Gli interventi
''Gaza - ha detto uno degli oratori - far parte della Terra d'Israele. Laddove l'aratro ebraico scava il suo solco, là passa il nostro confine''. Sul podio è esposta una grande carta geografica che mostra gli insediamenti ebraici rimossi da Gaza nel 2005 da Ariel Sharon e quelli che i nazionalisti vorrebbero edificare ora.
Nel suo intervento il ministro per la sicurezza nazionale (e leader del partito di estrema destra Potere ebraico) Itamar Ben Gvir si è espresso in favore dell'''emigrazione volontaria'' dei palestinesi da Gaza. ''Dobbiamo incoraggiarla - ha detto, fra gli applausi della platea. Che se ne vadano da qua''. ''Noi dobbiamo tornare al Gush Katif (l'area di insediamento ebraico nel sud della striscia di Gaza sgomberata da Sharon) e nel nord della Cisgiordania. Dobbiamo farlo perché questa è la Torah (il riferimento centrale dell'ebraismo), questa è la morale, questa è la giustizia storica e questo è quanto opportuno fare''.
Alla conferenza partecipano fra gli altri i rabbini Dov Lior ed Elyakim Levanon, due dirigenti storici del movimento dei coloni.
L'attacco che ha ucciso tre militari statunitensi non è avvenuto sul suolo giordano ma in Siria, prendendo di mira la base americana di Al-Tanf: lo ha precisato un portavoce del governo giordano, Muhannad al Mubaidin, alla televisione pubblica del proprio paese, come riportano alcuni media statunitensi.
I dirigenti Usa non cambiano opinione
Il presidente degli Usa Joe Biden ha detto invece che l'attacco con drone in cui sono morti tre soldati e ne sono rimasti feriti 25 è avvenuto "contro le forze statunitensi di stanza nel nordest della Giordania, vicino al confine siriano". I dirigenti americani non hanno comunque cambiato posizione e insistono che l'attacco è avvenuto su suolo giordano.
Tre soldati statunitensi sono stati uccisi in un attacco con droni in Giordania, riferisce Cnn, citando dirigenti statunitensi. Molti sono rimasti feriti. Il presidente degli Usa Joe Biden accusa milizie filoiraniane. Nell'attacco, avvenuto stanotte contro una postazione americana, sono rimasti feriti almeno due dozzine di soldati, indica l'emittente televisiva di Atlanta. È la prima volta che ci sono vittime tra le forze statunitensi in Medio Oriente dall'inizio della guerra a Gaza.
Biden: "chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo che sceglieremo"
"Stiamo ancora raccogliendo informazioni su questo attacco, ma sappiamo che è stato effettuato da gruppi militanti radicali sostenuti dall'Iran che operano in Siria e Iraq", afferma il presidente statunitense Joe Biden in una nota, esprimendo il dolore e il cordoglio per la morte dei tre militari. "E non abbiate dubbi: chiederemo conto a tutti i responsabili nel momento e nel modo che sceglieremo", aggiunge. Biden promette inoltre che "porteremo avanti il loro (dei tre militari) impegno nella lotta al terrorismo".
La Casa Bianca ha smentito la notizia di Nbc News, la divisione notizie della rete televisiva statunitense Nbc, secondo cui l'amministrazione del presidente Joe Biden sta valutando di sospendere o rallentare la fornitura di alcune armi offensive a Israele per convincerla a ridurre l'offensiva Gaza.
"Israele ha il diritto e l'obbligo di difendersi"
"Israele ha il diritto e l'obbligo di difendersi dalla minaccia di Hamas, rispettando il diritto umanitario internazionale e proteggendo le vite dei civili, e restiamo impegnati a sostenere Israele nella sua lotta contro Hamas. Lo facciamo dal 7 ottobre e continueremo a farlo. Non c'è stato alcun cambiamento nella nostra politica", ha detto un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca.
L'amministrazione del presidente statunitense Joe Biden sta valutando di rallentare o sospendere la fornitura di alcune armi offensive a Israele come leva per convincere il governo del premier Benyamin Netanyahu a ridurre l'offensiva militare a Gaza. Lo riporta Nbc News, citando tre dirigenti americani ed un ex, e precisando che non è stata presa alcuna decisione. Il Pentagono, su ordine della Casa Bianca, ha però già esaminato quali armi richieste da Israele potrebbero essere utilizzate come leva.
Le armi che potrebbero rientrare nella misura
Tra queste ci sono i proiettili di artiglieria da 155 mm e le joint direct attack munitions (Jdam, kit di guida che convertono bombe "stupide" in munizioni a guida di precisione). Le fonti hanno riferito che è probabile che l'amministrazione statunitense continui invece a fornire altri kit di conversione che rendono le munizioni israeliane più precise. Le stesse fonti hanno aggiunto che probabilmente gli Usa non rallenteranno la consegna di sistemi di difesa aerea, benché l'idea sia stata presa in considerazione, così come altri sistemi in grado di difendere i civili e le infrastrutture israeliane dagli attacchi.
La campagna d'influenza dei leader religiosi afroamericani
Intanto, una coalizione di leader religiosi afroamericani sta facendo pressioni sull'amministrazione di Biden affinché spinga per un cessate il fuoco a Gaza: una campagna stimolata in parte dai loro parrocchiani, che sono sempre più angosciati dalla sofferenza dei palestinesi e critici verso la risposta del presidente. Lo rivela il quotidiano The New York Times (Nyt) all'indomani della tappa del leader democratico nella Carolina del Sud, proprio a caccia del voto della comunità di colore, cruciale per la sua rielezione. L'iniziativa è stata promossa da oltre 1000 pastori afroamericani che rappresentano centinaia di migliaia di fedeli a livello nazionale. Negli incontri con i funzionari della Casa Bianca e attraverso lettere aperte e spot pubblicitari, hanno sostenuto come sia un caso morale per il presidente e la sua amministrazione convincere Israele a interrompere le sue operazioni offensive a Gaza, che hanno ucciso migliaia di civili. I pastori chiedono anche il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas e la fine dell'occupazione israeliana della Cisgiordania. La campagna porta con sé anche un avvertimento politico, come emerge anche dalle interviste del Nyt con una dozzina di leader religiosi afroamericani e dei loro alleati. Molti dei loro parrocchiani, riferiscono i pastori, sono così costernati dall'atteggiamento di Biden nei confronti della guerra che il loro sostegno alla sua candidatura per la rielezione potrebbe essere messo a rischio. "I leader religiosi afroamericani sono estremamente delusi dall'amministrazione di Biden su questo tema", ha affermato il reverendo Timothy McDonald, pastore della First Iconium Baptist Church di Atlanta, che vanta più di 1500 membri. È stato uno dei primi pastori afroamericani in Georgia, uno stato chiave nelle elezioni, a firmare una lettera aperta che chiedeva un cessate il fuoco.
La Francia ha annunciato oggi che sospenderà i finanziamenti all'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, dopo le accuse di presunto coinvolgimento del personale nell'attacco del 7 ottobre da parte del gruppo militante Hamas contro Israele.
"Accuse eccezionalmente gravi"
"La Francia non ha previsto un nuovo pagamento per la prima metà del 2024. Poi deciderà, quando sarà il momento, sulle azioni da intraprendere, insieme alle Nazioni Unite e ai principali donatori", ha affermato il ministero degli esteri, definendo le accuse "eccezionalmente gravi".
La Svizzera verserà il suo contributo all'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) soltanto dopo che avrà ricevuto maggiori informazioni sulle accuse mosse a questa organizzazione. In ballo ci sono 20 milioni di franchi. Il Parlamento potrebbe dire la sua.
Parlamento in disaccordo sui fondi
Durante la recente sessione invernale, le Camere federali si erano trovate in disaccordo sui fondi da versare all'Unrwa: gli Stati volevano inizialmente versare 20 milioni, poi scesi a 10; il Nazionale voleva invece tagliare del tutto il contributo. Alla fine il budget per l'aiuto umanitario è stato ridotto di 10 milioni, ma il preventivo 2024 non dice esplicitamente che il taglio va ai danni dell'Unrwa.
Preoccupa il possibile coinvolgimento di alcuni dipendenti Unrwa nei massacri
Non appena è stato reso noto il possibile coinvolgimento di alcuni dipendenti dell'Unrwa nei massacri commessi da Hamas il 7 ottobre 2023, la Svizzera si è dichiarata "estremamente preoccupata" per queste accuse "molto gravi". A una domanda dall'agenzia francese AFP su una possibile sospensione dei suoi contributi, Berna ha risposto che avrebbe atteso i risultati dell'indagine avviata dall'organizzazione delle Nazioni Unite prima di prendere una decisione. "I contributi all'Unrwa previsti per il 2024 non sono ancora stati versati. Una decisione sul loro pagamento verrà presa solo quando saranno disponibili maggiori informazioni sulle gravi accuse mosse ai dipendenti dell'Unrwa", si legge in un-e-mail ottenuta da Keystone-ATS. Nel 2022, il Parlamento aveva deciso un contributo di 40 milioni per i due anni successivi.
La Commissione ne discuterà domani e dopo
Durante un dibattito nell'ambito della trasmissione "Forum" della radio romanda RTS, il consigliere nazionale Pierre-André Page (UDC/FR) si è detto favorevole alla sospensione dei contributi all'Unrwa, accusata di finanziare Hamas. In qualità di membro della Commissione della politica estera, ha annunciato che questo finanziamento verrà discusso nella prossima seduta prevista per domani e dopodomani. Non è escluso che alla fine il Parlamento decida di ridurre o cancellare il contributo di 20 milioni di franchi previsto inizialmente.
I fondi possono erogati solo dopo le consultazioni
Tuttavia, durante la recente sessione, sono state precisate le condizioni per la concessione dei fondi umanitari destinati al Medio Oriente. I fondi devono essere erogati nel 2024 solo dopo aver consultato le commissioni di politica estera e in tranche. Stando al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), queste consultazioni non hanno ancora avuto luogo.
Tempesta su Unrwa si allarga
Intanto, la tempesta che si è abbattuta sull'organizzazione dell'Onu per i rifugiati palestinesi - costretta a licenziare 12 suoi dipendenti nella Striscia per un sospetto coinvolgimento nei massacri del 7 ottobre - si sta allargando sempre di più. Dopo gli Usa, anche altri Paesi - Australia, Canada, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia e Paesi Bassi - hanno deciso di congelare i propri finanziamenti all'Unrwa, le cui risorse per le sue strutture a Gaza sono già da tempo traballanti. Una decisione che non è piaciuta a Hamas.
L'appello dell'ONU
Dal canto suo, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, "pur comprendendo le preoccupazioni" degli Stati che hanno bloccato temporaneamente i loro finanziamenti, ha dichiarato in una nota di fare "un appello con forza ai governi" affinché garantiscano "almeno la continuità delle operazioni dell'Unrwa".
Dopo 114 giorni di combattimenti, ben l'80% del sistema di tunnel di Hamas sotto Gaza sarebbe intatto: lo riferisce il Wall Street Journal citando funzionari israeliani e statunitensi, secondo cui è difficile valutare quanta parte del labirinto sotterraneo sia stata distrutta finora dalle truppe israeliane. Funzionari israeliani hanno affermato che il leader di Hamas Yahya Sinwar e altri comandanti del gruppo terrorista si nascondano sottoterra, in particolare Sinwar si troverebbe in un centro di comando in un tunnel sotto Khan Younis, insieme ad alcuni degli ostaggi.
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha chiesto agli Stati di "garantire la continuità" dell'Agenzia per i rifugiati palestinesi, l'Unrwa, dopo che molti finanziamenti sono stati bloccati per le accuse rivolte ad alcuni membri dell'organizzazione di essere coinvolti nei raid del 7 settembre su Israele. "Pur comprendendo le loro preoccupazioni, e anch'io sono rimasto inorridito da queste accuse" ha detto Guterres in una nota, "faccio appello con forza ai governi che hanno sospeso i loro finanziamenti almeno a garantire la continuità delle operazioni dell'Unrwa".
Il canale televisivo saudita Al-Hadt ha riferito che un missile americano ha distrutto ieri un drone appartenente ai ribelli Houthi vicino allo stretto di Bab al-Mandab al largo delle coste dello Yemen. Un membro dell'ufficio politico dei ribelli Houthi, Muhammad al-Bahiti, ha annunciato che "le operazioni militari contro Israele continueranno finché non cesserà l'aggressione a Gaza". Lo scrive Ynet.
"Lazzarini, per favore dimettiti". Lo scrive su X il ministro degli esteri israeliano Israel Katz rispondendo alla dichiarazione del commissario generale dell'Unrwa, l'italo svizzero Philippe Lazzarini, che ieri ha definito "scioccanti" le decisioni di alcuni Paesi di sospendere i fondi per l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi.
I licenziamenti e la sospensione degli aiuti da parte di alcuni Paesi
L'organizzazione dell'Onu per i rifugiati palestinesi si è vista costretta a licenziare 12 suoi dipendenti nella Striscia per un sospetto coinvolgimento nel massacro del 7 ottobre. Dopo gli Stati Uniti, anche altri Paesi - dall'Italia al Canada, Gran Bretagna, Finlandia, Australia e Olanda - hanno deciso di congelare i propri finanziamenti all'Unrwa, le cui risorse per le sue strutture a Gaza sono già da tempo traballanti.
Le dichiarazioni di Lazzarini
Lazzarini è intervenuto ieri dichiarando che "queste decisioni minacciano il nostro lavoro umanitario in tutta la regione, inclusa e soprattutto nella Striscia di Gaza. È scioccante vedere una sospensione dei fondi in reazione alle accuse contro un piccolo gruppo di dipendenti, soprattutto considerando l'azione immediata intrapresa dall'Unrwa risolvendo i loro contratti e chiedendo un'indagine trasparente e indipendente". Secondo una nota del commissario generale dell'agenzia, dall'Unrwa "dipendono oltre 2 milioni di persone per la loro mera sopravvivenza" a Gaza.
I negoziatori guidati dagli americani si stanno avvicinando a un accordo in base al quale Israele sospenderebbe la guerra a Gaza per circa due mesi in cambio del rilascio di oltre 100 ostaggi ancora detenuti da Hamas. Lo scrive il New York Times, riferendo che l'accordo potrebbe essere siglato nelle prossime due settimane. I negoziatori hanno sviluppato una bozza scritta che fonde le proposte avanzate da Israele e Hamas negli ultimi 10 giorni in una intesa di base che sarà oggetto di colloqui domenica a Parigi. Anche se ci sono ancora importanti disaccordi da risolvere, i negoziatori sono cautamente ottimisti sul fatto che un accordo finale sia a portata di mano, secondo i funzionari americani contattati dal New York Times.
Quasi un migliaio di persone sono scese in strada oggi a Zurigo per una manifestazione pro Palestina non autorizzata dalle autorità cittadine. La questione ha suscitato polemiche poiché la data scelta dai dimostranti coincide con il Giorno della Memoria. La manifestazione, indetta dal Comitato per la Palestina di Zurigo, si è svolta sulla Helvetiaplatz. I partecipanti hanno chiesto la "fine del genocidio e lo "stop all'occupazione".
Lo slogan controverso
Diverse associazioni, tra cui la Fondazione contro il razzismo e l'antisemitismo (GRA), hanno criticato il fatto che il volantino dell'evento riportasse in lingua araba lo slogan "From the river to the sea, Palestine will be free", considerato antisemita, e hanno chiesto che la manifestazione venisse vietata. Lo slogan controverso (in italiano "Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera", ndr.) è stato scandito più volte. Un oratore ha spiegato che si tratta di una terra libera per tutti e che la dichiarazione non era antisemita. La manifestazione è durata 90 minuti. La polizia era bene presente e non è dovuta intervenire.
Un raduno invece che un corteo
La città di Zurigo ha tollerato solo un raduno invece del corteo, anche se inizialmente era stato autorizzato. Il Comitato per la Palestina ha accettato questo cambiamento. Il fatto che la manifestazione si tenesse nel Giorno della Memoria - la ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell'Olocausto - non è stata una decisione presa dal comitato, che ha spiegato che sono state le autorità cittadine a proporre questa data.
In 400 per la Palestina anche a Berna
Anche a Berna si è svolta una manifestazione pro-palestinese. Secondo gli organizzatori, vi hanno partecipato 400 persone. Hanno chiesto "la fine immediata del genocidio in corso" e un cessate il fuoco permanente a Gaza.
Hamas ha condannato la decisione dell'Unrwa di licenziare 12 suoi dipendenti "sulla base di informazioni provenienti dal nemico sionista" e ne ha chiesto la revoca. In una nuova dichiarazione su Telegram ha attaccato l'Agenzia dell'Onu per aver "descritto la resistenza del popolo palestinese come terrorismo".
"Difendere il diritto di protezione e resistenza all'occupazione"
"Non è compito dell'Unrwa annunciare posizioni politiche sul conflitto" ma piuttosto - ha aggiunto - "difendere il diritto dei rifugiati che rappresenta". "Il diritto di protezione e di resistenza all'occupazione - ha concluso - con ogni mezzo possibile".
La Finlandia ha sospeso temporaneamente il sostegno all'organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, poiché alcuni dipendenti sono sospettati di aver partecipato all'attacco terroristico contro Israele da parte di Hamas il 7 ottobre. Il ministro del commercio estero finlandese Ville Tavio ha scritto su X di aver preso personalmente la decisione.
"I sussidi a favore di Hamas non vanno pagati"
"Stiamo aspettando un'indagine indipendente e approfondita. La politica della Finlandia è che i sussidi a favore di Hamas non vengono pagati", ha dichiarato Tavio, "i soldi finlandesi non devono andare a Hamas o ad altri terroristi. Il sospetto che i dipendenti del beneficiario dell'aiuto siano coinvolti in un attacco terroristico porta alla sospensione dell'aiuto", ha affermato Tavio in un comunicato stampa.
Il Regno Unito ha temporaneamente sospeso i futuri finanziamenti all'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, affermando di essere "sconcertato dalle accuse secondo cui il personale dell'Unrwa sarebbe stato coinvolto nell'attacco del 7 ottobre contro Israele". In una dichiarazione al Guardian il ministero degli esteri ha affermato: "Il Regno Unito è sconvolto dalle accuse secondo cui il personale dell'Unrwa sarebbe stato coinvolto nell'attacco del 7 ottobre. Stiamo temporaneamente sospendendo i finanziamenti futuri all'Unrwa, esaminiamo le accuse. Restiamo impegnati a fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza".
La misura segue quelle analoghe di Stati Uniti, Canada ed Australia.
Da settimane Israele sostiene che il personale dell'Unrwa ha avuto un ruolo negli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Ma questa volta le accuse devono essere sostenute da prove circostanziate, poiché hanno portato al licenziamento di 12 membri dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, oltre a scatenare la dura reazione dei vertici del Palazzo di Vetro, ma anche di Washington e Bruxelles.
"Le autorità israeliane hanno fornito informazioni sul presunto coinvolgimento di diversi dipendenti nei terribili attacchi del 7 ottobre. Per proteggere la capacità dell'agenzia di fornire assistenza umanitaria, ho preso la decisione di rescindere immediatamente i contratti di queste persone e di avviare un'indagine per stabilire senza indugio la verità", ha annunciato il commissario generale di Unrwa Philippe Lazzarini, ribadendo la condanna degli attacchi di Hamas e parlando di "accuse scioccanti".
Un coinvolgimento non ben delineato
Lazzarini non ha rivelato il numero dei membri interessati dalle accuse, né la natura di tale presunto coinvolgimento, ma ha assicurato che "qualsiasi dipendente coinvolto in atti di terrorismo sarà ritenuto responsabile, anche attraverso procedimenti penali". Mentre il segretario generale Antonio Guterres si è detto "inorridito dalla notizia". In una nota del portavoce "ha chiesto a Lazzarini di indagare rapidamente sulla questione e garantire che qualsiasi dipendente Unrwa che ha partecipato o favorito gli attacchi venga immediatamente licenziato e deferito per un potenziale procedimento penale".
Rapporti Onu-Israele ai minimi termini
La notizia sull'agenzia delle Nazioni Unite, che ha circa 13'000 dipendenti palestinesi nella Striscia di Gaza, arriva mentre i rapporti tra l'Onu e Israele sono ai minimi termini, con lo Stato ebraico che in più occasioni ha attaccato duramente il Palazzo di Vetro e le sue agenzie. E lo stesso segretario generale Guterres che, pur condannando senza appello i massacri di Hamas, allo stesso tempo ha puntato il dito contro Tel Aviv per la "punizione collettiva" dei palestinesi e il rifiuto del premier Benyamin Netanyahu della soluzione dei due Stati.
Le reazioni dei diversi paesi
Intanto anche gli Usa si sono detti preoccupati dalle accuse all'Unrwa e il dipartimento di Stato americano ha annunciato di aver "temporaneamente sospeso i finanziamenti aggiuntivi all'agenzia mentre esamina queste notizie e le misure che le Nazioni Unite stanno adottando per affrontarle". Il portavoce Matthew Miller ha spiegato che il segretario di Stato Antony Blinken ha parlato con Guterres per sottolineare la necessità di un'indagine approfondita e rapida sulla questione. Quindi ha voluto sottolineare che l'Unrwa "svolge un ruolo fondamentale nel fornire assistenza salvavita ai palestinesi: il loro lavoro ha salvato vite umane ed è importante che l'agenzia affronti queste accuse e adotti tutte le misure correttive appropriate, inclusa la revisione delle politiche e delle procedure esistenti". Anche Bruxelles, tramite la Commissione Ue e l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri Josep Borrell, ha espresso "estrema preoccupazione" per le accuse, ribadendo "la sua più ferma condanna degli attacchi dei terroristi di Hamas contro Israele, che non hanno alcuna giustificazione". "L'Unrwa ha svolto per molti anni un ruolo fondamentale nel sostenere i rifugiati palestinesi vulnerabili nell'accesso a servizi vitali ed è un partner cruciale della comunità internazionale, compresa l'Ue - si legge nella dichiarazione -. Siamo in contatto con l'Unrwa e ci aspettiamo che fornisca piena trasparenza sulle accuse e prenda misure immediate contro il personale coinvolto".
Israele attacca ancora duramente l'Onu
Israele, da parte sua, si è scagliato nuovamente contro l'agenzia Onu. Il portavoce del governo Eylon Levy ha accusato l'Unrwa di aver appositamente annunciato la notizia mentre l'attenzione mondiale era concentrata sulla Corte di giustizia internazionale: "Qualsiasi altro giorno - ha scritto su X - questo sarebbe stato un titolo importante, le prove della complicità dei dipendenti delle Nazioni Unite con Hamas".
La Corte dell'Aia ha respinto la richiesta israeliana di archiviare il caso sulle accuse di genocidio promosse dal Sudafrica. "Alcune delle denunce di violazione dei diritti umani presentate dal Sudafrica sono giustificate", ha spiegato la presidente del Tribunale Joan Donoghue, ordinando a Tel Aviv di prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio e riferirne entro un mese. Allo stesso tempo la Corte non ha ordinato a Israele di interrompere i combattimenti, così come richiesto dal Sudafrica, ossia il Paese che ha avviato la causa di fronte al più importante tribunale dell'ONU. Per capire l'importanza di questa decisione, ne abbiamo parlato con l'avvocato Paolo Bernasconi.
Sebbene la Corte abbia chiesto a Israele di applicare delle misure, la sentenza di oggi non riguarda nello specifico l'accusa di genocidio. Per avere una sentenza definitiva ci potrebbero volere anni. Come mai queste tempistiche?
"Sulle tempistiche non sono sorpreso. Non si tratta di una giuria qualunque, ma di un tribunale. I tribunali di tutti i paesi domandano del tempo per risolvere le vicende più semplici. In questo caso ci troviamo di fronte a un problema complesso, che è la qualifica di genocidio o crimine di guerra o crimine contro l'umanità. Tutte le prove che vediamo in televisione devono essere vagliate e confermate. Ci sono anche prove false e deve essere pure ascoltato lo Stato che viene accusato. La procedura richiede dunque del tempo".
Resta un interrogativo di fondo: quanto sono utili questi tribunali internazionali? Sono davvero incisivi?
"L'istituzione di questo Tribunale è stato un passo storico, tanto è vero che molti processi e condanne nei confronti dei responsabili di crimini di guerra o contro l'umanità hanno un significato. Tutti i paesi che vi aderiscono (120 in totale) sono tenuti a cooperare. In futuro, persone che dovessero essere giudicate dal Tribunale, per esempio accogliendo le domande del Sudafrica, si troverebbero confrontate con un ordine di arresto internazionale. Una decisione così importante di condanna potrebbe anche servire da base per numerosi paesi che dovessero decidere sanzioni economiche. Le sentenze di questo Tribunale sono dunque molto importanti”.
"La Svizzera si aspetta che lo Stato di Israele rispetti l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia (CIG)" Lo ha indicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a Keystone-ATS. La CIG ordina a Israele di prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio e permettere la fornitura di aiuto a Gaza. Il DFAE "ricorda che le misure provvisorie sono vincolanti per le parti, conformemente allo statuto della Corte internazionale di giustizia (CIG)", che la Svizzera "sostiene da lungo tempo".
Gli Stati Uniti sono preoccupati dalle accuse secondo cui 12 dipendenti dell'Unrwa potrebbero essere stati coinvolti nell'attacco di Hamas il 7 ottobre contro Israele e hanno temporaneamente sospeso i finanziamenti: lo ha annunciato il dipartimento di stato Usa. "Il Dipartimento di Stato ha temporaneamente sospeso i finanziamenti aggiuntivi all'Unrwa, mentre esamina queste accuse e le misure che le Nazioni Unite stanno adottando per affrontarle", ha detto il portavoce Matthew Miller.
"La giornata di oggi segna una vittoria decisiva per lo Stato di diritto internazionale e una pietra miliare significativa nella ricerca di giustizia per il popolo palestinese. Con una sentenza storica, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che le azioni di Israele a Gaza sono plausibilmente genocidio e ha indicato misure provvisorie su questa base. Per l'attuazione dello Stato di diritto internazionale, la decisione è epocale. Il Sudafrica ringrazia la Corte per la sua rapida decisione". È il commento del ministero degli esteri del Sudafrica pochi minuti dopo la fine della lettura del pronunciamento della ICj.
Il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, secondo la Radio di Israele, ha definito la Corte dell'Aia "antisemita", affermando che le sue decisioni "dimostrano ciò che era noto da tempo: il tribunale non cerca la giustizia ma solo di perseguitare il popolo ebraico". Su X ha scritto: 'Aia del cavolo'. Il commento del ministro non ha tenuto conto dell'ordine del premier Benyamin Netanyahu di non commentare le decisioni "in attesa di una posizione ufficiale di Israele".
La Corte internazionale di Giustizia dell'Aia ritiene che esista una controversia tra Israele e Sudafrica e attribuisce alla corte la giurisdizione per pronunciarsi sul caso. Lo ha affermato la giudice americana Joan Donoghue, secondo cui "almeno alcuni atti sembrano in grado di rientrare nella convenzione sul genocidio", e "la Corte ritiene di non poter accogliere la richiesta di Israele di archiviare il caso". La giudice ha affermato che la corte è consapevole della portata della tragedia umana che si sta verificando nella regione ed è profondamente preoccupata per la continua perdita di vite a Gaza.
Alcune denunce di violazione dei diritti umani sono giustificate
Il presidente della Corte ha citato il coordinatore dei soccorsi d'emergenza delle Nazioni Unite Martin Griffiths che ha affermato che "Gaza è diventata un luogo di morte e disperazione". A Gaza - ha proseguito - sono state sfollate 1,7 milioni di persone e l'enclave è diventata "inabitabile". Queste cifre, ha specificato, non possono tuttavia essere verificati in modo indipendente. Ad ogni modo, la Corte ha stabilito che almeno alcune delle denunce di violazione dei diritti umani presentate dal Sudafrica sono giustificate.
Prevenire atti di genocidio a Gaza
La Corte internazionale di giustizia dell'Aia ritiene inoltre che vi sia sufficiente urgenza per ordinare misure provvisorie contro Israele, ha detto ancora la giudice Joan Donoghue ordinando a Israele di "prendere tutte le misure per prevenire qualunque atto di genocidio a Gaza". "Israele deve prendere misure per prevenire e punire coloro che incitano al genocidio" dei palestinesi, hanno sancito i giudici della Corte internazionale.
Adottare misure per migliorare la situazione umanitaria
Il tribunale ha chiesto a Israele di preservare le prove del presunto genocidio a Gaza. La presidente Donoghue ha ordinato alla corte di riferirne entro un mese e ha anche affermato che devono essere adottate misure per migliorare la situazione umanitaria nella Striscia. Israele deve inoltre adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura dei servizi di base e dell'assistenza umanitaria urgenti e necessari per affrontare le condizioni di vita dei palestinesi nella Striscia di Gaza.
Chiesto il rilascio incondizionato degli ostaggi
La Corte ha infine chiesto il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi israeliani a Gaza nelle sue dichiarazioni in merito alla richiesta di misure urgenti presentata dal Sudafrica. Il tribunale invece non ha deciso per un cessate il fuoco a Gaza, contrariamente alle richieste del Sudafrica. Lo hanno sottolineato i media israeliani.
Hamas, "Israele applichi decisioni Aja"
La reazione di Hamas non si è fatta attendere. "Quello dell'Aja è un passo importante che contribuisce ad isolare Israele ed "esporre i suoi crimini a Gaza", ha detto un esponente di Hamas, citato dai media internazionali e ripreso da quelli israeliani, facendo appello che "l'occupazione applichi le decisioni" della Corte internazionale di giustizia.
Netanyahu: "Affermazione menzognera e oltraggiosa"
Di tutt'altro parere il premier Benyamin Netanyahu: "la stessa affermazione che Israele compia un genocidio del popolo palestinese è non solo menzognera ma anche oltraggiosa. La disponibilità della Corte di prenderla in esame è un marchio di vergogna che non sarà cancellato per generazioni". Secondo Netanyahu "Israele combatte una guerra giusta contro i mostri di Hamas e la Corte ha respinto giustamente la richiesta di privarci del diritto all'autodifesa".
L'UE si aspetta l'applicazione delle misure
Dal canto suo, la Commissione europea ha dichiarato che "le ordinanze della Corte internazionale di giustizia sono vincolanti per le parti e queste devono rispettarle: l'Unione europea si aspetta la loro piena, immediata ed effettiva attuazione".
"Il Qatar è stato un partner regionale fondamentale, integrale e insostituibile" per gli Stati Uniti da quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Hamas il 7 ottobre scorso, ha affermato il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel. Il commento di Patel è arrivato ieri sera in conferenza stampa in risposta a una domanda sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che avrebbe etichettato come "problematico" il ruolo del Qatar negli sforzi di mediazione nel tentativo di garantire il ritorno degli ostaggi israeliani dalla Striscia di Gaza. "Non ho alcuna valutazione da offrire su questi commenti: quello che posso solo dire è che non vediamo l'ora di continuare ad approfondire la nostra partnership e di lavorare" con il Qatar "su una serie di questioni chiave", ha detto il funzionario Usa.
Sulla questione è intervenuto anche il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale americano John Kirby. "Il Qatar è un partner chiave nella regione: siamo grati per il suo sostegno ai nostri continui sforzi per cercare di portare gli ostaggi fuori da Gaza e riunirli alle loro famiglie", ha detto in un comunicato.
Israele e Hamas hanno raggiunto un'intesa di base sulla maggior parte dei termini dell'accordo che riguarda il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Lo scrive Haaretz citando una fonte che ha familiarità con i negoziati. Secondo quanto previsto - scrive il portale - l'accordo durerà 35 giorni, durante i quali verranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani. In cambio, Israele rilascerà i prigionieri palestinesi e fornirà aiuti umanitari alla Striscia di Gaza. Secondo la fonte, l'unica questione irrisolta è se nell'accordo verrà dichiarato un cessate il fuoco completo, una richiesta di Hamas che Israele rifiuta. La fonte di Haaretz ha aggiunto che i criteri per la liberazione dei prigionieri palestinesi sono già stati determinati. Ha poi aggiunto che "potrebbero esserci altri piccoli cambiamenti nello schema, ma il problema principale da risolvere riguarda il cessate il fuoco assoluto su cui Hamas insiste".
Nella cronologia della guerra di Gaza, condotta senza esclusione di colpi, entra un nuovo episodio buio, anche se ancora controverso. La denuncia è arrivata da Hamas, secondo cui Israele avrebbe sparato sulla folla in attesa di aiuti umanitari a Gaza City provocando una strage, almeno 20 morti e 150 feriti. "Stiamo verificando", è stata la prima cauta risposta fatta filtrare dall'esercito, che più volte in questo conflitto è stato accusato di non fare abbastanza per proteggere i civili. Critiche dure, anche degli Stati Uniti, che allo stesso tempo non rinunciano alla speranza di una tregua. Nei prossimi giorni ci proverà il capo della CIA William Burns, inviato sul campo dal presidente Joe Biden per facilitare il rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti. "L'occupazione israeliana ha commesso un nuovo massacro contro migliaia di bocche affamate che aspettavano aiuti umanitari alla rotonda del Kuwait", alla periferia di Gaza City, "provocando 20 martiri e 150 feriti", ha affermato il portavoce del ministero della Sanità controllato da Hamas. Che in una dichiarazione successiva ha parlato di attacco "deliberato" su un "raduno di cittadini".
Testimonianze
Testimoni ascoltati dai giornalisti stranieri sul posto hanno assicurato di essere stati presi di mira dagli israeliani, mentre numerose vittime sono state portate negli ospedali di al-Shifa e al-Ahli. La CNN ha anche fatto riferimento ad un video in cui si vedono decine di persone in fuga, con il rumore di spari in lontananza, nella stessa area dove si sarebbe verificato l'attacco israeliano. Lo Stato ebraico non ha confermato né smentito, salvo l'indicazione dell'esercito che si stavano verificando le accuse. Le notizie arrivate da Gaza City hanno riportato comunque ad un altro episodio che mercoledì aveva visto coinvolti civili: un rifugio dell'UNHCR a Khan Yunis colpito da due colpi di carro armato, con un bilancio aggiornato di 12 morti e 75 feriti. Un attacco su cui ha espresso "preoccupazione" la Casa Bianca, ricordando a Israele che "mantiene la responsabilità di proteggere i civili, compreso il personale e i siti umanitari".
Israele contro l'ONU
Lo Stato ebraico invece è tornato a scagliarsi contro l'ONU, in particolare l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Accusata di "ignorare le prove" che i miliziani utilizzino gli ospedali della Striscia "per fini terroristici". Un altro effetto del protrarsi della guerra è l'aumento delle proteste della popolazione, sia israeliana che palestinese. A Khan Yunis centinaia di persone hanno marciato con bandiere bianche chiedendo la pace e mostrando taniche d'acqua vuote. Anche Hamas è nel mirino, perché lucrerebbe sugli aiuti internazionali. Sul lato israeliano, al valico di Kerem Shalom, il transito dei convogli umanitari è stato bloccato per il secondo giorno consecutivo dai familiari degli ostaggi, che chiedono il rilascio dei loro familiari.
Capo della CIA in Europa prossimamente
Proprio per sbloccare questa impasse Joe Biden ha deciso di affidare il dossier nelle mani di William Burns. Il capo della CIA, secondo fonti del Washington Post, andrà in Europa nei prossimi giorni per incontrare i capi dell'intelligence israeliano e egiziano e il primo ministro del Qatar. L'obiettivo, arrivare ad un accordo tra Hamas e Israele che includerebbe il rilascio di tutti i restanti ostaggi e due mesi di cessate il fuoco: la più lunga pausa delle ostilità da quando è iniziata la guerra a Gaza. Per il capo dell'intelligence americana la strada si annuncia in salita, perché i rapporti tra Israele e i Paesi arabi più impegnati nella mediazione appaiono gelidi. Come dimostrano le recenti tensioni tra Benyamin Netanyahu e il governo di Doha. Per il premier israeliano si prospetta poi un'altra giornata sulla graticola. Domani infatti si attende un primo pronunciamento della Corte internazionale di giustizia dopo la causa per genocidio intentata dal Sudafrica. L'Aja non si esprimerà ancora su questo ma potrebbe ingiungere un cessate il fuoco, da sottoporre in seguito al voto del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Hamas ha già fatto sapere che rispetterà un'eventuale tregua, ma solo se lo farà anche Israele. Lo Stato ebraico, nel frattempo, ha ostentato sicurezza: "Ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse".
In una dichiarazione sul suo canale ufficiale Telegram, Hamas ha affermato che se la Corte internazionale di giustizia dell'Aja ordinerà un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, i miliziani palestinesi si atterranno alla decisione se la rispetterà anche Israele. La dichiarazione, riporta al-Jazeera, dice anche che Hamas rilascerà tutti gli ostaggi se Israele libererà i palestinesi attualmente detenuti. "Il nemico sionista deve porre fine al suo assedio di Gaza durato 18 anni e fornire tutti gli aiuti necessari alla popolazione", conclude la dichiarazione. Domani la Corte internazionale di giustizia renderà nota una prima decisione dopo le accuse di "genocidio" mosse dal Sudafrica allo Stato ebraico.
Secondo il ministero della sanità di Gaza, gestito da Hamas, il bilancio delle vittime della guerra nella Striscia è di 25'900 morti. I feriti sono 64'110. Save the Children, riportando "gli ultimi dati del ministero della salute di Gaza", afferma intanto che "almeno 11'500 bambini sarebbero stati uccisi a Gaza dal 7 ottobre". "Il drammatico bilancio dei morti ha fatto registrare altre 1'500 vittime tra i più piccoli solo nelle ultime 2 settimane. Ogni giorno, senza un cessate il fuoco definitivo, significa la morte per i bambini", ha dichiarato Jason Lee, direttore di Save the Children per i Territori Palestinesi Occupati.
Per il secondo giorno consecutivo gruppi di dimostranti, fra cui spiccano familiari di israeliani prigionieri di Hamas, stanno bloccando al valico israeliano di Kerem Shalom il transito di camion con aiuti umanitari destinati alla striscia di Gaza. Lo riferiscono i media secondo cui essi condizionano il passaggio alla liberazione immediata da parte di Hamas degli oltre 130 prigionieri. "Questi aiuti umanitari - ha affermato uno dei familiari degli ostaggi - vanno alla popolazione locale, ma non ai nostri parenti". Intanto Israele attende ancora di sapere se una spedizione di medicine inoltrate a Gaza su iniziativa del Qatar e della Francia una decina di giorni sia stata distribuita in effetti fra una quarantina di malati fra gli ostaggi israeliani. Una fonte politica, citata ieri dalla televisione pubblica Kan, ha osservato che "malgrado gli impegni" della vigilia della spedizione Israele non ha ricevuto alcuna prova che la distribuzione dei medicinali agli ostaggi sia avvenuta.
L'esercito di Israele ha affermato ieri sera di aver ucciso oltre 100 miliziani di Hamas nelle ultime 24 ore durante i combattimenti in corso nell'area ovest di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. "Le truppe sul terreno stanno continuando la loro missione con determinazione", hanno affermato le Forze di difesa israeliane (Idf) dopo che un'esplosione ha ucciso 21 loro soldati in quello che è stato l'episodio più mortale per l'operazione di terra israeliana nella Striscia. "Le nostre forze - ha spiegato in conferenza stampa il portavoce delle Idf, Daniel Hagari - stanno continuando un'ampia offensiva contro Khan Yunis ovest, una delle principali roccaforti di Hamas. Questa è un'area complessa, densamente popolata, e molti terroristi ci si nascondono, anche in siti sensibili".
Nuovo scontro all'Onu su Gaza, con Israele isolata soprattutto per il rifiuto del premier Benyamin Netanyahu della soluzione a due Stati, sostenuta anche da Usa ed Europa. "Una fine duratura del conflitto israelo-palestinese può avvenire solo attraverso una soluzione a due Stati. Il rifiuto ai massimi livelli del governo israeliano è inaccettabile e prolungherebbe indefinitamente un conflitto diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globali", è il duro monito del segretario generale Antonio Guterres al Consiglio di sicurezza sottolineando che la negazione del diritto alla statualità del popolo palestinese da parte di Tel Aviv rischia di esacerbare la polarizzazione e incoraggiare gli estremisti ovunque. "Il ruolo della comunità internazionale è chiaro - ha continuato Guterres -. Dobbiamo unirci per sostenere israeliani e palestinesi affinché intraprendano azioni determinate per far avanzare un processo di pace significativo". E rilanciando l'appello per un cessate il fuoco umanitario immediato, ha denunciato che "l'intera popolazione di Gaza sta subendo una distruzione ad una scala e ad una velocità senza eguali nella storia recente".
La soluzione a due Stati
Anche gli Stati Uniti sostengono che "bisogna "seguire la strada verso uno Stato palestinese. L'obiettivo è un futuro dove Gaza non sarà più usata come base per il terrorismo, i palestinesi avranno un proprio Stato e Israele potrà vivere in sicurezza", ha detto il sottosegretario di Stato americano per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani Uzra Zeya, sottolineando che avere "due Stati con la sicurezza di Israele garantita è l'unica via". "Abbiamo bisogno di uno Stato palestinese", ha affermato da parte sua il nuovo ministro degli esteri francese Stéphane Séjourné, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, sottolineando che Parigi "è amica di Israele così come è amica del popolo palestinese", e avvertendo che il "rischio di un'esplosione regionale è reale".
Lavrov: "Salvare la vita dei palestinesi non è una priorità per gli Usa"
Ma il sostegno degli Usa allo Stato palestinese non evita loro l'attacco del ministro degli esteri russo Serghei Lavrov. A suo parere gli Usa hanno impedito al Consiglio di Sicurezza di fare passi verso la fine delle violenze, poiché "salvare la vita dei palestinesi non è tra le loro priorità". "Il Consiglio deve trovare una strada verso la creazione di uno Stato palestinese, non solo affermare che deve esistere - ha incalzato Lavrov - e i palestinesi dovrebbero decidere da soli il proprio futuro (...). Penso che sia ciò che i nostri colleghi occidentali chiamano democrazia".
Il botta e risposta tra Israele e Palestina
Un duro attacco a Israele è arrivato dal ministro degli esteri palestinese Ryad al-Maliki, secondo il quale "ci sono solo due strade: una che inizia con la libertà palestinese e porta pace e sicurezza nella nostra regione e una che la nega la e porta conflitto e violenza. Il mondo arabo ha scelto la prima, ma Netanyahu vuole prevenire la pace e sicurezza nella regione". Moniti a cui l'ambasciatore israeliano ha risposto ribadendo l'opposizione ad un cessate il fuoco: "ecco cosa succederebbe: Hamas rimarrebbe al potere e Israele dovrebbe affrontare un altro Olocausto. Finché Hamas rimane al potere, davanti a noi c'è un futuro buio".
Hamas apre al rilascio di alcuni ostaggi israeliani - donne civili e bambini - in cambio di una pausa significativa dei combattimenti. Lo riporta il "Wall Street Journal" citando fonti egiziane, secondo le quali Hamas avrebbe comunicato la sua apertura a trattare ai mediatori.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto un dibattito aperto sulla situazione in Medio Oriente. Il consigliere federale Ignazio Cassis ha chiesto nuovi passi verso una soluzione politica del conflitto, che è già costato la vita a troppe persone. A margine del dibattito al Consiglio di sicurezza, ieri il ministro degli esteri ha tenuto anche una serie di colloqui bilaterali. Tra gli altri, ha incontrato il suo omologo russo Serghei Lavrov. È stato il primo incontro tra i due dal settembre 2022, quando la Svizzera aveva tentato di avviare un processo negoziale per una soluzione pacifica del conflitto ucraino al fine di organizzare una conferenza di pace. Cassis non ha rilasciato dichiarazioni specifiche ai media sul contenuto dei colloqui con Lavrov, incentrati su guerra e pace. L'obiettivo era quello di avviare un dialogo, perché senza la Russia non ci sarà soluzione. Nei prossimi giorni il ticinese ha in programma colloqui simili con l'India, la Cina e altri paesi per sondare "quale strada si potrebbe seguire" per trovare una soluzione pacifica al conflitto. Non sarà facile, ha avvertito Cassis. Le posizioni di Russia e Ucraina sono ancora diametralmente opposte.
Andare avanti nonostante la frustrazione
La crisi in Medio Oriente è stata al centro del dibattito aperto al Consiglio di Sicurezza, di cui la Svizzera è attualmente membro. Sotto la presidenza francese e a livello ministeriale, il dibattito del Consiglio è volto a contribuire a un progresso concreto verso una soluzione politica, di sicurezza e umanitaria della crisi in Medio Oriente. Nel suo discorso Cassis ha nuovamente chiesto un cessate il fuoco duraturo e l'attuazione delle due risoluzioni del Consiglio di Sicurezza adottate alla fine dello scorso anno. Il ministro degli esteri ha parlato di una certa frustrazione riguardo al conflitto in Medio Oriente. Nonostante gli enormi sforzi compiuti, non si è notato alcun effetto. "Ma non dobbiamo arrenderci alla frustrazione. Non dobbiamo scoraggiarci", ha sostenuto. "Dobbiamo unirci per compiere passi concreti verso una soluzione politica di questo conflitto, che è già costato troppe vite".
La soluzione a due Stati rimane la base
Nel percorso verso una pace duratura si devono prendere in considerazione diversi punti chiave. La base per una pace duratura rimane la creazione di una soluzione a due Stati. "Questa è la soluzione che offre a israeliani e palestinesi la prospettiva di vivere in pace e sicurezza", ha dichiarato Cassis. La scorsa settimana il premier israeliano Benyamin Netanyahu aveva respinto la soluzione a due Stati, cosa che il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha definito "inaccettabile" durante il dibattito. Alla domanda dell'agenzia di stampa Keystone-ATS se Cassis condividesse questa valutazione, questi ha spiegato che Guterres è stato "molto chiaro e duro" con questo giudizio, una cosa piuttosto rara. Probabilmente il segretario generale dell'ONU è anche molto addolorato per la morte di circa 150 persone del suo staff. Ora dovremmo cercare di sfruttare questo momento di crisi per fare un passo avanti, ha detto ancora Cassis. E dovremmo abituarci al fatto che si parla sempre più in modo chiaro.
La Svizzera non critica gli altri paesi
Alla domanda se condividesse le critiche di Guterres, Cassis ha ancora spiegato che non spetta alla Svizzera criticare gli altri paesi. Ma la Svizzera ha la sua posizione. Nella sua strategia, il Consiglio federale ha chiaramente affermato che la Svizzera si sarebbe attenuta alla soluzione a due Stati. "E dobbiamo trovare un modo per attuare questa soluzione." Affinché ciò avvenga, devono essere soddisfatte alcune condizioni. "Ora si tratta di discuterle", ha detto Cassis. È importante la posizione assunta dalla comunità internazionale. E alla riunione è emerso chiaramente che, ad eccezione di Israele, i paesi intervenuti al Consiglio di Sicurezza vogliono tutti andare nella stessa direzione.
Due soldati con cittadinanza svizzera e israeliana hanno perso la vita durante le operazioni dell'esercito israeliano a Gaza in risposta agli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre. Lo ha confermato il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) alla Rsi, senza entrare nel dettaglio delle operazioni.
''Abbiamo vissuto uno dei giorni più pesanti dall'inizio del conflitto'', ma non per questo ''Israele smetterà di combattere fino alla vittoria totale''. Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu riferendosi all'esplosione che ha causato la morte di 21 soldati ad Almaazi, nel centro della Striscia di Gaza. "Sono cosciente che la vita delle famiglie degli eroici soldati caduti - ha aggiunto - cambierà per sempre. Io provo dolore per queste perdite e abbraccio i parenti dei nostri militari''. Il premier israeliano ha confermato che sulla vicenda è stata aperta una indagine da parte dell'esercito.
Botta e risposta tra Hezbollah e Israele
Intanto, un intenso scambio di fuoco si è registrato stamani tra Hezbollah e Israele tra il sud del Libano e l'Alta Galilea. Lo riferiscono media libanesi e mediorientali, secondo cui diversi razzi sono stati sparati dagli Hezbollah contro postazioni militari israeliane. Israele ha bombardato con artiglieria e raid aerei postazioni di Hezbollah nel sud del Libano, nelle località di Aytarun, Blida, Shahin, Marwahin, Ramiye, Tayr Harfa e Mays al Jabal, nel settore occidentale e orientale della Linea Blu.
La posizione dell'Egitto
Dal canto suo, Il Cairo ha invitato in serata Israele a rispettare il trattato di pace e a cessare di diffondere "false accuse" secondo cui l'Egitto non sarebbe in grado di difendere i propri confini. "Queste false accuse - afferma una lunga nota dell'ufficio stampa statale - non servono al trattato di pace che l'Egitto rispetta, e chiede che la parte israeliana mostri il suo rispetto per esso e smetta di fare dichiarazioni che metterebbero a dura prova le relazioni bilaterali" alla luce delle attuali tesissime condizioni. L'Egitto respinge in particolare al mittente "false dichiarazioni e asserzioni sull'esistenza di operazioni di contrabbando di armi, esplosivi, munizioni e i loro componenti nella Striscia di Gaza dal territorio egiziano con diversi metodi, compresi i tunnel".
Ventuno soldati sono rimasti uccisi ieri pomeriggio nei combattimenti in corso nel campo profughi di Maghazi, nel centro della Striscia, non distante dal confine. Lo ha reso noto il portavoce militare Daniel Hagari. Si tratta dell'episodio più grave per l'esercito israeliano dall'inizio della guerra. A causare la morte dei 21 solati israeliani è stato un razzo anticarro lanciato dai "terroristi" che ha fatto esplodere e crollare due edifici in cui si trovavano i soldati.
L'attacco
L'attacco avvenuto a Maghazi e non come sembrato in un primo momento a Khan Yunis. "Per quanto ne sappiamo - ha detto -, intorno alle 16:00 (di ieri e non nella notte) i terroristi hanno lanciato un razzo contro un carro armato che proteggeva i soldati e si è verificata un'esplosione in 2 edifici a 2 piani. Questi sono crollati, mentre i soldati erano dentro e vicino ad essi". Hagari ha poi spiegato che i soldati stavano operando nell'aera di Almaazi di "che dista circa 600 metri dal confine con Israele, distruggendo strutture e siti di Hamas nell'ambito dei tentativi dell'esercito di stabilire una zona cuscinetto per consentire a tutti i residenti delle zone israeliane a ridosso della Striscia di ritornare alle loro case". Con tutta probabilità, ha continuato Hagari, l'esplosione, avvenuta in contemporanea con il lancio del razzo anti-tank, è accaduta a "causa delle mine che i soldati avevano piazzato per demolire le palazzine, anche se si sta indagando ancora sulle ragioni della detonazione. Questa è una guerra che stabilirà il futuro di Israele nei decenni a venire. La morte di quei combattenti deve spronarci a raggiungerne gli obiettivi'': lo ha detto il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, commentando la morte di 21 soldati avvenuta ieri pomeriggio nella striscia di Gaza (non nella notte come riportato in precedenza). ''Questa è una mattina pesante e di dolore, con notizie amare giunte alle famiglie di quei militari. Ci stringiamo attorno a loro in questa ora di lutto''.
Israele "ha una proposta sugli ostaggi". Lo ha annunciato Benyamin Netanyahu che tuttavia ha spiegato di "non poter dire altro". Il premier israeliano - che ha incontrato alla Knesset alcuni rappresentanti delle famiglie degli ostaggi - ha aggiunto che "contrariamente a quanto è sostenuto non c'è una proposta sincera da parte di Hamas. Voglio dirlo - ha aggiunto - nella maniera più esplicita, anche perché ci sono molte notizie non corrette che di sicuro vi causano dolore".
L'esercito israeliano ha stretto d'assedio l'edificio centrale della Mezzaluna Rossa a Khan Yunis (a sud di Gaza) e ha di fatto paralizzato tutte le sue attività, incluse quelle della unità di ambulanze. Lo ha reso noto la Mezzaluna Rossa, secondo cui carri armati circondano l'edificio e tiratori scelti sono appostati sui tetti di edifici vicini.
Fonti locali aggiungono che nelle immediate vicinanze dell'edificio (alto otto piani) ci sono migliaia di sfollati, che non possono più spostarsi in alcuna direzione. Le fonti aggiungono che nelle strade in prossimità ci sono corpi di persone, ma questa informazione non ha ancora avuto conferma.
Un gruppo di familiari degli ostaggi israeliani a Gaza ha fatto irruzione questa mattina nella commissione finanze della Knesset chiedendo interventi urgenti per il rilascio dei rapiti dalla Striscia. Il gruppo fa parte della protesta che da ieri sera si sta svolgendo nei pressi della residenza a Gerusalemme del premier Benyamin Netanyahu, del quale contestano la scarsa azione per riportare a casa gli ostaggi "prima che sia troppo tardi". Il gruppo dei manifestanti è stato allontanato dalla commissione che tuttavia ha sospeso i suoi lavori.
"La situazione umanitaria a Gaza non potrebbe essere peggiore, non c'è cibo, medicine e le persone sono sotto le bombe. Alcuni ministri accettano che ci sono troppe vittime civili ma quando troppo è troppo? Oggi parleremo anche di questo". Lo ha detto l'alto rappresentante Ue Josep Borrell, arrivando al consiglio degli affari esteri. "Non è il modo di condurre un'operazione militare, e lo dico nel rispetto delle vittime del 7 ottobre", ha aggiunto. "D'ora in poi si deve parlare di soluzione a due stati e non processo di pace, le parole sono importanti".
"So che Israele non è d'accordo ma è inaccettabile, come ha detto il segretario generale dell'Onu. Quindi dobbiamo discutere. Qual è la loro soluzione? Cacciare la gente da Gaza? Ucciderli tutti? Israele sta suscitando odio per generazioni", ha precisato. "Hamas è uno degli ostacoli alla soluzione a due Stati, ma non il solo. Dobbiamo lavorare con il mondo arabo e discutere fra noi gli approcci per ottenere passi avanti".
I laburisti israeliani, 4 seggi su 120 alla Knesset, presenteranno oggi una mozione di sfiducia - la prima dall'inizio della guerra - contro il governo di Benyamin Netanyahu a causa "del suo fallimento nel riportare a casa gli ostaggi" trattenuti da Hamas a Gaza. Lo ha fatto sapere il partito sottolineando che "il governo non sta prendendo le necessarie decisioni per salvarli e portarli indietro". I laburisti - guidati da Merav Michaeli - hanno detto di attendersi che i partiti di opposizione "sostengano la mozione di sfiducia", anche se le possibilità che questa passi sono scarsissime.
"Solo la vittoria totale garantirà l'eliminazione di Hamas e il ritorno dei nostri ostaggi", lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu aggiungendo: "Come premier di Israele sostengo questa posizione con determinazione anche di fronte a pressioni enormi internazionali e interne. È stata questa mia ostinazione a impedire per anni uno Stato palestinese che avrebbe costituito un pericolo esistenziale per Israele. Finché sarò primo ministro, questa sarà la mia posizione".
"Ho detto a Biden che dovremo controllare Gaza"
"Ho chiarito al presidente Biden la determinazione di Israele a conseguire tutti gli obiettivi della guerra e a garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele". Lo ha detto Netanyahu aggiungendo che "dopo aver eliminato Hamas", non ci sarà "a Gaza nessuno che finanzi o educhi al terrorismo o invii terroristi. La Striscia deve essere smilitarizzata e restare sotto pieno controllo di sicurezza israeliano". Netanyahu ha poi respinto le richieste di Hamas per il rilascio degli ostaggi, ossia "la fine della guerra, l'uscita dell'Idf, la liberazione di assassini e stupratori e la sua permanenza al potere".
Le forze israeliane hanno ucciso il 20-30% dei combattenti di Hamas, in quello che è un bilancio molto inferiore all'obiettivo di Israele di distruggere il gruppo. Lo riporta il Wall Street Journal citando stime dell'intelligence americana, secondo le quali Hamas ha ancora abbastanza munizioni per continuare a colpire Israele e le forze israeliane a Gaza per mesi e sta cercando di riorganizzare la propria forza di polizia in alcune parti di Gaza City.
"I combattenti palestinesi" durante "l'operazione" del 7 ottobre "hanno colpito solo i soldati dell'occupazione e coloro che portavano armi contro il nostro popolo" secondo "i valori islamici che impediscono di far del male "a civili, specialmente donne, bambini e anziani". Lo ha ribadito Hamas in un lungo documento diffuso su Telegram intitolato "La nostra narrativa... Alluvione Al-Aqsa". I combattenti palestinesi - si legge nel documento - "hanno desiderato evitare di danneggiare i civili nonostante la resistenza non possieda armi di precisione".
"Civili colpiti accidentalmente"
"Se ci sono stati casi in cui sono stati colpiti civili, questo - ha continuato - è accaduto accidentalmente e nel corso dello scontro con le forze di occupazione". Dopo aver rifiutato ogni accusa di "decapitazione di 40 bambini" e di "stupri contro le donne israeliane" addossando all'esercito e alla polizia l'uccisione dei civili israeliani durante "la confusione" del 7 ottobre, Hamas ha sostenuto che quella "operazione è stata un passo necessario e una normale risposta a fronte delle cospirazioni israeliane contro il popolo palestinese e la sua causa".
"Un atto difensivo"
"Un atto difensivo nel quadro dell'eliminazione dell'occupazione israeliana". Hamas ha quindi chiesto "l'immediato stop dell'aggressione israeliana a Gaza, l'apertura dei valichi e il passaggio degli aiuti umanitari, compresi i mezzi per la ricostruzione". La fazione islamica ha concluso rigettando "categoricamente ogni progetto internazionale o israeliano di decidere il futuro di Gaza che solo serve a prolungare l'occupazione".
"Le operazioni militari di Israele hanno diffuso distruzioni di massa e ucciso civili su una scala senza precedenti durante il mio mandato come segretario generale. Questo è straziante e assolutamente inaccettabile. Il Medio Oriente è una polveriera, dobbiamo fare tutto il possibile per evitare che il conflitto si accenda in tutta la regione". Lo ha affermato il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres al vertice del G77+Cina nella capitale ugandese Kampala, secondo quanto riportato dal Guardian.
Il bilancio delle vittime a Gaza dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas ha superato quota 25.000: lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia controllato da Hamas. Nel complesso dal 7 ottobre scorso sono state uccise 25'105 persone.
Un tunnel dove in precedenza è stata tenuta prigioniera, "in dure e inumane condizioni", una parte di ostaggi di Hamas a Gaza: lo hanno scoperto - secondo il portavoce militare Daniel Hagari - i soldati sotto la casa di un dirigente di Hamas a Khan Yunis, nel sud della Striscia. Nel tunnel - ad una profondità di circa 20 metri - è stata trovata una grande sala dove sono stati tenuti in cattività circa 20 ostaggi, alcuni di questi poi liberati. Trovati anche disegni fatti dalla bambina Emilia Aloni, anche lei rilasciata. Per entrare nella struttura - ha detto Hagari - i soldati hanno combattuto e ucciso miliziani di Hamas.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha promesso di punire Israele per l'attacco che ha ucciso cinque membri della Guardia rivoluzionaria iraniana a Damasco.
L'affermazione
"La Repubblica islamica non lascerà senza risposta i crimini del regime sionista", ha detto Raisi in una dichiarazione di condanna dell'attacco, secondo quanto riferito dall'emittente statale Irib citata dal Guardian.
Un gruppo armato della Striscia di Gaza ha diffuso un video che mostra un ostaggio israeliano, affermando che è morto. Il gruppo militante - alleato di Hamas a Gaza - ha pubblicato un video che mostra un ostaggio israeliano che, secondo loro, è stato ucciso in un attacco aereo di Israele.
"Nonostante gli intensi sforzi per salvargli la vita, il nemico sionista lo ha ucciso in un altro attacco pochi giorni fa", si legge nella didascalia del filmato, che mostra un uomo mentre viene curato per una ferita, diffuso sui social media dalle Brigate Al-Nasser Salah al-Deen.
Funzionari americani citati dai media Usa affermano che gli Stati Uniti hanno effettuato un'altra serie di attacchi contro gli Houthi nello Yemen. Si tratta del quarto attacco statunitense in meno di una settimana contro il gruppo ribelle sostenuto dall'Iran, in risposta alle aggressioni Houthi contro le navi nel Mar Rosso.
Lanciati missili Tomahawk
Fonti del dipartimento della Difesa americano citate dalla Nbc spiegano che nell'ultimo raid le forze Usa hanno lanciato missili Tomahawk colpendo siti di lancio missilistici dei ribelli nello Yemen. Secondo altri ufficiali americani citati dall'emittente araba Al Jazeera, l'attacco è iniziato intorno all'1 (ora svizzera). Anche media yemeniti vicini agli Houthi hanno riportato la notizia del bombardamento: l'emittente al-Masirah ha affermato che una "aggressione americano-britannica ha preso di mira i governatorati di Hodeida, Taiz, Dhamar, Al-Bayda e Saada".
Houthi, continueremo ad attaccare le navi
Dopo la nuova serie di raid effettuati stanotte dalle forze americane sullo Yemen, i ribelli Houthi hanno assicurato che continueranno ad attaccare le navi nel Mar Rosso in solidarietà con i palestinesi, "Continueremo a prendere di mira le navi dirette ai porti della Palestina occupata, indipendentemente dall'aggressione statunitense-britannica per cercare di fermarci", ha detto un funzionario Houthi all'emittente locale al-Masirah. "È una guerra aperta e" i nostri nemici "dovranno sopportare attacchi e risposte sconvolgenti, potenti e schiaccianti", ha scritto su X il funzionario houthi Ali al-Qahoum definendo gli attacchi di questa notte una "chiara insistenza su un comportamento ostile e criminale contro lo Yemen".
Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha invitato l'Iran a smettere di fornire armi e intelligence ai ribelli Houthi in Yemen, accusando Teheran di usare la crisi in Medio Oriente come scusa per "violare la sovranità" di altri Paesi. "L'Iran deve smettere di fornire armi e intelligence agli Houthi e usare la sua influenza per fermare gli attacchi Houthi nel Mar Rosso", ha dichiarato Cameron su X, spiegando di essere stato "chiaro" sull'argomento durante un incontro con il suo omologo iraniano Hossein Amir-Abdollahian al Forum economico mondiale (WEF) di Davos (GR).
Hamas ha confermato che rifiuta "la Soluzione dei due Stati". Lo ha detto il leader dell'organizzazione all'estero Khaled Meshal secondo un messaggio diffuso dall'organizzazione su Telegram. "Il nostro popolo palestinese - ha spiegato - chiede liberazione, libertà dall'occupazione e la nascita di uno Stato palestinese". Soprattutto dopo il 7 ottobre - ha continuato - la "stragrande maggioranza del popolo palestinese" ha rinnovato il sogno e la speranza di "una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud". Meshal ha poi respinto "i confini del '67" che "praticamente sono un quinto della Palestina" e "non possono essere accettati".
L'esercito israeliano alleggerisce la propria presenza a Gaza. Secondo quanto ha riferito la radio militare, di quattro divisioni che operano nella Striscia, una - la divisione 36, che include Brigata Golani e la Brigata 188 dei carristi - torna adesso in territorio israeliano per un periodo di riposo e di riorganizzazione. Sul terreno restano tre divisioni: la 162, che compie operazioni mirate nel nord della Striscia di Gaza; la 99, dislocata lungo il Wadi Gaza, la linea di demarcazione fra il settore nord ed il settore sud; e la 98, che opera attivamente nell'area di Khan Yunis, nel sud della Striscia.
Decine di persone, fra cui donne e bambini, sono rimaste uccise la scorsa notte in intensi bombardamenti israeliani avvenuti a Gaza City, a Khan Yunis (nel settore meridionale della Striscia) e nel vicino campo profughi di el-Bureij. Lo aggiorna la agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa. Un portavoce della Mezzaluna Rossa, aggiunge la Wafa, ha descritto la situazione come "catastrofica". Quelli che la agenzia descrive come "massacri" avvengono mentre nella Striscia le comunicazioni telefoniche restano bloccate anche oggi, per il quarto giorno consecutivo, cosa che complica ulteriormente le operazioni di soccorso.
"L'esercito israeliano ha bombardato almeno quattro volte le strade che portano al valico dal lato palestinese, impedendo così qualsiasi passaggio verso la Striscia di Gaza, e l'Egitto le ha subito riparate. Il più grande ostacolo all'ingresso degli aiuti e al loro rapido arrivo in quantità sufficienti ai palestinesi in questi 100 giorni è stata l'ostinazione e l'intenzionalità delle autorità israeliane occupanti di ritardare l'ispezione degli aiuti". Lo ha detto il capo dell'ufficio stampa statale egiziano Diaa Rashwan, replicando ancora una volta alle accuse rivolte al Cairo da Israele alla Corte dell'Aja.
L'impegno per trasferire gli aiuti umanitari
Rashwan ha aggiunto che l'ingresso degli aiuti attraverso il valico di Rafah dal lato egiziano "ha incontrato fin dall'inizio un ostacolo iniziale, cioè che il valico non era strutturalmente preparato per l'ingresso di merci, ma solo di persone, cosa che l'Egitto ha superato con interventi tecnici urgenti per consentire il passaggio dei camion". Rashwan ha ribadito, infine, "la determinazione dell'Egitto a continuare i suoi massimi sforzi per accelerare il trasferimento di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e a impegnarsi per aumentarli, in modo da contribuire a limitare l'aggravamento della crisi umanitaria senza precedenti di cui soffrono i palestinesi".
Hamas ha pubblicato ieri in serata un video di tre ostaggi. Lo riporta Haaretz precisando che i tre sono "Noa Argamani, Yossi Sharabi e Itay Svirsky.
Chi sono gli ostaggi
Noa 26 anni, è stata rapita da una festa a Re'im ed è stata ripresa nei video mentre veniva trasportata su una moto verso la Striscia di Gaza. Itay Svirski, 38 anni, di Tel Aviv, è stato sequestrato mentre era in visita alla sua famiglia nel Kibbutz Be'eri. I suoi genitori, Orit e Rafi Svirski, sono stati assassinati. Yossi Sharabi, 53 anni, di Be'eri, è stato invece rapito da casa sua. Il video arriva esattamente 100 giorni dopo il 7 ottobre.
Cosa chiedono
Nel video compaiono una donna e due uomini che parlano in ebraico e chiedono alle autorità israeliane di agire per il loro ritorno a casa, scrive la France Presse, precisando che non è chiaro quando sia stato girato il filmato. Il sito israeliano Ynet sceglie invece di non riportare le dichiarazioni dei tre, poiché "molto probabilmente sono state dettate loro dai loro rapitori per scopi di terrore psicologico e propaganda".
L'Egitto e la Cina chiedono il cessate il fuoco e "un indipendente Stato della Palestina". I ministri degli Esteri di Egitto e Cina hanno chiesto congiuntamente un cessate il fuoco nel 100esimo giorno di guerra a Gaza e la creazione di uno "Stato di Palestina" che sia membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.
Lo "Stato di Palestina"
In una conferenza stampa congiunta all'inizio di un tour in Africa di Wang Yi, il ministro degli esteri cinese ha dichiarato che lui e il suo omologo egiziano Sameh Choukri sono a favore di "uno Stato di Palestina indipendente e sovrano entro i confini del 1967 con Gerusalemme Est come capitale". In un comunicato stampa congiunto, i due uomini hanno anche chiesto "la fine della violenza e degli scontri".
Cento giorni di guerra tra Hamas e Israele a Gaza. Cominciato con il massacro nei kibbutz del 7 ottobre, il conflitto non ha al momento in vista alcuna tregua possibile. Benyamin Netanyahu è chiaro: "Nessuno ci fermerà, nemmeno L'Aja o l'asse del male" e Israele non scenderà a "compromessi" (come un cessate il fuoco) se non con la "vittoria totale" nella battaglia contro Hamas. Il premier ha ammonito che la guerra continuerà finché non saranno raggiunti "tutti gli obiettivi" e infatti i raid continuano pesanti sulla striscia con Hamas che denuncia 60 morti solo la scorsa notte.
Negoziati in stallo
Nonostante le trattative, sponsorizzate da Qatar, Egitto e Usa, dopo la pausa umanitaria della fine di novembre e ben quattro spole diplomatiche del segretario di Stato Antony Blinken nella regione, i negoziati appaiono in stallo e riguardano anche il destino della Striscia alla fine della guerra, con l'America in disaccordo con Israele.
La situazione al fronte
A prevalere resta dunque il campo militare dove Israele continua a martellare con raid aerei soprattutto al centro e al sud di Gaza dopo aver messo in relativa sicurezza la parte nord dell'enclave palestinese. Il ministero della sanità retto da Hamas ha aggiornato il bilancio degli uccisi nella Striscia a oltre 23'000 morti.
I piani israeliani
Israele non si ferma e, secondo quanto rilevato dal "Wall Street Journal", ma negato da fonti egiziane, avrebbe avvisato il Cairo che ha in programmazione un'azione militare per mettere sotto controllo la parte sud di Gaza al confine con l'Egitto e il valico di Rafah. Ma soprattutto, il cosiddetto "Corridoio Filadelfia", una striscia di terra cuscinetto tra Gaza e l'Egitto sotto la quale sono numerosi i tunnel costruiti da Hamas e dai quali Israele teme possano uscire i leader della fazione islamica a cominciare da Yahya Sinwar. L'Egitto però mette in chiaro di non aver avvallato alcuna operazione del genere.
Gaza, Libano, Mar Rosso e Yemen
In 100 giorni il conflitto si è allargato, per fortuna senza deflagrare, nel nord di Israele, vero e proprio secondo fronte di guerra, dove dal Libano degli Hezbollah continuano ad arrivare i razzi seguiti dalla risposta israeliana. E l'incendio ha raggiunto il Mar Rosso con gli assalti alle navi israeliane, e non solo, da parte degli Huthi dello Yemen, alleati dell'Iran come gli Hezbollah, con missili lanciati verso la città di Eilat, punta meridionale di Israele. Troppo per Usa e Gb che nella notte di ieri e ancora oggi hanno bombardato le basi missilistiche degli Huthi nel paese della Penisola arabica. Senza dimenticare la Cisgiordania: tra Hamas, che ha sempre più potere a danno del presidente Abu Mazen, le azioni dei coloni estremisti, gli attentati palestinesi e i raid dell'esercito, la tensione e i morti continuano a salire.
L'Onu: "Una macchia sulla nostra comune umanità"
I 100 giorni di guerra a Gaza, ha ammesso l'Onu anche in riferimento alla drammatica situazione umanitaria della Striscia, sono "una macchia sulla nostra comune umanità". Ma quei 100 giorni sono anche il lasso di tempo passato a Gaza dagli oltre 130 ostaggi israeliani ancora in mano ad Hamas. Per la liberazione degli ostaggi c'è stata una breve tregua ma in loro nome il conflitto non si sblocca. A dare il quadro più preciso è il capo di stato maggiore Herzi Halevi: "Per ottenere risultati concreti" per gli ostaggi "l'operazione a Gaza deve continuare". Un cessate il fuoco, ha spiegato, "probabilmente non porterà a risultati tangibili". L'ultima proposta del Qatar è stata la liberazione a scaglioni dei rapiti, il contemporaneo ritiro di Israele dalla Striscia e l'esilio per i capi di Hamas. La mediazione è stata respinta dalla fazione islamica e lasciata cadere da Israele.
Sugli ostaggi ci prova ancora l'Egitto: una delegazione israeliana è stata al Cairo nel tentativo di sbloccare la vicenda. In campo è scesa anche la Cia che sta fornendo a Israele informazioni sulla localizzazione degli ostaggi a Gaza e dei capi di Hamas.
Sono circa 3000 le persone riunitesi quest'oggi presso la Theaterplatz di Basilea per la manifestazione nazionale in favore della Palestina, in concomitanza del centesimo giorno di guerra in Medio Oriente. Il corteo attraverso la città, svoltosi con l'approvazione delle autorità, è iniziato poco dopo le 14.40 e i partecipanti, provenienti da tutta la Svizzera, hanno risposto all'appello della nuova associazione nazionale Svizzera-Palestina, fondata lo scorso novembre a Berna e composta da circa 80 associazioni e gruppi di interesse.
Le rivendicazioni
I manifestanti chiedono un cessate il fuoco immediato e l'impegno della Svizzera al Consiglio di sicurezza dell'ONU per imporre sanzioni militari ed economiche contro Israele. Gli organizzatori parlano di un "genocidio continuo a Gaza".
Giornata internazionale di proteste pro-palestinesi
Pubblicizzato da vari movimenti pro-Palestina in tutto il mondo come "Giornata di mobilitazione globale", il sabato odierno è stato teatro di raduni analoghi a quello di Basilea in diverse località sparse per il mondo: spiccano ad esempio le città europee di Londra e Amsterdam, ma non mancano nemmeno metropoli asiatiche come Giacarta e Bangkok. Analogamente a quanto avviene nella manifestazione in corso nella città sul Reno, anche nelle altre si chiede un cessate il fuoco immediato nei conflitti in Medio Oriente e si denuncia lo Stato di Israele.
Israele ha informato Il Cairo che sta programmando il lancio di un'operazione militare per prendere il controllo della frontiera tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Lo ha riferito il "Wall Street Journal" (Wsj) che cita fonti israeliane ed egiziane. Secondo queste ultime lo Stato ebraico prenderebbe il controllo del valico di frontiera di Rafah e schiererebbe forze lungo il cosiddetto "Corridoio Filadelfia" che separa l'Egitto dall'enclave palestinese.
Manca ancora il via libera
L'operazione tuttavia - ha spiegato il Wsj, ripreso dai media israeliani - non ha ancora ottenuto il via libera da parte dei leader a Gerusalemme e l'attuazione è legata ai tempi dei colloqui con il governo egiziano visto che questo è al lavoro per mediare un nuovo accordo sugli ostaggi con Hamas. Israele inoltre - secondo la stessa fonte - ha cercato di tranquillizzare Il Cairo preoccupato che l'operazione possa causare danni accidentali all'Egitto e ai limiti del Trattato di pace del 1979 tra i due paesi per quanto riguarda i "limiti" della presenza di truppe nell'area in questione.
Gli attacchi statunitensi nello Yemen, incluso quello della notte scorsa contro una base militare a Sana'a, non hanno avuto un impatto significativo sulle capacità degli Houthi di continuare a impedire alle navi commerciali di passare attraverso il Mar Rosso e il Mar Arabico: lo ha affermato il portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam, come riportano i media internazionali. Un funzionario degli Houthi, Nasruldeen Amer, ha affermato ad Al Jazeera che non ci sono stati feriti nell'ultimo attacco e ha promesso una "risposta forte ed efficace": "Non ci sono stati feriti, né perdite materiali né umane", ha detto.
Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che 23'843 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra. Hamas ha riferito anche di 60'317 feriti, mentre migliaia di persone sono ritenute ancora disperse. Secondo la stessa fonte, la maggior parte delle vittime sono donne, adolescenti e bambini.
Alla vigilia di 100 giorni di guerra e di cattività nella Striscia, le famiglie degli ostaggi ancora a Gaza hanno organizzato una serie di manifestazioni in tutto Israele.
La prima manifestazioni questa sera
A cominciare da questa sera quando, alla fine del sabato ebraico, si svolgerà a Tel Aviv una marcia per la città, alla quale tra gli altri parteciperà anche l'ambasciatore Usa Jack Lew. In contemporanea, nella Piazza degli ostaggi la riproduzione di un tunnel di Hamas simulerà la condizione dei rapiti. A Reim, a ridosso di Gaza, dove Hamas uccise 360 persone e ne rapì altre al Festival musicale Nova, ci sarà una rievocazione storica delle 06.29, ora in cui iniziò l'assalto dei miliziani.
Altre manifestazioni - oltre agli interventi ufficiali in Israele - sono in calendario anche in diverse città del mondo, incluse Londra, Parigi e New York.
Gli Stati Uniti hanno lanciato un nuovo attacco contro un avamposto degli Houthi in Yemen. Lo riferiscono due funzionari Usa all'Associated Press. L'esercito americano ha colpito un altro sito controllato dagli Houthi che metteva a rischio le navi commerciali nel Mar Rosso. Secondo quanto riferito dai giornalisti dell'agenzia Usa, a Sana'a, capitale dello Yemen, è stata udita una forte esplosione.
La conferma dell'esercito
Il Comando militare centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha confermato in una nota il nuovo attacco alle postazioni degli Houthi. "Le forze americane hanno effettuato un attacco contro un sito radar nello Yemen" intorno alle 3.45 ora locale (l'1.45 in Svizzera), si legge.
Un missile prima dell'attacco Usa
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva minacciato gli Houthi di ulteriori attacchi contro le posizioni ribelli se questi ultimi non avessero fermato il fuoco nel Mar Rosso. Dopo gli attacchi britannici e americani di ieri, gli Houthi - ha indicato l'esercito di Washington prima dell'offensiva di questa mattina - hanno lanciato "almeno un missile" che, tuttavia, non ha colpito nessuna nave.
L'attacco di ieri
Stando al Pentagono, gli attacchi di Stati Uniti e Gran Bretagna di ieri hanno colpito quasi 30 località dello Yemen controllate dai ribelli con oltre 150 bombe e missili. Secondo un alto ufficiale militare statunitense, i raid "hanno raggiunto l'obiettivo di danneggiare la capacità degli Houthi di lanciare il tipo di attacco con droni e missili condotto martedì".
"Non siamo in guerra con l'Iran"
Dal canto suo Biden, rispondendo ai giornalisti al seguito in Pennsylvania, ha dichiarato che "gli Stati Uniti non sono in guerra con l'Iran". È "irrilevante" designare gli Houthi come gruppo terroristico, ha aggiunto. "Se continuano ad agire e comportarsi come fanno, risponderemo".
La condanna di Mosca
La Russia ha invece denunciato la "palese aggressione" da parte di Usa e Regno Unito sul territorio dello Yemen. "Si tratta dell'aggressione armata di un gruppo di Paesi contro un altro Paese, e non ha nulla in comune con l'auto difesa", ha detto l'ambasciatore di Mosca all'Onu Vassily Nebenzia durante la riunione urgente del Consiglio di Sicurezza. Nebenzia ha accusato americani e britannici di aver violato l'articolo 2 della Carta Onu.
Gli atti di genocidio sono stati compiuti da Hamas ai danni di Israele e non il contrario: nella difesa davanti giudici della Corte dell'Aja, lo Stato ebraico ha risposto alle denunce del Sudafrica. Ha infatti sostenuto che l'accusa "non ha portato alcuna prova" dei presunti tentativi di genocidio nella Striscia ma "solo l'evidenza di una guerra difensiva morale come nessun'altra".
Il secondo giorno di udienza
Nel secondo giorno di udienza, mentre 6 Paesi dell'America Latina si sono schierati con il Sudafrica, il team di difesa di Israele, guidato dal consigliere giuridico del ministero degli esteri Tal Becker, ha ammonito i giudici che i rappresentanti di Pretoria hanno presentato "un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto". "L'intero caso - ha aggiunto - si basa su una descrizione deliberatamente decontestualizzata e manipolatoria della realtà delle attuali ostilità". Becker ha quindi descritto il "massacro, le mutilazioni, gli stupri e rapimenti su vasta scala" compiuti da Hamas il 7 ottobre e ha ammonito che "se ci sono stati atti di genocidio, sono stati perpetrati contro Israele".
Le azioni perpetrate da Hamas
Per avvalorare le sue parole, Becker ha fatto ascoltare alla Corte la registrazione del 7 ottobre in un kibbutz israeliano in cui un terrorista di Hamas si vanta di aver ucciso ebrei. Poi ha mostrato ai giudici un'intervista in cui un funzionario di Hamas, Ghazi Hamad, giurava che l'attacco del 7 ottobre contro Israele era solo l'inizio fino a quando il Paese non fosse stato "annientato". Israele ha anche contestato l'accusa di colpire deliberatamente la popolazione civile a Gaza. "Hamas - ha denunciato Becker - ha sistematicamente e illegalmente incorporato la sua struttura militare in scuole, moschee, ospedali e altri luoghi sensibili.
Il Sudafrica ha raccontato solo metà della storia
"Un metodo di guerra pianificato e ripugnante". In sostanza, il Sudafrica - ha sintetizzato l'altro avvocato della difesa, l'inglese Malcom Shaw - "ha raccontato solo la metà della storia", omettendo l'attacco di Hamas ad Israele. Quindi ha avvertito la Corte sull'uso stesso del termine genocidio usato dal Sudafrica. "Non tutti i conflitti - ha spiegato - sono genocidi. Il crimine di genocidio è un crimine unicamente doloso. È il crimine dei crimini". "Se le accuse di genocidio - ha aggiunto - dovessero diventare la valuta comune dei conflitti armati ogni volta e ovunque ciò avvenga, l'essenza di questo crimine verrebbe diluita e persa".
Dichiarazioni di singoli politici o soldati non vanno prese in considerazione
Nella sua controreplica, Israele ha ammonito che non vanno prese in considerazione come prove "dell'intenzione genocida" (come invece sostiene il Sudafrica) le dichiarazioni di singoli politici o di soldati, ma quelle del governo. "Affermazioni di militari - ha spiegato Shaw - non rappresentano la linea di condotta: ciò che proviene dal Capo di stato maggiore dell'esercito ha chiaramente mostrato l'intento di prevenire e ridurre le perdite civili e di attenersi alle regole di guerra".
L'attacco a Erdogan
Per Israele quello del Sudafrica non è dunque che "un libello" che il ministro degli Esteri israeliano Katz si è augurato che la Corte "respinga". Poi ha attaccato il presidente turco Recep Tayyp Erdogan che si era scagliato contro il premier Benyamin Netanyahu. "Non dimentichiamo il genocidio degli armeni - ha detto Katz a Erdogan - né le stragi contro i curdi. Avete distrutto un popolo. Noi ci difendiamo dai vostri barbari amici".
Chi sostiene l'iniziativa di Pretoria
Colombia, Brasile, Cuba, Bolivia, Nicaragua e Venezuela, pur con iniziative diverse tra loro hanno fatto loro l'iniziativa di Pretoria all'Aja, definendola "passo storico". E l'Ufficio per i diritti umani dell'Onu ha detto che Israele ha ripetutamente mancato di rispettare il diritto umanitario internazionale con la sua offensiva a Gaza. Sul fronte della guerra, Israele ha annunciato che in base ad un accordo mediato dal Qatar, saranno distribuite medicine agli ostaggi trattenuti a Gaza da Hamas.
Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza della guerra tra Israele e Hamas è salito a 23'708 morti: lo ha reso noto il ministero della Sanità della Striscia guidato da Hamas.
L'ospedale Al-Shifa di Gaza, il maggiore della Striscia, ha ripreso in parte l sua attività. Lo ha detto su X Tedros Adhanom Ghebreyesus direttore dell'Oms aggiungendo che una delegazione dell'organizzazione ha raggiunto l'ospedale per la prima volta in due settimane portando carburante e medicinali. "Dopo più di due settimane, il team @Who e i partner - ha detto - sono riusciti a raggiungere oggi l'ospedale Al-Shifa nel nord #Gaza e consegnare 9.300 litri di carburante e forniture mediche per coprire 1.000 pazienti traumatizzati e 100 pazienti sottoposti a dialisi renale".
Il Sud Africa ha presentato "un quadro fattuale e giuridico profondamente distorto. L'intero caso si basa su una descrizione deliberatamente decontestualizzata e manipolatoria della realtà delle attuali ostilità". Così un membro della squadra di difesa israeliana Tal Becker ha aperto la seduta in cui Israele replica alla corte dell'Aja all'accusa di genocidio. Lo riporta Haaretz. Becker ha descritto il "massacro, le mutilazioni, gli stupri e rapimenti su vasta scala" compiuti da Hamas il 7 ottobre e ha detto che "se ci sono stati atti di genocidio, sono stati perpetrati contro Israele". Becker ha fatto ascoltare una registrazione del 7 ottobre in un kibbutz israeliano in cui un terrorista di Hamas si vanta di aver ucciso ebrei. Ha anche mostrato un'intervista in cui un funzionario di Hamas, Ghazi Hamad, giurava che l'attacco del 7 ottobre contro Israele era solo l'inizio, promettendo di lanciare "un secondo, un terzo, un quarto" attacco fino a quando il paese non fosse stato "annientato".
"Non abbiamo preso di mira nessun paese al mondo tranne Israele. Le forze armate hanno dato una risposta iniziale e la amplieremo molto presto. Continueremo a prendere di mira le navi israeliane dirette verso di loro fino alla fine dell'aggressione contro Gaza". Lo afferma a Al Jazeera il portavoce ufficiale degli Houthi, Muhammad Abdul Salam.
Gli Usa e la Gran Bretagna hanno lanciato attacchi contro postazioni Houthi in Yemen dopo che i miliziani hanno sfidato il monito a non proseguire i loro raid nel Mar Rosso. "Oggi, su mio ordine, le forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Olanda, hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi, ha annunciato il presidente Joe Biden in una nota.
Le motivazioni di Biden
"Questi raid - sottolinea Biden - sono la risposta diretta agli attacchi Houthi senza precedenti contro navi internazionali nel Mar Rosso, compreso l'uso di missili balistici antinave per la prima volta nella storia. Questi attacchi hanno messo in pericolo il personale statunitense, i marinai civili e i nostri partner, il commercio e minacciato la libertà di navigazione. Più di 50 nazioni sono state colpite da 27 attacchi al trasporto marittimo commerciale internazionale. Equipaggi provenienti da più di 20 Paesi sono stati minacciati o presi in ostaggio in atti di pirateria. Più di 2.000 navi sono state costrette a deviare per migliaia di miglia per evitare il Mar Rosso, il che può causare settimane di ritardi nei tempi di spedizione dei prodotti. E il 9 gennaio, gli Houthi hanno lanciato il loro più grande attacco fino ad oggi, prendendo di mira direttamente le navi americane. La risposta della comunità internazionale a questi attacchi sconsiderati - prosegue - è stata unita e risoluta. Il mese scorso, gli Stati Uniti hanno lanciato l'operazione Prosperity Guardian, una coalizione di oltre 20 nazioni impegnate a difendere il trasporto marittimo internazionale e a scoraggiare gli attacchi Houthi nel Mar Rosso. Ci siamo inoltre uniti a più di 40 nazioni nel condannare le minacce degli Houthi. La settimana scorsa, insieme a 13 alleati e partner, abbiamo lanciato un avvertimento inequivocabile che i ribelli Houthi avrebbero subito conseguenze se i loro attacchi non fossero cessati. E ieri, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede agli Houthi di porre fine agli attacchi contro le navi mercantili e commerciali".
"Non permetteremo di mettere in pericolo la liberà di navigazione"
"L'azione difensiva di oggi fa seguito a questa vasta campagna diplomatica e ai crescenti attacchi dei ribelli Houthi contro le navi commerciali. Questi attacchi mirati sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno attacchi al nostro personale né permetteranno ad attori ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo", conclude il presidente Usa. Gli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno giustificato i loro attacchi in risposta all'offensiva di Israele a Gaza.
La condanna di Mosca
Mosca ha condannato oggi gli attacchi effettuati nella notte nello Yemen dagli Stati Uniti e dal Regno Unito contro i ribelli Houthi, denunciando un'azione che porta ad una "escalation" e che ha "obiettivi distruttivi". Gli attacchi statunitensi nello Yemen "sono un nuovo esempio della distorsione da parte degli anglosassoni delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu e del totale disprezzo del diritto internazionale in nome di un'escalation nella regione per raggiungere i loro obiettivi distruttivi", ha scritto su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo.
L'attacco di Hamas del 7 ottobre non può giustificare la "violazione" della Convenzione sul genocidio da parte di Israele: lo ha affermato oggi il Sudafrica nel corso dell'udienza della Corte internazionale di giustizia sull'accusa di genocidio mossa dal Sudafrica contro Israele. Le operazioni militari di Israele a Gaza hanno spinto la popolazione sull'orlo della carestia, ha detto un avvocato del Sudafrica, Adila Hassim. La situazione è tale che gli esperti ora prevedono che un maggior numero di persone a Gaza potrebbe morire di fame e di malattie" piuttosto che in seguito ad un'azione militare diretta, ha sottolineato Hassim.
È iniziata all'Aia l'udienza della Corte internazionale di giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, sull'accusa di genocidio mossa dal Sudafrica contro Israele per la guerra nella Striscia di Gaza scatenata dal massacro di Hamas del 7 ottobre e che ha finora ucciso oltre 23 mila palestinesi.
Giuristi israeliani: "Non è previsto che l'Aia chieda un cessate il fuoco"
Non si prevede che la Corte di giustizia dell'Aia possa chiedere un cessate il fuoco a Gaza, anche se potrebbe emettere "ingiunzioni" nei confronti di Israele. Lo hanno detto ad Haaretz funzionari del ministero della Giustizia israeliano secondo cui la Corte può "indurre Israele a consentire gli aiuti umanitari nella Striscia, avviare un'inchiesta indipendente o consentire ai palestinesi sfollati di tornare nel nord di Gaza". Gli stessi giuristi del ministero hanno aggiunto che esiste "una reale possibilità che la Corte concordi con le richieste del Sud Africa ed emetta una sorta di ingiunzione contro Israele".
"Lasciatemi chiarire alcuni punti: Israele non ha intenzione di occupare in modo permanente Gaza o di spostare la sua popolazione civile". Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu in un intervento sui social la notte scorsa a poche ore dalla riunione questa mattina della Corte di Giustizia dell'Aja con Israele sotto accusa per 'genocidio' nella Striscia. "Israele - ha continuato - sta combattendo i terroristi di Hamas, non la popolazione palestinese e lo stiamo facendo nella piena conformità con la legge internazionale. Il nostro obiettivo - ha proseguito Netanyahu - è di liberare Gaza dai terroristi di Hamas e di riavere i nostri ostaggi. Una volta raggiunto tale obiettivo, Gaza potrà essere demilitarizzata e deradicalizzata, creando così la possibilità di un futuro migliore sia per Israele sia per i palestinesi".
Il segretario di Stato americano Antony Blinken - dopo aver incontrato ieri la leadership israeliana - ha oggi visto a Ramallah, in Cisgiordania, il presidente palestinese Abu Mazen. Sul tavolo, il dossier della guerra a Gaza: è nota la posizione americana che vuole un coinvolgimento dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) nella futura gestione della Striscia alla fine della guerra. Secondo i media, Blinken è stato accolto al suo arrivo a Ramallah da manifestanti che hanno chiesto "Palestina Libera" e "Stop al genocidio".
La posizione degli Stati Uniti
La Casa Bianca è a favore di "passi tangibili" per la creazione di uno Stato palestinese, ha detto Blinken ad Abu Mazen, secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento di stato Matthew Miller. Secondo la stessa fonte, Blinken ha sottolineato "la crescente volatilità" della situazione sul campo in Cisgiordania e la crescita della violenza dei coloni contro i palestinesi. Il segretario di Stato ha quindi appoggiato la richiesta di Abu Mazen che Israele scongeli le tasse raccolte per conto dei palestinesi.
E quella palestinese
Da parte sua Abu Mazen ha ribadito che Gaza "è parte inseparabile dello Stato palestinese e non consentiremo alcun tentativo di sradicare il nostro popolo dalla Cisgiordania, da Gerusalemme e dalla Striscia". Il presidente palestinese, citato dai media, ha anche sottolineato "la necessità che siano scongelati i fondi delle tasse (raccolte per conto dei palestinesi, ndr) perché la loro trattenuta è contraria agli accordi con Israele e alla legge internazionale", una richiesta appoggiata da Blinken. Abu Mazen ha inoltre ribadito l'urgenza di portare "aiuto umanitario a Gaza" e di porre fine alla "guerra di sterminio" contro il popolo palestinese nella Striscia.
Oggi Abu Mazen è atteso ad Aqaba, in Giordania, per un incontro sullo stesso tema con re Abdallah e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
Hamas ha chiesto sostegno ai Paesi musulmani con l'invio di armi. Lo ha dichiarato un leader dell'organizzazione. Il leader del movimento islamista palestinese Hamas, Ismail Haniyeh, ha invitato oggi i Paesi musulmani a "sostenerlo" nella sua guerra contro Israele nella Striscia di Gaza fornendogli 'armi'."Il ruolo della nazione musulmana (...) è importante" ed "è giunto il momento di sostenere la resistenza con le armi, perché questa è la battaglia di Al-Aqsa e non solo la battaglia del popolo palestinese", ha detto in un discorso pronunciato a Doha, il cui testo è stato trasmesso ai media della Striscia di Gaza. La moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme è il terzo luogo sacro dell'Islam.
Con una operazione a sorpresa, centinaia di soldati e di agenti hanno isolato un'area di insediamento ebraico presso Betlemme (Cisgiordania) ed hanno poi demolito le abitazioni in alcuni avamposti eretti nelle vicinanze della colonia Pney Kedem. La presenza dei militari ha sollevato l'indignazione del deputato Rothman, dirigente del partito Sionismo religioso. Il ministro della difesa Gallant ha sottolineato di aver ordinato di persona quella operazione, che è coincisa con l'arrivo in Israele del segretario di Stato Usa Blinken. L'amministrazione Biden ha espresso più volte preoccupazione per le attività dei coloni in Cisgiordania.
Gli Hezbolah libanesi hanno affermato di aver bombardato con diversi droni armati la base militare israeliana 'Dado' nei pressi di Safad, più di 20 km dalla linea di demarcazione con il Libano. La base israeliana 'Dado' è la sede del Comando militare israeliano per il nord del paese. Nel comunicato di Hezbollah si afferma che l'attacco odierno è "in risposta alle uccisioni criminali" di Saleh Arouri di Hamas a Beirut, del 2 gennaio, e del comandante di Hezbollah Wissam Tawil, ucciso ieri in un raid israeliano nel sud del Libano. Gli Hezbollah annunciano di aver colpito anche altre due basi militari israeliane nel nord di Israele a ridosso della linea di demarcazione col Libano. Lo riferiscono media di Hezbollah su Telegram, precisando di aver preso di mira le basi di Yiftah e di Baghdadi nel distretto di Kiryat Shmona.
Il capogruppo parlamentare di Hezbollah, Muhammad Raad, ha affermato che il movimento filo-iraniano libanese non vuole l'allargamento del conflitto ma che Israele cessi i suoi attacchi. Parlando alla folla durante le esequie di un combattente di Hezbollah ucciso nel sud del Libano, Raad ha affermato che il Partito di Dio "non vuole che la guerra si estenda, ma che l'aggressione (israeliana) finisca". "Ma è certo che se Israele vuole espandere il conflitto, attaccando il nostro paese, noi andremo fino alla fine. Non temiamo le loro minacce", ha detto Raad, che ha perso uno dei suoi figli ucciso in un raid israeliano a novembre.
È salito a 23'084 il bilancio delle vittime a Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità della Striscia guidato da Hamas.
Un leader militare di Hezbollah è stato ucciso in un attacco israeliano in Libano. Lo riferisce un funzionario della sicurezza. Secondo i media di Beirut Jawwad Tawil, membro del Partito di Dio, è stato ucciso in un raid aereo compiuto da Israele a Kherbet Selem, località 20 km a nord dalla linea di demarcazione con Israele.
"A Gaza ci sono bisogni umanitari immensi, i civili sono disperati". Lo dice a RaiNews24 il portavoce della Croce Rossa Tommaso Della Longa. "Nessuno dovrebbe mettere in dubbio che gli sfollati possano tornare a casa, ora i palestinesi temono di non poter tornare a casa", sostiene Della Longa.
In una intervista al Wall Street Journal il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che se non sarà raggiunto con il Libano un accordo che consenta agli abitanti della Alta Galilea di tornare alle proprie abitazioni (che da mesi sono bombardate dagli Hezbollah), Israele non esiterà a fare ricorso alla forza. "Siamo pronti a fare sacrifici - ha detto Gallant - Loro vedono cosa succede a Gaza e sanno che abbiamo la capacità di fare un 'copia-incolla' con Beirut". Le forze israeliane si stanno spostando da quella che ha definito "l'intensa fase di manovra della guerra" verso "diversi tipi di operazioni speciali", ha aggiunto Gallant. Ma, ha avvertito, la fase 3 del conflitto "durerà più a lungo" e ha sottolineato che Israele non abbandonerà il suo obiettivo di distruggere Hamas, ponendo fine al suo controllo su Gaza e liberando gli ostaggi che restano nelle mani di Hamas.
"Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte per un cessate-il-fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l'immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza". Così il Papa al Corpo diplomatico sul conflitto israelo-palestinese. "Chiedo che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria", ha detto. "Auspico che la Comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza", ha aggiunto il Pontefice.
La condanna del Papa
"Non posso in questa sede non ribadire la mia preoccupazione per quanto sta avvenendo in Israele e Palestina", ha detto Francesco nell'udienza di inizio d'anno con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. "Tutti siamo rimasti scioccati dall'attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro la popolazione in Israele, dove sono stati feriti, torturati e uccisi in maniera atroce tanti innocenti e molti sono stati presi in ostaggio", ha proseguito. "Ripeto la mia condanna per tale azione e per ogni forma di terrorismo ed estremismo - ha detto ancora il Papa -: in questo modo non si risolvono le questioni tra i popoli, anzi esse diventano più difficili, causando sofferenza per tutti. Infatti, ciò ha provocato una forte risposta militare israeliana a Gaza che ha portato la morte di decine di migliaia di palestinesi, in maggioranza civili, tra cui tanti bambini, ragazzi e giovani, e ha causato una situazione umanitaria gravissima con sofferenze inimmaginabili".
Una guerra "che destabilizza ulteriormente una regione fragile"
Secondo il Pontefice, "il conflitto in corso a Gaza destabilizza ulteriormente una regione fragile e carica di tensioni". In particolare, "non si può dimenticare il popolo siriano, che vive nell'instabilità economica e politica, aggravata dal terremoto del febbraio scorso. La Comunità internazionale incoraggi le Parti coinvolte a intraprendere un dialogo costruttivo e serio e a cercare soluzioni nuove, perché il popolo siriano non abbia più a soffrire a causa delle sanzioni internazionali". Inoltre, "esprimo la mia sofferenza per i milioni di rifugiati siriani che ancora si trovano nei Paesi vicini, come la Giordania e il Libano. A quest'ultimo rivolgo - ha aggiunto Francesco - un particolare pensiero, esprimendo preoccupazione per la situazione sociale ed economica in cui versa il caro popolo libanese, e auspico che lo stallo istituzionale che lo sta mettendo ancora più in ginocchio venga risolto e che il Paese dei Cedri abbia presto un presidente".
"Basta attacchi ai civili, sono crimini di guerra"
"Le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia delimitati, né riguardano solamente i soldati. In un contesto in cui sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili, non c'è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile", ha denunciato papa Francesco nell'udienza al Corpo diplomatico. "Gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza ne sono la prova evidente - ha proseguito -. Non dobbiamo dimenticare che le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, e che non è sufficiente rilevarli, ma è necessario prevenirli. Occorre dunque un maggiore impegno della Comunità internazionale per la salvaguardia e l'implementazione del diritto umanitario, che sembra essere l'unica via per la tutela della dignità umana in situazioni di scontro bellico". E "anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa, è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza".
"Fermare l'antisemitismo, basta persecuzione ai cristiani"
"Preoccupa particolarmente l'aumento degli atti di antisemitismo verificatisi negli ultimi mesi; e ancora una volta sono a ribadire che questa piaga va sradicata dalla società, soprattutto con l'educazione alla fraternità e all'accoglienza dell'altro". Lo ha detto papa Francesco nell'udienza al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. "Parimenti preoccupa la crescita della persecuzione e della discriminazione nei confronti dei cristiani, soprattutto negli ultimi dieci anni", ha aggiunto il Pontefice.
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito che nella notte ci sono stati intensi combattimenti a Khan Yunis, nel sud di Gaza, con l'aeronautica che ha lanciato attacchi su circa 30 obiettivi "significativi" di Hamas nell'area. Gli obiettivi includevano siti sotterranei, depositi di armi e altre infrastrutture. I combattimenti stanno continuando anche questa mattina. L'Idf ha reso noto su X di avere anche "colpito numerosi obiettivi di Hezbollah in Libano" durante la notte. In precedenza l'Idf aveva confermato che sabato un lancio di razzi di Hezbollah ha danneggiato una base aerea strategica nel nord di Israele.
L'emittente araba Al Jazeera afferma che almeno otto palestinesi sono stati uccisi stanotte in un bombardamento aereo israeliano contro il campo profughi di Deir al-Balah, nel centro della Striscia di Gaza.
Alcune decine di manifestanti del movimento "Changing Direction" e della coalizione "Elections Now" stanno bloccando questa mattina l'ingresso principale della Knesset a Gerusalemme, chiedendo elezioni anticipate e l'immediata sostituzione del governo con l'espulsione degli estremisti dall'esecutivo. Lo scrivono i media israeliani. Gli organizzatori della protesta hanno affermato tra l'altro che "ogni speranza che il governo si elevasse al livello dell'emergenza si è infranta alla luce della sua condotta fallimentare, che si riflette nelle disfunzioni, nell'abbandono dei rapiti, in una ferita mortale all'immagine dello Stato".
Sale ancora il bilancio dei morti a Gaza nel conflitto in corso dal 7 ottobre secondo il ministero della Sanità della Striscia guidato da Hamas, che ad oggi conta 22'835 persone uccise.
All'indomani dei duri bombardamenti dal territorio libanese verso la Galilea, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato oggi, aprendo il consiglio dei ministri, un avvertimento agli Hezbollah: "Dovrebbero imparare quanto Hamas ha già appreso negli ultimi mesi. Nessun terrorista è immune". Israele, ha aggiunto, intende consentire agli abitanti del nord, sfollati per i bombardamenti, di tornare alle loro case in condizioni di sicurezza. "Questo è il nostro obiettivo comune e operiamo con responsabilità per conseguirlo. Se potremo, lo faremo per via diplomatica. Altrimenti useremo altre vie".
Usa temono che Netanyahu voglia espandere il conflitto al Libano
Gli Usa temono che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu possa considerare l'espansione della guerra in Libano come la chiave per la sua sopravvivenza politica, date le critiche interne per l'incapacità del suo governo di prevenire l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Lo scrive il Washington Post, che cita come fonte numerosi funzionari amministrativi e diplomatici.
In conversazioni private, l'amministrazione Usa ha messo in guardia Israele da una significativa escalation in Libano, scrive il quotidiano americano. Se dovesse farlo, una nuova analisi riservata della Defense Intelligence Agency (Dia) ha rilevato che sarà difficile per le Forze di Difesa Israeliane (Idf) raggiungere i risultati sperati in quanto le loro risorse e mezzi militari sarebbero provati dato il conflitto a Gaza, aggiunge il Washington Post citando due fonti informate.
In esattamente tre mesi di guerra Israele ha ucciso "circa 8000 terroristi" di Hamas: è quanto afferma l'esercito (Idf) nel suo sito internet.
Nel settore nord della Striscia, all'interno di un'area fittamente popolata da 1,2 milioni di persone, è stata gradualmente smantellata - dopo la loro evacuazione - una struttura militare composta da 2 brigate che comprendevano 12 battaglioni, con una forza complessiva di 14 mila uomini. In totale nella Striscia di Gaza le forze armate affermano di aver trovato e distrutto finora 30-40'000 armi e altri mezzi da combattimento custoditi nei bunker di Hamas ma anche in scuole, ospedali, moschee e in case.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant afferma che il tempo per gli sforzi diplomatici volti a porre fine alle tensioni tra Israele e Hezbollah sta per scadere. Lo riporta il Times of Israel. "Preferiamo il percorso di una soluzione diplomatica concordata, ma ci stiamo avvicinando al punto in cui la clessidra cambierà", ha detto Gallant durante una valutazione situazionale presso la base del Comando Nord delle Forze di difesa israeliane (Idf), sottolineando in ogni caso che Israele sta lavorando con tutte le forze a una soluzione politica.
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno reso noto di aver effettuato un attacco aereo contro un centro di comando Hezbollah nel villaggio di Blida, nel sud del Libano, in risposta agli attacchi al confine di oggi. Lo riferisce Times of Israel, aggiungendo che carri armati e artiglieria hanno bombardato una serie di aree lungo il confine, apparentemente per sventare attacchi di Hezbollah.
"Gaza è semplicemente diventata inabitabile. I suoi residenti sono testimoni quotidiani delle minacce alla loro stessa esistenza, mentre il mondo osserva". Il nuovo allarme arriva dal capo degli affari umanitari dell'Onu, Martin Griffiths. "Alla comunità umanitaria è stata lasciata la missione impossibile di sostenere più di 2 milioni di persone, anche se il suo stesso personale viene ucciso e sfollato, mentre continuano i blackout delle comunicazioni, mentre le strade vengono danneggiate e i convogli vengono colpiti da armi da fuoco", ha aggiunto, ribadendo che "continuiamo a chiedere la fine immediata della guerra. È tempo che le parti rispettino tutti i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, compresa la protezione dei civili e il soddisfacimento dei loro bisogni essenziali, e rilascino immediatamente tutti gli ostaggi - ha concluso - È giunto il momento che la comunità internazionale utilizzi tutta la sua influenza affinché ciò accada".
In risposta alle notizie sui piani israeliani per Gaza dopo la guerra, "la presidenza dello Stato di Palestina ha affermato la ferma e chiara posizione che dà priorità alla fine dell'aggressione israeliana contro il popolo a Gaza, in Cisgiordania e a Gerusalemme". Lo riporta l'agenzia Wafa citando una dichiarazione della presidenza palestinese che sottolinea "l'importanza di un orizzonte politico basato sulla legittimità internazionale, sull'Iniziativa di Pace Araba, sulla fine dell'occupazione e sul riconoscimento dello Stato di Palestina con Gerusalemme come capitale". La presidenza "respinge inequivocabilmente qualsiasi progetto che vada oltre questi parametri, ritenendolo categoricamente inaccettabile".
L'esercito israeliano ha scoperto una rete di tunnel militari di Hamas scavata sotto ad uno dei più noti alberghi di Gaza, il Blu Beach Hotel situato in riva al mare nel rione Rimal. Lo ha reso noto il portavoce militare. "I terroristi di Hamas - ha affermato - utilizzavano quell'albergo come un riparo, sotto al quale partecipavano a combattimenti e progettavano attacchi". Nei tunnel scoperti sotto all'edificio c'erano mezzi di combattimento, ordigni e droni. Dall'interno dell'hotel miliziani hanno sparato razzi anticarro contro i soldati, ha aggiunto il portavoce precisando che al termine delle operazioni quelle strutture militari di Hamas sono state distrutte.
L'esatta dinamica dell'attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre era descritta, con dovizia di dettagli, in un documento 'Top secret' dell'intelligence militare redatto nell'autunno del 2022 nella 'Divisione Gaza' dell'esercito. Lo ha rivelato il programma di inchieste giornalistiche 'Uvdà' della tv israeliana Canale 12, che è riuscita ad ottenere una copia di quelle carte.
Un attacco pianificato
Il documento - dal titolo 'La minaccia di una incursione di Hamas dalla striscia di Gaza' - includeva grafici, con la disposizione delle varie unità di Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas. E precisava che questa aveva addestrato unità di élite, chiamate 'Nukhba', forti di 2400 uomini scelti dopo una severa selezione. Gli autori del testo sapevano già allora che Hamas progettava di mimare i reticolati e la muraglia di confine e di mandare all'attacco i suoi uomini a bordo di motociclette e pick-up: sarebbero bastati allora pochi minuti per passare dai rioni orientali di Gaza ai kibbutz vicini. Il documento avvertiva che l'obiettivo di Hamas era la "penetrazione massiccia in territorio israeliano", con decine di compagnie impegnate in un assalto simultaneo, per espugnare basi militari e kibbutz facendo strage di soldati e civili e catturando ostaggi (vivi o morti). L'intelligence sapeva che l'attacco poteva essere preceduto da una fase prolungata di quiete, per poi essere lanciato in un momento in cui il confine israeliano fosse relativamente sguarnito.
"Le informazioni c'erano"
La emittente non ha potuto tuttavia sciogliere il dubbio maggiore: per quale motivo i comandanti dell'intelligence militare non abbiano preso quel testo nella dovuta considerazione. Gli autori si erano chiesti se esso fosse solo la formulazione di un obiettivo da raggiungere nel tempo, piuttosto che un progetto concreto per l'immediato. Ancora nell'agosto 2023 i responsabili militari avrebbero dichiarato a più riprese che Hamas era intimorito dal deterrente delle forze israeliane. All'origine del colossale fallimento di Israele il 7 ottobre, ipotizza l'emittente, potrebbe esserci semplicemente un fondo di arroganza. Le informazioni c'erano: ma erano troppo macroscopiche per essere giudicate realistiche.
Il Libano ha presentato una denuncia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per l'uccisione del numero due di Hamas del Saleh al-Arouri a Beirut, attribuita a Israele. Si parla della "fase più pericolosa" degli attacchi israeliani al Libano, sostenendo che Israele ha lanciato sei missili nel raid che ha ucciso Arouri e altri cinque agenti di Hamas. Inoltre si critica l'uso israeliano dello spazio aereo libanese per effettuare attacchi aerei regolari in Siria, che secondo le Forze di difesa israeliane (Idf) sono necessari per impedire il radicamento iraniano lungo il suo confine.
Quasi il 90% degli abitanti della Striscia di Gaza hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a causa della guerra iniziata il 7 ottobre. Lo afferma l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sul suo account X (ex Twitter). "90 giorni di guerra brutale, gli sfollamenti di massa continuano ogni giorno. Famiglie costrette a spostarsi ripetutamente, alla ricerca di sicurezza dove non ce n'è", si legge nel post, in sui dice inoltre che "1,9 milioni di persone - quasi il 90% della popolazione - sfollate nella #Striscia di Gaza, molte volte, 1,4 milioni si sono rifugiate in strutture @UNRWA".
Una folla enorme è scesa oggi in strada a Sanaa e in altre città dello Yemen per dimostrare solidarietà ai palestinesi della Striscia di Gaza. Lo riferisce al Jazeera online, secondo cui Al Masirah TV, il canale televisivo statale gestito dagli Houthi, ha affermato che due milioni di yemeniti hanno partecipato alla marcia "Il sangue del popolo libero... sulla strada della vittoria". Le riprese in diretta dalla piazza Al-Sabeen a Sanaa hanno mostrato una gran folla di manifestanti, molti dei quali portavano bandiere palestinesi, scrive ancora al Jazeera che a sua volta pubblica una foto in cui si può vedere una piazza con un impressionante affollamento. A Sanaa, funzionari Houthi hanno preso la parola e hanno tra l'altro affermato che gli yemeniti sono pronti a combattere gli Stati Uniti.
"Non rimarremo in silenzio" dopo l'attacco israeliano nella periferia sud di Beirut e "risponderemo al nemico": lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, in un discorso trasmesso in diretta tv da una località segreta. "Sarebbe più pericoloso rimanere in silenzio che affrontare le ripercussioni di una nostra risposta", ha aggiunto Nasrallah. "Sarà il terreno di battaglia a parlare. E il terreno di battaglia non può aspettare", ha detto il leader libanese alleato di Hamas e Iran.
Secondo Hasan Nasrallah, l'Isis è uno strumento in mano agli americani: Nasrallah ritiene infatti che dietro al duplice attentato compiuto il 3 gennaio scorso a Kerman, in Iran, nel quale sono morte decine di persone e che è stato rivendicato dall'Isis, ci siano "gli Stati Uniti, che usano l'Isis come un loro strumento".
È salito a 22'600 morti il bilancio delle vittime palestinesi a Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità di Hamas.
Il kibbutz Nir Oz ha annunciato oggi di aver appreso che uno dei suoi membri - Tamir Adar, 38 anni - è morto e che il suo corpo è tenuto in ostaggio da Hamas a Gaza. Da informazioni di intelligence attendibili il kibbutz ha potuto ricostruire che Adar fu ucciso da Hamas già il 7 ottobre e che i suoi resti furono portati nella Striscia di Gaza. Nir Oz è uno dei kibbutz più colpiti in quell'attacco: un quarto dei suoi membri è stato ucciso o rapito. Al momento, secondo la radio pubblica Kan, Hamas detiene nove corpi di membri di quell'insediamento collettivo. Padre di due figli ed agricoltore, Tamir Adar era il figlio di Yaffa Adar, la donna di 85 anni rapita da Hamas, che fu rilasciata dopo settimane di prigionia. Tornata in libertà, Yaffa Adar ha partecipato a numerose manifestazioni in cui familiari di ostaggi hanno cercato di spronare il governo a raggiungere con Hamas un accordo per lo scambio di prigionieri.
Per la quarta volta in tre mesi e per la seconda volta in pochi giorni, il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, terrà oggi un discorso pubblico trasmesso in diretta tv, previsto per le 13:30 svizzere (le 14:30 in Libano). Secondo osservatori locali, Nasrallah potrebbe fornire informazioni circa l'eventuale risposta militare del movimento filo-iraniano all'attacco aereo di Israele compiuto il 2 gennaio scorso nella periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, e nel quale è stato ucciso un alto responsabile di Hamas.
Oltre 100 "obiettivi terroristici" sono stati colpiti ieri a Gaza da forze di terra, di mare e da velivoli delle forze armate israeliane (Idf). Lo ha reso noto il portavoce militare. Sul terreno le operazioni si concentrano ancora a Khan Yunis (nel settore meridionale della striscia di Gaza) e nel vicino campo profughi di el-Bureij. In particolare, sono state distrutte rampe di lancio di razzi che erano puntati verso Israele. Il portavoce militare israeliano Avichay Adraee, che si esprime in arabo, ha informato la popolazione di quella zona che la arteria Sallah a-Din (la principale della Striscia) resta chiusa al traffico perché è zona di combattimento. Per allontanarsi dal pericolo gli abitanti dei campi profughi del settore centrale della Striscia - ha aggiunto - possono ancora raggiungere Rafah, all'estremo sud, passando dalla strada costiera.
Tre israeliani che erano considerati dispersi dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre sono tenuti in ostaggio nella Striscia di Gaza. Lo ha annunciato l'esercito israeliano. "Tre cittadini che erano considerati dispersi sono ora riconosciuti come ostaggi e le loro famiglie sono state informate", ha detto ai giornalisti il portavoce militare Daniel Hagari. Questo porta a 132 il numero di persone tenute in ostaggio dai militanti nella Striscia di Gaza, secondo i dati forniti dagli ufficiali israeliani. Durante l'attacco del 7 ottobre sono state prese in ostaggio circa 250 persone, 100 delle quali sono state liberate.
Sono stati 187 i camion di aiuti umanitari entrati ieri nella Striscia di Gaza attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom, secondo il Coordinamento delle attività governative nei territori (Cogat) del Ministero della Difesa israeliano.
La futura gestione della Striscia di Gaza dovrà essere affidata a quattro attori che opereranno in sintonia: l'esercito israeliano, l'Egitto, una task force multinazionale e una coalizione di comitati palestinesi locali. È questo - secondo la televisione pubblica Kan - un piano elaborato dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant assieme con i vertici militari. Il piano, ha aggiunto l'emittente, sarà discusso stasera dal gabinetto di guerra e poi da un forum allargato: il 'gabinetto politico-di sicurezza'.
Cosa prevede il "Piano Gallant"
L'incarico dell'esercito, ha precisato l'emittente, sarà la raccolta di informazioni correnti su quanto avviene nella Striscia di Gaza. L'Idf prevede inoltre di mantenere una piena libertà di azione. L'Egitto sarebbe la porta di ingresso di quanto servirà per la ricostruzione di Gaza, e dovrà impedire ogni attività di contrabbando. Una task force multinazionale dovrà dirigere i lavori di ricostruzione di Gaza. Sarà guidata dagli Stati Uniti, con la possibile partecipazione di Francia e Gran Bretagna, nonché di Paesi arabi moderati. La popolazione di Gaza sarebbe infine rappresentata da comitati a base locale che si prenderebbero carico delle necessità quotidiane della popolazione. Secondo l'emittente, l'anticipazione ai media del 'Piano Gallant' ha suscitato stupore nel gabinetto di guerra e nel gabinetto politico-di sicurezza, all'interno del quale esistono anche opinioni molto diverse.
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken parte oggi per un nuovo tour in Medio Oriente che comprende cinque Paesi arabi, Israele e la Cisgiordania: lo ha annunciato il portavoce del dipartimento di Stato Matthew Miller. La missione del segretario di stato Usa Antony Blinken in Medio Oriente ha l'obiettivo di ottenere un aumento "immediato" degli aiuti a Gaza, ha detto Miller.
Il network Al Jazeera riferisce che stanotte "ci sono stati costanti bombardamenti vicino alla zona di evacuazione di al-Mawasi, dove l'esercito israeliano ha dato istruzioni alle persone di rifugiarsi" e "una casa vicino a quell'area è stata distrutta. Le due famiglie che vi si rifugiavano sono state uccise, per un totale di 14 persone. La vittima più giovane aveva cinque anni e la maggioranza aveva meno di 10 anni". In un episodio separato riportato dall'agenzia palestinese Wafa, 6 persone sono morte in un attacco aereo su terreni agricoli che ospitavano gli sfollati a ovest di Khan Yunis.
"Se Israele pensa di lanciare una guerra contro il Libano, combatteremo senza limiti e senza regole": lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, nel tanto atteso discorso trasmesso in diretta televisiva da una località segreta.
Nuovo colpo per il premier israeliano Benyamin Netanyahu: la Corte suprema dello Stato ebraico ha stabilito che la legge sull'inabilitazione, che lo avrebbe protetto dalla possibilità di essere dichiarato non idoneo al mandato in caso di violazione della legge sul conflitto di interesse, non potrà valere per l'attuale primo ministro in carica. Ma solo a partire dalla prossima legislatura. La norma, un altro passaggio chiave della controversa riforma della giustizia voluta da Netanyahu, era stata approvata dalla Knesset (il parlamento dello Stato ebraico a Gerusalemme) a marzo, ma con la decisione di oggi - scrive il quotidiano israeliano Haaretz - si applicherà solo a partire dal prossimo mandato del parlamento israeliano.
"Una vittoria per l'opinione pubblica israeliana"
Si tratta del secondo duro colpo della Corte suprema dopo la decisione, annunciata nei giorni scorsi, di annullare un altro elemento chiave della riforma della giustizia: la cosiddetta clausola di ragionevolezza. La nuova decisione della Corte "è una vittoria importante per l'opinione pubblica israeliana. Le leggi fondamentali non sono un appannaggio del primo ministro, che può cambiare da un giorno all'altro", afferma in una nota il Movimento per un governo di qualità in Israele. "Il primo ministro, che si trova ad affrontare un grave procedimento penale in cui è accusato di corruzione, frode e abuso di fiducia in tre diversi casi, non può crearsi una gabbia dorata senza alcuna possibilità di essere dichiarato inidoneo alla carica se dovesse intervenire come primo ministro nei suoi affari criminali".
Hezbollah ha accusato Israele di aver commesso ieri un "flagrante attacco" contro la roccaforte del Partito di Dio nella periferia sud di Beirut, uccidendo il numero due di Hamas, Saleh Arouri. Lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, nel tanto atteso discorso trasmesso in diretta televisiva da una località segreta. Arouri "ha dedicato la sua vita, da quando era un ragazzino fino al martirio, alla resistenza e al jihad, trascorrendo anni in prigionia e in esilio", ha aggiunto Nasrallah. "I successi di Hamas dalla Striscia di Gaza sono dovuti al lavoro compiuto per anni da Qasem Soleimani", il generale iraniano ucciso quattro anni fa in Iraq in un raid statunitense, ha anche affermato Nasrallah, celebrando l'operato di Soleimani in tutto il Medio Oriente.
Uno degli ostaggi israeliani a Gaza, S. B., è morto nel tentativo di trarlo in salvo. Lo ha riferito la radio militare dello Stato ebraico. La famiglia è stata informata che l'episodio è avvenuto l'8 dicembre. Secondo i media locali, ancora non è stato possibile stabilire se S. B. sia stato colpito dal fuoco dei militari israeliani o se sia stato ucciso da Hamas mentre la operazione era in corso.
Il movimento sciita libanese filoiraniano Hezbollah ha affermato che "l'assassinio" a Beirut del numero due di Hamas Saleh al-Arouri "non resterà impunito" e ha definito quanto accaduto "un'aggressione contro il Libano, il suo popolo, la sua sicurezza, sovranità e resistenza. Noi Hezbollah affermiamo che questo crimine non rimarrà senza risposta né impunito", ha scritto il gruppo in una nota. "Consideriamo il crimine di assassinare lo sceicco Saleh al-Arouri... nel cuore del sobborgo meridionale di Beirut come un grave attacco al Libano... e uno sviluppo pericoloso nel corso della guerra", si legge ancora nella dichiarazione.
"Un movimento i cui leader e fondatori cadono come martiri per la dignità del nostro popolo e della nostra nazione non sarà mai sconfitto". Lo ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh in un discorso televisivo dopo l'uccisione del suo numero due, Saleh al-Arouri, in raid a Beirut attribuito a Israele. "È la storia della resistenza e del movimento che, dopo l'assassinio dei suoi leader, diventa ancora più forte e determinato", ha aggiunto. Sono 7 i membri di Hamas uccisi nell'attacco, ha reso noto Haniyeh, tra cui due comandanti delle Brigate al Qassam, l'ala armata del movimento.
Assieme a Saleh Arouri, altri due dirigenti di Hamas in Libano sono stati uccisi nel raid attribuito a Israele e compiuto a Beirut: si tratta di Samer Fendi, anche noto come Abu Amer, e Azzam Aqraa, conosciuto come Abu Ammar. Entrambi avevano un ruolo nella gestione delle Brigate Qassam, l'ala armata di Hamas, in Libano. Samer Fendi è indicato come il responsabile dei lanci di razzi di Hamas dal sud del Libano verso postazioni dell'esercito israeliano. Mentre Azzam Aqraa è descritto come il braccio destro di Arouri in Libano.
In precedenza era stata riportata la notizia dell'uccisione anche di Khalil al Hayya, alto funzionario di Hamas a Beirut ma il movimento islamico ha smentito poco fa la sua morte.
Fonti diplomatiche arabe hanno annunciato in serata ad Haaretz che l'assassinio di al-Arouri a Beirut ha interrotto i negoziati per un accordo tra Israele e Hamas, e ora i colloqui si stanno concentrando sulla prevenzione dell'escalation, soprattutto nel nord di Israele. Secondo le fonti coinvolte nei colloqui mediati da Egitto e Qatar, "l'assassinio ha cambiato la situazione e ora non è possibile alcun progresso. Lo sforzo ora è quello di garantire che qualsiasi risposta, soprattutto dal Libano, sia misurata e consentire l'eventuale prosecuzione dei negoziati".
Aveva una taglia americana da cinque milioni di dollari sulla testa, Saleh al Arouri, sin dal 2015, quando il governo degli Stati Uniti lo designò "terrorista globale". Lo scrive Al Jazeera online, ricordando inoltre che ad ottobre le forze israeliane avevano demolito la sua casa vicino a Ramallah.
Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato l'attacco israeliano che ha portato all'uccisione del numero due di Hamas, Saleh al-Arouri. L'attacco, si legge in una nota diffusa dal premier, "punta a trascinare il Libano in una nuova fase della guerra" con Israele.
La televisione di Hamas ha confermato l'"assassinio" da parte di Israele del vice capo del gruppo nella periferia meridionale della capitale libanese Beirut. Saleh al-Arouri è stato ucciso in un "vile attacco sionista", ha detto Hamas sul suo canale ufficiale.
Il vicecapo del politburo di Hamas, Saleh Arouri, è stato ucciso in un attacco israeliano nel sobborgo di Beirut. Lo hanno reso noto fonti della sicurezza di Hezbollah al quotidiano franco libanese l'Orient de Jour.
Gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza saranno rilasciati solo alle "condizioni" poste da Hamas. Lo ha affermato oggi il suo leader Ismail Haniyeh in un discorso televisivo. "I prigionieri del nemico saranno rilasciati solo alle condizioni stabilite dalla resistenza", ha detto Haniyeh. Hamas è "aperta" all'idea di un governo unico palestinese per Cisgiordania e Gaza, ha poi aggiunto il leader del movimento.
Al termine di una serie combattimenti, alcuni dei quali anche a distanza ravvicinata, le forze israeliane sono riuscite ad assumere il controllo del Comando militare di Hamas nel settore Gaza-Est. Lo ha reso noto il portavoce militare.
Era costituito, ha precisato, da 37 edifici, all'interno di una zona residenziale civile, che comprende ospedali, scuole e condomini. Il Comando di Hamas era collegato ad una rete di tunnel. I militari hanno trovato gli imbocchi di cinque tunnel importanti. A 20 metri di profondità c'era il bunker di comando da dove Hamas ha gestito le fasi della guerra.
Nel corso delle perlustrazioni i militari della unità di élite 'Shaldag' sono stati impegnati in scontri a fuoco ed hanno eliminato le forze di Hamas sul posto. La zona sotterranea è stata poi fatta esplodere. Nel corso di questa operazione Israele ha avuto tre morti: un ufficiale e due sergenti.
''La sensazione secondo cui noi staremmo per fermarci non è giusta. Se non prevaliamo in maniera netta non potremmo resistere nel Medio Oriente'': lo ha affermato oggi il ministro della difesa Yoav Gallant durante un sopralluogo nella striscia di Gaza.
''La guerra - ha aggiunto - adesso è a Khan Yunis. Stiamo compiendo uno sforzo in diversi passaggi, sia sopra i tunnel sia in profondità. Arriviamo (ai capi di Hamas, ndr) da tutte le direzioni''.
L'esercito ha ordinato agli abitanti di Nusseirat (nel settore sud della Striscia) di spostarsi ancora più a sud, verso Deir el Ballah, perchè sta estendendo le operazioni.
Il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato oggi un nuovo bilancio di 22.185 morti nella Striscia di Gaza dall'inizio delle ostilità con Israele il 7 di ottobre.
Nel frattempo, secondo due funzionari israeliani e una fonte a conoscenza della proposta, domenica Hamas ha presentato a Israele, attraverso mediatori qatarioti ed egiziani, una proposta per un nuovo accordo sugli ostaggi: Gerusalemme ha respinto la proposta, ma uno dei funzionari israeliani ha detto che l'offerta dimostra che Hamas è pronto a impegnarsi in negoziati per un nuovo accordo sugli ostaggi, anche se i combattimenti a Gaza continuano.
Il numero di palestinesi uccisi nel 2023 è il più alto dai tempi della Nakba. Il bilancio delle vittime palestinesi quest’anno è infatti il più alto a cui la Palestina abbia mai assistito dal 1948. Alla fine del 2023 - scrive al Jazeera - il numero di persone uccise nei territori occupati ammonta a 22.404, di cui 22.141 dal 7 ottobre. Almeno il 98% si trovava nella Striscia di Gaza, tra cui circa 9.000 bambini e 6.450 donne.
Il numero delle persone uccise in Cisgiordania dal 7 ottobre ha raggiunto quota 319, tra cui 111 bambini e quattro donne. Secondo il Ministero della Sanità sono stati uccisi anche più di 100 giornalisti, mentre il numero delle persone scomparse a Gaza ammonta a più di 7.000 persone, il 67% delle quali sono donne e bambini.
Per i palestinesi il 2023 è stato l'anno più cruento dalla "Nakba" (la "Catastrofe") del 1948, ossia dalla costituzione dello stato d'Israele. Lo ha stabilito l'Ufficio centrale di statistica palestinese (Cbs), citato dalla agenzia di stampa ufficiale Wafa.
Nel conflitto con Israele nel 2023 sono rimasti uccisi 22.404 palestinesi, di cui 22.141 in seguito all'offensiva del 7 ottobre. A Gaza, afferma il Cbs, le vittime includono 9.000 minorenni e 6.450 donne. Inoltre 7.000 persone risultano disperse.
In Cisgiordania i morti, a partire dal 7 ottobre, sono stati 319: fra questi 111 minorenni e quattro donne. In queste statistiche la Wafa non precisa quanti degli uccisi fossero impegnati in combattimenti. Secondo gli ultimi dati aggiornati, la popolazione della Striscia di Gaza è adesso di 2,3 milioni di persone. Gli sfollati, precisa, sono 1,9 milioni.
"La guerra di sterminio lanciata da Israele non spezzera la nostra volontà; rimarremo con fermezza nella nostra terra e continueremo la lotta fino all'indipendenza''. Lo ha affermato oggi il presidente palestinese Abu Mazen.
Mazen si è espresso nel corso del 59esimo anniversario della fondazione di al-Fatah, riporta l'agenzia ufficiale Wafa. "La Cisgiordania, Gerusalemme e la Striscia di Gaza sono un'area geografica unita ed indivisibile. Non consentiremo che avvengano da essa espulsioni, né da Gaza né dalla Cisgiordania, mentre prosegue una guerra frenetica condotta dall'esercito israeliano e da coloni terroristi", ha sottolineato.
Abu Mazen ha ribadito che l'Autorità nazionale palestinese resta l'unico pilastro per una soluzione politica del conflitto e che l'Olp è l'unico rappresentante del popolo palestinese.
Almeno 21'822 persone sono state uccise nelle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza da quando è scoppiata la guerra il 7 ottobre scorso: lo ha annunciato oggi il ministero della Sanità di Hamas. Il nuovo bilancio include 150 morti nelle ultime 24 ore, si legge in un comunicato del ministero, secondo cui 56'451 persone sono rimaste ferite a Gaza dall'inizio della guerra.
I soldati israeliani morti nelle ultime ore sono due. Lo ha reso noto il portavoce militare. Uno è stato colpito ieri nel settore centrale della Striscia e l'altro oggi nel settore Nord. Sale così a 172 il numero complessivo dei militari israeliani caduti nelle operazioni sul terreno lanciate alla fine di ottobre.
Uno dei fondatori dell'ala militare di Hamas, Abdel Fattah Ma'ali, è stato ucciso ieri in un bombardamento israeliano a Gaza. Lo ha riferito la radio militare, citando informazioni di fonte palestinese. Ex "braccio destro" dell'ingegnere Yihia Ayash (il confezionatore di sofisticati ordigni che causarono numerose vittime israeliane nella intifada) Ma'ali aveva poi trascorso lunghi periodi in Siria, Yemen e Sudan perfezionando così le proprie conoscenze militari. Era tornato a Gaza nel 2006 ed aveva assunto una posizione di rilievo nelle "Brigate Ezzedin al-Qassam", il braccio armato di Hamas.
L'esercito estende le operazioni a Khan Yunis
La radio militare ha aggiunto che l'esercito estende le proprie operazioni a Khan Yunis (principale città nel settore sud di Gaza) e nelle vicine località di Nusseirat e Daraj-Tufach. In quelle aeree negli ultimi due giorni - ha affermato - "sono stati uccisi 100 terroristi". "Avanziamo con lentezza, ma in continuazione", ha precisato l'emittente. Il portavoce militare ha intanto aggiunto che ordigni esplosivi pronti per l'uso sono stati trovati e neutralizzati in un asilo-nido di Shati, nel settore nord della Striscia.
L'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (Unrwa) ha indicato che l'esercito israeliano ha sparato contro uno dei suoi convogli di aiuti nella Striscia di Gaza, senza provocare vittime. "I soldati israeliani hanno sparato contro un convoglio di aiuti mentre stava tornando dal nord di Gaza, prendendo un percorso designato dall'esercito. Il nostro capo convoglio e la sua squadra non sono stati feriti, ma un veicolo è stato danneggiato", ha dichiarato il direttore dell'Unrwa di Gaza, Thomas White, sulla rete sociale X. "Gli operatori umanitari non dovrebbero mai essere un obiettivo", ha aggiunto.
Almeno 20 persone sono state uccise in un attacco israeliano al campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza: lo scrive l'agenzia di stampa palestinese Wafa, che cita fonti mediche, come riporta la rete televisiva satellitare qatariota Al Jazeera. Molte altre persone sono ritenute disperse. Intanto proseguono le discussioni per un cessate il fuoco. Una delegazione di funzionari di Hamas sarà infatti oggi al Cairo per fornire le sue "osservazioni" sul piano egiziano per un cessate il fuoco che porrebbe fine alla guerra a Gaza, ha detto ieri sera un funzionario di Hamas all'agenzia di stampa France-Presse (Afp). Secondo la fonte, il piano è stato presentato la settimana scorsa ai funzionari di Hamas e del gruppo militante palestinese della Jihad islamica quando i leader di entrambi hanno visitato la capitale egiziana. Fonti vicine ad Hamas affermano che il piano in tre fasi del Cairo prevede cessate il fuoco rinnovabili, un rilascio scaglionato degli ostaggi detenuti da Hamas in cambio di prigionieri palestinesi in Israele e, infine, un cessate il fuoco definitivo per porre fine alla guerra scatenata dall'attacco del 7 ottobre contro Israele, scrive Afp.
Centinaia davanti a Knesset per rilascio ostaggi
Il piano propone anche un governo tecnico palestinese dopo colloqui che coinvolgano "tutte le fazioni palestinesi", che sarebbe responsabile del governo e della ricostruzione nella Gaza del dopoguerra. Centinaia di giovani israeliani provenienti dalle comunità adiacenti al confine con la Striscia di Gaza hanno manifestato ieri sera davanti alla Knesset, il parlamento dello Stato ebraico a Gerusalemme, chiedendo il rilascio delle decine di ostaggi tenuti da Hamas, riporta il quotidiano israeliano Haaretz, precisando che la manifestazione è avvenuta al termine di una marcia di cinque giorni da Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv a Gerusalemme.
Soldati spararono a ostaggio tardi
Intanto è emerso, secondo un'indagine dell'esercito i cui risultati sono stati pubblicati ieri sera, che Y. H., uno dei tre ostaggi uccisi dai soldati israeliani nella Striscia di Gaza due settimane fa, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco circa 15 minuti dopo gli altri due. Durante quel quarto d'ora, dice il rapporto citato da Haaretz, il comandante del battaglione ha esortato Y. H. a lasciare l'edificio in cui si era rifugiato dopo che gli altri due erano stati uccisi. Ma quando è emerso, è stato colpito da due soldati nonostante il comandante avesse ordinato loro di non sparare, ed è morto sul colpo.
I risultati dell'inchiesta sono stati presentati ieri alle famiglie delle tre vittime.
Israele si sta preparando a consentire il ritorno parziale dei residenti nelle città evacuate lungo il confine di Gaza. Lo ha annunciato il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz, che guida il partito di Unità Nazionale. Israele "si sta avvicinando al giorno in cui potremo consentire il ritorno di alcune comunità", ha precisato il ministro, scrive il Times of Israel. Gantz ha detto ai rappresentanti di diversi consigli regionali del sud del paese di aver discusso di un ritorno parziale nelle città evacuate e che "ci stiamo tutti preparando". Dal 7 ottobre circa 125.00 persone sono state evacuate dalle città e dai villaggi israeliani al confine con Gaza e con Libano.
La popolazione di Gaza è in "grave pericolo", ha detto il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. L'Oms ha affermato di aver consegnato forniture a due ospedali l'altro ieri, sottolineando che solo 15 dei 36 ospedali della Striscia funzionano a pieno regime. La comunità internazionale deve prendere "misure urgenti per alleviare il grave pericolo che affligge la popolazione di Gaza e che mette a repentaglio la capacità degli operatori umanitari di aiutare le persone con ferite terribili, fame acuta e a grave rischio di malattie", ha detto Ghebreyesus.
Operazioni umanitarie ritardate dagli scontri
Dal canto suo, l'Ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha) ha avvertito che la portata e l'intensità delle operazioni di terra e dei combattimenti tra le forze israeliane e i gruppi armati palestinesi a Gaza stanno ostacolando la consegna degli aiuti, riporta il quotidiano britannico The Guardian. "Le operazioni umanitarie si trovano ad affrontare crescenti sfide operative a causa dell'intensificarsi delle ostilità, dell'insicurezza, delle strade bloccate, della scarsità di carburante e delle comunicazioni estremamente limitate", ha indicato l'Ocha in una nota, esprimendo "la sua grave preoccupazione per il continuo bombardamento del centro di Gaza da parte delle forze israeliane".
Sale a 21'110 il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza da quando Israele ha iniziato a colpirla in risposta agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai miliziani di Hamas. Lo riferisce il ministero della sanità di Hamas citato da Al-Jazeera. Sempre secondo Hamas, 55'243 palestinesi sono stati feriti e 7'000 sono ancora dispersi. Nelle ultime 24 ore sono 195 le persone uccise e 325 quelle rimaste ferite.
L'Ufficio stampa governativo della Striscia di Gaza gestito da Hamas ha accusato Israele di aver rubato organi da 80 corpi di palestinesi restituiti ieri al valico di frontiera di Kerem Shalom. Secondo il movimento islamista Israele "ha rubato la dignità di 80 martiri" riconsegnandoli "mutilati", si legge in un comunicato citato dai media arabi. "L'esame dei corpi indica chiaramente che l'occupazione israeliana ha rubato loro organi vitali", afferma la nota di Hamas sostenendo che non è la prima volta che Israele "mutila" corpi di palestinesi e chiedendo un'indagine internazionale indipendente sull'accaduto.
I media israeliani riportano che i cadaveri di 80 palestinesi uccisi a Gaza sono stati restituiti e sepolti in una fossa comune a Rafah, dopo che erano stati prelevati dagli obitori e dalle tombe e portati in Israele per verificare che tra di loro non ci fossero ostaggi.
Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha detto che almeno 20.915 persone sono state uccise nell'enclave palestinese da quando è scoppiata la guerra con Israele il 7 ottobre. Il ministero ha detto che altre 54.918 persone sono state ferite in più di 11 settimane di combattimenti.
Proiettili dell'artiglieria israeliana hanno colpito i piani superiori della sede della Mezzaluna Rossa palestinese a Khan Yunis, nel settore sud della Striscia di Gaza, e hanno provocato alcune vittime fra gli sfollati che si trovavano al suo interno. Lo ha riferito su X la Mezzaluna Rossa palestinese. Nel palazzo in questione, ha aggiunto, avevano trovato riparo migliaia di sfollati.
In Israele questa notizia non è stata ancora commentata.
L'Autorità nazionale palestinese (Anp) e Hamas hanno respinto le dichiarazioni del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che secondo alcun media locali ha detto ieri in una riunione del suo partito Likud di essere pronto a incoraggiare la migrazione volontaria dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. Lo riporta l'emittente araba Al Jazeera.
"Necessaria una presa di posizione internazionale coraggiosa"
Il Ministero degli Esteri dell'Anp ha affermato che è necessaria una "posizione internazionale coraggiosa per fermare immediatamente l'aggressione contro la Striscia e il crimine di pulizia etnica e di sfollamento prima che sia troppo tardi". Il movimento islamista palestinese ha detto invece che non permetterà a Israele "di approvare alcun piano che cancelli o allontani il popolo dalla sua terra e dai suoi luoghi santi".
Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha affermato che il Paese "non sta facendo abbastanza" per riportare indietro gli ostaggi presi da Hamas, come riporta The Times of Israel.
Lapid, che ha rifiutato di entrare nel gabinetto di guerra, ha detto che gli ostaggi dovevano essere riportati a casa "immediatamente": "Dobbiamo fare di tutto e faremo di tutto per riportarli indietro, tutti", ha affermato.
Nel suo primo messaggio pubblico dopo i massacri del 7 ottobre, il leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar ha affermato oggi che la fazione islamica sta affrontando una "battaglia feroce e senza precedenti" contro Israele, aggiungendo che Hamas non si sottometterà mai alle "condizioni dell'occupazione".
In un discorso alla leadership politica di Gaza, riferita tra gli altri dal Times of Israel, Sinwar si è detto fiducioso nella vittoria sostenendo che Hamas è riuscita a uccidere "più di mille soldati" nemici, cifra lontanissima dal bilancio delle autorità israeliane che stimano a poco più di 150 il numero dei soldati caduti finora.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha dichiarato oggi che Israele "pagherà certamente" per l'uccisione in Siria di un alto generale delle Guardie rivoluzionarie. "Senza dubbio, questa azione è un altro segno della frustrazione, dell'impotenza e dell'incapacità del regime sionista nella regione", ha detto Raisi in una dichiarazione e ha aggiunto che Israele "pagherà certamente per questo crimine".
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha visitato di nuovo la Striscia di Gaza. Era già stato lo scorso novembre nella zona. "Ho da dirvi due cose: la prima - ha detto ai soldati secondo il suo ufficio - è che dobbiamo fare di tutto per proteggere la vostra sicurezza e le vostre vite". "La seconda - ha aggiunto - è che non ci fermiamo. Chiunque parli di questo, non è così. Andrà avanti fino alla fine. Finché non li finiamo. Niente di meno".
Un generale delle Guardie rivoluzionarie, l'esercito ideologico iraniano, è stato ucciso in Siria in un attacco vicino a Damasco attribuito a Israele, ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna. Il generale Razi Moussavi, uno dei consiglieri più esperti dei Guardiani in Siria, è stato ucciso in un "attacco del regime sionista poche ore fa" nel quartiere di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco, ha riferito l'Irna.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato contestato durante un discorso al parlamento dalle famiglie degli ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra contro Hamas, 80 giorni fa. "Ora, ora", hanno scandito i parenti degli ostaggi in diversi momenti del discorso, mentre il primo ministro dichiarava che le forze israeliane avevano bisogno di "più tempo" per garantire il loro rilascio continuando le operazioni nel territorio palestinese.
Reparti di terra dell'esercito israeliano sono entrati ''all'alba di oggi nei campi profughi nel settore centrale'' della Striscia di Gaza. Lo ha affermato alla Knesset un membro del gabinetto di guerra israeliano, il leader del partito ortodosso "Shas" Arie Deri. ''Nel nord della Striscia più o meno abbiamo conseguito una affermazione militare. Nel sud si trovano molte forze dell'esercito. Adesso possiamo dire dunque che Zahal (acronimo delle forze armate, ndr) si trova in tutta la Striscia''.
Il ministero della Sanità di Hamas ha reso noto il nuovo bilancio dei morti nella Striscia di Gaza: 20.674. Il Ministero ha anche riferito che dal 7 ottobre più di 54'536 persone sono rimaste ferite.
Hamas e la Jihad Islamica hanno respinto la proposta egiziana di sostituire il loro governo a Gaza in cambio di un cessate il fuoco permanente. Lo scrive Haaretz sulla base di informazioni giunte oggi dall'Egitto. Il piano egiziano, sostenuto dal Qatar, prevede un nuovo scambio di prigionieri, seguito da un cessate il fuoco permanente e dalla futura costituzione a Gaza di un governo di tecnocrati.
Dalla Striscia anche il sito di informazione "Gaza Report" scrive di aver appreso che Hamas e la Jihad islamica ''hanno respinto ufficialmente'' il piano egiziano.
"Difendere la Palestina e fermare le atrocità israeliane a Gaza": è quanto è emerso nel corso degli incontri a Teheran tra i responsabili Iran, Iraq e Afghanistan. Nella capitale iraniana si è svolta una conferenza internazionale sulla Palestina. Il viceministro degli Esteri, Mohammed Hussein Mohammed Bahr Al Uloom, incontrando il capo della diplomazia iraniana, Hossein Amirabdollahian, ha sottolineato la necessità di rafforzare l'unità del mondo islamico.
Il responsabile dei Talebani, Amir Khan Muttaqi, ha evidenziato il bisogno di continuare a sostenere la resistenza dei palestinesi "fino alla vittoria finale".
L'esercito israeliano ha ulteriormente elevato oggi lo stato di allerta al confine con il Libano e ha chiuso al traffico ampie porzioni della Alta Galilea. Posti di blocco sono stati istituiti in una decina di importanti incroci stradali fra cui quelli di Sasa, Baram, Banyas e Naftali. Le principali città dell'Alta Galilea, Kiryat Shomona e Metulla, sono completamente deserte.
La situazione
Molti edifici sono stati danneggiati dal fuoco proveniente dal Libano. Dall'inizio della guerra 80 mila israeliani residenti in prossimità del confine col Libano sono stati costretti a sfollare. I loro rappresentanti ribadiscono che non torneranno in quelle località fino a quando gli Hezbollah non saranno allontanati dall'area di confine.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha fatto appello a "fermare il massacro a Gaza" in un messaggio a papa Francesco in occasione del Natale. "A causa della mancanza di una azione decisa da parte delle organizzazioni internazionali, abbiamo assistito alla morte di oltre 17mila persone. Spero che ci sarà presto un'iniziativa internazionale per fermare l'uccisione di civili innocenti a Gaza", ha scritto il presidente iraniano nel messaggio al Pontefice.
L'Esercito israeliano ha bombardato postazioni di Hezbollah nel sud del Libano. Lo riferisce al Jazeera. In particolare, si precisa, sono stati colpiti obiettivi nel villaggio di Aita al-Shaab.
Il ministero della Sanità della Gaza controllato da Hamas ha detto che almeno 70 persone sono state uccise in un raid israeliano che ha colpito diverse case nel campo profughi di Al-Maghazi, nel centro della Striscia. Il portavoce del ministero, Ashraf al-Qudra, ha detto che "il numero dei martiri del massacro di Al-Maghazi è salito finora a 70", dopo aver spiegato che il raid ha distrutto un "isolato residenziale" e che il "bilancio probabilmente aumenterà" dato il gran numero di famiglie che risiedono lì.
In un altro episodio, il ministero ha detto che 10 membri di una famiglia sono stati uccisi in un raid nel campo di Jabalia.
L'esercito e lo Shin Bet hanno fatto sapere di aver ucciso Hassan Atrash, responsabile del commercio, della manifattura e del contrabbando delle armi per Hamas.
Atrash è stato ucciso in un attacco aereo mirato mentre ieri si trovava in un veicolo a Rafah, nel sud della Striscia. Con lui sono state uccise altre due persone. Secondo le stesse fonti, l'uomo era anche coinvolto nel contrabbando da vari Paesi per l'enclave palestinese ed aveva avuto un ruolo anche nel rifornimento di armi in Cisgiordania.
"Niente può giustificare i terribili attacchi terroristici lanciati da Hamas il 7 ottobre, o il brutale rapimento di circa 250 ostaggi". Lo ha detto su X - ripreso dai media israeliani - il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, aggiungendo di ribadire il suo appello "affinché tutti gli ostaggi rimasti siano rilasciati immediatamente e senza condizioni".
L'intervento di Guterres ha fatto seguito alla Risoluzione sugli aiuti umanitari a Gaza votata ieri in Consiglio di sicurezza al Palazzo di Vetro, nella quale non c'era menzione alcuna di condanna nei confronti dell'attacco terroristico di Hamas.
Uccisi oltre 130 addetti delle Nazioni Unite
In 75 giorni di guerra a Gaza sono rimasti uccisi 136 addetti delle Nazioni Unite, una cosa "mai vista" nella storia dell'Onu, secondo quanto dichiarato dal segretario generale, che chiama le vittime "nostri colleghi". "Molti del nostro personale sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Rendo omaggio a loro e alle migliaia di operatori umanitari che rischiano la vita nell'aiutare i civili a Gaza", scrive ancora Guterres sul suo post.
La Svizzera ha sostenuto la risoluzione adottata oggi dal Consiglio di sicurezza dell'Onu a favore di un aumento degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Secondo Berna, questa contribuirà ad alleviare la "catastrofica situazione umanitaria" nella Striscia di Gaza e ha ripreso diversi aspetti della posizione svizzera sul conflitto. Tra questi, ad esempio, il rispetto del diritto internazionale umanitario di tutte le parti in conflitto, la liberazione di ogni ostaggio, la garanzia di un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli alla Striscia di Gaza, e la necessità di una soluzione a due Stati, ha comunicato questa sera il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
La risoluzione risponde agli urgenti bisogni umanitari della popolazione civile e deplora tutti gli attacchi contro i civili, compresi gli atti terroristici, "che includono quelli di Hamas dal 7 ottobre", ha aggiunto il DFAE. Nella sua dichiarazione dopo il voto, la Svizzera ha sottolineato che la risoluzione deve essere complementare al diritto internazionale umanitario, secondo il quale tutte le parti in conflitto e gli altri Stati sono obbligati ad autorizzare e facilitare le misure di aiuto alla popolazione bisognosa. La risoluzione non pregiudica il diritto di Israele di garantire la propria difesa e sicurezza, scrive il DFAE, ma dovrebbe, al contrario, facilitare l'accesso umanitario e permettere la liberazione immediata e incondizionata di tutti gli ostaggi.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva la risoluzione a favore degli Emirati Arabi Uniti che prevede maggiori aiuti a Gaza. La risoluzione, accettata con 13 voti a favore, zero contrari e due astensioni (Stati Uniti e Russia), chiede maggiori aiuti per Gaza, ma non una tregua immediata. Il testo non include neanche l'originaria frase "urgente sospensione delle ostilità".
Il documento
La risoluzione approvata chiede misure urgenti per consentire un accesso umanitario immediato e sicuro, e per "creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità". La precedente formulazione invece domandava "l'urgente sospensione delle ostilità per consentire un accesso umanitario sicuro e passi urgenti verso una cessazione sostenibile delle ostilità".
Hamas: "Un passo insufficiente"
Hamas dal canto suo giudica come "un passo insufficiente" la risoluzione votata oggi e accusa gli Usa di aver "svuotato" il testo. "Negli ultimi cinque giorni, l'amministrazione statunitense ha lavorato per svuotare questa risoluzione della sua essenza e presentarla con questa formula debole che sfida la volontà della comunità internazionale e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di fermare l'aggressione di Israele contro il nostro popolo palestinese indifeso", si legge nella dichiarazione diffusa da Hamas, di cui dà conto Harretz sul suo sito web citando l'agenzia Reuters.
Guterres: "Ostacoli alla distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza"
L'offensiva di Israele è "il vero problema" nella consegna di aiuti alla Striscia di Gaza, afferma il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Il vero problema è che la modalità con cui Israele conduce questa offensiva sta creando ostacoli alla distribuzione di aiuti umanitari a Gaza". Un cessate il fuoco umanitario "è l'unico modo per andare incontro ai disperati bisogni della popolazione di Gaza", ha aggiunto Guterres. "Riteniamo - ha poi detto - che ci debba essere un immediato e senza condizioni rilascio degli ostaggi" nelle mani di Hamas.
È stato di nuovo rinviato il voto al Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla risoluzione a Gaza. Lo riferiscono fonti diplomatiche. L'ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu Linda Thomas-Greenfield, ha dichiarato che dopo aver "lavorato duro e diligentemente nel corso della scorsa settimana" con l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sulla risoluzione per Gaza, Washington era pronta "a sostenere la bozza così come era scritto". Lo riporta il New York Times. Non è chiaro a questo punto cosa possa aver impedito per l'ennesima volta il voto nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Nell'ultima bozza di risoluzione dell'Onu su Gaza, di cui la France Presse ha preso visione, si chiedono "misure urgenti per consentire immediatamente un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità". Quindi è sparito il passaggio sulla "fine immediata" dei combattimenti.
Israele afferma di aver assestato un duro colpo ai comandi militari di Hamas nel settore nord di Gaza. Secondo quanto ha riferito su X il portavoce militare in arabo Avichay Adraee sono stati uccisi quattro di sette comandanti di brigata. Il messaggio, in arabo, è accompagnato dalle loro fotografie. Il portavoce consiglia ai tre comandanti rimanenti di arrendersi ''o di prepararsi ad incontrare'' quelli morti in combattimento. Il portavoce aggiunge che la casa del comandante più alto in grado è stata ispezionata e che vi sono stati trovati anche documenti di carattere personale. Oggi intanto l'esercito è entrato per la prima volta nel rione di Daraj-Tufach, nel settore settentrionale della striscia di Gaza. Secondo la radio militare una volta espugnato quel quartiere l'esercito avrà assunto di fatto il controllo sull'intero settore nord della Striscia. Nel settore sud della Striscia ''duri combattimenti'' sono in corso anche oggi a Khan Yunis.
Il nord di Gaza è rimasto senza ospedali funzionanti. Lo ha riferito l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) secondo quanto ha indicato il quotidiano israeliano Haaretz. L'Oms da Ginevra fa sapere che la causa per la mancata funzionalità degli ospedali del nord di Gaza è dovuta alla mancanza di carburante, personale e forniture.
9 strutture funzionanti su 36 in tutta Gaza
Secondo l'organizzazione inoltre, solo nove strutture sanitarie su 36 restano parzialmente funzionanti in tutta Gaza e sono tutte nel sud della Striscia, ha specificato ai giornalisti Richard Peeperkorn, rappresentante dell'Oms a Gaza, in videocollegamento da Gerusalemme, scrive l'agenzia di stampa britannica Reuters sul suo sito. L'ospedale "Al-Ahli è stato l'ultimo" a continuare a funzionare"; adesso cura ancora i pazienti presenti ma non ne ammette di nuovi". La struttura conta al momento "circa dieci membri del personale, tutti medici e infermieri, che continuano a fornire il primo soccorso di base, la gestione del dolore e la cura delle ferite con risorse limitate, ha affermato Peeperkorn. "Fino a due giorni fa, era l'unico ospedale nel nord di Gaza in cui i feriti potevano essere operati ed era sopraffatto da pazienti che necessitavano di cure di emergenza", ha aggiunto.
Il capo del comando meridionale dell'esercito israeliano (Idf) , il maggiore generale Yaron Finkelman, ha affermato ieri che l'esercito si trova in "un'altra fase significativa dell'offensiva, in nuove aree". "Questa offensiva continuerà e continuerà ad andare avanti. Continuerà con la pressione contro il nemico in superficie e nel sottosuolo. Continueremo ad avanzare qui e in altre aree in cui non abbiamo ancora manovrato", ha affermato parlando ai militari della 98esima divisione a Khan Yunis (Gaza), come mostra un video dell'Idf.
Ordinata l'evacuazione di Khan Yunis
Intanto l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) ha reso noto, sempre ieri, che Israele ha ordinato l'evacuazione di una vasta area di Khan Yunis, la più grande città nel sud della Striscia di Gaza, dove si sono rifugiati molti palestinesi sfollati a causa del conflitto contro Hamas. L'Idf ha ordinato "l'evacuazione immediata" di un'area "che copre circa il 20%" di Khan Yunis, rileva un rapporto pubblicato dall'Ocha. "L'entità degli sfollamenti risultanti dall'ordine di evacuazione non è chiara", viene specificato. Secondo l'organizzazione dell'Onu, l'area ospitava più di 111'000 abitanti prima dell'inizio dell'offensiva israeliana due mesi fa e ora conta circa 141'000 palestinesi rifugiatisi in 32 campi profughi. Lunedì l'esercito israeliano aveva comunicato che stava intensificando le sue operazioni a Khan Yunis.
"La guerra continuerà fino a che Hamas non verrà eliminato, fino alla vittoria. Chi pensa che ci fermeremo, non è collegato alla realtà". Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu, escludendo quindi un cessate il fuoco. "Non smetteremo di combattere finché - ha dichiarato in un video postato su X - non raggiungeremo tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati: l'eliminazione di Hamas, il rilascio dei nostri ostaggi e l'eliminazione della minaccia da Gaza".
"Tutti i terroristi di Hamas sono morti"
"Stiamo attaccando Hamas con il fuoco, il fuoco infernale. Ovunque, anche oggi. Attacchiamo anche i loro alleati da vicino e da lontano". "Tutti i terroristi di Hamas, dal primo all'ultimo, sono morti. Hanno solo due opzioni: arrendersi o - ha concluso - morire".
"Israele è pronto per un'altra pausa umanitaria e per altri aiuti" a Gaza "in modo da rendere possibile il rilascio degli ostaggi". L'apertura è arrivata dal presidente israeliano Isaac Herzog, mentre al Consiglio di sicurezza dell'Onu è slittato ancora il voto su una nuova risoluzione per una tregua nella Striscia e il conflitto rischia di allargarsi per le minacce degli Houthi al traffico mercantile nel Mar Rosso. "Ora la responsabilità ricade interamente su Sinwar e sulla leadership di Hamas", ha ammonito Herzog in una riunione con gli ambasciatori stranieri. Un "messaggio molto positivo", ha commentato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani con al fianco l'omologo britannico David Cameron, che ha rilanciato la proposta di un "cessate il fuoco sostenibile" e sollecitato Israele a "ridurre al minimo le vittime civili", rispettando le leggi umanitarie e pianificando "attacchi mirati e chirurgici".
Il leader di Hamas Ismail Haniyeh si recherà domani in Egitto per discutere del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e dello scambio di prigionieri con Israele, ha detto oggi una fonte interna al movimento islamico palestinese.
In arrivo una delegazione
Haniyeh, che risiede in Qatar, porterà con sé e guiderà una delegazione di Hamas di "alto livello" in Egitto, dove avrà colloqui in particolare con il capo dell'intelligence egiziana, Abbas Kamel, "sulla necessità di fermare l'aggressione e la guerra, preparare un accordo per il rilascio dei prigionieri e la fine dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza", ha detto la fonte all'agenzia Afp.
Il prezzo del petrolio è in crescita con gli operatori che valutano la situazione di sicurezza per la navigazione nel Mar Rosso. Il Wti sale dello 0,7% a 72 dollari al barile e il Brent si attesta a 77,1 dollari con un incremento dello 0,7%.
Il colosso petrolifero britannico BP sospenderà il suo traffico di petroliere attraverso il Mar Rosso: lo riporta Bloomberg citando un comunicato della società. "Alla luce del deterioramento della situazione di sicurezza per la navigazione nel Mar Rosso, BP ha deciso di sospendere temporaneamente tutti i transiti attraverso il Mar Rosso", evidenzia la multinazionale.
Gli attacchi dei ribelli Houthi
Il provvedimento di BP arriva dopo gli attacchi delle ultime settimane da parte dei ribelli Houthi (sostenuti dall'Iran) dallo Yemen alle navi che transitano nello stretto di Bab al-Mandeb, che separa la penisola araba dal Corno d'Africa, vitale per la navigazione commerciale. La società inglese si unisce così a diversi giganti del trasporto marittimo mondiale che venerdì e sabato scorso hanno deciso di sospendere la navigazione nel Mar Rosso.
Le compagnie che hanno sospeso i viaggi
Il colosso Cma Cgm, la principale compagnia marittima francese, ha già sospeso - come i gruppi Msc, Maersk e Hapag-Lloyd - l'attraversamento del Mar Rosso delle sue navi portacontainer. Il gruppo "ha deciso di ordinare a tutte le navi cargo Cma Cgm nella regione che devono attraversare il Mar Rosso di recarsi in zone sicure" e di non lasciare le acque ritenute sicure, "con effetto immediato e "fino a nuovo avviso", secondo un comunicato stampa.
"A ogni escalation a Gaza corrisponderà un'escalation nel Mar Rosso": lo ha detto oggi il generale yemenita Yussef Maadani, comandante della 5a divisione delle forze armate yemenite sostenute dall'Iran, citato dall'ufficio stampa del governo di Sanaa. Le affermazioni sono state fatte poco dopo la diffusione di notizie di un nuovo attacco nel Mar Rosso contro una nave commerciale in transito nei pressi dello stretto di Bab al Mandab.
La petroliera Swan Atlantic, battente bandiera delle Isole Cayman, è stata attaccata da missili sparati dalle forze yemenite filo-iraniane. Lo riferiscono media panarabi e internazionali citando fonti militari statunitensi nel Mar Rosso. L'attacco è avvenuto nei pressi dello stretto di Bab al Mandab.
La United Kingdom maritime trade operations (Ukmto) ha segnalato un'esplosione in prossimità di una nave che sta attraversando lo stretto di Bab El Mandeb al largo delle coste dello Yemen. L'esplosione nei pressi di un'imbarcazione, resa nota questa mattina dall'United Kingdom maritime trade operations dell'esercito britannico, ha colpito una rotta di navigazione chiave al largo dello Yemen, ed è l'ultimo incidente in ordine di tempo nello stretto di Bab al-Mandeb, che separa la penisola araba dal Corno d'Africa, vitale per la navigazione commerciale. "Il capitano ha riferito che l'esplosione si è verificata a due miglia nautiche da uno degli alloggi della nave mentre era in transito", ha dichiarato la società di sicurezza marittima Ambrey. L'incidente è avvenuto mentre il capo del Pentagono Lloyd Austin è arrivato in Bahrein, base della Quinta Flotta della Marina statunitense, nell'ambito di un tour in Medio Oriente che lo porterà anche in Qatar.
Gli attacchi dei ribelli huthi dello Yemen
I ribelli huthi dello Yemen, sostenuti dall'Iran, hanno lanciato una raffica di attacchi con droni e missili contro le navi che entrano nel Mar Rosso attraverso lo stretto, affermando di voler fare pressione su Israele affinché ponga fine alla guerra contro i militanti di Hamas nella Striscia di Gaza. In risposta agli attacchi, quattro grandi compagnie di navigazione, tra cui due delle più grandi al mondo, hanno dichiarato che stanno dirottando le loro navi lontano dal Mar Rosso.
Abbattuti 14 droni sabato nel Mar Rosso
Sabato, un cacciatorpediniere statunitense ha abbattuto 14 droni nel Mar Rosso lanciati da aree dello Yemen controllate dai ribelli, ha dichiarato l'esercito americano. Il portavoce dei ribelli Mohammed Abdul Salam ha dichiarato che l'Oman (neutrale) ha avviato un'opera di mediazione per salvaguardare la navigazione lungo la via d'acqua.
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe votare già oggi una proposta per chiedere a Israele e Hamas di consentire l'accesso degli aiuti a Gaza - via terra, mare e rotte aeree - e di istituire un monitoraggio da parte delle Nazioni Unite dell'assistenza umanitaria fornita. Lo riporta l'agenzia Reuters citando fonti diplomatiche secondo le quali la risoluzione dipende dai negoziati tra gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti, che hanno redatto il testo. La bozza del testo "chiede una cessazione urgente e sostenibile delle ostilità per consentire un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli". Secondo le fonti, gli Stati Uniti vogliono attenuare i toni sullo stop ai combattimenti. L'amministrazione Biden continua, infatti, a sostenere che un cessate il fuoco in questo momento favorirebbe Hamas.
La nuova bozza afferma inoltre il sostegno ad una soluzione a due Stati nella regione e "sottolinea l'importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l'Autorità Palestinese". Con una mossa criticata da Israele e dagli Stati Uniti, la bozza non nomina esplicitamente Hamas, anche se richiede "un intervento immediato e rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi" e condanna "tutti gli attacchi indiscriminati contro i civili".
L'esercito israeliano ha annunciato la morte di altri 4 soldati uccisi in combattimento nel sud della Striscia. Si tratta di Urija Bayer (20 anni) - che era stato ferito lo scorso 14 dicembre -, di Liav Aloush (21 anni), di Etan Naeh (26 anni) e di Tal Filiba (23 anni). Questi ultimi 3 erano commando dell'unità Duvdevan. Il totale dei soldati israeliani uccisi in battaglia - dall'avvio dell'operazione di terra nella Striscia - è ora di 12
Secondo fonti palestinesi citate da Haaretz, un attacco israeliano con artiglieria avrebbe colpito il reparto maternità e pediatria dell'ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo una testimonianza, una bambina è rimasta uccisa nell'attacco.
Almeno 25 persone sono morte in un bombardamento notturno dell'esercito israeliano nei pressi del campo profughi di Nuseirat, nella Striscia di Gaza. Lo riferisce Al Jazeera, citando giornalisti che operano nella zona. Il campo si trova nella parte centrale della Striscia di Gaza, a nord-est della città di Deir al Balah. Una casa è stata distrutta nell'attacco. Tra le vittime, secondo quanto riporta l'agenzia Wafa, c'è anche una giornalista: si tratta di Haneen Ali al-Qutshan, che lavorava per una radio a Gaza.
La Svizzera deve impegnarsi per un cessate il fuoco "immediato e duraturo" in Medio Oriente. In una lettera aperta pubblicata oggi, otto Ong lanciano un appello in questo senso al Consigliere federale Ignazio Cassis. "La Svizzera ha la responsabilità giuridica di obbligare le parti in conflitto a proteggere le popolazioni civili", ritengono i firmatari. Tra questi ultimi figurano Handicap International Svizzera (HI), l'Associazione per l'aiuto medico al Centro America, la Fondazione Terre des Hommes, l'organizzazione femminista Frieda, Giustizia e pace in Palestina, gli Amici svizzeri dei combattenti per la pace, Medici del mondo e medico international Svizzera.
L'unica opzione per porre fine alle violazioni del diritto internazionale
Una settimana fa, Medici senza frontiere (MSF) ha lanciato un appello simile al responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), nonché al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a tutti i governi. Secondo i firmatari dell'appello presentato oggi, un cessate il fuoco rappresenta "l'unica opzione per porre fine alle violazioni del diritto internazionale umanitario".
Impossibile fornire aiuti sotto i bombardamenti
Queste Ong sottolineano che circa due milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza sono sfollati da ottobre. Gli operatori sanitari, vittime di alcuni bombardamenti, sono esausti. E alla popolazione manca il cibo. "Non possiamo fornire aiuti umanitari sotto i bombardamenti", aggiungono le Ong. Come l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), temono gli effetti delle malattie infettive che si stanno diffondendo. Di fronte a questo "disastro umano", si chiedono "quanti civili" moriranno prima che la Svizzera si attivi per un cessate il fuoco duraturo. Chiedono inoltre una liberazione "immediata" e "senza condizioni" degli ostaggi. I continui bombardamenti hanno anche un impatto sulle tensioni in Cisgiordania, aggiungono le organizzazioni. Inoltre minacciano l'intera regione, puntualizzano.
L'esercito israeliano ha annunciato la morte di un altro soldato, ucciso in combattimento nel nord di Gaza. Si tratta di Boris Dunavetski (21 anni) della cittadina di Kiryat Bialik. Secondo le stime ufficiali, il bilancio dei soldati caduti in battaglia - dall'avvio delle operazioni di terra a Gaza - è ora di 122.
Israele ha scoperto nei pressi del valico di Erez con il nord della Striscia un "enorme sistema di tunnel che si divide in vari rami con una estensione di oltre 4 chilometri, arriva a soli 400 metri dal valico stesso, con una profondità di 50 metri sottoterra". Lo ha annunciato l'esercito secondo cui il sistema è frutto "di un progetto guidato da Muhammad Sinwar, fratello di Yahya Sinwar". Il sistema del tunnel - che ha avuto un ruolo nell'attacco del 7 ottobre - "ha una larghezza sufficiente per un veicolo" ed è dotato di impianti elettrici e fognari e porte blindate per bloccare l'accesso.
L'incontro svoltosi tra il direttore del Mossad David Barnea e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani per discutere la ripresa dei negoziati per la liberazione degli ostaggi "è stato positivo". Lo hanno riferito fonti diplomatiche alla Cnn.
I camion degli aiuti umanitari sono entrati per la prima volta nella Striscia di Gaza dal valico israeliano di Kerem Shalom. Lo ha riferito l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu. Israele ha deciso di riaprire il valico di recente, nell'ambito anche delle discussioni sull'andamento della guerra con gli Usa. Il valico fino ad oggi funzionava solo come centro di ispezione per i camion che venivano dal valico più a sud di Rafah, tra l'Egitto e Gaza, e dove dovevano ritornare con un forte dispendio di tempo.
La ministra degli esteri francese Catherine Colonna è arrivata oggi in Israele dove ha chiesto una tregua "immediata e duratura" nella Striscia di Gaza, che porti ad un cessate il fuoco, per ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, e per essere in grado di fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, secondo un comunicato stampa del Quai d'Orsay. Colonna ha poi esortato tutti le parti in conflitto, compreso Israele, a "allentare la tensione" sull'instabile confine tra Israele e Libano, dove continua lo scambio di colpi in parallelo alla guerra di Gaza.
Nessun vincitore
"Il rischio di un'escalation rimane (...) e se le cose dovessero andare fuori controllo, non credo che nessuno ne trarrebbe beneficio, e lo dico anche a Israele", ha detto durante una visita alla base militare di Shura, nel centro di Israele. "Questa richiesta di moderazione e riduzione della tensione si applica a tutti", ha sottolineato.
Il ruolo che può ricoprire la Francia
Incontrando la collega francese a Tel Aviv, il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen ha detto dal canto suo che la Francia può svolgere un ruolo "importante" in Libano per evitare un'esplosione di tensioni regionali. "C'è ancora la possibilità di impedire la guerra in Libano. Se la comunità internazionale non avrà successo, non avremo altra scelta che occuparcene noi stessi", ha detto Cohen. "La Francia può svolgere un ruolo positivo e importante" per prevenire una guerra, ha aggiunto. Oltre ai colloqui ufficiali, Colonna dovrebbe incontrare le famiglie degli ostaggi francesi.
La Francia ha condannato sabato un bombardamento israeliano nella Striscia di Gaza che ha causato la morte di uno dei suoi agenti diplomatici e ha chiesto che "sia fatta luce".
Il pronto soccorso dell'ospedale al-Shifa, il più grande nel nord della Striscia di Gaza, è "un bagno di sangue" e la struttura "deve urgentemente riprendere almeno le sue attività di base per aiutare le migliaia di persone che hanno bisogno di cure vitali", ha avvertito l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Quest'ultima, citata dal "Guardian", ha affermato che "decine di migliaia di sfollati stanno utilizzando l'edificio e i terreni dell'ospedale - che "attualmente è minimamente funzionante" - per ripararsi" e che c'è "una grave carenza" di acqua potabile e cibo.
La situazione
Le sale operatorie non funzionano a causa della mancanza di carburante, ossigeno e altre forniture, ha spiegato l'organizzazione che parla di "centinaia di feriti". Una delle quadre dell'Oms ha consegnato ieri forniture mediche all'ospedale, il più grande della Striscia, insieme ad altre agenzie delle Nazioni Unite. Il team ha consegnato medicinali e forniture chirurgiche, attrezzature per chirurgia ortopedica, materiali e farmaci per l'anestesia all'ospedale. "Il team ha descritto il pronto soccorso come un bagno di sangue, con centinaia di pazienti feriti all'interno e nuovi pazienti che arrivano ogni minuto. I pazienti con lesioni da trauma venivano suturati sul pavimento e in ospedale non è disponibile alcuna terapia del dolore".
Il premier Benyamin Netanyahu - durante la riunione di governo a Tel Aviv - ha reso noto di "aver ricevuto una lettera da decine di famiglie di caduti" nella quale si ribadisce la volontà di proseguire la guerra. "Gli eroici civili e soldati sono determinati - è scritto nella lettera diffusa da Netanyahu - a raggiungere una vittoria totale. Questo è il testamento dei caduti e il nostro obbligo per i vivi". Per questo Netanyahu ha ribadito che Israele "combatterà fino alla fine con l'obiettivo di eliminare Hamas, rilasciare gli ostaggi e assicurarsi che Gaza non sia più centro di terrorismo, istigazione e attacchi contro Israele".
"Dobbiamo dire la verità e non coltivare illusioni. Dopo l'eliminazione di Hamas, la Striscia sarà smilitarizzata e sarà sotto il controllo di sicurezza israeliano". Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu, confermando la posizione su futuro della Striscia che non prevede, a suo giudizio, il controllo da parte dell'Autorità nazionale palestinese.
"Nonostante il lutto, nonostante le pressioni internazionali, continueremo fino alla fine, nulla - ha dichiarato - ci fermerà". Il primo ministro ha ribadito che non permetterà che "Hamastan" si trasformi in "Fatahstan", ovvero con l'Autorità nazionale palestinese che torna a governare Gaza.
Citando un sondaggio della scorsa settimana che ha rilevato che l'82% dei palestinesi in Cisgiordania giustifica il massacro del 7 ottobre, ha osservato che l'Anp deve ancora condannare l'assalto. "Loro dovrebbero controllare Gaza?". Piuttosto, dopo che Hamas sarà distrutto, "Gaza sarà smilitarizzata" e non rappresenterà alcuna minaccia per Israele, ha sottolineato.
"La guerra andrà avanti fino alla distruzione di Hamas", anche se la morte dei tre ostaggi ha "spezzato il mio cuore e quello della nazione", ha poi detto Netanyahu. Il premier ha aggiunto che "abbiamo appreso la lezione", poi ha promesso che Israele manterrà "tutti gli sforzi militari e diplomatici per riportare a casa tutti gli ostaggi".
I tre ostaggi, uccisi per errore dall'esercito israeliano a Gaza, avevano innalzato un bastone con un pezzo di stoffa bianca, un modo rudimentale per indicare la bandiera bianca. L'Idf ha aperto un'indagine ma i dettagli della morte hanno reso ancora più dolorosa una vicenda che ha scosso e rattristato nel profondo Israele. Una tragedia che sta premendo ancora di più sul governo di Benjamin Netanyahu, criticato anche per non aver annunciato lui l'uccisione dei tre rapiti, affinché riapra i negoziati per un nuovo scambio di ostaggi. Per le famiglie degli ostaggi il tempo è scaduto: "Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che riavviate i negoziati", chiedono nel raduno di oggi dove mostrano simbolicamente una clessidra.
Israele incontra il Qatar per discutere gli ostaggi
Ogni giorno che passa porta nuovo dolore ai parenti dei rapiti: oggi è stata comunicata la morte di un altro ostaggio israeliano in cattività a Gaza: Inbar Haiman, di 27 anni, rapita alla festa musicale di Reim lo scorso 7 ottobre. Per dare un segnale interno, il capo del Mossad David Barnea è volato ad Oslo dove ha incontrato il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. In ballo il riavvio dei negoziati indiretti tra Israele e Hamas - con l'apporto anche di Egitto e degli Stati Uniti - per uno scambio dei circa 130 ostaggi rimasti nella Striscia con detenuti palestinesi nelle carceri israeliani. Uno scambio che sarebbe tecnicamente impossibile senza, come ricordano gli analisti, una concomitante tregua delle armi. In base all'esito dell'incontro sarà il Gabinetto di guerra a decidere come e se proseguire nei colloqui. Barnea, a quanto si sa, ha già visto in una riunione il ministro della difesa Yoav Gallant, il direttore dello Shin Bet (Sicurezza interna) Ronen Bar e il capo di stato maggiore Herzi Halevi.
Le famiglie degli ostaggi scendono in piazza
Nessuna indecisione, invece, da parte delle famiglie degli ostaggi che ieri sera sono scesi in piazza a Tel Aviv e che hanno replicato questa sera davanti al Ministero della difesa. "Centoventinove bare - hanno detto criticando di nuovo il Gabinetto di guerra per non averli ricevuti - non rappresentano una vittoria. La tragica morte degli ostaggi a Gaza richiede una azione immediata: fare qualsiasi cosa per rilasciare tutti i restanti ostaggi vivi". In questo scenario di dolore, si insinua Hamas. Abu Obaida, portavoce delle Brigate al Qassam, ha rilanciato sostenendo che "l'esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberarli, poiché nessuno di loro sarà rilasciato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni".
I soldati hanno pensato che "fossero membri di Hamas"
Nella ricostruzione della dinamica che ha portato all'uccisione di Yotam Haim, Alon Shamriz e Samer Fuad El-Talalka, si è saputo che uno dei soldati, schierato su un palazzo di fronte a quello dove è avvenuto il fatto, "si è sentito minacciato" nonostante gli ostaggi sventolassero un drappo bianco ed ha sparato verso il gruppo. "Due ostaggi sono stati colpiti e sono caduti a terra, mentre il terzo - ha aggiunto - è riuscito a scappare in un edificio vicino". Mentre i soldati si avvicinavano all'edificio, "hanno cominciato a sentire grida in ebraico che chiedevano il loro aiuto". I soldati hanno pensato che "fosse un membro di Hamas che cercava di attirarli, sono entrati nell'edificio e l'hanno ucciso l'ostaggio". Il capo di stato maggiore dell'Idf Herzl Halevi ha ammesso che non sono "state seguite le regole di ingaggio" da parte dei soldati: "È vietato sparare a coloro che alzano una bandiera bianca e chiedono di arrendersi", ha chiarito.
Gli attacchi a Gaza non cessano
Non accennano intanto a diminuire gli attacchi israeliani a Gaza. Sul campo l'esercito israeliano continua a premere nel sud e nel nord della Striscia e l'agenzia palestinese Wafa ha denunciato un attacco aereo dove sono state "uccise almeno 14 persone, mentre "altre decine di persone, tra cui bambini e donne sono state uccise e ferite a Jabalya". Resta alta anche la tensione al nord di Israele al confine con il Libano, da dove continuano ad arrivare razzi che hanno ucciso un riservista e innescato la risposta armata dello stato ebraico. In Cisgiordania, sono stati due i palestinesi uccisi da Israele.
Un alto esponente di Hamas, Osama Hamdan, ha affermato che oltre 8000 persone risultano disperse sotto le macerie degli edifici crollati nelle Striscia di Gaza a causa dei bombardamenti israeliani, oltre al numero dei morti che supera ormai 19'000.
"L'occupazione ha commesso molti massacri nei 71 giorni di guerra a Gaza. L'aggressione continua nella Cisgiordania occupata dove sono state registrate 300 morti dal 7 ottobre e circa il 70% dei morti e dei dispersi sono donne e bambini", ha detto Hamdan, in una conferenza stampa a Beirut di cui riferisce Al Jazeera online.
Circa 3000 persone si sono riunite oggi nel tardo pomeriggio a Ginevra per chiedere un cessate il fuoco in Medio Oriente. I presenti hanno inoltre domandato le dimissioni del consigliere federale Ignazio Cassis.
"Cassis dimettiti!"
La Confederazione è stata accusata di complicità per quanto sta succedendo ai palestinesi. "Le armi svizzere uccidono a Gaza! Vergogna", recitava uno degli striscioni. "Berna deve porre fine a ogni collaborazione militare con Israele", si poteva leggere su di un altro. Le critiche si sono concentrate anche sul ministro degli esteri. "Cassis dimettiti!", hanno gridato diversi manifestanti in prima linea.
Le famiglie degli ostaggi tenuti nella Striscia di Gaza hanno esortato il governo israeliano a porre fine ai combattimenti e ad avviare negoziati per il loro rilascio. "Stiamo solo recuperando cadaveri. Vogliamo che fermiate i combattimenti e avviate i negoziati", ha detto Noam Perry, figlia di un israeliano rapito, durante un raduno di famiglie di ostaggi a Tel Aviv. Robby Chen, padre di un soldato 19enne ostaggio, ha espresso la sua rabbia tenendo una clessidra in mano. "Cosa state aspettando? Di farli tornare nelle bare? Chiediamo al governo di parlare con noi oggi e spiegare quale proposta hanno sul tavolo".
"L'esercito sionista conosce molto bene le nostre condizioni per liberarli, poiché nessuno di loro sarà liberato finché non saranno soddisfatte le nostre condizioni". Lo afferma Abu Obaida, portavoce delle Brigate Al-Qassam, rispetto alla liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas.
Situazione tesa
"Il nemico sionista sta giocando con le vite dei suoi soldati tenuti prigionieri dalla resistenza palestinese e quindi non si preoccupa dei sentimenti delle loro famiglie. Ieri, l'esercito sionista ha intenzionalmente giustiziato tre di loro, preferendo ucciderli piuttosto che liberarli. Si tratta - afferma Obaida in un comunicato - dello stesso palese comportamento criminale che ha praticato e continua a praticare contro i suoi prigionieri a Gaza, nel disperato tentativo di liberarsi del loro fardello".
Il capo del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, si sono incontrati in Europa e hanno discusso della liberazione degli ostaggi. Lo ha riferito oggi una fonte politica ad "Haaretz". In precedenza il "Wall Street Journal" aveva riferito che, secondo le sue fonti, l'incontro avrebbe dovuto svolgersi a Oslo, in Norvegia.
Sarebbe previsto per oggi pomeriggio a Oslo un incontro fra Israele e Qatar - e nello specifico fra il direttore del Mossad, David Barnea, e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani - che ha come oggetto la ripresa delle trattative per il rilascio degli ostaggi israeliani a Gaza in cambio di una tregua e la liberazione di prigionieri palestinesi da parte delle autorità israeliane. Lo riferisce il "Wall Street Journal" citando fonti informate.
Il direttore del Mossad, David Barnea, dovrebbe incontrare il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani in Europa questo fine settimana per discutere la ripresa dei negoziati per un accordo che garantisca il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza. Lo scrive il sito americano Axios citando due fonti informate sulla questione. Il portale sottolinea che si tratterebbe del primo incontro tra alti funzionari israeliani e del Qatar dopo la fine del cessate il fuoco a Gaza, e giunge dopo l'annuncio dell'esercito israeliano di aver ucciso per errore tre ostaggi nella Striscia.
Netanyahu ha "cambiato rotta"
Secondo quanto ricostruito da Axios, "i mediatori del Qatar hanno contattato i funzionari israeliani lo scorso fine settimana per vedere se ci fosse interesse a rilanciare i colloqui indiretti con Hamas su un nuovo accordo" per gli ostaggi. Dopo la proposta iniziale del Qatar, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e i membri del gabinetto di guerra "hanno deciso di non inviare il capo del Mossad in Qatar", scrive il portale. Tuttavia, "dopo una reazione negativa alla decisione, Netanyahu ha cambiato rotta e ha permesso a Barnea di impegnarsi con i qatarioti", sottolinea Axios, spiegando che secondo una fonte israeliana, lo Stato ebraico "ha espresso la volontà di discutere un nuovo accordo che includa il rilascio delle restanti donne richieste nell'accordo precedente".
Cresce la protesta a Tel Aviv dopo che Israele ha riferito di aver ucciso per errore tre ostaggi a Gaza: dopo essersi radunati di fronte a un quartier generale, centinaia di manifestanti hanno raggiunto ieri sera l'incrocio della via Kaplan, una delle principali arterie della città, bloccando la strada. Lo riporta Ynet, sottolineando che in precedenza la folla ha bloccato una delle corsie di Begin Road. I manifestanti chiedono un accordo immediato per il ritorno a casa degli ostaggi tenuti nella Striscia, gridando "ora, ora". Alcuni di loro tenevano in mano cartelli e foto dei rapiti.
Hamas ha annunciato stasera che le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza hanno causato la morte di 18'800 persone dall'inizio della guerra, il 7 ottobre. I palestinesi morti, per lo più uccisi in attacchi aerei, sono per il 75% bambini (8'000) e donne (6'200), si legge nel comunicato diffuso dall'ufficio stampa di Hamas, che stima a 7'500 il numero dei dispersi nel 70° giorno della guerra con Israele. I feriti sono 51mila.
Israele ha ucciso "per un tragico errore" tre ostaggi durante i combattimenti a Shujaia nel centro della Striscia. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari spiegando che i soldati li hanno scambiati per sospetti ed hanno sparato. Probabilmente - ha aggiunto - i tre si erano o liberati o erano rimasti incustoditi durante i combattimenti. "Durante combattimenti - ha detto Hagari - un'unità dell'esercito ha identificato per errore tre israeliani come una minaccia. L'unità ha aperto il fuoco in loro direzione ed essi sono rimasti uccisi. Subito - ha aggiunto - si è creato un sospetto. I loro corpi sono stati trasferiti in Israele per il riconoscimento". "Sono stati identificati in Yotam Haim (che era stato rapito a Kfar Aza il 7 ottobre), Samer Talalka (rapito a Nir Am il 7 ottobre) ed un terzo ostaggio la cui famiglia per ora chiede che il nome non sia pubblicato".
L'esercito si assume in pieno la responsabilità dell'accaduto
Hagari ha detto che l'esercito si assume in pieno la responsabilità dell'accaduto, rilevando che l'incidente è avvenuto durante duri combattimenti a Shujaya in cui i soldati hanno combattuto contro "molti terroristi". Hamas ha inoltre inviato contro di loro, secondo Hagari, terroristi suicidi che sembravano disarmati e ha cercato di farli entrare in una trappola con ordigni esplosivi. In risposta alle domande dei giornalisti, Hagari ha ipotizzato che i tre fossero riusciti a liberarsi o che fossero rimasti incustoditi. Secondo la televisione pubblica Kan, è possibile che dopo 70 giorni di prigionia i tre ostaggi indossassero capi di abbigliamento tipici della popolazione palestinese.
Al porto egiziano di Al-Arish è arrivata questa mattina una nave umanitaria degli Emirati arabi uniti proveniente da Fujairah che trasportava oltre 4 mila tonnellate di aiuti per la Striscia di Gaza. Il portavoce ufficiale del governatorato del Sinai del Nord, Mohamed Selim, ha precisato che la nave degli Emirati aveva a bordo 3'465 tonnellate di scorte alimentari, 420 tonnellate di materiali per riparazioni e 131 tonnellate di forniture per l'assistenza medica, forniti dalla Fondazione Khalifa bin Zayed Al Nahyan per Opere Umanitarie e dalla Fondazione Zayed Bin Sultan Al Nahyan per le Opere di Beneficenza e Umanitarie, oltre che dall'Autorità della Mezzaluna Rossa degli Emirati. In una dichiarazione all'ANSA ha aggiunto che i volontari della Mezzaluna Rossa trasferiranno ora il carico dalla nave sui camion, per poi portare gli aiuti nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah nel Nord Sinai. Recentemente, il porto di Al-Arish ha ricevuto 4 navi, tra cui due navi turche che trasportavano grandi quantità di aiuti e un ospedale da campo, e due navi ospedale, una francese e l'altra italiana, che ricevono costantemente palestinesi feriti. Per domani è atteso l'arrivo dalla Turchia di una nave umanitaria con aiuti turchi e del Kuwait: a bordo 1'200 persone e tonnellate di generi di prima necessità.
Sono entrati ieri a Gaza, dal valico di Rafah, 55 camion di aiuti, più 5 autocisterne di carburante e gas, e sono arrivate dalla Striscia 250 persone, tra stranieri ed egiziani. Lo hanno riferito fonti della Mezzaluna Rossa del Nord Sinai. Sono stati portati nella Striscia in tutto circa 90'000 litri di carburante e 75 tonnellate di gas.
Valico aperto ieri mattina
Il valico di Rafah era stato aperto ieri mattina per consentire l'entrata in Egitto di 330 persone, in gran parte egiziani e giordani e l'ingresso a Gaza di 4 membri di organizzazioni internazionali provenienti da Sudafrica, Australia, Irlanda e Stati Uniti. La Mezzaluna rossa aveva annunciato ieri mattina di essere in attesa di 140 camion che dovevano passare dal valico di Rafah nella Striscia dopo essere stati ispezionati. Cento camion di aiuti erano stati consegnati per le ispezioni al valico terrestre di al-Awja, altri 40 erano stati inviati a Karam Abu Salem.
Hamas smentisce che uno dei suoi alti esponenti in esilio, Musa Abu Marzuk, abbia evocato la possibilità di riconoscere Israele come in precedenza riportato da un'intervista a Marzuk pubblicata dal sito al-Monitor. In una smentita affidata a Marzuk, l'ufficio stampa di Hamas prende le distanze dalle dichiarazioni pubblicate da al-Monitor e ampiamente riprese dai media arabi, israeliani e internazionali. "Vorrei sottolineare che diversi punti e frasi menzionate nella mia intervista con al-Monitor non esprimono la mia posizione e quella del movimento, sulla quale non vi è alcun cambiamento", si legge nel comunicato firmato da Abu Marzuk in esilio in Qatar.
Tutte le comunicazioni e internet sono interrotti a Gaza. Lo hanno fatto sapere le compagnie palestinesi Paltel e Jawall addossando la responsabilità "alla attuale aggressione" in corso sulla Striscia.
L'aviazione e l'artiglieria israeliana hanno bombardato con insistenza località nel sud del Libano a ridosso della linea del fronte tra Hezbollah e lo Stato ebraico. Secondo media e testimoni locali in Libano a essere colpite sono state le località di Aitarun, Jebbine, Khiam, Blida, Mays al Jabal, Awida. A Jebbine una moschea è stata colpita da un bombardamento di Israele causando ingenti danni, secondo quanto testimoniano alcune immagini mostrate da media libanesi.
Il ministero della Salute palestinese, citato dalla Wafa, ha dichiarato che le forze israeliane a Jenin hanno ucciso un ragazzo di 17 anni, identificato come Mousa Ahmad Khatib, con un colpo al petto. Secondo l'agenzia, l'adolescente è l'undicesimo palestinese ad essere ucciso dai soldati israeliani in tre giorni consecutivi di operazioni a Jenin.
I familiari degli ostaggi israeliani tenuti a Gaza si dicono "scioccati" dalla notizia secondo cui il gabinetto di guerra di Israele ha deciso di non inviare il capo del Mossad in Qatar per i negoziati su un nuovo accordo con Hamas e chiedono una "spiegazione immediata" al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Lo riportano i media locali.
Annullato il viaggio del capo Mossad in Qatar
Israele ha annullato il viaggio programmato in Qatar del suo capo dei servizi segreti stranieri per riavviare i colloqui su un possibile secondo accordo per il rilascio degli ostaggi tenuti da Hamas, ha confermato alla Cnn una fonte vicina ai negoziati. Il direttore del Mossad, David Barnea, non si recherà nella capitale qatariota Doha, dove si sono svolti i precedenti colloqui sullo scambio di prigionieri, ha detto la fonte all'emittente americana. Ieri il canale israeliano Channel 13 aveva riportato che il gabinetto di guerra israeliano guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu aveva annullato la missione di Barnea.
L'esercito di Israele utilizzerà una "varietà creativa di modi" per distruggere i tunnel di Hamas, ha detto il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari rispondendo ieri sera alla domanda se le Idf stessero allagando i passaggi sotterranei dei miliziani palestinesi. "Alcuni di questi modi consistono in attività tattiche, utilizzando qualche tipo di strumento per far uscire i terroristi dai tunnel e con delle distruzioni permanenti in modo che" tali passaggi "non possano più funzionare", ha detto Hagari. "Quanti più modi sono, meglio è: è sbagliato dare al nemico informazioni su quando e in quale luogo", ha aggiunto il portavoce delle Idf.
Almeno 13 persone sono morte in un bombardamento aereo israeliano sul campo profughi di al-Shabura a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta l'agenzia di stampa siriana Sana. Due edifici residenziali sarebbero stati distrutti nell'attacco e altre vittime potrebbero essere ancora intrappolate sotto le macerie.
Ventiquattro donne palestinesi ferite e i loro accompagnatori sono entrati in Egitto dal valico di Rafah, hanno fatto sapere fonti della Mezzaluna Rossa e del terminal, che hanno precisato che sono giunti oggi in Egitto anche 138 stranieri, tra cui 2 italiani appartenenti ad organizzazioni internazionali, e 158 egiziani. E' stata invece rinviata ai prossimi giorni l'accoglienza di 128 bambini malati di cancro, con i loro accompagnatori, attesi già da ieri e che dovevano andare a curarsi in Turchia. A Gaza stanno operando 9 organizzazioni internazionali, di cui 2 italiane e le restanti provenienti da Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Australia e Romania.
Gli aiuti in entrata a Gaza
Per quanto riguarda gli aiuti, le autorità egiziane riferiscono che dal terminal di Rafah sono entrate 5 autocisterne, 3 cisterne che trasportavano 90.000 litri di gasolio e due camion che trasportavano gas da cucina, ricevuto dalla Mezzaluna Rossa palestinese e dall'agenzia umanitaria per gli aiuti ai rifugiati dell'Unrwa, nonché 75 camion di beni di prima necessità, forniture mediche e prodotti alimentari, ispezionati ai valichi di Karem Abu Salem, aperto da ieri, e Al-Awja.
"Il mondo è in grande maggioranza dalla parte del popolo palestinese e della sua giusta causa". Lo ha detto la presidenza dell'Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen (Anp) salutando la Risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu a favore di un cessate il fuoco a Gaza. "Il mondo - ha detto Nabil Abu Rudeinah, portavoce di Abu Mazen, citato dalla Wafa - conferma il suo rifiuto dell'aggressione israeliana contro il nostro popolo, del suo allontanamento dalle sue terre e della creazione di una nuova Nakba. Il governo occupante deve prendersi la responsabilità dei risultati del voto e affrontarli seriamente".
L'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato ieri la risoluzione che chiede un "cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza. Nella bozza si esprime anche la "grave preoccupazione per la catastrofica situazione umanitaria a Gaza", sulla scia del testo bocciato venerdì in Consiglio di Sicurezza a causa del veto Usa. La risoluzione ha ottenuto 153 voti a favore, 10 contrari (tra cui Austria, Usa, Israele), e 23 astenuti, tra cui Germania e Italia, mentre la Francia ha votato a favore.
Fonti del Cairo hanno riferito a Sky News Arabia che Israele ha chiesto all'Egitto e al Qatar di aiutare a mediare un altro accordo di cessate il fuoco con Hamas, nell'ambito del quale verrebbero rilasciati altri ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza. Secondo tali fonti presto si svolgerà un incontro a tre tra funzionari israeliani, egiziani e qatarioti sotto il patrocinio americano. In precedenza l'emittente tv emiratina Al-Arabiya, citando un funzionario palestinese, aveva affermato che Hamas e Israele potrebbero iniziare la prossima settimana colloqui su un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri.
Fonti mediche hanno riferito all'agenzia di stampa palestinese Wafa che almeno 12 persone tra cui sei bambini sono state uccise stanotte in un bombardamento israeliano contro un edificio residenziale di proprietà della famiglia Harb nel quartiere al-Zuhor di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.
Le sirene di allarme anti razzi da Gaza sono tornate a risuonare a Tel Aviv e nel centro di Israele mandando la gente nei rifugi. Lo ha constatato l'ANSA sul posto. In aria si sono sentite numerose esplosioni dovute all'intercettazione dei razzi da parte del sistema di difesa, Iron dome. L'ultimo allarme era stato venerdì scorso. Le sirene di allarme sono risuonate anche nel sud di Israele a ridosso della Striscia.
Israele non ha alcun piano per spostare la popolazione palestinese di Gaza fuori dalla Striscia. Lo ha ribadito il portavoce del premier Benyamin Netanyahu, Eylon Levy, definendo le informazioni al proposito "accuse scandalose e false". Levy ha spiegato di riferirsi a quanto sostenuto dal ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi nel suo intervento a Doha, denunciando "lo sforzo sistematico di Israele di svuotare Gaza della sua gente". Levy, citato dai media, ha spiegato che Israele ha incoraggiato soltanto la popolazione di Gaza a lasciare le principali aree di combattimento, ma non la Striscia stessa.
Dopo il veto americano su una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva un "cessate il fuoco umanitario" a Gaza, domani prenderà il via una riunione straordinaria dell'Assemblea generale dell'ONU. L'incontro è stato richiesto dai rappresentanti dell'Organizzazione per la cooperazione islamica e del gruppo arabo. Secondo fonti diplomatiche, l'Assemblea Generale, le cui risoluzioni non sono vincolanti, potrebbe decidere un testo. La bozza di testo visionata dall'AFP riprende in gran parte la risoluzione respinta venerdì dal Consiglio di Sicurezza a causa del veto americano. Il testo esprime preoccupazione per la "catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza", "chiede un immediato cessate il fuoco umanitario". Chiede inoltre la protezione dei civili, l'accesso umanitario e il rilascio "immediato e incondizionato" di tutti gli ostaggi.
La decisione d ottobre
Alla fine di ottobre, dopo quattro insuccessi in dieci giorni da parte del Consiglio di Sicurezza, l'Assemblea Generale aveva invocato, a larghissima maggioranza (120 voti favorevoli, 14 contrari e 45 astensioni), una "tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata, che porti alla cessazione delle ostilità" tra Israele e Hamas. Due settimane dopo il Consiglio è riuscito ad adottare una risoluzione che chiedeva "pause e corridoi umanitari" nella Striscia di Gaza, non un "cessate il fuoco" e nemmeno una tregua".
La richiesta di un "cessate il fuoco umanitario"
La settimana scorsa, invocando per la prima volta l'articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite che permette al Segretario generale di riunire il Consiglio su una questione che "potrebbe mettere in pericolo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale", Antonio Guterres aveva esortato il Consiglio a spingere per un "cessate il fuoco umanitario", denunciando la "punizione collettiva" inflitta ai palestinesi. "Purtroppo il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a farlo", ha lamentato ieri, descrivendo un Consiglio le cui "autorità e credibilità sono state seriamente compromesse". Venerdì la risoluzione preparata dagli Emirati Arabi Uniti in risposta alla richiesta del Segretario Generale, che chiedeva un "cessate il fuoco umanitario immediato" a Gaza, è stata bloccata dagli Stati Uniti. Ha ricevuto 13 voti a favore, uno contrario e un'astensione (Regno Unito).
I soldati morti a Gaza nel corso delle operazioni terrestri contro Hamas lanciate il 27 ottobre sono 97: aggiungendo a loro il numero dei militari uccisi da Hamas nell'attacco a sorpresa del 7 ottobre, il totale arriva a 425. Lo ha reso noto oggi il portavoce militare israeliano. Il numero complessivo dei militari feriti, a partire dal 7 ottobre, è di 1'593. Di questi, 559 sono stati feriti nei combattimenti tuttora in corso nella Striscia.
Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha espresso al presidente russo Vladimir Putin il suo disappunto per alcune dichiarazioni rilasciate da funzionari russi all'Onu e in altri forum contro Israele. Come riporta Haaretz, il commento è avvenuto durante una conversazione telefonica di 50 minuti tra i due leader.
Preoccupano le relazioni Russia-Iran
Netanyahu ha inoltre criticato fortemente le relazioni tra Russia e Iran, ritenendole pericolose. Il primo ministro israeliano ha sottolineato che qualsiasi Paese che dovesse subire un attacco terroristico come quello subìto da Israele il 7 ottobre, agirebbe con forza non inferiore a quella di Israele. Netanyahu ha invece espresso apprezzamento per lo sforzo russo di rilasciare un cittadino israeliano con cittadinanza russa e ha affermato che Israele utilizzerà tutti i mezzi, sia politici sia militari, per rilasciare tutti gli ostaggi.
L'unica soluzione ritenuta valida
Secondo quanto riportato da Ria Novosti, il leader russo è tornato a sottolineare la posizione di Mosca per la creazione di uno Stato palestinese indipendente che coesista in pace con Israele, ritenuta l'unica soluzione equa possibile al problema.
Israele e Hamas non stanno mostrando la "stessa volontà" di negoziare come prima della scorsa tregua, ha detto il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani parlando al Forum di Doha. Lo riporta la Cnn. Il Qatar è stato un negoziatore chiave il mese scorso per la pausa dei combattimenti e la liberazione di parte degli ostaggi israeliani.
C'è delusione
"I nostri sforzi come Stato del Qatar, insieme ai nostri partner, continuano e non ci arrenderemo. Sappiamo che ci sono molte complicazioni", ha detto Al Thani all'emittente Usa. "Ci vogliono sempre due parti per essere disposte ad un simile impegno. Sfortunatamente, non vediamo la stessa disponibilità che avevamo visto nelle settimane precedenti". Il Qatar si sente "profondamente deluso dal fatto che le parti non abbiano dato la possibilità di compiere ulteriori sforzi", ha aggiunto.
Fonti israeliane, citate dalla tv Kan, hanno stimato che la guerra dentro Gaza possa andare avanti per "due mesi". Le stesse fonti hanno aggiunto che dopo questo periodo non ci sarà alcun cessate il fuoco, ma operazioni localizzate condotte da forze che resteranno in prossimità della Striscia.
In questo periodo - hanno spiegato - ci saranno tentativi di concludere altri accordi per il rilascio di più ostaggi. Ad un certo punto di questi 2 mesi, l'esercito permetterà ad alcuni residenti di Gaza di ritornare nelle loro case: una richiesta questa - secondo le fonti - "avanzata dagli Usa e anche una necessità operazionale".
Un'altra tv, Canale 13, citando fonti diplomatiche non specificate, ha riferito di una telefonata nel fine settimana tra il presidente americano Joe Biden e il primo ministro Benyamin Netanyahu nella quale quest'ultimo ha detto che le operazioni a Khan Yunis, nel sud della Striscia, potranno proseguire "per 3-4 settimane".
A due mesi dall'inizio della guerra a Gaza sette israeliani su dieci ritengono che il premier Benyamin Netanyahu dovrebbe rassegnare le dimissioni, secondo un sondaggio di opinione condotto dalla televisione commerciale Canale 13 su un campione rappresentativo della popolazione. Il 31% vorrebbe che si facesse subito da parte, mentre il 41% pensa che dovrebbe dimettersi alla fine dei combattimenti sul terreno. Tuttavia Netanyahu può ancora trovare conforto nelle risposte di quanti si sono dichiarati sostenitori del Likud, il 70% dei quali ritiene che debba restare in carica. Il 20% pensa che dovrebbe dimettersi alla fine dei combattimenti e nessuno di loro ritiene che debba andarsene subito.
Gli altri dirigenti
Sulla conduzione della guerra il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha ricevuto il voto più elevato (6,6 su 10), seguito dal ministro della difesa Yoav Gallant (5,9) mentre Netanyahu ha ricevuto solo un 4,7. Per Halevi si tratta di un successo cospicuo perché conseguito malgrado il trauma del 7 ottobre in cui l'esercito si è fatto cogliere totalmente di sorpresa dall'attacco di Hamas e ha molto tardato a reagire.
Gli Stati Uniti rischiano la "complicità in crimini di guerra" a Gaza con il loro veto per bloccare la risoluzione del cessate il fuoco delle Nazioni Unite: lo afferma il direttore di Human rights watch (Hrw) all'Onu, Louis Charbonneau.
Secondo Charbonneau, riporta la Bbc, il veto statunitense ha impedito al Consiglio di Sicurezza di "fare alcune delle richieste che gli stessi Stati Uniti avevano fatto a Israele e ai gruppi armati palestinesi", inclusi il rispetto del diritto internazionale umanitario, la protezione dei civili e il rilascio di tutti i civili tenuti in ostaggio. "Continuando a fornire a Israele armi e copertura diplomatica mentre commette atrocità, inclusa la punizione collettiva della popolazione civile palestinese a Gaza, gli Stati Uniti rischiano di essere complici di crimini di guerra", sottolinea il rappresentate di Human Rights Watch.
Gli Usa bocciano la proposta di un cessate il fuoco immediato a Gaza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. È infatti bastato il veto statunitense a bloccare una bozza di risoluzione - che ha visto 13 voti a favore e l'astensione del Regno Unito - giudicata troppo "sbilanciata" per ricevere l'ok americano.
La società sull'orlo del collasso totale
Non passa così la tregua che l'Onu giudica necessaria, visto che la situazione nella Striscia è vicina al "punto di non ritorno", con "l'ordine civile che sta crollando". Gli aiuti umanitari, nel collo di bottiglia del valico di Rafah, stentano ad arrivare all'enclave palestinese. "Le strade - ha denunciato il direttore dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Thomas White - sono nel caos, soprattutto dopo il tramonto: alcuni convogli umanitari sono stati saccheggiati e i veicoli dell'Onu presi a sassate. La società è sull'orlo del collasso totale".
Il video sul cadavere di un militare israeliano
Mentre sul terreno la battaglia infuria, in serata le Brigate Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas, hanno diffuso un video che mostra il cadavere di un soldato israeliano morto, secondo i miliziani palestinesi, a seguito di un blitz fallito per liberarlo tentato stamattina dalle forze israeliane. Il filmato, che dura poco meno di due minuti, mostra nella prima parte il militare rapito mentre parla in camera, illeso: "Mi chiamo Saar Baruch, ho 24 anni e sono del kibbutz Beeri. Dal 7 ottobre sono ostaggio a Gaza. Voglio tornare a casa", dice. Poi le immagini proseguono con quelle che a dire di Hamas sono le conseguenze del tentato blitz: pozze di sangue sul pavimento e sui gradini di alcune scale, insieme a bossoli e il disordine e la distruzione conseguenza dello scontro a fuoco. Le immagini si chiudono inequivocabilmente con il cadavere del soldato israeliano.
Israele non conferma la versione sul militare ucciso
Il portavoce militare Daniel Hagari, ammettendo che l'operazione che si è conclusa senza la liberazione di alcun ostaggio, si è limitato a dire che "numerosi terroristi sono stati uccisi" e due soldati sono rimasti feriti in modo non grave, senza ovviamente confermare la versione dei miliziani sul militare ucciso. "Hamas tenta di ricorrere all'arma del terrorismo psicologico. Bisogna astenersi dal diffondere voci infondate", ha anzi esortato.
Perché gli USA hanno bocciato la bozza di risoluzione
All'Onu invece, respingendo la bozza di risoluzione per un cessate il fuoco immediato, l'ambasciatore americano all'Onu Robert Wood ha spiegato che il veto statunitense è arrivato per la mancanza nel testo della condanna di Hamas e dell'esplicito riferimento al diritto alla difesa di Israele. "Siamo stati costretti a votare contro", ha affermato il diplomatico che già nelle ore precedenti aveva evidenziato l'intenzione americana di bocciare la proposta, sottolineando che "gli Stati Uniti sostengono fermamente una pace duratura" ma una tregua ora "non farebbe altro che gettare i semi per la prossima guerra". "La brutalità perpetrata da Hamas - ha ribadito invece il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres rilanciando la proposta di una tregua umanitaria - non potrà mai giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese".
Il futuro di Gaza
Secondo il ministero della Sanità di Hamas (che non distingue tra vittime civili e miliziani), i morti nella Striscia sono arrivati a 17'487. Ma Israele ha denunciato che la fazione islamica "è l'unica responsabile" di quello che sta succedendo, ribandendo che solo "l'eliminazione di Hamas" può portare alla pace. Nella pressione diplomatica per una soluzione al conflitto, il presidente francese Emmanuel Macron ha sentito il premier Benyamin Netanyahu esprimendogli "la necessità di proteggere i civili di Gaza" e sottolineando "l'importanza di giungere ad un cessate il fuoco duraturo". Ma un altro dei nodi che sembrano impedire una svolta è il futuro dell'enclave una volta terminata la guerra. Il premier di Ramallah Mohammed Shtayyeh ha evocato, durante colloqui con gli Usa, il controllo politico dell'Autorità nazionale palestinese sulla Striscia che potrebbe non escludere, seppur in forma subalterna, Hamas. "Se sono disposti a un accordo e accettano la piattaforma politica dell'Olp, sarà possibile parlarne", ha sostenuto Shtayyeh. Una posizione nuovamente respinta da Netanyahu. Nel futuro di Gaza, ha riaffermato il premier israeliano, "non ci sarà Hamas, la elimineremo. Il solo fatto che a proporlo sia l'Anp non fa che rafforzare la mia visione politica: essa non è la soluzione".
Le operazioni sul campo
Sul campo l'esercito (93 i soldati uccisi dall'avvio della operazione di terra) sta continuando a premere in tutta la Striscia. "Vedo segnali - ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant - che indicano che Hamas sta cominciando a cedere". A Khan Yunis, la roccaforte della fazione nel sud, la 7/a Brigata ha "cominciato le operazioni per rompere le linee nemiche, centrando decine di posizioni e di posti di osservazione di Hamas". Anche a Jabalya, nel nord, continua la battaglia. Così come a Shuyaia, nel centro, dove nell'area della città - secondo il portavoce militare - è stato trovato un imbocco di tunnel in un'aula della scuola locale.
Sono stati circa 450 gli attacchi compiuti ieri dall'esercito israeliano sulla Striscia mentre continua la pressione sulla roccaforte di Hamas a Khan Yunis nel sud e nel nord della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare spiegando che a Khan Yunis sta operando la 7/a Brigata che ha aiutato le forze aeree a colpire "terroristi, alcuni dei quali intendevano lanciare razzi verso le forze israeliane". Secondo la stessa fonte, la Marina israeliana ha attaccato "infrastrutture terroristiche usate dalle forze navali di Hamas nel centro e nel sud della Strscia".
Nei contatti con l'amministrazione Biden sulla futura gestione di Gaza, il premier palestinese Mohammed Shtayeh ha detto che l'Autorità nazionale palestinese potrebbe partecipare a un "nuovo meccanismo, assieme con la comunità internazionale". In quel contesto - scrive Bloomberg, citando un alto funzionario palestinese - Shtayeh non ha escluso in principio una partecipazione, in forma subalterna, di Hamas. "Hamas prima del 7 ottobre era una cosa, adesso è un'altra", ha detto il premier.
"I palestinesi non devono essere divisi"
"Se sono disposti a un accordo e accettano la piattaforma politica dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), sarà possibile parlarne. Occorre che i palestinesi non siano divisi".
L'esercito israeliano ha annunciato una pausa tattica "a fini umanitari" nei combattimenti fino alle 14 di oggi (le 13 in Svizzera) nella zona di Ash Shaboura nel distretto di Rafah, nel sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare in lingua araba Avichai Adraee aggiungendo che ci sono combattimenti in alcuni parti della strada Salah al-Din a Khan Younis e che devono "essere evitate".
Hamas: "In 24 ore uccise 73 persone"
Intanto, il ministero della Salute, guidato da Hamas, afferma che nelle ultime 24 ore ci sono stati 73 morti. In un aggiornamento, il ministero della Sanità afferma che ieri sono stati trasportati 73 corpi e 123 feriti presso l'ospedale di al-Aqsa, nel centro di Gaza.
Erdogan: "No alla zona cuscinetto a Gaza"
Dal canto suo, la Turchia respinge il progetto di istituire una zona cuscinetto a Gaza dopo la fine dei combattimenti : lo ha affermato il presidente Recip Tayyip Erdogan, aggiungendo che tale piano è "irrispettoso" nei confronti dei palestinesi. Parlando ai giornalisti su un volo di ritorno dal Qatar, Erdogan ha detto che il futuro di Gaza dopo la guerra sarà deciso dal popolo palestinese e che Israele deve restituire i territori che occupa, secondo l'emittente Haberturk ripresa da Haaretz. Secondo Erdogan, "il premier israeliano (Benjamin) Netanyahu sta in questo momento affrontando un collasso. Potrebbe presentarsi sventolando la bandiera bianca". "Netanyahu non sarà in grado di evitare la punizione per le sue azioni, presto o tardi sarà processato e pagherà il prezzo dei crimini di guerra che ha commesso", ha detto ancora Erdogan. "Se non fosse per il sostegno a Israele da parte di tutti i Paesi occidentali, soprattutto gli Usa, non ci sarebbe una situazione del genere nella regione", ha riferito Erdogan .
Tutti i cittadini svizzeri presenti a Gaza, di cui il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) aveva conoscenza, hanno potuto partire. Gli ultimi sono una famiglia di quattro persone, che sono uscite dal valico di Rafah, tra la Striscia e l'Egitto. Sono state accolte e assistite dal personale dell'ambasciata elvetica al Cairo, ha reso noto ieri sera lo stesso DFAE. Il 2 e il 16 novembre complessivamente otto persone con passaporto rossocrociato avevano già potuto lasciare l'enclave.
Israele ha condotto nella notte un'offensiva contro Hamas in tutta la striscia di Gaza, con un affondo in particolare nelle zone a sud. Tutta la regione è stata bersaglio di bombardamenti. Nella notte l'esercito israeliano ha compiuto raid a Jabalia e i mezzi sono avanzati su Khan Yunis. Maxioperazione anche a Jenin, in Cisgiordania. Sono pure stati colpiti siti di Hezbollah in Libano. Secondo Hamas i morti dall'inizio della guerra nella striscia sono almeno 15'900.
Netanyahu incontra oggi le famiglie degli ostaggi in mano ad Hamas, mentre in Qatar è oggi in programma il summit del Consiglio di cooperazione degli stati del Golfo arabo.
Sono stati 200 durante la notte gli attacchi contro obiettivi di Hamas a Gaza, mentre l'offensiva di terra prosegue in tutta la Striscia. Lo ha fatto sapere l'esercito spiegando che tra l'altro è stata distrutta "una infrastruttura" di Hamas a Beit Hanoun nel nord dell'enclave palestinese, usata per attaccare i soldati. Nel complesso della scuola - ha aggiunto il portavoce militare - le truppe "hanno trovato due ingressi di tunnel uno dei quali era una trappola esplosiva e altre armi".
Le Forze di difesa israeliane hanno dichiarato di aver ucciso il comandante di Hamas Haitham Khuwajari in un attacco aereo sulla Striscia. Secondo quanto dichiarato dall'Idf su Telegram, Khuwajari era a capo del battaglione Shati dei miliziani palestinesi. "Sotto il suo comando, i terroristi di Hamas hanno effettuato alcuni raid nel territorio israeliano del 7 ottobre", ha riferito l'Idf, aggiungendo che Khuwajari e il suo battaglione hanno "difeso l'attività terroristica di Hamas nell'ospedale di Shifa ed era al comando delle forze di Hamas che combattevano contro i soldati dell'Idf nell'area di Shati. È stato anche responsabile di numerosi atti di terrorismo contro gli israeliani". Non c'è stato alcun commento immediato da parte di Hamas. Inoltre, citate dai media locali, le Idf spiegano che dei 401 soldati morti 75 sono rimasti uccisi durante l'offensiva di terra all'interno della Striscia, mentre la stragrande maggioranza degli altri negli scontri nel sud di Israele il giorno dell'attacco di Hamas il 7 ottobre. Media israeliani riportano inoltre della morte a Gaza di Yonatan Samerano, 21 anni di Tel Aviv, preso in ostaggio da Hamas dopo essere stato ferito durante il massacro del festival Nova a Reim. Il giovane aveva cercato di fuggire raggiungendo il vicino kibbutz di Reim, dove un altro gruppo di terroristi lo aveva rapito.
È salito a 61 il bilancio dei reporter uccisi durante il conflitto tra Israele e Hamas, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj). L'Ong con sede a New York spiega che le vittime sono 54 palestinesi, quattro israeliani e tre libanesi. I giornalisti feriti durante la guerra a Gaza ammontano a 11, tre risultano dispersi e 19 sono stati arrestati.
La Mezzaluna rossa turca ha affermato ieri sera di aver inviato a Gaza aiuti per un valore di oltre 3,1 milioni di euro. Lo riporta l'emittente araba Al Jazeera.
Almeno nove persone sarebbero morte in un attacco israeliano vicino a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta Al Jazeera. Il raid avrebbe colpito un edificio residenziale nel quartiere di al-Tanour. Il palazzo distrutto sarebbe appartenuto alla famiglia al-Jazzar, secondo fonti locali.
Secondo quanto affermano le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio militare di Hamas, circa il 70% del contingente militare israeliano si è ritirato dalla parte nord della Striscia di Gaza. Lo riporta l'emittente araba Al Jazeera.
L'obiettivo della "distruzione totale di Hamas" deve essere "chiarito" da Israele, perché rischia di generare "dieci anni" di guerra. Lo ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron.
"La distruzione totale di Hamas, cos'è? Qualcuno pensa che sia possibile? Se è così, la guerra durerà dieci anni e non credo che nessuno sappia definire seriamente questo obiettivo. Quindi questo obiettivo deve essere chiarito", ha detto Macron da Dubai, aggiungendo che "la buona lotta contro il terrorismo non è un bombardamento sistematico e permanente".
L'area di Khan Yunis, nel sud della Striscia, è stata bersaglio la scorsa notte ad intensi bombardamenti. L'aviazione, secondo fonti locali, ha colpito edifici nella città, mentre in parallelo l'artiglieria ha sparato verso l'area agricola di Karara, a ridosso del confine con Israele e la marina ha aperto il fuoco verso obiettivi sul litorale della vicina Deir el-Ballah.
Intanto il portavoce militare ha divulgato, in arabo, ordini immediati di evacuazione per gli abitanti di rioni di Khan Yunis e di Deir el-Ballah. Gli ordini sono di spingersi a sud verso le dune di Muwassi e la città di frontiera di Rafah.
A Khan Yunis, ha riferito il portavoce militare, l'aviazione ha colpito la scorsa notte 50 obiettivi. Ha poi aggiunto che a Deir el-Ballah la marina ''ha colpito obiettivi militari di Hamas, ricorrendo a munizioni ad alta precisione''. Inoltre sono state colpite infrastrutture utilizzate dalle forze navali di Hamas.
La radio militare ha rilevato che per il momento Israele opera in quella zona sparando da distanza. Si tratta di operazioni di preparazione, secondo la emittente, in vista di un possibile intervento di forze di terra.
Gli Stati Uniti ritengono che Israele inizierà a consentire che parte dell'assistenza affluisca nuovamente nel territorio dopo aver bloccato gli aiuti ieri dopo la fine del cessate il fuoco.
Lo ha detto - riporta il Guardian - il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, sottolineando che su richiesta di Washington consentirà l'ingresso di alcuni aiuti
Si tratterà comunque, ha aggiunto, di un flusso significativamente limitato rispetto alle centinaia di camion al giorno che entravano a Gaza durante la pausa di sette giorni nei combattimenti: si potrebbe trattare ora di "decine di camion contro le centinaia" durante la tregua.
Gli Stati Uniti - ha concluso - continueranno a spingere per aumentare gli aiuti a Gaza almeno fino al livello delle merci entrate durante la pausa.
L'esercito israeliano (Idf) fa sapere di aver colpito durante la notte, con un raid aereo e con colpi d'artiglieria, una cellula di Hezbollah responsabile del lancio ieri di razzi dal Libano verso il territorio israeliano. Durante la notte, aggiungono le forze di difesa israeliane, dal sud del Libano sono comunque stati lanciati diversi razzi sul nord di Israele, tutti caduti in zone disabitate. Lo scrive Ynet.
Prima della pausa dai combattimenti più di 5.300 bambini palestinesi sono stati uccisi in 48 giorni di bombardamenti incessanti, un dato che non include molti bambini ancora dispersi e presumibilmente sepolti sotto le macerie. Lo comunica Unicef.
Unicef aggiunge: "i bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco umanitario duraturo. Tutti i bambini dello Stato di Palestina e di Israele meritano la pace. Se la violenza dovesse tornare su questa intensità, possiamo presumere che altre centinaia di bambini saranno uccisi e feriti ogni giorno. La Striscia di Gaza è di nuovo, da ieri, il luogo più pericoloso al mondo per essere un bambino".
"Per sette giorni - spiega la direttrice generale dell'Unicef Catherine Russell c'è stato un barlume di speranza per i bambini in mezzo a questo orribile incubo. Più di 30 bambini tenuti in ostaggio a Gaza sono stati liberati e riuniti alle loro famiglie. La pausa umanitaria ha permesso di aumentare le consegne di aiuti di prima necessità a Gaza e in tutta la regione. L'Unicef e i suoi partner hanno potuto incrementare in modo significativo le operazioni e i programmi. E abbiamo potuto iniziare a riunire i bambini separati con le loro famiglie. Ciò non è stato sufficiente per soddisfare l'entità dei bisogni umanitari, ma è stato un inizio. Ora abbiamo bisogno di un accesso più sicuro e prevedibile per raggiungere i bambini feriti, sfollati e traumatizzati. E dobbiamo far arrivare gli aiuti ai bambini che sono vulnerabili al clima freddo e umido che è arrivato. I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco umanitario duraturo. Chiediamo a tutte le parti di garantire che i bambini siano protetti e assistiti, in conformità con gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario. Tutti i bambini dello Stato di Palestina e di Israele - conclude Russell - meritano la pace e la speranza di un futuro migliore".
Non ci sono indicazioni che Israele abbia condiviso con l'intelligence americana il piano segreto di attacco di Hamas. Lo ha riportato ieri Politico citando alcuni funzionari americani in merito al piano 'muro di Gerico' che, secondo quanto scritto dal New York Times, era in possesso di Israele da un anno e descriveva nel dettaglio l'attacco che si è poi concretizzato il 7 ottobre e nel quale hanno perso la vita 1.200 persone.
Le speranze per l'estensione della tregua a Gaza si sono infrante alla scadenza dell'accordo tra le parti, nelle prime ore del mattino. E dopo una settimana Israele e Hamas hanno ripreso le ostilità, accusandosi a vicenda di aver rotto i patti.
Riprese le operazioni nel sud di Gaza
Le operazioni militari israeliane si sono estese nel sud di Gaza, soprattutto a Khan Yunis, tanto che ai civili è stato chiesto di spostarsi verso Rafah. Sullo sfondo proseguono tra mille difficoltà le trattative per gli ostaggi ancora in mano ai miliziani, ma a risuonare con maggior forza sono le parole di Benyamin Netanyahu, che ha promesso: "Andremo avanti fino alla distruzione totale di Hamas".
Le accuse reciproche
Poco dopo le sei, l'ultima ora di tregua concordata, l'esercito israeliano ha annunciato che Hamas aveva "violato la pausa operativa" lanciando razzi, ed in risposta è ripartita l'offensiva. Opposta la versione della fazione palestinese, secondo cui il nemico avrebbe rifiutato tutte le offerte per un ulteriore rilascio di ostaggi, avendo già deciso di tornare a bombardare. L'attentato a Gerusalemme, condotto dai miliziani il giorno prima, aveva comunque già fatto temere il peggio.
Iron Dome di nuovo attivo
In territorio israeliano l'Iron Dome si è attivato per intercettare la raffica di razzi lanciati dalla Striscia (oltre 50 soltanto nel sud), mentre le sirene d'allarme hanno risuonato il tutto il Paese. L'esercito dello Stato ebraico, invece, ha condotto estese operazioni per terra, mare e cielo, spingendosi nella parte meridionale di Gaza, a Khan Younis, dove sono sfollate migliaia di persone arrivate dal nord. E per rendere chiaro alla popolazione che il baricentro dell'attacco si è spostato, ha lanciato volantini chiedendo ai civili di abbandonare l'area e di spingersi verso la frontiera con l'Egitto. Nei volantini c'era anche una mappa con 620 piccole zone numerate, da cui procedere in diverse fasi con le evacuazioni forzate. Per prendere gradualmente il controllo della parte meridionale della Striscia.
Colpiti 200 obiettivi terroristici a Gaza
Nel primo giorno di conflitto dopo la tregua Israele ha reso noto di aver colpito "200 obiettivi terroristici" in tutta Gaza, tra "aree piene di esplosivi, tunnel, postazioni di lancio e centri di comando operativo". Il ministero della Sanità di Hamas, senza distinguere tra miliziani e civili, ha denunciato che almeno 178 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti, e quasi 600 feriti. Tre giornalisti tra le vittime. A peggiorare la situazione per la popolazione, l'interruzione del passaggio degli aiuti da Rafah.
Il fronte con il Libano
Anche il fronte con Libano è tornato ad infiammarsi, con la ripresa degli scambi di fuoco al confine con Hezbollah. Il movimento sciita ha rivendicato di aver preso di mira postazioni militari nemiche, mentre i media locali hanno parlato di due civili uccisi dai raid israeliani. L'Idf ha riferito di aver colpito una "cellula terroristica" nel Libano meridionale.
Si prosegue con i negoziati, ma sarebbero già falliti
Nel caos del conflitto sono proseguiti i negoziati per non interrompere lo scambio di prigionieri. Sono 137 gli israeliani ancora nelle mani di Hamas, secondo il governo, che ha tenuto nell'elenco anche il piccolo Kfir Bibas di 10 mesi, il più giovane dei rapiti, suo fratello Ariel di 4 anni e la loro madre Shiri, in attesa di conferme che siano rimasti uccisi. In campo, come sempre, ci sono l'Egitto e soprattutto il Qatar, ed è rilevante in questo senso l'incontro (definito "storico" dai media israeliani) tra il presidente Yitzhak Herzog e l'emiro Tamim bin Hamad al-Thani, a margine della conferenza sul clima a Dubai. Anche Stati Uniti e Russia spingono per l'estensione della tregua umanitaria. Si negozia a oltranza, anche se alcune fonti hanno riferito alla Bbc che i colloqui di oggi sono falliti.
Nel mirino i leader di Hamas
Secondo alcune fonti citate dal Financial Times, la campagna militare andrà avanti un anno o più, con la fase più intensa all'inizio del 2024, e tra gli obiettivi ci sono tre leader palestinesi: Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Marwan Issa. Per il Wall Street Journal, l'intelligence israeliana si sta anche preparando a uccidere i capi di Hamas sparsi nel mondo dopo la guerra. Quando i raid si fermeranno, Israele avrebbe in mente di creare una zona cuscinetto per prevenire futuri attacchi dalla Striscia.
Nessun annuncio ufficiale è arrivato né da Hamas né da Israele e, dunque, alle 7 locali, le 6 in Svizzera, la tregua del conflitto in Medio Oriente è scaduta. L'esercito israeliano ha annunciato sul proprio canale Telegram la ripresa dei combattimenti e sta conducendo una serie di attacchi aerei contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza. "Hamas ha violato la pausa operativa e ha sparato verso il territorio israeliano. L'Idf ha ripreso i combattimenti contro i terroristi di Hamas", afferma l'annuncio.
Gli ostaggi rilasciati
In precedenza l'esercito israeliano aveva annunciato che i sistemi di difesa aerea hanno intercettato un lancio proveniente dalla Striscia di Gaza. Intanto i media israeliani hanno diffuso i nomi dei sei ostaggi israeliani rilasciati ieri sera da Hamas: si tratta di cinque donne e un ragazzo 18enne.
Hamas: "Colpito il sud di Gaza"
Secondo fonti di Hamas, attacchi aerei israeliani hanno colpito il sud di Gaza, compresa la comunità di Abassan, a est della città di Khan Younis. Il ministero della Sanità gestito da Hamas afferma che tre persone sono state uccise in raid aerei israeliani a Rafah, nel sud della Striscia, come riportano i media israeliani. Altri attacchi aerei avrebbero colpito la città di Al-Karara, a nord di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. L'ufficio governativo per le comunicazioni di Gaza, un ente gestito da Hamas, ha accusato "la comunità internazionale di essere responsabile della continuazione della guerra a Gaza".
È salito a 13 il numero delle persone rimaste ferite nell'attentato di oggi a Gerusalemme: lo scrive il Guardian citando fonti ospedaliere. Inizialmente il bilancio dei feriti dell'agguato, che ha provocato la morte di tre persone, era stato fissato a 8. Due ospedali nell'area di Gerusalemme hanno confermato di aver ricevuto i feriti. Per i media locali, almeno cinque di loro sono in gravi condizioni.
Hamas: "Una risposta naturale a crimini senza precedenti"
Nel frattempo, Hamas ha rivendicato l'attacco, invocando "un'escalation della resistenza" contro Israele. "Questa operazione è una risposta naturale ai crimini senza precedenti dell'occupante nella Striscia di Gaza e contro i bambini a Jenin", si legge nella nota della fazione islamica palestinese.
Gli attentatori
I due attentatori sono stati identificati in un 38enne e un 30enne residenti nel rione di Tsur Baher a Gerusalemme est e detentori di carte di identità israeliane. Secondo la radio militare entrambi hanno scontato detenzioni in Israele per "attività terroristiche". Nella loro automobile, secondo la polizia, sono stati trovati centinaia di proiettili. I due progettavano dunque, a quanto pare, un attentato di grandi dimensioni.
Una bandiera della Palestina stesa a terra, circondata da persone sdraiate e coperte da un lenzuolo bianco. È la dimostrazione organizzata dal coordinamento umanitario a sostegno della Palestina e andata in scena ieri attorno alle 18 alla stazione di Lugano. Il flash mob, durato circa una decina di minuti, aveva lo scopo di esprimere sostegno al popolo palestinese, toccato dal conflitto attualmente in corso in Medio Oriente.
Appuntamento per sabato
Ma le dimostrazioni a sostegno della Palestina non sono finite. Il coordinamento ha infatti indetto un corteo per sabato 2 dicembre "per un cessate il fuoco, per la libertà e l'autodeterminazione del popolo palestinese". Il ritrovo è previsto per le 14.30 al prato dell'Università della Svizzera Italiana.
La manifestazione nella capitale
Ricordiamo che il 18 ottobre Bellinzona si era riempita di bandiere della Palestina in occasione delle manifestazione a sostegno della popolazione di Gaza. "Netanyahu assassino", "Palestina libera" erano stati alcuni dei cori gridati dalle diverse centinaia di persone presenti nella capitale ticinese che avevano espresso il proprio disaccordo verso lo Stato d'Israele.
"Dopo questa fase di rientro dei nostri ostaggi, Israele tornerà in guerra? La mia risposta è inequivocabilmente sì. Non c'è possibilità che non si torni a combattere fino alla fine". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu aggiungendo che "questa è la mia politica, l'intero governo è a favore di questa posizione, i soldati e il popolo: ed è esattamente quello che faremo". "La tregua deve diventare un cessate il fuoco permanente. Il massacro non può riprendere, questa non è una guerra, è una carneficina che nessuno può giustificare e deve finire", ha detto dal canto suo il ministro degli esteri palestinese Riyad Al-Maliki alla riunione del Consiglio di sicurezza (Cds) dell'Onu. "Il nostro popolo affronta una minaccia esistenziale", ha proseguito il ministro. "Chiunque non sia ancora sicuro di essere contrario a ciò che sta accadendo o che tutto ciò debba finire, dovrebbe verificare la propria umanità", ha aggiunto, sottolineando che "alla nostra gente non deve essere più negata la giustizia". "Israele non ha il diritto di difesa contro la gente e i territori che ha occupato. Non cerca giustizia, perché altrimenti vorrebbe la pace".
Guterres: "Serve un vero cessate il fuoco"
Nel corso della riunione del Cds, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha sottolineato che "la popolazione di Gaza si trova nel mezzo di un'epica catastrofe umanitaria davanti agli occhi del mondo. Non dobbiamo distogliere lo sguardo". "Sono in corso intensi negoziati per prolungare la tregua, cosa che accogliamo con grande favore, ma serve un vero cessate il fuoco umanitario - ha aggiunto - "e muoversi in modo determinato e irreversibile verso la soluzione a due Stati. Il fallimento condannerà palestinesi, israeliani, la regione e il mondo a un ciclo infinito di morte e distruzione". "La risoluzione del Consiglio di sicurezza sulle pause umanitarie è stata approvata in un contesto di morte diffusa e distruzione totale scatenata dal conflitto a Gaza e in Israele", ha aggiunto Guterres, precisando che presenterà al Cds "una serie di opzioni per monitorare efficacemente la sua attuazione" e ha già preparato un gruppo di lavoro a questo scopo.
Contano le vite salvate
"Finora è chiaro che l'attuazione è stata, nella migliore delle ipotesi, solo parziale e deplorevolmente insufficiente - ha aggiunto. Sappiamo che la misura del successo non sarà il numero di camion spediti o le tonnellate di forniture consegnate, per quanto importanti, ma il successo si misurerà in vite salvate, sofferenza finita e speranza e dignità ripristinate". "I civili a Gaza hanno bisogno di un flusso continuo di aiuti umanitari salvavita e di carburante dentro e attraverso l'area. L'accesso umanitario sicuro e senza ostacoli a tutti coloro che ne hanno bisogno è fondamentale". "La pausa ci ha permesso di migliorare la fornitura di aiuti a Gaza, ma il livello rimane del tutto inadeguato a soddisfare gli enormi bisogni di oltre due milioni di persone", ha precisato. Il segretario generale dell'Onu ha poi ribadito il suo appello chiaro: "I civili devono essere protetti. I beni civili, compresi gli ospedali, devono essere protetti. Le strutture delle Nazioni Unite non devono essere colpite. Il diritto internazionale umanitario deve essere sempre rispettato da tutte le parti in conflitto".
"La tregua israelo-palestinese si è svolta senza ostacoli significativi il primo giorno dopo la sua estensione di due giorni": a dichiararlo è il capo dell'Ufficio statale dell'informazione egiziano, Diaa Rashwan, sottolineando anche che il 70% degli aiuti a Gaza è giunto dall'Egitto. Rashwan ha anche evidenziato che la tregua "ha richiesto sforzi continui da parte dell'Egitto in cooperazione con i fratelli del Qatar e con un serio sostegno americano". E che dal 21 ottobre "l'Egitto ha continuato i suoi intensi sforzi 24 ore su 24 per fornire aiuti umanitari alla Striscia di Gaza attraverso il terminal di Rafah", inviando il 70% degli aiuti a fianco di "decine di Paesi, organizzazioni ed enti umanitari e politici".
Aiuti medici
Il volume degli aiuti medici consegnati nella Striscia di Gaza a ieri sera, martedì 28 novembre - ha riferito - ammontava a 2'973 tonnellate, il volume degli aiuti alimentari a 11'972 tonnellate e il volume d'acqua a 9'111 tonnellate, oltre a 127 tende e teloni e altre 2'611 tonnellate di attrezzature di soccorso. Fino a martedì sera sono state trasportate 1'178 tonnellate di carburante e il numero totale di camion che hanno attraversato il valico di Rafah verso la Striscia di Gaza ha raggiunto i 2'670 camion durante questo periodo. Il capo dell'Ufficio d'informazione statale ha osservato inoltre che l'Egitto ha accolto, nello stesso periodo, 575 cittadini di Gaza feriti per essere curati negli ospedali egiziani, così come quasi 320 accompagnatori, oltre al passaggio di 8'691 cittadini stranieri e con doppia cittadinanza e di 1'258 egiziani provenienti da nella Striscia di Gaza e ha agevolato l'ingresso nella Striscia di Gaza di 421 palestinesi bloccati in Egitto. "L'Egitto - ha concluso Rashwan - continuerà tutti i suoi sforzi per accelerare il trasferimento di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, al fine di contribuire a limitare l'aggravarsi della crisi umanitaria per i nostri fratelli palestinesi".
"L'accesso degli aiuti deve essere garantito in tutta la Striscia di Gaza e gli ostaggi vanno tutti rilasciati. Invito chiunque abbia l'influenza per chiedere una proroga del cessate il fuoco a chiederlo, sperando che ciò segni la fine delle violenze". Lo ha detto l'Alto Commissario dell'Onu per i diritti umani (Unhcr) Volker Turk parlando all'Eurocamera in occasione dei 75 anni della Dichiarazione dei diritti dell'uomo. "Sono avvenuti cambiamenti sociali e culturali profondi da allora, soprattutto in Europa. Le persone sono scese in strada in tutto il mondo per chiedere i loro diritti. La Dichiarazione afferma i valori di tutte le persone umane, non c'è discrezione, è una questione di legge. Ed è un percorso che oggi va riscoperto", ha sottolineato Turk.
La Giornata Internazionale di Solidarietà con il Popolo Palestinese che si celebra oggi commemora il 75° anniversario dello sfollamento di massa dei palestinesi noto come "la Nakba" o "la Catastrofe", evento che si è verificato durante la guerra arabo-israeliana del 1948, quando più della metà del popolo palestinese è stato espulso o è fuggito dalle proprie case ed è diventato rifugiato. La commemorazione, rileva l'Onu, serve a ricordare che quasi 6 milioni di palestinesi sono ancora rifugiati e migliaia di loro sono stati uccisi nella guerra di Gaza del 2023, in una situazione descritta dal Segretario generale come "uno dei capitoli più bui della storia del popolo palestinese".
Le dichiarazioni
"Sono inorridito dalla morte e dalla distruzione che si sono abbattute sulla regione, ora sopraffatta dall'angoscia e dal dolore" dice nel suo messaggio per la Giornata di solidarietà Guterres. "I palestinesi di Gaza stanno subendo una catastrofe umanitaria. Quasi 1,7 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, ma senza un posto sicuro dove andare. Allo stesso tempo, nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, la situazione rischia di aggravarsi" aggiunge. "Ho condannato inequivocabilmente gli attentati terroristici perpetrati da Hamas il 7 ottobre. Ma ho anche chiarito che questi attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese" dice ancora Guterres. " Questa giornata dovrebbe essere un'occasione per riaffermare la solidarietà della comunità internazionale con il popolo palestinese e il diritto dei palestinesi a vivere in pace e dignità". "Dobbiamo chiedere all'unisono la fine dell'occupazione e del blocco di Gaza. E' giunto il momento di procedere con decisione e irreversibilità verso una soluzione a due Stati, basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite e sul diritto internazionale, con Israele e Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati". "Le Nazioni Unite - conclude il Segretario Generale - non vacilleranno nel loro impegno nei confronti del popolo palestinese. Oggi, come ogni giorno, siamo solidali con le aspirazioni del popolo palestinese a realizzare i suoi diritti inalienabili e a costruire un futuro di pace, dignità, giustizia e sicurezza per tutti".
Israele ritiene che almeno 161 ostaggi presi il 7 ottobre siano ancora a Gaza. Lo riporta la Cnn citando l'ufficio del primo ministro Netanyahu. Tra questi 146 sono israeliani (alcuni dei quali con doppia nazionalità), 15 stranieri e almeno quattro sono i minori sotto i 18 anni, mentre nella lista figurano almeno 10 persone di oltre 75 anni. Finora sono stati rilasciati un totale di 86 ostaggi (di cui 66 israeliani): 60 israeliani nell'ambito dell'accordo con Hamas, alcuni dei quali hanno la doppia nazionalità, 20 stranieri e 4 donne rilasciate prima dell'accordo. I resti di due rapiti che sono stati uccisi sono stati localizzati dai soldati dell'Idf.
Oggi saranno rilasciati ostaggi con cittadinanza russa. Lo ha detto, citato da Ynet, l'alto funzionario di Hamas Musa Abu-Marzouk sottolineando che il rilascio avviene "in segno di apprezzamento per le lodevoli posizioni del presidente Putin". Questi ostaggi - ha aggiunto Ynet - non fanno parte dell'intesa tra Israele e la fazione islamica. Hamas ha chiarito che gli ostaggi liberati oggi saranno "diversi".
La Svizzera è membro di una task force internazionale che combatte il finanziamento di Hamas. La Counter Terrorist Financing Taskforce - Israel (CTFTI), a cui partecipa anche Israele, è stata istituita dopo l'attacco dell'organizzazione islamista del 7 ottobre.
I membri
La Svizzera è elencata come membro della task force in una nota diffusa lunedì dal Dipartimento del tesoro statunitense. L'adesione è avvenuta nel mese di novembre, ha precisato oggi, sollecitato da Keystone-ATS, l'Ufficio federale di polizia (fedpol), confermando l'informazione. Ne fanno parte anche Israele, Stati Uniti, Australia, Canada, Estonia, Francia, Germania, Liechtenstein, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Regno Unito. Uno degli obiettivi principali del CTFTI è quello di unire e rafforzare gli sforzi per combattere i flussi finanziari internazionali verso Hamas. Le autorità antiriciclaggio di ogni Paese membro sono attive nella task force.
MROS
In Svizzera, questo compito è svolto dall'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro (MROS), gestito da fedpol. Quest'ultimo sottolinea come le indagini e lo scambio di informazioni sul finanziamento del terrorismo non siano un compito nuovo per il MROS e nemmeno le collaborazioni con equivalenti stranieri all'interno di gruppi di lavoro. Ad oggi, il MROS è membro di quattro di questi gruppi permanenti e, oltre alla CTFTI, partecipa alla task force sulle sanzioni finanziarie contro la Russia, anch'essa creata in risposta ai recenti eventi geopolitici.
Dodici ostaggi sono stati rilasciati da Gaza e sono diretti verso il territorio israeliano. Lo ha reso noto il portavoce militare. Dal Qatar si apprende la liberazione in serata di 30 civili palestinesi.
12 ostaggi consegnati al valico di Rafah
Il quinto gruppo di ostaggi - 10 israeliani e due stranieri - è stato consegnato dalla Croce Rossa internazionale al valico di Rafah. La tv egiziana di Stato Al Qahera ne ha trasmesso le immagini. Saranno sottoposti a una visita medica nella parte egiziana del valico prima di essere trasferiti alla parte israeliana.
Rilasciati 30 civili palestinesi
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al Ansari, ha da parte sua affermato che stasera 30 civili palestinesi saranno rilasciati da Israele, 15 minorenni e 15 donne.
Grazie alla mediazione di Qatar, Egitto e Usa, Israele e Hamas hanno raggiunto l'intesa che consentirà il rilascio di altri 20 ostaggi israeliani (10 per ogni giorno aggiuntivo di cessate il fuoco) in cambio di 60 detenuti palestinesi nel solito rapporto di 1 a 3.
Rilasciati 11 prigionieri del kibbutz di Nir Oz e 6 cittadini thailandesi
La proroga della tregua - che sarebbe altrimenti scaduta domani mattina - ha trascinato con sé anche lo sblocco della trattativa sulla quarta tranche di ostaggi che si era complicata. Alla fine in serata sono usciti da Gaza undici prigionieri - 9 bambini e 2 madri, tutti del kibbutz di Nir Oz - in cambio della scarcerazione di 30 minori e tre donne palestinesi: tra queste Yasmin Shaaban e Etaf Jaradat, entrambe di Jenin, e Nufouth Hamad, del quartiere di Sheikh Jaarh a Gerusalemme est. Assieme agli ostaggi israeliani Hamas ha liberato anche 6 cittadini thailandesi.
Il leader di Hamas ha parlato con gli ostaggi
Secondo quanto riferito da Haaretz, nelle settimane scorse il leader di Hamas nella Striscia Yahya Sinwar ha incontrato alcuni degli ostaggi tenuti nei tunnel e si è fermato con loro a parlare in ebraico. Una prova importante del fatto che il capo dei miliziani è ancora a Gaza.
Biden saluta con favore la proroga della tregua
La possibilità di estendere la pausa nei combattimenti - sono state ribadite tutte le condizioni contenute nell'intesa originaria, quindi anche l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia - era già prevista dal primo accordo che aveva come obiettivo la liberazione di 50 ostaggi in cambio di 150 palestinesi. Ma non era affatto scontato che questo poi sarebbe effettivamente avvenuto. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha salutato con favore la proroga rivendicando di aver "costantemente premuto" per un esito del genere, mentre il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha parlato di "un raggio di speranza".
I prossimi scambi
Hamas ha anche fatto sapere che i prossimi scambi potrebbero riguardare non solo donne e bambini ma anche altri ostaggi, in particolare i soldati israeliani rapiti il 7 ottobre. Una trattativa, ha spiegato Izzat Arshak dell'ufficio politico della fazione, da condurre però in maniera "separata" rispetto a quella portata avanti per i civili. Anche due beduini israeliani sconfinati nella Striscia sono da anni prigionieri di Hamas, che conserva inoltre i resti di due soldati caduti nel conflitto del 2014. I miliziani hanno poi informato l'Egitto e il Qatar di aver individuato altri ostaggi israeliani nella Striscia: si tratta di quelli nelle mani della Jihad islamica o anche di semplici cittadini entrati in Israele il 7 ottobre al seguito dei terroristi per razziare i kibbutz.
Lo stallo di questa mattina
Lo stallo nel rilascio di ostaggi e detenuti palestinesi che si era registrato in mattinata era stato causato da entrambi le parti. Israele ha accusato Hamas di violare quanto previsto dall'accordo separando le famiglie, ovvero di voler liberare i bambini ma non le madri. Da parte sua Hamas voleva che Israele scarcerasse sei detenuti arrestati prima del 7 ottobre invocando il principio di anzianità, ovvero la necessità di rilasciare per primi i prigionieri detenuti da più tempo. Altro intoppo riguardava proprio il nome di Nufouth Hamad, la ragazzina condannata una settimana fa a 12 anni per aver accoltellato una donna israeliana. La fumata bianca sul prolungamento della tregua ha consentito anche la soluzione di questi problemi.
La ripresa della guerra
Raggiunta l'intesa, Israele ha cominciato ad informare le famiglie dei rapiti: subito dopo la loro consegna alla Croce Rossa e l'uscita da Gaza, gli ostaggi - presi in consegna dalla sicurezza israeliana - sono stati portati negli ospedali dove saranno di nuovo visitati. Ma se i civili e gli sfollati di Gaza potranno contare ancora su qualche giorno di quiete, non vuol dire che la guerra non riprenderà. Il ministro della Difesa Yoav Gallant è stato chiaro: "I combattimenti - ha avvertito incontrando un gruppo di soldati - saranno ancora più grandi e si svolgeranno in tutta la Striscia di Gaza. Non ci fermeremo finché non avremo finito".
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar Majed al Ansari ha annunciato che è stato raggiunto l'accordo per prorogare di altri due giorni la tregua tra Israele e Hamas a Gaza. Lo annuncia lo stesso al Ansari su X. La tregua è stata confermata anche da Hamas ed è stata concordata alle stesse condizioni di quella raggiunta quattro giorni fa. "Hamas ha annunciato che è stato raggiunto un accordo con i fratelli del Qatar e dell'Egitto per una proroga della pausa umanitaria temporanea per altri due giorni, alle stesse condizioni della tregua precedente", si legge in una nota del movimento.
Joe Biden e Benyamin Netanyahu hanno discusso "della situazione a Gaza", "della pausa nei combattimenti e dell'aumento dell'ulteriore necessaria assistenza umanitaria" nella Striscia. Lo rende noto in una nota la Casa Bianca riferendo della telefonata del presidente al premier israeliano.
"I due leader hanno convenuto che il lavoro non è ancora finito e che continueranno a lavorare per garantire il rilascio di tutti gli ostaggi", prosegue la nota, dove Biden plaude al rilascio degli ostaggi di Hamas negli ultimi tre giorni, compresa la bimba americana.
''Ho detto al presidente Biden: c'è un piano di intesa, prevede la liberazione di 10 ostaggi per ogni giorno ulteriore di tregua": lo ha detto stasera il premier d'Israele in una dichiarazione rilasciata al ministero della difesa, prima dell'inizio di una riunione del gabinetto politico di sicurezza.
''Ma ho anche detto - ha precisato - che alla fine di quel piano riprenderemo con tutta la forza per conseguire gli obiettivi della guerra''. In precedenza tali erano stati esaminati oggi di persona con i comandanti militari durante un sopralluogo a Gaza.
La presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR), Martine Brunschwig-Graf, ha messo in guardia da un aumento degli atti antisemiti in Svizzera e ha sottolineato che il conflitto in Medio Oriente non deve essere esportato qui.
La recrudescenza di tali episodi in Svizzera non è una novità, ha dichiarato la ginevrina questa sera al programma "19:30" della televisione svizzera di lingua francese RTS. Brunschwig-Graf ha ricordato che una situazione analoga si era già presentata nel 2011 e nel 2014, due momenti in cui il conflitto in Medio Oriente si è aggravato.
"Il razzismo e l'antisemitismo ci riguardano tutti"
"Oggi sono l'intensità, il numero di atti e la polarizzazione a colpire, tendenze a cui dobbiamo prestare attenzione", ha detto. Oltre alla violenza contro gli ebrei, l'ex consigliera nazionale del PLR ha osservato anche tensioni contro i musulmani. "Il razzismo e l'antisemitismo ci riguardano tutti", ha ribadito.
Alla domanda sulle campagne d'odio dell'UDC, spesso denunciate dalla CFR, Brunschwig-Graf ha sottolineato che tutti i partiti politici sono liberi di affrontare le questioni che desiderano, senza però sfruttare gli appelli all'odio per difendere le loro posizioni.
In Svizzera si è sempre più consapevoli del razzismo
La presidente della FCR, che completerà il suo mandato a dicembre, ha assistito a una crescente consapevolezza del razzismo durante i suoi dodici anni di servizio. "Oltre il 60% delle persone ritiene che il razzismo in Svizzera debba essere preso sul serio e combattuto".
Anche i media sono diventati consapevoli della necessità di denunciare il razzismo e vi prestano particolare attenzione nel modo in cui trattano le storie, senza che ciò influisca sulla libertà di stampa.
Ursula Schneider-Schüttel, consigliera nazionale friburghese socialista non rieletta alle federali di ottobre, assumerà il posto di Brunschwig-Graf, la quale le ha riferito che quello trattato "è un tema difficile, ma molto interessante, per il quale vale la pena impegnarsi".
Nel terzo giorno di cessate il fuoco, dopo aver scavato fra le macerie e nei bunker del settore nord di Gaza, Hamas conferma la morte di cinque responsabili militari fra cui uno dei fondatori della sua ala militare: Ahmed Randour (scritto anche: Ghandour), considerato braccio destro del leader politico del Movimento nella Striscia Yihia Sinwar.
Un corteo funebre dei sostenitori
Nella tarda mattinata è stato organizzato per loro un corteo funebre alla presenza di un migliaio di sostenitori che sventolavano le bandiere verdi del movimento. In tempi normali la cerimonia sarebbe iniziata in una moschea: ma nel corso dei combattimenti molte di esse sono state danneggiate da Israele, secondo cui spesso servivano da copertura per le attività militari di Hamas. Inoltre, diversamente dalla regola i corpi dei comandanti di Hamas non sono stati disposti su barelle, bensì dentro casse di legno: cosa che fa pensare che i loro corpi fossero decomposti.
"Tutte figure chiave di Hamas"
I cinque comandanti militari di Hamas uccisi a Gaza dall'esercito israeliano e dai suoi servizi segreti ''erano tutti figure chiave di Hamas. Erano al centro delle attività terroristiche condotte contro Israele e hanno avuto un ruolo determinante nelle stragi del 7 ottobre'': lo ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari, riferendosi alle uccisioni di Ahmed Randour (o: Ghandour), Aiman Siam, Wael Rajeb, Farsan Khalifa e Rafat Salman.
In un messaggio di addio le Brigate Ezzedin al-Qassam, l'ala militare di Hamas, hanno confermato che Randour era il comandante del fronte nord nella Striscia di Gaza ed un membro del Consiglio superiore militare. "Ci impegniamo di fronte ad Allah - hanno aggiunto - che continueremo lungo la strada che ci ha indicato e che il suo sangue sarà una fonte di illuminazione per i combattenti ed un fuoco per gli occupanti".
Di Randour Israele ha affermato che aveva iniziato la sua attività militare già nel 1984, prima ancora della fondazione di Hamas (1988). Nel 2016 aveva preso parte al rapimento del soldato Gilad Shalit, che sarebbe stato tenuto in ostaggio per 5 anni. In seguito a quell'episodio (e al "putsch" di Hamas contro Abu Mazen) Israele avrebbe ordinato il blocco della striscia di Gaza. Randour era responsabile, secondo Israele, di una lunga serie di attentati, di lanci di razzi e anche della progressiva destabilizzazione della Cisgiordania.
Fra i comandanti uccisi figura anche Aiman Siam, il capo del progetto missilistico di Hamas che - dal 7 ottobre - ha prodotto i lanci di circa 10 mila razzi contro Israele, colpendo a nord fino a Haifa. Gli altri comandanti uccisi sono Wael Rajeb (Comadandante del Battaglione di Beit Lahia, nel nord della Striscia), Farsan Khalifa (responsabile della organizzazione militare di Hamas nel capo profughi di Tulkarem, in Cisgiordania) e Rafet Salman, un responsabile della "Brigata Gaza City".
Israele intende portare le operazioni "fino alla vittoria: niente ci fermerà"
All'inizio di ottobre, secondo l'esercito israeliano, Hamas disponeva di 24 battaglioni, ciascuno forte di circa 1000 uomini. I più colpiti sono quelli che erano dislocati nel nord della Striscia, mentre gli altri risultano essere ancora organizzati. Oggi il premier Benyamin Netanyahu, in un sopralluogo alle forze armate a Gaza, ha ribadito che Israele intende portare le operazioni "fino n fondo, fino alla vittoria, niente ci fermerà.
Distruggere Hamas non solo nella Striscia: alcuni giorni fa, in una conferenza stampa, Netanyahu aveva anche detto di aver ordinato al Mossad di colpire i leader dell'organizzazione terroristica ovunque si trovino al mondo. Ma il numero uno di Hamas, Ismail Haniyeh, risiede a Doha, nel Qatar: ossia nella capitale dove il capo del Mossad David Barnea si è recato più volte nelle ultime settimane nel contesto della mediazione del Qatar per la liberazione degli ostaggi.
Due giorni fa il quotidiano francese Le Figaro ha appreso da una fonte qualificata israeliana che "il Qatar ha ricevuto da Israele l' assicurazione che il Mossad non intende attaccare Hamas sul suo territorio". Oggi il Jerusalem Post ha confermato quella informazione.
Tre studenti universitari di presunta origine palestinese sono stati feriti con arma da fuoco sabato sera a Burlington, nel Vermont, mentre si recavano a una cena di famiglia. Lo scrive il Guardian, riferendo che il capo della missione palestinese nel Regno Unito, Husam Zomlot, ha identificato i tre come Hisham Awartani, Tahseen Ahmed e Kinnan Abdalhamid, iscritti agli atenei Brown, Haverford e Trinity. Zomlot ha affermato su X che ciascuno di loro indossava la kefiah palestinese al momento dell'aggressione, anche se le autorità non hanno indicato pubblicamente un possibile motivo per la tripla sparatoria.
Nel frattempo, il Comitato antidiscriminazione arabo-americano ha scritto su X di aver "motivo di credere che la sparatoria sia stata motivata dal fatto che i tre sono arabi", ricordando che indossavano la kefiah e parlavano arabo". "Un uomo ha urlato e vessato le vittime", ha aggiunto. Gli studenti sono stati portati al centro medico dell'Università del Vermont per essere curati.
Dei tre studenti, ha riferito la polizia, "due sono stabili, mentre uno ha riportato lesioni molto più gravi." I tre giovani stavano camminando su Prospect Street mentre facevano visita a un parente a Burlington per la festa del Ringraziamento quando "si sono trovati di fronte a un uomo bianco armato di pistola che, senza parlare, ha sparato almeno quattro colpi di pistola fuggendo probabilmente a piedi", hanno reso noto gli investigatori. Due sono stati colpiti al torso e uno alle "estremità inferiori".
Le autorità hanno affermato che "non ci sono ulteriori informazioni che suggeriscano il movente". Due degli studenti sono cittadini statunitensi, uno è residente legale. L'FBI si e' detta pronta ad indagare sull'incidente.
Il Servizio carcerario israeliano ha dichiarato che 39 detenuti palestinesi sono stati liberati sulla base dell'accordo con Hamas.
Secondo quanto constatato dall'Afp, gli autobus hanno lasciato la prigione israeliana di Ofer, in Cisgiordania, dove i detenuti erano stati trasferiti prima del loro rilascio. I palestinesi sono quindi arrivati a Beitunia.
"Il mio obiettivo è estendere la pausa dei combattimenti oltre domani": lo ha detto Joe Biden in una conferenza stampa improvvisata. Il presidente statunitense ha confermato che a breve parlerà col premier israeliano Netanyahu.
"Penso che tutti gli attori nella regione vogliano solo la liberazione di tutti gli ostaggi e che, come dire, Hamas non controlli più nessuna porzione della Striscia di Gaza", ha aggiunto Biden, dopo aver confermato in una conferenza stampa la liberazione della piccola Abigail Edan, 4 anni, con doppia cittadinanza israeliana e statunitense.
Diciotto ostaggi sono stati consegnati da Hamas alla Croce Rossa: 14 sono israeliani, tra cui 9 bambini, e 4 thailandesi. Lo riferisce la tv israeliana Canale 13.
"Nonostante la tregua umanitaria sia entrata nel suo terzo giorno, le forze di occupazione israeliane hanno recentemente preso di mira due contadini a est del campo di Al-Maghazi, provocando il martirio di uno e il ferimento dell'altro". Lo scrive sulla piattaforma X (ex Twitter) la Mezzaluna rossa palestinese, spiegando che "la squadra dell'ambulanza" dell'organizzazione "si è occupata di due casi oggi, a est del campo profughi di Al-Maghazi, situato nel centro della Striscia di Gaza".
Secondo fonti israeliane citate dal sito di informazioni pure israeliano Ynet, Hamas ha fornito a Israele un elenco di tredici ostaggi che saranno rilasciati oggi. Secondo le stesse fonti, in questo caso Hamas non ha separato componenti di stessi nuclei familiari, come invece sarebbe accaduto nel secondo gruppo di rilasciati: Israele accusa Hamas di aver violato i termini dell'accordo e di aver rilasciato una 13enne senza la madre. Hamas si difende e spiega di non aver violato l'accordo con Israele, secondo cui madri e figli in ostaggio non vengano separati nel momento del rilascio. L'organizzazione afferma di non aver trovato la donna, riporta l'emittente israeliana N12.
Gli entusiasmi sono frenati dalle affermazioni dell'alto funzionario della Croce Rossa Pascal Hundt, il quale ha dichiarato alla rete britannica Sky News che non è sicuro che oggi verranno rilasciati altri ostaggi.
L'elenco includerebbe anche cittadini statunitensi
La maggior parte di coloro che dovrebbero venir liberati provengono da una stessa comunità. L'elenco includerebbe anche cittadini statunitensi.
In precedenza vari media avevano indicato che l'ufficio del primo ministro israeliano aveva ricevuto una nuova lista di ostaggi che sarebbero stati rilasciati oggi. Il governo si sarebbe già attivato mettendo al corrente le famiglie delle persone che saranno liberate.
Si continua a morire in Cisgiordania: due palestinesi perdono la vita
Intanto, secondo il Ministero della sanità palestinese, citato dall'agenzia di stampa britannica Reuters sul suo sito, due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane a Nablus e Jenin nelle prime ore di questa mattina, portando a sei il numero dei palestinesi morti in Cisgiordania nella notte.
Le autorità israeliane hanno annunciato il rilascio di 39 detenuti palestinesi in cambio degli ostaggi liberati da Hamas. La situazione si è sbloccata grazie alla mediazione di Qatar ed Egitto. Tredici ostaggi israeliani sono stati liberati e consegnati alla Croce Rossa insieme a quattro cittadini thailandesi dopo ore di incertezza e di angoscia per i parenti in attesa.
Presa in consegna degli israeliani, liberazione dei palestinesi
Subito dopo il passaggio del valico di Rafah e l'entrata in Egitto gli ostaggi sono stati presi in consegna dalle forze speciali dell'Esercito e dalle forze di sicurezza israeliani che li hanno trasferiti in territorio israeliano. Lì sono stati sottoposti a un primo controllo medico. Continueranno ad essere accompagnati dai soldati dell'Idf mentre si dirigono verso gli ospedali israeliani, dove si riuniranno alle loro famiglie.
In contemporanea è iniziata la liberazione dei 39 detenuti palestinesi dal carcere di Ofer. I 13 ostaggi israeliani sono tutti del kibbutz Beeri, uno dei più colpiti lo scorso 7 ottobre. Gli ostaggi liberati sono Emily Hand (9), Hila Rotem (13), Maya Regev (21), Noam e Alma Or, fratello e sorella (17 e 13), Shiri e Noga Weiss, madre e figlia (53 e 18), Sharon e Noam Avigdori, madre e figlia (52 e 12 ), Shoshan Haran (67), Adi, Yahel e Neveh Shoham (38, 3 e 8).
Il ritardo nel rilascio
A ritardare il rilascio era stata Hamas che l'aveva motivato con il fatto che "Israele non ha attuato gli elementi dell'intesa". L'accusa è stata rigettata in toto da Israele che aveva minacciato "la ripresa dei combattimenti dalle 24 di stasera se gli ostaggi non saranno liberati". Lo stop all'accordo è arrivato dalle Brigate al Qassam, l'ala militare di Hamas, che ha messo nel mirino il mancato rispetto "dell'accordo sull'ingresso di camion umanitari nel nord della Striscia di Gaza e il mancato rispetto degli standard concordati per il rilascio dei prigionieri". La contestazione di Hamas, secondo quanto si è appreso, si riferiva ai nomi e all'ordine temporale con il quale Israele ha scadenzato la liberazione dei detenuti palestinesi. Fonti politiche israeliane, citate dai media, hanno risposto che "non c'è stata alcuna violazione degli accordi. Così come Hamas decide in ogni fase chi rilasciare dalla sua lista degli ostaggi, altrettanto decidiamo noi quali detenuti di sicurezza palestinesi devono essere liberati in cambio".
Gli aiuti umanitari
Secondo fonti della sicurezza sono stati trasferiti "nel nord della Striscia di Gaza ben 61 camion di aiuti umanitari sui 200 passati oggi, tra cui cisterne di carburante e gas". Hamas ha ribattuto che "340 camion sono entrati a Gaza da venerdì scorso, 65 dei quali hanno raggiunto il nord della Striscia. Un numero che è meno della metà di quanto Israele ha concordato". Per la Mezzaluna Rossa Palestinese (l'equivalente della Croce Rossa) oggi sono stati consegnati "con successo aiuti umanitari alla città di Gaza e al governatorato settentrionale di Gaza nel più grande convoglio" dall'inizio della guerra nella Striscia.
Gli sforzi diplomatici internazionali
I canali di comunicazione indiretta tra le parti si sono subito mossi per risolvere lo stallo. Il Qatar - suoi funzionari sono arrivati in aereo in Israele - ha mosso le sue pedine cercando di arrivare ad una mediazione "il più presto possibile". Anche l'Egitto ha fatto sapere di aver compiuto "intensi sforzi" per portare a compimento la seconda tranche dello scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi. Il presidente Usa Joe Biden ha fatto anch'egli la sua parte, parlando con il Qatar, per sbloccare lo stallo.
I presupposti e gli sviluppi possibili della tregua
All'inizio della giornata, prima che tutto si bloccasse, lo scenario e i segnali erano apparsi anche migliori del previsto. Fonti egiziane hanno rivelato che erano in corso ulteriori trattative per allungare di uno o più giorni la tregua in atto fino a lunedì. E da entrambe le parti avevano ricevuto "indicazioni positive". Lo sforzo è quello di favorire uno scambio di ostaggi e detenuti il più largo possibile fino ad arrivare, come detto fin dal primo momento,- a 100 ostaggi liberati (su 230 tenuti a Gaza) per 300 detenuti palestinesi, mentre l'attuale intesa ne prevede 50 per 150. Il ministro della difesa Yoav Gallant, oggi entrato a Gaza nella parte sotto il controllo israeliano, ha ammonito che i militari resteranno nella Striscia finché tutti gli ostaggi non saranno restituiti ed eventuali futuri negoziati con Hamas verranno condotti durante i combattimenti. Se a Gaza tacciono le armi, in Cisgiordania, considerata il 'fronte interno della guerra', gli scontri con l'esercito israeliano proseguono. A sud di Jenin sono stati uccisi due palestinesi, secondo quanto ha riportato l'agenzia Wafa.
"Hamas sa che se gli ostaggi non saranno rilasciati entro la mezzanotte, l'esercito riprenderà le operazioni di guerra. E quindi sta cercando di controllare la narrativa". Lo hanno detto funzionari della sicurezza israeliana, citati da Ynet.
Le stesse fonti hanno detto che nelle ultime ore, prima che avvenisse lo scambio concordato, Hamas "ha cambiato il percorso del viaggio e del trasferimento dei rapiti contrariamente al piano" prestabilito. Poi - a fronte delle denunce di Hamas sull'ingresso degli aiuti a Gaza - hanno sottolineato che Israele "ha trasferito nel nord della Striscia di Gaza ben 61 camion di aiuti umanitari sui 200 passati oggi, tra cui cisterne di carburante e gas".
C'è un "leggero ritardo" nel rilascio del secondo gruppo di ostaggi israeliani rapiti nella Striscia di Gaza il 7 ottobre. Lo ha fatto sapere Times of Israel (Toi) ricordando che il processo avrebbe dovuto iniziare alle 16.00 (le 15 in Svizzera). Il sito ha citato una fonte anonima israeliana che ha definito "tecnico" il ritardo, causato forse dai negoziati sul numero di 13 o 14 ostaggi israeliani da liberare oggi.
Gli ostaggi israeliani sono stati consegnati da Hamas alla Croce Rossa. Lo ha fatto sapere l'esercito citato da Haaretz. Una fonte della sicurezza egiziana ha affermato che potrebbe esserci un ritardo nello scambio, dovuto al fatto che i detenuti palestinesi non sono ancora stati rilasciati dalle forze di occupazione israeliane e che, secondo l'accordo, il rilascio di ostaggi e prigionieri deve avvenire in contemporanea.
C'è un "leggero ritardo" nel rilascio del secondo gruppo di ostaggi israeliani rapiti nella Striscia di Gaza il 7 ottobre. Lo ha fatto sapere Times of Israel (Toi) ricordando che il processo avrebbe dovuto iniziare alle 16.00 (le 15 in Svizzera). Il sito ha citato una fonte anonima israeliana che ha definito "tecnico" il ritardo, causato forse dai negoziati sul numero di 13 o 14 ostaggi israeliani da liberare oggi.
Il primo convoglio con gli aiuti umanitari è partito da Khan Younis, a Sud Gaza, verso il nord della Striscia.
Dopo settimane stanno per arrivare i primi nuovi rifornimenti necessari: cibo, acqua e materiale medico sanitario. Lo si apprende dalla Croce Rossa.
Il servizio penitenziario israeliano ha ricevuto una lista di 42 detenuti palestinesi, donne e minori, da liberare oggi in vista dello scambio con gli ostaggi israeliani trattenuti di Hamas a Gaza.
Secondo media internazionali, i rapiti israeliani a essere liberati oggi potrebbero essere 14, sulla base del rapporto di un ostaggio per tre detenuti palestinesi.
Sono due i cittadini svizzeri uccisi negli attacchi terroristici compiuti dal gruppo islamico radicale Hamas il 7 ottobre in Israele. Secondo il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), entrambi avevano il doppio passaporto svizzero-israeliano. Il DFAE ha riferito stasera all'agenzia di stampa Keystone-ATS di aver ricevuto ieri la conferma ufficiale del secondo decesso. Per motivi di protezione dei dati e della personalità, non è possibile fornire ulteriori dettagli, ha aggiunto il DFAE, confermando una notizia della "NZZ". Cinque giorni dopo l'attacco terroristico di Hamas, il ministro degli Esteri Ignazio Cassis aveva confermato la prima vittima svizzera. Si trattava di un uomo con doppia nazionalità svizzero-israeliana di quasi 70 anni. Non si è saputo molto del decesso. Tuttavia, è risultato chiaro che la morte dell'uomo fosse dovuta a uno "sfortunato incontro" con i terroristi. L'uomo si era trasferito in Israele nel 2004 e abitava in un kibbuz preso di mira dagli islamisti radicali. Nello Stato ebraico, vive una delle più grandi comunità di svizzeri all'estero.
L'attacco
Il 7 ottobre 2023, l'organizzazione radicale palestinese Hamas e altri gruppi estremisti hanno compiuto il peggior massacro della storia di Israele, partendo dalla Striscia di Gaza. Più di 1'200 israeliani sono state uccisi, tra cui almeno 850 civili. Circa 240 ostaggi sono stati portati a Gaza, tra cui diversi cittadini tedeschi. In risposta all'attacco, l'esercito israeliano ha quindi lanciato un'operazione militare nella Striscia di Gaza. Stando a Hamas, il bilancio delle vittime nel territorio palestinese ha raggiunto quasi quota 15'000, tra cui oltre 6'100 minorenni, da quando è iniziata la guerra tra le forze israeliane e i militanti di Hamas. Questa mattina, ora svizzera, è entrato in vigore un cessate il fuoco scandito dallo scambio di ostaggi, che durerà almeno quattro giorni. Mercoledì, invece, il Consiglio federale ha deciso che la Svizzera debba dotarsi di una legge ad hoc per vietare Hamas. Il Governo aveva già deciso lo scorso 11 ottobre che Hamas dovesse essere considerata un'organizzazione terroristica.
Un totale di 137 camion che trasportavano cibo, acqua, medicine e altri beni di prima necessità sono stati scaricati a Gaza da quando è iniziata oggi la tregua tra Israele e Hamas. Lo hanno reso noto le Nazioni Unite. Si è trattato del più grande convoglio umanitario entrato a Gaza dall'inizio della guerra, il 7 ottobre, ha affermato in una nota l'ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari.
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, annuncia che 39 donne e minori palestinesi imprigionati da Israele sono stati rilasciati in linea con gli impegni sulla tregua. Lo riferisce al Jazeera. Si tratta di 24 donne e 15 minorenni. Due autobus della Croce rossa - ha riferito la televisione Kan - hanno lasciato il carcere militare di Ofer e si sono diretti verso due località: il posto di blocco di Bitunya (Ramallah) - dove saranno liberati quanti fra loro sono residenti in Cisgiordania - ed il Comando centrale della polizia di Gerusalemme, per quanti vivono a Gerusalemme est. Questa operazione è stata condotta fuori dalla vista di telecamere "per impedire che le ex detenute ostentassero segni di vittoria".
I 13 ostaggi israeliani liberati sono ora in Israele. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui sono accompagnati da un'unità speciale e portati negli ospedali a loro destinati, dove poi potranno vedere i familiari. Sono tre bambine, un bambino e 9 donne. La tv pubblica israeliana Kan ha diffuso la lista ufficiale dei nomi. Si tratta di Doron Katz Asher, 34 anni; Aviv Asher, 2 anni; Raz Asher, 4 anni; Daneil Alloni, 45 anni; Emilia Alloni, 6 anni; Keren Monder, 54 anni; Ohad Monder, 9 anni; Ruthi Monder, 78 anni; Yaffa Aadar, 85 anni; Margalit Mozes, 77 anni; Hanna Katzir, 77 anni; Adina Moshe, 72 anni; Hanna Perri, 79 anni.
Anche 10 thailandesi e un filippino
Oltre ai 13 israeliani, anche 10 tailandesi e un filippino sono stati consegnati venerdì alla Croce Rossa di Gaza da Hamas, secondo quanto riporta il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar. "Tra i rilasciati ci sono 13 cittadini israeliani, alcuni dei quali hanno la doppia cittadinanza, oltre a 10 cittadini thailandesi e un cittadino filippino", ha dichiarato Majed Al Ansari.
Gli ostaggi rilasciati oggi da Hamas ''stanno bene''. Lo ha reso noto la Croce Rossa al Magen David Adom, il suo equivalente israeliano. Il direttore del Magen David Adom Ely Bin ha detto alla televisione israeliana che in tutto la Croce rossa ha ricevuto 24 ostaggi: 13 di cittadinanza israeliana e altri 11 con cittadinanze diverse.
La tv israeliana Kan, che ha citato fonti egiziane, ha riferito che i 13 ostaggi israeliani da liberare sono stati consegnati alla Croce Rossa. Secondo quanto riferito in precedenza dalla tv CAnale 12, dodici dei 13 ostaggi sono del kibbutz di Nir Oz. Va ricordato che del totale dei rapiti, circa 75 appartengono a quel kibbutz e 13 di questi sono bambini. In precedenza la Cnn aveva riferito che non ci si attende che fra i primi 13 ostaggi rilasciati da Hamas ci siano americani.
Dodici dei 13 ostaggi israeliani che saranno rilasciati a momenti sono del kibbutz di Nir Oz. Lo ha detto la tv Canale 12. Va ricordato che del totale dei rapiti, circa 75 appartengono a quel kibbutz e 13 di questi sono bambini. In precedenza la Cnn aveva riferito che non ci si attende che fra i primi 13 ostaggi rilasciati da Hamas ci siano americani.
Fonti del valico di Rafah e della Mezzaluna Rossa hanno riferito che per la prima volta dall'inizio della guerra, centinaia di persone si stanno riversando al valico di Rafah, sia dal lato egiziano che da quello palestinese, e senza un elenco preventivo. Tra queste ci sono stranieri ed egiziani rimasti bloccati nella Striscia e che vogliono passare in Egitto, e palestinesi bloccati nel Sinai e in altre città egiziane che lasciano l'Egitto per tornare a Gaza.
Camion con aiuti iniziano a entrare a Gaza
Intanto continuano ad attraversare il valico i camion con gli aiuti, in coordinamento con l'Unrwa e la Mezzaluna Rossa egiziana e palestinese. Stando all'Ufficio stampa del governo egiziano 200 camion carichi di cibo, medicine e acqua per la Striscia di Gaza e cisterne di carburante dovrebbero entrare oggi dal valico di Rafah.
L'esercito israeliano ha avvertito le masse di palestinesi sfollati nel sud della striscia di Gaza di astenersi dal cercare di tornare nella zona nord, malgrado l'inizio di alcuni giorni di cessate il fuoco. "La guerra non è ancora terminata - ha affermato in arabo il portavoce militare Avichay Adraee - la pausa umanitaria è temporanea. La zona nord resta un'area di guerra. È molto pericolosa, non andate verso nord. Resta permesso invece il transito da nord verso sud, sulla arteria Sallah a-Din. Gli spostamenti verso nord sono vietati e pericolosi".
L'esercito israeliano ha fatto esplodere stamattina, prima dell'inizio della tregua, un lungo tunnel scavato sotto all'ospedale Shifa di Gaza. Lo ha riferito la radio militare. Secondo un portavoce dell'esercito, Hamas aveva allestito sotto al nosocomio "un centro nevralgico per lo svolgimento di attività terroristiche". Ieri i militari israeliani hanno arrestato il direttore dell'ospedale Shifa, Mohammad Abu Salmiya.
L'Egitto afferma che 130'000 litri di diesel e quattro camion di gas verranno consegnati ogni giorno a Gaza durante la tregua, il cui inizio è avvenuto questa mattina. Lo riportano i media locali e internazionali.
Un cessate il fuoco di almeno quattro giorni fra Hamas ed Israele è entrato in vigore a Gaza. Lo ha reso noto la radio militare. Nel pomeriggio è attesa la liberazione di 13 ostaggi israeliani, per lo più donne e bambini. In seguito torneranno in libertà anche una trentina di donne e di minorenni palestinesi detenuti in Israele. La sospensione temporanea delle ostilità dovrebbe riguardare anche il confine settentrionale di Israele, dopo ripetuti scontri a fuoco fra l'esercito e gli Hezbollah libanesi.
Intercettato razzo sparato da Gaza
Tuttavia sempre la radio militare ha riferito che un razzo sparato da Gaza dopo l'inizio del cessate il fuoco è stato intercettato da una batteria Iron Dome di difesa aerea nei pressi dei kibbutz israeliani di frontiera di Kissufim ed Ein Ha-Shlosha'. In precedenza erano risuonate in quella zona le sirene di allarme. Non si segnalano danni né vittime
Aerei da combattimento delle forze di difesa israeliane Idf, diretti dall'intelligence insieme alle forze della sicurezza (Isa), hanno ucciso Amar Abu Jalalah, comandante delle forze navali di Hamas a Khan Yunis, e un altro agente delle forze navali di Hamas. Lo rende noto il portavoce militare di Israele. Amar Abu Jalalah era un agente di alto livello delle forze navali di Hamas e coinvolto nella direzione di diversi attacchi terroristici via mare che sono stati sventati dalle forze di difesa. Nel corso della guerra sono stati individuati e distrutti depositi di armi, siti di tunnel vicino alla spiaggia, complessi di addestramento.
Quella dei prossimi giorni, "sarà una breve tregua", poi la guerra riprenderà e si prevedono "altri due mesi di guerra". Lo ha detto il ministro della difesa Yaov Gallant parlando ai soldati. "Sarà - ha spiegato - una breve pausa alla fine della quale i combattimenti riprenderanno con intensità e creeremo pressione per portare indietro altri ostaggi. Si prevedono altri due mesi di guerra".
Nell'elenco diffuso da Israele dei 300 prigionieri che potrebbero essere rilasciati, in più fasi, sulla base all'accordo con Hamas per lo scambio degli ostaggi e la tregua ci sono 33 donne, 123 adolescenti sotto i 18 anni e 144 giovani sui 18 anni. Tra questi detenuti 49 sono membri di Hamas, 28 della Jihad islamica, 60 del movimento Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas e 17 del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp).
I 13 ostaggi che saranno rilasciati da Hamas domani dovrebbero essere donne e bambini della stessa famiglia, tenuti in prigionia a Gaza. Lo ha riferito il portavoce del ministero degli Esteri qatarino, Majed Al-Ansari. Israele ha deciso di non diffondere i nomi.
Diaa Rashwan, capo dell'ufficio stampa del governo egiziano, ha confermato che la tregua concordata nella Striscia di Gaza inizierà alle 7 di domani mattina e che l'Egitto ha ricevuto gli elenchi dei detenuti e dei prigionieri palestinesi e israeliani, il cui rilascio è previsto nel pomeriggio. Una fonte ufficiale ha poi precisato alla tv statale Al-Qahera che domani saranno liberati 13 ostaggi contro 39 prigionieri palestinesi. "L'Egitto invita entrambe le parti ad impegnarsi ad attuare l'accordo di tregua secondo quanto previsto e concordato".
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha dichiarato che la tregua tra Hamas e Israele e il rilascio degli ostaggi inizieranno domani. Il braccio armato di Hamas, le brigate Ezzedine al-Qassam, ha confermato con un comunicato che la tregua a Gaza mediata dal Qatar "inizierà venerdì mattina alle 7 locali", le 6 in Svizzera. "Durerà quattro giorni a partire da venerdì mattina e comprende un arresto completo delle attività militari", afferma Hamas. Durante questo periodo, precisa la nota, "50 prigionieri sionisti (ostaggi, ndr.) donne e bambini sotto i 19 anni saranno rilasciati". In cambio, per ciascuno di loro, dovranno essere rilasciati "tre prigionieri palestinesi, donne e bambini".
La lista
L'ufficio del premier israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato di aver ricevuto una lista preliminare degli ostaggi che saranno liberati domani. Funzionari israeliani stanno controllando i dettagli e contattando le famiglie interessate.
"Il ritardo (nella tregua e nello scambio di prigionieri, ndr) non deriva da una rottura dei colloqui, ma piuttosto dalla necessità di risolvere le questioni amministrative, che sono in fase di risoluzione". Lo ha detto una fonte israeliana citata dai media. "Non c'è motivo - ha aggiunto - di preoccuparsi". Anche il ministro Israel Katz - alto esponente del Likud, il partito del premier Benyamin Netanyahu - ha detto alla Radio Militare che "al momento l'ipotesi è che l'accordo sarà attuato". "Va ricordato - ha aggiunto - con chi stiamo lavorando: Sinwar (il capo di Hamas, ndr) è un uomo pazzo che ha dato ordini di uccidere, stuprare, abusare".
L'amministrazione Biden spera che il processo di rilascio degli ostaggi inizi domani mattina, mentre le parti elaborano "gli ultimi dettagli logistici", ha detto ieri sera in una dichiarazione la portavoce del consiglio di Sicurezza nazionale americano Adrienne Watson. "L'accordo è stato concordato e resta concordato. Le parti stanno elaborando i dettagli logistici finali, in particolare per il primo giorno di implementazione - ha affermato la Watson, citata dai media Usa: "Crediamo che nulla debba essere lasciato al caso quando gli ostaggi iniziano a tornare a casa. Il nostro obiettivo primario è garantire che vengano riportati a casa sani e salvi. Tutto ciò è sulla buona strada e speriamo che l'implementazione inizi venerdì mattina".
Un giorno in più
Un alto funzionario statunitense ha spiegato che si è reso necessario più tempo per appianare i dettagli relativi alla posizione e al percorso di ciascuno degli ostaggi, nonché alla logistica del loro spostamento ed è stata presa la decisione di aspettare un giorno in più per minimizzare il rischio che le cose andassero male. Ha aggiunto che Israele ha preso la decisione insieme a Qatar ed Egitto, e che gli Stati Uniti sono stati consultati e hanno concordato. Il funzionario ha anche affermato che il fatto che Israele non abbia ancora ricevuto i nomi del primo gruppo di ostaggi da liberare non è un problema serio, ma ha aggiunto che sarebbe preoccupante se entro stasera non fosse ancora disponibile un elenco.
Una fonte israeliana ha riferito al quotidiano Haaretz che non ci sarà una tregua nella striscia di Gaza fino a quando non verranno finalizzati i tempi per l'attuazione dell'accordo con Hamas. Il giornale israeliano cita inoltre una fonte politica israeliana che spiega che il ritardo nell'attuazione dell'accordo sul cessate il fuoco è dovuto al fatto che Hamas non ha ancora presentato l'elenco dei cittadini israeliani che intende rilasciare, né ha ratificato l'accordo raggiunto con il Qatar, che dovrebbe garantire che tutte le parti rispettino i termini concordati.
Il rilascio degli ostaggi non prima di venerdì
Hamas aveva annunciato che lo stop ai raid israeliani sarebbe iniziato oggi alle 10.00 (le 09.00 in Svizzera) anche se mancavano conferme ufficiali da parte del governo di Gerusalemme. Il ministro degli esteri Eli Cohen aveva solo fatto sapere che "secondo il piano concordato il processo del rilascio dei primi ostaggi" sarebbe iniziato anch'esso oggi. Ore dopo, il consigliere della sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi, ha però reso noto che l'inizio della liberazione degli ostaggi "non avverrà prima di venerdì", assicurando che "i contatti per il rilascio dei nostri prigionieri procedono e avanzano costantemente", ma senza aggiungere altro. Secondo fonti israeliane a "Haaretz", però, Hamas non ha ancora ratificato l'accordo Per questo motivo, l'attuazione dell'accordo è stata rinviata di almeno un altro giorno.
Lo scambio tra ostaggi israeliani e detenuti palestinesi
La "pausa nei combattimenti", come la definisce Israele, è la cornice nella quale si concretizzerà il rilascio di 50 ostaggi israeliani (bambini e donne) in cambio di 150 detenuti palestinesi (anche in questo caso donne e minori). Lo scambio - secondo quanto si è appreso da fonti di sicurezza egiziane - dovrebbe avvenire attraverso il valico di Rafah, tra l'Egitto e la Striscia. Questa è considerata dalle parti come la "prima fase" dell'intesa, che verte sulla liberazione di circa 10 rapiti al giorno. Ma i 4 giorni di tregua potrebbero diventare 5 se sarà possibile - come prevede l'accordo raggiunto con la mediazione del Qatar, dell'Egitto e degli Usa - scambiare ulteriori 50 ostaggi nelle mani di Hamas e delle altre fazioni palestinesi a fronte di altri 150 detenuti palestinesi, portando così a 100 il numero complessivo dei rapiti rilasciati contro 300 che si trovano nelle carceri israeliane. Questa sarebbe la "seconda fase".
Cosa stabilisce l'accordo
L'accordo stabilisce infatti la possibilità di estendere la "pausa nei combattimenti" di alcuni ulteriori giorni, se necessario, in base a una decisione del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della difesa Yoav Gallant. Il ministero della Giustizia israeliano ha già individuato 300 palestinesi candidabili per essere liberati, escludendo quelli che si sono macchiati del reato di omicidio. Hamas, nell'ipotesi che lo scambio vada avanti, deve individuare a sua volta gli altri 50 ostaggi da rilasciare che siano sotto il suo controllo o quello di altre fazioni, a cominciare dalla Jihad palestinese. L'accordo prevede inoltre il passaggio di almeno 300 camion dal valico di Rafah di aiuti al giorno diretti a Gaza, compreso il carburante, il divieto per i palestinesi sfollati al sud di tornare al nord della Striscia e anche lo stop, da parte di Israele, del sorvolo dei droni di ricognizione per 6 ore nei 4/5 giorni di tregua. Allo scadere di questo termine, l'esercito israeliano - è stato spiegato - riprenderà in pieno la sua offensiva nella Striscia.
Israele ha ricevuto la lista degli ostaggi che saranno rilasciati nel primo giorno di tregua. Lo ha riportato la tv Canale 12 secondo cui Israele non pubblicherà i nomi prima che siano rilasciati per "evitare fase speranze tra i familiari se l'accordo non dovesse concretizzarsi". La lista - ha aggiunto la tv - è stata data al capo del Mossad David Barnea che si trova in Qatar.
Mentre il terminal di Rafah attende la finalizzazione dell'accordo per lo scambio tra ostaggi di Hamas e prigionieri di Israele, si va intensificando il flusso di aiuti in uscita dal valico. Duecento camion con aiuti umanitari si stanno preparando ad entrare domani nella Striscia di Gaza - ha affermato Raed Abdel Nasser, segretario generale della Mezzaluna Rossa egiziana nel Nord Sinai - mentre oggi sono riuscite ad entrare in Egitto 448 persone tra stranieri ed egiziani e 18 feriti. Nella Striscia sono entrate oggi da Rafah 4 autocisterne, che trasportavano in tutto circa 120.000 litri di carburante. Nel vicino porto sono approdate 4 petroliere.
Sale a 14'532 il bilancio delle vittime a Gaza da quando Israele ha iniziato a colpire la Striscia in risposta agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai miliziani di Hamas. Lo riferisce il ministero della Sanità di Hamas citato dal Times of Israel. Sempre secondo Hamas, 35'000 palestinesi sono stati feriti e 7'000 sono ancora dispersi.
L'accordo tra Hamas e Israele prevede una tregua di quattro giorni e la liberazione graduale di 50 ostaggi detenuti a Gaza in cambio di 150 prigionieri palestinesi. La tregua potrebbe partire alle 10 di domani con il primo rilascio di una decina di ostaggi alle 12. Ecco i principali punti dell'intesa raggiunta dopo serrate trattative, mediate dal Qatar.
"Tre palestinesi per ogni israeliano"
Israele ha detto che lo scambio avverrà in due fasi. La prima si svolgerà nei quattro giorni concordati di tregua e prevede che 50 ostaggi israeliani (almeno 10-12 al giorno) e 150 prigionieri palestinesi siano rilasciati. Se il meccanismo funzionerà, ci potrebbe essere una seconda fase - uno o più giorni di proroga della tregua - con il rilascio di altri 150 prigionieri palestinesi in cambio di altri ostaggi, "fino a 50".
Chi verrà rilasciato
A ritrovare la libertà saranno per primi donne e bambini israeliani, mentre tra i palestinesi verrà liberato solo chi non si è macchiato di omicidio. Secondo le stime, sarebbero 240 gli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. Israele ha pubblicato i nomi di 300 detenuti palestinesi che potrebbero essere liberati, la stragrande maggioranza adolescenti. Di quelli sulla lista, 49 sono identificati come membri di Hamas, 60 come appartenenti a Fatah, il partito che guida l'Autorità palestinese in Cisgiordania, e 17 come affiliati al Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp). Non tutte le persone rapite il 7 ottobre sono nelle mani di Hamas: alcuni sono stati presi dalla Jihad islamica palestinese o da altre organizzazioni di miliziani.
La pausa dai combattimenti
Dopo varie trattative nelle quali si oscillava tra 3 e 5 giorni di pausa dei combattimenti, alla fine si è arrivati a 4. Mentre gli ostaggi saranno trasferiti, la ricognizione israeliana di Gaza tramite droni e altri mezzi verrà temporaneamente sospesa per sei ore al giorno.
Aiuti umanitari e carburanti
Previsto un aumento degli aiuti nella Striscia, compreso il carburante. Almeno 200-300 camion umanitari al giorno, di cui otto con carburante e gas. Anche l'Ue farà la sua parte. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato un aumento delle consegne di aiuti. Previsto anche che la Croce Rossa possa visitare gli ostaggi che resteranno a Gaza.
"La guerra non finisce"
I combattimenti riprenderanno dopo la fine della pausa umanitaria. L'accordo, infatti, non è un cessate il fuoco definitivo e Israele ha promesso che tornerà a dare la caccia ad Hamas finché non sarà sradicato da Gaza, con l'obiettivo di "riportare a casa tutti gli ostaggi". "Non appena avremo esaurito questa fase", le operazioni di sicurezza "proseguiranno a pieno ritmo", ha avvertito il ministro della Difesa Yoav Gallant.
Un'atmosfera di cauto ottimismo si è diffusa fra le centinaia di migliaia di sfollati confluiti in queste settimane a Khan Yunis dal nord della Striscia di Gaza alla vigilia del cessate il fuoco fra Hamas ed Israele. "Speriamo che regga, speriamo che significhi la fine della guerra", dicono in tanti, tutti peraltro impegnati oggi nel cercare di comprendere le implicazioni dirette sulle loro condizioni di vita. In primo luogo cercano di sapere quanti aiuti umanitari potranno entrare da domani nella Striscia (in tempi normali dall'Egitto arrivavano centinaia di camion quotidianamente, ridottisi adesso a poche decine) e se Israele abbia finalmente accettato di introdurre quantità significative di carburante, senza il quale la loro vita resta paralizzata.
Edifici bombardati
"In molte città ci sono edifici bombardati da Israele e le macerie devono essere rimosse con urgenza", affermano responsabili del municipio. Secondo le autorità locali, i dispersi sono stimati in 3.000 in tutta la Striscia ed una parte di loro potrebbero trovarsi ancora sepolti sotto i detriti. La loro rimozione è uno degli impegni prioritari con la sospensione dei combattimenti. Fra gli edifici più significativi demoliti nei bombardamenti ci sono il palazzo del parlamento ed il lussuoso Hotel al-Mashtal, nonché numerose moschee ritenute da Israele luoghi di copertura per le attività militari di Hamas.
Sfollati da nord a sud
Dal nord è poi proseguito anche oggi il flusso di migliaia di sfollati verso il sud, passando per l'arteria Sallah-a-Din che attraversa la Striscia in tutta la sua lunghezza. "Carri armati israeliani sono stati dislocati lungo un tratto - hanno riferito al loro arrivo a Khan Yunis - e Israele ha eretto posti di blocco. Se qualcuno progettava domani di sfruttare il cessate il fuoco per tornare a nord, meglio che riveda i progetti". Nelle lunghe ore trascorse in casa, spesso le riunioni familiari si sono trasformate in accese discussioni. Specialmente i più giovani, dopo settimane di guerra, si dicono in grado di stabilire da un rumore di sottofondo se esso sia da attribuire ad un aereo, a un drone o ad un 'quadricottero', cioè un drone tattico di piccole dimensioni in grado di volare agilmente anche all'interno di vie strette. "Se lo sentite e lo distinguete - consigliano - allontanatevi subito dalle finestre. Può essere pericoloso". In altri salotti si parla invece di politica. Uno degli scenari che vanno per la maggiore riguarda una Gaza non più gestita da Hamas ma forse dall'Autorità nazionale palestinese o dall'uomo d'affari Mohammad Dahlan.
Cessate il fuoco
Settimane di attento ascolto dei notiziari alla radio o in tv hanno accresciuto l'apertura di molti sfollati agli scenari internazionali. Alcuni ipotizzano una sorta di mandato Onu per la Striscia, o anche un intervento diretto dell'Unione Europea. I più anziani tornano col pensiero agli anni Settanta, quando a Gaza c'era un'amministrazione militare israeliana. "Allora - racconta qualcuno ai nipoti increduli - potevamo prendere l'autobus da Gaza e andare a Tel Aviv o a Tiberiade, o anche in vacanza ad Eilat, sul mar Rosso. Gli israeliani facevano acquisti da noi, e noi da loro". Altri tempi. Domani a Khan Yunis si torna alla realtà, con un cessate il fuoco impegnato a compiere i primi passi.
Tra i circa 50 ostaggi che saranno rilasciati ci sono 3 americani e tra questi una bambina di 3 anni Avigail Mor Idan, i cui genitori Roee e Smadar sono stati uccisi da Hamas il 7 ottobre scorso. Lo ha fatto sapere un funzionario dell'amministrazione Biden, ripreso dai media israeliani. Gli altri due sono entrambe donne che hanno doppio passaporto: israeliano e americano.
La direttrice del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), Natalia Kanem, ha espresso preoccupazione per la sorte delle donne incinte a Gaza e per i nascituri. "Tra i combattimenti e la devastazione, a Gaza ci sono attualmente 5'500 donne incinte che dovrebbero partorire nel prossimo mese. Ogni giorno, circa 180 donne partoriscono in condizioni spaventose, il futuro dei loro neonati è in pericolo ed incerto", ha detto Kanem.
Il premier Benyamin Netanyahu terrà stasera una conferenza stampa al ministero della Difesa a Tel Aviv alle 21.15 (le 20.15 in Svizzera). Insieme a lui ci saranno il ministro della Difesa Yoav Gallant e quello del governo di emergenza nazionale Benny Gantz.
Due autocisterne di carburante sono entrate a Gaza trasportando 60.000 litri di carburante, portando il totale di trasporti del genere a 13 mezzi. Lo ha detto Khaled Zayed, presidente della Mezzaluna Rossa egiziana, aggiungendo che all'aeroporto internazionale di al-Arish sono arrivati 4 voli di aiuti umanitari, provenienti da Indonesia, Emirati, Arabia Saudita e Kuwait. A bordo degli aerei anche numerosi operatori umanitari. Una fonte della sicurezza e una fonte della Mezzaluna Rossa al posto di frontiera di Rafah hanno poi riferito che oggi sono entrati in Egitto 300 stranieri e 9 palestinesi feriti sono arrivati al valico di Rafah, accompagnati da 9 loro parenti. Per oggi erano sono attesi 20 feriti, oltre a 336 stranieri e 112 egiziani di origine palestinese, hanno sottolineato.
Almeno 191 profughi nelle scuole gestite dall'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi sono stati uccisi negli attacchi a Gaza e 798 sono rimaste ferite, secondo quanto segnala l'ultimo rapporto dell'Unrwa. "Due scuole, nel nord e nel centro dell'enclave assediata, sono state completamente demolite dalle esplosioni", riferisce il report. L'Unrwa segnala inoltre che almeno in cinque occasioni le strutture dell'agenzia delle Nazioni Unite sono state utilizzate dall'esercito israeliano, "compreso l'ingresso di carri armati nelle strutture, l'uso da parte di cecchini e interrogatori e arresti all'interno delle strutture". L'Unrwa ha verificato 89 incidenti che hanno avuto un impatto su 69 delle sue installazioni. Almeno in 23 casi con effetti diretti prolungati.
L'accordo Israele-Hamas concordato ieri per la liberazione di 50 ostaggi tenuti a Gaza in cambio del rilascio di 150 prigionieri palestinesi sarà ripetuto alla fine di questo mese. Lo scrive la Reuters sul proprio sito web, citando un funzionario palestinese. "Il secondo gruppo seguirà il primo. Ci vorranno quattro o cinque giorni per organizzarlo" e "coinvolgerà 50 israeliani (ostaggi) in cambio di 150 palestinesi (prigionieri)", ha detto il funzionario a condizione di anonimato, sottolineando che tra i prigionieri ci saranno anziani, donne e bambini e che le condizioni saranno le stesse.
Il Qatar ha annunciato formalmente un accordo tra Israele e Hamas che prevede la pausa nei combattimenti e il rilascio di 50 tra donne e bambini tenuti in ostaggio da Hamas. "L'orario di inizio della pausa sarà annunciato entro le prossime 24 ore; durerà quattro giorni e sarà soggetta a proroga", ha affermato Doha in un comunicato citato dai media internazionali.
All'accordo si è giunti grazie alla mediazione da parte di Egitto, Stati Uniti e Qatar. "L'accordo - si legge nel comunicato di Doha - prevede il rilascio di 50 donne e bambini civili in ostaggio attualmente detenuti nella Striscia di Gaza in cambio del rilascio di un certo numero di donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane; il numero dei rilasciati sarà aumentato nelle fasi successive dell'attuazione dell'accordo".
Il Qatar aggiunge che il cessate il fuoco "permetterà l'ingresso di un numero maggiore di convogli umanitari e aiuti, compreso il carburante destinato ai bisogni umanitari". "Lo Stato del Qatar - conclude la nota - afferma il proprio impegno negli sforzi diplomatici in corso per allentare le tensioni, fermare gli spargimenti di sangue e proteggere i civili. A questo proposito, il Qatar apprezza gli sforzi della Repubblica araba d'Egitto e degli Stati Uniti d'America nel raggiungere questo accordo".
Una fonte israeliana ha detto all'emittente tv Canale 12: "siamo molto vicini ad un accordo" per il rilascio di alcuni ostaggi a Gaza. Ad essere liberati dovrebbero essere i bambini, le loro madri e altre donne. Dopo aver sottolineato che ci sono ancora aspetti tecnici da risolvere, secondo la fonte c'è un'intesa in base a cui almeno 50 persone saranno liberate, mentre decine di altre lo potrebbero essere in cambio di un'estensione del cessate il fuoco dopo i primi pochi giorni iniziali.
I parenti degli israeliani tenuti in ostaggio da Hamas nella Striscia di Gaza hanno abbandonato ieri sera un incontro con i membri del gabinetto di guerra dopo che è stato detto loro che gli obiettivi di liberare gli ostaggi e rovesciare Hamas sono ugualmente importanti. Lo riporta "Haaretz".
Udi Goren, il cui cugino Tal Chaimi, 42 anni, è tra gli ostaggi, ha detto a Channel 12 News che lo scopo dell'incontro era che i ministri spiegassero gli obiettivi di Israele nella guerra. "Qualche giorno fa ci siamo incontrati solo con Gantz e Eisenkot", ha detto Goren. "Ci hanno detto inequivocabilmente che l'obiettivo primario della guerra era garantire il rilascio degli ostaggi e ora ci viene detto, in risposta a una domanda molto concreta, che gli altri membri del gabinetto di guerra dicono che ci sono due obiettivi ugualmente importanti". "Cento membri della Knesset ci hanno promesso che credono che lo scopo supremo della guerra debba essere innanzitutto la liberazione degli ostaggi. Netanyahu ha detto che entrambi gli obiettivi sono ugualmente importanti", ha aggiunto Goren. "È una delusione enorme. Se lo Stato di Israele vuole dimostrare che santifica la vita sopra ogni cosa, che crede davvero nel valore della vita umana, le parole non bastano. Deve essere l'obiettivo primario della guerra. Santifichiamo la vita e riportiamo a casa viva la nostra gente".
Su X il premier Benyamin Netanyahu ha scritto che "insieme al gabinetto di guerra ho incontrato stasera le famiglie dei rapiti che sono sempre nel mio cuore e guidano le mie azioni. Recuperare i nostri rapiti è un compito sacro e supremo e mi impegno a farlo. Non abbiamo rinunciato al compito di restituirli, e questa è la mia responsabilità e quella del gabinetto di guerra". "Ho ascoltato il dolore delle famiglie. Abbiamo parlato cuore a cuore, ho condiviso con loro quanto più ho potuto gli sforzi politici, di intelligence e operativi che conduciamo 24 ore su 24. Ho detto alle care famiglie: i nostri rapiti sono sempre davanti ai miei occhi - dal momento in cui mi alzo la mattina fino a quando vado a letto la sera tardi - in ogni momento. Non smetteremo di combattere finché non riporteremo a casa i nostri ostaggi, non distruggeremo Hamas e non ci assicureremo che non ci siano più minacce da Gaza".
Almeno 17 persone sono rimaste uccise e diverse altre ferite stanotte in un attacco israeliano sul campo profughi di Nuseirat, a sud di Gaza City: lo riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa, affermando che tra le vittime ci sono anche donne e bambini.
"Siamo vicini a raggiungere un accordo per una tregua" con Israele, dichiara stanotte il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, con un messaggio su Telegram. "Il movimento (Hamas, ndr.) ha dato la sua risposta ai fratelli del Qatar e ai mediatori", prosegue Haniyeh nel suo post. Funzionari di Hamas hanno detto all'emittente Al-Jazeera che i dettagli della tregua saranno annunciati dal Qatar quando e se sarà finalizzata. I colloqui in corso - spiegano le fonti - riguarderebbero una tregua di "un certo numero di giorni" e includerebbero accordi per l'ingresso di aiuti nella Striscia a Gaza e lo scambio tra ostaggi presi da Hamas con persone imprigionate da Israele. In particolare, il rilascio dovrebbe riguardare donne e bambini israeliani in cambio di donne e bambini palestinesi.
L'annuncio di un accordo atteso a ore
L'annuncio di un possibile accordo di cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri tra Israele e Hamas potrebbe essere annunciato "a ore" da funzionari del Qatar, ha detto ad al-Jazeera l'esponente della fazione islamica Izzat el-Reshiq. "L'atteso accordo includerà il rilascio di ostaggi donne e bambini israeliani in cambio di donne a bambini palestinesi nelle prigioni dell'occupazione", ha aggiunto.
È entrato oggi a Gaza il primo ospedale da campo dall'inizio della guerra. Lo hanno reso noto funzionari palestinesi. L'attrezzatura per l'ospedale da campo è stata trasportata a Gaza da quaranta camion attraverso il valico di Rafah. A bordo anche 17 operatori sanitari e tecnici giordani Secondo il bilancio di Hamas, da inizio guerra, i feriti sono 30.000 a Gaza e 13.000 i morti, due terzi dei quali donne e bambini.
Ventotto bambini prematuri provenienti dall'ospedale al-Shifa di Gaza sono arrivati al valico di Rafah. Lo riporta l'emittente statale egiziana al Qahera. Intanto due cisterne di carburante sono entrate nella Striscia di Gaza portando il totale a 9.
Attesi in Egitto centinaia di feriti e stranieri da Gaza
Il ministro della Sanità egiziano è oggi al valico di Rafah per accogliere centinaia di feriti che saranno curati in Turchia, negli Emirati e negli ospedali egiziani, tra cui diversi bambini prematuri. Da questa mattina sono intanto entrati in Egitto - secondo l'Ufficio stampa del governo - 280 stranieri o persone con doppia nazionalità che erano rimasti bloccati nella Striscia. A Gaza sono anche entrati 50 camion di aiuti, tra cui un ospedale da campo fornito dalla Giordania, e due camion di carburante.
Almeno "12 pazienti e loro parenti" sono stati uccisi e "decine (sono rimasti) feriti" in attacchi israeliani contro l'ospedale Indonesiano a nord di Gaza City: lo ha reso noto oggi il portavoce del ministero della Sanità di Hamas, Ashraf al-Qidreh. "L'esercito israeliano sta assediando l'ospedale Indonesiano e temiamo che lì accada la stessa cosa che ad al-Shifa", un altro ospedale recentemente evacuato, ha aggiunto Qidreh. I notiziari locali affermano che è andata via la corrente nel nosocomio e che le forze israeliane sparano a chiunque cerchi di lasciare la struttura.
Il governo del movimento islamista Hamas ha annunciato che 12'300 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza dall'inizio della guerra il 7 ottobre. Tra i decessi registrati finora ci sono più di 5000 minorenni e 3300 donne, ha precisato.
Inoltre, 30'000 persone sono rimaste ferite. Il ministero della Sanità di Hamas ha aggiunto che decine di corpi sono disseminati per le strade del nord della Striscia di Gaza e che è impossibile contarli perché l'esercito israeliano "prende di mira le ambulanze e gli operatori sanitari" che cercano di avvicinarsi.
L'esercito israeliano sta espandendo "la sua offensiva nella parte nord della Striscia". Lo ha detto il portavoce militare, riferendosi alle aree di Zaitun e Jabalya. Per quanto riguarda quest'ultima, il portavoce ha ricordato che nella zona "ci sono il comando e il centro di controllo della Brigata nord di Gaza di Hamas. E dove c'è una delle più significative roccaforti del terrore con quattro battaglioni operativi di Hamas". A Jabalya - ha proseguito - i soldati "hanno affrontato terroristi che operano intenzionalmente da aree civili e hanno tentato di attaccare le truppe utilizzando missili anticarro e ordigni esplosivi".
"Colpita Hamas"
"Durante gli scontri - ha sostenuto - sono stati uccisi numerosi terroristi e le truppe hanno colpito un gran numero di infrastrutture terroristiche, comprese infrastrutture sotterranee e obiettivi importanti dell'organizzazione terroristica". L'esercito ha poi aggiunto che "reparti della 36esima Divisione stanno operando contro il battaglione 'Zaytun', uno dei principali battaglioni di Hamas, nel quartiere di Zaytun a Gaza City". "Parallelamente - ha specificato - altre truppe stanno operando alla periferia di Zaytun, tra cui Sheikh Ijlin e Rimal, liberando le aree dai terroristi e colpendo le infrastrutture terroristiche".
"Liberateli adesso". È il grido che arriva dalla folla di migliaia di persone che, arrivate in corteo a Gerusalemme davanti agli uffici del premier israeliano Benyamin Netanyahu, chiedono maggiore impegno per la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. "Non abbiamo il privilegio di poter aspettare ancora che i nostri cari vengano liberati per buon cuore e buona volontà, perché questa cosa non avverrà mai", ha detto nel suo intervento in piazza, Yuval Haran, che aspetta il ritorno a casa di sette membri della sua famiglia portati nella Striscia di Gaza.
Una marcia partita martedì
Si tratta della tappa finale della marcia organizzata dai familiari degli ostaggi e partita da Tel Aviv martedì scorso. Decine di migliaia di persone - questi i numeri degli organizzatori - hanno sfilato in corteo dopo aver percorso a piedi 63 chilometri sulle autostrade di Israele. I partecipanti, arrivati a Gerusalemme, hanno intonato l'inno nazionale israeliano, issato bandiere e le foto degli ostaggi.
"Dopo settimane di rinvii, Israele ha approvato l'ingresso solo della metà del carburante necessario per le operazioni umanitarie a Gaza, si è molto lontani dal garantire il funzionamento ininterrotto di ospedali, pompe idrauliche per i rifugi, ambulanze, sistema di comunicazioni". Lo denuncia in una nota Philippe Lazzarini, capo dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
"Senza tutto il carburante che serve la popolazione avrà solo due terzi del fabbisogno giornaliero di acqua potabile, mentre il sistema fognario rischia di collassare ed essere fonte di epidemie", afferma il responsabile con doppia cittadinanza svizzera e italiana.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è detta "contraria" alla "evacuazione forzata" dei palestinesi da Gaza, dopo l'incontro avuto al Cairo con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. "Ho discusso della crisi umanitaria in corso a Gaza con il presidente al-Sisi. Ho ringraziato l'Egitto per il suo ruolo nella fornitura e la facilitazione dell'invio di aiuti umanitari ai palestinesi vulnerabili", ha detto la 65enne. "Siamo d'accordo sul principio di non sgomberare con la forza i palestinesi, in un orizzonte politico fondato su una soluzione a due Stati", ha quindi aggiunto.
Centinaia di persone starebbero lasciando l'ospedale al Shifa di Gaza City diretti a piedi verso la parte sud della Striscia. Lo ha riferito il quotidiano israeliano Haaretz che cita notizie palestinesi sul posto. Stamane si sono ricorse varie notizie secondo cui l'esercito israeliano avrebbe ordinato l'evacuazione del nosocomio. Lo stessos esercito, per il tramite di un portavoce, ha smentito queste voci.
"Siamo d'accordo sull'importanza della pace ma noi nel mondo arabo crediamo nella necessità di una tregua immediata per alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza. Lo ha detto il ministro degli Affari Esteri saudita, principe Faisal bin Farhan Al Saud. Il principe si esprimeva da Riad, dove ha accolto l'alto rappresentante Ue, Josep Borrell. "Non c'è abbastanza attenzione per la necessità di un cessate il fuoco: se vogliamo chiamarla pause va bene ma le armi devono tacere, non vogliamo vedere civili morire ogni giorno".
L'esercito israeliano "non ha ordinato in nessun momento l'evacuazione dei pazienti o dei medici" dall'ospedale Shifa. Lo ha dichiarato stamane un portavoce militare spiegando che l'esercito ha invece accolto "una richiesta del direttore dello Shifa per consentire ad altri abitanti di Gaza che erano in ospedale e che vorrebbero evacuare, di farlo attraverso un percorso sicuro". "Il personale medico rimarrà in ospedale - ha aggiunto - per assistere i pazienti che non si possono allontanare".
Gli attacchi odierni
Intanto, in seguito ad una serie di attacchi verso la Alta Galilea sferrati stamane dagli Hezbollah, l'artiglieria israeliana ha colpito obiettivi situati nel Libano meridionale. In precedenza sirene di allarme erano risuonate in diverse località israeliane di confine, fra cui Sasa e Shtulà. In tutto sono state registrate 25 esplosioni, che non hanno provocato vittime. Gli attacchi lanciati ieri dagli Hezbollah nella stessa zona hanno provocato il ferimento di quattro persone, una delle quali versa in condizioni gravi.
Una intensa attività delle forze armate israeliane è segnalata oggi vicino a tre ospedali di Gaza. Nell'area dell'ospedale Shifa reparti dell'esercito proseguono ed estendono le ispezioni all'interno e sotto le strutture. In parallelo, riferiscono fonti locali, l'esercito ha stretto d'assedio l'ospedale al-Ahli e ha bombardato un'area vicina all'ospedale indonesiano", nel nord della Striscia.
Decine di vittime
Bombardamenti pesanti si sono verificati nelle ultime ore, secondo le fonti, nel nord della Striscia (a Beit Hanun e Jabalya) e a Nusseirat, nella zona centrale. In questa località si è avuta notizia di decine di vittime.
L'esercito israeliano avrebbe ordinato l'evacuazione "entro un'ora" dell'ospedale al-Shifa di Gaza, secondo l'Afp.
All'interno 2'300 persone
I soldati israeliani, che per il quarto giorno consecutivo tengono in assedio l'ospedale, questa mattina ne hanno ordinato l'evacuazione tramite altoparlante "entro un'ora", ha riferito un giornalista dell'AFP sul posto. Attualmente, secondo le Nazioni Unite, nella struttura sanitaria si trovano 2.300 pazienti, operatori sanitari e sfollati.
Blitz israeliano
Frattanto, cinque palestinesi sono stati uccisi, e altri 7 feriti, in un'operazione dell'esercito israeliano nel campo profughi di Balata, vicino a Nablus, in Cisgiordania. Secondo l'agenzia Wafa, "un drone israeliano ha preso di mira con un missile il quartier generale di Fatah" nel campo. A detta dell'esercito israeliano, è stato colpito "un nascondiglio usato dai terroristi coinvolti nella preparazione di un imminente attacco terroristico a civili e soldati israeliani". Secondo la stessa fonte, tra gli uccisi " c'è Muhammad Zahed, un importante terrorista di Nablus".
L'operazione condotta da Israele a Gaza, ''su terra, in cielo, e dal mare'', proseguirà ovunque si trovi Hamas: ''Poiché Hamas si trova anche nel Sud della Striscia, la operazione si estenderà anche là'': lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari. 'Ciò avverrà nel tempo, nel luogo e nelle condizioni che stimeremo più favorevoli. Ma avverrà''.
Cinque stati, firmatari del trattato che istituisce la Corte penale internazionale (Cpi), hanno chiesto un'indagine sulla "situazione nello Stato di Palestina", ha annunciato il procuratore, che ha confermato di aver aperto un'indagine sui crimini commessi dopo il sanguinoso attacco di Hamas del 7 ottobre. "Il mio Ufficio ha ricevuto una segnalazione sulla situazione nello Stato di Palestina dai seguenti cinque Stati parte: Sud Africa, Bangladesh, Bolivia (...), Comore e Gibuti", ha dichiarato Karim Khan. "Nel ricevere il deferimento, il mio ufficio conferma che sta attualmente indagando sulla situazione", ha aggiunto in una nota.
La Corte penale internazionale, creata nel 2002 per processare gli autori delle peggiori atrocità nel mondo, ha aperto un'indagine nel 2021 su presunti crimini di guerra nei territori palestinesi, compresi presunti crimini commessi dalle forze israeliane, da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi. Khan ha riferito che il suo mandato si applicherà ai presunti crimini commessi durante l'attuale guerra. Ma le sue squadre non sono riuscite a entrare a Gaza né in Israele, che non è membro della Corte penale internazionale. Esperti legali hanno detto all'agenzia di stampa France-Presse (Afp) che entrambe le parti potrebbero essere accusate di crimini di guerra.
"Vediamo la presenza di Hamas in tutti gli ospedali: è una definitiva e chiara presenza". Lo ha detto il comandante del fronte sud dell'esercito Yaron Finkelman, che ha visitato l'ospedale Shifa. "Hamas - ha spiegato - usa cinicamente questi ospedali come si può vedere qui allo Shifa. Questo è quello che vediamo: si stanno nascondendo sotto gli ospedali con le armi, con i centri di comando, con le loro capacità. E questo tunnel - ha aggiunto indicando un imbocco sotterraneo, come mostra un video dell'esercito - ne è l'ulteriore prova".
Hamas annuncia di aver trasferito ostaggi in "centri di cura a causa della gravità delle loro condizioni di salute e per preservare la loro vita". Lo sostengono sul servizio di messaggistica Telegram le Brigate al Qassam - braccio armato del movimento islamista - "in risposta alle menzogne di (Benyamin) Netanyahu (il premier israeliano) e del portavoce dell'esercito" dello Stato ebraico. Intanto, il direttore generale della sanità di Gaza, citato dalla rete televisiva qatariota al Jazeera, ha affermato che "l'esercito israeliano ha trafugato 130 salme" dall'ospedale al Shifa di Gaza City "e ha fatto esplodere la maggior parte dei macchinari medici dell'ospedale".
Gli svizzeri sono in parte divisi sulla questione delle responsabilità nell'attuale conflitto in Medio Oriente. C'è però un chiaro sostegno al diritto di Israele all'autodifesa, alla cessazione degli aiuti, così come al divieto di Hamas, ma anche a un cessate il fuoco umanitario. È quanto emerge da un sondaggio pubblicato oggi, realizzato dall'istituto Sotomo per conto del Blick.
Il pensiero degli svizzeri
Il 40% degli interpellati vede la responsabilità dell'attuale conflitto chiaramente o piuttosto da parte palestinese, il 33% da quella israeliana. Circa un quarto, ovvero il 27%, considera entrambe le parti ugualmente responsabili. Il 72% è d'accordo con l'affermazione che Israele ha sicuramente o in qualche modo il diritto di combattere Hamas nella Striscia di Gaza con mezzi militari. Solo il 28% è contrario. Allo stesso tempo, il 58% è d'accordo o quasi con il sostegno svizzero alla risoluzione delle Nazioni Unite a favore di un cessate il fuoco umanitario, mentre il 36% è in disaccordo o quasi. Circa due terzi degli intervistati (67%) sono dell'opinione che lo stanziamento di aiuti svizzeri ai territori palestinesi dovrebbe essere interrotto per il momento. D'altro canto però, l'84% ritiene che i palestinesi abbiano diritto a un proprio Stato.
Simpatia per l'una o l'altra parte
Le opinioni differiscono anche quando si tratta di simpatia per i gruppi di persone coinvolte: una stretta maggioranza del 52% ha sentimenti positivi per la popolazione in Israele, mentre solo il 24% ne ha una visione negativa. Il 24% si colloca nel mezzo della valutazione. Allo stesso tempo, anche la popolazione della Striscia di Gaza gode di sostegno: il 45% esprime sentimenti positivi nei suoi confronti, il 30% negativi, mentre un quarto del totale è indeciso. Le opinioni sono più chiare quando si tratta di coloro che sono al potere e dei gruppi estremisti di entrambe le parti: Il 62% ha un atteggiamento negativo o piuttosto negativo nei confronti del governo israeliano e solo il 18% positivo. Anche i coloni in Cisgiordania godono di scarsa simpatia: il 66% degli intervistati ha sentimenti molto negativi o negativi nei loro confronti, mentre il 15% positivi o leggermente positivi. Il rifiuto di Hamas, che governa la Striscia di Gaza, è ancora più netto: il 92% ha un atteggiamento negativo o piuttosto negativo nei suoi confronti, mentre solo il 3% dice di provare simpatia per l'organizzazione. L'80% è favorevole a vietare Hamas in Svizzera. Il 70% è d'accordo di proibire le manifestazioni in Svizzera dove sono attesi slogan antisemiti.
Libertà di espressione limitata
È interessante il fatto che oltre la metà degli intervistati ritiene di non poter più esprimere liberamente la propria opinione in Svizzera sulla guerra in Medio Oriente: il 33% sostiene che non è più possibile criticare Israele, mentre il 18% che non si possa criticare la Palestina. Il 7% dice di non saperlo. Il sondaggio è stato realizzato interpellando 16'157 aventi diritto di voto della Svizzera tedesca e romanda tra il 10 e il 15 novembre tramite "blick.ch". Il margine di errore è di +/-2,6 punti percentuali.
Il gabinetto di guerra israeliano ha accolto la richiesta statunitense di autorizzare l'ingresso quotidiano nel sud della Striscia di Gaza di due autocisterne di diesel destinato alle necessità dell'Onu, in particolare per quanto riguarda il sostegno alla rete idrica e alle fognature. Lo ha detto una fonte politica israeliana, citata dai media. Le autocisterne passeranno dal valico di Rafah. L'intento, ha aggiunto la fonte, è di impedire che nel sud della Striscia di Gaza si diffondano epidemie. Quel carburante, secondo la fonte, non potrà essere utilizzato da Hamas.
Combattenti filo-iraniani presenti in Siria hanno annunciato poco fa di aver preso di mira la base militare statunitense di Tell Baydar, nella Siria nord-orientale. Lo si apprende da un comunicato diffuso sugli account social della Resistenza islamica in Iraq, sigla che raccoglie una serie di gruppi armati operativi in Siria e in Iraq e sostenuti da Teheran.
Secondo report palestinesi - ripresi da Haaretz - nei combattimenti a Gaza è stato ucciso da Israele Ahmed Bahar, membro di rilievo dell'ala politica di Hamas. Bahar - è stato ricordato - era il presidente del parlamento di Hamas quando nel 2006 la fazione islamica prese il controllo della Striscia.
In migliaia sono in marcia verso Gerusalemme in una iniziativa per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani tenuti a Gaza. La marcia - che dura da 4 giorni ed è partita da Tel Aviv - si concluderà domani sera con una manifestazione davanti all'ufficio del premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme. Alla marcia - secondo i media - si è unito l'ambasciatore tedesco in Israele Steffen Seibert che ha lanciato l'appello per una liberazione senza condizioni di tutti gli ostaggi.
Quasi 150 mila litri di gasolio destinati agli ospedali della Striscia di Gaza sono usciti dal valico di Rafah. Lo riferisce l'emittente statale al Qahera citando un suo corrispondente sul posto. Una fonte della Croce Rossa al valico di Rafah ha rivelato che il valico è stato aperto sul lato egiziano per il passaggio di 606 persone, tra cui 132 egiziani provenienti dalla Striscia di Gaza, e per accogliere un certo numero di palestinesi feriti, tra cui diversi bambini, da curare in Egitto.
I soldati israeliani hanno continuato ad operare nella Striscia durante la notte. Lo ha detto il portavoce militare, secondo cui aerei israeliani hanno colpito "numerosi obiettivi" nell'enclave palestinese. I soldati - ha continuato - hanno preso il controllo di una roccaforte del comandante della Jihad islamica nel nord della Striscia. "La roccaforte conteneva gli uffici di capi terroristi dell'organizzazione e un sito per la produzione di armi". Inoltre, i soldati hanno operato all'interno di una scuola - dove erano nascoste molte armi - in "cui si erano celati terroristi di Hamas" e molti sono stati uccisi. Durante il raid nella roccaforte della Jihad, secondo il portavoce militare, i soldati hanno trovato "razzi pesanti, droni e altre armi" che sono state poi distrutte. Le truppe - ha continuato - hanno poi condotto "raid mirati in numerose aree della Striscia in cui sono stati trovati equipaggiamento tecnologico, nascondigli di armi, inclusi fucili Kalashnikov, ordigni esplosivi, lanciagranate, lanciagranate, giubbotti e lancia missili anticarro".
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha dichiarato di aver detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che "non può esserci una rioccupazione di Gaza da parte" dello Stato ebraico, ma ha ammesso che "potrebbe essere necessario un periodo transitorio in cui venga garantita la sicurezza" nella Striscia. Lo riportano i media Usa.
"Capacità di governarsi da soli"
Parlando alla Abc, Blinken ha affermato che "quando si tratta del futuro di Gaza, a nostro giudizio deve essere sotto il governo palestinese e deve esserci anche sicurezza. È imperativo, se vogliamo che ci sia pace e sicurezza durature, andare effettivamente avanti per garantire che i palestinesi abbiano diritti politici, la capacità di governarsi da soli e di prendere decisioni per il proprio futuro nel proprio Stato", ha aggiunto il capo della diplomazia Usa. Il capo della diplomazia americana ha poi chiesto a Israele di adottare misure "urgenti" per porre fine alla violenza dei coloni contro i palestinesi in Cisgiordania. Blinken, che si trova a San Francisco per un vertice Asia-Pacifico, ha lanciato questo appello in una conversazione telefonica con Benny Gantz, un leader dell'opposizione israeliana che si è unito al gabinetto di guerra del primo ministro Benjamin Netanyahu. Blinken "ha sottolineato l'urgente necessità di adottare misure concrete per disinnescare le tensioni in Cisgiordania, anche affrontando i crescenti livelli di violenza da parte dei coloni estremisti", ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller. Blinken ha anche parlato con Gantz degli sforzi diplomatici per liberare gli ostaggi di Hamas.
Oggi "non ci sarà un'operazione di aiuto transfrontaliero al valico di Rafah" tra la Striscia di Gaza e l'Egitto: lo ha annunciato ieri sera l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). "La rete di comunicazioni a Gaza è interrotta perché non c'è carburante. Ciò rende impossibile gestire o coordinare i convogli di aiuti umanitari", si legge nel messaggio pubblicato su X.
Fonti palestinesi nella città di Jenin, in Cisgiordania, affermano che tre persone sono state uccise e sette ferite durante un'operazione militare israeliana nelle prime ore di oggi. Lo riportano i media locali. Secondo il rapporto, alcune persone sono rimaste ferite in un attacco aereo e altre da colpi di arma da fuoco. I rapporti affermano inoltre che le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno circondato l'ospedale Ibn Sina della città. L'esercito di Israele ha arrestato due paramedici e ordinato l'evacuazione del nosocomio, riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Le Idf hanno circondato l'ospedale da tutti i lati e perquisito le ambulanze, secondo fonti palestinesi. In un breve post su Telegram, le Brigate Qassam, braccio armato di Hamas, hanno affermato che stanno combattendo "insieme a tutti gli altri gruppi di resistenza nel campo" profughi di Jenin, in Cisgiordania. Lo riferisce Al Jazeera online, aggiungendo che secondo quanto si legge nel post, i combattenti palestinesi stanno prendendo di mira le forze israeliane "con fuoco pesante e ordigni esplosivi".
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas per gli sforzi "infruttuosi" volti a ridurre al minimo le morti civili a Gaza. In una intervista alla Cbs, Netanyahu ha affermato che Israele sta facendo tutto il possibile per tenere i civili lontani dal pericolo mentre combatte Hamas nella Striscia, anche "lanciando volantini" che li avvertono di fuggire, ma che i suoi tentativi di ridurre al minimo le vittime "non hanno avuto successo". Il premier israeliano ha ribadito che l'obiettivo della sua campagna militare è distruggere Hamas: "Cercheremo di portare a termine il lavoro con perdite civili minime. Questo è ciò che stiamo cercando di fare: ridurre al minimo le vittime civili. Ma sfortunatamente non ci siamo riusciti". Netanyahu ha aggiunto che non ci potrà essere un ritorno alle "strategie fallite" nel trattare con Hamas a Gaza e ha ribadito che Israele non sta cercando di occupare Gaza ma vuole che vi sia una responsabilità militare complessiva per "prevenire il riemergere del terrorismo: dobbiamo smilitarizzare e deradicalizzare" la Striscia. "Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale", ha continuato il premier aggiungendo che deve esserci un "futuro diverso sia per gli israeliani che per i palestinesi".
Contestato nelle strade, indebolito nei sondaggi, criticato sovente in alcuni studi televisivi, il premier israeliano Benyamin Netanyahu adesso deve vedersela anche con i venti di fronda nel suo partito. Ad esprimere sentimenti di delusione nei suoi confronti è stata una ex ministra, Galit Distal Atbaryan. "Provo una collera enorme nei suoi confronti", ha sbottato in uno scambio di messaggi su Whatsapp che doveva restare privato e che è invece rimbalzato con clamore sui siti. Di recente Atbaryan si era dimessa sentendosi superflua nella veste di ministro dell'informazione. "È da mesi che fremo nei suoi confronti, perché ha consentito a quei mostri (Hezbollah e Hamas, ndr) di prosperare durante i suoi governi, a nord e a sud. E dire che si presentava come Mister Sicurezza".
"Netanyahu ha perso la fiducia dei cittadini"
Nella speranza che con la guerra qualcosa si sia messo in moto nella politica interna, il leader centrista Yair Lapid ha quindi suggerito di sostituire con un nuovo esecutivo quello attuale che si poggia su partiti di estrema destra. "Netanyahu - secondo Lapid - ha perso la fiducia dei cittadini, della comunità internazionale e perfino dei nostri responsabili alla sicurezza". Mentre l'esercito combatte a Gaza, ha ammesso Lapid, sarebbe una follia andare a nuove elezioni. Ma a suo parere sarebbe possibile coagulare in parlamento un sostegno di 90 deputati su 120 per un nuovo governo "concentrato solo sulla conduzione della guerra": dovrebbe essere ancora guidato dal Likud, il partito di maggioranza, ma senza più Netanyahu. Nel giro di pochi minuti il Likud ha però respinto al mittente la proposta, indignandosi nel vedere che Lapid "indulge in bassa politica mentre il paese è in stato di emergenza".
Il banco di prova per il premier
Eppure Netanyahu - che da gennaio a settembre è stato molto contestato nel paese per la sua riforma giudiziaria concepita per indebolire per sempre il potere giudiziario - non può ignorare un fenomeno sociale che sta prendendo piede nelle strade di Israele. Si tratta del movimento organizzato dai familiari di 240 ostaggi catturati da Hamas, che chiedono a gran voce che vengano riportati indietro i loro congiunti. In migliaia hanno intrapreso nei giorni scorsi una marcia che da Tel Aviv li porterà fino a Gerusalemme. Le strade di molte città sono tappezzate con le fotografie degli ostaggi, agli specchietti delle automobili sono allacciati nastri gialli di solidarietà con le famiglie. Si tratta di una protesta popolare molto vasta, non allineata con la destra o la sinistra. Il futuro politico di Netanyahu potrebbe dipendere, in definitiva, propria da questo inaspettato banco di prova.
I civili di Gaza rischiano di morire di fame poiché cibo e acqua sono diventati "praticamente inesistenti". Lo afferma il Programma alimentare mondiale dell'Onu (Pam). "Con l'inverno che si avvicina velocemente, i rifugi insicuri e sovraffollati e la mancanza di acqua pulita, i civili si trovano ad affrontare l'immediata possibilità di morire di fame", ha indicato in una nota la direttrice esecutiva del Pam, Cindy McCain.
Un altro svizzero con doppia cittadinanza ha potuto lasciare la Striscia di Gaza stamane. Ciò significa che tutte le persone con passaporto elvetico che lo desideravano hanno lasciato l'enclave palestinese. Sette di loro erano già partite il 2 novembre. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha reso noto oggi di essere a conoscenza di altre quattro persone che desiderano rimanere volontariamente nella Striscia di Gaza. L'uomo che ha lasciato il territorio stamane, recandosi in Egitto attraverso il valico di Rafah, è stato ricevuto e assistito dal personale dell'ambasciata svizzera al Cairo. Il ministro degli Esteri Ignazio Cassis ha espresso il suo "sollievo" su X (ex Twitter).
Il terminal egiziano del valico di Rafah anche questa mattina era regolarmente aperto, riferiscono la Mezzaluna Rossa e una fonte della sicurezza egiziana. Sono rientrati 193 egiziani, usciti 66 camion di aiuti e 4 ambulanze. Si attende ancora - aggiungono le fonti all'ANSA - un elenco preciso delle nazionalità di altre persone che attendono di lasciare la Striscia di Gaza per consentire il loro ingresso in Egitto. Le due fonti hanno indicato che più di 100 camion umanitari si stanno preparando per entrare nella Striscia di Gaza attraverso il meccanismo istituito dal valico di Rafah.
Tre palestinesi armati sono stati uccisi dopo che avevano ferito otto israeliani - sei membri delle forze di sicurezza e due civili - in un agguato armato condotto aun check-point nella zona di Betlemme, in Cisgiordania. Lo ha riferito la polizia israeliana. Secondo una prima ricostruzione riferita dalla radio pubblica Kan, tre palestinesi giunti in automobile da Hebron (Cisgiordania meridionale) sono arrivati ad un posto di blocco militare e hanno aperto il fuoco da distanza ravvicinata con un fucile M-16 e con due pistole. Il personale di guardia ha risposto al fuoco e li ha uccisi. Artificieri hanno poi ispezionato l'automobile, nel timore che ci fosse un ordigno. In seguito allo scontro a fuoco sei membri delle forze di sicurezza israeliane e due civili sono rimasti feriti. Uno di essi versa in condizioni gravi. La polizia ha fatto confluire rinforzi nella zona dell'attentato, nel timore che l'attacco non sia ancora concluso. Il capo della polizia Yaakov Shabtai, dopo aver esaminato il luogo della sparatoria, ha affermato che i tre palestinesi intendevano probabilmente raggiungere Gerusalemme per compiervi una strage. Il capo della polizia di Gerusalemme Doron Tugeman ha detto da parte sua che oltre ad armi da fuoco, i palestinesi avevano provveduto anche a munirsi di due scuri. Nell'automobile c'erano centinaia di proiettili e diversi caricatori.
Il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha denunciato gravi accuse di violazione del diritto internazionale nella guerra tra Israele e Hamas, sostenendo la necessità di un'indagine internazionale. "Accuse estremamente gravi di violazioni multiple e profonde del diritto internazionale umanitario, chiunque le abbia commesse, richiedono indagini rigorose e piena responsabilità", ha dichiarato Türk in una riunione degli Stati membri delle Nazioni Unite a Ginevra, aggiungendo che "è necessaria un'indagine internazionale".
"Un patto suicida"
L'ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Meirav Eilon Shaha ha subito replicato che il diritto internazionale non è "un patto suicida": se uno Stato non può difendersi "o se viene criticato per averlo fatto in conformità con il diritto internazionale, le organizzazioni terroristiche diventeranno inevitabilmente più audaci e continueranno a usare i loro metodi, confidando nel costante sostegno internazionale", ha affermato. L'ambasciatore della Palestina all'Onu Ibrahim Khraishi ha invece fatto appello ai paesi a "svegliarsi" e a reagire per fermare "il genocidio israeliano" sulla Striscia di Gaza. "Dovreste svegliarvi in questa stanza. Questo è un massacro, un genocidio, e lo vediamo in tv. Non può continuare", ha dichiarato l'ambasciatore palestinese. Commentando i volantini lanciati dall'esercito israeliano su Khan Younis, nel sud della Striscia, che ordinano ai palestinesi di spostarsi nella parte occidentale della città per la loro sicurezza, Türk ha anche dichiarato che "siamo stati assolutamente chiari sul fatto che al momento non consideriamo sicura alcuna parte di Gaza". Il funzionario delle Nazioni Unite, secondo quanto riporta Al-Jazeera, ha aggiunto che l'esercito israeliano è obbligato a garantire che coloro che sono stati evacuati ricevano un avvertimento efficace e possano trovare sicurezza, riparo e cibo.
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha reso noto che un altro suo operatore è stato ucciso in un attacco nel conflitto tra Hamas e Israele. La vittima si trovava nell'area di Gaza City. Dall'inizio delle ostilità, il 7 ottobre scorso, 103 "colleghi dell'Unrwa" hanno perso la vita (dato aggiornato al 14 novembre) nella Striscia, vale a dire il numero più alto di operatori umanitari delle Nazioni Unite uccisi in un conflitto nella storia dell'organizzazione, si legge in un comunicato.
Aerei israeliani hanno colpito la scorsa notte la casa di Ismail Haniyeh, capo dell'Ufficio politico di Hamas, nel campo profughi di al-Shati, a nord di Gaza City. Lo ha fatto sapere l'esercito. La casa "era usata come infrastruttura del terrore e spesso ha ospitato riunioni dei leader di Hamas per dirigere atti terroristici contro civili e militari israeliani", ha affermato l'esercito. Quest'ultimo ha aggiunto che nella presa del campo profughi di al-Shati i soldati hanno localizzato e distrutto un deposito di armi della forza navale di Hamas "contenente attrezzatura subacquea, ordigni esplosivi e armi". Le truppe - ha proseguito il portavoce riferendosi sempre all'operazione ad al-Shati - hanno anche "colpito i terroristi e localizzato armi tra cui cinture esplosive, barili esplosivi, lancia granate, missili anticarro, apparecchiature di comunicazione e documenti di intelligence.
Haniyeh si è trasferito nel Qatar nel 2019. Al momento non è noto se l'attacco abbia provocato vittime.
Tredici feriti e 400 cittadini stranieri sono arrivati ieri dalla Striscia di Gaza in Egitto, mentre all'aeroporto di Al-Arish sono atterrati finora 130 aerei di aiuti. Lo ha riferito ieri sera il presidente della Mezzaluna Rossa Khaled Zayed, ribadendo che il valico di Rafah non ha mai chiuso i battenti. "Abbiamo portato 110 nuovi camion di aiuti e stiamo aspettando che i camion arrivino al posto di frontiera commerciale di Al-Awja con Israele. Sono arrivati anche 13 feriti e stiamo aspettando 36 bambini dall'ospedale Al-Shifa nel caso in cui riescano a raggiungere il valico di Rafah", ha detto, aggiungendo che è arrivato un secondo gruppo di stranieri e titolari di doppia nazionalità, per un totale di 400 persone.
5 aerei di aiuti umanitari
L'aeroporto internazionale Al-Arish ha ricevuto ieri 5 aerei di aiuti umanitari provenienti da Arabia Saudita, Giordania, Kuwait, Emirati e Qatar. Allo scalo di Al-Arish è giunto anche l'ambasciatore saudita al Cairo Osama bin Ahmed Nuqli, che ha ispezionato gli aiuti sauditi. Il diplomatico si è poi diretto al terminal di Rafah e con la delegazione che lo ha accompagnato ha ispezionato il terminal. Il presidente della Mezzaluna Rossa ha precisato che il numero totale di aerei con aiuti umanitari arrivati all'aeroporto internazionale di Al-Arish finora è di 130, provenienti da vari paesi del mondo, che hanno trasportato 3'300 tonnellate di aiuti da 31 Stati diversi e da 14 organizzazioni internazionali.
Almeno 200 operatori sanitari sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, riferisce l'emittente Al Jazeera citando le autorità dell'enclave palestinese. Secondo il rapporto il bilancio delle vittime comprende medici, infermieri e paramedici. Un totale di 25 ospedali, 52 centri ospedalieri e 55 ambulanze sono stati messi fuori servizio dai bombardamenti israeliani sulla Striscia, secondo Hamas.
Il consiglio di sicurezza dell'Onu adotta una bozza di risoluzione che chiede "pause umanitarie urgenti e prolungate e corridoi in tutta Gaza per un certo numero di giorni per consentire l'accesso agli aiuti ai civili" e il rilascio degli ostaggi. Il via libera sblocca l'impasse al consiglio e segue i quattro falliti tentativi precedenti del consiglio di rispondere alla guerra fra Israele e Hamas da quando è iniziata.
12 voti a favore
L'approvazione è arrivata con 12 voti a favore, zero contrari e tre astenuti, ossia Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti. E ha incassato l'immediata bocciatura di Israele, secondo il quale non c'è bisogno di misure come questa finché gli ostaggi sono nelle mani di Hamas. "Riterrete Israele responsabile per la bocciatura della risoluzione? L'ha già bocciata, ora che fate?", ha attaccato al Palazzo di Vetro l'ambasciatore palestinese all'Onu Riyad Mansour parlando di distruzione e devastazione a Gaza. Nella Striscia - ha detto - nulla è stato risparmiato, neanche gli ospedali", in quello che è un "grande fallimento dell'umanità". Pur accogliendo positivamente la bozza, gli Usa - ha spiegato l'ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield - "non hanno potuto votare sì a un testo che non condanna Hamas e non afferma il diritto di tutti gli stati membri di proteggere i loro cittadini dagli attacchi terroristico". Anche se "profondamente delusi per quello" che la bozza "non contiene", ne sosteniamo molte delle disposizioni, ha aggiunto Thomas-Greenfield osservando come il testo per la prima volta almeno nomina Hamas.
Gran Bretagna e Russia
Analoga la posizione della Gran Bretagna: Barbara Woodward, l'ambasciatrice britannica all'Onu, ha definito al risoluzione "assolutamente necessaria" ma si è astenuta perché "non condanna chiaramente gli attacchi del 7 ottobre. Continueremo a lavorare con i membri del consiglio di sicurezza per risolvere questa crisi e creare un nuovo orizzonte politico in modo da poter mantenere la promessa di pace e rendere realtà la soluzione dei due stati". La Russia si è invece astenuta perché la risoluzione non chiede un cessate il fuoco, che "era e resta un imperativo". Poco prima del voto sul testo presentato da Malta, l'ambasciatore di Mosca Vassily Nebenzia aveva proposto di votare un emendamento per chiedere una "tregua umanitaria durevole che porti ad una cessazione delle ostilità". L'emendamento è stato però bocciato ottenendo solo 5 voti a favore, 9 astenuti e uno contrario, quello degli Stati Uniti.
Una bozza "più morbida"
Nelle scorse settimane il consiglio di sicurezza si è riunito più volte sul Medio Oriente senza però mai produrre un'azione. Dopo quattro tentativi (una bozza del Brasile è stata bocciata dagli Usa, una americana ha incassato il veto di Russia e Cina e due russe non hanno ottenuto i 'sì' minimi) è stata ora approvata una bozza di risoluzione più morbida dei testi precedentemente presentati. Nel testo non si fa riferimento all'attacco del 7 ottobre e non si citano neanche le azioni intraprese da Israele a Gaza. La bozza chiede "a tutte le parti di rispettare gli obblighi previsti dalla legge internazionale, soprattutto per la tutela dei civili". Nessun accenno a un cessate il fuoco, ipotesi che gli Stati Uniti ritengono inadeguata in quanto favorirebbe Hamas. Joe Biden da giorni ribadisce invece la necessità di pause su più giorni, almeno tre, per favorire il rilascio degli ostaggi e la consegna di aiuti.
"L'affermazione dell'occupazione israeliana secondo cui le armi sono state stoccate all'ospedale di Al Shifa è una palese menzogna che non dovrebbe più ingannare nessuno". Lo afferma Hamas in una dichiarazione riportata da Sky News. "L'affermazione dell'occupazione sionista di aver trovato armi e attrezzature militari nel complesso medico di al Shifa - ribadisce Hamas nella nota - non è altro che una continuazione delle sue bugie e della propaganda a buon mercato che cerca di giustificare i suoi crimini genocidi che distruggono il settore sanitario a Gaza."
Il gruppo ha ribadito la richiesta alle Nazioni Unite e ad altre organizzazioni di formare un comitato internazionale per valutare le condizioni degli ospedali di Gaza e "determinare la falsità della narrativa dell'occupazione". "Noi palestinesi siamo consapevoli del livello di bugie e inganni che l'occupazione ha architettato per coprire i suoi crimini contro bambini, donne e civili indifesi", conclude la dichiarazione.
Soldati israeliani hanno preso il controllo dell'avamposto 'Palestina' di Hamas nel nord della Striscia. Lo ha fatto sapere l'esercito secondo cui era la base per gli attacchi della fazione islamica contro Israele. Sebbene fosse mascherata da posto di addestramento, "le attività terroristiche partivano" da lì. Nella presa di possesso dell'avamposto - ha aggiunto l'esercito - sono stati scoperti tunnel, esplosivi e mine destinate a colpire i soldati. Decine - ha concluso - "i terroristi uccisi".
L'esercito israeliano ha fatto saltare il palazzo del parlamento di Hamas a Gaza, conquistato nei giorni scorsi. Lo ha riferito il sito Ynet.
I neonati ricoverati nell'ospedale di Al Shifa sono in "grave pericolo" poiché le condizioni nella struttura medica peggiorano ulteriormente: lo ha detto ad Al Jazeera il direttore generale degli ospedali di Gaza Mohammad Zaqout, come riporta la Cnn. "Durante l'evacuazione dell'ospedale abbiamo detto numerose volte che non c'è posto dove spostare 40 incubatrici fuori dall'ospedale", ha detto Mohammad Zaqout.
Il trasferimento
Il ministero della Sanità egiziano sta cercando di coordinare il trasferimento di 36 neonati, ha detto martedì alla Cnn il ministro della Sanità egiziano Khaled Abdel-Ghaffar aggiungendo che l'Egitto ha ambulanze dotate di ventilatori portatili in attesa al confine per ricevere i bambini da trasferire immediatamente negli ospedali. Ma Zaqout sostiene che "il meccanismo (per trasferire i pazienti in Egitto) è estremamente lento", perché "le liste dei pazienti da trasferire vengono respinte (da Israele)". La CNN non ha potuto confermare in modo indipendente la situazione perché non è sul posto.
Mancano acqua e luce
Stando ad Muhammad Abu Salmiya le forniture di acqua, elettricità e ossigeno sono completamente interrotte dentro l'ospedale. "L'esercito israeliano si trova nell'edificio di dialisi senza preoccuparsi di portare il carburante per aiutare i pazienti. Non possiamo raggiungere la farmacia per curare i pazienti perché l'occupazione spara a chiunque si muova. Le ferite dei pazienti hanno iniziato a putrefarsi in modo significativo. L'odore di morte si diffonde ovunque".
Le operazioni umanitarie delle Nazioni Unite a Gaza sono "sull'orlo del collasso", esponendo i civili assediati a un'imminente carenza di acqua potabile a causa della mancanza di rifornimenti di carburante. È l'allarme di Philippe Lazzarini, capo dell'UNRWA, l'Agenzia della Nazioni Unite per i profughi palestinesi in Medio Oriente, su X: "Avere carburante solo per i camion non salverà altre vite", perché "entro la fine della giornata, circa il 70% della popolazione di Gaza non avrà accesso all'acqua potabile".
Hamas ha accettato le linee generali di un accordo con Israele che prevede il rilascio di circa 50 ostaggi in cambio di una tregua di tre giorni nella Striscia di Gaza. Lo riporta la Reuters. In linea con l'accordo, Israele dovrà anche rilasciare alcune donne e bambini palestinesi dalle carceri israeliane e aumentare la quantità di assistenza umanitaria consentita nell'enclave palestinese.
"In un'area specifica dell'ospedale Shifa abbiamo visto prove concrete che i terroristi di Hamas hanno utilizzato l'ospedale come un comando del terrorismo". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari aggiungendo che l'esercito "pubblicherà queste prove in seguito".
"L'assalto delle forze di occupazione israeliane al complesso Shifa a Gaza City è una continuazione della guerra genocida che sta conducendo contro il nostro popolo palestinese". Lo ha detto, citato dalla agenzia Wafa, l'Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina, ndr.) secondo cui "questa intrusione è un nuovo crimine di guerra che si aggiunge ad una serie di crimini commessi dall'occupazione contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania
La decisione di entrare nell'ospedale Al-Shifa è stata presa solo quando l'esercito ha saputo "cosa esattamente c'è e dove si trova" nell'ospedale. Lo ha detto una fonte di sicurezza alla Radio militare, citata dai media. "È lo stesso che abbiamo fatto all'ospedale Rantisi in cui siamo entrati - ha aggiunto - quando abbiamo saputo cosa c'era esattamente nel seminterrato". "Abbiamo cominciato in piccolo - ha poi spiegato - ma se necessario l'operazione sarà estesa".
Operazione in corso
L'operazione nell'ospedale Shifa sta continuando questa mattina sempre "in maniera mirata", ha dal canto suodetto il portavoce militare israeliano, Daniel Hagari, confermando che si svolge "in un complesso specifico nel quale secondo informazioni di intelligence si riscontra attività terroristica" da parte di Hamas. Hagari ha poi aggiunto che prima dell'ingresso ci sono stati combattimenti e sono stati uccisi miliziani. "I soldati - ha sottolineato - hanno consegnato forniture mediche, incubatrici e viveri per i bambini".
"Non è Israele a prendere deliberatamente di mira i civili, ma Hamas che ha decapitato, bruciato e massacrato i civili nei peggiori orrori perpetrati sugli ebrei dopo l'Olocausto. Mentre Israele fa di tutto per tenere i civili lontani dal pericolo, Hamas fa di tutto per tenerli in pericolo". Lo scrive sui X il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in risposta al premier canadese Justin Trudeau, il quale aveva affermato che l'uccisione di donne, bambini e neonati da parte di Israele a Gaza deve finire. "Israele offre ai civili di Gaza corridoi umanitari e zone sicure, Hamas impedisce loro di uscire sotto la minaccia delle armi. È Hamas, non Israele, a dover rispondere di aver commesso un doppio crimine di guerra: colpire i civili e nascondersi dietro di loro - prosegue il messaggio -. Le forze della civiltà devono sostenere Israele nello sconfiggere la barbarie di Hamas".
Quaranta pazienti sono morti nella giornata di ieri nell'ospedale al Shifa di Gaza: lo rende noto l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha), che cita il ministero della Sanità della Striscia. L'Ocha aggiunge che solo uno degli ospedali a Gaza City e nel nord di Gaza è ancora operativo, sia pur a "livello minimo": tutti gli altri hanno cessato le operazioni a causa della mancanza di energia elettrica, farmaci, ossigeno, cibo e acqua, aggravata dai bombardamenti e dai combattimenti nelle loro vicinanze. Si tratta dell'ospedale al Ahli di Gaza City, precisa l'Ufficio dell'Onu per gli Affari umanitari, che ospita oltre 500 pazienti ed è l'unica struttura medica in grado di ricoverare pazienti nel nord della Striscia. "Tuttavia - sottolinea -, anch'esso deve far fronte a crescenti carenze e sfide".
Operazione mirata
L'esercito israeliano nell'area dell'ospedale al Shifa ha eseguito "un'operazione", hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram. "Sulla base delle informazioni di intelligence e di una necessità operativa, le forze dell'Idf" hanno portato avanti un'operazione precisa e mirata contro Hamas in un'area specifica dell'ospedale Shifa", si legge nella nota. Israele è in guerra con Hamas, non con i civili di Gaza, ha scritto ancora l'Idf. L'esercito ricorda poi che "nelle ultime settimane, l'Idf ha avvertito pubblicamente e ripetutamente che il continuo uso militare dell'ospedale Shifa da parte di Hamas mette a rischio il suo status di protezione ai sensi del diritto internazionale, e ha concesso tutto il tempo necessario per porre fine a questo abuso illegale dell'ospedale. Ieri l'Idf ha ribadito alle autorità competenti di Gaza che tutte le attività militari all'interno dell'ospedale dovevano cessare entro 12 ore. Purtroppo, ciò non è avvenuto". "L'Idf ha anche facilitato l'evacuazione su larga scala dell'ospedale e ha mantenuto un dialogo regolare con le autorità ospedaliere. Chiediamo a tutti i terroristi di Hamas presenti nell'ospedale di arrendersi", conclude.
L'esercito israeliano ha dato all'amministrazione dell'ospedale Al Shifa di Gaza un preavviso di 30 minuti prima che iniziasse l'operazione militare nel complesso: lo ha detto alla Cnn un medico dell'ospedale, Khaled Abu Samra, come riporta l'emittente statunitense sul suo sito. "Ci è stato chiesto di stare lontani dalle finestre e dai balconi. Possiamo sentire i veicoli blindati, sono molto vicini all'ingresso del complesso", ha affermato il medico prima dell'inizio dell'operazione.
L'esercito israeliano sta eseguendo un'operazione mirata in un'area dell'ospedale al Shifa di Gaza: lo hanno annunciato le Forze di difesa israeliane (Idf) su Telegram. "Sulla base delle informazioni di intelligence e di una necessità operativa, le forze dell'Idf stanno portando avanti un'operazione precisa e mirata contro Hamas in un'area specifica dell'ospedale Shifa", si legge nel comunicato. "Invitiamo tutti i terroristi di Hamas presenti nell'ospedale ad arrendersi", conclude la nota.
Proseguono attraverso i valichi tra Egitto e Striscia di Gaza l'evacuazione degli stranieri e dei feriti e l'invio di aiuti verso la Striscia di Gaza. Secondo fonti della Mezzaluna Rossa e della sicurezza raggiunte dall'ANSA, da questa mattina sono arrivati in Egitto, attraverso il valico di Rafah, 220 tra cittadini stranieri e persone con doppia nazionalità, 4 palestinesi feriti e 4 loro accompagnatori.
In direzione opposta sono transitati, dal valico di Al-Awja, 117 camion con aiuti umanitari. Sono dirette a Gaza 20 ambulanze fornite dalla Turchia arrivate su una nave umanitaria e 80 tonnellate di aiuti umanitari da Arabia Saudita, Kuwait e Qatar arrivate in aereo all'aeroporto di Al-Arish, capoluogo del Sinai.
"Hamas e le Brigate Izzeddin al Qassam hanno il controllo della situazione operativa e di combattimento nella Striscia di Gaza e rispondono agli attacchi del nemico 24 ore su 24, seguendo i piani di difesa preparati attentamente": è quanto ha detto oggi a Beirut Osama Hamdan, rappresentante di Hamas in Libano, durante una conferenza stampa.
"Siamo ancora all'inizio della battaglia e il meglio deve ancora venire", ha aggiunto Hamdan. "Le perdite degli occupanti terroristi sionisti sono centinaia tra soldati morti e feriti, ufficiali e sottufficiali, e oltre 180 tra carri armati e veicoli militari distrutti in sole due settimane", ha detto il rappresentante di Hamas.
Il direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza, vicino al quale si combatte, ha affermato che "179 corpi" sono stati sepolti in una "fossa comune" all'interno della struttura.
Il direttore di Al-Shifa, Mohammed Abu Salmiya, ha detto che la fossa comune, scavata all'interno della struttura, ospita anche i 7 neonati prematuri morti dopo lo spegnimento delle incubatrici per mancanza di energia.
"Siamo stati obbligati a seppellirli in una fossa comune. C'erano corpi che bloccavano i corridoi del complesso ospedaliero e le celle frigorifere degli obitori non hanno più corrente", perché ormai l'ospedale è privo di carburante, ha spiegato Abu Salmiya.
Hamas ha un centro di comando sotto l'ospedale al-Shifa. Lo riporta Cnn citando un funzionario americano a conoscenza delle informazioni di intelligence statunitense.
L'esercito israeliano ha iniziato a trasferire incubatrici dagli ospedali israeliani all'ospedale al-Shifa nella Striscia di Gaza: lo scrive su X uno dei portavoce del governo israeliano per la stampa estera, Eylon Levy, come riporta Haaretz. Levy ha affermato che le Forze di difesa israeliane lavoreranno con "qualsiasi parte mediatrice affidabile" per garantire che le incubatrici vengano consegnate in modo sicuro.
Ieri il ministero della Sanità di Hamas ha annunciato che 32 pazienti sono morti nell'ospedale negli ultimi giorni, inclusi tre bebè prematuri. Secondo il ministero, i medici non possono evacuare centinaia di pazienti ancora in ospedale, tra cui più di 30 neonati prematuri, a causa dell'operazione militare israeliana in corso nell'area.
Il direttore del più grande ospedale di Gaza ha affermato che Israele non ha stabilito alcun contatto in merito all'evacuazione di pazienti o neonati prematuri. Il dottor Mohamed Abu Selmia dell'ospedale al-Shifa di Gaza City ha detto che l'esercito israeliano "non ci ha contattato, siamo stati noi a rivolgerci a loro... Ma fino ad ora non abbiamo ricevuto risposta. Sono in corso trattative per l'evacuazione dei bambini prematuri, ma finora non è successo nulla".
Il medico ha aggiunto che 32 pazienti, tra cui tre bambini prematuri, sono morti in ospedale negli ultimi giorni. Molti altri pazienti che necessitano di dialisi rischiano di morire "nei prossimi due giorni" poiché il trattamento non è più disponibile, ha affermato. Ha ripetuto l'appello alle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e alla Croce Rossa affinché aiutino a evacuare i pazienti, aggiungendo: "Non vogliamo che nessuno dei pazienti muoia, vogliamo che vivano, vogliamo che ricevano le cure mediche di cui hanno bisogno in un luogo che possa fornirle".
"Ora serve un maggior coinvolgimento dell'Ue nel Medio Oriente, e in particolare nella costruzione dello Stato palestinese. Se non si trova una soluzione ora vivremo un ciclo di violenza che si perpetuerà di generazione in generazione". Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell al termine del Consiglio Affari Esteri. "Non ci sarà una soluzione per il dopo guerra a Gaza - ha aggiunto Borrell - senza il coinvolgimento dei Paesi arabi e non può essere solo finanziario, devono contribuire politicamente". L'Alto rappresentante della politica estera Ue al termine del Consiglio Affari Esteri, precisando che al momento "gli Stati arabi non vogliono parlare del giorno dopo ma del giorno di oggi". "Questa tragedia deve essere un'occasione perché tutto il mondo capisca che ci deve essere la soluzione dei due Stati, non solo la ricostruzione di Gaza ma uno Stato per i palestinesi", ha proseguito.
Il piano presentato
Josep Borrell ha pure presentato uno "schema" in sei punti ai 27 ministri degli Esteri dell'Ue ottenendo un sostanziale via libera a lavorare "in partnership con Usa e arabi" per l'attuazione. Si tratta di una strategia a "medio-lungo termine" per costruire la pace tra gli israeliani e i palestinesi "in accordo" con la regione. Il piano prevede "tre sì e tre no".
I dettagli
"No all'espulsione dei palestinesi di Gaza in altri Paesi, no alla riduzione del territorio di Gaza, no alla rioccupazione d'Israele e al ritorno di Hamas", ha detto Borrell parlando dei tre no. Per i sì, invece, si prevede: "A Gaza servirà un'autorità palestinese, non necessariamente 'la' autorità palestinese, la cui legittimità deve essere definita dal Consiglio di sicurezza dell'Onu; un forte coinvolgimento dei Paesi arabi alla soluzione politica e infine una maggior coinvolgimento dell'Ue nella regione e in particolare nella costruzione dello stato palestinese".
Il re di Giordania Abdallah rifiuta ogni piano di Israele di occupare parti della Striscia di Gaza o di cercare di istituire zone di sicurezza all'interno dell'enclave palestinese. Lo riporta l'agenzia Petra secondo cui "la priorità ora è di mettere fine alla guerra e di consentire l'ingresso nella Striscia di aiuti sufficienti".
Israele: "Avanti fino alla vittoria totale"
Dal canto suo il premier israeliano Benyamin Netanyahu, riferendosi alla situazione al confine nord di Israele ma senza nominare direttamente Hezbolla, ha detto: "chi pensa che può estendere gli attacchi contro le nostre forze e i nostri civili gioca con il fuoco". "Al fuoco - ha aggiunto parlando in una base militare - risponderemo con un fuoco ancora maggiore. Che non ci mettano alla prova. Finora abbiamo mostrato solo una minima parte delle nostre potenzialità". Riferendosi poi alla situazione sul fronte di Gaza, Netanyahu ha detto, ribadendo la volontà di sconfiggere Hamas, che "non ci sono pause qui. Non ci sono cose a metà qui. Non è una 'operazione', non è un 'round'. Andiamo avanti fino alla vittoria totale".
Evacuazione in corso a Rafah
Intanto, il portavoce del Ministero degli Esteri giordano ha annunciato che è in corso l'evacuazione di 69 cittadini giordani residenti nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Lo ha riferito l'agenzia Petra.
Sei palestinesi sono stati uccisi e altri sono rimasti feriti, tra cui bambini e donne, dopo un bombardamento israeliano su "una casa di proprietà della famiglia Al-Shafi'i" nella cittadina di Bani Suheila, a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta l'agenzia palestinese Wafa citando fonti mediche.
La situazione negli ospedali
Intanto, l'associazione Medici senza Frontiere (Msf) stamattina è riuscita a mettersi in contatto con un chirurgo di Msf che lavora all'ospedale di Al Shifa, nella Striscia di Gaza. "Non c'è elettricità, non c'è acqua. Non abbiamo più cibo", ha precisato il chirurgo. "Le persone moriranno in poche ore senza un impianto di ventilazione funzionante. Di fronte all'ingresso principale ci sono molti cadaveri, anche pazienti feriti, ma non possiamo farli entrare in ospedale. Noi medici dell'ospedale - ha aggiunto - siamo pronti a lasciare l'ospedale solo se i pazienti saranno evacuati per primi: non vogliamo lasciare i nostri pazienti. Ci sono 600 persone ricoverate, 37 sono bambini, qualcuno deve essere curato in terapia intensiva, non possiamo lasciarli soli. Quando abbiamo provato - ha ancora raccontato - a mandare l'ambulanza a prendere questi pazienti, il veicolo è stato attaccato. Ci sono feriti fuori l'ospedale, cercano cure mediche, non possiamo curarli. C'è anche un cecchino che ha attaccato i pazienti, hanno ferite da arma da fuoco, ne abbiamo operati tre".
Per il medico, "la situazione è grave, è inumana. Siamo chiusi qui dentro, nessuno sa veramente come viviamo qui. Non abbiamo una connessione internet, siete riusciti a chiamarmi ora, forse proverete 10 volte prima di riuscire a raggiungermi di nuovo. Vogliamo garanzie per un corridoio sicuro perché abbiamo visto alcune persone in fuga da Al Shifa venire uccise dal cecchino. All'interno dell'ospedale ci sono pazienti feriti e team medici. Se ci daranno garanzie e faranno evacuare prima i pazienti, noi lasceremo l'ospedale".
"Mai vista una violenza di questo genere"
Una drammatica testimonianza è stata rilasciata oggi anche dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, affida ad un videomessaggio per i francescani nell'ambito di un dialogo online dal titolo "Pace, non vittoria". In trent'anni "che sono qui non ho mai visto una violenza di questo genere", ha sottolineato Pizzaballa. "Le questioni politiche lasciano il tempo che trovano - ha aggiunto il Patriarca di recente nominato cardinale -, ciascuno ha già la sua opinione e qui invece la situazione è molto complessa, prevale un approccio parziale che in questi giorni sta diventando molto evidente in tutto il mondo, non solo in Terra Santa, siamo chiamati con forza a dover dire con chi stai ma la Chiesa non può fare questo, non si tratta di essere neutrali, bisogna evitare di cadere nel facile gioco del nemico, diventi immediatamente ostile se dici una cosa diversa da quella attesa".
Il portavoce del Ministero degli Esteri giordano ha annunciato che è in corso l'evacuazione di 69 cittadini giordani residenti nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Lo ha riferito l'agenzia Petra.
Le Nazioni Unite hanno avvertito che le operazioni umanitarie a Gaza "cesseranno entro 48 ore" a causa della mancanza di carburante. Il capo dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) a Gaza, Thomas White, ha avvertito oggi che "le operazioni umanitarie cesseranno entro 48 ore, se non sarà consentito l'ingresso di carburante a Gaza", assediata da Israele e in preda ai combattimenti tra Hamas e Israele . "Questa mattina due dei nostri principali subappaltatori per la distribuzione dell'acqua hanno smesso di funzionare - non hanno più carburante -, cosa che priverà 200'000 persone dell'acqua potabile", ha scritto Thomas White su X.
Dal canto suo, l'esercito israeliano ha eliminato "una squadra terroristica insediatasi nell'area dell'ospedale'"Al-Quds' a Gaza che dall'ingresso dell'ospedale ha sparato contro i soldati". Lo ha detto un portavoce militare aggiungendo che "i terroristi eliminati sono stati 21".
Cosa è successo
Secondo il portavoce, "la squadra si era infiltrata in un gruppo di civili all'ingresso dell'ospedale quando ha cominciato a sparare con un lanciagranate e con altri tiri. I soldati hanno risposto al fuoco. Durante lo scontro a fuoco - ha continuato - sono stati visti civili lasciare l'edificio dell'ospedale e altri terroristi, usciti dagli edifici adiacenti, si sono nascosti tra loro unendosi al tentativo di attacco. Dopo aver sparato, i terroristi sono tornati a nascondersi in ospedale". L'incidente - ha sottolineato - "è un altro esempio del continuo abuso da parte di Hamas delle strutture civili, inclusi gli ospedali, da cui condurre gli attacchi".
Le divisioni interne alla Casa Bianca
Intanto, un documento interno al Dipartimento di Stato americano accusa Joe Biden di "diffondere disinformazione" sulla guerra a Gaza e punta il dito contro Israele colpevole di "crimini di guerra". Il documento di cinque pagine, firmato da 100 dipendenti del Dipartimento, chiede agli Stati Uniti di rivedere la sua politica nei confronti di Israele e preme per un cessate il fuoco. Il documento - riporta Axios - mostra le divisioni interne all'amministrazione Biden sulla guerra di Israele. "I membri della Casa Bianca e del consiglio per la sicurezza nazionale ignorano le vite dei palestinesi", si legge nelle carte riportate da Axios. Nel frattempo, il Pentagono ritiene che ci siano alcune vittime nei raid compiuti ieri in Siria in risposta agli attacchi contro il personale americano. Lo riferiscono i media Usa.
Infine, Al Jazeera ha riferito che un suo fotografo è rimasto ferito a seguito di un bombardamento israeliano contro giornalisti nella città di Yaroun, nel sud del Libano.
Israele ha annunciato una pausa umanitaria di quattro ore nell'agglomerato urbano di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. La "sospensione tattica" delle attività militari in quell'area è in vigore nelle ore 10-14 locali. A quanto risulta è la prima volta che Israele osserva una pausa umanitaria nel settore a sud del Wadi Gaza.
Intanto, secondo la radio pubblica israeliana Kan, il valico di Rafah di transito verso l'Egitto è stato aperto per consentire l'uscita di circa 500 persone in possesso di una doppia nazionalità. Oggi è previsto l'ingresso di 85 camion di aiuti umanitari.
"La nostra posizione sul dossier prigionieri è stata chiara fin dall'inizio. E si riferisce ad un completo scambio di prigionieri". Lo ha detto, ripreso dai media isareliani, Osama Hamdan, alto esponente di Hamas dal Libano, che ha così escluso le voci su negoziati per uno scambio parziale tra ostaggi e detenuti della fazione nelle carceri israeliane. Inoltre ha spiegato che i negoziati riguardo gli ostaggi con passaporto straniero in mano di Hamas corrono in parallelo ma sono "ostacolati" da Israele.
L'intenzione di Hamas il 7 ottobre scorso non era solo uccidere e catturare il maggior numero di israeliani ma innescare un conflitto che avrebbe divamapato in tutta la regione. Lo hanno rivelato al Washington Post funzionari di intelligence di quattro paesi occidentali e mediorientali.
Secondo gli analisti, le prove trovate dopo gli attacchi - mappe dettagliate, scorte di cibo per diversi giorni, munizioni ed esplosivi in grandi quantità - rivelano l'intenzione dei terroristi di sferrare un colpo di proporzioni storiche e scatenare una reazione israeliana senza precedenti. E anche di andare avanti per giorni e giorni.
Il direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza, Mohammad Abu Salmiya ha dichiarato che il personale medico e i pazienti sono pronti per un'immediata evacuazione se Israele lo consentirà. Lo ha dichiarato a Radio Ashams a Nazareth, ripreso dai media israeliani. Ha aggiunto che l'intervento delle organizzazioni internazionali è necessario per garantire un'evacuazione sicura verso un centro medico nella parte meridionale della Striscia. Ha menzionato oltre 700 pazienti, incluse persone in dialisi e feriti, con tre morti e altri quattro decessi negli ultimi due giorni a causa della mancanza di ossigeno e di dialisi.
"L'Ue è seriamente preoccupata per l'aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza e si unisce agli appelli per una pausa immediata delle ostilità e per la creazione di corridoi umanitari, anche attraverso una maggiore capacità ai valichi di frontiera e attraverso una rotta marittima dedicata". E' quanto dichiara l'Alto Rappresentante Ue Josep Borrell condannando "l'uso di ospedali e civili come scudi umani da parte di Hamas. I civili devono poter lasciare la zona di combattimento".
"Gli ospedali devono essere riforniti immediatamente delle forniture più urgenti e i pazienti" più gravi "devono essere evacuati in sicurezza", ha aggiunto.
Sale a 11'180 il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza dall'inizio dell'intervento di Israele dopo l'attacco ai kibbutz del 7 ottobre. Lo annuncia il governo di Hamas.
Hamas ha sospeso i negoziati sugli ostaggi a causa della gestione dell'ospedale Al Shifa a Gaza. Lo ha detto un funzionario palestinese alla Reuters, secondo quanto riporta Haaretz.
Netanyahu: "Non escludo un accordo"
Benyamin Netanyahu ha dichiarato in un'intervista al programma 'Meet the Press' della Nbc che "potrebbe esserci" un accordo per liberare gli ostaggi detenuti da Hamas. Il premier israeliano ha spiegato che prima che iniziassero le operazioni di terra a Gaza nessun'intesa era possibile. "Ma poi le cose sono cominciate a cambiare", ha dichiarato.
Il viceministro della Sanità di Hamas ha affermato che un attacco israeliano ha distrutto un edificio dell'ospedale Shifa di Gaza. "L'edificio a due piani del reparto di malattie cardiache è stato completamente distrutto da un attacco aereo", ha detto all'agenzia di stampa Afp il viceministro della Sanità, Youssef Abou Rich, attribuendo la responsabilità dell'attacco all'esercito israeliano. La Afp non è stata in grado di confermare l'attacco sul posto, ma almeno un testimone presente nell'ospedale ha confermato l'attacco ed i relativi danni.
Anche oggi l'esercito israeliano ha assicurato un corridoio umanitario di 7 ore (fino alle 16:00 locali. le 15:00 in Svizzera) per la popolazione palestinese che da nord vuole trasferirsi a sud della Striscia. Lo ha detto su X (ex Twitter) in arabo il portavoce militare Avichai Adraee. La via interessata è quella di Salah ad Din. Adraee ha aggiunto che ci sarà un corridoio sicuro dall'ospedale Shifa a Gaza City per chi voglia raggiungere Salah ad Din e sarà assicurata una pausa "tattica" nelle operazioni militari (fino alle 14:00 ora locale) sul campo profughi di Jabalya nel nord della Striscia e nel vicino quartiere di Izbat Malien.
Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) ha annunciato "un numero significativo di morti e feriti" in un "bombardamento" della sua sede a Gaza City, evacuata dai suoi dipendenti e ora occupata da centinaia di sfollati palestinesi. "La tragedia in corso dei civili morti e feriti intrappolati in questo conflitto deve finire - ha dichiarato l'Undp in un comunicato -. I civili, le infrastrutture civili e l'inviolabilità dei locali delle Nazioni Unite devono essere rispettati e protetti in ogni momento". Nella dichiarazione pubblicata sul suo sito, l'Undp si è detto "profondamente angosciato dai rapporti preliminari sul bombardamento" del complesso a Gaza City, che è stato gestito dal programma dell'Onu "fino al 13 ottobre, quando il personale delle Nazioni Unite ha lasciato i locali".
Il diritto umanitario internazionale va rispettato
"Il 6 novembre l'Undp ha riferito che diverse centinaia di persone in cerca di rifugio erano entrate nel complesso e ci sono indicazioni che questo numero sia aumentato in modo significativo", è stato spiegato nel comunicato. "Il diritto umanitario internazionale, compresi i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione, deve essere rispettato e sostenuto", conclude la nota.
Aerei da guerra israeliani hanno colpito le "infrastrutture terroristiche" in Siria a seguito dell'attacco da quel territorio verso la parte del Golan annessa a Israele. Lo ha annunciato l'esercito israeliano. "In risposta all'attacco sulle alture di Golan di ieri - ha affermato l'esercito in una breve dichiarazione - aerei da combattimento hanno colpito le infrastrutture terroristiche in Siria".
Nell'ospedale Al-Shifa sotto assedio a Gaza un neonato è morto e almeno 39 rischiano la vita perchè mancano elettricità e ossigeno, secondo le autorità palestinesi. 'Hamas ha trasformato gli ospedali in fortini' per usarli come nascondigli, fa sapere Israele. Tel Aviv ha annunciato che tuttavia aiuterà a far uscire dalle strutture i bimbi malati. Il portavoce dell'Idf, Daniel Hagari, ha dichiarato in un briefing serale che "nelle ultime ore è stata pubblicata la falsa notizia che stiamo circondando l'ospedale Al-Shifa e che lo stiamo attaccato. È falso. Stiamo combattendo contrp terroristi che scelgono di combattere proprio accanto all'ospedale", ha detto, citato da Haaretz. "Abbiamo controllato i nostri sistemi e ancora una volta si è trattato di un lancio di un razzo andato male da parte di organizzazioni terroristiche nella Striscia. Hamas sta commettendo un crimine di guerra usando gli ospedali" come scudi.
Senza corrente, senz'acqua, senza forniture mediche e con la vita di decine di feriti e neonati a rischio. Nella catastrofe che sta travolgendo gli ospedali di Gaza City, stretti nella morsa dei combattimenti tra l'esercito israeliano e i miliziani di Hamas, Israele ha annunciato che faciliterà l'evacuazione dei bebè dallo Shifa, la struttura più grande della Striscia ormai al collasso. "Lo staff ha chiesto aiuto. Domani - ha annunciato in serata il portavoce militare Daniel Hagari - aiuteremo i bambini del reparto pediatrico a raggiungere un ospedale più sicuro e forniremo l'assistenza necessaria".
"Senza elettricità, internet, acqua e forniture mediche"
Quella degli ospedali è una partita cruciale nella battaglia in corso, non solo dal punto di vista umanitario. Soprattutto allo Shifa, sotto la cui struttura Israele ritiene vi sia il comando centrale di Hamas e il nascondiglio del capo della fazione islamica a Gaza Yahya Sinwar. Tagliato fuori dal mondo, l'ospedale - secondo il suo direttore Muhammad Abu Salmiya - è rimasto "senza elettricità, internet, acqua e forniture mediche. Quello che posso dire - ha spiegato - è che abbiamo cominciato a perdere vite di pazienti. Ogni minuto c'è chi muore: malati, feriti e anche bebè nelle incubatrici". La ong Physicians for Human Rights Israel, che continua a mantenere i contatti con due medici della struttura, ha annunciato nel pomeriggio che "due neonati prematuri sono morti per l'interruzione della corrente". Poi ha sostenuto che c'era stato uno errore e che "il neonato deceduto è uno", nonostante fonti dell'ospedale abbiano successivamente confermato la cifra di due.
"Hamas ha trasformato gli ospedali in postazioni fortificate"
"Hamas - ha denunciato un portavoce militare - ha trasformato gli ospedali in postazioni fortificate". Per questo diversi di loro "devono essere evacuati, per consentire all'esercito di affrontare i miliziani. Da settimane facciamo forzi per evacuare gli ospedali, che sono divenuti posti molto pericolosi". Portando ad esempio l'ospedale Rantisi, il portavoce israeliano ha precisato che per tre giorni consecutivi prima della sua evacuazione l'esercito ha fatto ricorso "a telefonate e volantini" per indurre i civili ad allontanarsi. Finora Israele sarebbe riuscito a far evacuare il Rantisi e il Nasser. Mentre ha negato di aver compiuto attacchi allo Shifa.
Israele nega di aver bombardato l'ospedale
"Non c'è alcun assedio, ci sono combattimenti nelle vicinanze ma la parte est dell'ospedale resta aperta" per chi voglia uscire, ha detto un portavoce smentendo le affermazioni di Hamas secondo cui l'esercito avrebbe bombardato l'ospedale. L'esplosione, secondo la versione israeliana, sarebbe invece da attribuirsi ad un lancio fallito di un razzo da parte delle fazioni palestinesi. Inoltre, nell'evacuazione dei civili del Rantisi l'esercito ha accusato "terroristi di Hamas" di aver aperto il fuoco "per spaventare la folla e farla rientrare. Altri cinque o sei miliziani si sono poi mischiati ai civili quando hanno cominciato a defluire. Li hanno utilizzati come scudi umani. I nostri cecchini avrebbero potuto colpirli, ma non volevamo creare panico".
Le ONG attaccano Israele
Le organizzazioni umanitarie internazionali, compresa l'Onu, hanno invece attaccato Israele. "Niente - ha ammonito il responsabile degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths - giustifica atti di guerra contro strutture sanitarie". Dello stesso avviso Msf, secondo cui allo Shifa è stato "colpito un reparto di maternità", mentre la Croce Rossa si è detta "scioccata per le notizie" e Oxfam ha parlato di "crimini di guerra". Ma il premier Benyamin Netanyahu ha avvertito che "nessuna pressione internazionale ci fermerà dal proteggere noi stessi", ripetendo che "quando Hamas sarà sradicata, manterremo il controllo di sicurezza nella Striscia", che non sarà affidato dall'Anp.
Ucciso un comandante del Naser Radwan Company
Israele continua intanto ad eliminare tunnel e strutture dei miliziani, rafforzando la sua posizione nel nord, dove "Hamas ha ormai perso il controllo". In un raid è stato ucciso Ahmed Siam, comandante del Naser Radwan Company che si era nascosto all'interno di una scuola. Siam, ha sostenuto l'esercito, teneva in ostaggio circa 1.000 abitanti di Gaza proprio nell'ospedale Rantisi e aveva impedito loro di evacuare verso sud. Per favorire l'esodo della popolazione dal nord, Israele oggi ha tenuto aperto per 7 ore un corridoio umanitario lungo la strada Salah ad Din, la lunga arteria che taglia la Striscia. Per lo stesso motivo ha annunciato uno stop alle operazioni militari sul campo profughi di Jabalya, dov'era forte la presenza di Hamas. In tre giorni - secondo i militari - sono evacuate verso il sud circa 200mila persone.
Si infiamma il fronte al confine col Libano
Se Gaza resta il fronte principale, si infiamma sempre di più il confine con il Libano. Continuando ad attaccare Israele, ha avvertito il ministro della Difesa Yoav Gallant, "gli Hezbollah sono vicini a commettere un grave errore", trascinando il loro Paese in guerra. Mentre sulle Alture del Golan sono arrivati due lanci dalla Siria: Israele ha replicato colpendo postazioni in territorio siriano.
"Noi non ci fermiamo fino a che non completiamo il nostro lavoro, fino alla vittoria." Lo ha detto questa sera il premier israeliano Benyamin Netanyahu in conferenza stampa con i media israeliani.
"Stiamo operando nel cuore di Gaza. Hamas ha perso il controllo del nord della Striscia di Gaza. Siamo ben preparati sul fronte nord verso le azioni aggressive di Hezbollah. Siamo pronti su tutti i fronti", ha affermato.
"Non ci sono pressioni internazionali che ci faranno cambiare idea sulla necessità di proteggere noi stessi. Quando Hamas sarà sradicata, Israele manterrà il controllo di sicurezza nella Striscia".
"Ho visto la pena nei loro occhi", ha aggiunto Netanyahu, riferendosi all'incontro con le famiglie degli ostaggi in mano di Hamas. Faremo di tutto per riportarli a casa, qualunque cosa, ha affermato.
L'autorità di frontiera di Gaza ha annunciato che il valico di Rafah verso l'Egitto riaprirà domani per chi ha passaporto straniero. Lo riporta Haaretz.
Le evacuazioni dalla Striscia di Gaza verso l'Egitto per i cittadini stranieri e i palestinesi che necessitano di cure mediche urgenti erano state sospese venerdì, hanno dichiarato tre fonti di sicurezza egiziane e un funzionario palestinese.
Quest'ultimo e una fonte medica egiziana hanno dichiarato che la sospensione era dovuta a problemi nel portare i pazienti a Rafah dall'interno di Gaza.
La testa del corteo è alla fine di Vauxhall Bridge, la coda non si vede nemmeno inquadrando le persone dall'alto. È una marea umana quella che ha attraversato le strade di Londra per manifestare a favore del popolo palestinese. Oltre 800mila, forse un milione secondo gli organizzatori, circa 300mila stando ai dati riportati della polizia, che è dovuta intervenire solo per sedare le contro-manifestazioni "anti-Hamas" guidate dall'estrema destra. Il numero effettivo dei manifestanti conta il giusto se si considera che le piazze meglio riuscite contro la Brexit non si avvicinavano nemmeno a questi dati.
Una cosa simile non si vedeva dal 2003
Una manifestazione simile non si vedeva dal 2003, quando in strada scesero circa un milione e mezzo di persone. Erano i tempi di Tony Blair a Downing street e di George W. Bush alla Casa Bianca, ma soprattutto dell'invasione dell'Iraq: in strada si urlavano slogan pacifisti per chiedere la fine della guerra. Stavolta si chiede il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza, dove Israele sta bombardando dal 7 ottobre in una reazione alle atroci azioni di Hamas che molti considerano sproporzionata. "Siamo più di 800.000 qui oggi e il numero potrebbe arrivare a un milione. Questa è la seconda marcia più grande della storia britannica", ha dichiarato una delle organizzatrici dal palco allestito a Nine Elmsa. Tamburi, fumogeni e canti, in strada ci sono giovani e anziani a chiedere la fine di quello che descrivono come "apartheid" e "genocidio".
Una manifestazione pacifica
C'è anche uno spezzone di ebrei britannici a sfilare. Il tutto avviene in modo pacifico, nonostante le parole pronunciate nei giorni scorsi dalla ministra dell'Interno Suella Braverman, falco della destra Tory che aveva accusato la polizia di essere troppo dura con l'estrema destra mentre a quelle che lei chiama "le orde pro Palestina" verrebbe permesso di nascondere "frange violente". C'era anche paura per la coincidenza con la commemorazione della giornata del ricordo dei caduti britannici di guerra (Remembrance Day).
Scontro con i contro-manifestanti
Scontri ci sono stati, ma hanno riguardato i contro-manifestanti di estrema destra. Prima quando hanno tentato di raggiungere il Cenotafio abbattendo una barriera della polizia, poi quando circa 150 di loro in Parliament Square hanno urlato slogan contro Allah e hanno strappato dalle mani di una persona la bandiera palestinese. La polizia è intervenuta e ha arrestato, in tutto, oltre 100 persone, la maggioranza delle quali appartenenti a queste frange guidate da Tommy Robinson, cofondatore dell'English Defence League. Tra i manifestanti per il popolo palestinese, invece, la polizia sta ricercando due individui che hanno sfilato indossando sul capo una fascia riconducibile ad Hamas, la cui bandiera riporta la shahada (l'atto di fede dell'Islam) scritta in bianco su sfondo verde.
L'esercito israeliano ha dichiarato che aiuterà l'evacuazione dei neonati dal più grande ospedale di Gaza, l'Al-Shifa, che si trova in mezzo agli intensi combattimenti tra soldati e miliziani di Hamas.
"Lo staff dell'ospedale Al-Shifa ha chiesto aiuto, domani aiuteremo i bambini del reparto pediatrico a raggiungere un ospedale più sicuro. Forniremo l'assistenza necessaria", ha dichiarato il portavoce militare Daniel Hagari.
"Niente giustifica atti di guerra contro strutture sanitarie": lo ha dichiarato il responsabile degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths.
"Non può esserci alcune giustificazione per atti di guerra in strutture sanitarie, lasciando queste ultime senza elettricità, cibo o acqua e sparando a pazienti e civili che cercano di fuggire. È immorale, disdicevole e deve terminare. Gli ospedali devono essere posti di grande tutela e coloro che ne hanno bisogno devono potersi fidare di essi come luoghi protetti e non di guerra", ha dichiarato Griffiths, citato dal Guardian.
"È uno il neonato prematuro morto sabato, c'è stato un errore". Lo dice Ran Yaron, portavoce di Physicians for Human Rights Israel riferendosi a quanto accaduto nell'ospedale Shifa di Gaza e precisando il comunicato diffuso in precedenza che parlava di due neonati morti nelle incubatrici a causa delle interruzioni di corrente.
"La nostra organizzazione - ha aggiunto Yaron - non ha dottori che stanno lavorando nell'ospedale. L'informazione si basa su quanto raccontano due medici della struttura con cui siamo in contatto".
Un migliaio di persone sono scese in piazza oggi nel tardo pomeriggio a Zurigo per manifestare solidarietà ai palestinesi e per chiedere una "Gaza libera". La dimostrazione, organizzata sulla Helvetiaplatz, era autorizzata. I partecipanti hanno intonato la controversa canzone "From the river to the sea Palestine will be free", etichettata come chiaramente antisemita dagli israeliani, in quanto nega a Israele e i suoi cittadini il diritto di esistere. Uno degli oratori ha anche invitato i presenti a boicottare marchi "amici di Israele", come la catena di caffè Starbucks.
Fehr: "Una decisione negligente e pericolosa"
La manifestazione è stata sorvegliata da un nutrito contingente di polizia. Il fatto che la città di Zurigo abbia autorizzato questa manifestazione ha provocato divergenze con il direttore della sicurezza cantonale Mario Fehr (senza partito) questa settimana: per Fehr si è trattato di una decisione negligente e pericolosa. Inoltre, cantare slogan di odio non ha nulla a che vedere con la libertà di parola.
Berna vieta le grandi manifestazioni fino a Natale
Dal canto suo il municipio di Zurigo ha risposto di non valutare mai le richieste di manifestazioni in base al loro contenuto politico, ma solo in base alla garanzia di sicurezza e al rispetto della legge. La città di Berna ha adottato un approccio più restrittivo: ha infatti deciso che non saranno più permesse grandi manifestazioni nel centro della città dal 17 novembre fino a Natale.
"Non ci sono sparatorie e non c'è alcun assedio" all'ospedale Shifa di Gaza City. Lo scrive su X Moshè Tetro, responsabile del Cogat, l'ente militare di governo israeliano dei Territori. "La parte est dell'ospedale resta aperta" per chi voglia uscire, spiega Tetro, aggiungendo che ci sono combattimenti vicino all'ospedale tra soldati israeliani e miliziani di Hamas.
Due neonati prematuri sono morti all'ospedale al-Shifa di Gaza City sotto assedio e senza corrente elettrica. Lo riferisce un'organizzazione non governativa israeliana che cita i medici della struttura. I due neonati prematuri sono morti a causa delle interruzioni di corrente, ha riferito Physicians for Human Rights Israel citando i medici presenti nella struttura, mentre infuriano i combattimenti intorno al complesso di al-Shifa. "A causa della mancanza di elettricità, possiamo riferire che l'unità di terapia intensiva neonatale ha smesso di funzionare. Due neonati prematuri sono morti e c'è un rischio reale per la vita di altri 37 neonati prematuri", ha dichiarato il gruppo di medici israeliani in un comunicato.
Il presidente palestinese Abu Mazen ha dichiarato al vertice in corso a Riad che il suo popolo è "sottoposto a una guerra di sterminio che ha oltrepassato tutte le linee rosse" e ha riferito che Israele è "pienamente responsabile dell'uccisione e del ferimento di ogni palestinese". Lo riferisce Al Arabiya.
L'appello all'ONU e agli USA
Come riporta Al Jazeera, inoltre, secondo Abu Mazen il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite "deve essere all'altezza della sua responsabilità e del suo obbligo di porre fine a questa guerra belligerante contro il nostro popolo senza ulteriori ritardi". Il presidente palestinese si è rivolto anche agli Stati Uniti chiedendo "di porre fine all'aggressione di Israele, all'occupazione, alla violazione e alla profanazione dei nostri luoghi sacri". "Non sono accettabili soluzioni militari, perché sono tutte fallite - ha concluso Abu Mazen -. Rifiutiamo categoricamente qualsiasi tentativo di sfollare il nostro popolo da Gaza o dalla Cisgiordania".
Almeno 39 neonati rischiano la morte nell'ospedale di Al-Shifa di Gaza City dopo che è stata interrotta l'elettricità ed è mancato l'ossigeno: lo riporta la Reuters, che cita la ministra della Sanità palestinese, Mai al-Kaila.
"Il crollo quasi totale e gli attacchi ai servizi medici e sanitari in tutta Gaza, in particolare nelle aree settentrionali, minacciano la vita di tutti i bambini della Striscia. Nelle ultime 24 ore, secondo le notizie, l'assistenza medica negli ospedali pediatrici Al-Rantisi e Al-Nasr è quasi cessata, con solo un piccolo generatore che alimenta le unità di terapia intensiva e di terapia intensiva neonatale. Sono stati segnalati intensi attacchi e ostilità nei pressi dell'ospedale di Al-Rantisi, dove, secondo le notizie, ci sono bambini in dialisi e in terapia intensiva". Lo sottolinea un comunicato dell'Unicef.
Danneggiato l'ospedale pediatrico Al-Nasr
"Secondo quanto riferito, due giorni fa l'ospedale pediatrico di Al-Nasr è stato nuovamente danneggiato da un attacco che ha colpito anche le attrezzature salvavita. Un altro ospedale pediatrico nel nord - prosegue il comunicato - ha smesso di funzionare a causa dei danni e della mancanza di carburante, mentre un ospedale specializzato in maternità ha un disperato bisogno di carburante per continuare a funzionare".
Negato il diritto alla vita e alla salute dei bambini
"Il diritto alla vita e alla salute dei bambini viene negato", ha dichiarato Adele Khodr, Direttore regionale dell'Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa. "La protezione degli ospedali e la consegna di forniture mediche salvavita - ha aggiunto - è un obbligo previsto dalle leggi di guerra, ed entrambe le cose sono necessarie ora".
Aumenta il rischio di malattie
"Più di 1,5 milioni di sfollati, tra cui 700.000 bambini, stanno lottando per accedere all'acqua potabile e vivono in condizioni igieniche terribili. Il rischio di malattie trasmesse dall'acqua e di altre malattie aumenta di giorno in giorno e minaccia soprattutto i bambini", evidenzia la nota dell'Unicef.
"Gli attacchi alle strutture sanitarie cessino immediatamente"
"I bambini di Gaza sono appesi a un filo, soprattutto nel nord", ha detto Khodr. "Migliaia e migliaia di bambini rimangono nel nord di Gaza mentre le ostilità si intensificano. Questi bambini non hanno un posto dove andare e sono a rischio estremo. Chiediamo che gli attacchi alle strutture sanitarie cessino immediatamente e che vengano consegnati urgentemente carburante e forniture mediche agli ospedali di tutta Gaza, comprese le zone settentrionali della Striscia", conclude Khodr.
L'esercito ha arrestato oggi almeno 25 palestinesi, compresi minorenni, nel corso di incursioni in tutta la Cisgiordania, secondo la Commissione per i prigionieri, citata dall'agenzia di stampa palestinese Wafa. Secondo il Jerusalem Post, l'Idf ha arrestato persone sospettate di terrorismo nel villaggio di Beit Fajar nell'area di Betlemme. Wafa aggiunge che la maggior parte degli arresti è avvenuta nella città di Idna, a Hebron, mentre gli altri sono stati eseguiti nei governatorati di Ramallah, Tulkarm, Betlemme e Gerusalemme. I detenuti, afferma l'agenzia palestinese, "sono stati maltrattati", e dal 7 ottobre Israele ha arrestato 2425 palestinesi.
In un raid, l'esercito israeliano - su indicazioni dell'intelligence e delle truppe sul terreno - ha ucciso Ahmed Siam, comandante di compagnia del 'Naser Radwan Company' di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare ricordando che due giorni fa era stato annunciato che Siam teneva come ostaggi circa 1.000 abitanti di Gaza nell'ospedale Rantisi e aveva impedito loro di evacuare verso sud. Siam - ha specificato - è stato ucciso mentre si nascondeva all'interno della scuola 'Al Buraq' insieme ad "altri terroristi" e questo dimostra " ancora un volta l'uso di Hamas dei civili come scudi umani a fini di terrorismo".
L'ospedale al-Shifa, il principale di Gaza, è rimasto senza corrente elettrica, né internet, né acqua né forniture mediche. Lo ha affermato oggi il suo direttore Muhammad Abu Salmiya, secondo quanto riferisce Haaretz. 'Quello che posso dire - ha aggiunto - è che abbiamo cominciato a perdere vite di pazienti. Ogni minuto c'è chi muore: malati, feriti e anche bebè negli incubatori''. In precedenza era stato riferito che l'esercito israeliano è appostato nelle immediate vicinanze.
L'esercito israeliano da questa mattina alle 9 (ora locale) ha di nuovo aperto un corridoio umanitario lungo la strada Salah ad Din per consentire alla popolazione del nord di Gaza di defluire al sud. Lo ha fatto sapere il portavoce Avichai Adraee che ha diffuso in arabo l'informativa su X. Il corridoio resterà aperto per 7 ore fino alle 16 (ora locale). Inoltre fino alle 14 di oggi ci sarà "una sospensione tattica delle operazioni militari" sul campo profughi di Jabalia nel nord per permettere alla popolazione di dirigersi a sud di Gaza.
L'ex consigliera federale socialista Ruth Dreifuss ha criticato la sospensione dei finanziamenti alle organizzazioni non governative (ong) palestinesi e israeliane. Questo indebolisce il movimento per la pace da entrambe le parti, ha dichiarato in un'intervista pubblicata oggi dal settimanale "Schweiz am Wochenende", aggiungendo che le ong promuovono la pace e la cooperazione nella società civile.
Una decisione "più che sbagliata"
"In quale altro posto al mondo, a parte il Medio Oriente, così tante persone si sono battute per la pace e i diritti umani per così tanto tempo e con attività concrete in una situazione così tesa?", ha chiesto. Ha definito la decisione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) "più che sbagliata". Il DFAE, ricordiamo, ha interrotto il suo sostegno a sei ong palestinesi e cinque israeliane alla fine di ottobre. La decisione è stata presa in considerazione della nuova situazione dopo l'attacco perpetrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre e la ripresa delle ostilità in Medio Oriente.
Speranza nelle organizzazioni
L'impegno delle organizzazioni in Medio Oriente le fa sperare in una soluzione, ha detto Dreifuss. Deve esserci una soluzione. "Che sia con due Stati o con un unico Stato in cui tutti i popoli possano vivere insieme nel rispetto reciproco della loro diversità", ha detto l'ex consigliera federale socialista. Nel frattempo, gli insediamenti israeliani hanno letteralmente bloccato la soluzione dei due Stati, nonostante la forma di uno Stato unificato debba ancora essere trovata.
Il primo membro del Governo di origine ebraica
Dreifuss è stato il primo membro del Consiglio federale di origine ebraica. Specialmente nella situazione attuale, i politici non dovrebbero essere ridotti al loro background ebraico, ha affermato. "La guerra riguarda tutti noi".
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha risposto ieri sera ai commenti del presidente francese Emanuel Macron alla Bbc, affermando che "la responsabilità dei danni ai civili spetta ad Hamas-ISIS e non a Israele". Netanyahu, citato da Haaretz, ha aggiunto che "Israele è entrato in questa guerra perché un'organizzazione terroristica ha crudelmente ucciso centinaia di israeliani e ne ha rapiti più di 200. Mentre Israele fa tutto il possibile per evitare di danneggiare i civili e li invita a lasciare la zona di combattimento, Hamas-Isis fa tutto il possibile per impedire loro di partire per zone sicure e li usa come scudi umani".
"Hamas-Isis tiene crudelmente degli ostaggi - donne, bambini e anziani - il che costituisce un crimine contro l'umanità. Hamas-Isis utilizza scuole, moschee e ospedali come quartier generali del terrorismo. I crimini che Hamas-Isis sta commettendo oggi a Gaza saranno commessi domani a Parigi, New York e in ogni altra parte del mondo. I leader mondiali devono condannare Hamas-Isis e non Israele".
Le Forze armate israeliane (IDF) si stanno preparando a combattere a Gaza per un anno: lo scrive il Times of Israel citando Channel 12. Secondo queste indiscrezioni, delle quali non viene citata la fonte, l'esercito di Israele si sta "preparando per un periodo di un anno di combattimenti... in diverse aree... con metodi diversi, ma un anno di combattimenti per arrivare alla quarta fase di questa guerra: l'ingresso di un nuovo governo a Gaza che non sia Hamas e non sia sostenuto dagli iraniani", scrive il quotidiano.
Si sono interrotte le comunicazioni con l'ospedale al-Shifa, il principale di Gaza. Lo riferisce Haaretz secondo cui nella notte l'esercito israeliano ha stretto l'assedio ad altri due ospedali, che sarebbero il Rantisi e il Nasser. Israele ha ripetuto più volte che Hamas usa l'ospedale al-Shifa come 'scudo' per nascondere l'ingresso ad una rete di tunnel militari da dove opererebbe il leader dell'organizzazione, Yihya Sinwar.
Dall'inizio della guerra, l'esercito israeliano ha preso il controllo di 11 roccaforti di Hamas a Gaza. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, aggiungendo che durante la notte forze della Brigata Nahal hanno localizzato e distrutto tunnel di attacco di Hamas posti in prossimità di una scuola. I soldati - ha continuato - hanno distrutto obiettivi della squadra navale di Hamas e anche una cellula che intendeva attaccare le truppe.
L'esercito israeliano ha ribadito di non aver sparato nei combattimenti di ieri sull'ospedale Shifa di Gaza City ed ha addossato la responsabilità dell'accaduto ad un lancio fallito di un razzo da parte delle fazioni palestinesi. Lo ha fatto sapere il portavoce militare citato dai media. Hamas aveva invece accusato Israele per il bombardamento della struttura e delle vittime conseguenti.
Israele deve interrompere i bombardamenti su Gaza, perché "i civili vengono bombardati", ha detto il presidente francese Emmanuel Macron in un'intervista di ieri sera alla Bbc, ribadendo il diritto dello stato ebraico a difendersi. "Non c'è alcuna ragione per questo e nessuna legittimità. Quindi esortiamo Israele a fermarsi, ha sottolineato il presidente francese, ribadendo anche la condanna francese alle azioni terroristiche di Hamas. Quando gli è stato chiesto se voleva che altri leader - compresi quelli degli Stati Uniti e del Regno Unito - si unissero alle sue richieste di cessate il fuoco, ha risposto: "Spero che lo facciano".
Parlando il giorno dopo la conferenza sugli aiuti umanitari a Gaza tenutasi a Parigi, Macron ha affermato che la "chiara conclusione" di tutti i governi e le agenzie presenti a quel vertice è stata "che non c'è altra soluzione che una pausa umanitaria, che porti quindi a un cessate il fuoco, che ci permetterà di proteggere tutti i civili che non hanno nulla a che fare con i terroristi".
"La situazione a Gaza è impossibile da descrivere. I corridoi degli ospedali sovraffollati di gente, operazioni senza anestesia, famiglie in scuole sovraffollate in cerca disperata di cibo. In media, un bambino viene ucciso ogni 10 minuti a Gaza. Nessuno in nessun posto è al sicuro". Lo ha detto al Consiglio di Sicurezza Onu il direttore dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.
Israele ha rivisto al ribasso il bilancio delle vittime degli attacchi di Hamas del mese scorso nel sud di Israele da 1400 a 1200, secondo un portavoce del ministero degli Esteri. "Questo è il numero aggiornato. È dovuto al fatto che c'erano molti cadaveri che non sono stati identificati e ora pensiamo che appartengano a terroristi, non a vittime israeliane", ha precisato il portavoce del ministero Lior Haiat.
"Stamattina mi stavo recando all'ospedale di Al Shifa per lavorare quando la struttura è stata colpita. Tutti noi eravamo inorriditi, alcuni si sono buttati a terra. Ho visto cadaveri, anche di donne e bambini. Una scena orribile che ci ha fatto piangere tutti": lo racconta Maher Sharif, infermiere di Msf che opera nell'ospedale di al Shifa, come riferisce la stessa organizzazione in un comunicato. "Il personale medico era terrorizzato, cercava di salvarsi e mettere al sicuro la propria famiglia. Alcuni sono rimasti all'interno dell'ospedale, mentre altri stanno partendo verso il sud di Gaza insieme agli sfollati", continua Sharif.
"Fermate gli attacchi alle strutture sanitarie"
Da questa mattina molti operatori umanitari di Medici Senza Frontiere (Msf) hanno smesso di lavorare negli ospedali a Gaza City perché le strutture sanitarie sono sotto attacco o rischiano di esserlo in qualsiasi momento, fa sapere l'organizzazione in un comunicato. "La popolazione ha paura di andare negli ospedali" dichiara il dottor Mohammad Abu Mughaiseb, vice coordinatore medico di Msf a Gaza. L'organizzazione lancia quindi un appello affermando che gli attacchi alle strutture mediche, alle ambulanze, al personale e ai pazienti devono cessare. "L'ospedale di Al Shifa è la principale struttura sanitaria operativa a Gaza che fornisce cure d'emergenza e chirurgiche, con centinaia di pazienti e civili al suo interno", ricorda Msf nel comunicato.
L'esercito israeliano ha annunciato questa sera che la 401ma brigata ha distrutto la roccaforte Badr del battaglione Shati di Hamas, nel nord della Striscia di Gaza, uccidendo 150 terroristi negli ultimi giorni. L'avamposto Badr è situato vicino a un campo profughi e a edifici civili. Nell'ambito dell'incursione nell'avamposto, i soldati hanno distrutto il quartier generale militare e le postazioni di lancio di razzi. La brigata israeliana ha attaccato anche un hotel nella fascia costiera a nord della Striscia, dove si erano nascosti 30 terroristi che usavano l'albergo come base per pianificare gli attacchi, ha dichiarato l'Idf.
E' una "bugia assoluta" che sotto l'ospedale di al-Shifa sia nascosto il centro di comando di Hamas. Lo ha dichiarato il direttore della struttura sanitaria Muhammad Abu Salmiya parlando con Al Jazeera. "È falso, sono tutte bugie - ha detto Abu Salmiya - questo è un ospedale civile, ci occupiamo di più di 1,5 milioni di gazawi". Secondo il direttore dell'ospedale, "le forze di occupazione israeliane sono pienamente consapevoli che questa è un'area totalmente sicura" e che "non ci sono centri di comando o tunnel" qui sotto.
Una struttura "totalmente civile"
"Il personale dell'Unrwa, il personale delle Nazioni Unite, il personale delle organizzazioni internazionali sono stati dentro e intorno all'ospedale, sanno che questa è una struttura totalmente civile che si occupa delle vittime e dei pazienti", ha aggiunto Abu Salmiya ricordando che "più di due settimane fa abbiamo portato i rappresentanti dei media di tutto il mondo a fare un giro all'interno, intorno e sotto l'ospedale per dimostrare che gli israeliani stanno diffondendo solo bugie, false accuse senza fondamento".
Trecento cittadini con doppia cittadinanza bloccati nella Striscia di Gaza stanno entrando in Egitto attraverso il termnal di Rafah. Lo riferisce la Croce Rossa. "Proprio ora sono arrivati da Gaza 16 feriti, mentre 30 camion con aiuti umanitari stanno andando a Gaza. Sono in arrivo altri 3 aerei dagli Emirati Arabi. Appena atterrati in Egitto 4 voli, dal Qatar, dalla Russia, dall'Italia e dall'Arabia Saudita, per un totale di 7 aeromobili", afferma la Croce Rossa.
Dall'inizio della guerra, l'esercito "ha colpito a Gaza oltre 15mila obiettivi del terrore e sequestrato oltre 6mila armi". Lo ha detto il portavoce militare aggiungendo che è stato un missile Patriot ad intercettare ieri sera su Eilat nel sud del Paese un drone dal Mar Rosso. "Nei giorni scorsi - ha spiegato il portavoce militare - forze combinate dell'esercito hanno continuato a colpire numerosi obiettivi del terrore, inclusi centri di comando operativi, infrastrutture di razzi, depositi di armi e logistici, postazioni di lancio, tunnel, comandi dell'intelligence". Centinaia di obiettivi sono stati centrati dall'azione combinata tra forze aeree, navali e di terra.
Hamas e Israele avrebbero trovato un accordo per il rilascio di donne e minori palestinesi detenuti dallo Stato ebraico in cambio di 100 prigioniere e bambini ostaggi di Hamas. Lo riferisce il sito di Al-Arabiya in arabo. Al momento tuttavia mancano conferme sia israeliane che palestinesi.
"L'esercito continuerà a mantenere il controllo su Gaza anche dopo la guerra. Non ci affideremo a forze internazionali". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu citato dai media al termine di un incontro con i capi delle comunità israeliane a ridosso della Striscia. Poi ha ribadito che Israele "non accetterà un cessate il fuoco".
Sale a oltre 11'078 morti il bilancio delle vittime a Gaza da quando Israele ha iniziato a colpire la Striscia in rappresaglia agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai militanti di Hamas. Lo riferisce il ministero della sanità di Hamas. Il bilancio delle vittime comprende 4'506 bambini, secondo un comunicato del ministero della Sanità di Hamas, mentre 27'490 persone sono rimaste ferite.
"La carneficina deve semplicemente finire": lo scrive in un editoriale sul Washington Post il capo dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), lo svizzero Philippe Lazzarini, riferendosi al conflitto tra Israele e Hamas. L'editoriale, pubblicato ieri, appare oggi anche sul sito dell'Unrwa. "Questa settimana il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva ragione ad avvertire gli israeliani, insistendo che 'non vi sarebbe stato alcuno spostamento forzato dei palestinesi da Gaza. Non ora, non dopo la guerra'", si legge nell'editoriale. Blinken "dovrebbe andare oltre e chiedere un cessate il fuoco umanitario immediato. L'assedio di Gaza deve finire e si deve consentire il flusso continuo di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza senza restrizioni", aggiunge Lazzarini. "Ciò deve essere fatto in nome dei diritti umani fondamentali. Ma ciò dovrebbe essere fatto anche per scongiurare una calamità ancora più grande. La punizione collettiva inflitta ai civili di Gaza si sta estendendo alla Cisgiordania, dove le persone sono state costrette a lasciare la propria terra o, peggio, per la sola ragione di essere palestinesi. Ciò rischia di allargare la guerra e di incendiare l'intero Medio Oriente", sottolinea il capo dell'Unrwa. "L'attuale corso scelto dalle autorità israeliane non porterà la pace e la stabilità che sia gli israeliani sia i palestinesi desiderano e meritano - conclude -. Radere al suolo interi quartieri non è una risposta agli eclatanti crimini commessi da Hamas. Al contrario, sta creando una nuova generazione di palestinesi offesi che probabilmente continueranno il ciclo di violenza. La carneficina deve semplicemente finire".
Secondo fonti del sito di notizie israeliano Walla, l'esercito sta avanzando verso gli ospedali di Gaza Ranteesi e Nasr e gli amministratori ospedalieri hanno iniziato ad evacuare i pazienti lungo un percorso umanitario aperto verso il sud della Striscia. A differenza dell'ospedale al-Shifa, dove i miliziani di Hamas starebbero impedendo agli amministratori di far uscire i pazienti.
Lo scoop di HonestReporting ha svelato una pagina nera per il giornalismo internazionale e l'informazione di guerra: fotoreporter palestinesi che collaborano con prestigiose testate internazionali - dall'AP alla Reuters, dalla CNN al "New York Times" - erano presenti la mattina del 7 ottobre durante il massacro nel sud di Israele, ha scritto l'organizzazione non governativa sul suo sito. Immediata la reazione del governo israeliano, che già nella notte attraverso l'ufficio stampa ha chiesto spiegazioni ai responsabili delle redazioni basate nel paese. Durissimo il commento del ministro Benny Gantz: "Se c'erano giornalisti che sapevano del massacro e hanno taciuto e anche filmato mentre bambini venivano massacrati, non sono diversi dai terroristi e devono essere trattati allo stesso modo". Mentre il capo dell'opposizione Yair Lapid ha chiesto su X: "Chi sono quei giornalisti? Erano coinvolti nell'attacco? Lo sapevano in anticipo? Saranno licenziati?".
Il reportage
Nella sua inchiesta HonestReporting ha documentato le notizie pubblicando video e foto. In un filmato si vede Hassan Eslaiah, freelance che lavora anche per la CNN, che quel sabato di morte ha attraversato la frontiera da Gaza, ripreso i terroristi che entravano nel kibbutz di Kfar Aza e un carro armato israeliano in fiamme commentando in arabo: "Tutti coloro che erano all'interno di questo carro armato sono stati rapiti dalle Brigate al-Qassam (l'ala armata di Hamas), come abbiamo visto con i nostri occhi". Di più: il sito della ong ha pubblicato una foto in cui Eslaiah è in compagnia di Yahya Sinwar, leader di Hamas nella Striscia e mente del massacro del 7 ottobre. Nell'immagine Sinwar abbraccia e bacia su una guancia il fotoreporter palestinese.
Il rapporto rende noti i credits delle foto dalla zona di confine tra Israele e Gaza il 7 ottobre: oltre a Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud e Hatem Ali. Ali Mahmud e Hatem Ali hanno scattato le foto dei rapimenti e degli ostaggi portati a Gaza. Mahmud ha immortalato anche il pick-up su cui fu buttato il corpo della 22enne tedesco-israeliana Shani Louk, di cui solo nei giorni scorsi è stato trovato il frammento di una parte del corpo che ne ha confermato l'uccisione. Ali, come dimostra il suo credit sulle immagini, ha fatto invece diverse riprese dei rapiti nella Striscia.
Le domande in sospeso
HonestReporting ha sottolineato che i nomi dei fotografi - che compaiono anche su altre fonti - sono stati rimossi da alcune delle foto del database dell'Associated Press. I redattori dell'ong hanno affermato che le atrocità immortalate dai fotoreporter di Gaza che lavorano per le agenzie di stampa Associated Press e Reuters sollevano seri interrogativi etici: "Le rispettabili testate che hanno pubblicato quelle foto hanno approvato la presenza dei loro collaboratori fotoreporter in territorio israeliano, insieme con i terroristi? I fotoreporter che lavorano come freelance per altri media, come la CNN e il "New York Times", li hanno informati?". E poi: "È possibile pensare che i fotoreporter siano apparsi per caso la mattina presto al confine senza un preventivo coordinamento con i terroristi? Anche se non conoscevano i dettagli esatti di ciò che stava per accadere, una volta che hanno assistito all'assalto, non si sono resi conto che stavano violando un confine? E se sì, hanno informato le testate giornalistiche?".
Dopo la pubblicazione dell'inchiesta, una portavoce dell'AP ha negato che l'agenzia fosse a conoscenza dell'attacco. Ynet ha riferito che la CNN ha deciso di sospendere i rapporti con Eslaiah. La Reuters ha risposto di "aver acquisito le foto da due fotografi freelance di Gaza con i quali non aveva una relazione precedente". Mentre il "New York Times" ha respinto tutte le accuse sul suo lavoro.
Se la guerra a Gaza continua per il secondo mese, il tasso di povertà in Palestina aumenterà del 34% (quasi mezzo milione di persone in più), con un crollo del Pil dell'8,4%, pari ad una perdita di 1,7 miliardi di dollari. A lanciare l'allarme è l'Onu, presentando le stime iniziali del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp) e della Commissione economica e sociale per l'Asia occidentale (Escwa). In una valutazione pubblicata oggi, gli autori affermano che allo scadere del mese di guerra la povertà era aumentata del 20% e il Pil era diminuito del 4,2%. "La perdita senza precedenti di vite umane, sofferenze e distruzione a Gaza è inaccettabile. L'Undp si unisce alle richieste del segretario generale per un cessate il fuoco umanitario immediato, il rilascio di tutti gli ostaggi e l'accesso umanitario per consentire agli aiuti salvavita di raggiungere i civili nella misura necessaria", ha affermato l'amministratore dell'Undp Achim Steiner.
Non solo catastrofe umanitaria
"Questa valutazione ci avverte che gli impatti della guerra avranno anche effetti a lungo termine e non saranno limitati a Gaza", ha aggiunto. "E oltre alla catastrofe umanitaria - ha proseguito Steiner - c'è anche una crisi di sviluppo. Il conflitto sta rapidamente accelerando la povertà in una popolazione già vulnerabile prima di questa crisi". Secondo le proiezioni fatte dalle Nazioni Unite, un terzo mese di guerra vedrebbe addirittura un aumento della povertà di quasi il 45% (oltre 660'000 persone), mentre la diminuzione del Pil raggiungerebbe il 12,2% con perdite totali di 2,5 miliardi di dollari.
La valutazione avverte poi di un forte calo dell'indice di sviluppo umano - la misura del benessere dell'Undp -, che riporterebbe indietro lo sviluppo in Palestina di 11-16 anni e quello di Gaza di 16-19 anni, a seconda dell'intensità del conflitto.
Oggi le autorità israeliane hanno informato la famiglie che la 19enne Roni Eshel, sergente dell'esercito, è morta il 7 ottobre nell'attacco di Hamas al centro di comunicazione militare al confine con la Striscia di Gaza. La giovane risultava dispersa, ma speciali test di laboratorio hanno dimostrato che è stata uccisa. Durante l'attacco i terroristi non sono riusciti a entrare nel centro e per questo gli hanno dato fuoco. Roni era con altri commilitoni, alcuni dei quali sono riusciti a fuggire, altri sono stati rapiti e portati a Gaza, molti sono rimasti uccisi.
"Sto bene, mamma", ha scritto Roni in un messaggio durante l'assalto dei terroristi, "non preoccuparti, sono nella stanza di sicurezza. Ti amo".
Decine di persone, tra cui i familiari degli ostaggi, stanno protestando davanti alla casa di Gerusalemme del miliardario Simon Falic, dove vive da alcune settimane il primo ministro Benyamin Netanyahu. Lo riferisce "Haaretz" indicando che i manifestanti stanno abbattendo le barriere erette dalla polizia e si stanno avvicinando all'ingresso.
Un'operazione di antiterrorismo è stata condotta oggi dalle forze armate israeliane a Jenin, in Cisgiordania. Lo ha confermato, al termine delle operazioni, il portavoce militare secondo cui nel corso delle attività "oltre 10 terroristi sono stati uccisi e oltre 20 ricercati sono stati catturati". Fra questi, due ricercati della Jihad islamica. In particolare i militari hanno scoperto e distrutto un tunnel in cui erano nascosti ordigni pronti per l'uso. L'operazione ha incluso la neutralizzazione di una cellula armata "che minacciava i soldati" e che è stata colpita con un drone. "Di conseguenza diversi terroristi sono rimasti uccisi", ha affermato il portavoce. Intanto il ministero della sanità dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha reso noto che è salito a 18 il bilancio dei palestinesi uccisi in scontri con l'esercito israeliano in varie località della Cisgiordania, di cui 14 solo a Jenin.
La Jihad islamica ha diffuso video di due ostaggi israeliani, una donna anziana e un ragazzo, e ha dichiarato che presto li rilascerà per "ragioni umanitarie e mediche" una volta soddisfatte le "misure appropriate". Lo riporta il "Times of Israel". Nel video gli ostaggi leggono un testo in cui - sempre secondo il "Times of Israel" - addossano al premier Benyamin Netanyhu la responsabilità della situazione. Il video - che non compare su nessun media israeliano in quanto giudicato di "propaganda" - si compone di due clip: uno ritrae Hannah Katzir di 77 anni e l'altro Yagil Yaakov di 12. Entrambi sono stati rapiti dal kibbutz Nir Oz durante l'attacco del 7 ottobre. È la prima volta che la Jihad islamica rende noto di aver ostaggi.
Per Yagil Yaakov proprio ieri sera c'era stato un appello poiché il ragazzino ha un'allergia alle arachidi potenzialmente letale, e l'associazione di allergologia ha chiesto che venga visitato urgentemente da rappresentanti della Croce Rossa e gli venga somministrata epinefrina iniettabile.
"Non fermeremo i combattimenti finché non avremo portato indietro gli ostaggi". Lo ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant aggiungendo che "decine di bambini israeliani sono a Gaza, parte di loro hanno visto l'uccisione dei genitori. Io li considero miei figli personali e non fermerò la battaglia fintanto che non torneranno a casa". Sulle pause umanitarie Gallant si è limitato a dire che si possono "fare degli aggiustamenti locali per lo spostamento della popolazione di Gaza". "Ma - ha concluso - nulla di più."
Esponenti di Hamas hanno detto che colloqui sono in corso ma che finora non è stato raggiunto alcun accordo con Israele. Lo ha riferito "Haaretz".
Il sistema di difesa aerea di Israele ha intercettato a largo del Mar Rosso un missile terra-terra diretto verso la città di Eilat, dove prima erano risuonate le sirene di allarme. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui il missile non è entrato in territorio israeliano. Nelle settimane scorse i ribelli Huthi, alleati dell'Iran, hanno rivendicato di aver lanciato missili contro Israele dallo Yemen.
Non esiste "nessuna possibilità" di un cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Lo ha detto il presidente americano Joe Biden parlando con i giornalisti mentre lasciava la Casa Bianca per volare in Illinois, aggiungendo di aver "chiesto una pausa più lunga di tre giorni" per il rilascio degli ostaggi israeliani e che "non ci fermeremo finché non li tireremo fuori".
Dall'inizio della guerra, circa 9'500 razzi e colpi di mortaio, oltre a decine di droni, sono stati lanciati contro Israele, soprattutto dalla Striscia di Gaza, secondo l'ultimo aggiornamento rilasciato dalle Forze di difesa israeliane. Circa 900 razzi sono stati lanciati da siti civili, tra cui moschee, scuole, ospedali e centri culturali. Circa il 12% dei razzi è caduto all'interno della Striscia di Gaza, secondo i dati dell'Idf. Duemila proiettili sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea, Iron Dome a corto raggio, David's Sling e Patriot a medio raggio e Arrow a lungo raggio. Molti razzi si sono schiantati in aree aperte, mentre alcuni hanno colpito siti civili, causando vittime.
3mila razzi in 4 ore il 7 ottobre
Sempre secondo i dati dell'Idf, durante le prime quattro ore dell'attacco di Hamas al sud di Israele il 7 ottobre, circa 3'000 razzi sono stati lanciati dalla Striscia. Per fare un confronto, durante l'intera guerra di Gaza del 2014, durata 50 giorni, sono stati lanciati in totale circa 4'000 razzi. L'esercito ha riscontrato che dall'inizio dell'operazione di terra c'è stata "una diminuzione significativa" della quantità di razzi lanciati dalla Striscia di Gaza.
"Israele consentirà pause umanitarie di quattro ore nel nord di Gaza". Lo ha annunciato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana John Kirby in un briefing con la stampa. Israele ha inoltre accettato di aprire due corridoi umanitari dal nord al sud della Striscia, ha indicato Kirby precisando che uno è già aperto e che l'altro sarà lungo la costa. Il portavoce ha anche dichiarato che l'obiettivo per Gaza è di 150 camion di aiuti umanitari al giorno. Egli ha ricordato che l'altro ieri sono entrati 96 camion e ieri 106, ma ha ribadito che "ne servono di più".
Il capo della Cia, Bill Burns, e quello del Mossad, David Barnea, sono a Doha per portare avanti i negoziati mirati a una tregua che permetta la liberazione di alcuni ostaggi nelle mani di Hamas. In Qatar è atteso anche l'ex leader degli 007 libanesi, Abbas Ibrahim.
I casi di antisemitismo osservati in Svizzera dall'inizio del conflitto fra Israele e Hamas "necessitano di un dibattito chiaro seguito da azioni concrete". A pensarlo è il consigliere federale Ignazio Cassis, espressosi dalle colonne del Corriere del Ticino e di "Le Temps" in occasione dell'85esimo anniversario della Notte dei cristalli, evento storico che paragona ai fatti recenti. "Molti dei nostri concittadini ebrei hanno paura a uscire di casa, indossare una kippah o mettere al collo la stella di Davide", afferma il ministro degli esteri. Per il ticinese, è "insopportabile quello che queste persone devono sopportare, venendo attaccate e insultate".
"Abbiamo la responsabilità di combattere l'antisemitismo"
Cassis non esita a fare un parallelismo fra la Notte dei cristalli, l'Olocausto e gli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Tra il 9 e il 10 novembre 1938, una serie di sommosse antisemite divamparono nella Germania nazista, con un pesante bilancio di vittime (rimasto imprecisato), centinaia di sinagoghe danneggiate e migliaia fra esercizi commerciali e abitazioni distrutti. In tutti questi casi, spiega il capo della diplomazia elvetica al giornale romando, "sogni e speranze sono stati infranti in nome di un'ideologia disumana che non tollera la diversità". Stando a Cassis, "abbiamo la responsabilità collettiva e individuale di combattere l'antisemitismo".
Le proposte al vaglio
Oltre alle misure già adottate, come il rafforzamento della protezione delle comunità e delle istituzioni ebraiche in Svizzera, il ministro invita a "fare di più e rimanere vigili". Il Consiglio federale sta in particolare esaminando le possibilità e le modalità di sostegno alla creazione di un centro di mediazione e networking. Quanto alla sofferenza del popolo palestinese, che "non deve essere ignorata", Cassa dichiara che la Confederazione "continua a lavorare con forza in favore di valori come la pace, l'umanità e l'aiuto al prossimo". Ha inoltre ricordato che Berna ha già sbloccato 90 milioni di franchi supplementari per le vittime nella regione.
A causa dell'isolamento della striscia di Gaza imposto da Israele, l'ordine pubblico rischia di collassare. È il grido d'allarme lanciato dall'Alto commissario dell'UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi), lo svizzero Philippe Lazzarini, scosso dalla crisi umanitaria che colpisce la popolazione civile, ormai ridotta allo stremo. Per Lazzarini è soprattutto la mancanza di carburante a preoccupare, senza il quale le strutture vitali della striscia non possono funzionare. Il carburante è necessario per gli ospedali, le pompe per l'acqua e i forni delle panetterie, ha affermato Lazzarini in un'intervista pubblicata oggi dal Tages Anzeiger. L'alto diplomatico è rimasto scosso dalla situazione umanitaria che ha trovato in loco, con migliaia di persone che chiedono lo stretto necessario, acqua e pane. Egli ha assicurato che, contrariamente a quanto affermato dalle autorità israeliane, la benzina che l'UNRWA fa entrare a Gaza viene distribuita sotto sorveglianza alle infrastrutture vitali e non utilizzata per altri scopi (per esempio da Hamas per scopi bellici n.d.r.).
"Il blocco imposto da Israele? Una punizione collettiva"
In generale, i convogli di aiuti autorizzati ad entrare nella Striscia finora non sono sufficienti, secondo Lazzarini. Se prima del 7 ottobre entravano in media 500 camion al giorno per far fronte ai bisogni della popolazione già provata dal blocco, ora ne entrano in media 30 al giorno, troppo poco per rispondere alle necessità di oltre un milione di persone che hanno lasciato il nord della Striscia, spesso senza nemmeno avere il tempo di portare nulla con sé, per rifugiarsi a sud. Per Lazzarini, se non si fa nulla la popolazione rischia non solo di morire sotto le bombe, ma anche per mancanza di un intervento umanitario sufficiente. Il blocco imposto da Israele "non è altro che una punizione collettiva", dichiara al quotidiano zurighese l'alto diplomatico svizzero che lamenta, tra l'altro, la morte di 92 collaboratori dell'UNRWA.
Cos'è l'UNRWA
Solo a Gaza lavorano per l'UNRWA 13mila persone. Queste ultime devono prendersi cura di oltre 700mila persone che hanno cercato riparo nelle strutture - scuole e cliniche per 2,2 milioni di abitanti di cui due terzi dipendenti dagli aiuti internazionali prima dell'inizio della guerra - dell'organizzazione. Sin dalla sua fondazione nel 1949, l'UNRWA è una delle principali organizzazioni multilaterali finanziate dalla Confederazione in Medio Oriente. Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Agenzia dal 2020, è uno dei cittadini svizzeri di più alto rango nel sistema delle Nazioni Unite.
Il portavoce delle forze di difesa ha reso noto che oggi Israele aprirà nuovamente la strada Salah-al-Din al traffico da nord a sud per i civili palestinesi tra le 10 e le 16. Nei giorni precedenti il corridoio è stato aperto solo per quattro ore. Ieri, ha detto il portavoce Avichay Adraee, circa 50'000 cittadini di Gaza hanno utilizzato il corridoio per dirigersi verso il sud della Striscia.
"Spostatevi a sud"
"Non ascoltate quello che dicono i leader di Hamas dai loro alberghi all'estero o dai sotterranei che hanno organizzato per sé e per i loro familiari", avverte Adraee. "Per la vostra sicurezza, spostatevi a sud, oltre Wadi Gaza".
L'alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Türk ha affermato che sia Hamas che Israele hanno commesso crimini di guerra da quando è scoppiato il conflitto il mese scorso. "Le atrocità perpetrate dai gruppi armati palestinesi il 7 ottobre sono state terribili, brutali e scioccanti: sono stati crimini di guerra, così come lo è la continua detenzione di ostaggi", ha affermato Türk citato dai media internazionali. "Anche la punizione collettiva da parte di Israele dei civili palestinesi costituisce un crimine di guerra, così come l'evacuazione forzata illegale dei civili", ha aggiunto l'alto commissario Onu.
"Più aiuti umanitari all'enclave palestinese"
Türk si è espresso così ieri dopo aver visitato il valico di Rafah, che ha definito come una simbolica ancora di salvezza per i 2,3 milioni di persone che vivono a Gaza. "L'ancora di salvezza è stata ingiustamente, scandalosamente debole", ha detto chiedendo che vengano consegnati più aiuti umanitari all'enclave palestinese. L'alto commissario Onu ha inoltre esortato entrambe le parti ad accettare un cessate il fuoco sulla base di tre imperativi in materia di diritti umani: la fornitura di aiuti a Gaza, il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e l'attuazione di "una fine duratura dell'occupazione basata sui diritti dei palestinesi e degli israeliani all'autodeterminazione e ai loro legittimi interessi di sicurezza".
Israele ha commentato le accuse di crimini di guerra affermando che "gli attacchi delle Forze di difesa israeliane contro obiettivi militari sono soggetti alle pertinenti disposizioni del diritto internazionale, inclusa l'adozione di precauzioni fattibili e la valutazione che il danno accidentale non sia eccessivo rispetto al vantaggio militare atteso dall'attacco".
Il Ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas afferma che otto persone sono morte in un bombardamento che ha colpito domenica scorsa il complesso medico Nasser nella Striscia di Gaza.
Secondo la stessa fonte, alcune delle vittime erano ricoverate in un reparto pediatrico. Immagini fornite dal dicastero e pubblicate dai media internazionali mostrano buchi nei muri di edifici e attrezzature distrutte o ricoperte di polvere.
Hamas ha perso il controllo del nord di Gaza. L'annuncio è arrivato dall'esercito israeliano al termine di un'ennesima giornata di conflitto durissimo con i miliziani della Striscia. "I palestinesi stanno andando via dal nord perché hanno capito che Hamas lì ha perso il controllo e che il sud è più sicuro", ha riferito il portavoce militare Daniel Hagari aggiungendo che al sud "c'è una zona più sicura rifornita di medicine, di acqua e di cibo".
Oltre 130 imbocchi di tunnel distrutti
Le operazioni militari israeliane hanno continuato a insistere sui tunnel di Hamas, anche con la caccia ai leader della fazione jihadista. Oggi è stata la volta di Mohsen Abu Zina, capo della produzione di armi di Hamas, un ruolo importante nella gerarchia militare dell'organizzazione. Era "un esperto nello sviluppo di armi strategiche e dei razzi utilizzati dai terroristi", ha fatto sapere il portavoce militare annunciandone la morte. In pratica l'arsenale militare che la fazione ha accumulato negli anni, compresi i missili anti tank usati contro le truppe israeliane. Dall'avvio delle operazioni sono stati oltre 130 gli imbocchi di tunnel distrutti dall'esercito dentro l'enclave palestinese. In molti di questi casi i soldati - ha spiegato il portavoce militare - hanno trovato accanto agli imbocchi strutture con batterie d'auto che si ritiene fossero collegate al sistema di filtraggio dell'aria. A fare la parte del leone in questa minuziosa ricognizione sono i reparti dei genieri combattenti incaricati di identificare gli ingressi di una rete sotterranea che si estende per circa 500 chilometri.
Distrutta una moschea
A martellare i miliziani di Hamas, oltre ai raid aerei, ci sono anche i battaglioni di artiglieria che colpiscono dal bordo della Striscia, su indicazioni delle truppe sul campo. Uno di questi bombardamenti ha distrutto la moschea Khaled Ben al-Walid, uno dei simboli della città di Khan Yunes, a sud di Gaza. L'edificio si trovava in un campo profughi ma al momento dell'attacco era vuoto. Israele ha poi accusato ancora una volta Hamas di sfruttare "le ambulanze, gli ospedali, le cliniche, le moschee e le scuole a fini terroristici". Inoltre, secondo l'Idf, i miliziani "usano le ambulanze per trasferire armi e operativi dentro la Striscia", così come strutture civili e i civili stessi "come scudi umani".
Sempre più vicini al comando centrale di Hamas?
La pressione dell'esercito si intensifica sempre di più a Gaza City, dove le truppe sono arrivate a poca distanza dall'ospedale Shifa, anche se per ora l'ingresso dei soldati non c'è stato. Sotto e dentro quell'ospedale, ha più volte sostenuto Israele, si nasconde il comando centrale di Hamas, che lì avrebbe stipato quasi 500mila litri di carburante. A dare la misura della pressione dell'esercito basti citare le dimensioni dello schieramento: per la prima volta dalla guerra in Libano del 1982 un'intera divisione di riservisti sta operando nel nord di Gaza, dove controlla l'area di Beit Hanoun.
Aperto un nuovo corridoio umanitario
Intanto la situazione della popolazione dell'enclave palestinese si fa ogni giorno più drammatica e l'Idf ha di nuovo aperto un corridoio umanitario lungo la strada Sallah a-Din, che taglia verticalmente la Striscia. Secondo l'esercito, oggi circa 50mila palestinesi sono passati da nord a sud e si prevede che l'iniziativa sarà ripetuta anche domani.
Rischio di un nuovo conflitto
Se il fronte di Gaza resta il principale, quello in Cisgiordania sta diventando incandescente e rischia di sfociare in un altro conflitto aperto. Lo stesso premier Benyamin Netanyahu ha visto i leader degli insediamenti ebraici nei Territori occupati, convocati d'urgenza. "Questo incontro - ha detto - rientra nella visita odierna del Gabinetto di guerra nel comando della regione militare centrale alla luce degli avvertimenti dei responsabili alla sicurezza per la grave escalation in atto nella Giudea-Samaria" (Cisgiordania, ndr)". Lo stesso capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths ha denunciato che "la situazione sta diventando sempre più grave in Cisgiordania. Dal 7 ottobre 158 palestinesi sono stati uccisi, compresi 45 bambini". Nella Striscia ormai al collasso il numero dei morti (il ministero della Sanità locale non fa distinzione tra civili e miliziani) è arrivato a 10'569, di cui 4'324 minori e 2'823 donne.
C'è "un pugno di estremisti che non rappresenta il gruppo seduto qui e che crea grande danno allo stato di Israele". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu parlando ai capi degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Se la maggior parte dei coloni rispetta la legge, "c'è una piccola manciata di persone che prende la legge nelle proprie mani".
Cinquantamila palestinesi sono passati oggi, seguendo le istruzioni dell'esercito israeliano, dal settore nord in quello meridionale della Striscia. Lo ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui il corridoio umanitario approntato anche oggi per loro sarà messo a disposizione ancora domani a beneficio di quanti vogliano lasciare la zona dei combattimenti. "Essi comprendono che Hamas sta perdendo il controllo nel nord della Striscia'', ha affermato Hagari. ''La leadership di Hamas è tagliata fuori. Siede nei bunker, ha perso il contatto con la popolazione e con i suoi stessi terroristi''.
"Senza la liberazione degli ostaggi non ci sarà nessun cessate il fuoco". Lo ha ripetuto stasera il premier israeliano Benyamin Netanyahu mentre si moltiplicano le voci su una trattativa per una possibile tregua in cambio della liberazione di alcuni prigionieri. "Voglio mettere da parte tutte le voci inutili che sentiamo da tutte le direzioni e ripetere una cosa chiara: non ci sarà cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi", ha detto Netanyahu.
"Non abbiamo prove che gli ostaggi in mano ad Hamas, compresi i cittadini Usa, siano ancora in vita". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con la stampa sottolineando che "potrebbe essere necessaria più di una pausa umanitaria per farli uscire tutti".
Per la prima volta dalla prima guerra del Libano del 1982, un'intera divisione di riservisti dell'esercito israeliano sta operando in territorio nemico: l'Idf ha dichiarato che negli ultimi giorni la 252ma ha preso il controllo di Beit Hanoun, area nel nord di Gaza, ha ucciso centinaia di terroristi, compresi membri anziani. Il comandante della divisione, generale Moran Omer, ha affermato che si tratta di un "momento decisivo". "Ci stiamo preparando da anni, è nostro dovere riportare pace e sicurezza ", ha affermato. "I nostri riservisti e le loro famiglie sono espressione della nostra unità, della volontà di difendere il popolo".
Hamas sfrutta "le ambulanze, gli ospedali, le cliniche, le moschee e le scuole a fini terroristici". Lo denuncia il portavoce militare israeliano diffondendo la registrazione di una telefonata di un operativo di Hamas che sostiene di poter lasciare la Striscia "con qualsiasi ambulanza voglia". Hamas, ha aggiunto il portavoce, "usa le ambulanze per trasferire armi e operativi dentro la Striscia" e utilizza strutture civili e gli stessi civili "come scudi umani".
Sarebbero circa 70 i comandanti di Hamas, tra quelli di alto rango e quelli operativi sul campo, uccisi da Israele dall'inizio delle operazioni nella Striscia. Il calcolo - basato su una stima estrapolata dai dati disponibili - è ricavato dalla lista fornita lo scorso fine ottobre dal portavoce militare che ha elencato circa 60 esponenti della fazione islamica, compresi membri dell'Ufficio politico di Hamas. A questi se ne aggiungono altri 10 di cui negli ultimi giorni l'esercito ha dato notizia, relativi a comandanti militari di zona equivalenti a responsabili di battaglione o di brigata.
"Secondo il Ministero della Salute di Gaza, dal 7 ottobre sarebbero state uccise 10'000 persone. 10'000 persone in un mese. Questo sfida l'umanità". Lo ha detto il capo degli affari umanitari dell'Onu Martin Griffiths, il quale ha ricordato che mentre era a Gerusalemme la settimana scorsa ha parlato con Suhail, un avvocato di Gaza, che ha perso 20 familiari stretti: "Gli ho parlato al telefono mentre mi ha detto i loro nomi, mi ha detto 'li ho seppelliti con le mie mani'. Quando è troppo è troppo".
La Delegazione delle finanze (DElFin) ha approvato il credito urgente di 86 milioni di franchi chiesto dal Consiglio federale per far fronte alle sfide in campo umanitario causate dalla guerra in Medio Oriente. Tali aiuti, precisa una nota odierna dei servizi parlamentari, sono destinati al Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, alle Nazioni Unite e alle ONG svizzere e internazionali riconosciute che operano in campo umanitario. La DelFin, alla luce della documentazione fornita e delle informazioni acquisite nel corso di colloqui con diversi alti funzionari del Dipartimento federale degli affari esteri, ha riconosciuto l'urgenza della domanda e ha quindi deciso di sbloccare la somma richiesta.
Una fonte vicina ad Hamas conferma trattative in corso per la liberazione di 12 ostaggi, di cui 6 americani, in cambio di tre giorni di tregua. Abu Obeida, il portavoce delle Brigate al Qassam, ala militare di Hamas a Gaza, ha detto che "la strada unica ed evidente per la liberazione degli ostaggi è un accordo che preveda lo scambio di prigionieri totale o parziale". Lo ha riferito la tv pubblica israeliana Kan.
"Ci sono violazioni da parte di Hamas quando usa scudi umani. Ma quando si guarda il numero di civili che sono stati uccisi durante le operazioni militari, c'è qualcosa che è chiaramente sbagliato": lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres a Reuters Next, come si legge sul sito dell'agenzia. "È anche importante far capire a Israele - ha aggiunto - che è contro i suoi interessi vedere ogni giorno la terribile immagine dei drammatici bisogni umanitari del popolo palestinese. Ciò non aiuta Israele in relazione all'opinione pubblica globale".
E' salito ad 89 il numero dei dipendenti dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, morti finora dal 7 ottobre scorso. Lo riferisce la stessa agenzia in un post su X, in cui afferma che "in un mese, 89 colleghi dell'Unrwa sono stati uccisi e almeno 26 feriti nella Striscia di Gaza" "Come Agenzia - prosegue il post - siamo più che devastati. I nostri colleghi ci mancheranno moltissimo e non saranno dimenticati". Il testo aggiunge poi una affermazione del segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, secondo cui in questa guerra "sono stati uccisi più operatori umanitari delle Nazioni Unite che in qualsiasi periodo paragonabile nella storia della nostra organizzazione".
Il Qatar sta negoziando con Israele e Hamas, in coordinamento con gli Stati Uniti, il rilascio di 10-15 ostaggi in cambio di un cessate il fuoco a Gaza di uno o due giorni: lo riferiscono fonti a conoscenza del dossier citate dall'AFP. Ieri il sito di notizie americano Axios aveva riferito di una richiesta del presidente degli Stati Uniti Joe Biden al premier israeliano Benyamin Netanyahu di una tregua di qualche giorno per favorire la liberazione dei prigionieri.
Nel nord di Gaza sono rimasti solo 100.000 civili su una popolazione di 1,1 milioni di abitanti, secondo quanto indicato oggi da un portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, in dichiarazioni a Sky News.
Sono saliti a 31 i soldati israeliani morti dall'avvio dell'operazione terrestre nella Striscia di Gaza in risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso. L'ultimo in ordine di tempo - ha fatto sapere l'esercito - è stato Yaacov Ozeri (28 anni) della 410esima Brigata corazzata, ucciso ieri nel nord della Striscia. Inoltre - secondo la stessa fonte - ci sono anche tre soldati che sono stati feriti in modo grave, sempre durante i combattimenti di ieri.
"Hamas sta usando la sua popolazione come scudo umano"
Intanto, a un mese dall'inizio dell'operazione militare contro Hamas, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno effettuato attacchi su più di 14'000 obiettivi nella Striscia di Gaza, ha detto ieri sera in conferenza stampa il portavoce dell'esercito Daniel Hagari. Le Idf affermano di aver demolito oltre 100 ingressi di tunnel, distrutto più di 4'000 armi di vario tipo e "ucciso molti terroristi di Hamas, anche nel grado di comandanti". Hagari ha spiegato che molti degli obiettivi colpiti sono stati localizzati in moschee, asili e quartieri residenziali. "Ciò dimostra che Hamas sta cinicamente usando la sua popolazione come scudo umano", ha detto il portavoce dell'esercito israeliano.
L'esercito israeliano ha ucciso nella notte, in un attacco aereo mirato, Mohsen Abu Zina, capo della produzione di armi di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui Abu Zina è stato "uno dei principali sviluppatori di armi di Hamas ed era un esperto nello sviluppo di armi strategiche e razzi utilizzati dai terroristi".
Il portavoce ha poi aggiunto che la notte scorsa è stata eliminata "una cellula terroristica che progettava di lanciare missili anti-tank contro i soldati".
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al premier israeliano Benjamin Netanyahu tre giorni di pausa nei combattimenti per consentire di fare progressi nel rilascio di alcuni degli ostaggi nelle mani di Hamas. Lo riporta Axios citando alcune fonti, secondo le quali la richiesta è stata avanzata nella telefonata di ieri. Secondo la proposta che si sta discutendo in queste ore fra Stati Uniti, Israele e Qatar, Hamas rilascerebbe 10-15 ostaggi e userebbe i tre giorni per verificare l'identità di tutti gli ostaggi e consegnare un elenco con i nomi.
Un convoglio umanitario della Croce Rossa è stato colpito a Gaza. Lo rende noto la stessa organizzazione. Il bilancio è di un autista lievemente ferito e due camion danneggiati. Il convoglio di cinque camion e due veicoli stava trasportando rifornimenti alle strutture sanitarie, in particolare all'ospedale al-Quds della Mezzaluna Rossa Palestinese, si legge in una nota dell'organizzazione, che si è detta "profondamente turbata" dal fatto che il suo convoglio umanitario "sia stato preso di mira".
Hamas aveva e ha "intenti genocidi" contro il popolo di Israele: lo ha detto il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale statunitense John Kirby in un briefing rispondendo ad una domanda dei reporter sul perché gli Usa non usino la parola genocidio per le azioni di Israele contro i palestinesi.
Gli Stati Uniti si oppongono alla rioccupazione di Gaza da parte di Israele. Lo afferma il portavoce del Dipartimento di Stato. "Non sosteniamo nessuna forzata riallocazione dei palestinesi fuori da Gaza", aggiunge. "Il presidente Biden ritiene che la rioccupazione di Gaza da parte di Israele non sia la cosa giusta da fare", ha poi ribadito il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale John Kirby in un briefing. Kirby ha riferito che ci sono discussioni in corso con Israele sul futuro di Gaza dopo il conflitto, precisando che Hamas non può farne parte.
"La più grande base del terrore che l'umanità abbia costruito". Così il ministro della difesa israeliano Yaov Gallant ha definito la Striscia di Gaza e ha respinto ogni richiesta di pausa umanitaria senza un rilascio dei 240 ostaggi. Secondo Gallant, le truppe di terra hanno assaltato le roccaforti di Hamas "da tutte le direzioni, in perfetto coordinamento con le forze marittime e aeree", e stanno "stringendo la presa" attorno a Gaza City. Il leader di Hamas Yahya Sinwar "si nasconde nel suo bunker e non ha contatti con i suoi associati", ha aggiunto, giurando che "sarà eliminato".
"Voglio dirvi che quello che vediamo sul terreno, dai rapporti che ricevo e che il Gabinetto di Guerra riceve, e dai colloqui con i comandanti e i soldati, è un successo straordinario". Lo ha sottolineato il premier israeliano Benjamin Netanyahu parlando ai soldati. "Vi dico, c'erano degli americani qui, sono venuti a spiegarci cosa è successo a Falluja e cosa c'era qui e cosa c'era là, e - ha aggiunto - sono stupiti dei nostri risultati".
Quasi la metà degli ospedali a Gaza non è più operativa. L'allarme arriva dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), secondo cui nella Striscia su 35 strutture presenti circa 15 non sono più in grado di funzionare. "Sono fuori servizio a causa di attacchi diretti o per la mancanza di carburante che, negli ultimi giorni, ha costretto diversi ospedali a sospendere l'attività", ha detto Ahmed Al-Mandhari, direttore dell'Oms per il Mediterraneo orientale, secondo quanto riporta la Bbc.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto ancora una volta l'idea di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza senza il rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas. "Non ci sarà alcun cessate il fuoco, nessun cessate il fuoco generale, a Gaza senza, il rilascio dei nostri ostaggi", ha detto in un'intervista ad Abc News. "Per quanto riguarda le piccole pause - un'ora qui, un'ora là - le abbiamo già avute", ha aggiunto Netanyahu.
Le pause tattiche
"Suppongo che controlleremo le circostanze, in modo da consentire ai beni, ai beni umanitari, di entrare, o ai nostri ostaggi, singoli ostaggi, di andarsene", ha detto il premier israeliano parlando delle piccole pause tattiche. Ha poi annunciato che il suo Paese avrà "la responsabilità generale della sicurezza" della Striscia di Gaza "per un periodo indefinito" una volta terminata la guerra con Hamas. "Perché abbiamo visto cosa succede quando non ce l'abbiamo. Quando non abbiamo questa responsabilità in materia di sicurezza, vediamo l'esplosione del terrore di Hamas su una scala che non potevamo immaginare", ha spiegato.
I ribelli Houthi dello Yemen, legati all'Iran, hanno annunciato di aver effettuato oggi un nuovo attacco di droni contro Israele, in risposta alla guerra intrapresa dall'esercito israeliano contro Hamas palestinese nella Striscia di Gaza. "Le forze armate yemenite (...) hanno lanciato nelle ultime ore una salva di droni su diversi obiettivi sensibili del nemico israeliano nei territori occupati", ha precisato il portavoce delle forze armate Houthi, Yahya Sari, su X. "Dopo l'operazione, l'attività nelle basi e negli aeroporti presi di mira è stata interrotta per diverse ore", ha aggiunto.
All'inizio di novembre i ribelli Houthi hanno rivendicato un attacco di droni contro Israele, il quarto dall'inizio della guerra tra Israele e Hamas il 7 ottobre.
Joe Biden e Benjamin Netanyahu hanno discusso della possibilità di "pause tattiche" nei combattimenti a Gaza. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota sulla telefonata tra i due leader. Biden e Netanyahu, si legge in una nota della Casa Bianca, "hanno discusso degli sforzi in corso per garantire il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, tra cui molti bambini e un certo numero di cittadini americani". I due leader hanno "accolto con favore l'aumento dell'assistenza umanitaria durante la scorsa settimana e hanno discusso della necessità di aumentare in modo significativo le consegne nella prossima settimana, anche aumentando la capacità di controllare e organizzare i camion diretti a Gaza". Il presidente Usa "ha ribadito il suo fermo sostegno a Israele e alla protezione dei cittadini israeliani da Hamas e da tutte le altre minacce, sottolineando anche l'imperativo di proteggere i civili palestinesi e di ridurre i danni civili nel corso delle operazioni militari".
Biden ha inoltre discusso "della situazione in Cisgiordania e della necessità di ritenere i coloni estremisti responsabili degli atti violenti". I due leader hanno deciso di parlare di nuovo nei prossimi giorni.
Nuovo scontro tra Israele e il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Gaza sta diventando un cimitero di bambini", ha detto il capo delle Nazioni Unite. Parole durissime che hanno fatto infuriare il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, che su Twitter ha reagito: "Si vergogni! (Shame on you)".
"Vergognati!", ha scritto Cohen taggando Guterres. "Più di 30 minori - tra cui un neonato di 9 mesi, ma anche bimbi e ragazzini che hanno assistito alle uccisioni a sangue freddo dei loro genitori - sono trattenuti nella Striscia di Gaza contro il loro volere". Quindi ha aggiunto: "E' Hamas il problema a Gaza, non le azioni di Israele per eliminare questa organizzazione terroristica".
"Nelle ultime 24 ore sono entrati a Gaza poco meno di 30 camion di aiuti umanitari, per un totale di 476 dall'inizio della guerra". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing con la stampa sottolineando che gli aiuti entrati "non sono abbastanza".
Gli Stati Uniti hanno riconosciuto che ci sono state "migliaia" di vittime civili a Gaza dalla risposta di Israele all'attacco di Hamas del 7 ottobre. "Per quanto riguarda le vittime civili a Gaza... sappiamo che i numeri sono nell'ordine delle migliaia", ha detto il portavoce del Pentagono, il generale di brigata Pat Ryder, in un briefing con la stampa, senza fornire una cifra precisa.
Hamas oggi ha riferito che il bilancio ha superato le diecimila vittime.
Gli Stati Uniti continueranno a chiedere a Israele "pause umanitarie temporanee" a Gaza, "localizzate per scopi specifici, per fare entrare gli aiuti e fare uscire le persone, compresi gli ostaggi". Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby, in un briefing con la stampa.
"L'Ue intensifica oggi il suo impegno umanitario nei confronti della popolazione di Gaza con ulteriori 10 milioni di euro a favore dell'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndr). Questa somma contribuirà a fornire aiuti e riparo a molti bisognosi e si aggiunge agli 82 milioni di euro forniti a febbraio. Il sostegno ai civili è un dovere collettivo". Lo annuncia su X l'Alto rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell.
"La via da seguire è chiara: un cessate il fuoco umanitario. Ora. Il rispetto delle parti dei loro obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario, e ciò significa il rilascio incondizionato degli ostaggi a Gaza. Ora. La protezione dei civili, degli ospedali, delle strutture Onu, dei rifugi e delle scuole. Più cibo, acqua, medicine e carburante per entrare a Gaza in sicurezza, rapidamente e nella misura necessaria, lo stop all'uso dei civili come scudi umani. Nessuno di questi punti dovrebbe essere condizionato agli altri". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, che ha aggiunto come "la catastrofe in atto rende ancor più necessaria una tregua umanitaria urgente ogni ora che passa. Le parti in conflitto e, di fatto, la comunità internazionale, si trovano ad affrontare una responsabilità immediata e fondamentale: fermare questa sofferenza collettiva disumana ed espandere drasticamente gli aiuti umanitari a Gaza", ha aggiunto il segretario generale Onu.
"L'incubo a Gaza è più di una crisi umanitaria. È una crisi dell'umanità". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, annunciando un "appello umanitario da 1,2 miliardi di dollari per aiutare 2,7 milioni di persone, ovvero l'intera popolazione di Gaza, e mezzo milione di palestinesi in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est". Guterres ha ribadito la "condanna degli abominevoli atti di terrore di Hamas", ma anche che "la protezione dei civili deve essere fondamentale". "Nessuna delle parti coinvolte in un conflitto armato è al di sopra del diritto umanitario internazionale", ha continuato.
La guerra tra Israele e Hamas è la più dura e violenta di sempre in termini di vite umane per gli operatori umanitari delle Nazioni Unite: almeno 88 persone che lavoravano per l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, sono state uccise dal 7 ottobre scorso, mentre 47 dei suoi edifici sono stati danneggiati. Secondo le Nazioni Unite, almeno 150 operatori sanitari sono stati uccisi a Gaza - 16 mentre erano in servizio - e 18 operatori dei servizi di emergenza per la protezione civile di Gaza. Più di 100 strutture sanitarie sono state danneggiate.
Ieri - ricorda il Guardian - il commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, Tedros Adhanom Ghebreyesus, capo dell'Organizzazione mondiale della sanità, e il capo degli aiuti dell'Onu, Martin Griffiths, hanno chiesto un cessate il fuoco immediato e l'accesso umanitario al territorio di Gaza.
"I civili e le infrastrutture su cui fanno affidamento - compresi ospedali, rifugi e scuole - devono essere protetti. Maggiori aiuti - cibo, acqua, medicine e ovviamente carburante - devono entrare a Gaza in modo sicuro, rapido e nella misura necessaria, e devono raggiungere le persone bisognose, in particolare donne e bambini, ovunque si trovino", hanno affermato in una dichiarazione.
I raid d'Israele contro la Striscia di Gaza palestinese, a un mese dall'attacco di Hamas, non sembrano più "solo autodifesa, ma qualcosa che si avvicina alla vendetta". Lo ha detto oggi Leo Varadkar, premier moderato dell'Irlanda, uno dei Paesi europei dove è rimasta più forte la sensibilità verso la causa palestinese, rompendo in qualche modo - con toni più esplicitamente critici di quelli usati finora - il fronte degli alleati europei dello Stato ebraico. Interpellato sul rischio di conseguenze nelle relazioni diplomatiche con Israele dopo le sue prese di posizione più recenti, Varadkar ha rivendicato il diritto di esprimere quelle che a Dublino "pensiamo siano le cose giuste" da dire. "In fin dei conti - ha aggiunto - si tratta di rispettare i civili. I civili israeliani morti e feriti, ma anche i civili palestinesi che sono ora in una situazione molto difficile. Abbiamo sempre condannato l'attacco di Hamas, senza riserve o scuse di sorta. E io credo fermamente nel diritto d'Israele di difendersi, ma è un diritto che deve essere esercitato in modo proporzionato e in linea con la legge umanitaria internazionale".
Il movimento che ha portato negli anni scorsi tanti ebrei e famiglie ebree francesi a trasferirsi in Israele per il sentimento di insicurezza provocato dagli attentati di matrice islamista e jihadista, si è invertito. E numerose sono le famiglie che hanno deciso di trasferirsi in Francia da Israele dopo l'inizio del conflitto, il 7 ottobre. Secondo un'inchiesta di Le Parisien, le cui cifre non vedono convalide ufficiali, già 2.000 famiglie sono rientrate dal Medio Oriente. In modo più o meno definitivo, dal momento che gran parte di loro ha iscritto i figli a scuola in Francia.
La "sensazione di isolamento"
Nella nuova residenza, però, gli ebrei francesi, dopo gli oltre 1.000 atti antisemiti di queste settimane recensiti dal ministero dell'Interno - e in particolare dopo l'accoltellamento di una donna ebrea in casa, a Lione - hanno una "sensazione di isolamento", secondo il grande titolo in prima pagina di Le Monde di oggi. Secondo una donna ebrea francese intervistata ad una manifestazione a Parigi dopo gli attentati di Hamas, "nessuna delle persone che sono intorno a me vuole parlare del mio dolore, significherebbe per loro prendere posizione nel conflitto israelo-palestinese". Questa sensazione di isolamento e la paura di essere esposti ad attentati o minacce, spinge quindi molti ebrei che erano già residenti in Francia, a cercare solidarietà e sicurezza. E, secondo Le Figaro, la tendenza di queste settimane è trasferirsi dalla Francia "sul continente" in Corsica, l'unica regione a non aver registrato atti antisemiti.
Le azioni di solidarietà
In Francia, gli ultimi dati forniti dal ministero dell'Interno sono di 1.040 atti contro esponenti della comunità ebraica, e le manifestazioni contro la guerra in Medio Oriente si sono svolte in Corsica senza alcuna "deriva" da parte dei dimostranti come avvenuto a Parigi e in altre città. In Corsica - secondo Le Figaro - si sta sviluppando anzi una "solidarietà degli abitanti" con gli ebrei, che vengono invitati a trasferirsi nell'isola per stare più al sicuro. Fra i più attivi, il quotidiano ha intervistato Claudie Mamberti, una donna di Bastia, cattolica, in contatto con "decine di persone che si offrono volontarie per aiutare gli ebrei del continente che desiderano trasferirsi in Corsica: "sono pronta a tendere la mano agli ebrei francesi che non si sentono più in sicurezza a casa loro - dice la Mamberti - li tireremo su di morale, li aiuteremo a trovare un alloggio, un lavoro...non è una cosa che si decide da un giorno all'altro, ma quando si sentiranno pronti a partire, noi saremo pronti ad accoglierli".
Il presidente Usa Joe Biden ha chiamato questa mattina il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu per discutere gli ultimi sviluppi della guerra in Israele e a Gaza. Lo riferisce la Casa Bianca.
L'esercito israeliano ha individuato e distrutto compound usati per il lancio dei razzi, incluso uno dentro una moschea. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui "oltre 50 razzi sono stati trovati in un compound nel nord della Striscia usato per attività giovanili, pronti per essere lanciati verso Israele".
"Mezzo milione di persone nel nord di Gaza sta affrontando gravi carenze alimentari e malattie potenzialmente letali a causa della mancanza di cibo e acqua. Mentre il bilancio delle vittime ha raggiunto quota 10.000 persone, ActionAid avverte che l'esaurimento quasi totale delle scorte di cibo e acqua sta mettendo ulteriormente a rischio la vita di coloro che sono sopravvissuti a un mese di intensi bombardamenti. Con i mercati che nei prossimi giorni esauriranno le scorte alimentari, nell'ultimo mese la fame è stata ripetutamente usata come arma di guerra". Così ActionAid in una nota.
La situazione
Riham Jafari, Coordinatrice di Advocacy e Comunicazione per ActionAid Palestina spiega che "a quasi un mese dall'inizio della crisi, più di mezzo milione di persone intrappolate nel nord di Gaza, sopravvissute a malapena agli incessanti bombardamenti, rischiano di morire di fame mentre le scorte di cibo si riducono pericolosamente. Gli aiuti continuano ad arrivare a Gaza, ma anche le piccole quantità di cibo e acqua che riescono a superare il confine sono a malapena in grado di essere trasportate a nord, poiché le strade sono state distrutte dai bombardamenti quasi continui. I casi di disidratazione e malnutrizione stanno aumentando rapidamente. Gli ospedali, che hanno superato la capienza per settimane e settimane, non possono offrire conforto a coloro che sono sull'orlo della fame, poiché le forniture mediche si esauriscono, il carburante scarseggia e le bombe vengono lanciate indiscriminatamente in tutta Gaza, anche in prossimità degli ospedali".
La testimonianza di una madre
Jumana, una madre che si è rifugiata con i suoi figli in una scuola di Gaza, dopo essere stata sfollata da Deir Al Balah, ha parlato dell'impatto sulla salute dei suoi figli piccoli della carenza di cibo e acqua. "C'è sofferenza. C'è poca acqua. Non c'è elettricità. Dormire è scomodo. Il cibo che mangiamo è in scatola e questo ci fa ammalare e ora i bambini soffrono di gastroenterite".
Unocha: "Consumo d'acqua ridotto del 92%"
"In media, l'Unocha ha riscontrato che le persone attendono fino a sei ore per ricevere solo mezza porzione di pane e molti sopravvivono con appena due pezzi di pane al giorno", secondo l'Unrwa. Le forniture di generi alimentari essenziali come olio, legumi, zucchero e riso sono state quasi del tutto esaurite, e nei prossimi giorni i mercati saranno a corto di questi generi di prima necessità. Con 11 panifici interamente distrutti, le scorte di farina dureranno per 23 giorni, ma senza carburante e acqua non potranno essere utilizzate per fare il pane. A un mese dall'inizio delle ostilità, l'Unocha segnala una riduzione del 92% del consumo di acqua, poiché la gente è costretta a bere acqua salmastra o contaminata. La scarsità d'acqua a Gaza sta aumentando il rischio di disidratazione e di insufficienza renale tra i pazienti in dialisi. Le donne incinte e quelle che allattano non sono in grado di produrre latte per i loro neonati a causa della scarsità d'acqua".
Con un'operazione delle unità speciali, Israele ha eliminato oggi una cellula armata palestinese mentre viaggiava in automobile presso Tulkarem, in Cisgiordania. Secondo l'agenzia di stampa Maan fra gli uccisi vi sono Izzadin Awad (Hamas) e Jihad Shehade (al-Fatah). Fonti locali riferiscono che nel veicolo - crivellato di colpi - sembrano esserci tre o quattro persone. Shehade, figura di spicco nel gruppo armato 'Martiri al-Aqsa', era figlio di un alto ufficiale dei servizi di sicurezza di Abu Mazen. Awad era il comandante locale dell'ala militare di Hamas. Fonti israeliane affermano che stavano per di compiere un attentato.
Durante l'incontro con gli ambasciatori stranieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha affermato che dopo la guerra, quando Israele avrà distrutto Hamas, offrirà al popolo di Gaza "un futuro reale, un futuro di promesse e speranza". Lo riferisce il Times of Israel. "Non c'è alternativa alla vittoria. La nostra guerra è la vostra guerra, è una guerra tra civiltà e barbarie. La nostra vittoria è la vostra vittoria": ha detto il premier Benyamin Netanyahu incontrando gli ambasciatori stranieri di stanza in Israele. "La barbarie è guidata dall'asse del terrore capeggiata dall'Iran, che comprende Hezbollah, gli Houthi e altri agenti. Vogliono portare il Medio Oriente e il mondo in un'epoca buia".
E' scontro a distanza fra l'attore Jon Voight e la figlia Angelina Jolie, ex inviata speciale Onu per i Rifugiati, che ha di recente condannato la risposta di Israele agli attacchi terroristici di Hamas lo scorso 7 ottobre che ha causato la morte di molti civili. L'84enne Voight non usa mezzi termini e risponde con un video su Instagram: "Sono molto deluso dal fatto che mia figlia, come tanti altri, non abbia alcuna comprensione dell'onore di Dio, delle verità di Dio", dice parlando a favore di telecamera con sullo sfondo la bandiera degli Stati Uniti. Si dice quindi "deluso" in particolare dal fatto che sua figlia non capisca a suo avviso l'obiettivo di Hamas di "annientare la terra degli ebrei".
"L'esercito israeliano deve proteggere la sua terra, il suo popolo. Questa è guerra. Non sarà quello che pensa la sinistra, la situazione non può essere civile adesso". Una posizione durissima la sua e una visione molto netta sulle ragioni di Israele che argomenta per oltre tre minuti di video. Fino a chiedere alla figlia attrice di rivalutare la sua opinione sul ruolo di Israele nella guerra: "Hamas e l'inganno che è il suo governo stanno distruggendo il loro stesso popolo", afferma, esaltando d'altro canto il "grande eroismo" del popolo ebraico, davanti alle tante tragedie nel corso della Storia, dall'Olocausto al recente "Olocausto di Hamas".
Allarmi per razzi in arrivo dal Libano sono stati attivati in tutta la regione settentrionale di Israele: secondo l'esercito sono stati sparati circa 30 razzi, in risposta l'Idf ha attaccato il territorio libanese. Una raffica è stata sparata dal Libano verso la zona di Haifa. Sono state registrate due intercettazioni dell'Iron Dome nei cieli di Kiryat. Ynet riporta che le Brigate al-Qassam, il braccio militare di Hamas, hanno rivendicato la responsabilità dei lanci dal Libano.
Hamas, 16 razzi contro il nord di Israele
Le Brigate Al Qassam-Libano hanno affermato di aver bombardato Nahariyya e il sud di Haifa con 16 missili lanciati dal sud del Libano. Lo riferisce al Jazeera online, secondo cui le Brigate Al Qassam-Libano hanno sottolineato che i missili sono una risposta ai "massacri e all'aggressione di Israele contro il nostro popolo a Gaza".
Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha riunito nel suo ufficio tutti gli ambasciatori stranieri in Israele, come riporta Haaretz sottolineando che non è stato reso noto quali saranno gli argomenti di cui si parlerà.
Le sirene d'allarme nel nord e nel sud di Israele stanno segnalando il lancio di razzi, riferisce l'esercito. Da Gaza è stata sparata una salva di razzi verso Ashdod e in altre aree vicino alla Striscia.
E' morta a causa delle ferite riportate la poliziotta israeliana accoltellata questa mattina da un giovane palestinese in un attacco a Gerusalemme. Elisheva Rose Ida Lubin aveva 20 anni. L'attacco è avvenuto questa mattina presto nella città vecchia di Gerusalemme. Un ragazzo palestinese di 16 anni, del villaggio di Issawiya, ha accoltellato la poliziotta e un altro collega, un terzo agente ha sparato all'attentatore uccidendolo. La polizia ha reso noto che si era trasferita in Israele dagli Stati Uniti nell'agosto del 2021 e si era arruolata nelle forze di polizia nel marzo del 2022. Elisheva Rose Ida Lubin viveva nel kibbutz Saad, nel sud di Israele. La sua morte porta a 59 il bilancio degli agenti di polizia uccisi dal 7 ottobre.
Sei ambulanze che trasportavano feriti palestinesi sono arrivate in Egitto oggi attraverso il valico di frontiera di Rafah con la Striscia di Gaza: lo ha confermato un funzionario alla frontiera. I pazienti sono stati sottoposti a esami medici al confine prima di essere trasferiti negli ospedali, ha detto il funzionario, aggiungendo che il passaggio degli stranieri bloccati a Gaza dovrebbe riprendere oggi.
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu torna a riunirsi sulla situazione in Israele e a Gaza alle 15 locali, le 21 in Svizzera. Lo comunica la presidenza cinese del Cds, che ha chiesto l'incontro insieme agli Emirati Arabi Uniti. Ad ora si tratta di consultazioni a porte chiuse, durante le quali i Quindici riceveranno un briefing dal capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths e dal coordinatore speciale dell'Onu per il processo in Medio Oriente Tor Winnesland.
Sale a oltre 10mila il bilancio delle vittime a Gaza da quando Israele ha iniziato a colpire la Striscia in rappresaglia agli attacchi del 7 ottobre compiuti dai militanti di Hamas. Lo riferisce il ministero della Sanità di Hamas. Nello specifico, il ministero della Sanità ha dichiarato che dal 7 ottobre sono state uccise dagli attacchi israeliani a Gaza "10'022 persone, tra cui 4104 bambini e 2641 donne". Il ministero ha aggiunto anche che 25'408 persone sono state ferite. Lo riporta Al Jazeera. Con il termine 'bambini' il report indica i minori.
Il valico di Rafah tra la Striscia di Gaza e l'Egitto è stato riaperto per gli stranieri e per le persone con doppio passaporto che vogliono lasciare la Striscia: lo ha annunciato il governo di Hamas.
Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan ha sottolineato la necessità di dichiarare un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza durante un colloquio con il segretario di Stato Usa Antony Blinken ad Ankara. Lo riporta Anadolu, citando fonti diplomatiche. Fidan ha anche detto a Blinken che dovrebbe essere impedito ad Israele di colpire civili a Gaza. "La Turchia e gli Usa sono d'accordo riguardo alla necessità di impedire che i civili vengano colpiti a Gaza, sulla necessità di inviare aiuti umanitari e sulla soluzione a due Stati" del conflitto tra Israele e Palestina, hanno detto le fonti parlando dell'incontro.
L'esercito israeliano ha dichiarato che i pesanti attacchi notturni nel nord di Gaza hanno causato danni significativi alle infrastrutture sotterranee e di superficie di Hamas e l'uccisione di comandanti nascosti nei tunnel. L'eliminazione di più di una dozzina di capi militari dell'organizzazione terroristica dall'inizio della guerra sta interrompendo le loro operazioni, ritiene l'Idf, che afferma anche di essere concentrato sull'uccisione degli alti dirigenti di Hamas.
Trenta militari israeliani sono rimasti uccisi a Gaza dall'inizio delle operazioni a terra. Lo ha reso noto il portavoce militare Richard Hecht. Le forze israeliane hanno completato ''l'accerchiamento'' di Gaza City, separando così le postazioni di Hamas nel nord della Striscia da quelle nel sud. Per i civili, ha aggiunto, è stato approntato un ''corridoio di evacuazione'', da nord a sud, per la durata di 4 ore. ''Gli sforzi umanitari proseguono e ieri sono entrati 75 camion'' dall'Egitto nel nord della Striscia.
L'esercito israeliano ha ucciso comandanti di Hamas e ha colpito oltre 450 obiettivi nella Striscia nelle ultime 24 ore. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui i soldati "hanno preso il controllo di un compound militare di Hamas con posti di osservazione, aree di addestramento per gli operativi e tunnel uccidendo numerosi terroristi". Tra i comandanti colpiti vi è Jamal Mussa, "responsabile delle operazioni speciali di sicurezza di Hamas. Nel 1993 Mussa condusse un attacco a fuoco contro soldati israeliani di pattuglia nella Striscia". Inoltre sono stati uccisi comandanti di Hamas durante le battaglie sul campo.
Il personale dell'aeronautica militare giordana ha lanciato a mezzanotte aiuti medici urgenti all'ospedale da campo giordano a Gaza. Lo ha annunciato su X il re della Giordania Abdullah. "Il nostro impavido personale dell'aeronautica militare ha lanciato a mezzanotte aiuti medici urgenti all'ospedale da campo giordano a Gaza. Questo è il nostro dovere di aiutare i nostri fratelli e sorelle feriti nella guerra a Gaza. Saremo sempre presenti per i nostri fratelli palestinesi", scrive il sovrano.
Gli Usa mostrano i muscoli nel Mediterraneo come deterrenza contro l'allargamento del conflitto tra Hamas e Israele: il comando centrale dell'esercito Usa ha annunciato su X che un sottomarino nucleare di classe Ohio è stato schierato nella sua area di responsabilità, che si estende dall'Africa nord-orientale attraverso il Medio Oriente fino all'Asia centrale e meridionale. Il messaggio arriva due giorni dopo che la Marina ha annunciato che due gruppi d'attacco di portaerei - la Gerald Ford e la Dwight Eisenhower - hanno lanciato aerei e hanno praticato la difesa missilistica durante un'esercitazione di tre giorni nel Mediterraneo.
Le principali agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e gli enti di beneficenza internazionali hanno chiesto un immediato "cessate il fuoco umanitario" a Gaza. È quanto si legge in una dichiarazione congiunta firmata, tra gli altri, dai vertici dell'Ocha, dell'Unicef, del Programma alimentare mondiale, dell'Oms, di Save the Children e di Care International. Nella nota la situazione di Gaza è definita "orribile" e "inaccettabile". "Da quasi un mese il mondo osserva l'evolversi della situazione in Israele e nei Territori palestinesi occupati - si legge - con shock e orrore per il numero vertiginoso di vite perse e dilaniate. Secondo le autorità israeliane, in Israele sono state uccise circa 1400 persone e migliaia sono rimaste ferite. Più di 200 persone, compresi bambini, sono state prese in ostaggio. I razzi continuano a traumatizzare le famiglie. Decine di migliaia di persone sono state sfollate. Questo è orribile". "Tuttavia, l'orribile uccisione di un numero ancora maggiore di civili a Gaza - proseguono le agenzie umanitarie - è un oltraggio, così come lo è l'esclusione di 2,2 milioni di palestinesi da cibo, acqua, medicine, elettricità e carburante. A Gaza, secondo il Ministero della Sanità, sono state uccise quasi 9500 persone, tra cui 3900 bambini e oltre 2400 donne. Più di 23'000 feriti necessitano di cure immediate negli ospedali sovraccarichi. Un'intera popolazione è assediata e sotto attacco, privata dell'accesso ai beni essenziali per la sopravvivenza, bombardata nelle proprie case, rifugi, ospedali e luoghi di culto. Questo è inaccettabile".
Le scorte alimentari bastano per altri 5 giorni
Secondo Cindy McCain, direttrice esecutiva del Programma alimentare mondiale (World food programme), l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare e la più grande organizzazione umanitaria del mondo, le scorte attuali di beni alimentari essenziali a Gaza sono sufficienti per circa altri cinque giorni. La situazione per la popolazione di Gaza è "catastrofica" poiché nella zona di guerra non viene inviato abbastanza cibo.
Il bilancio delle vittime
Intanto, almeno 27 persone sono morte nei bombardamenti notturni su Gaza. Lo sostiene - come riporta Al-Jazeera - l'agenzia di stampa palestinese Wafa. In dettaglio almeno 15 persone sono state uccise nel quartiere Tal al-Sultan di Rafah, nel sud di Gaza. Altre 10 persone sono morte ad Al-Zawaida, nel centro della Striscia, mentre altre due sono state uccise in un attacco su una casa nel campo profughi di Jabalia. "Alcune aree di Gaza non sono state raggiunte dalle autorità o dai servizi di emergenza a causa dei pesanti bombardamenti - sostiene Wafa - ed è probabile che il bilancio delle vittime possa essere più alto".
"Oggi abbiamo circondato Gaza City". Lo ha affermato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. ''La Striscia è ora divisa in due settori: Nord e Sud''.
L'operazione
L'operazione, ha detto Hagari, è stata condotta dalla brigata di fanteria Golani. "Sono arrivati fino al mare, nel lato sud, e hanno circondato Gaza", ha precisato. "Ora c'è Gaza nord e Gaza sud". ''Noi consentiamo ancora un corridoio - ha aggiunto - che permetta alla popolazione del settore nord e di Gaza City di spostarsi a sud. Ma è un corridoio con un'unica direzione: verso sud''. L'obiettivo dell'operazione - ha spiegato l'esercito - è quello di raggiungere i miliziani operativi che sono stati spinti dentro la città e di distruggere i tunnel e le istituzioni governative militari e civili di Hamas.
Obiettivo di "distruggere Hamas": ci potrebbero volere mesi
Le Forze di difesa israeliane (Idf) ritengono che sia possibile raggiungere l'obiettivo del governo israeliano di distruggere Hamas, ma che ciò richiederà un lungo periodo di tempo: da alcuni mesi a un anno, o anche di più. Secondo l'esercito per liberare l'area dai terroristi è necessario agire in modo approfondito e relativamente lento.
In questa fase le unità israeliane si asterranno dall'entrare nei tunnel, partendo dal presupposto che siano dotati di trappole esplosive. Ogni galleria viene gestita dall'esterno dalle forze speciali per evitare di mettere i soldati in pericolo immediato e per permettere di affrontare i tunnel in una fase successiva. In alcuni casi, se l'intelligence lo ritiene opportuno, l'aviazione colpirà il tunnel dall'alto, "neutralizzando" chiunque si trovi all'interno.
I prossimi passi
Stando a quanto riferisce "Haaretz", "al momento l'esercito israeliano non ha dato ordine alle unità di entrare nell'ospedale di Shifa, dove secondo l'intelligence si nascondono gli alti esponenti di Hamas. Alti funzionari dell'Idf non hanno escluso un'operazione militare nell'ospedale se sarà possibile metterla in atto", ha reso noto l'esercito secondo quanto riporta il giornale.
L'esercito israeliano prevede che Gaza City sarà completamente circondata entro 48 ore e inizieranno i combattimenti all'interno della città. Lo comunicano le Forze di difesa (Idf).
"Non ci sarà cessate il fuoco fino al ritorno dei nostri ostaggi. Lo abbiamo detto ai nostri amici e nemici. Andremo avanti finché non li avremo sconfitti". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyhau ribadendo una posizione già nota di Israele.
La Guida suprema dell'Iran Ali Khamenei ha incontrato a Teheran il capo dell'ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, assieme ad una delegazione.
"La politica permanente della Repubblica islamica dell'Iran è di sostenere le forze della resistenza palestinese contro i sionisti occupanti. I crimini del regime sionista a Gaza sono direttamente sostenuto dagli Usa e da alcuni governi occidentali", ha affermato Khamenei su X a proposito dell'incontro.
Durante il colloquio, Khamenei ha sottolineato la necessità da parte dei paesi islamici e delle istituzioni internazionali di adottare urgentemente misure per fermare gli attacchi di Israele contro la Striscia di Gaza, lanciando un appello agli Stati musulmani per dare un sostegno pratico alla popolazione di Gaza. Secondo quanto riporta l'agenzia Irna, Haniyeh ha informato Khamenei riguardo agli ultimi sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
"È nostro dovere salvare i nostri fratelli palestinesi dall'oppressione di Israele e fermare i massacri commessi a Gaza davanti agli occhi del mondo". Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aggiungendo che "è un obbligo a livello storico mostrare i crimini di coloro che hanno commesso questo massacro immorale e senza scrupoli", come riporta la presidenza della Repubblica di Ankara. "Non lasceremo mai i nostri fratelli a Gaza da soli, senza protezione e senza aiuto", ha aggiunto il presidente turco.
I prossimi appuntamenti di Erdogan
Non è chiaro se Erdogan incontrerà il segretario di Stato americano Antony Blinken, che domani ha in programma un colloquio sulla situazione a Gaza con l'omologo turco Hakan Fidan ed è atteso ad Ankara questa notte.
"Domani andrò ad Ayder", ha affermato Erdogan durante un comizio a Rize, città sul Mar Nero, citando una località nella stessa regione dove domani ha in programma dei comizi che potrebbero impedirgli di incontrare personalmente Blinken.
Due rappresentanti ebraici del consiglio di amministrazione della Comunità di lavoro interreligiosa in Svizzera (IRAS COTIS) hanno deciso di abbandonare l'organizzazione in segno di protesta. I due membri chiedono che la presidente della Comunità di lavoro Rifa'at Lenzin si dimetta dall'Associazione Svizzera-Palestina (ASP), giudicata troppo radicalizzata nel suo antisraelismo a seguito dell'attuale crisi in Medio Oriente. Visto il rifiuto di Lenzin, i due hanno lasciato IRAS COTIS.
L'appartenenza all'associazione Svizzera-Palestina, ritenuta troppo problematica
Il segretario generale della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI), Jonathan Kreutner, ha confermato oggi all'agenzia di stampa Keystone-ATS quanto riportato dal domenicale zurighese NZZ am Sonntag. Dopo gli avvenimenti del 7 ottobre 2023, la posizione dell'ASP, di cui Lenzin fa parte, si sarebbe radicalizzata e questo avrebbe spinto la coppia di fede ebraica a lasciare l'organo esecutivo dell'IRAS COTIS.
Come riporta la NZZ, la controversa associazione Svizzera-Palestina ha posizioni fortemente anti-isralieane. Nel 2012 il presidente Geri Müller, consigliere nazionale dei Verdi, ha invitato i rappresentanti di Hamas a Palazzo Federale. La stessa associazione ha inoltre pubblicato dei testi in cui si paragonavano i palestinesi ai prigionieri ebrei dei campi di concentramento nazisti.
"Per la comunità ebraica svizzera è indispensabile che si prendano le distanze da queste ostilità. In qualità di membro dell'ASP, Lenzin sta anche legittimando la posizione e le dichiarazioni rilasciate da questa associazione nelle scorse settimane", ha dichiarato Kreutner. "Ciò rappresenta un atto di sfiducia nei confronti della comunità ebraica in Svizzera".
"Un'importante piattaforma di dialogo che va mantenuta ad ogni costo"
L'IRAS COTIS è l'unica organizzazione interreligiosa in Svizzera in cui sono rappresentate tutte le comunità religiose. Secondo il segretario generale, si tratta di un'importante piattaforma di dialogo che deve essere mantenuta ad ogni costo. Ora resta da attendare i risvolti delle dimissioni dei due rappresentanti ebrei e le relative ripercussioni in seno all'organizzazione. Le cinque rappresentanze ebraiche della Comunità di lavoro potrebbero essere disposte a mettere in discussione la loro affiliazione.
"Come possiamo rimanere in silenzio sull'uccisione di 10mila palestinesi, tra cui 4mila bambini, decine di migliaia di feriti e la distruzione di decine di migliaia di unità abitative, infrastrutture, ospedali, centri di accoglienza e serbatoi d'acqua". Lo ha detto il presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen) nell'incontro con il segretario Usa Antony Blinken.
"Ciò che sta accadendo in Cisgiordania e a Gerusalemme non è meno orribile, in termini di uccisioni e attacchi a terre, persone e luoghi sacri, per mano delle forze di occupazione e dei coloni terroristi, che commettono crimini di pulizia etnica, discriminazione razziale e la pirateria dei fondi".
Abbas nell'incontro con il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha chiesto "la sospensione immediata della guerra devastante e l'accelerazione della fornitura di aiuti umanitari, compresi medicinali, cibo, acqua, elettricità e carburante, a Gaza".
"Ci incontriamo di nuovo - ha aggiunto - in circostanze estremamente difficili, e non ci sono parole per descrivere la guerra di genocidio e distruzione a cui è sottoposto il nostro popolo palestinese a Gaza per mano della macchina da guerra israeliana, senza riguardo alle regole di diritto internazionale".
Il premier Benyamin Netanyahu ha sospeso il ministro per la tradizione ebraica Amichay Eliahu "da tutte le sedute del governo, fino a nuovo ordine". Lo ha annunciato l'ufficio del premier, dopo che in un'intervista ad una radio religiosa il ministro non aveva escluso il ricorso ad armi atomiche a Gaza.
Eliahu è un dirigente del partito di estrema destra Potere Ebraico. Il suo leader Itamar Ben Gvir ha commentato che si trattava solo di "una metafora". "È comunque chiaro a tutti - ha aggiunto - che occorre distruggere Hamas e riportare gli ostaggi a casa".
Un ministro israeliano ha evocato oggi la possibilità di sganciare una bomba atomica su Gaza. Ma ha poi ritrattato le parole dopo un'aspra reazione di Benyamin Netanyahu.
In un'intervista il ministro per la tradizione ebraica Amichai Eliahu ha detto che una atomica su Gaza "sarebbe una delle possibilità", anche se ne andasse della vita dei 240 ostaggi israeliani perchè "le guerre hanno un loro prezzo".
"Le parole di Eliahu sono oltraggiose e fuori dalla realtà - ha replicato Netanyahu. - Le nostre forze operano sulla base del diritto internazionale, per non colpire innocenti". Eliahu ha allora osservato: "Era solo una metafora".
Quasi 1,5 milioni di persone a Gaza sono sfollate dalle proprie abitazioni. Di questi, 710'275 hanno trovato rifugio in 149 strutture dell'Unrwa, 122'000 persone si trovano in ospedali, chiese ed edifici pubblici, 109'755 persone si sono rifugiate in 89 scuole e gli altri risiedono da famiglie ospitanti. Il dato è stato fornito dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari.
"Le condizioni di sovraffollamento - si legge in un comunicato - continuano a creare gravi rischi per la salute. I danni alle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie e la disponibilità limitata di carburante per pompare l'acqua creano ulteriori rischi per la salute pubblica. Diversi casi di infezioni respiratorie acute, diarrea e varicella sono già stati segnalati tra le persone nei rifugi dell'Unrwa".
Inoltre "circa 530'000 persone hanno trovato rifugio in 92 strutture dell'Unrwa nei governatorati meridionali delle aree di Deir Al Balah, Khan Younis e Rafah: i rifugi hanno superato la loro capacità e non sono in grado di accogliere nuovi arrivati. Molti sfollati cercano sicurezza dormendo per strada".
Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno affermato che domenica permetteranno ai residenti di Gaza di evacuare lungo strade specifiche nonostante le truppe siano finite sotto il fuoco il giorno precedente mentre cercavano di garantire un corridoio sicuro per i civili.
La via principale per l'evacuazione sarà Salah Al-Deen Street, con una finestra tra le 10 e le 14 ora locale. Lo ha detto Avichay Adraee, portavoce dell'Idf per i media arabi.
Israele ha usato due bombe da quasi 1000 chili nell'attacco a Jabaliya, come dimostrano le immagini satellitari e i video dei crateri analizzati dal New York Times. Decine di civili sono rimasti uccisi e centinaia feriti dalle bombe sganciate sul quartiere densamente popolato nel nord di Gaza con l'obiettivo, secondo l'esercito israeliano, di colpire un comandante e diversi combattenti di Hamas, nonché la rete di tunnel sotterranei utilizzati dal gruppo terroristico.
Queste bombe, le seconde più grandi nell'arsenale israeliano, di solito sono impiegate per colpire le infrastrutture sotterranee, ma il loro dispiegamento in un'area densamente popolata come Jabaliya è molto raro.
Secondo l'inviato speciale Usa per il Medio Oriente David Satterfield, nel nord di Gaza si trovano ancora fino a 400'000 persone. Lo riporta la Bbc. Parlando questa mattina ai giornalisti nella capitale giordana Amman, Satterfield ha detto che da 800'000 a un milione di persone si sono spostate verso il sud della Striscia, mentre 350'000-400'000 sono rimaste nel nord dell'enclave.
Nelle ultime settimane, Israele ha detto ai residenti di evacuare il nord di Gaza e di spostarsi a sud, che ha designato come cosiddetta area sicura. Da allora, il nord è stato bersaglio di incessanti bombardamenti israeliani e di un'offensiva di terra, sebbene ci siano stati attacchi aerei anche nel sud.
Diverse migliaia di persone si sono riunite oggi su Piazza Federale a Berna per esprimere la propria solidarietà alla popolazione di Gaza e per chiedere la fine delle violenze. La manifestazione era stata autorizzata dalle autorità. Nell'invito, gli organizzatori parlano di "un attacco spietato da parte di Israele" e di "un genocidio contro il popolo palestinese". Il governo israeliano ha interrotto le forniture di cibo, acqua, benzina ed elettricità e ha impedito l'accesso alle cure mediche. Anche le comunicazioni, ad esempio via internet, sono bloccate.
Usa ed Europa complici
Gli organizzatori condannano la violenza che ha causato morti in entrambi gli schieramenti. Dal loro punto di vista tale violenza è frutto di quella che definiscono "occupazione militare, pulizia etnica e sistema di apartheid, che dura da 75 anni". Un sistema che, sottolineano, può essere mantenuto solo grazie al sostegno finanziario e militare degli Stati Uniti e dei Paesi europei.
Criticata anche la Svizzera
Anche la Confederazione viene criticata per aver annunciato la sospensione degli aiuti finanziari alle ONG palestinesi e israeliane. Queste organizzazioni svolgono un'importante opera umanitaria, indispensabile proprio in questo momento, viene sottolineato.
Dimostrazione autorizzata
La manifestazione è stata convocata da decine di organizzazioni e gruppi, soprattutto di piccole dimensioni, che già in precedenza aveva organizzato dimostrazioni a Berna. "Siamo in servizio a causa di una manifestazione autorizzata e stiamo proteggendo il diritto fondamentale di protestare per la libertà e la pace", ha scritto la Polizia cantonale bernese su X. "Non tolleriamo slogan antisemiti, di incitamento o di esaltazione della violenza". "Quando scopriamo bandiere o striscioni con contenuti problematici, interveniamo. Ritiriamo gli oggetti ed effettuiamo controlli sull'identità".
Solo bandiere palestinesi
Molto numerosi i partecipanti dalla Romandia. Durante la manifestazione, riferiscono testate locali, è stato diffuso un annuncio che specificava che sarebbe stata accettata unicamente l'esposizione di bandiere palestinesi. La Polizia ha effettuato controlli su alcuni manifestanti.
Uno dei generatori dell'ospedale Al-Shifa, il più grande di Gaza, ha smesso di funzionare ieri. Lo ha riferito Raquel Martí, direttrice esecutiva in Spagna dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa).
"Il 3 novembre, uno dei generatori dell'ospedale di Shifa ha smesso di funzionare per mancanza di carburante", ha scritto la funzionaria Onu su X. "Un altro generatore è ancora in funzione e copre circa metà del fabbisogno dell'ospedale. Shifa è il più grande ospedale di Gaza e ospita decine di migliaia di sfollati interni", ha sottolineato Martí.
Il coordinatore per gli ostaggi e i dispersi, Gal Hirsch, ha parlato con i parenti dei rapiti che da ieri sono riuniti davanti al ministero della difesa a Tel Aviv: "Stiamo lavorando 24 ore su 24 con il meglio delle nostre forze e del nostro cervello per riportare tutti a casa", ha detto, citato da Ynet.
Migliaia di cittadini da questa mattina sono arrivati in piazza del Museo, ribattezzata "piazza dei rapiti e dispersi", per solidarizzare con le famiglie degli ostaggi. Alle 20.00 si terrà una manifestazione di solidarietà con lo slogan: "Netanyahu, Galant, Gantz, le loro vite sono nelle vostre mani".
La proposta di un corridoio umanitario via mare con base a Cipro per portare tramite navi gli aiuti ai civili di Gaza, lanciata al vertice europeo del 26-27 ottobre, avrebbe l'approvazione di Israele, alla condizione di "poter controllare i container a Cipro". Lo spiegano fonti europee a un gruppo ristretto di media, tra cui il pool di agenzie di stampa della European Newsroom, di cui l'ANSA fa parte.
Da oltre una settimana l'Unione europea lavora "intensamente" con Cipro (Stato membro dell'Ue) per cercare di "stabilire il corridoio marittimo per gli aiuti" diretti alla Striscia di Gaza senza più passaggi intermedi dall'Egitto, spiegano le stesse fonti.
Per il quarto giorno consecutivo il valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto aprirà per l'uscita di stranieri, binazionali e feriti palestinesi. Lo si apprende da fonti locali secondo cui si tratta di circa 800 persone, anche se al momento sul numero non c'è conferma.
Resta alta la tensione tra Israele e gli Hezbollah libanesi. L'esercito israeliano sta colpendo nel sud del Libano, dopo aver identificato "una serie di lanci da oltre confine" verso le comunità israeliane.
Poco prima erano state centrate "due cellule terroristiche nel sud del Libano" che - secondo il portavoce militare - stavano tentando di aprire il fuoco contro Israele con un missile anti-tank. Colpita anche una postazione di Hezbollah.
L'operazione di terra nella Striscia di Gaza continua. Lo ha detto il portavoce militare secondo cui "i soldati hanno ucciso decine di terroristi e distrutto infrastrutture di Hamas". Nella giornata di ieri - ha spiegato il portavoce - "ci sono stati numerosi tentativi di attacchi ai soldati dai tunnel e dai compound militari nel nord della Striscia".
Nella notte, "in un raid mirato nel sud della Striscia, corpi corazzati e ingegneri hanno fatto la mappa di edifici e neutralizzato ordigni esplosivi. Nel corso dell'operazione, i soldati hanno affrontato una cellula terroristica" i cui componenti sono stati uccisi.
Una fonte americana ha detto che "Hamas ha cercato di far uscire con le ambulanze i suoi combattenti da Gaza via Rafah, rallentando così gli sforzi per evacuare gli stranieri". Lo riportano i media israeliani. La loro fonte ha riferito che "Hamas ha fornito all'Egitto e agli Usa una lista di persone ferite gravemente che volevano far evacuare insieme a centinaia di stranieri in attesa di uscire". Usa ed Egitto hanno scoperto che "un terzo dei nomi erano combattenti, nessuno dei quali figurava tra i 76 palestinesi feriti e alla fine evacuati".
La Mezzaluna Rossa palestinese ha condannato l'attacco da parte delle forze israeliane contro un convoglio di ambulanze partito dall'ospedale di al-Shifa di Gaza City verso il valico di Rafah, nel quale sono morte 15 persone e oltre 60 sono rimaste ferite.
In un comunicato, l'organizzazione afferma che una delle sue ambulanze è stata colpita ieri "da un missile lanciato dalle forze israeliane" a circa 2 metri dall'ingresso dell'ospedale al-Shifa di Gaza City. Un'altra ambulanza, appartenente al ministero della salute, è stata "è stata presa di mira direttamente" da un missile a circa un chilometro dall'ospedale, provocando feriti e danni.
La Mezzaluna rossa ha aggiunto che prendere di mira deliberatamente le équipe mediche costituisce "una grave violazione delle Convenzioni di Ginevra, un crimine di guerra", scrive il "Guardian". In una nota il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si è detto "inorridito dall'attacco riportato a Gaza contro un convoglio di ambulanze fuori dall'ospedale al-Shifa. Le immagini dei corpi sparsi sulla strada fuori dall'ospedale sono strazianti", ha affermato aggiungendo che il conflitto "deve finire".
Almeno 20 persone sono morte nel bombardamento di una scuola nel nord di Gaza. Lo ha dichiarato il ministero della salute della Striscia, controllato da Hamas. "Venti martiri e decine di feriti sono arrivati all'ospedale Al-Shifa di Gaza City dopo che è stata presa di mira direttamente una scuola trasformata in un campo improvvisato per sfollati nell'area di al-Saftawy, nel nord di Gaza", ha affermato il ministero della sanità dlla Striscia di Gaza in una nota. "Diversi colpi di carri armati sono caduti sulla scuola", ha aggiunto.
L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver colpito "un'ambulanza identificata dalle forze come usata da una cellula terroristica di Hamas in prossimità della loro posizione nella zona di battaglia". Lo ha detto il portavoce militare secondo cui nell'attacco "sono stati uccisi diversi operativi". L'esercito israeliano - dopo aver sottolineato che presto darà ulteriori informazioni - ha sostenuto che "il metodo delle operazioni di Hamas è di trasferire operativi del terrore e armi nelle ambulanze". Poi ha ribadito che quella "è una zona di guerra".
L'attacco
In precedenza il ministero della Sanità di Hamas a Gaza aveva dichiarato che un convoglio di ambulanze partito dall'ospedale di Shifa verso il valico di Rafah era stato bombardato dall'esercito israeliano provocando decine di morti e feriti. L'attacco sarebbe avvenuto vicino all'ingresso dell'ospedale di Gaza City. Il ministero ha anche affermato che un altro attacco è avvenuto vicino all'ospedale Al-Quds.
"Donne, bambini e neonati a Gaza stanno sopportando in modo sproporzionato il peso dell'escalation delle ostilità nei territori palestinesi occupati, sia in termini di vittime sia di ridotto accesso ai servizi sanitari". Lo denunciano in una nota congiunta il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef), l'Agenzia per i rifugiati palestinesi (Unrwa), l'Agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
I numeri denunciati
"Al 3 novembre, secondo i dati del Ministero della Sanità, nella Striscia di Gaza sono stati uccisi 2'326 donne e 3'760 bambini, pari al 67% di tutte le vittime, mentre altre migliaia sono rimaste ferite. Ciò significa che ogni giorno vengono uccisi o feriti 420 bambini, alcuni dei quali hanno solo pochi mesi", riportano le agenzie Onu. "Si stima che ci siano 50'000 donne incinte a Gaza, e più di 180 partoriscono ogni giorno. Il 15% di loro rischia di avere complicazioni legate alla gravidanza o al parto e hanno bisogno di ulteriori cure mediche", continua la nota. "Con la chiusura di 14 ospedali e 45 centri di assistenza sanitaria di base, alcune donne sono costrette a partorire in rifugi, nelle loro case, per strada tra le macerie o in strutture sanitarie sovraffollate, dove le condizioni igienico-sanitarie stanno peggiorando e il rischio di infezioni e complicazioni mediche è in aumento. Anche le strutture sanitarie sono sotto tiro: il 1° novembre è stato bombardato l'ospedale Al Hilo, un'importante struttura per la maternità".
"Serve una pausa umanitaria immediata"
"Anche la vita dei neonati è appesa a un filo. Se gli ospedali finissero il carburante, la vita di circa 130 bambini prematuri che dipendono dai servizi di terapia intensiva e neonatale sarà minacciata, poiché le incubatrici e altre attrezzature mediche non funzioneranno più". Le agenzie sottolineano la necessità di "una pausa umanitaria immediata per alleviare le sofferenze ed evitare che una situazione disperata diventi catastrofica. Tutte le parti in conflitto devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario di proteggere i civili e le infrastrutture civili, compresa l'assistenza sanitaria".
Israele ha invitato i propri cittadini a riconsiderare i viaggi all'estero alla "luce del crescente antisemitismo". Lo ha fatto sapere la Sicurezza nazionale d'intesa con il ministero degli esteri. "Alla luce delle dimensioni del fenomeno dell'antisemitismo - ha spiegato l'avviso - si invita a considerare la necessità di viaggiare all'estero in questi giorni e a seguire le raccomandazioni, verso qualsiasi destinazione, sulla condotta richiesta, compreso di evitare l'esteriorizzazione dei simboli israeliani ed ebraici".
"La nostra battaglia è pienamente legittima, dal punto di vista legale e religioso, contro l'occupante sionista": lo ha detto il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in un discorso pronunciato da una località non meglio precisata e trasmesso in diretta dalla tv. Il discorso è stato organizzato in occasione della 'Festa dei martiri caduti sulla via di Gerusalemme', in riferimento ai circa 60 combattenti di Hezbollah uccisi dall'8 ottobre a oggi negli scontri con l'esercito israeliano nel sud del Libano. Il discorso è stato organizzato in occasione della 'Festa dei martiri caduti sulla via di Gerusalemme', in riferimento ai circa 60 combattenti di Hezbollah uccisi dall'8 ottobre a oggi negli scontri con l'esercito israeliano nel sud del Libano.
"Vittime tutti martiri"
Le vittime di Gaza sono "tutti martiri, si stanno muovendo verso un altro mondo enunciato dai profeti, ora sono lì dove non ci sono dittature e non ci sono sionisti", ha detto il leader di Hezbollah. "Il nostro dovere è dare tutto, credere in questa chiamata, siamo pronti al sacrificio, a dare tutto", ha aggiunto Hassan Nasrallah. "La sofferenza del popolo palestinese - ha detto ancora il leader del "Partito di Dio" libanese - in questi decenni è stata grande, soprattutto ora che "in Israele "c'è un governo di destra che sta violando i diritti umani". Per il leader degli Hezbollah prima del 7 ottobre "sul fronte palestinese vi erano quattro questioni urgenti". "Le migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane; la questione della moschea di al Aqsa a Gerusalemme; l'assedio di Gaza per quasi vent'anni; i pericoli che incombono sulla Cisgiordania, compresi gli insediamenti israeliani, le uccisioni e gli arresti quotidiani. Tutti questi problemi - ha detto Nasrallah - erano pressanti per i palestinesi e la loro resistenza prima del 7 ottobre".
"Siamo già in guerra"
"Alcuni si aspettavano che io oggi annunciassi la guerra. Ma siamo in guerra dall'8 ottobre", ha aggiunto Nasrallah, in riferimento all'inizio delle ostilità tra Hezbollah e Israele l'8 ottobre scorso. I nostri compagni partigiani in Iraq e in Yemen si sono attivati e hanno preso iniziative contro obiettivi nemici, e raggiungeranno la Palestina", ha precisato il leader di Hezbollah secondo cui l'Iran non controlla i vertici dei gruppi armati in Libano e in Palestina, "ma sostiene la resistenza" di questi gruppi. "Quello che è accaduto finora ne è una prova". "Mi rivolgo a tutti i leader dei paesi petroliferi arabi: non date più petrolio a Israele", ha aggiunto Nasrallah: "non vi chiediamo di mandare i soldati, ma di avere il minimo di onore e di cessare di inviare petrolio a Israele". "La politica del nemico è quella della persecuzione. Devono aprire i corridoi umanitari, devono affrontare la situazione umanitaria" a Gaza.
Le televisioni israeliane non trasmettono il discorso in diretta del capo degli Hezbollah libanesi Hassan Nasrallah perché viene visto come un elemento di guerra psicologica. Lo riferiscono i media israeliani.
L'ufficio di Benyamin Netanyhau ha confermato, al termine dell'incontro tra il premier e il segretario di stato Usa Antony Blinken, che Israele non non consentirà l'ingresso di carburante nella Striscia. Secondo alcuni report, citati dai media, il dossier non sarebbe neanche stato affrontato durante l'incontro. Ieri l'esercito aveva annunciato che gli ospedali della Striscia sarebbero stati riforniti di carburante una volta esaurito per poi essere smentito dal primo ministro.
Più donne leader per la pace in Medio Oriente. Ne è convinta Helen Mirren che ha interpretato al cinema la parte dell'ex premier israeliana Gold Meir. "Bisogna guardare oltre l'orribile situazione di oggi", ha detto l'attrice premio Oscar, rispondendo a Toronto a domande sulla guerra in corso tra Israele e Hamas. "Ovviamente si spera nella pace", ha detto Mirren durante un benefit del Friends of Simon Wiesenthal Center: "Ma senza voler sembrare sciocchi o ingenui, io spero che le donne assumano un ruolo più importante. Sono la nostra speranza per il futuro". L'attrice era l'ospite d'onore del gala, omaggiata dall'organizzazione per i diritti umani come una alleata nella lotta contro l'antisemitismo. Quando le è stato chiesto cosa più la spaventi in questo momento, Mirren non ha esitato a rispondere: "Il 7 ottobre. E quello che spinge l'umanità a commettere questi atti, che tipo di lavaggio del cervello che trasforma la mente nelle persone portando a queste azioni".
I suoceri del first minister della Scozia, Humza Yousaf, hanno lasciato Gaza attraverso il valico di Rafah. Lo ha annunciato lo stesso leader indipendentista dell'Snp affermando che dopo quattro settimane è finito "un incubo". I genitori della moglie di Yousaf, Nadia El-Nakla, di origini palestinesi, vivono nella città scozzese di Dundee ma si trovavano nella Striscia in visita ai loro parenti quando il 7 ottobre è iniziato il nuovo conflitto in Medio Oriente. Elizabeth El-Nakla e suo marito Maged sono stati autorizzati a lasciare Gaza insieme ad altri cittadini britannici. Lo stesso first minister nelle settimane scorse aveva più volte denunciato la loro condizione degna di "una tortura", parlando di una penuria drammatica di scorte d'acqua e di civili ridotti ormai alla sete, con il rischio incombente di morire sotto le bombe dei raid israeliani.
"E' molto importante fare di tutto per proteggere i civili presi nel fuoco incrociato dei combattimenti di Gaza". Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken incontrando il presidente israeliano Isaac Herzog. Gli Usa, ha aggiunto Blinken, stanno facendo di tutto "per riportare a casa gli ostaggi salvi".
Sono saliti a 9.227 i morti nella Striscia di Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità di Hamas. Le vittime includono 3.826 bambini e 2.405 donne mentre i feriti sono oltre 32mila.
L'avvocato francese François Zimeray ha annunciato oggi a Parigi di aver depositato una denuncia per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio presso la Corte penale internazionale (Cpi) in nome di diverse famiglie di vittime israeliane dell'attacco di Hamas il 7 ottobre. Zimeray chiede, tra l'altro, al procuratore della Cpi di "considerare l'opportunità di spiccare un mandato d'arresto internazionale nei confronti dei capi di Hamas".
"La verità va difesa"
L'attacco del 7 ottobre rappresenta "l'esecuzione di un dichiarato progetto di genocidio da parte dei suoi autori", dichiara Zimeray. "Dinanzi al negazionismo in tempo reale - ha aggiunto - la verità va difesa, queste atrocità devono essere conosciute e iscritte nella memoria collettiva". L'avvocato rappresenta nove famiglie di vittime israeliane, "tutte civili, di cui numerose si trovavano al rave party 'Tribe of Nova', festival di musica, luogo di incontro e di pace nel deserto del Negev", ha affermato. Nella denuncia si precisa che "i terroristi di Hamas non hanno smentito i crimini commessi, che hanno del resto ampiamente diffuso e documentato, e che la materialità dei fatti non può essere messa in discussione. Dinanzi alla barbarie, la forza del diritto deve prevalere", sottolinea il legale ai microfoni di Radio Classique. "Per cautela - ha continuato - diffido delle qualifiche eccessive. Ma mi sono reso conto con i miei collaboratori che la qualifica di genocidio è pertinente". Zimeray dice di essersi rivolto alla Cpi in quanto "erede'' del processo di Norimberga."Ciò che la comunità internazionale ha costruito di meglio per far fronte alle atrocità di massa", ha concluso.
L'esercito israeliano ha scoperto e neutralizzato tunnel di Hamas a Beit Hanoun nel nord est della Striscia di Gazs ad appena sei chilometri, dall'altra parte del confine, dalla cittadina israeliana di Sderot. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui soldati dell'unità 'Yahalom' insieme a corpi corazzati, hanno individuato l'imbocco dei tunnel e li hanno riempiti di esplosivo neutralizzandoli.
Il premier israeliano Benyamin Netanyhau ha mostrato al segretario di stato Usa Antony Blinken parti del film preparato dall'esercito "sugli orrori e la strage compiuta da Hamas il 7 ottobre scorso". Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier. L'incontro allargato di Blinken con il gabinetto di guerra è ancora in corso.
Israele ha iniziato a rimandare nella Striscia di Gaza "migliaia" di lavoratori palestinesi. Lo hanno constatato i giornalisti dell'Afp e un funzionario palestinese. "Migliaia di lavoratori che erano rimasti bloccati in Israele dal 7 ottobre", il giorno dell'attacco di Hamas sul suolo israeliano che ha scatenato la guerra, "sono stati riportati" a Gaza, ha detto Hicham Adwan, responsabile dei valichi di frontiera di Gaza. Secondo le autorità israeliane, circa 18.500 palestinesi avevano un permesso di lavoro in Israele quando è scoppiata la guerra.
"Cancellata ogni traccia del loro status"
I lavoratori sono stati fatti scendere da autobus vicino a Gaza e sono entrati a piedi nel confine meridionale dell'enclave attraverso il valico di frontiera di Kerem Shalom scrive il quotidiano Times of Israel. I gruppi per i diritti umani sostengono che ai lavoratori sono stati revocati i permessi e ogni traccia del loro status è stata cancellata dai registri, lasciandoli vulnerabili e in un limbo legale. Alcuni di coloro che sono già entrati a Gaza dicono di essere stati trattenuti a Ofer, un centro di detenzione gestito da Israele in Cisgiordania.
La testimonianza
Secondo il racconto di uno di loro al Times of Israel, Mohammed Shalaya, il trattamento è stato pessimo nei primi 5-6 giorni, ma le condizioni sono poi migliorate. Shalaya racconta di aver lavorato in una cava nel nord di Israele. Secondo la sua testimonianza, lui e gli altri lavoratori sono stati costretti a consegnare soldi, cellulari e le carte d'identità dopo essere stati detenuti e non hanno riavuto i loro beni prima di essere abbandonati vicino a Gaza.
Onu "seriamente preoccupata"
L'Onu si dice "seriamente preoccupata" per il ritorno dei lavoratori palestinesi da Israele nella Striscia di Gaza. Queste migliaia di lavoratori, che si trovavano in Israele al momento degli attacchi senza precedenti di Hamas del 7 ottobre, "vengono rimandati indietro nonostante la gravità della situazione" nella Striscia di Gaza che è sottoposta a intensi bombardamenti israeliani dopo gli attacchi del movimento islamista, ha detto Elizabeth Throssell, portavoce dell'Alto Commissariato, durante il briefing delle Nazioni Unite a Ginevra.
La situazione nella Cisgiordania occupata "è allarmante e urgente" segnala l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, sottolineando in particolare la violenza dei coloni israeliani contro la popolazione palestinese. La situazione in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, è "allarmante e urgente tra le crescenti violazioni (dei diritti umani, ndr) e di diversa natura che continuano", ha dichiarato Elizabeth Throssell, portavoce dell'Alto Commissariato durante il regolare briefing dell'Onu a Ginevra.
L'Onu stima le necessità di aiuto per la popolazione di Gaza e della Cisgiordania in 1,2 miliardi di dollari (circa 1,09 miliardi di franchi) fino alla fine del 2023, come ha indicato in un comunicato l'agenzia incaricata del coordinamento degli affari umanitari (Ocha). "Il costo per rispondere alle necessità di 2,7 milioni di persone è stimato in 1,2 miliardi di dollari per la popolazione di Gaza e per 500.000 persone nella Cisgiordania. aggiungendo che l'appello al fondo lanciato inizialmente il 12 ottobre "è insufficiente".
Hamas è pronto a un "accordo globale" sulla questione dello scambio di ostaggi con Israele. Lo ha detto Ghazi Hamad, dirigente di Hamas in Libano, in un'intervista alla Nbc News. "Vogliamo che queste persone tornino a casa", ha detto Hamad. "E vogliamo anche che i nostri prigionieri tornino a casa. Quindi penso che ora siamo pronti ad accordo completo per tutti gli ostaggi, sia militari che civili", ha spiegato, aggiungendo che Israele deve "rilasciare tutti i prigionieri dai centri di detenzione israeliani". Alla domanda di Nbc News per spiegare i continui appelli di Hamas per un cessate il fuoco da una parte e l'impegno a continuare ad attaccare Israele dall'altra, Hamad ha risposto: "Cosa volete che facciamo? Che ci fermiamo?". "No, vogliamo continuare a combattere contro l'occupazione", ha detto. "Questo è il nostro diritto legale ed è conforme al diritto internazionale. Secondo tutti i regolamenti e la legge. In Europa si combatte contro i nazisti", ha aggiunto paragonando il trattamento dei palestinesi per mano degli israeliani al genocidio commesso dai nazisti. Infine, alla domanda su cosa farebbe Hamas in cambio della cessazione dell'attacco di Israele a Gaza, Hamad ha insistito: "Vogliamo fermare l'aggressione, le uccisioni e i massacri del nostro popolo. Dopo di che, possiamo parlare di tutto, degli ostaggi, dei prigionieri, ma prima devono fermare l'aggressione".
"Nel nord di Israele siamo in stato di massima allerta. Siamo pronti a reagire a qualsiasi evento abbia luogo oggi, o nei prossimi giorni": lo ha affermato il portavoce militare Daniel Hagari descrivendo quella che ha definito una "accresciuta attività degli Hebzollah, che ieri nel nord di Israele hanno colpito Kiryat Shmona e Safed, ferendo persone. L'Iran - ha aggiunto - continua con le sue attività sovversive ed incita i suoi fiancheggiatori inviando loro armi, così come è avvenuto in Ucraina, in Iraq e nello Yemen". "L'Iran - ha affermato - vuole distrarci dalla nostra guerra a Gaza".
"Finora l'Oms ha verificato 237 attacchi a strutture sanitarie, di cui 218 nei territori palestinesi occupati e 19 in Israele. Gli attacchi all'assistenza sanitaria costituiscono una violazione del diritto internazionale umanitario". Lo ha affermato il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus. "14 ospedali su 36 nella Striscia di Gaza non funzionano". E negli altri "la funzionalità è compromessa dalla mancanza di cibo e acqua pulita e dalla mancanza di carburante per alimentare i generatori", ha aggiunto Tedros.
Evacuazioni
"A 23 ospedali è stato ordinato di evacuare Gaza city e Gaza nord. L'evacuazione forzata in queste circostanze metterebbe centinaia di pazienti in una situazione pericolosa per la vita. Chiedere lo spostamento di questi pazienti mette loro e gli operatori sanitari in una situazione impossibile. E nella maggior parte dei casi non hanno nessun posto dove andare". "Vorrei essere chiaro", ha proseguito il direttore generale Oms: "non può esserci alcuna giustificazione per gli orribili attacchi di Hamas contro Israele. Comprendo il dolore, la rabbia e la paura del popolo israeliano. Capisco anche il dolore, la rabbia e la paura del popolo palestinese", ha concluso Tedros che ha chiesto "ad Hamas di rilasciare gli ostaggi presi", "a Israele di ripristinare le forniture di elettricità, acqua e carburante", "a entrambe le parti di rispettare i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario" e "a tutti coloro che possono, di mitigare questo conflitto, invece di infiammarlo".
La Francia "condanna gli attacchi contro i siti delle Nazioni Unite e il personale umanitario": lo ha detto stamane il portavoce del governo, Olivier Véran, dopo diversi raid israeliani sul campo profughi di Jabalya, il principale nella striscia di Gaza. "La Francia condanna gli attacchi contro i siti delle Nazioni unite - ha detto Véran in una dichiarazione trasmessa all'agenzia AFP - e il personale umanitario il cui lavoro è indispensabile alle popolazioni civili di Gaza". Poco prima lo stesso Véran, su BFM TV, aveva espresso la "ferma" condanna di Parigi dopo "il bombardamento di Jabalya".
La Mezzaluna Rossa egiziana ha consegnato alla sua controparte palestinese il decimo lotto di aiuti umanitari d'emergenza attraverso il valico di Rafah, per un totale di 102 camion di aiuti umanitari. I camion contengono cibo, acqua, generi di prima necessità, medicinali e attrezzature mediche, secondo la pagina Facebook della Mezzaluna Rossa egiziana.
Il premier Benyamin Netanyahu ed il segretario di stato Antony Blinken sono impegnati in un incontro a quattrocchi. Il colloquio avviene nella sede del ministero della difesa a Tel Aviv. Lo rende noto l'ufficio del premier israeliano.
Nove palestinesi sono rimasti uccisi in Cisgiordania nelle ultime ore in una serie di scontri con le forze armate israeliane. Lo riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa, aggiornando un bilancio precedente. Gli incidenti più gravi sono avvenuti a Jenin dove due palestinesi sono stati uccisi da un drone militare mentre erano in un edificio e altri tre in scontri con i soldati. Due altri palestinesi sono rimasti uccisi nel campo profughi al-Fawar, a sud di Hebron. Nel campo profughi di Qalandya (Ramallah) è rimasto ucciso un altro palestinese mentre in un ospedale di Nablusè deceduto un palestinese ferito mercoledì in altri scontri.
Aspri combattimenti sono in corso stamane a Gaza City, nelle immediate vicinanze dell'ospedale al-Quds, all'interno del quale alcune persone sono rimaste uccise. Lo hanno riferito all'ANSA fonti sul posto. Le forze israeliane, hanno aggiunto le fonti, bombardano alti edifici nelle vicinanze dell'ospedale, situato nel rione di Tel el-Hawa, nel lato meridionale di Gaza City. All'interno dell'ospedale, secondo le fonti, hanno cercato riparo numerosi sfollati che adesso temono per la loro vita. In seguito ai combattimenti, le comunicazioni con l'ospedale sono parzialmente interrotte. A Tel al-Hawa, secondo fonti sul posto, si vedono scene di distruzione. In precedenza, un portavoce militare israeliano ha annunciato che l'esercito ha ucciso Mustafa Dalul, comandante del Battaglione Sabra Tel al-Hawa che fin dall'inizio della guerra ha avuto "un ruolo centrale nell'organizzare il combattimento con le truppe nella Striscia".
Il valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto aprirà anche oggi per consentire l'uscita di stranieri, persone con doppia nazionalità e feriti palestinesi. Lo hanno riferito fonti locali, secondo cui dovrebbero uscire oltre 600 persone con un'alta percentuale di doppie cittadinanze Usa. In ingresso, dopo il controllo del carico da parte isareliana, dovrebbero entrare a Gaza circa 50 camion di aiuti umanitari.
"Niente può scusare quello a cui abbiamo assistito dal 7 ottobre e spiegare questa brutalità. A Gaza sono stati commessi crimini contro l'umanità esattamente per 28 giorni". Lo ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan in un conferenza ad Astana, in Kazakhstan, in occasione del vertice degli Stati turchi, come riporta Anadolu. Erdogan è tornato a chiedere un cessate il fuoco e ha ribadito la proposta per una "conferenza di pace internazionale" per porre fine al conflitto in Israele e Palestina. Il leader turco ha aggiunto che finora Ankara ha inviato 10 aerei con aiuti umanitari destinati a Gaza.
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso Mustafa Dalul, comandante del Battaglione 'Sabra Tel al-Hawa' che fin dall'inizio della guerra ha avuto "un ruolo centrale nell'organizzare il combattimento con le truppe nella Striscia". Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui "in questi anni Dalul ha ricoperto una serie di incarichi nei battaglioni di Hamas e nella brigata di Gaza City".
L'esercito israeliano ha annunciato la morte di altri 4 soldati uccisi la scorsa notte nei combattimenti in corso nella Striscia di Gaza. Ci sono anche due altri soldati feriti in modo grave. Il totale, dall'inizio dell'operazione di terra, è ad ora di 23 soldati israeliani deceduti.
Quattro palestinesi uccisi in campo Jenin
L'agenzia di stampa palestinese Wafa, che cita fonti mediche locali, ha da parte sua reso noto che 4 palestinesi sono uccisi durante un'operazione dell'esercito israeliano la notte scorsa nel campo profughi di Jenin, nel nord della Cisgiordania. Ci sono anche 4 feriti, di cui uno grave.
Droni americani hanno sorvolato la Striscia di Gaza in cerca degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas e dalle fazioni palestinesi. Lo riportano i media che citano fonti anonime Usa secondo cui i droni stanno raccogliendo informazioni per aiutare nella localizzazione degli ostaggi. Secondo una di queste fonti, i droni sono all'opera da oltre una settimana. Tra gli ostaggi ci sono anche cittadini Usa con doppio passaporto.
I ministri del gabinetto di sicurezza di Israele hanno votato per trasferire i fondi fiscali raccolti per l'Autorità Palestinese a Ramallah, ma hanno detratto il denaro stanziato per la Striscia di Gaza. Lo ha reso noto l'ufficio del primo ministro. Aggiungendo che "Israele sta interrompendo ogni contatto con Gaza". Nel comunicato, riferisce Times of Israel, si spiega "non ci saranno più lavoratori palestinesi da Gaza e i lavoratori che erano in Israele il giorno in cui è scoppiata la guerra torneranno a Gaza". Gli Stati Uniti avevano esortato Israele a trasferire i soldi all'Autorità Palestinese e il tema ha suscitato un intenso dibattito nel governo. Alla fine, secondo quanto riportato dalla Radio dell'Esercito, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich si è astenuto, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir si è opposto e il resto del gabinetto ha sostenuto il trasferimento dei fondi.
A cosa servono i fondi
In base agli accordi di pace provvisori, il ministero delle finanze israeliano riscuote le tasse per conto dei palestinesi ed effettua trasferimenti mensili all'Autorità Palestinese, che vanno a pagare gli stipendi del settore pubblico e altre spese pubbliche. Ma il ministro delle finanze israeliano Smotrich si era rifiutato di stanziare i fondi accusando l'Autorità Palestinese di sostenere gli "orribili massacri dell'organizzazione terroristica nazista Hamas".
Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, è arrivato oggi in Israele per il suo previsto incontro con il premier Benyamin Netanyahu: lo riporta un corrispondente dell'agenzia di stampa Afp che viaggiava con lui. Per Blinken si tratta della terza visita in Israele da quando è iniziata la guerra a Gaza il 7 ottobre scorso. La sua visita - ha riferito la radio pubblica israeliana Kan - durerà solo quattro ore, durante le quali il Segretario di Stato Usa incontrerà Netanyahu a quattrocchi. Blinken parteciperà poi ad una seduta del Gabinetto ristretto di guerra di Israele. In programma anche incontri con il capo dello Stato, Isaac Herzog, e con il leader dell'opposizione centrista, Yair Lapid.
Usa insistono su "pausa umanitaria"
L'emittente ha appreso da fonti ufficiali che gli Stati Uniti insistono con Israele affinché accetti una ''pausa umanitaria'' nei combattimenti, cosa che a loro parere potrebbe giovare inoltre ai contatti per la liberazione di ostaggi. Gli Stati Uniti intendono discutere inoltre con i dirigenti israeliani la visione del ''giorno dopo'' a Gaza, una volta che Hamas fosse stato sconfitto sul terreno. L'intenzione di Blinken, ha affermato l'emittente, è sondare il terreno con i dirigenti israeliani per comprendere quali siano le loro intenzioni.
La Camera Usa a maggioranza repubblicana approva il provvedimento che prevede 14,5 miliardi di dollari di aiuti militari a Israele. La misura richiede di essere finanziata con tagli ad altre spese del governo. Il via libera è in contrapposizione alle richieste di Joe Biden che aveva legato gli aiuti a Israele con quelli all'Ucraina.
Il capo di Hezbollah, il libanese Hassan Nasrallah, romperà oggi un silenzio di settimane da quando è scoppiata la guerra tra Hamas e Israele, in un discorso che potrebbe avere un impatto sulla regione mentre infuria il conflitto di Gaza. Gli attacchi transfrontalieri si sono intensificati ieri, quando Israele ha risposto con un "ampio assalto" ad attacchi di Hezbollah a 19 posizioni israeliane. Razzi hanno colpito anche la città israeliana di Kiryat Shmona vicino al confine in uno sbarramento rivendicato dalla sezione libanese del braccio armato di Hamas. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha avvertito che "la regione è come una polveriera" e che "tutto è possibile" se Israele non smette di attaccare Gaza.
Quando prenderà parola
L'attesissimo discorso di Nasrallah sarà trasmesso in occasione di un evento in memoria dei combattenti uccisi nei bombardamenti israeliani nella periferia sud di Beirut, roccaforte di Hezbollah, venerdì alle 15:00 (le 14 in Italia).
70 vittime in Libano
Sul versante libanese, più di 70 persone sono state uccise - almeno 50 dei quali combattenti di Hezbollah ma anche altri combattenti e civili, tra cui un giornalista della Reuters, secondo un conteggio dell'Afp. Da parte israeliana sono morte nove persone: otto soldati e un civile, secondo l'esercito.
"Eroica battaglia" nella notte all'interno della Striscia di Gaza tra esercito israeliano e palestinesi, fanno sapere le Forze di Difesa israeliane. "Loro sono stati uccisi e noi continuiamo la nostra operazione fino alla vittoria", scrivono su Telegram. La scorsa notte soldati israeliani si sono scontrati con "alcune squadre terroristiche all'interno della Striscia di Gaza". Nonostante un "fuoco pesante" da parte dei "terroristi", "le forze a terra hanno diretto attacchi aerei di aerei e artiglieria. I terroristi sono stati uccisi e il pericolo per le truppe è stato eliminato", scrive l'Idf.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta valutando le richieste americane di una pausa umanitaria. Lo riportano i media israeliani, citando Kan News in lingua ebraica. Un funzionario israeliano afferma che è possibile un cessate il fuoco di diverse ore. La questione sarà tra i temi al centro della missione di domani in Israele del segretario di Stato americano Antony Blinken.
Inizia la battaglia di Gaza City. La principale città dell'enclave palestinese è completamente accerchiata e le truppe israeliane sono già dentro alcune aree dell'abitato. "Le nostre forze sono nel cuore del nord della Striscia, dentro Gaza City, che è completamente circondata", ha sintetizzato il capo di stato maggiore Herzi Halevi, mentre Benjamin Netanyahu ha parlato di un'operazione "ormai al culmine". "Abbiamo anche perdite dolorose - ha ammesso il premier israeliano riferendosi agli almeno 19 soldati uccisi in combattimento dall'inizio dell'operazione di terra - ma come mi ha detto uno dei combattenti 'niente ci fermerà'. Faccio appello alle persone non coinvolte ad uscire e andare a sud, perché noi non ci fermeremo dall'eliminare i terroristi di Hamas".
Carburante agli ospedali
Netanyahu ha però smentito quanto affermato da Halevi sul fatto che Israele sia pronto a rifornire di carburante gli ospedali di Gaza una volta che l'abbiano finito, aprendo così un altro fronte di attrito con l'esercito. Secondo stime Usa comunque, Hamas tratterrebbe circa il 40% dei 500'000 litri di benzina che sono a Gaza per alimentare il funzionamento dei tunnel e delle sue infrastrutture. La strategia sul campo, è stato confermato intanto dai militari, è quella di attacchi combinati: non solo soldati e tank per l'avanzata sul terreno, ma anche raid incessanti dell'aviazione e delle forze navali dal mare che così spianano la strada alle operazioni di terra. A dare la dimensione dello scontro in corso sono le cifre fornite dall'esercito, secondo cui solo nelle ultime ore "sono stati uccisi 130 terroristi". "Aerei da combattimento ed elicotteri - ha proseguito il portavoce - hanno attaccato diversi quartier generali militari utilizzati da alti funzionari di Hamas e hanno distrutto con successo una serie di infrastrutture terroristiche situate in aree civili e basi militari".
Situazione umanitaria al tracollo
A restare nel mezzo dei "feroci combattimenti" tra le truppe di terra e i miliziani di Hamas è la popolazione di quella parte della Striscia dove la situazione umanitaria è al tracollo. "Il tempo sta scadendo per prevenire un genocidio a Gaza", hanno segnalato da Ginevra esperti delle Nazioni Unite secondo cui il popolo palestinese "corre un serio rischio di genocidio". L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha affermato che quattro scuole Unrwa che ospitavano sfollati sono state danneggiate durante gli attacchi di oggi e che almeno 20 persone sono rimaste uccise. Dal valico di Rafah, tra Gaza e l'Egitto, per il secondo giorno consecutivo sono riusciti ad uscire centinaia di stranieri, quelli con doppia nazionalità e anche feriti. Un piccolo spiraglio nel collasso umanitario che sarà in cima ai dossier che affronterà il segretario di Stato Usa Antony Blinken in arrivo domani in Israele, dove vedrà il premier Netanyahu.
Pressing USA
Il pressing Usa è finalizzato alla concessione da parte di Israele di brevi "pause umanitarie" per il rilascio in sicurezza degli ostaggi e la distribuzione degli aiuti. "Questo è qualcosa su cui gli Stati Uniti sono impegnati", ha sottolineato lo stesso Blinken. Diverso il discorso invece su un possibile cessate il fuoco, tema sul quale Washington e Israele invece convergono: per ora non se ne parla visto che si ritiene favorirebbe Hamas. Ma se il fronte sud è quello principale, quello nord con gli Hezbollah - il cui capo Hassan Nasrallah parlerà domani in tv - si infiamma sempre di più. Israele ha denunciato che una milizia iraniana sta aiutando i miliziani sciiti a combattere Israele dal sud del Libano. Sarebbe, secondo il portavoce militare israeliano, della 'Imam Hussein', già in azione in Siria negli ultimi anni. Non solo, il gruppo Wagner, secondo l'intelligence Usa, potrebbe fornire un sistema di difesa aerea a Hezbollah, il SA-22, che garantirebbe ai miliziani una protezione molto più alta rispetto a quella attuale. Lo stesso Partito di Dio ha annunciato di aver aperto il fuoco contro Israele da 19 punti lungo tutta la linea del fronte, attivando anche i combattenti delle Brigate Qassam, l'ala militare di Hamas. Sulla sorte degli ostaggi trattenuti a Gaza (un nuovo bilancio parla di 242 persone) non ci sono novità. Nonostante i forti attacchi aerei sulla Striscia, su Israele anche oggi sono piovuti nuovi razzi che hanno martellato il sud e il centro del Paese. A Gaza - secondo il ministero della Sanità di Hamas che non distingue tra civili e miliziani - i morti sono arrivati a 9061: di questi 3760 sono minori, mentre i feriti sarebbero circa 32'000.
Nella Striscia di Gaza il 45% delle abitazioni è stato distrutto o danneggiato dai bombardamenti israeliani. A riferire il dato sono fonti qualificate che seguono l'evoluzione della guerra a Gaza, sottolineando che anche 42 strutture dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, hanno riportato danni. In base a quanto emerge dai report, inoltre, 16 ospedali e una cinquantina di strutture sanitarie nella Striscia non sono più operativi per i danni riportati in seguito ai bombardamenti o a causa della mancanza di carburante. Elemento, quest'ultimo, che andrà peggiorando nelle prossime ore e che causerà, si sottolinea, l'interruzione dei servizi di supporto sanitario ancora in funzione.
Sette cittadini svizzeri hanno potuto lasciare Gaza per l'Egitto. Lo ha scritto il consigliere federale Ignazio Cassis su X. Nel post il ministro degli esteri afferma di essere "sollevato" e di "ringraziare tutti coloro che hanno reso ciò possibile". In una presa di posizione trasmessa a Keystone-ATS, il Dipartimento degli affari esteri (DFAE) precisa che dei sette, sei hanno la doppia cittadinanza. Hanno lasciato oggi la Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah. Il capo della comunicazione del DFAE, Nicolas Bideau, ha precisato al telegiornale 19h30 della RTS che fra le sette persone evacuate figurano quattro bambini, tra cui un neonato.
Il personale dell'Ambasciata svizzera al Cairo ha preso in consegna i sette sul lato egiziano del valico e si sta occupando di loro nell'ambito della protezione consolare, precisa il DFAE. Il dipartimento di Cassis afferma inoltre di essere a conoscenza dell'esistenza di un cittadino svizzero-palestinese che si trova ancora a Gaza nell'attesa di lasciare la Striscia. Quattro cittadini con doppia cittadinanza hanno invece deciso di rimanere per il momento a Gaza.
Attacchi aerei israeliani hanno ucciso oggi più di 20 persone che si rifugiavano nelle scuole delle Nazioni Unite a Gaza. Lo ha detto alla Cnn Philippe Lazzarini, capo dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa. L'agenzia ha ricevuto "notizie straordinarie e difficili" sulle scuole nel campo profughi di Jabalya e in quello di Al Shati, a volte definito 'Beach camp'. "Nelle ultime ore ho ricevuto notizie secondo cui tre delle nostre scuole che ospitavano circa 20'000 persone sono state colpite", ha detto Lazzarini. "Secondo quanto riferito, ciò ha portato alla morte di più di 20 persone a Jabalya e di una persona nel Beach camp".
Il gruppo Wagner potrebbe fornire un sistema di difesa aerea a Hezbollah. Lo riporta il Wall Street Journal citando fonti dell'intelligence americana, secondo le quali il sistema sarebbe il SA-22. L'intelligence americana non può confermare che il sistema sia stato spedito ma sta monitorando il dialogo fra Wagner e Hezbollah perché ritiene la potenziale consegna una preoccupazione, afferma il Wall Street Journal. Gli Stati Uniti hanno una portaerei dispiegata nel Mediterraneo orientale come deterrente per Hezbollah. Wagner ha il suo personale in Siria.
L'ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha precisato di non aver approvato il trasferimento di carburante agli ospedali di Gaza se questo dovesse finire, come annunciato invece dal capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi. Secondo stime Usa, Hamas trattiene circa il 40% dei 500'000 litri di benzina che sono a Gaza.
Il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha affermato che il rifornimento di carburante sarà consentito per l'uso negli ospedali a Gaza. "Finora non abbiamo portato carburante. Controlliamo ogni giorno la situazione nella Striscia. Da più di una settimana ci dicono che il carburante negli ospedali finirà, e non è così. Il carburante verrà trasferito, con supervisione, agli ospedali e faremo di tutto per garantire che non serva agli obiettivi militari di Hamas".
Un israeliano è rimasto ucciso oggi in Cisgiordania quando la sua automobile è uscita di strada e si è ribaltata. In precedenza, secondo testimonianze giunte alla radio militare, spari sono stati esplosi in sua direzione mentre attraversava il villaggio palestinese di Beit Lid, nella Cisgiordania settentrionale. "È probabile che si tratti di un attentato", ha affermato la emittente. La vittima era un riservista, padre di famiglia, che stava tornando a casa. Indossava l'uniforme ed è stato raggiunto da colpi di arma da fuoco.
Il ministero della Sanità di Gaza, guidato da Hamas, ha affermato che 27 persone sono state uccise in un attacco israeliano vicino a una scuola delle Nazioni Unite nella Striscia.
L'esercito israeliano ha fatto sapere di aver colpito una "cellula terroristica che tentava di lanciare un missile anti tank" dal Libano verso il territorio israeliano, nell'area di Livne. Inoltre i soldati hanno colpito due postazioni di missili anti tank sempre in Libano.
Gli Emirati Arabi Uniti prevedono di accogliere 1.000 bambini palestinesi provenienti da Gaza, segnalano oggi le autorità del Paese, anche se non dicono come i minori lascerebbero l'enclave assediata per essere trasferiti nello stato del Golfo. Lo riferisce la Reuters sul suo sito web. Secondo l'agenzia stampa Wam, il presidente, lo sceicco Mohamed bin Zayed al Nayan, ha dato indicazioni di ospitare negli ospedali 1'000 bambini palestinesi "accompagnati dalle loro famiglie", provenienti da Gaza. Non è chiaro se i bambini con le rispettive famiglie saranno in grado di lasciare Gaza con la mediazione del Qatar, che coinvolge Israele e gli Stati Uniti.
Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, gestito da Hamas, ha dichiarato che il bilancio delle vittime ha superato i 9'000 morti. Il ministero ha detto che 9'061 persone sono state uccise dall'inizio della guerra con l'attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre. Di questi, 3'760 erano bambini. Altre 32'000 persone sono rimaste ferite, ha dichiarato il ministero.
La ministra federale dell'Interno tedesca, Nancy Faeser, "ha vietato le attività dell'organizzazione terroristica Hamas e della rete internazionale 'Samidoun - Palestinian Solidarity Network' in Germania". Lo annuncia il sito del Ministero. L'intenzione di mettere al bando Hamas era stata preannunciata da Berlino già il 12 ottobre. Samidoun è l'Ong che aveva suscitato sdegno distribuendo dolcetti per strada a Berlino nel pomeriggio del giorno dell'attacco di Hamas a Israele. Con Hamas, oggi ho vietato completamente le attività di un'organizzazione terroristica il cui obiettivo è distruggere lo Stato di Israele", ha dichiarato la ministra nel comunicato.
"Come rete internazionale, Samidoun diffondeva propaganda anti-Israele e anti-ebraica sotto la veste di 'organizzazione di solidarietà' per i prigionieri in vari Paesi. In questo modo, Samidoun ha anche sostenuto e glorificato diverse organizzazioni terroristiche straniere, tra cui Hamas", ha aggiunto Faeser. "L'organizzazione di 'celebrazioni giubilari' spontanee qui in Germania in risposta ai terribili attacchi terroristici di Hamas contro Israele dimostra in modo particolarmente nauseante la visione del mondo antisemita e disumana di Samidoun", ha dichiarato ancora la ministra. "L'antisemitismo non ha posto in Germania - non importa da chi provenga. Continueremo a combatterlo in tutte le sue forme con la piena forza dello Stato di diritto", ha affermato Faeser. Il Consiglio centrale degli ebrei in Germania ha accolto con favore il divieto delle attività della rete filopalestinese Samidoun, segnala l'agenzia Dpa. "Questo divieto è coerente e corretto", ha dichiarato a Berlino il presidente del Consiglio centrale Josef Schuster: "Samidoun è all'origine di molti atti di antisemitismo in Germania. Hanno diffuso il loro veleno ideologico islamista per troppo tempo".
È salito a quattro il numero dei palestinesi morti in Cisgiordania, tra cui due minorenni. Lo riferisce l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Ad Anata (Ramallah) un giovane di 23 anni è stato colpito a morte durante scontri con l'esercito israeliano nella vicina el-Bireh. Negli stessi scontri è rimasto ucciso anche un 14enne e un suo coetaneo è morto oggi per le ferite riportate lunedì scorso mentre era in macchina con il padre, secondo il ministero della Sanità. In precedenza la Wafa aveva riferito di un palestinese ucciso dalle forze israeliane a Qalqilya, in Cisgiordania.
È salito a 17 il bilancio dei soldati israeliani rimasti uccisi a Gaza da martedì nel corso della vasta operazione di terra dell'esercito. Lo ha reso noto il portavoce militare. L'esercito israeliano ha confermato la morte del tenente colonnello Salman Habaka, comandante del 53esimo battaglione delle forze armate: è stato ucciso negli scontri nel Nord della Striscia di Gaza.
Israele non può appellarsi al diritto all'autodifesa nel conflitto a Gaza perché è una potenza occupante. Lo ha detto il rappresentante permanente russo all'Onu, Vasily Nebenzya, citato dalla Tass. Parlando alla sessione dell'Assemblea generale dedicata alla Palestina, Nebenzya ha condannato quella che ha definito "l'ipocrisia degli Usa e dei suoi alleati" che si appellano alla legge umanitaria, ma oggi di fronte ai "bombardamenti di infrastrutture civili, la morte di migliaia di bambini e l'orribile sofferenza dei civili nel blocco totale, stanno zitti". "Tutto quello che sanno fare è continuare a parlare del presunto diritto all'autodifesa di Israele, che, quale Stato occupante, non ha", ha aggiunto il diplomatico russo. Nebenzya ha sottolineato che la Russia riconosce il diritto di Israele a garantire la sua sicurezza, ma essa "può essere garantita pienamente solo nel caso di una soluzione giusta del problema palestinese basata sulle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu".
Il generatore di energia del principale ospedale della Striscia di Gaza settentrionale è andato fuori servizio questa mattina presto, secondo il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. L'ospedale indonesiano di Beit Lahia è vicino al campo profughi di Jabalya, dove ci sono stati pesanti attacchi aerei israeliani. Il portavoce del ministero della Salute, Ashraf Al-Qudra, ha detto in una dichiarazione televisiva che l'ospedale sta funzionando con un piccolo generatore di riserva, ma sono state spente le luci, i generatori di ossigeno, anche frigoriferi della camera mortuaria non funzionano. "Queste misure eccezionali permetteranno all'ospedale indonesiano di funzionare per qualche giorno", afferma Al-Qudra. Israele sostiene che Hamas ha centinaia di migliaia di litri di carburante che potrebbe fornire agli ospedali e ad altri civili.
L'intelligence militare israeliana sta usando l'intelligenza artificiale e altri sistemi automatizzati per "realizzare obiettivi affidabili in modo rapido e accurato". Lo ha fatto sapere l'esercito spiegando che sono stati 1'200 i nuovi obiettivi di Hamas identificati nell'operazione di terra nella Striscia con i nuovi sistemi. Il loro uso - ha spiegato un alto ufficiale dell'esercito - è stato adottato per la prima volta per fornire subito alle forze di terra all'opera dentro la Striscia "informazioni aggiornate sugli obiettivi da colpire".
Un nuovo gruppo di persone con doppia cittadinanza lascia Gaza attraverso il valico di Rafah. Lo ha reso noto un funzionario di frontiera palestinese.
L'Egitto aiuterà a evacuare "circa 7'000" stranieri e persone con doppia nazionalità dalla Striscia di Gaza devastata dalla guerra: lo ha annunciato oggi il ministero degli Esteri. Nel corso di un incontro con diplomatici stranieri, il viceministro degli Esteri egiziano, Ismail Khairat, ha detto che il Paese si sta preparando "a facilitare l'accoglienza e l'evacuazione dei cittadini stranieri da Gaza attraverso il valico di Rafah". Secondo il viceministro, ci "sono circa 7'000" persone di "oltre 60" nazionalità che attendono di lasciare Gaza.
L'esercito israeliano sta continuando "a colpire terroristi e distruggere infrastrutture del terrore" nella Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nella notte "i soldati si sono scontrati con numerose cellule terroristiche nel nord della Striscia di Gaza uccidendo decine di terroristi". I soldati hanno affrontato le milizie di Hamas con "l'assistenza del fuoco dell'artiglieria e dei tank guidando al tempo stesso un attacco aereo con un elicottero e un missile lanciato da una nave".
La portata della tragedia a Gaza è "senza precedenti". Lo ha ribadito il Commissario generale dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini, dopo aver visitato la Striscia per la prima volta dall'attacco di Hamas in Israele il 7 ottobre. È stato "uno dei giorni più tristi del mio lavoro umanitario", ha aggiunto in un comunicato citato dal Guardian. "Sono appena tornato dalla Striscia di Gaza. È la prima volta che sono stato autorizzato a entrare dall'inizio di questa terribile guerra, quasi quattro settimane fa. La portata della tragedia è senza precedenti", ha affermato spiegando di aver visitato gli sfollati rifugiati in una delle scuole dell'agenzia a Rafah.
"Il posto era sovraffollato. Le condizioni di vita e sanitarie erano oltre ogni comprensione. Tutti chiedevano solo acqua e cibo. Invece di essere a scuola a imparare, i bambini chiedono solo un sorso d'acqua e un pezzo di pane. È stato straziante. Soprattutto, la gente chiede un cessate il fuoco. Vogliono che questa tragedia finisca", ha raccontato. "I nostri appelli cadono nel vuoto. Un cessate il fuoco umanitario è atteso da tempo. Senza questo, altre persone verranno uccise, i vivi subiranno ulteriori perdite e la società, un tempo vivace, sarà in lutto per sempre", ha concluso Lazzarini, rilanciando l'appello alla fornitura di carburante per ospedali, panifici e impianti idrici, e ricordando che oltre 70 persone dello staff dell'Unrwa sono rimaste uccise dal 7 ottobre.
È salito a 17 il bilancio dei soldati israeliani rimasti uccisi a Gaza da martedì nel corso della vasta operazione di terra dell'esercito. Lo ha reso noto il portavoce militare.
Joe Biden e i suoi principali collaboratori hanno discusso della probabilità che i giorni politici di Benyamin Netanyahu siano contati e il presidente ha trasmesso questo scenario al premier israeliano in una recente conversazione. Lo scrive Politico. Secondo due alti dirigenti dell'amministrazione, il tema della breve durata politica di Netanyahu è emerso nei recenti incontri della Casa Bianca che hanno coinvolto Biden, comprese le discussioni che hanno avuto luogo dopo il viaggio del presidente in Israele, dove ha incontrato Netanyahu.
Le voci sul futuro di Netanyahu
Biden, secondo le stesse fonti, è arrivato al punto di suggerire a Netanyahu di pensare alle lezioni da condividere con il suo eventuale successore. Un altro dirigente statunitense in carica e un ex hanno entrambi confermato che l'amministrazione ritiene che a Netanyahu rimanga un tempo limitato. Secondo il primo, l'aspettativa interna è che il premier israeliano duri probabilmente qualche mese, o almeno fino alla fine della fase iniziale di combattimento della campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza, anche se tutti e quattro i dirigenti hanno sottolineato l'assoluta imprevedibilità della politica israeliana. "Ci sarà una resa dei conti all'interno della società israeliana su quello che è successo", ha spiegato.
"Biden non ha trattato l'argomento"
Un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale ha affermato che il tema del futuro di Netayahu "non è stato discusso dal presidente e non verrà discusso".
Ma con uno sguardo al futuro, ha riferito l'ex dirigente Usa, membri dell'amministrazione americana stanno parlando, tra gli altri, con Benny Gantz, membro dell'attuale governo di unità nazionale, Naftali Bennett, ex primo ministro, e Yair Lapid, leader dell'opposizione ed ex primo ministro.
Sarebbero almeno 195 i palestinesi uccisi in due serie di attacchi aerei israeliani sul campo profughi di Jabalia a Gaza tra martedì e mercoledì, secondo un ufficio stampa governativo gestito da Hamas. Circa 120 persone risultano ancora disperse sotto le macerie e almeno altri 777 sono rimasti feriti, ha riferito l'ufficio in una nota, secondo quanto riporta il Guardian.
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno affermato di aver preso di mira e ucciso ieri Muhammad A'sar, il comandante della flotta di missili guidati anticarro di Hamas, mentre martedì l'obiettivo era uccidere Ibrahim Biari, un comandante chiave di Hamas collegato all'attacco contro Israele del 7 ottobre. Secondo quanto riferito, Biari, con le sue milizie, aveva preso il controllo di edifici civili a Gaza City.
Ieri l'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha affermato che l'attacco aereo israeliano sul campo di Jabalia potrebbe costituire un crimine di guerra.
"Penso che abbiamo bisogno di una pausa. Una pausa significa dare tempo per far uscire i prigionieri": lo ha detto Joe Biden ad un evento elettorale in Minnesota. L'intervento del presidente statunitense è giunto subito dopo che un membro del pubblico aveva gridato "come rabbino ho bisogno che lei chieda un cessate il fuoco adesso". Lo riferisce il pool di reporter al seguito, senza precisare se il presidente si riferisse agli ostaggi o a coloro che sono trattenuti nella Striscia di Gaza.
Rumore di esplosioni e bombardamenti si sono uditi per oltre due ore nelle vicinanze dell'ospedale Al-Quds di Gaza, secondo quanto riferito dalla Mezzaluna rossa palestinese che ha postato su X diversi video girati da una delle finestre dell'ospedale. "Per oltre due ore, l'area attorno all'ospedale Al-Quds nel Tel Al-Hawa a Gaza è stata colpita da intensi bombardamenti, con forti esplosioni che hanno causato uno stato di panico e paura tra le équipe ospedaliere e oltre 14.000 sfollati", afferma la Prcs su X.
I gruppi della resistenza hanno detto all'Iran di essere militarmente in grado di continuare una lunga guerra con Israele, ma dal momento che i sionisti prendono di mira i civili a Gaza, gli Stati islamici dovrebbero prendere misure immediate ed efficaci per porre fine al conflitto. Lo ha riferito il ministro degli esteri iraniano Hossein Amirabdollahian in un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan invitando inoltre gli Stati islamici e arabi a tenere una riunione urgente per discutere della crisi.
"Gli Stati Uniti sostengono e gestiscono direttamente i brutali attacchi del regime sionista e siamo informati che i comandanti militari statunitensi sono presenti nella sala operativa di guerra israeliana a Tel Aviv, quindi gli Stati Uniti non sono nella posizione di chiedere agli altri di esercitare l'autocontrollo", ha affermato Amirabdollahian citato dall'Irna.
I movimenti di resistenza decidono autonomamente e se la guerra non si ferma immediatamente c'è il pericolo di un allargamento della guerra e dei conflitti regionali in qualsiasi momento. In questo caso gli Stati Uniti e il regime sionista saranno responsabili, ha sottolineato il diplomatico iraniano.
La posizione di Erdogan
Per il presidente turco Erdogan la priorità è la fine degli attacchi, il cessate il fuoco, la rimozione dell'assedio di Gaza, l'invio di aiuti umanitari e la sicurezza dei palestinesi.
"Abbiamo sfondato il fronte di Hamas nel nord di Gaza", ha detto il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari. E ha aggiunto che il capo di Stato maggiore dell'esercito Herzi Halevi ha approvato i piani per la continuazione della guerra.
Un ampio cessate il fuoco generale adesso a Gaza non è la giusta risposta. Lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americano John Kirby, incalzato dai reporter durante un briefing a bordo dell'Air Force One.
Kirby ha anche affermato che gli Stati Uniti non sostengono una dislocazione permanente di abitanti di Gaza fuori della Striscia e che gli Usa credono che Hamas non possa rappresentare il futuro governo di Gaza.
Blinken sia in Israele che in Giordania
Intanto il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller ha reso noto che il segretario di Stato Antony Blinken, che sarà in Israele venerdì, effettuerà uno stop anche in Giordania.
Per il rilascio degli ostaggi è necessario "un cessate il fuoco" nella Striscia di Gaza. Lo ha detto - citato dai media - il capo di Hamas Ismail Haniyeh, aggiungendo di aver informato in questo senso i mediatori dei negoziati.
Secondo Haniyeh, gli ostaggi israeliani nella Striscia sono sottoposti alla "stessa morte e trattamento" che affrontano i palestinesi. Il capo di Hamas ha poi detto ai mediatori che "il massacro" deve finire ed ha fatto appello alla gente di continuare a protestare.
"Libertà e indipendenza per i palestinesi"
L'attentato del 7 ottobre, , ha ancora affermato Haniyeh, è stata una reazione alle politiche del governo Netanyahu. Il capo dei miliziani ha accusato Israele di commettere "barbari massacri contro civili disarmati", aggiungendo che "la loro malvagità non li salverà da una clamorosa sconfitta". Ha poi affermato che non ci sarà stabilità regionale senza "libertà e indipendenza" per i palestinesi.
La situazione in Medio Oriente è critica: il Consiglio federale chiede al Parlamento fondi supplementari pari a 90 milioni di franchi per fornire aiuto umanitario d'emergenza nella regione e ribadisce la necessità di rispettare il diritto internazionale umanitario.
In una conferenza stampa al termine dell'odierna seduta dell'esecutivo, il consigliere federale Ignazio Cassis ha precisato che le conseguenze umanitarie del conflitto armato in Medio Oriente sono drammatiche in Israele, nel Territorio palestinese occupato e nei Paesi limitrofi coinvolti. "Tenuto conto della situazione umanitaria estremamente preoccupante, il Consiglio federale propone di stanziare ulteriori aiuti per la regione pari a 90 milioni di franchi".
Le risorse saranno destinate principalmente al Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, alle Nazioni Unite e alle ONG svizzere e internazionali attive. Queste organizzazioni offriranno riparo e protezione alle persone colpite e forniranno loro alimenti di base, medicinali e prodotti per l'igiene.
"Entrambe le parti coinvolte devono rispettare il diritto umanitario"
Il Consiglio federale sottolinea che entrambe le parti coinvolte nel conflitto hanno "il dovere di proteggere i civili e di rispettare il diritto internazionale umanitario. Le pause e le tregue umanitarie sono necessarie per garantire l'accesso agli aiuti e rispondere alle esigenze della popolazione.
"Israele ha il diritto di garantire la sua difesa e sicurezza"
Il Consiglio federale ha ribadito la sua condanna senza riserve agli attacchi terroristici commessi da Hamas dal 7 ottobre. L'Esecutivo riconosce il diritto di Israele di garantire la propria difesa e sicurezza, e ricorda che il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato da tutte le parti in conflitto.
Migliaia di vittime civili, milioni di sfollati
Dal 7 ottobre migliaia di civili hanno perso la vita. Secondo una stima compiuta a metà ottobre dalle Nazioni Unite, nella Striscia di Gaza vi sono 1,4 milioni di persone sfollate. Anche la Cisgiordania è colpita da forte instabilità.
Il Qatar ha raggiunto un accordo con Egitto, Israele e Hamas - in coordinamento con gli Stati Uniti - per la liberazione dalla Striscia di Gaza di ostaggi con doppia nazionalità e altri in gravi condizioni di salute. Lo riferiscono media panarabi citando fonti vicine ai negoziati in corso tra le parti.
Stranieri e feriti gravi via da Gaza attraverso il valico di Rafah
Quasi 90 palestinesi feriti e quasi 450 persone con doppia cittadinanza e stranieri hanno lasciato Gaza questa mattina per l'Egitto attraverso il valico di Rafah con l'Egitto. Palestinesi, persone con doppia cittadinanza e stranieri sono stati autorizzati a entrare nel terminal del valico intorno alle 8.45 ora svizzera.
In arrivo camion con aiuti umanitari
In parallelo dall'Egitto si vedono camion in ingresso, con aiuti umanitari destinati alla striscia di Gaza. Sul versante egiziano ci sono ambulanze pronte ad accogliere feriti palestinesi in uscita da Gaza.
Il valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto sarà aperto domani per i palestinesi feriti per ricevere aiuto in ospedali da campo in Egitto. Lo riferiscono fonti locali all'ANSA. L'autorità di frontiera palestinese - riporta Sky News - ha confermato che domani 81 cittadini di Gaza gravemente feriti potranno entrare in Egitto per essere curati.
Le autorità temono che il destino di molti israeliani classificati come dispersi rimarrà sconosciuto anche dopo la guerra: 40 sono ancora le persone di cui non si sa più nulla. Lo scrive "Haaretz" riferendo le stime di funzionari della Difesa. Al momento le autorità non hanno potuto determinare se le persone che mancano all'appello siano state rapite o uccise dai terroristi. I funzionari ritengono che molti dei dispersi siano stati assassinati.
"Nei prossimi giorni rilasceremo un certo numero di stranieri in linea con il nostro desiderio di non trattenerli a Gaza". Lo annuncia il portavoce di Hamas, Abu Obeida, attraverso i canali Telegram.
Obeida ha negato che l'esercito israeliano abbia liberato "alcun prigioniero detenuto da al-Qassam", in riferimento alla soldatessa Ori Magidish. Tuttavia, ha aggiunto il portavoce, "se questo evento è vero, potrebbe essere accaduto a singoli soggetti, compresi gli abitanti di Gaza che detengono prigionieri".
Nel campo profughi di Jabalya, Israele ha condotto oggi un attacco su vasta scala "contro un'infrastruttura terroristica che apparteneva al Battaglione centrale" di Hamas, impadronitisi di edifici civili. "Un grande numero di terroristi sono rimasti uccisi. Fra questi Ibrahim Biari, comandante del Battaglione centrale di Jabalya, responsabile dell'unità Nukhba" che ha condotto l'attacco omicida del 7 ottobre in Israele. Lo afferma il portavoce militare israeliano in un comunicato.
Biari, secondo l'esercito, era una figura di spicco nell'ala militare di Hamas. "La sua eliminazione è avvenuta nel contesto di un attacco su larga scala contro i terroristi e contro le loro infrastrutture".
"Questo attacco - prosegue il comunicato dell'esercito - ha danneggiato un centro di comando di Hamas, assieme con le sue capacità di gestire attività militari contro i soldati". L'attacco contro Biari ha provocato uno smottamento generale del terreno. "In conseguenza di quell'attacco - spiega l'esercito - un gran numero di terroristi sono stati uccisi. L'infrastruttura terroristica che si trovava sotto agli edifici civili, usata dai terroristi, è crollata dopo l'attacco".
Secondo i media israeliani almeno 50 membri di Hamas sono rimasti uccisi.
Il bombardamento israeliano sul campo profughi di Jabalya, nel nord della Striscia di Gaza, avrebbe provocato "centinaia di morti". Lo affermano fonti mediche locali, secondo le prime stime. Testimoni sul posto riferiscono che l'aviazione israeliana ha fatto ricorso ad una "cintura di fuoco", ossia ad un bombardamento serrato lungo un'intera striscia di edifici, "facendone crollare almeno una ventina".
Le squadre di soccorso stanno convergendo sul posto. Il ministero della sanità di Gaza, citato da al-Jazeera, parla di un bilancio di almeno 100 morti "destinato a crescere". Da parte sua il direttore della difesa civile di Gaza, Ahmad al-Kahlout, ha detto ai giornalisti davanti un ospedale di Khan Younis, nella Striscia, che "il campo profughi di Jabalya è stato completamente distrutto".
Dal 7 ottobre Hamas ha sparato dalla Striscia di Gaza verso Israele 8'000 razzi e colpi di mortaio. Lo ha riferito il centro israeliano Meir Amit d'informazione d'intelligence e terrorismo, aggiungendo che "il 10% dei lanci sono stati difettosi".
Le percentuali di successo dei sistemi di difesa Iron Dome risalgono invece ai primi giorni di guerra, dopo i quali le forze israeliane hanno preferito "non fornire informazioni utili al nemico". Fra il 7 e il 12 ottobre, secondo il centro Amit, sono stati lanciati 5'750 razzi: Iron Dome ne ha intercettati 590, e 100 hanno colpito obiettivi. Gli altri sono caduti in zone disabitate.
Sono saliti a 8'525 i morti nella Striscia di Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità di Hamas. Di questi 3'542 sono minori. Secondo il ministero, tra le vittime registrate dal 7 ottobre ci sono anche 2187 donne. Il rapporto precedente pubblicato ieri riportava 8306 morti.
Sono circa 80 i camion in ingresso oggi a Gaza dal valico di Rafah. Lo ha fatto sapere il ministero della Difesa israeliano segnalando che in questo modo aumenteranno in modo considerevole gli aiuti. Da lunedì scorso Israele ha consentito l'ingresso a un totale di 144 camion con cibo, acqua e medicine.
È salito a 240 il numero degli ostaggi rapiti da Hamas. Lo ha detto il portavoce militare, secondo cui gli aggiornamenti continui "sono dovuti alla difficoltà di identificare quanti non sono cittadini di Israele".
"Gaza è l'inferno in terra, salvare l'umanità dall'inferno oggi significa per l'Onu salvare i palestinesi a Gaza. Virtualmente tutta la nostra gente nella Striscia è senza casa, sfollata, e non sono sicuri in nessun posto". Lo ha detto l'ambasciatore palestinese all'Onu Riyad Mansour parlando alla riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza. "Quanti altri giorni aspetterete per dire basta? Per riconoscere che è una guerra contro i nostri bambini mentre voi siete ancora paralizzati?", ha chiesto. "L'Assemblea Generale ha chiesto una tregua umanitaria e deve accadere subito", ha aggiunto accusando il Cds di non agire.
"I terroristi di Hamas sono i nazisti di oggi"
Gilad Erdan, l'ambasciatore israeliano all'Onu, ha dal canto suo sottolineato che i terroristi di "Hamas sono i nazisti dei giorni moderni. L'unica soluzione che Hamas vuole è la soluzione finale, l'eliminazione degli ebrei. La brutalità dei selvaggi nazisti di Hamas non è l'unica similitudine con i nazisti" durante la seconda guerra mondiale, "Hamas vuole sterminare gli ebrei come i nazisti", ha aggiunto: "come per la salita al potere del nazismo, il mondo tace". L'ambasciatore israeliano all'Onu ha poi chiesto: "perchè i bisogni umanitari di Gaza sono l'unica questione su cui vi concentrate? Dov'è la voce di questo Consiglio?". Sottolineando che "i nazisti di Hamas hanno passato gli ultimi 16 anni a governare Gaza" e "chiedere un cessate il fuoco vuol dire legare le mani di Israele e permettere ad Hamas di continuare a governare Gaza". Gilad Erdan, e il resto della delegazione, durante il suo discorso alla riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza hanno indossato sul petto la stella gialla a sei punte con la scritta "never again", "mai più". Continuando a paragonare Hamas ai nazisti, l'ambasciatore ha aggiunto: "La differenza tra il 1939 e oggi è che abbiamo uno stato forte e un esercito e ci difenderemo".
La direttrice esecutiva del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef), Catherine Russell, ha dichiarato oggi al Consiglio di sicurezza dell'Onu che a Gaza l'acqua pulita si sta rapidamente esaurendo. "C'è solo un impianto di desalinizzazione in funzione e solo al 5% della capacità, mentre tutti e sei gli impianti di trattamento delle acque reflue di Gaza sono ora non operativi a causa della mancanza di carburante o energia elettrica", ha affermato le Russell. "La mancanza di acqua pulita e di servizi igienico-sanitari sicuri è sul punto di diventare una catastrofe", ha sottolineato avvertendo come "a meno che l'accesso all'acqua pulita non venga ripristinato urgentemente, sempre più civili, compresi i bambini, si ammaleranno o moriranno di disidratazione o di malattie trasmesse dall'acqua".
Nella città meridionale di Rafah almeno 27 persone sono morte in due diversi attacchi contro edifici residenziali, riporta l'agenzia di stampa Wafa. Altre 18 persone hanno perso la vita in un bombardamento sulla zona di Al Zawaida e sette nel quartiere di Al Zaytoun. Tre persone tra cui un bimbo di 6 anni sono rimaste uccise in un altro raid nella parte settentrionale della Striscia. Secondo la Wafa, il numero delle vittime è destinato ad aumentare e diverse persone sono ancora intrappolate tra le macerie degli edifici bombardati.
Hamas ribadisce di essere pronta a concludere un accordo sullo scambio di prigionieri con Israele. Lo ha detto ad Al Jazeera il portavoce del gruppo islamista palestinese Hazem Kasem. Kasem afferma che Hamas sarebbe disposta a rilasciare tutti i prigionieri da essa detenuti in cambio di tutti quelli detenuti da Israele. Il portavoce dei miliziani ha inoltre osservato che Hamas spera di "affrontare la battaglia attuale, contando sulle proprie forze e sulla capacità di resistenza del popolo palestinese".
"I terribili attacchi di Hamas in Israele il 7 ottobre sono stati scioccanti. Gli incessanti bombardamenti delle forze israeliane sulla Striscia di Gaza sono scioccanti. Il livello di distruzione non ha precedenti e la tragedia umana che si svolge sotto i nostri occhi è insopportabile". Lo ha detto al Consiglio di Sicurezza il commissario generale dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) Philippe Lazzarini.
"Sono molto preoccupato per la potenziale propagazione di questo conflitto oltre Gaza, a meno che non venga applicato quanto segue - ha aggiunto Lazzarini al Consiglio di Sicurezza - In primo luogo, deve esserci una stretta aderenza al diritto internazionale umanitario, questa non è un'opzione, è un obbligo. In secondo luogo abbiamo bisogno di un flusso sicuro, senza ostacoli, sostanziale e continuo di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e attraverso di essa, per questo serve un cessate il fuoco umanitario immediato. Infine, l'Unrwa ha ancora bisogno di fondi".
"Ogni Paese civile dovrebbe stare dalla parte di Israele e richiedere il rilascio degli ostaggi a parte di Hamas senza condizioni, Israele non cesserà il fuoco": lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in conferenza stampa.
Una soldatessa israeliana rapita lo scorso 7 ottobre è stata liberata dall'esercito israeliano con un'operazione terrestre. Lo annuncia il portavoce militare.
La soldatessa, secondo il portavoce militare e lo Shin Bet, si chiama Ori Magidish ed è in condizioni mediche buone. È già stata messa in contatto con la famiglia. "L'esercito e lo Shin Bet - hanno aggiunto - faranno ogni sforzo per liberare anche altri ostaggi". La soldatessa era una delle vedette messa a guardia del kibbutz di Nahal Oz.
L'operazione con cui la corsa notte è stata liberata non è avvenuta casualmente, ma è stata progettata per alcuni giorni dopo che lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno aveva ottenuto informazioni sul suo luogo di prigionia a Gaza. Lo riferiscono i media secondo cui le forze israeliane (esercito e Shin Bet assieme) sono riuscite a sorprendere i rapitori e a riportarla indenne in Israele.
All'operazione - secondo la televisione commerciale Canale 13 - hanno preso parte ''decine di agenti dello Shin Bet, se non centinaia''. Il blitz è stato reso possibile - ha aggiunto - dalla presenza all'interno di Gaza delle forze dell'esercito israeliano. ''C'è da ritenere che i rapitori abbiano opposto resistenza'', ha detto la televisione pubblica Kan, restando nei limiti concessi dalla censura militare. Le forze israeliane non hanno avuto perdite.
Il luogo in cui Megidish si trovava, da sola, non e' stato reso noto. Secondo alcuni commentatori e' probabile che non tutti i 239 ostaggi siano tenuti a Gaza nello stesso posto.
"Le condizioni sul terreno stanno peggiorando, la violenza sta aumentando anche in Cisgiordania. Sebbene Israele abbia il diritto di difendersi, il diritto internazionale umanitario che regola le ostilità deve essere rispettato. Come ha affermato chiaramente il Consiglio europeo, l'Ue chiede pause umanitarie e un accesso umanitario continuo e senza ostacoli a Gaza. Questa richiesta deve essere ascoltata".
Lo scrive in un tweet l'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, dopo un colloquio telefonico con Philippe Lazzarini, commissario generale dell'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa).
"Siamo entrati nella terza fase della guerra con l'esercito che avanza in maniera misurata ma molto potente all'interno della Striscia". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu in apertura del consiglio dei ministri. "La prima fase - ha spiegato - era stata quella del contenimento, la seconda un martellamento dal cielo che continua ancora ed ora, invece, l'estensione della penetrazione via terra nella Striscia".
"La prima fase - ha spiegato - era stata quella del contenimento, la seconda un martellamento dal cielo che continua ancora ed ora, invece, l'estensione della penetrazione via terra nella Striscia".
''In parallelo - ha detto ancora Netanyahu - noi continuiamo gli sforzi per liberare gli ostaggi, anche nel corso della manovra terrestre. Proprio quella manovra - ha aggiunto - crea possibilità di ottenere la liberazione e noi non ce la lasceremo sfuggire''.
Il premier ha infine lanciato un nuovo monito agli Hezbollah che da settimane sono impegnati in attacchi costanti contro l'alta Galilea. ''Voglio dire agli Hezbollah: voi farete l'errore della vostra vita se deciderete di entrare in pieno nel conflitto. Voi subirete - ha precisato Netanyahu - un colpo che non vi potete nemmeno immaginare''.
"Mi rivolgo a Yelena Tropanov, Danielle Alloni e Rimon Kirscht che sono state rapite da Hamas-Isis in quello che è un crimine di guerra: io vi abbraccio, il nostro cuore è con voi. Vi abbraccio". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu rivolgendosi alle tre donne mostrate nel video di Hamas e che nomina. "Facciamo tutto il possibile per riportare a casa gli ostaggi e i dispersi", ha aggiunto.
Il video
Nel breve video gli ostaggi si scagliano contro il primo ministro israeliano, accusato di essere il motivo, con i suoi raid contro Gaza, per il quale si trovano ancora in cattività.
Le tv israeliane non mostrano il video
Le reti televisive nazionali israeliane si astengono per ora dal rilanciare il video prodotto da Hamas che mostra un appello accorato a Netanyahu di tre donne tenute in ostaggio a Gaza. ''Si tratta di guerra psicologica di Hamas e dunque non è opportuno rilanciarla'', ha osservato un giornalista delle televisione pubblica Kan. Le emittenti, finora, mostrano solo una inquadratura delle tre donne, accompagnata da un testo informativo di spiegazione.
L'esercito israeliano sta continuando ad aumentare le operazioni combinate terra-mare- aria. Nelle ultime ore - ha aggiornato il portavoce militare - i soldati in combattimenti contro Hamas dentro Gaza hanno sventato "tentativi di attacchi da parte di numerose cellule terroristiche che cercavano di colpire le truppe". Inoltre - ha aggiunto - sono stati eliminati 4 alti esponenti militari di Hamas. L'esercito ha anche fornito le identità degli operativi di spicco di Hamas uccisi nelle ultime ore. Si tratta di: Jamil Baba, comandante della forza navale nella Brigate centrale; di Muhammad Safadi, comandante dell'unità missili anti tank del Battaglione Tuffah; di Muwaman Hijazi, un operativo di spicco anche lui dell'unità dei missili anti tank e di Muhammad Awdallah, un senior nel dipartimento produzione di Hamas.
Sono saliti a 8.306 i morti nella Striscia di Gaza, 3.457 sono "bambini". Ne dà notizia il ministero della Sanità di Hamas, come riporta Sky News. Secondo le autorità sanitarie di Hamas, sono 2136 le donne morte negli attacchi israeliani. I feriti sono oltre 21'000. Gli ospedali colpiti e ormai inagibili sono 25.
I carri armati israeliani che in mattinata avevano raggiunto l'arteria centrale di Gaza, la Sallah-a-din si sono ritirati. Lo hanno detto all'ANSA fonti sul posto secondo cui il traffico automobilistico sta adesso riprendendo.
"Purtroppo ieri abbiamo ricevuto la notizia che mia figlia non è più in vita". Lo ha detto a Rtl la madre di Shani Louk, la 22enne tedesca-israeliana rapita da Hamas e riconosciuta in un video in cui i terroristi la trasportavano inerme e seminuda su una jeep. Lo riporta Bild, che cita anche una conferma della sorella della giovane. Nelle scorse settimane era emerso che Shani fosse ancora viva ma "gravemente ferita" in un ospedale di Gaza. La famiglia aveva fatto diversi appelli di aiuto al governo tedesco. Il 7 ottobre Shani Louk stava partecipando al rave musicale attaccato dai terroristi di Hamas.
La madre di Shani Louk avrebbe ricevuto dall'esercito israeliano la conferma della morte della figlia. Secondo quanto dichiara la sorella della ragazza, sentita da Bild, non sarebbe stato ancora rinvenuto il cadavere della ragazza. Ci sarebbero però prove tramite il Dna di un osso del cranio. La famiglia aveva fornito il Dna della ragazza già da tempo, per eventuali riscontri. La madre della giovane ipotizza ora che Shani sia stata uccisa lo stesso 7 ottobre, con un colpo d'arma da fuoco alla testa.
Truppe israeliane stanno avanzando verso Gaza City e sono in vista della città. Lo riportano fonti locali secondo cui le truppe stanno colpendo Sallah-a-din, l'arteria principale che attraverso l'intera striscia di Gaza. Secondo testimoni sul posto militari israeliani sarebbero entrati nella parte orientale del rione Sajaya.
Le truppe israeliane continuano ad aumentare le operazioni all'interno della Striscia di Gaza. Lo ha fatto sapere il portavoce . Stando a quanto riferito da lui, durante la notte "sono stati uccise dozzine di terroristi che si erano barricati in edifici e tunnel tentando di attaccare i soldati". In uno scontro - ha aggiunto - un velivolo, indirizzato dalle truppe di terra ha colpito un luogo di addestramento all'interno di un palazzo con oltre 20 terroristi di Hamas". Negli ultimo giorni sono stati oltre 600 gli obiettivi colpiti. Tra gli obiettivi colpiti - ha sottolineato il portavoce - "depositi di armi, dozzine di postazioni di lancio di missili anti tank, nascondigli sotterranei e luoghi di addestramento usati da Hamas". La notte scorsa - ha aggiunto - le truppe hanno identificato "terroristi armati e un sito di lancio di missili antitank nell'area dell'Università Al-Azhar e quindi indirizzato un jet da combattimento che li ha colpiti".
Sessanta persone sospettate di aver partecipato all'assalto antisemita di ieri in un aeroporto del Daghestan sono state arrestate. Lo riportano le autorità russe, specificando che nove agenti di polizia sono rimasti feriti negli scontri. "Sono stati identificati più di 150 partecipanti attivi ai disordini e sessanta di loro sono stati arrestati", ha dichiarato in un comunicato il servizio stampa del Ministero degli Interni russo precisando che due agenti sono stati ricoverati in ospedale.
Aerei da combattimento israeliani hanno colpito una serie di siti nel sud della Siria in risposta al lancio di razzi di ieri sera dalle alture del Golan verso il territorio dello Stato ebraico. Lo ha annunciato l'esercito di Israele sul suo account X. L'aeronautica israeliana ha colpito postazioni dell'esercito siriano nel governatorato meridionale di Deraa, secondo l'agenzia di stampa Sana. Nell'attacco sono state danneggiate due strutture militari, secondo Damasco.
Dopo l'irruzione di una folla di palestinesi nei magazzini dell'Unrwa a Deir el-Balah (a sud di Gaza City), la polizia di Hamas è intervenuta ed ha effettuato numerosi arresti. Fonti locali hanno riferito all'agenzia italiana ANSA che la polizia è riuscita a recuperare buona parte delle quantità saccheggiate. Con questa mossa i fornai - che avevano minacciato di chiudere i loro esercizi dopo essere stati vittime di episodi di violenza - hanno assicurato che domani produrranno pane per la popolazione a condizione che la polizia garantisca loro protezione.
"Il numero di bambini uccisi a Gaza, in sole tre settimane, ha superato il numero di quelli che ogni anno hanno perso la vita nelle zone di conflitto del mondo dopo il 2019": questo l'allarme lanciato da Save the Children, l'organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro.
I numeri dell'orrore
"Secondo i dati diffusi rispettivamente dai ministeri della Sanità di Gaza e Israele, dal 7 ottobre, sono stati segnalati più di 3.257 bambini uccisi, di cui almeno 3'195 a Gaza, 33 in Cisgiordania e 29 in Israele. Il numero di bambini uccisi in sole tre settimane a Gaza - sottolinea Save the Children in una nota - è superiore al numero di bambini uccisi in conflitti armati a livello globale in più di 20 Paesi nel corso di un intero anno, negli ultimi tre anni".
Più del 40% delle persone uccise a Gaza sono bambini
"I bambini - prosegue la nota - rappresentano più del 40% delle 7.703 persone uccise a Gaza e più di un terzo di tutte le vittime nei Territori palestinesi occupati e in Israele. Il bilancio delle vittime è probabilmente molto più alto, poiché ad essi si potrebbero aggiungere circa 1.000 bambini dispersi a Gaza che si presume siano sepolti sotto le macerie. In seguito all'annuncio di venerdì di operazioni di terra estese nella Striscia di Gaza da parte delle forze israeliane, Save the Children sottolinea come tutto questo non potrà che causare altri morti, feriti e sofferenze, e continua a chiedere un cessate il fuoco immediato".
"Durante il mio ultimo turno all'ospedale di Shifa, la maggior parte dei pazienti che hanno raggiunto l'ospedale sono morti, alcuni con ustioni, altri con traumi". E' quanto afferma oggi Ahmad Abu Yassin, un anestesista che lavora all'ospedale Al-Shifa per Medici senza frontiere (Msf) e il ministero della Salute a Gaza City.
L'assistenza postoperatoria in ospedale "è molto limitata poiché lavoriamo oltre le nostre capacità - dice ancora il medico - Non abbiamo la possibilità di isolare i pazienti con ferite infette. Sono preoccupato per il rischio di resistenza batterica e infezioni. Per l'équipe di anestesia le cose sono ancora molto difficili a causa della lunga durata degli interventi e della mancanza di attrezzature. Le équipe mediche sono esauste mentalmente e fisicamente, ma dobbiamo essere forti per concentrarci e continuare a salvare vite umane".
C'è un elevato rischio che la guerra si allarghi ad altre parti del Medio Oriente. Lo afferma il consigliere alla Sicurezza Nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan in un'intervista a Abc, sottolineando che gli Stati Uniti risponderanno ancora se attaccati da gruppi di miliziani legati all'Iran.
"Se saremo attaccati ancora, risponderemo ancora. Restiamo vigili perché vediamo elevate minacce alle nostre forze nell'area e un elevato rischio che questo conflitto si allarghi ad altre aree della regione", mette in evidenza Sullivan.
Israele ha riaperto la seconda delle tre condutture idriche che forniscono l'acqua alla Striscia di Gaza, garantendo un totale di 28,5 milioni di litri al giorno, circa la metà delle forniture precedenti alla guerra. Lo annuncia l'ente del governo israeliano per i territori palestinesi (Cogat), citato dai media.
Il Cogat ha indicato che ora ci sono acqua e cibo sufficienti per soddisfare le esigenze umanitarie di Gaza e che Hamas sta distribuendo carburante agli ospedali della Striscia per mantenerli operativi con generatori diesel, usati in parte anche per i suoi centri di comando costruiti sotto quelle strutture sanitarie.
"A Gaza si lascino spazi per garantire gli aiuti umanitari e siano liberati subito gli ostaggi. Nessuno abbandoni la possibilità di fermare le armi". Lo ha detto papa Francesco all'Angelus. "Cessate il fuoco! Cessate il fuoco! Fermatevi, fratelli e sorelle. La guerra sempre è una sconfitta", ha quindi invocato.
"I crimini del regime sionista hanno oltrepassato la linea rossa, ciò potrebbe costringere tutti ad agire. Washington ci chiede di non fare nulla, ma continuano a dare ampio sostegno a Israele", scrive sul suo account della rete sociale X (ex Twitter) il presidente iraniano Ebrahim Raisi.
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha messo in guardia oggi contro il collasso dell'ordine pubblico a Gaza dopo il saccheggio di diversi magazzini e centri di distribuzione di aiuti alimentari che gestisce nella Striscia.
"Migliaia di persone sono entrate in diversi magazzini e centri di distribuzione dell'Unrwa nella Striscia di Gaza centrale e meridionale", ha affermato l'agenzia dell'Onu in un comunicato. "È un segnale preoccupante che l'ordine pubblico sta iniziando a crollare dopo tre settimane di guerra e un rigido assedio a Gaza", viene sottolineato nella nota.
Il ministero della sanità di Hamas ha dichiarato che più di 8mila persone sono state uccise nella Striscia di Gaza dall'inizio della guerra con Israele: "Il bilancio delle vittime legate all'aggressione israeliana supera gli 8mila morti, metà dei quali sono bambini", ha riferito il ministero la scorsa notte.
Israele espande le operazioni: colpiti 450 obiettivi di Hamas
L'esercito israeliano ha confermato che sta continuando ad allargare le operazioni di terra nella Striscia di Gaza. Nelle ultime 24 ore - ha fatto sapere il portavoce militare - sono stati colpiti oltre 450 obiettivi del "terrore di Hamas, inclusi centri di comando operativi, posti di osservazione e luoghi di lancio di missili anti carro armato". Nell'ambito dell'espansione delle attività di terra - ha continuato - "forze di combattimento combinate hanno colpito cellule terroristiche che tentavano di attaccare i soldati". La notte scorsa sono stati feriti un ufficiale e un soldato: a quanto risulta i primi durante questa operazione.
"I civili devono spostarsi a sud di Gaza"
Dal canto suo, il portavoce dell'esercito israeliano, generale di brigata Daniel Hagari, ha indicato che "gli sforzi umanitari a Gaza, guidati dall'Egitto e dagli Stati Uniti, saranno ampliati" oggi. Hagari ha aggiunto che "gli abitanti di Gaza sono stati avvertiti per più di due settimane, attraverso diversi mezzi di comunicazione: devono stare lontani dagli avamposti appartenenti ad Hamas. Questo avvertimento oggi viene rilanciato: i civili nel nord di Gaza e nella città di Gaza dovrebbero temporaneamente spostarsi a sud in un luogo più sicuro, dove possono ottenere acqua, cibo e medicinali".
Internet e telefoni di nuovo in funzione
Le comunicazioni telefoniche e Internet a Gaza sono gradualmente tornati a funzionare. Lo scrive - come riporta il sito Ynet - l'agenzia Reuters, secondo cui i media palestinesi hanno riferito che le linee telefoniche e il web nella Striscia di Gaza stanno riprendendo a funzionare.
Violenze anche in Cisgiordania
Intanto un palestinese è stato ucciso in scontri con l'esercito israeliano nel campo profughi di Askar, vicino a Nablus in Cisgiordania. Lo hanno riferito, citate dall'agenzia di stampa palestinese Wafa, fonti mediche spiegando che il 25enne "è morto per una ferita grave al torace" e che ci sono anche altri dieci feriti. Incidenti e scontri sono stati poi segnalati a Tammun, vicino a Nablus, e a Jenin, nel nord della Cisgiordania.
Il premier Benyamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di stato maggiore Herzy Halevi faranno una dichiarazione alla stampa questa sera. Per la prima volta dall'inizio della guerra, quella di Netanyahu, Gallant e Halevi sarà una vera e propria conferenza stampa con le domande da parte dei giornalisti.
Gaza City è un campo di battaglia
"Gli obiettivi di questa guerra richiedono una operazione di terra" ha intanto precisato capo di stato maggiore israeliano, secondo cui "i migliori soldati stanno operando adesso a Gaza". La regione di Gaza City "è diventata un campo di battaglia. I rifugi nel nord e nell'intero governatorato di Gaza City non sono sicuri". E' l'avvertimento lanciato dall'esercito israeliano ai civili palestinesi attraverso dei volantini, in cui si chiede ai residenti di "andarsene immediatamente" verso sud. "Bisogna partire subito verso le zone a sud del Wadi Gaza", il fiume che attraversa il territorio da est a ovest". Nel frattempo sirene di allarme anti razzi da Gaza sono risuonate da poco a Tel Aviv e nella zona centrale di Israele mandando la gente nei rifugi. Lo ha constatato l'agenzia di stampa italiana ANSA sul posto. In aria si sono sentite numerose esplosioni causate dall'intercettazione dei razzi da parte dell'Iron Dome.
Trattazione sul rilascio dei prigionieri
Intanto, Hamas chiede il rilascio dei detenuti palestinesi in cambio del rilascio degli ostaggi israeliani. "ll prezzo da pagare per il gran numero di ostaggi nemici nelle nostre mani è svuotare le carceri di tutti i detenuti palestinesi", ha detto il portavoce di Hamas, Abu Obeida, su Telegram.
Dal canto suo, il ministro degli esteri Eli Cohen ha ordinato il rientro dei diplomatici israeliani dalla Turchia "alla luce delle dure dichiarazioni delle autorità turche" sulla guerra a Gaza. Il richiamo - ha spiegato Cohen su X - è "per condurre una rivalutazione delle relazioni Israele-Turchia".
Il presidente turco Erdogan ha chiesto a Israele di "mettere fine a questa follia" e di "fermare gli attacchi". Lo riferisce l'agenzia turca Anadolu. "I bombardamenti israeliani su Gaza si sono intensificati la scorsa notte e ancora una volta hanno preso di mira donne, bambini e civili innocenti e hanno peggiorato la crisi umanitaria in corso", ha detto Erdogan su X.
Sono proseguiti anche stanotte gli attacchi dell'esercito israeliano sulla striscia di Gaza. Secondo l'esercito di Tel Aviv, sono stati circa 150 gli obiettivi sotterranei di Hamas, tunnel compresi, colpiti dall'aviazione.
Si segnala anche un'incursione di forze israeliane nel territorio della striscia e di combattimenti fra soldati e miliziani di Hamas. Sempre secondo l'esercito israeliano, Hezbollah ha tentato di lanciare razzi verso il territorio israeliano, caduti però in Siria. I jet con la stella di Davide hanno risposto colpendo infrastrutture militari di Hezbollah in Libano.
Ucciso dirigente di Hamas, guidò l'attacco con i parapendii
Negli attacchi israeliani nella Striscia sarebbe rimasto ucciso il capo della formazione aerea di Hamas, Ezzam Abu Raffa. Costui era responsabile della gestione degli apparati Uav, dei droni, del rilevamento aereo, dei parapendii e della difesa aerea dell'organizzazione Hamas. Nell'ambito del suo incarico, ha preso parte alla pianificazione e all'esecuzione del massacro omicida negli insediamenti intorno a Gaza il 7 ottobre". Lo scrive su X l'Aeronautica Militare israeliana.
Almeno 29 giornalisti morti
Fra le numerose vittime colpite da Israele dall'inizio del conflitto figurano almeno 29 giornalisti. Lo Stato ebraico ha reso noto di non poter garantire la protezione di questi professionisti.
"Sto seguendo le notizie di queste ore, di questi giorni, ossessivamente. Conosco le popolazioni, conosco la popolazione israeliana e quella palestinese. Non soltanto perché ho amici fra loro, ma perché ho vissuto tra quella gente". A raccontarlo a Ticinonews è Gianluca Grossi, autore e reporter che nel 2002 si è trasferito a Gerusalemme -dove ha vissuto 7 anni - per raccontare dal fronte il conflitto israelo-palestinese.
"Credo di poter interpretare la loro rabbia, il loro dolore e il desiderio di vendetta. Quest'ultima è una parola difficile, ma fondamentale in quell'area. Nessuno negherà che la vendetta è centrale nelle relazioni tra israeliani e palestinesi, quando scorre il sangue. Osservare quello che sta succedendo mi provoca dolore, ma devo farlo perché voglio continuare a capire cosa succede e a raccontarlo. Voglio farlo, se possibile, anche sulla base della mia esperienza, raccontando a chi è interessato, quello che ho da dire".
I pensieri di palestinesi e israeliani
"Sono in contatto con degli amici che vivono in quelle zone. Qualche sera fa -continua Grossi- ho sentito un mio amico palestinese che vive della sua attività turistica. È un ragazzo con una famiglia, con una responsabilità, ed ha ottime relazioni con gli israeliani. Lui chiede una solo cosa: che si fermi tutta la violenza e che si ricominci da zero. Sostiene di essere disposto a vivere in uno stato palestinese completamente disarmato, basta che abbia la chiave per uscire ed entrare quando vuole. Da parte israeliana, invece, "credo si stia vivendo un mondo di profondissima realizzazione di quanto il problema palestinese sia stato rimosso, in termini psicologici. Con questa violenza terrificante, con questo massacro, gli israeliani hanno capito di aver pensat di poter dimenticare un problema che improvvisamente è esploso nelle loro mani".
"Era una polveriera"
"Avevo percepito che la situazione fosse una polveriera, ma non in senso metaforico o un po' giornalistico: era realisticamente e oggettivamente una polveriera. Questa situazione, tuttavia, sembrava non interessare a nessuno perché in Occidente e in Europa eravamo concentrati sul conflitto in Ucraina. Pensavamo -sbagliando di grosso- che la questione israelo-palestinese si fosse auto sedata. Ci siamo sbagliato, e tanto".
Ci sarà una fine?
"Una cosa so per certo: c'è una ripetizione estenuante, purtroppo tragica. La gente, i civili, quindi gli innocenti, stanno pagando con la proprio vita. Penso che tutti, sia israeliani, sia palestinesi, vogliano che questa storia finisca. Il punto è arrivare a concedere ciò che rende possibile questa pace, da un lato come dall'altro. Anche se credo che Israele debba realisticamente concedere di più".
L'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania a nome degli Stati arabi che si concentra sulla tregua a Gaza, garantendo l'ingresso degli aiuti e impedendo lo sfollamento forzato. Il testo, che non ha valore vincolante, ha ottenuto 120 voti a favore, 14 contrari (tra cui gli Usa e Israele) e 45 astenuti. Per passare era richiesta la maggioranza dei due terzi presenti e votanti (gli astenuti non contano).
L'Assemblea Generale dell'Onu ha bocciato l'emendamento proposto dal Canada (con il sostegno degli Usa) alla risoluzione sulla tregua a Gaza. L'emendamento condannava "inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas" del 7 ottobre in Israele e chiedeva il "rilascio immediato e incondizionato" degli ostaggi. A favore hanno votato 88 paesi, contro 55 e 23 si sono astenuti. Per passare serviva la maggioranza dei due terzi presenti e votanti (le astensioni non contano).
"Questo è il momento delle armi". Così Hamas ha lanciato "un appello urgente al nostro popolo in Cisgiordania" a prendere le armi contro Israele.
Hamas ammette si essere rimasta sorpresa dalla risposta muscolare americana all'attacco a Israele. "Una risposta israeliana? Sì, ce l'aspettavamo. Non ci aspettavamo questa risposta dall'America". Lo ha detto al Financial Times Ali Barakeh, componente della leadership politica di Hamas in esilio. "Quello a cui stiamo assistendo è l'ingresso negli Usa nella battaglia e su questo non contavamo", ha aggiunto Barakek. L'attacco di Hamas "non avrebbe avuto successo senza l'aiuto dei nostri alleati Iran e Hezbollah", ha osservato precisando comunque che nessuno al di là dell'ala militare di Hamas sapeva dell'attacco.
Gli attacchi anti-Iran degli Stati Uniti in Siria hanno colpito depositi di munizioni. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza americana, John Kirby, sottolineando che l'amministrazione si aspetta che i raid abbiano un "impatto significativo" sui gruppi di militanti sostenuti da Teheran. "Lo scopo di questi attacchi era quello di avere un impatto significativo sulle future operazioni delle Guardie rivoluzionarie e dei gruppi di miliziani sostenuti dall'Iran", ha detto Kirby. "Hanno colpito le strutture di stoccaggio e i depositi di munizioni che sappiamo verranno utilizzati per sostenere il lavoro di questi gruppi di miliziani, in particolare in Siria", ha aggiunto il funzionario.
Le forze di terra dell'esercito israeliano stanno espandendo stasera i loro blitz all'interno della Striscia di Gaza insieme agli attacchi aerei. Lo ha riferito il portavoce militare Daniel Hagari, rinnovando l'appello ai residenti palestinesi di evacuare verso il sud della Striscia. "Le forze aeree stanno colpendo obiettivi sotterranei in modo molto significativo", ha aggiunto Hagari.
L'esercito israeliano ha cominciato a colpire pesantemente Gaza con artiglieria e raid massicci contro il campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia. Lo riferiscono i media israeliani.
Il comando centrale di Hamas è sotto e all'interno dell'ospedale Shifa di Gaza City, il più grande della Striscia. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari fornendo foto, video e registrazioni a sostegno di questa affermazione. "Hamas - ha detto - gestisce la guerra dagli ospedali e usa i civili come scudi umani".
L'esercito israeliano con carri armati e soldati - e l'appoggio dell'aviazione - è entrato di nuovo dentro la Striscia di Gaza per blitz limitati. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui sono stati colpiti operativi e postazioni di Hamas. Il blitz ha interessato la zona di Shujaiyya, sobborgo di Gaza City ben oltre la frontiera. Subito dopo, l'esercito è uscito dalla Striscia senza perdite.
Ucciso un comandante di Hamas
L'esercito israeliano ha ucciso la notte scorsa Madhath Mubashar, comandante del Battaglione occidentale Khan Younis di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui Madhath ha preso parte ad attacchi - con esplosivi e uso di cecchini - contro civili, comunità e soldati israeliani.
I blitz avvenuti nella notte
Durante la notte - secondo la stessa fonte sono stati colpiti oltre 250 obiettivi militari di Hamas nella Striscia, inclusi tunnel, decine di operativi, centri di comando operativi e siti di lancio di razzi. Il portavoce ha aggiunto anche che un drone militare è caduto nell'enclave palestinese per malfunzionamento. "Flotilla 13", un'unità della marina militare israeliana è sbarcata la notte scorsa nel sud della Striscia di Gaza ed ha distrutto infrastrutture terroristiche di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui l'obiettivo del blitz "mirato" era una base terroristica degli "uomini rana" di Hamas. Al termine dell'operazione, "Flotilla 13" è rientrata in Israele.
L'esercito israeliano con carri armati e soldati - e l'appoggio dell'aviazione - è entrato di nuovo dentro la Striscia di Gaza per blitz limitati. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui sono stati colpiti operativi e postazioni di Hamas. Il blitz ha interessato la zona di Shujaiyya, sobborgo di Gaza City ben oltre la frontiera. Subito dopo, l'esercito è uscito dalla Striscia senza perdite.
Ucciso il comandante del Battaglione occidentale Khan Younis di Hamas
L'esercito israeliano ha ucciso la notte scorsa Madhath Mubashar, comandante del Battaglione occidentale Khan Younis di Hamas. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui Madhath ha preso parte ad attacchi - con esplosivi e uso di cecchini - contro civili, comunità e soldati israeliani. Durante la notte - secondo la stessa fonte sono stati colpiti oltre 250 obiettivi militari di Hamas nella Striscia, inclusi tunnel, decine di operativi, centri di comando operativi e siti di lancio di razzi. Il portavoce ha aggiunto anche che un drone militare è caduto nell'enclave palestinese per malfunzionamento.
Circa 629'000 sfollati interni sono stati accolti nei siti dell'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi in tutta la Striscia di Gaza. È stata inoltre "confermata la morte" di 57 membri del suo staff a Gaza. Lo afferma l'organizzazione. La cifra è quasi tre volte la capacità dei rifugi, ha osservato l'agenzia nel suo ultimo aggiornamento. "Le attuali condizioni di sovraffollamento continuano a destare preoccupazione e rappresentano un rischio per la salute e la protezione", scrive l'Unrwa sul suo sito. L'agenzia ha affermato che le sue attuali scorte di carburante sono quasi completamente esaurite, mettendo a repentaglio servizi salvavita come la fornitura di acqua corrente, assistenza sanitaria e panifici.
"I servizi di base nel territorio palestinese si stanno sgretolando"
Le Nazioni Unite hanno poi ribadito che "molti altri (palestinesi) moriranno" a causa dell'assedio in corso da parte di Israele sulla Striscia di Gaza, affermando che i servizi di base nel territorio palestinese si stanno "sgretolando". "Mentre parliamo, la gente a Gaza sta morendo, non solo a causa delle bombe e degli attacchi, ma presto molti altri moriranno a causa delle conseguenze dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza", ha dichiarato Philippe Lazzarini, commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. "I servizi di base si stanno sgretolando, le medicine stanno finendo, il cibo e l'acqua stanno finendo, le strade di Gaza hanno iniziato a traboccare di liquami".
Gli attacchi degli Stati Uniti contro obiettivi sostenuti dall'Iran in Siria sono collegati alla guerra Israele-Gaza. Lo ha detto ad Al Jazeera Hassan Mneimneh, un esperto di Medio Oriente e Nord Africa presso il Middle East Institute di Washington DC, secondo cui i raid americani non possano essere considerati separati dalla guerra dello Stato ebraico in Medio Oriente. ''Ciò si inserisce nel contesto del sostegno degli Stati Uniti a Israele nella sua guerra contro Gaza e quindi non può essere distinto. Non può essere separato'', ha detto Mneimneh. ''Ciò di cui possiamo parlare è il fatto che abbiamo incertezza da parte di Washington riguardo le intenzioni di Teheran e, a sua volta, incertezza a Teheran riguardo alle intenzioni di Washington". "Se l'Iran è certo che questa guerra sta arrivando - ha aggiunto - allora potrebbero decidere di agire in anticipo, prima di essere annientati da Stati Uniti e Israele. Ma non siamo ancora arrivati a questo punto".
Jet militari americani, su ordine di Joe Biden, hanno attaccato in Siria gruppi di militanti sostenuti dall'Iran che avevano colpito truppe Usa nel Paese e in Iraq all'indomani degli attentati del 7 ottobre in Israele. Lo annuncia il Pentagono in una nota.
"Le prime 56 tonnellate di aiuti umanitari inviati attraverso l'Egitto" dall'Ue "sono state consegnate a Gaza". Lo ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al termine della prima giornata di lavori del vertice Ue. "I prossimi due voli sono previsti per oggi, venerdì, e ce ne saranno altri nei prossimi giorni", ha sottolineato von der Leyen, indicando la necessità che "gli aiuti umanitari" raggiungano "Gaza senza ostacoli e rapidamente". Sono dieci i camion di aiuti umanitari entrati a Gaza attraverso il valico di Rafah dall'Egitto. Lo riferiscono i media secondo cui gli aiuti consistono in acqua, cibo e medicine. Fino ad ora, secondo alcune stime, sono entrati complessivamente 84 camion di aiuti di vario genere, ma senza benzina.
Tre persone sono rimaste ferite - una delle quali in modo grave - durante gli scontri con le forze israeliane nella città di Jenin, in Cisgiordania. Lo comunica - come riporta Haaretz - la Mezzaluna Rossa. Secondo quanto riferito dai palestinesi, l'esercito israeliano sta conducendo operazioni di arresto su larga scala in tutta la Cisgiordania: molti militari sono entrati a Jenin e nell'adiacente campo profughi. Inoltre, sempre secondo quanto riferisce la Mezzaluna Rossa, una persona è rimasta ferita dal fuoco dell'esercito israeliano a Nablus.
Ieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu è stato chiaro: "Ci prepariamo all'ingresso a Gaza, non dirò come e quando. Ci sono considerazioni che non sono note al grande pubblico. La data dell'ingresso nella Striscia sarà decisa dal Gabinetto di guerra". Le parole sono state pronunciate nel corso del suo discorso alla nazionale. Di questo attacco se ne parla ormai da diversi giorni, ma ad oggi l'assalto non è ancora avvenuto. Dall'altra parte c'è Hamas, l'organizzazione che lo scorso 7 ottobre ha lanciato i razzi contro Israele, scatenando di fatto questo conflitto contro Israele. In mezzo ci sono i civili, sia palestinesi, sia israeliani. Cosa c'è dietro tutto questo? Per capirlo ne abbiamo parlato con il giornalista Stefano Piazza.
L'invasione di Gaza
Israele parla da giorni di un assalto via terra contro Gaza, ma sembra stia temporeggiando. "Dietro questo atteggiamento ci sono ragioni di carattere politico, ma anche strategico e organizzativo", ha spiegato Piazza. "A questo si aggiunge la questione degli ostaggi. Non era possibile organizzare un'invasione via terra in pochi giorni, sono azioni che vanno preparate. Ma c'è anche la questione della popolazione civile. Israele più volte ha detto agli abitanti di lasciare le aree a nord di Gaza, ma Hamas non lo permette, usando le persone come scudi umani. Per l'Organizzazione rappresentano una sorta di assicurazione sulla vita. Di conseguenza Netanyahu non può attaccare in modo indiscriminato. Credo che strategia israeliana sia quella di intervenire con azioni mirate che dureranno qualche ora, non riesco a immaginarmi qualcosa di diverso".
Chi c'è dietro Hamas
"Hamas è l'organizzazione terroristica più ricca al mondo. Spende il 5% dei soldi per la popolazione, mentre il restante 95% lo tiene per sé, per vivere in ville ed acquistare armi. Questi soldi arrivano da tutto il mondo, Svizzera compresa e sono costituiti anche da fondi in Bitcoin. Tra i maggiori finanziatori ci sono il Qatar e l'Iran, ma i soldi arrivano anche dal territorio europeo".
Centinaia di familiari degli ostaggi e delle persone scomparse nell'attacco di Hamas del 7 ottobre si sono radunati stasera a Tel Aviv per lanciare un messaggio al governo di Benyamin Netanyahu: "La nostra pazienza è finita: riportate indietro gli ostaggi, adesso! Chiediamo che il governo ci parli stasera e ci dica come intendono riportarli indietro. Stiamo intensificando la lotta, non aspettiamo più di essere guidati", ha detto Meirav Leshem Gonen, madre di una ragazza rapita, secondo quanto riportato dal Forum delle famiglie.
Hamas ha pubblicato un elenco di 6'747 nomi che sostiene essere le persone uccise nei raid israeliani a Gaza dopo il 7 ottobre. L'elenco è stato prodotto il giorno dopo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato di non credere alle cifre sul bilancio delle vittime fornite dalla fazione palestinese. L'elenco di 6'747 nomi specifica il sesso, l'età e i numeri di carta d'identità delle persone uccise. Il governo di Hamas afferma di essere in attesa della verifica dell'identità di altri 281 corpi.
"Hamas è un'organizzazione terroristica peggiore dell'Isis. Israele condanna l'invito di rappresentanti di Hamas a Mosca", considerandolo "un atto di sostegno al terrorismo che legittima le atrocità dei terroristi di Hamas. Chiediamo al governo russo di espellere immediatamente i terroristi di Hamas" dal suo territorio. Lo scrive su X il portavoce del ministero degli esteri israeliano Lior Haiat.
Si riaccende lo scontro al Consiglio europeo sulle conclusioni su Gaza. Secondo fonti diplomatiche informate "pochi paesi" al tavolo chiedono una formula più forte nelle conclusioni del vertice rispetto alle "pause umanitarie" e che si avvicini il più possibile alla richiesta di un "cessate il fuoco". Stando alle stesse fonti in mancanza di un accordo potrebbe saltare il capitolo delle conclusioni sul Medio Oriente.
L'esercito israeliano sta continuando in incursioni di terra "locali" dentro la Striscia e proseguirà, aumentandole di intensità, anche nei prossimi giorni. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari.
L'esercito israeliano rende noto di aver ucciso in un attacco aereo il vice capo dell'intelligence di Hamas, Shadi Barud, considerato il braccio destro del capo politico dell'organizzazione terroristica Yahya Sinwar. "Nel suo precedente ruolo di capo del Centro di controllo dell'unità operativa di Hamas, Barud ha pianificato il barbaro attacco del 7 ottobre insieme a Yahya Sinwar", riferisce l'esercito di Israele. Barud era stato in precedenza "comandante del battaglione di Hamas a Khan Yunis ed è stato responsabile della pianificazione di numerosi attacchi terroristici contro i civili israeliani. Successivamente, ha ricoperto diversi incarichi nell'intelligence militare di Hamas ed è stato responsabile della sicurezza delle informazioni. Fino ad oggi è stato responsabile dei rapporti di intelligence per Hamas", conclude l'esercito israeliano.
"Condanno l'attacco di Hamas contro Israele, la cui brutalità è inaccettabile e non ha spazio in questo mondo. Allo stesso modo, respingo l'attacco di civili indifesi a Gaza da parte di Israele. Il diritto di difendersi non deve e non può permettere un attacco di queste proporzioni, le regole di guerra impongono che i civili devono essere protetti a tutti i costi". Lo ha detto il presidente dell'Assemblea Generale dell'Onu Dennis Francis, aprendo la sessione speciale di emergenza dedicata alla crisi in Medio Oriente. Il diplomatico di Trinidad e Tobago ha chiesto lo stop delle ostilità e "l'immediata apertura di corridoi umanitari per gli aiuti a Gaza".
"Fermate le bombe e salvate le vite"
Da parte sua l'ambasciatore palestinese all'Onu Ryad Mansour, parlando con la voce rotta, ha lanciato un appello: "fermate le bombe e salvate vite. Le vite dei 2,3 milioni di civili a Gaza, le vite dei bambini, 3'000 bambini innocenti sono stati uccisi da Israele nelle ultime tre settimane". "È questa la guerra che alcuni di voi stanno difendendo? Questa guerra può essere difesa? Questi sono crimini, sono barbarie. Fermatela per le vite che ancora possono essere salvate".
"Quest'assemblea non ha nulla a che fare con la pace"
Mentre l'ambasciatore israeliano al Palazzo di Vetro, Gilad Erdan, ha sostenuto che questa sessione speciale di emergenza dell'Assemblea Generale dell'Onu "non ha nulla a che fare con la pace". "Questa guerra non ha nulla a che fare con i palestinesi, è una guerra contro i terroristi di Hamas. Hamas non si preoccupa dei palestinesi, ma ha il solo obiettivo di eliminare ogni ebreo dalla faccia della Terra", ha continuato, precisando che nessun film dell'orrore si può paragonare alla brutalità dell'attacco dei "mostri di Hamas".
Il portavoce dell'ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam, Abu Obeida ha affermato su Telegram che durante gli attacchi israeliani alla Striscia di Gaza sono stati uccisi circa 50 ostaggi.
Dopo che ieri Russia e Cina hanno messo il veto alla risoluzione americana in Consiglio di Sicurezza su Gaza, oggi la crisi in Medio Oriente arriva davanti all'Assemblea Generale dell'Onu che riapre la sessione di emergenza dedicata nelle ultime due occasioni all'Ucraina. I lavori inizieranno alle 16.00 ora svizzera.
L'obiettivo
I primi a prendere parola durante la riunione, nel corso della quale sono in programma oltre 100 interventi, sono Palestina (membro osservatore) e Israele, seguiti dalla Giordania, la quale ha presentato una bozza di risoluzione che si concentra sul cessate il fuoco immediato a Gaza, garantendo l'ingresso di grandi quantità di aiuti nella Striscia e impedendo lo sfollamento forzato. L'ambasciatore palestinese all'Onu Ryad Mansour ha spiegato che si aspetta un voto sul documento per domani pomeriggio, e parlando ai giornalisti, ha sottolineato come la paralisi del Consiglio di Sicurezza dimostri che i paesi arabi/musulmani e altri avevano ragione nel chiedere l'incontro dell'Assemblea Generale.
L'esercito israeliano ha ucciso in un attacco sulla Striscia il Comandante di Hamas responsabile del lancio di razzi della zona di Kahn Younis, Hassan Al-Abdullah. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Ieri era stato ucciso il suo vice Taysir Mubasher.
È salito a 22 morti e oltre 100 feriti il bilancio del raid israeliano su Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferisce l'agenzia palestinese Wafa. Fonti palestinesi segnalano inoltre che è stato bombardato anche il sobborgo di Zwaida, vicino a Deir al Balah nella parte centrale della Striscia, dove tra le vittime ci sono anche la giornalista palestinese Duaa Sharaf, di Al Aqsa radio (la radio di Hamas) e suo figlio.
L'ambasciatore palestinese all'Onu ha condannato a Ginevra la volontà del Consiglio federale di aggiungere Hamas alla lista dei terroristi, così come la decisione di sospendere l'aiuto ad alcune ONG palestinesi. Ha aggiunto, oggi, che la Svizzera dovrebbe considerare il premier d'Israele Benjamin Netanyahu un terrorista. "La Svizzera ha relazioni con Hamas e questa non è un'organizzazione terroristica", ha dichiarato Ibrahim Khraishi ai corrispondenti accreditati presso l'Onu a Ginevra. A suo avviso, il gruppo islamista fa parte della società palestinese. Ha poi aggiunto che la Confederazione e altri Paesi dovrebbero inserire il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich, quello della sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir e Netanyahu in una lista di terroristi.
Le accuse verso Biden e Netanyahu
Khraishi ha inoltre accusato il capo del governo israeliano e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden di "bugie", in particolare sulle decapitazioni di decine di bambini da parte di Hamas. "Nessuno può immaginarlo", "si vergognino tutti", ha ribadito, prendendo di mira le dichiarazioni americane e dicendosi pronto a condannare le azioni del gruppo islamista qualora gli occidentali deplorino la morte dei civili palestinesi. Secondo lui, quasi 7000 di essi sono stati uccisi nelle ultime due settimane.
"La Svizzera si è espressa in modo equo e accettabile"
L'ambasciatore palestinese si è detto "sorpreso" dall'annuncio di ieri del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di sospendere gli aiuti a sei ONG palestinesi e ha dichiarato che la prossima settimana si recherà a Berna per incontrare il consigliere federale Ignazio Cassis, in quanto è convinto del fatto che la Svizzera possa ancora svolgere il ruolo di paciere nel conflitto in Medio Oriente. Khraishi ha poi ribadito che, in seno al Consiglio di sicurezza dell'Onu, "la Svizzera si è espressa in modo equo e accettabile", cosa che dovrebbe fare con gli altri membri. Ha anche lanciato un appello al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) per sbloccare la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza.
"Bisogna spingere per un cessate il fuoco"
L'ambasciatore della Palestina ha infine denunciato un doppio standard nelle condanne occidentali, che hanno attaccato la Russia ma si sono rifiutate di colpire gli abusi israeliani in corso. In relazione alle accuse di "incitamento al genocidio", di crimini contro l'umanità e quelli di guerra contro il governo israeliano, ha ribadito che i palestinesi non devono lasciare la striscia di Gaza, pena l'impossibilità di tornare. Alla domanda sulla fattibilità di una soluzione a due Stati, ha spiegato che questo scenario non è mai stato "la scelta" dei palestinesi. La comunità internazionale deve soprattutto spingere per un cessate il fuoco e per l'apertura delle frontiere per gli aiuti a Gaza, ha continuato l'ambasciatore.
Il ministero della Sanità di Hamas ha reso noto che che il bilancio delle vittime della guerra di Gaza ha supera i 7'000 morti.
Una salva di razzi è stata lanciata poco fa verso il centro di Israele e nella zona grande di Tel Aviv. Lo ha fatto sapere l'esercito. In aria si sono potute sentire l'eco di forti esplosioni dovute all'intercettazione dei razzi da parte dell'Iron Dome.
La Mezzaluna rossa palestinese ha fatto sapere di aver ricevuto oggi al valico di Rafah 12 camion di aiuti umanitari, tra cui cibo, medicine e forniture mediche, dalla sua consorella egiziana. In tutto - secondo alcune stime - sono stati finora 74 i camion di aiuti passati dal valico di Rafah dall'inizio della guerra, ma nessun rifornimento di benzina.
"Nessun luogo è sicuro" a Gaza tra i bombardamenti israeliani: lo afferma l'Onu. Gli "avvisi anticipati" emessi dall'esercito israeliano alle popolazioni affinché evacuino le aree che intende prendere di mira "non fanno alcuna differenza": "Nessun luogo è sicuro a Gaza": lo ha affermato in un comunicato la coordinatrice degli Affari umanitari dell'Onu per i territori palestinesi, Lynn Hastings.
Il rilascio di un significativo numero di ostaggi in mano di Hamas a Gaza potrebbe avvenire "in pochi giorni". Lo hanno detto fonti israeliane e straniere citate da Haaretz. Una di queste ha aggiunto che le due parti sperano di definire l'accordo "in due giorni, forse anche meno in base all'andamento dei negoziati". Una fonte al corrente delle discussioni ha poi aggiunto che Israele vuole chiudere il dossier al più presto nel timore che il rimanere coinvolti in una guerra all'interno della Striscia ostacolerebbe la possibilità di rilascio degli ostaggi in una fase successiva.
Almeno 18 persone sono morte e 40 sono rimaste ferite in un raid aereo israeliano mirato contro la famiglia di Yunis Al Astal, membro di Hamas, a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferiscono all'agenzia di stampa ansa fonti locali.
La Russia ha messo il veto alla risoluzione americana su Gaza presentata all'Onu. Hanno votato a favore 10 stati membri, tre contro (tra cui la Russia) e due si sono astenuti. La bozza è stata respinta. Anche la Cina, un altro membro permanente, ha votato contro la risoluzione americana su Gaza perché era "evasiva" rispetto le misure da prendere per fermare i combattimenti, ha detto il rappresentante permanente di Pechino. Dopo il voto, l'ambasciatrice americana Thomas-Greenfield si è detta delusa per l'esito del voto, ma ha assicurato che continuerà a negoziare. Per parte sua la Cina ha spiegato di aver posto il veto perché gli Stati Uniti "hanno ignorato le preoccupazioni della maggior parte dei membri dell'Onu" e hanno spinto su un testo che "non riflette i forti appelli del mondo per il cessate il fuoco".
L'esercito israeliano ha detto di aver condotto "blitz mirati" all'interno del nord della Striscia usando tank" nell'ambito dei preparativi per le "prossime fasi dei combattimenti". "I soldati - ha aggiunto - sono poi usciti dall'area alla fine dell'attività". Durante l'incursione nel nord della Striscia l'esercito israeliano "ha localizzato e colpito numerosi terroristi, infrastrutture terroristiche e postazioni di lancio di missili anticarro, e hanno operato per preparare il campo di battaglia". Lo ha fatto sapere il portavoce militare. Il raid della notte scorsa all'interno della Striscia con i tank e i soldati è il primo del genere dall'avvio delle ostilità. In precedenza erano entrati - e poi usciti - dei commando con l'obiettivo di localizzare ostaggi, individuare corpi di israeliani uccisi durante l'attacco dello scorso 7 ottobre, acquisire informazioni ed eliminare sacche di resistenza sul bordo della Striscia.
"Abbiamo visto i frutti della diplomazia perché aiuti umanitari hanno cominciato ad arrivare a Gaza, ma molto di più è necessario". Lo ha detto la Rappresentante permanente degli Stati Uniti all'Onu Linda Thomas-Greenfield spiegando perché i membri del Consiglio di Sicurezza dovrebbero appoggiare la bozza di risoluzione "forte e equilibrata" di Washington oggi ai voti dei Quindici. Thomas Greenfield ha invece sottolineato che la risoluzione presentata dalla Russia in alternativa a quella americana è "in cattiva fede".
L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha chiesto oggi ad Hamas di fornire prove che gli ostaggi che detiene sono in vita e di rilasciarli tutti per motivi di salute. "C'è un urgente bisogno che i sequestratori degli ostaggi forniscano prove di vita, della fornitura di assistenza sanitaria e il rilascio immediato, per motivi umanitari e sanitari, di tutte le persone rapite", ha detto in una nota il capo dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
In una dichiarazione politica, il Parlamento ungherese ha condannato l'attacco terroristico di Hamas contro Israele ed ha riconosciuto il diritto di Israele a difendersi. Lo riferiscono i media locali. Nel testo, si afferma che le "folle" che entrano in Europa, infiltrate da Hamas e da altre organizzazioni terroristiche, mettono in pericolo la sicurezza europea, una conseguenza diretta della sua politica migratoria "irresponsabile e imperfetta". L'Ungheria, recita il testo, protegge i suoi confini dall'immigrazione clandestina con la chiusura delle frontiere fisiche e giuridiche, tenendo lontana la minaccia terroristica associata alla migrazione e si aspetta che l'Ue sostenga questa posizione con tutti i mezzi.
Israele si sta preparando per l'invasione di terra a Gaza ma non è possibile dare altri dettagli al momento. Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu parlando alla nazione. "Ci prepariamo all'ingresso a Gaza, non dirò come e quando. Ci sono considerazioni che non sono note al grande pubblico. La data dell'ingresso nella Striscia sarà decisa dal Gabinetto di guerra", ha aggiunto Netanyahu in una dichiarazione alla stampa. "Gli obiettivi - ha proseguito - sono due: eliminare Hamas e liberare gli ostaggi. Tutti quelli che hanno partecipato all'attacco del 7 ottobre sono passibili di morte".
"Guiderò il Paese in guerra fino alla vittoria"
"Il 7 ottobre è stato un giorno nero. Chiariremo tutto quello che è successo. Tutti dovranno dare spiegazioni per quell'attacco, a cominciare da me", ha aggiunto il premier israeliano in quella che è sembrata una prima ammissione di responsabilità. "Ma - ha continuato - solo dopo la guerra. Il mio compito ora è quello di guidare il Paese in guerra fino alla vittoria"
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu farà questa sera una dichiarazione alla stampa dal ministero della Difesa a Tel Aviv dove attualmente è in corso una riunione del Gabinetto di guerra. Lo riferiscono i media.
Macron: "L'operazione terrestre a Gaza sarebbe un errore"
Dal canto suo, il presidente francese, Emmanuel Macron, esprimendosi dal Cairo, ultima tappa della sua maratona diplomatica in Medio Oriente, ha affermato che una "massiccia" operazione terrestre di Israele nella Striscia di Gaza sarebbe "un errore". Per il leader francese, un tale scenario "metterebbe in pericolo la vita delle popolazioni civili", senza per giunta "proteggere nel tempo Israele". Parlando poco prima del decollo dal Cairo, Macron ha detto che se quello di Israele nella Striscia di Gaza dovesse essere "un intervento massiccio che mette in pericolo la vita delle popolazioni civili, allora penso che sarebbe un errore per Israele, anche perché non è qualcosa che protegge Israele nel tempo ed è qualcosa di non compatibile con il rispetto delle popolazioni civili, del diritto internazionale umanitario e anche delle regole della guerra".
"Non manderemo soldati francesi nella Striscia di Gaza"
Il leader francese è anche tornato a spingere per la creazione di una coalizione internazionale anti-Hamas sul modello di quella anti-Isis. "La lotta al terrorismo non è questione di un solo Paese"; ha avvertito, ricordando che la Francia è stata colpita dall'attacco del 7 ottobre contro Israele, perché "abbiamo perduto 31 connazionali". Macron esclude tuttavia l'invio di soldati francesi sul posto: "non è affatto previsto di inviare militari nella Striscia di Gaza".
La nazionalità degli ostaggi di Hamas
Intanto, il Governo israeliano ha fatto sapere che più della metà dei circa 220 ostaggi tenuti da Hamas hanno passaporti stranieri provenienti da 25 Paesi diversi, tra cui 54 cittadini tailandesi. Secondo l'esecutivo, 138 degli ostaggi hanno passaporto straniero, inclusi 15 argentini, 12 tedeschi, 12 americani, 6 francesi e 6 russi.
La nave ospedale francese "Tonnerre" è salpata oggi dal porto di Tolone, nel sud della Francia, in direzione di Gaza, per partecipare alle operazioni di soccorso per le popolazioni civili del territorio palestinese: è quanto riferito da fonti vicine al dossier, confermando informazioni di Bfmtv. In visita al Cairo, il presidente Emmanuel Macron aveva annunciato che una nave della Marina francese sarebbe andata ad "aiutare gli ospedali" di Gaza mentre un aereo francese è atteso domani in Egitto per consegnare materiale medico e "altri seguiranno", ha precisato il leader di Parigi. Il Tonnerre è un grande bastimento di classe Mistral.
"Sono scioccato da come le mie affermazioni di ieri sono state interpretate da alcuni, come se io stessi giustificando il terrore di Hamas. Questo è falso. Era l'opposto". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "Il dolore del popolo palestinese non può giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas", ha ribadito il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres sottolineando che "è necessario mettere le cose in chiaro, soprattutto per rispetto delle vittime e delle loro famiglie".
Le affermazioni
"All'inizio del mio intervento ho chiaramente affermato: 'Ho condannato inequivocabilmente gli orrendi atti di terrore senza precedenti commessi il 7 ottobre da Hamas in Israele'. Niente può giustificare le deliberate uccisioni, ferimenti e rapimenti di civili o il lancio di missili contro bersagli civili". Guterres ha ammesso di aver parlato di motivi di risentimento da parte del popolo palestinese, ma ha fatto notare di aver detto, a questo proposito, che "i motivi di risentimento del popolo palestinese non possono giustificare gli scioccanti attacchi di Hamas".
Le reazioni alle parole di Guterres
L'intervento di Guterres ieri in Consiglio di Sicurezza ha provocato l'ira di Israele. Il Rappresentante permanente israeliano all'Onu, Gilan Erdan, ha chiesto le dimissioni immediate del capo delle Nazioni Unite. Intanto dalla Spagna sono giunti sostegno e amicizia a Guterres. "Voglio esprimere tutto il mio affetto e tutto il supporto del governo spagnolo e, senza alcun dubbio, anche della maggioranza della società spagnola, al segretario generale dell'Onu, il portoghese Antonio Guterres, ha detto a Bruxelles il premier iberico, Pedro Sánchez, pubblicando poi la dichiarazione su X.
"Ciò che sta facendo è alzare la voce di una ampia maggioranza delle società del mondo, che vogliono una pausa umanitaria, aiuti umanitari, che finisca questo disastro umanitario e la morte indiscriminata di persone che stanno soffrendo", ha detto poi in riferimento alla situazione in Medio Oriente. Tale situazione, ha aggiunto, "ha la sua origine chiara nell'attentato di Hamas in suolo israeliano", e per porvi freno è necessario "un cessate il fuoco" e cercare "una via diplomatica".
È salito ad almeno 6'546 morti e 17'439 feriti il bilancio delle vittime sulla Striscia di Gaza dall'inizio della guerra fra Israele e il movimento islamico palestinese, riferisce oggi il ministero della sanità di Hamas. Tra i morti ci sono almeno 2'704 bambini, secondo il ministero. Il bilancio diffuso oggi è aumentato di oltre 750 morti rispetto a quello di ieri. Nelle ultime 24 ore si sono intensificati i bombardamenti israeliani.
La Svizzera sospende il suo sostegno finanziario a undici organizzazioni non governative (ong) palestinesi e israeliane. Lo ha reso noto oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), precisando che la decisione è stata presa dopo l'attacco perpetrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre e la ripresa delle ostilità in Medio Oriente. Si tratta di ong che operano principalmente nel campo dei diritti umani e sono sostenute nell'ambito dei programmi di cooperazione, precisa il DFAE in una nota, aggiungendo che "questa decisione consentirà di analizzare in modo approfondito la conformità della comunicazione di queste organizzazioni con il Codice di condotta e la clausola antidiscriminazione del DFAE, a cui sono soggetti i partner esterni".
Le motivazioni
Secondo il dipartimento guidato da Ignazio Cassis le attività di cooperazione del DFAE in Medio Oriente devono adattarsi al nuovo contesto venutosi a creare dopo la ripresa delle ostilità. La pertinenza e la fattibilità dei programmi dovranno quindi essere analizzate in termini generali. Nella sua nota, il DFAE sottolinea che attribuisce grande importanza all'uso oculato del proprio sostegno finanziario ed effettua sistematicamente un attento controllo di tutti i suoi partner, ad esempio attraverso visite sul campo o scambi con terze parti. La task force istituita dal Consiglio federale il 9 ottobre scorso per il monitoraggio della situazione, il sostegno agli Svizzeri in loco e l'aiuto umanitario è stata inoltre incaricata di effettuare un'analisi dettagliata dei flussi finanziari legati al programma di cooperazione in Medio Oriente.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che cancellerà la pianificata visita in Israele e parla di crimini contro l'umanità premeditati da parte dello Stato ebraico a Gaza. "Circa la metà di coloro che sono stati uccisi negli attacchi israeliani su Gaza sono bambini, persino questo dato dimostra che l'obiettivo è un'atrocità, per commettere crimini contro l'umanità premeditati", ha affermato Erdogan durante un discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp. "Non abbiamo problemi con lo Stato di Israele ma non abbiamo mai approvato le atrocità commesse da Israele e il suo modo di agire, simile a un'organizzazione più che uno Stato", ha aggiunto Erdogan, come riporta la presidenza di Ankara.
Militanti di Hamas "liberatori"
Come riporta al-Arabiya, secondo Erdogan i militanti di Hamas sono dei "liberatori" che combattono per la loro terra e "non dei terroristi". Da parte sua il ministro degli esteri turco Hakan Fidan durante una conferenza stampa congiunta con l'omologo del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani a Doha, trasmessa dalla tv di Stato turca Trt, ha sostenuto che "i fratelli palestinesi vengono colpiti a scuola e nelle moschee, senza distinzione. Si tratta di un crimine contro l'umanità". Egli ha chiesto ad Israele di "fare un passo indietro", "un cessate il fuoco il prima possibile" e "l'apertura di corridoi umanitari" verso la Striscia di Gaza. "Non accettiamo punizioni collettive dei palestinesi", ha aggiunto il ministro turco.
L'esercito israeliano ha riferito di aver ucciso il comandante di Hamas del Battaglione Nord di Khan Younis, Taysir Mubasher. Questi in passato è stato comandante della forza navale di Hamas ed ha ricoperto numerose posizioni nella produzione di armi. Mubasher, ha aggiunto l'esercito, ha avuto "una vasta esperienza nelle forze armate di Hamas come comandante ed ha diretto attacchi terroristici. Inoltre è un parente di alti dirigenti di Hamas, tra cui Mohammed Deif, il comandante supremo dell'ala militare di Hamas, le Brigate al-Qassam.
Si è tenuto a Beirut, in Libano, un vertice tra alti rappresentanti di Hezbollah, Hamas e Jihad islamica. Lo riferisce l'emittente tv al-Manar dello stesso partito armato libanese filo-iraniano. L'emittente televisiva mostra le immagini dell'incontro tra il leader di Hezbollah, Hasan Nasrallah, il vice capo di Hamas Saleh Aruri, e il capo della Jihad islamica Ziad Nakhale.
Una valutazione degli eventi recenti
Secondo al-Manar, i tre leader arabi filo-iraniani hanno "passato in rassegna i recenti eventi nella Striscia di Gaza dall'inizio dell'operazione 'Diluvio di al-Aqsa' e gli sviluppi che ne sono seguiti a tutti i livelli, nonché gli scontri in corso al confine libanese con la Palestina occupata", in riferimento a Israele. Il comunicato prosegue: "È stata fatta una valutazione delle posizioni assunte a livello internazionale e regionale e di ciò che i partiti dell'Asse della resistenza (guidato dall'Iran) devono fare in questa fase delicata per raggiungere una vera vittoria per la resistenza a Gaza e in Palestina e per fermare la brutale e sleale aggressione contro i nostri fratelli oppressi". "Si è deciso - conclude il comunicato - di continuare il coordinamento e il monitoraggio permanente degli sviluppi, su base quotidiana e permanente".
Otto soldati siriani sono stati uccisi e sette feriti in attacchi israeliani che hanno preso di mira le loro posizioni nel sud della Siria, hanno annunciato i media ufficiali del paese. "Dopo l'una di notte, il nemico israeliano ha effettuato un attacco aereo dalle alture occupate del Golan", colpendo le posizioni dell'esercito siriano nella provincia di Deraa, secondo una fonte militare citata dai media. L'esercito israeliano aveva dichiarato di aver colpito infrastrutture militari in Siria in risposta al fuoco diretto ieri contro Israele.
L'ambasciatore israeliano all'Onu Gilad Erdan ha detto che il suo paese negherà il visto di ingresso a funzionari delle Nazioni Unite dopo l'intervento di ieri del segretario generale Antonio Guterres contestato da Israele stesso. "Viste le sue parole - ha spiegato Erdan alla Radio Militare - negheremo il rilascio dei visti ai rappresentanti dell'Onu. Del resto abbiamo già rifiutato il visto al sottosegretario per gli affari umanitari Martin Griffiths. È arrivato il tempo di dare loro una lezione". Guterres aveva dichiarato che "è importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione". Il segretario generale dell'ONU aveva sottolineato che "le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E quegli attacchi spaventosi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese".
Sono stati 704 i palestinesi, di cui 305 minori, uccisi nelle ultime 24 ore negli attacchi israeliani sulla Striscia. Lo ha fatto sapere il ministero della sanità locale riferito dell'Ufficio di coordinamento dell'Onu per gli affari umanitari (Ocha). Secondo la stessa fonte si tratta del più alto numero di morti in un giorno dall'inizio delle ostilità.
Secondo i media palestinesi, tre persone sono state uccise e molte altre ferite in un attacco israeliano vicino al campo profughi di Jenin in Cisgiordania. "Un aereo israeliano ha lanciato almeno due missili contro un gruppo di persone vicino al campo di Jenin, uccidendo tre persone e ferendone diverse altre", ha riferito l'agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti locali.
"Attività antiterrorismo"
L'esercito israeliano, da parte sua, ha dichiarato in un comunicato di aver effettuato "attività antiterrorismo" nella zona, ma non ha fatto menzione di vittime limitandosi a precisare che non ci sono stati morti o feriti tra le forze israeliane. Alle prime ore del mattino, "l'Idf e le forze della polizia di frontiera israeliana hanno condotto una attività antiterrorismo a Wadi Bruqin, nell'area di Jenin - scrivono le Forze israeliane su Telegram -, e hanno arrestato due individui sospettati di coinvolgimento in attività terroristiche. Inoltre, le Forze hanno aperto il fuoco contro i terroristi armati". Durante l'attività "antiterrorismo" nel campo di Jenin, "terroristi armati hanno sparato e lanciato ordigni esplosivi contro le forze di sicurezza israeliane". In risposta, un drone dell'Idf ha colpito i terroristi. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), dall'inizio del conflitto almeno 95 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania.
"La responsabilità del 7 ottobre è di Hamas, solo di Hamas. Non di Israele né dei civili innocenti". Lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, commentando le dichiarazioni del Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. Al momento siamo "concentrati sugli aiuti a Israele contro Hamas", ha risposto Kirby, in un briefing, ad una domanda sulla proposta del presidente francese Emmanuel Macron di una coalizione internazionale anti-Hamas, come quella creata per combattere l'Isis. "Le consultazioni con i nostri alleati e partner continuano", ha sottolineato il funzionario della Casa Bianca.
Le Nazioni Unite hanno affermato in serata che 20 camion che avrebbero dovuto consegnare oggi aiuti alla Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah dall'Egitto non sono entrati nell'enclave. Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz. "Speriamo che possano entrare a Gaza domani", ha detto il portavoce degli aiuti delle Nazioni Unite Eri Kaneko. Da sabato, 54 camion sono entrati a Gaza trasportando cibo, medicine e acqua, che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha descritto come "una goccia di aiuti in un oceano di bisogno".
Il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas) ha esortato oggi il suo omologo francese Emmanuel Macron a lavorare per "fermare l'aggressione" a Gaza, nel 18esimo giorno della guerra tra Israele e il movimento islamico palestinese Hamas. "La esortiamo, presidente Macron, a far cessare questa aggressione", ha affermato Abu Mazen dopo l'incontro con il presidente francese presso la sede dell'Autorità Palestinese a Ramallah, in Cisgiordania.
"Una catastrofe anche per i palestinesi"
Dal canto suo, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha affermato oggi a Ramallah che l'attacco di Hamas contro Israele è stato "una catastrofe anche per i palestinesi", aggiungendo che "nulla giustifica le sofferenze" dei civili a Gaza. "Una vita palestinese vale una vita francese e vale una vita israeliana", ha detto Macron parlando al fianco del presidente dell'Autorità palestinese, Abu Mazen.
Biden: "Gli aiuti a Gaza arrivano troppo lentamente"
Da parte sua, il presidente americano Joe Biden ha dichiarato che "l'arrivo degli aiuti a Gaza non è abbastanza rapido".
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha annunciato che domani sarà costretta a smettere di lavorare nella Striscia di Gaza a meno che non ci siano consegne di carburante nel territorio devastato dalla guerra. "Se non otteniamo urgentemente carburante, saremo costretti a sospendere le nostre operazioni nella Striscia di Gaza a partire da domani sera", ha dichiarato oggi l'Unrwa su X.
Dal canto suo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu parlando ai soldati in una base dell'esercito, ha detto: "siamo davanti al prossimo passo, sta arrivando". "Voi lo sapete e voi siete parte di questo. Non ci fermeremo finché - ha aggiunto - non avremo finito, con il vostro aiuto".
"Non incontrerò il segretario generale dell'Onu. Dopo il 7 ottobre non c'è spazio per un approccio equilibrato. Hamas deve essere cancellato dal mondo". Lo ha scritto su X il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen - che si trova a New York per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite - dopo le affermazioni attribuite ad Antonio Guterres.
In precedenza, il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres aveva dichiarato: "è importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione". Guterres aveva sottolineato che "le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E quegli attacchi spaventosi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese".
Le posizioni di USA e Russia
Dal canto loro, "gli Stati Uniti risponderanno in maniera decisa contro qualsiasi attacco dell'Iran". Lo ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken intervenendo all'Onu. Il presidente russo Vladimir Putin ha invece espresso oggi, nel corso di una telefonata con il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan, preoccupazione per il "catastrofico deterioramento" della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza, bombardata dall'esercito israeliano dopo l'offensiva di Hamas. Secondo il Cremlino, i due leader "hanno espresso profonda preoccupazione per il numero crescente di vittime civili e per il catastrofico deterioramento della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza".
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha insistito per un "cessate il fuoco immediato" a Gaza. Guterres ha poi deplorato le "chiare violazioni del diritto umanitario internazionale" nella zona di Gaza. "Per alleviare questa immensa sofferenza, facilitare la distribuzione degli aiuti in modo più sicuro e facilitare il rilascio degli ostaggi, ripeto il mio appello per un cessate il fuoco umanitario immediato", ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres davanti al Consiglio di sicurezza.
Guterres ha anche denunciato le violazioni del diritto internazionale. "Sono profondamente preoccupato per le evidenti violazioni del diritto internazionale umanitario a cui stiamo assistendo a Gaza. Vorrei essere chiaro: nessuna parte in un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale umanitario", ha precisato nel corso della sessione del Consiglio di Sicurezza, senza nominare esplicitamente Israele. "Nulla può giustificare quello che Israele sta facendo. Nulla giustifica l'uccisione dei civili palestinesi", afferma dal canto suo il ministro degli Esteri dell'autorità palestinese Riyad al-Maliki intervenendo all'Onu e sottolineando che la mancata azione del Consiglio di Sicurezza "non ha scuse".
Un peggioramento della situazione in Medio Oriente potrebbe produrre un nuovo shock petrolifero: è l'avvertimento lanciato oggi dal direttore dell'Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie), Fatih Birol. "Ovviamente - ha dichiarato parlando alla stampa - non sappiamo come la situazione politica evolverà. Ma le tensioni sono molto forti e circa un terzo delle esportazioni di petrolio provengono da questa regione". "Non solo i produttori sono lì, ma anche le rotte commerciali essenziali", ha precisato, interrogato sull'impatto della guerra tra Israele e Hamas. "Una crisi geopolitica maggiore da quelle parti - avverte l'alto responsabile dell'Aie - potrebbe condurre nuovamente ad uno shock petrolifero, 50 anni dopo" lo shock del 1973. Birol si è espresso a margine della presentazione del rapporto annuale dell'agenzia sulle prospettive energetiche mondiali 2030.
E' diventato virale sul web un video che ritrae Yocheved Lifshitz - 85 anni, una delle due donne ostaggio liberate ieri sera da Hamas - mentre al momento del rilascio dice ai miliziani di Hamas "Shalom". Parola accompagnata - a quanto pare dalle immagini - da una stretta di mano con il rapitore.
Intanto, funzionari del governo israeliano denunciano: "Hamas ha adottato i metodi della guerra psicologica dei nazisti". "Proprio come i nazisti organizzarono visite orchestrate per conto della Croce Rossa in un campo di concentramento 'pulito' allo scopo di presentarsi al mondo come esseri umani, Hamas, mentre massacra, violenta donne e spara ai bambini, cerca di presentarsi come umano rilasciando una manciata di persone che hanno rapito e che presumibilmente hanno maltrattato. Non dobbiamo mai credere alla propaganda di Hamas. E' peggio dell'Isis", aggiunge il governo israeliano.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha insistito per un "cessate il fuoco immediato" a Gaza. Guterres ha poi deplorato le "chiare violazioni del diritto umanitario internazionale" nella zona di Gaza. "Per alleviare questa immensa sofferenza, facilitare la distribuzione degli aiuti in modo più sicuro e facilitare il rilascio degli ostaggi, ripeto il mio appello per un cessate il fuoco umanitario immediato", ha detto Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres davanti al Consiglio di sicurezza.
"Rispettate il diritto internazionale umanitario"
Guterres ha anche denunciato le violazioni del diritto internazionale. "Sono profondamente preoccupato per le evidenti violazioni del diritto internazionale umanitario a cui stiamo assistendo a Gaza. Vorrei essere chiaro: nessuna parte in un conflitto armato è al di sopra del diritto internazionale umanitario", ha precisato nel corso della sessione del Consiglio di Sicurezza, senza nominare esplicitamente Israele.
A Gaza ci vogliono adesso "finestre umanitarie", "per poter raggiungere le persone, le donne e i bambini innocenti con gli aiuti umanitari internazionali". Lo ha detto la ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock, prima di partecipare a una seduta del Consiglio di sicurezza dell'Onu a New York. Lo riporta Spiegel e lo ribadisce la stessa Baerbock su X, tramite l'account del dicastero. La ministra tedesca sottolinea anche che "difendere la sicurezza di Israele significa anche vedere la sofferenza dei palestinesi di Gaza. Ogni vita civile ha lo stesso valore".
Baerbock ha poi aggiunto che "oggi, in seno al Consiglio di sicurezza, mi impegno per trovare insieme una strada da percorrere e pensare a una Gaza senza Hamas. La strada può passare solo attraverso una soluzione negoziata a due Stati."
Senza rifornimenti di carburante, gli ospedali di Gaza hanno energia ancora per 24 ore: lo rileva l'organizzazione internazionale ActionAid, che in una nota lancia un "appello urgente alla comunità internazionale, chiedendo un'azione immediata per far arrivare a Gaza aiuti essenziali e carburante". Citando i dati delle Nazioni Unite, Action Aid rileva che "la vita di almeno 120 neonati in incubatrice, 70 dei quali sottoposti a ventilazione meccanica, negli ospedali di Gaza è a rischio a causa della mancanza di carburante". Secondo il Centro d'informazione palestinese, si legge ancora nella nota, "gli ospedali di Gaza servono solitamente 1'100 pazienti con insufficienza renale, tra cui 38 bambini, con 13'000 sedute di dialisi al mese" e "l'ospedale Shifa, il più grande della Striscia di Gaza, sta trattando oltre 5'000 pazienti, superando di gran lunga la sua capacità di 700 pazienti, e ospita oltre 45'000 sfollati interni".
L'organizzazione osserva che "siamo a un punto critico, in cui un'azione immediata può fare la differenza tra la vita e la morte di migliaia di civili a Gaza" e "chiede a tutti i governi e alla comunità internazionale di fare tutto ciò che è in loro potere per ottenere un cessate il fuoco immediato, revocare l'ordine di evacuazione a Gaza, garantire la piena protezione e sicurezza dei civili e assicurare assistenza umanitaria salvavita ora".
L'esercito è pronto per l'invasione di terra di Gaza e prenderà la decisione "con il potere politico". Lo ha detto il capo di stato maggiore dell'esercito Herzi Halevi, citato dai media. Halevi ha detto che ci sono state "considerazioni tattiche e anche strategiche" che hanno dilazionato l'offensiva di terra ma che hanno consentito all'esercito di prepararsi al meglio. "Stiamo facendo tesoro di ogni minuto - ha detto in una conversazione con i giornalisti sul fronte sud davanti Gaza - per essere meglio preparati. "Ed ogni minuto che passa sull'altro lato, colpiamo il nemico ancora di più, uccidendo i terroristi, distruggendo le infrastrutture e raccogliendo più intelligence".
Massiccio lancio di razzi dalla Striscia
Le sirene d'allarme hanno risuonato nel primo pomeriggio nel centro di Israele e in Cisgiordania per un pesante lancio di razzi dalla Striscia. L'allarme è stato attivato da Rehovot e Nes Ziona attraverso Elad e Rosh Ha'ayin fino alla regione di Sharon, dove sono stati informati i residenti di Elkana, Etz Ephraim e altri per cercare riparo. Anche ai residenti di una serie di insediamenti nella regione di Samaria è stato detto di cercare rifugio. Nessuna vittima è stata segnalata per il momento. Le sirene hanno risuonato pure nella città meridionale israeliana di Be'er Sheva, riferisce Haaretz. Poco prima Hamas aveva annunciato di aver lanciato "una pesante raffica di razzi contro Israele".
I membri di Hamas arrestati
Nel frattempo, il procuratore generale di Israele Galia Baharav-Miara ha approvato un regolamento d'emergenza che consente di estendere a 90 giorni l'arresto dei terroristi di Hamas senza accesso a un avvocato. Tuttavia, la decisione è soggetta all'approvazione di un giudice della Corte distrettuale. Finora i terroristi potevano essere arrestati senza accesso a un avvocato per un massimo di 60 giorni. Secondo il parere del procuratore generale, la necessità di questa estensione deriva dalla complessità dell'interrogatorio degli appartenenti a Hamas, a causa del loro attacco senza precedenti a Israele. Inoltre, secondo il parere legale, i terroristi arrestati possiedono molte informazioni preziose e si teme che permettere loro di incontrare gli avvocati possa inficiare gli interrogatori.
Attualmente nella Striscia di Gaza vivono dieci palestinesi con cittadinanza svizzera. Lo ha confermato alla SRF il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). “Queste persone hanno confermato al DFAE che vogliono partire attraverso il valico di Rafah", ha dichiarato il Dipartimento. "Il DFAE sostiene per quanto possibile ogni partenza".
Un'abitazione israeliana è stata danneggiata dopo che un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza è caduto nell'insediamento di Alfei Menashe, nel nord-ovest della Cisgiordania. Tre case nell'insediamento situato sul confine occidentale della Seam Line sono state danneggiate. Lo ha riferito l'esercito citato dai media israeliani. Le sirene d'allarme hanno risuonato nel primo pomeriggio nel centro di Israele e in Cisgiordania per un pesante lancio di razzi dalla Striscia. L'allarme è stato attivato da Rehovot e Nes Ziona attraverso Elad e Rosh Ha'ayin fino alla regione di Sharon, dove sono stati informati i residenti di Elkana, Etz Ephraim e altri per cercare riparo.
Anche ai residenti di una serie di insediamenti nella regione di Samaria è stato detto di cercare rifugio. Nessuna vittima è stata segnalata per il momento. Le sirene hanno risuonato anche nella città meridionale israeliana di Be'er Sheva, riferisce Haaretz. Poco prima Hamas aveva annunciato di aver lanciato "una pesante raffica di razzi contro Israele".
I cinque esperti forensi inviati dalla Svizzera in Israele sono tornati. Per cinque giorni hanno assistito le autorità dello Stato ebraico nell'identificazione delle vittime dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. Tel Aviv aveva chiesto l'aiuto della Confederazione. Questa missione "ha permesso di portare avanti il lavoro forense necessario", ha indicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Gli specialisti svizzeri - medici legali e tecnici forensi membri dell'équipe nazionale Disaster Victim Identification (DVI CH) - sono arrivati in Israele martedì scorso. Il loro compito principale era quello di identificare le vittime dell'attacco terroristico sulla base di impronte digitali, DNA o altre caratteristiche.
Il bilancio dei morti a Gaza per gli attacchi israeliani è salito a 5'791, di cui 2'360 minori. Lo ha detto il ministero della Sanità di Gaza, aggiornando i dati che riferiscono anche di 704 persone uccise in 24 ore. Secondo la stessa fonte sono ad ora 12 gli ospedali chiusi e 32 le cliniche impossibilitate a fornire servizi ai propri assistiti.
Un bombardamento israeliano nel mercato di Nusseirat (nel settore meridionale della Striscia di Gaza) ha provocato un numero elevato di morti e di feriti, secondo testimoni sul posto contattati dall'ANSA. Obiettivo dell'attacco era, in apparenza, un edificio vicino al più grande supermercato della striscia di Gaza, in quel momento molto affollato. Le vittime sono state trasportate nell'ospedale Shuhada di Khan Yunes dove si avverte una situazione di allerta anche per la penuria di combustibile.
L'aviazione israeliana ha colpito oggi nella stessa zona a Deir el-Balah e Rafah, provocando 18 morti secondo la agenzia di stampa Maan.
Israele sembra intenzionato a rinviare di qualche giorno la più volte annunciata invasione di terra della Striscia, anche se l'esercito è ormai pronto ad entrare in azione. Mentre l'ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, ha annunciato ieri sera la liberazione di altri due ostaggi, due donne, grazie alla mediazione del Qatar e dell'Egitto. Potrebbero presto essere molti di più a ritrovare la libertà: secondo varie fonti, sarebbe infatti imminente il rilascio da parte dei miliziani di almeno 50 prigionieri con doppia cittadinanza, che verrebbero liberati sul versante egiziano di Rafah per essere riconsegnati alle rispettive ambasciate.
Posticipo dell'operazione per favorire uscita ostaggi
Lo slittamento dell'operazione di terra - riportata anche dalla radio militare israeliana - appare dunque legato anche alla necessità di favorire l'uscita degli ostaggi stranieri da Gaza (su richiesta Usa e mediazione di Qatar ed Egitto), così come di consentire l'ingresso degli aiuti umanitari - oggi è entrato un terzo convoglio - desinati alla popolazione della Striscia. Tutto questo nonostante continui dall'enclave palestinese il lancio di razzi insieme a quello degli Hezbollah nel nord di Israele e, in parallelo, si registri un deciso aumento dei raid dell'aviazione ebraica.
Preparazione in corso
L'esercito israeliano comunque continua a prepararsi: i soldati, sia quelli in servizio sia quelli richiamati, stanno conducendo una "serie di esercizi in modo da aumentare le capacità per l'operazione di terra a Gaza", ha spiegato il portavoce militare, aggiungendo che si stanno addestrando "squadre di combattimento che uniscono forze di fanteria, corpi corazzati e altre unità" da impiegare "in una serie di diversi scenari". I militari sono convinti che per raggiungere gli obiettivi della guerra contro Hamas occorra iniziare l'offensiva di terra "il prima possibile". Dopo 16 giorni di attacchi devastanti dall'aria, l'esercito ha informato il governo di essere pienamente pronto all'offensiva di terra, convinto di poter raggiungere gli obiettivi stabiliti anche a costo di pesanti perdite e nonostante i ripetuti attacchi degli Hezbollah al nord.
Governo ed esercito smentiscono contrasti
Per smentire frizioni tra governo e esercito rispetto ai tempi dell'invasione, il premier Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il capo di Stato maggiore Herzi Halevi sono intervenuti in serata con una dichiarazione congiunta in cui hanno sottolineato di essere "in stretta e piena collaborazione", chiedendo ai media "di evitare notizie false". Ma le voci su dissidi interni anche al governo sono stati alimentate da indiscrezioni secondo cui "almeno tre ministri" starebbero considerando la possibilità di rassegnare le dimissioni per obbligare il premier ad assumersi le proprie responsabilità per l'attacco di Hamas del 7 ottobre.
La situazione
Sul campo la situazione non è cambiata di molto: Israele continua a martellare la Striscia prendendo di mira le basi e i comandanti di Hamas e della Jihad islamica con 436 morti - secondo la Sanità locale - nelle ultime 24 ore. Le vittime nella Striscia - ma anche in Cisgiordania in scontri con l'esercito - hanno superato la soglia di 5000, di cui 2055 minori. In Israele gli ostaggi identificati sono oramai 222.
Sono stati nelle ultime 24 ore oltre 400 gli obiettivi di Hamas colpiti nella Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare spiegando che sono stati eliminati decine di uomini di Hamas in procinto di lanciare razzi e compiere attacchi contro Israele.
In particolare sono stati centrati campi di addestramento nei quartieri di Shujaiyya, Shati, Jabalia, Daraj Tuffah, e Zaytun. Sono stati anche colpiti centri di comando collocati in moschee usate da Hamas.
I vicecomandanti dei battaglioni di Nuseirat, Shati, e Furqan sono stati uccisi.
L'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha reso noto che è salito a 35 il bilancio dei dipendenti uccisi dal 7 ottobre a Gaza. "Non sono solo numeri, sono nostri amici e colleghi", scrive l'organizzazione su X (ex Twitter), ribadendo che molti lavoravano come insegnanti.
Alcune televisioni egiziane, come AlQAhera News, stanno trasmettendo in diretta le immagini delle due donne liberate da Hamas e arrivate al valico di Rafah, tra Gaza e l'Egitto. Nel video si vedono le due anziane trasportate in ambulanza dove vengono controllate dai medici.
Le trattative per il possibile rilascio di 50 ostaggi vacillano sulla richiesta di Hamas a Israele di consentire le consegne di carburante a Gaza. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti.
Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha annunciato di aver "facilitato il rilascio di altri due ostaggi trasportandoli fuori da Gaza questa sera. Il nostro ruolo di intermediario neutrale tra le parti in guerra rende possibile questo lavoro. Siamo pronti a visitare i rimanenti ostaggi e a facilitare qualsiasi futuro rilascio. Siamo lieti che queste persone potranno presto riunirsi alle loro famiglie e ai loro cari", si legge nella nota, riportata sui media internazionali.
Le due donne anziane liberate da Hamas sono arrivate al terminal del valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto. Lo riferiscono media egiziani affiliati allo Stato. "Due donne detenute a Gaza sono arrivate al valico di Rafah", ha riferito Extra News TV, dopo che il gruppo militante aveva dichiarato che erano state liberate con la mediazione dell'Egitto e del Qatar per "impellenti motivi umanitari".
L'ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, hanno liberato due ostaggi israeliani. Lo ha annunciato il portavoce Abu Obeida in un post su Telegram secondo cui la mediazione è stata compiuta dall'Egitto e dal Qatar. "Abbiamo deciso di rilasciarli - ha detto Hamas - per soddisfare ragioni umanitarie". Hamas ha ricordato che "il nemico fin da venerdì scorso ha rifiutato di accettare la loro liberazione, e sta ancora trascurando il dossier dei suoi prigionieri". Il rilascio - ha aggiunto Obeida a nome delle Brigate al Qassam - è avvenuto "nonostante l'occupazione abbia commesso più di 8 violazioni delle procedure, concordate con i fratelli mediatori, che l'occupazione avrebbe dovuto rispettare durante questo giorno per completare il processo di consegna". In Israele al momento non c'è conferma del rilascio degli ostaggi.
Telefonata tra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen e il presidente palestinese Abu Mazen. "Sono tempi molto difficili per il popolo palestinese che è stato tradito da Hamas, ho detto al telefono al Presidente Abbas. Ho trasmesso a lui e alle famiglie di coloro che hanno perso vite innocenti le mie più sentite condoglianze. Ho chiarito che, nei suoi legittimi sforzi per combattere i terroristi di Hamas, Israele deve cercare di proteggere le vite dei civili e rispettare il diritto umanitario internazionale. L'Ue sta collaborando con i partner per rispondere alle esigenze umanitarie", ha dichiarato von der Leyen.
Nel corso del colloquio telefonico, scrive von der Leyen in un ulteriore tweet, la presidente della Commissione ha sottolineato che è fondamentale prevenire un'escalation e una ricaduta regionale più ampia". La Commissione dell'Ue, ha aggiunto, "sosterrà tutti gli sforzi per trovare una soluzione duratura verso la pace, basata su una soluzione a due Stati".
L'esercito "si sta preparando a fondo per la prossima fase che sarà un attacco mortale su più fronti: via aria, mare e terra". Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant anche in riferimento all'annunciata offensiva di terra dentro la Striscia di Gaza.
"Posso dire che gli Stati membri hanno appoggiato l'idea di una pausa umanitaria a Gaza". Lo ha detto l'alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell al termine del Consiglio in Lussemburgo. "I ministri preparano il Consiglio Europeo e credo che ci sia sufficiente consenso". Al Cairo - ha aggiunto - si è parlato di una riduzione della violenza, più che di una pausa, ovvero di un obiettivo più ambizioso, perché la pausa significa l'interruzione di qualcosa che poi riprende mentre un cessate il fuoco è un accordo più ampio fra le parti". "La pausa umanitaria - ha però spiegato Borrell - non la può decretare la Ue, noi al massimo la possiamo favorire: chi la deve attuare sono le parti in conflitto".
"Almeno tre ministri" israeliani stanno considerando la possibilità di rassegnare le dimissioni per obbligare il premier Benyamin Netanyahu ad assumersi pubblicamente le proprie responsabilità in seguito all'attacco a sorpresa sferrato da Hamas il 7 ottobre. Lo ha appreso il sito Ynet, del quotidiano Yediot Ahronot, senza peraltro pubblicare i loro nomi. Il sito pubblica anche un sondaggio di opinione secondo cui il 75 per cento degli israeliani addossano a Netanyahu la responsabilità della totale sorpresa del Paese per l'attacco di Hamas. Oggi il giornale ha anche affermato che ci sono tensioni fra Netanyahu e l'esercito.
Il comandante in seconda della Guardia Rivoluzionaria iraniana Ali Fadavi ha minacciato di attaccare Israele, indicando come obiettivo la città di Haifa. Lo scrive su X Iran International.
Dietro assenso del governo israeliano, "14 camion" (e non 17 come detto ieri) con aiuti umanitari sono passati la scorsa notte dall'Egitto a Gaza attraverso il valico di Rafah", dopo essere stati ispezionati dalla sicurezza israeliana'. Lo ha riferito il portavoce militare Daniel Hagari. "Contenevano acqua, cibo e medicinali, ed erano destinati all'Onu" a beneficio dei palestinesi sfollati nel Sud della Striscia. Hagari ha ribadito che Israele verificherà che questi aiuti non giungano poi nelle mani di Hamas. Ha anche confermato che Israele continua ad opporsi all'ingresso di combustibile a Gaza.
"Dall'inizio del conflitto abbiamo recuperato oltre mille cadaveri di terroristi di Hamas in territorio israeliano", nella zona prossima alla striscia di Gaza e lungo la barriera di sicurezza. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari. "Le ricerche proseguono ed è possibile che questo non sia il numero definitivo". "Questo dato - ha aggiunto Hagari - dà la misura dell'asprezza dei combattimenti avvenuti in quella zona, e dell'eroismo e del coraggio dimostrato dai combattenti israeliani, maschi e femmine, nonché dei civili e di altre forze di sicurezza che hanno affrontato assassini barbari e assetati di sangue".
"Un alto funzionario militare israeliano ha affermato che, sulla base dei colloqui tra gli Stati Uniti e il Qatar, Hamas potrebbe eventualmente rilasciare circa 50 cittadini con doppia nazionalità indipendentemente da qualsiasi accordo più ampio": lo scrive il New York Times in un articolo pubblicato sulla sua edizione online.
È salito a 222 il numero degli ostaggi israeliani in mano di Hamas a Gaza. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui "il numero complessivo è aggiornato di volta in vota in base a informazioni di intelligence". "In particolare - ha aggiunto - c'è voluto tempo perché tra gli ostaggi ci sono non pochi cittadini stranieri e la loro identificazione ha richiesto tempo aggiuntivo".
La guerra in Medio Oriente riapre l'opzione dei due Stati, secondo Benny Morris, studioso del conflitto israelo-palestinese. "La soluzione dei due Stati viene riproposta come unica ragionevole da Biden, che ne ha parlato anche nella sua visita in Israele l'altro giorno", ricorda in un'intervista al Corriere della Sera. "Sembra paradossale - aggiunge lo storico - all'Anp verrà data la gestione di Gaza sulle ceneri di Hamas".
"La fine di Netanyahu"
Per Morris, siamo di fronte anche alla "fine politica per Benjamin Netanyahu e per il suo governo. Dopo lo smacco del 7 ottobre e il terribile massacro di civili israeliani perpetrato da Hamas con tanta facilità, non credo proprio che potranno restare al loro posto". Netanyahu è responsabile del rafforzamento di Hamas, sostiene lo studioso. "Lo ha fatto per indebolire l'Autorità nazionale palestinese e bloccare la possibilità della nascita di uno Stato palestinese parallelo ad Israele", ricostruisce.
Un paese diviso
Anche dopo Bibi, all'interno di Israele "resta uno scontro politico, culturale, sociale e identitario profondissimo e credo che resterà nel futuro", ritiene lo storico. "Ci sono questioni irrisolte e laceranti". "Israele ha in sé una forte componente di vendetta - sottolinea Morris -, nessuno dubita che Hamas vada distrutta, dirigenti e militanti. Il fronte di Gaza va cancellato del tutto, la geopolitica del conflitto cambierà, almeno nelle intenzioni".
L'Iran ha messo in guardia Israele e gli Usa sul rischio che la situazione mediorientale possa diventare "incontrollabile". Lo afferma il governo di Teheran.
Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha avvertito gli Stati Uniti e Israele che la situazione potrebbe diventare "incontrollabile" in Medio Oriente se questi due Paesi non "metteranno immediatamente fine ai crimini contro l'umanità e al genocidio a Gaza".
"Oggi la regione è come una polveriera... Vorrei avvertire gli Stati Uniti e il regime fantoccio israeliano che se non metteranno immediatamente fine ai crimini contro l'umanità e al genocidio a Gaza, tutto sarà possibile in qualsiasi momento e la regione andrebbe fuori controllo", ha affermato Amir-Abdollahian, incontrando il collega sudafricano Naledi Pandor a Teheran.
Con i suoi continui bombardamenti a Gaza, Israele ''si e' macchiato di crimini di guerra e di genocidio'': lo ha affermato oggi Izzat al-Rishq, un membro dell'ufficio politico di Hamas.
''Questi crimini - ha aggiunto - sono perpetrati con il sostegno e la partecipazione dell'amministrazione americana e di alcuni paesi occidentali che danno all'entità sionista copertura e il via libera per commettere altri crimini e massacri contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza''.
È salito a 4.651 il numero dei morti a Gaza per gli attacchi di Israele. Lo ha fatto sapere, citato dai media, il ministero della Sanità locale secondo cui i feriti sono ora 14.245.
La vita di almeno 120 neonati nelle incubatrici degli ospedali di Gaza devastata dalla guerra è a rischio a causa dell'esaurimento del carburante nell'enclave assediata. E' l'avvertimento lanciato oggi dall'agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef).
Secondo il ministero della Sanità del territorio palestinese, più di 1.750 minori sono già stati uccisi negli attacchi israeliani lanciati contro la Striscia di Gaza in rappresaglia ai raid di Hamas del 7 ottobre.
Gli ospedali si trovano ad affrontare una terribile mancanza di medicine, carburante e acqua non solo per le migliaia di feriti in più di due settimane di guerra tra militanti di Gaza e Israele, ma anche per i pazienti di routine.
"Attualmente abbiamo 120 neonati nelle incubatrici, di cui 70 con ventilazione meccanica, e ovviamente questo è il motivo per cui siamo estremamente preoccupati", ha precisato il portavoce dell'Unicef Jonathan Crickx.
L'energia elettrica è una delle preoccupazioni principali per i sette reparti specializzati sparsi per Gaza che trattano i bambini prematuri per aiutarli a respirare e fornire un supporto fondamentale, ad esempio quando i loro organi non sono sufficientemente sviluppati.
Secondo il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, circa 160 donne partoriscono ogni giorno a Gaza. Lo stesso fondo stima inoltre che ci siano 50.000 donne incinte in un territorio di 2,4 milioni di persone.
Le sirene di allarme anti razzi da Gaza stanno risuonando nell'area di Beit Shemesh non molto distante da Gerusalemme, ma anche nel sud e nel centro di Israele. Lo ho fatto sapere il portavoce militare di Israele.
L'organizzazione umanitaria Mezzaluna rossa palestinese (Prcs) chiede che il carburante sia incluso negli aiuti umanitari che possono entrare a Gaza se si vuole che gli ospedali continuino a funzionare. Lo riporta la Bbc.
"Questi aiuti umanitari non contengono carburante, che è vitale per il funzionamento degli ospedali" ha riferito la Prcs sostenendo che le strutture "chiuderanno se finiamo il carburante". La situazione è "straziante".
La consegna di aiuti ieri - i primi a entrare a Gaza dal 7 ottobre - comprendeva medicinali, cibo, acqua e bare, ma Israele si rifiuta di far transitare del carburante attraverso il confine per paura che possa finire nella mani di Hamas.
La polizia israeliana ha annunciato di aver identificato fino ad ora i corpi di 1075 israeliani nell'attacco di Hamas ai kibbutz del sud. Di questi, 769 sono civili e 307 soldati. Secondo la stessa fonte ci sono i corpi di altri 200 israeliani civili le cui identità non sono ancora state confermate.
Israele ha cominciato a raccogliere le testimonianza di Zaka, un gruppo di Pronto soccorso religioso, che ha preso parte all'evacuazione dei cadaveri degli israeliani uccisi nei kibbutz dall'attacco dello scorso 7 ottobre per usarle come prove davanti alla Corte Penale nei Tribunali dell'Aja per crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio da parte di Hamas.
Secondo i media, la Corte penale dell'Aja si appresta ad esaminare questo dossier nell'ambito delle indagini per crimini di guerra a Gaza e in Cisgiordania.
Israele ha eliminato oggi una ''cellula terroristica di Hamas e della Jihad islamica'' che stava preparando un attentato da tenersi nell'immediato in territorio israeliano, e che operava ''da un ambiente sotterraneo ricavato sotto alla moschea al-Ansar di Jenin''. Lo ha affermato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari.
''Questa - ha aggiunto - è appunto una caratteristica di Hamas, che si nasconde in zone civili, presso moschee, scuole ed ospedali, che si fa scudo della popolazione civile e che non esita nemmeno a profanare luoghi di culto islamici''.
Il valico di Rafah tra l'Egitto e Gaza rimane al momento chiuso dopo la temporanea apertura di ieri che ha permesso il transito di una ventina di camion con aiuti umanitari destinati alle persone della Striscia. Lo hanno fatto sapere fonti locali all'ANSA. Nel versante egiziano si vedono camion di aiuti fermi.
La notte scorsa Israele ha bombardato la Striscia di Gaza. Il Paese aveva annunciato in precedenza un'intensificazione degli attacchi in preparazione di un'invasione di terra. Parallelamente, gli Stati Uniti hanno annunciato un rafforzamento della loro presenza militare in tutto il Medio Oriente con "un sistema di difesa antimissile ad alta quota e diverse batterie di missili terra-aria Patriot". Stando ad Hamas, al potere nella Striscia di Gaza, almeno 55 persone sono state uccise nel territorio la scorsa notte.
"Da oggi aumenteremo i nostri attacchi"
"Da oggi aumenteremo i nostri attacchi" sulla Striscia di Gaza, ha avvertito ieri il portavoce dell'esercito israeliano, il generale Daniel Hagari, con l'obiettivo di "ridurre i rischi per le nostre forze nelle prossime fasi" del conflitto. Da quando Hamas ha attaccato il suo territorio il 7 ottobre, Israele ha giurato di "annientare" il movimento islamista palestinese. "Entreremo a Gaza, lo faremo per uno scopo operativo, per distruggere le infrastrutture e i terroristi di Hamas, e lo faremo in modo professionale", ha dichiarato ieri il capo di Stato Maggiore israeliano, il generale Herzi Halevi, durante una rassegna delle truppe.
L'esercito ammassa i soldati ai confini
L'esercito israeliano ha ammassato decine di migliaia di soldati ai confini di questo territorio angusto dove vivono 2,4 milioni di palestinesi. Un'operazione di terra si preannuncia pericolosa in questo territorio sovrappopolato, pieno di trappole mortali e tunnel, e di fronte a combattenti di Hamas che tengono ancora in ostaggio più di 200 israeliani e stranieri. "Gaza è complessa, densamente popolata, il nemico sta preparando molte cose, ma anche noi ci stiamo preparando", ha avvertito il generale Halevi, "e terremo a mente le fotografie e le immagini, così come i morti di quindici giorni fa".
1.4 milioni di sfollati palestinesi
Il 15 ottobre, Israele ha invitato i civili nel nord della Striscia di Gaza a fuggire verso sud per cercare riparo dai bombardamenti. Ma i bombardamenti continuano anche nel sud della Striscia di Gaza. Le autorità di Hamas hanno riferito che nove persone sono morte in un attacco a Khan Younès ieri sera. Secondo le Nazioni Unite, almeno 1,4 milioni di palestinesi sono sfollati dall'inizio del conflitto e la situazione umanitaria nel territorio è "catastrofica". Cinque agenzie delle Nazioni Unite hanno avvertito sabato che "il tempo sta per scadere prima che i tassi di mortalità aumentino a causa di epidemie e mancanza di capacità sanitaria". Sottoposta a un blocco israeliano via terra, aria e mare da quando Hamas ha preso il potere nel 2007, la Striscia di Gaza è in stato di "assedio totale" dal 9 ottobre, quando Israele ha interrotto le forniture di acqua, elettricità e cibo.
Un convoglio di aiuti umanitari ha raggiunto la Striscia
Ieri, un convoglio di venti camion che trasportavano aiuti umanitari è entrato dall'Egitto attraverso il valico di frontiera di Rafah, l'unica uscita dalla Striscia di Gaza non controllata da Israele, che è stato successivamente chiuso di nuovo. Ma secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA), questi venti camion equivalgono ad appena il 4% delle importazioni giornaliere a Gaza prima dell'inizio delle ostilità, e sono necessari almeno 100 camion al giorno per migliorare la situazione. Secondo l'OCHA, almeno il 42% delle abitazioni nella Striscia di Gaza è stato distrutto o danneggiato dall'inizio del conflitto.
Sale la tensione col Libano
Un altro focolaio di tensione è il nord di Israele, dove si moltiplicano gli scambi di fuoco tra l'esercito israeliano e gli Hezbollah filo-iraniani, alleati di Hamas e basati nel sud del Libano. Hezbollah sta "trascinando il Libano in una guerra da cui non guadagnerà nulla, ma in cui rischia di perdere molto", ha avvertito stamane il portavoce dell'esercito israeliano Jonathan Conricus.
Dispiegati sistemi di difesa missilistica americani
In risposta all'"escalation da parte dell'Iran e delle forze ad esso affiliate", il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin ha annunciato il dispiegamento di diversi sistemi di difesa missilistica "in tutta la regione", senza specificare esattamente dove, e il "pre-dispiegamento" di ulteriori mezzi militari, senza specificare quanti. "Queste misure rafforzeranno gli sforzi di deterrenza regionale, aumenteranno la protezione delle forze statunitensi nella regione e contribuiranno alla difesa di Israele", ha dichiarato Austin. Dopo il 7 ottobre, gli Stati Uniti avevano già dispiegato due portaerei e le loro navi di scorta nel Mediterraneo orientale per proteggere Israele.
Le città al confine si svuotano
Sia da parte israeliana che libanese, le città vicine al confine sono state svuotate dei loro abitanti, che temono una conflagrazione. Secondo le autorità libanesi, quasi 4.000 persone sono fuggite dal sud del Paese verso la città costiera di Tiro, rifugiandosi in scuole pubbliche o presso parenti.
Morti anche nella Cisgiordania occupata
Dal 7 ottobre, decine di persone sono state uccise anche nella Cisgiordania occupata, dall'esercito israeliano o dai residenti degli insediamenti. Stamane l'esercito israeliano ha affermato di aver ucciso "terroristi" che si rifugiavano in un passaggio sotterraneo della moschea di Al-Ansar a Jenin, in Cisgiordania, in un attacco aereo. Secondo la Mezzaluna Rossa di Jenin, una persona è morta e altre tre sono rimaste ferite nell'attacco. Secondo l'esercito israeliano, la moschea veniva usata come "centro di comando per pianificare gli attacchi". Secondo il Ministero della Sanità palestinese, il bilancio delle vittime è di due persone. Altrove in Cisgiordania, un palestinese è stato ucciso in un raid militare a Nablus e un altro è stato colpito a Tubas, ha aggiunto il ministero. Inoltre, gli attacchi israeliani di oggi hanno messo fuori uso i due principali aeroporti siriani, a Damasco e ad Aleppo, hanno riferito i media statali, citando una fonte militare.
In seguito all'attacco notturno alla moschea al-Ansar di Jenin - dove Israele ha colpito un cellula armata che, secondo la radio militare, stava preparando un attentato - è salito il bilancio dei palestinesi uccisi in Cisgiordania in scontri con l'esercito.
Secondo un bilancio della Wafa, l'agenzia di stampa ufficiale palestinese, nella moschea sono rimaste uccise due persone. Una terza è stata colpita dall'esercito durante disordini verificatisi nella vicina località di Kabatya.
Due altri palestinesi sono stati colpiti a morte nel corso di incidenti avvenuti a Tubas e a Nablus, secondo fonti mediche citate sempre dall'agenzia.
Il capo dell'agenzia umanitaria dell'Onu Martin Griffiths spera che un secondo convoglio umanitario possa entrare oggi nella Striscia di Gaza. Lo scrive la Bbc, ricordando che ieri a venti tir umanitari è stato permesso di entrare a Gaza attraverso il valico di Rafah. Un transito che è stato descritto dagli attivisti come una "goccia nell'oceano" di ciò che era necessario.
Almeno il 42% (164.756) di tutte le unità abitative nella Striscia sono state distrutte o danneggiate dall'inizio delle ostilità. Lo ha fatto sapere il ministero dell'Edilizia Abitativa di Gaza, citato dall'Ufficio dell'Onu per gli affari umanitari secondo cui si stima che gli sfollati nell'enclave palestinese siano 1.400.000 con 566.000 di questi rifugiati in 148 strutture di emergenza designate dall'Unrwa, l'agenzia dei profughi delle Nazioni Unite.
Soldati israeliani hanno trovato sul corpo di un miliziano di Hamas file di computer con istruzioni per la formula di un'arma chimica a base di cianuro. Lo riferiscono i media secondo cui il miliziano di Hamas aveva preso parte all'attacco dello scorso 7 ottobre contro le comunità israeliane a ridosso della Striscia.
L'esercito israeliano e il ministero della Difesa hanno annunciato la decisione di evacuare altre 14 comunità israeliane a ridosso del confine con il Libano dove la tensione per i razzi degli Hezbollah e delle altre fazioni palestinesi è oramai altissima. Già la settimana scorsa è stata avviata l'evacuazione di 28 altre comunità e della di Kiryat Shmona.
L'escalation degli attacchi da parte dei militanti di Hezbollah rischiano di "trascinare il Libano nella guerra". Lo sostiene l'esercito israeliano dopo gli ennesimi scontri a fuoco al confine. "Hezbollah - avverte il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, Jonathan Conricus - sta portano il Libano in una guerra dalla quale non otterrà nulla, ma nella quale rischia di perdere molto. Stanno aggravando la situazione".
L'esercito israeliano ha inoltre "neutralizzato una cellula terroristica che stava tentando di lanciare un missile anti tank verso la comunità di Avivim" a ridosso del confine con il Libano. Lo ha detto il portavoce militare.
È di "oltre cinquanta morti" il bilancio dei raid notturni di Israele nella Striscia di Gaza. Lo ha reso noto Hamas. L'esercito israeliano ha annunciato da ieri l'intensificarsi degli attacchi sulla Striscia.
"Ci sono contatti in corso" tra Hamas e i mediatori arabi, "Egitto e Qatar", per la liberazione di altri ostaggi civili presi dal movimento islamico palestinese il 7 ottobre scorso. Lo ha detto all'ANSA Osama Hamdan, rappresentante di Hamas a Beirut a margine di una conferenza stampa.
"Vogliamo chiudere il dossier degli ostaggi civili appena possibile", ha poi aggiunto. "Lavoriamo con tutti i mediatori per chiudere il dossier dei civili appena le condizioni di sicurezza saranno opportune".
Secondo Hamdan è Israele il responsabile dell'incolumità degli ostaggi nella Striscia di Gaza. "Riteniamo l'occupazione (israeliana) responsabile dell'incolumità dei civili alla luce dell'incessante bombardamento fascista sulla Striscia di Gaza", ha dichiarato Hamdan.
Hamas non discuterà della sorte degli ostaggi militari fino a quando Israele non avrà smesso di bombardare la Striscia di Gaza. "Fino a quando sarà in corso l'aggressione nemica di questo non trattiamo", ha detto Hamdan.
Ha poi aggiunto che se Israele dovesse lanciare l'offensiva terrestre dentro la Striscia di Gaza, "quello che hanno subìto il 7 ottobre non sarà nulla a confronto a quello che subiranno". "La resistenza è pronta a ogni scenario", ha concluso.
Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato "tutte le parti a mantenere aperto il valico di Rafah per consentire il continuo movimento di aiuti che sono indispensabili per il benessere della popolazione di Gaza". Ha anche ringraziato Egitto, Israele e le Nazioni Unite per aver facilitato il passaggio del primo convoglio di aiuti umanitari a Gaza.
"Un convoglio ha attraversato questa mattina il confine di Rafah verso Gaza nell'ambito di una crisi umanitaria che cresce di giorno in giorno", ha scritto su X il segretario di Stato americano. "Ringraziamo i nostri partner in Egitto e Israele e le Nazioni Unite per aver facilitato il passaggio sicuro di questi aiuti salvavita".
Nel villaggio di Arrura (presso Ramallah, Cisgiordania) i militari israeliani hanno requisito oggi la casa di Saleh el-Arruri, il vice capo dell'ufficio politico di Hamas (che ormai risiede a Beirut), ed hanno esposto sulla facciata uno striscione col volto del dirigente di Hamas sovrapposto alla stella di Davide azzurra.
Sullo striscione, riferiscono i media israeliani, è stato scritto in arabo: "Questa era la casa di el-Arruri, adesso è la sede di Abu Nimer, dell'intelligence di Israele". Durante l'ingresso nel villaggio di Arrura i militari hanno compiuto decine di arresti di sostenitori di Hamas e hanno sequestrato materiale politico.
Un intenso e prolungato scambio di fuoco è in corso tra Hezbollah e Israele a ridosso della Linea Blu di demarcazione tra Israele e Libano. Lo riferiscono testimoni oculari e media libanesi, secondo cui i lanci di razzi da parte di Hezbollah e la risposta di artiglieria israeliana si concentra nelle aree di Hula, Blida e Mays al Jabal, nel settore orientale della Linea Blu.
L'esercito israeliano sta continuando i suoi preparativi per la "prossima fase della guerra, inclusa l'operazione di terra". Lo ha detto il portavoce militare aggiungendo che in questi giorni "sono stati approvati piani per espandere le attività operazionali".
"Le truppe, sia quelle in servizio sia i riservisti, sono schierati sul campo e si stanno addestrando in accordo con i piani operativi approvati".
Sono stati 450 i palestinesi affiliati di Hamas arrestati in Cisgiordania dall'esercito israeliano dall'inizio della guerra. Solo la notte scorsa sono stati 68, secondo quanto annunciato dall'esercito.
Sempre la notte scorsa è stata demolita la casa di Maher Shalloun — un militante di Hamas - accusato di aver ucciso il cittadino israeliano - anche con passaporto americano - Elan Ganeles.
"Poco fa, sono stati individuati un certo numero di lanci verso l'area di Har Dov nel nord di Israele al confine con il Libano". Lo riferisce il portavoce militare aggiungendo che i soldati israeliani stanno rispondendo al fuoco verso l'origine degli spari.
Il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) sta indagando se Hamas sia stato finanziato con denaro proveniente dalla Svizzera. A questo proposito ha avviato un procedimento penale, ha reso noto stamane il procuratore federale Stefan Blättler intervenendo alla radio SRF. Il MPC si è già attivato un paio di settimane prima dell'attacco di Hamas contro Israele, ha aggiunto Blättler, che non ha potuto fornire ulteriori dettagli, stando a una sintesi dell'intervista pubblicata sul sito di SRF. Questo per non compromettere il procedimento, che è condotto per sospetto sostegno a un'organizzazione terroristica. Blättler ritiene che si possa arrivare a una condanna, ma ci vorrà molto tempo.
Hamas classificata come organizzazione terrorista
Contrariamente all'UE, la Svizzera non ha vietato Hamas. Nonostante ciò, lo scorso 11 ottobre il Consiglio federale si è detto favorevole ad una classificazione di questa organizzazione come terrorista. Un'apposita "task force" sta valutando le vie giuridiche a disposizione. Una designazione ufficiale di Hamas quale terrorista - come è il caso per Al-Qaïda o lo Stato islamico- semplificherebbe le cose per l'accusa, ha spiegato Blättler. Allo stato attuale, i vari video e foto del massacro perpetrato da Hamas una quindicina di giorni fa in Israele non sono sufficienti a costituire una prova legale della natura terroristica dell'organizzazione. Il caso è complicato dal fatto che Hamas controlla anche un territorio (Gaza) e svolge attività per la popolazione civile.
Una sospetta raccolta fondi svizzera per Hamas
Una ventina di anni fa, erano emersi sospetti circa una raccolta fondi in Svizzera in favore di Hamas. Gli Stati Uniti avevano allora inserito nella lista nera l'"Association de secours palestinien" (ASP). Quest'ultima è stata per finire dissolta, senza però mai essere oggetto di accusa da parte del MPC. Il Servizio delle attività informative della Confederazione stima da diversi mesi che la minaccia terrorista in Svizzera come in Europa sia elevata.
70 le inchieste legate al terrorismo
In Svizzera sono attualmente in corso circa 70 procedimenti penali legati al terrorismo, ha dichiarato il procuratore generale alla SRF. Ha inoltre affermato che gli agenti di polizia giudiziaria a livello federale sono troppo pochi. Questo non solo nel settore dell'antiterrorismo, ma anche in quello delle organizzazioni criminali.
"Hezbollah ha deciso di partecipare ai combattimenti, stiamo esigendo un alto prezzo". Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, alle truppe di stanza a Biranit camp al confine con il Libano, riferendosi ai missili, razzi e colpi di mortaio sparati nelle ultime due settimane dal movimento sciita verso il nord di Israele. "Prevedo che la sfida diventerà ancora più grande, e bisogna tenerne conto per essere pronti a ogni situazione", ha aggiunto Gallant.
Diversi ospedali del nord della Striscia non sono stati ancora evacuati, nonostante l'appello dell'esercito israeliano di trasferirsi nel sud dell'enclave palestinese. "Nel nord della Striscia - ha detto un portavoce militare - ci sono 20 ospedali, al momento sei sono già stati evacuati, 10 non lo hanno ancora fatto e 4 si rifiutano".
Il portavoce militare ha ammesso che è difficile per alcuni ospedali spostare pazienti gravemente feriti e malati, ma che i militari hanno "un rapporto diretto con quasi tutti i dirigenti ospedalieri e li incoraggiamo a evacuare". Poi ha accusato Hamas di utilizzare alcuni ospedali come rifugi, "perché sa che si tratta di un sito sensibile che eviteremo di attaccare".
Sono 210 al momento le famiglie degli ostaggi che l'esercito ha informato, aggiungendo e depennando le persone sulla base "di informazioni di intelligence". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari confermando che l'obiettivo prioritario di Israele è di riportarli tutti a casa. Secondo Hagari sono finora 307 i soldati israeliani caduti dall'inizio dell'attacco di Hamas.
"Questo convoglio limitato non sarà in grado di cambiare il disastro umanitario che sta vivendo la Striscia di Gaza". Lo ha detto il capo dell'ufficio comunicazioni di Hamas, Salama Maruf, in un comunicato citato dai media, riferendosi ai camion di aiuti entrati oggi dall'Egitto attraverso il valico di Rafah.
Secondo Maruf, "è importante stabilire un corridoio sicuro che funzioni 24 ore su 24 per soddisfare i bisogni umanitari e i servizi essenziali che non ci sono più e per consentire ai feriti di partire per ricevere cure".
Le merci in entrata a Gaza vengono trasferite da 20 camion egiziani a doppio container a 30 camion già presenti nel lato palestinese del valico. Lo ha constatato l'ANSA sul posto.
Questi aiuti vengono adesso smistati fra quelli che saranno diretti all'Unrwa (l'ente dell'Onu per i rifugiati) e quelli destinati alla Mezzaluna Rossa palestinese. Al termine del trasbordo delle merci il lato egiziano del valico tornerà ad essere chiuso e non si prevede, a quanto si apprende, il passaggio di persone.
Alla manifestazione non autorizzata per la Palestina tenutasi ieri sera a Zurigo sono state controllate e allontanate 25 persone. Lo ha reso noto la polizia comunale, precisando che non sono giunte segnalazioni di danneggiamenti. In ossequio al principio di proporzionalità, la dimostrazione è stata tollerata, è stato precisato stamattina all'agenzia Keystone-ATS.
Circa 500 manifestanti
I partecipanti erano circa 500. Il corteo ha attraversato diverse strade del Kreis 4, accompagnato e sorvegliato dalla polizia. Zurigo, come altre città svizzerodedesche, ha temporaneamente vietato tutti i raduni in relazione al conflitto in Medio Oriente.
Il valico di Rafah fra Egitto e Gaza è stato da poco aperto al transito degli aiuti umanitari. Lo ha constatato l'ANSA sul posto, dove stanno transitando i primi camion per la popolazione della Striscia.
Almeno 30 camion giunti dall'Egitto sono già passati dal valico di Kerem Shalom e sono entrati così nella striscia di Gaza in un grande terreno di smistamento. Nei giorni scorsi era stato bombardato da Israele e ieri ruspe hanno provveduto a livellare il terreno per consentire l'ingresso dei camion.
Il capo della delegazione sul posto della 'Mezzaluna rossa' palestinese, Mahmud a-Nairab ha detto all'ANSA che la maggior parte di questi aiuti consiste in medicinali per gli ospedali. Inoltre vengono introdotte scorte di alimentari, assieme con acqua e materassi.
Al momento, ha precisato a-Nairab, non è previsto l'ingresso di combustibile. La 'Mezzaluna rossa' palestinese, in coordinamento con l' Unrwa (l'ente dell'Onu per i rifugiati) ha predisposto due grandi magazzini nel sud della Striscia - a Rafah e a Deir el Ballah - per provvedere alla distribuzione degli aiuti alla popolazione e agli sfollati.
Al valico di Rafah resta invece chiuso anche oggi il punto di transito per i passeggeri. Nessuno può dunque uscire da Gaza verso l'Egitto. Nel valico non si vedono funzionari delle autorita' di Hamas. L'ingresso degli aiuti umanitari attraverso Rafah - a cui Israele si era opposto a lungo - è giunto poche ore dopo la liberazione da parte di Hamas di due cittadine statunitensi. Ancora non è noto se vi sia un legame fra questi due sviluppi.
Il valico di Rafah fra Egitto e Gaza è stato da poco aperto al transito degli aiuti umanitari. Lo ha constatato l'ANSA sul posto, dove stanno transitando i primi camion per la popolazione della Striscia.
Secondo informazioni dell'Ambasciata statunitense in Israele, "il valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto aprirà oggi sabato 21 ottobre alle 10.00 ora locale (le 9.00 in Svizzera). Se il confine sarà aperto, non sappiamo per quanto tempo lo resterà affinché i cittadini stranieri lascino Gaza".
Lo riferisce una nota della sede diplomatica americana avvertendo che "molte persone cercheranno di attraversare il confine, e i cittadini americano che vorranno entrare in Egitto devono aspettarsi una situazione di caos e disordine da entrambi i lati".
Joe Biden e il segretario di Stato americano Antony Blinken hanno "privatamente" esortato Israele ad evitare attacchi pesanti contro Hezbollah. Lo riferisce il New York Times citando fonti informate.
Il timore di Washington è che alcuni dei falchi del gabinetto di guerra israeliano vogliano un attacco preventivo contro Hezbollah che porterebbe Israele a combattere su due fronti; Hamas nel sud ed Hezbollah nel nord con il rischio di coinvolgere nel conflitto gli Stati Uniti e l'Iran.
Sono stati quasi 7.000 i razzi lanciati da Gaza contro Israele dall'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. Lo ha fatto sapere l'esercito israeliano spiegando che circa 450 di questi sono ricaduti all'interno della Striscia. Secondo la stessa fonte - a due settimane dall'attacco - sono stati oltre 1.000 "i terroristi neutralizzati, molti di loro dopo essersi infiltrati in Israele". "Decine - ha aggiunto - i capi terroristi di Hamas eliminati".
"I due ostaggi americani sono al momento in una base militare israeliana nel centro del Paese". Lo ha detto l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu. Y. R. e la figlia N. talie sono "state accolte al confine con la Striscia ed ora sono attese nella base militare dai loro congiunti". Le due donne sono state prese in consegna dal generale Gali Hirsch, responsabile degli ostaggi e dei dispersi, e dalle forze di sicurezza. L'ufficio del premier ha poi ricordato che le due sono state rapite dall'organizzazione terroristica di Hamas "con un attacco improvviso e micidiale lo scorso 7 ottobre mentre erano ospiti nel kibbutz di Nahal Oz". "Il governo e l'esercito - ha concluso l'ufficio di Netanyahu - continueranno ad agire al meglio delle loro capacità per recuperare tutti i dispersi e riportare a casa gli ostaggi".
Le due americane - una 59enne e la figlia di 18 anni, arrivate in Israele da Chicago per celebrare la festa ebraica di Sukkot con la famiglia - rilasciate da Hamas dopo averle tenute in ostaggio nella Striscia di Gaza sono già arrivate in Egitto. Lo riferisce Channel 12 secondo cui entrambe avrebbero anche la nazionalità israeliana.
Hamas ha fatto sapere di aver liberato due ostaggi, madre e figlia, anche con cittadinanza americana. Questo - ha detto Hamas - per "dimostrare al popolo americano quanto siano errate le affermazioni di Biden e della sua amministrazione fascista". Hamas ha poi ringraziato la mediazione del Qatar. Lo riferisce la tv israeliana.
Le due americane consegnate alla Croce Rossa
Le due cittadine americane erano tenute da due settimane in ostaggio a Gaza e sono state consegnate da Hamas alla Croce rossa. Lo ha appreso la televisione pubblica israeliana Kan secondo cui è possibile che esse saranno rimessa in libertà attraverso il valico di Rafah, fra Gaza ed Egitto. Queste informazioni seguono l'annuncio dell'ala militare di Hamas, Brigate Ezzedin al-Kassam, sulla liberazione di madre e figlia con cittadinanza statunitense.
La Croce Rossa conferma: "Abbiamo le due americane"
La Croce Rossa ha confermato di aver le due americane consegnate da Hamas, che le teneva in ostaggio nella Striscia di Gaza. Lo riferisce Haaretz.
Il presidente Joe Biden ha raggiunto un accordo con Israele ed Egitto per l'apertura del valico di Rafah nelle prossime 24-48 ore, quando arriveranno i primi 12 camion di aiuti a Gaza. Lo ha detto il presidente americano.
Questa sera la polizia di Zurigo ha permesso lo svolgimento di una manifestazione non autorizzata di un gruppo pro-Palestina. Sono circa 200 le persone che hanno marciato dalla Helvetiaplatz verso il centro della città. La manifestazione era stata promossa dal Comitato della Palestina zurighese, che su Internet aveva annunciato la sua "demo spontanea" sotto l'egida del motto "Stop al genocidio in Palestina!". Circa 200 persone hanno seguito l'appello del Comitato, che ha pubblicato 27 post su Instagram, dove ha meno di 1400 seguaci. I manifestanti hanno marciato verso il centro della città cantando "Palestina libera". In precedenza, la polizia municipale aveva invitato i partecipanti a lasciare Helvetiaplatz. La città di Zurigo, come altre città della Svizzera tedesca, aveva vietato questa settimana tutti i raduni legati alla guerra in Medio Oriente.
Alla luce del conflitto armato in corso tra Israele e Hamas nel territorio della striscia di Gaza, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sconsiglia i viaggi non urgenti, turistici e no, alla volta di Israele. Lo comunica oggi in una nota. Inoltre, sconsiglia qualsiasi tipo di visita in determinate regione dell'Israele, in cui il rischio è particolarmente elevato. È il caso ad esempio della Striscia di Gaza, a cui il DFAE sconsiglia di avvicinarsi a meno di 40 km di distanza.
Annullati o ridotti alcuni voli
Il Dipartimento ricorda che alcune compagnie aeree hanno ridotto o annullato i loro voli verso l'Israele. Consiglia inoltre a coloro che dovessero recarsi imperativamente nel Paese interessato di informarsi sia prima sia durante il viaggio in merito alla situazione attuale, nonché di attenersi alle disposizioni delle autorità locali. Il DFAE sottolinea che "occorre prestare attenzione ai delicati equilibri nella regione" e che il pericolo di atti di violenza, come gli attentati, vige in tutto lo Stato israeliano
Swiss prolunga la sospensione dei voli verso Israele e Libano
Nel frattempo la compagnia aerea Swiss ha annunciato questa sera la sospensione dei suoi voli di linea per Tel Aviv e Beirut fino a martedì 31 ottobre compreso. Il motivo è la situazione imprevedibile in Israele. La sicurezza dei membri dell'equipaggio e dei passeggeri è la priorità assoluta. I passeggeri possono ottenere il rimborso di tutti i biglietti per i voli interessati tra il 7 ottobre e il 31 dicembre 2023, a condizione che il biglietto sia stato emesso entro il 7 ottobre, si legge nel comunicato. I clienti che hanno prenotato i biglietti tramite un'agenzia di viaggio o un altro fornitore di servizi di terze parti devono contattarli per ottenere il rimborso. Come altre compagnie aeree, Swiss ha sospeso i voli di linea all'inizio del conflitto tra Israele e Hamas sabato 7 ottobre. Da allora ha messo a disposizione quattro voli speciali di rimpatrio, evacuando più di 800 cittadini svizzeri. Altri due voli sono stati cancellati per motivi di sicurezza. Da Beirut, i voli sono sospesi dal 16 ottobre.
Dopo gli attentati degli ultimi giorni all'estero connessi a quanto sta accadendo a Gaza e in Israele, la minaccia terroristica genera un certo allarme anche la Svizzera. Tuttavia, le autorità mantengono un profilo relativamente basso, probabilmente allo scopo di evitare allarmismi. Diversi Paesi confinanti con la Svizzera hanno innalzato il livello di allerta terrorismo negli ultimi giorni. Contemporaneamente, in Svizzera si sono svolte diverse operazioni di polizia in relazione a oggetti sospetti rinvenuti in luoghi sensibili.
Riunioni nei dipartimenti federali
Dietro le quinte, nei vari dipartimenti federali e cantonali si tengono riunioni ad hoc. Ma la discrezione sembra la linea scelta, stando a quanto emerge da un sondaggio condotto da Keystone-ATS fra una dozzina di unità amministrative: domande su decisioni o provvedimenti adottati sono rimaste generalmente senza risposta. "L'atmosfera è comunque tesa", ha ammesso un rappresentante dei Cantoni. "Ma non siamo ancora in una situazione estrema. I servizi del Parlamento non danno indicazioni sui particolari del piano sicurezza, e nemmeno l'Ufficio federale di polizia. Solo il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) si è mostrato meno reticente: "Il SIC ritiene che la minaccia terroristica per la Svizzera sia elevata". Tuttavia, anche in questo caso nessuna indicazione su progetti concreti di eventuali attentati.
La Russia ha contatti con Hamas per cercare di ottenere il rilascio degli ostaggi rapiti in Israele. Lo ha detto l'ambasciatore russo a Tel Aviv, Anatoly Viktorov. "Naturalmente - ha detto il diplomatico in un'intervista a Izvestia, ripresa dall'agenzia Tass - abbiamo contatti con rappresentanti di Hamas, mirati prima di tutto a ottenere il rilascio degli ostaggi".
Sono tre le fasi con le quali Israele intende eliminare Hamas nella Striscia di Gaza. Lo ha detto alla Knesset, il parlamento dello Stato ebraico, il ministro della difesa Yoav Gallant, secondo cui la prima fase è "un impegno prolungato di fuoco su Gaza con una manovra di terra per l'eliminazione dei membri di Hamas e delle strutture" della fazione. La seconda è "una fase intermedia per eliminare i nidi di resistenza". La terza invece - secondo Gallant - è "la creazione nella Striscia di una nuova realtà di sicurezza sia per i cittadini di Israele sia per gli stessi abitanti di Gaza".
È viva la maggior parte delle circa 200 persone rapite in Israele dai terroristi di Hamas e portate nella Striscia di Gaza, ha dichiarato oggi l'esercito israeliano. "La maggior parte degli ostaggi è viva. A Gaza ci sono anche cadaveri" di persone uccise in Israele e portati nella Striscia, hanno aggiunto le forze armate.
“La prima sirena è suonata sabato 7 ottobre alle 6.30 del mattino, svegliandoci. A quel punto io e il mio ragazzo ci siamo guardati e ci siamo chiesti se fosse effettivamente un allarme anti missile, ma non avendo più sentito suonare nulla ci siamo rimessi a dormire. Quando poi ci siamo svegliati nuovamente alle 9.30 ho visto che avevo ricevuto dei messaggi da due amiche che mi chiedevano se stessi bene e se fossi al sicuro. Ho subito aperto le notizie, grazie alle quali abbiamo scoperto quello che stava succedendo in Israele. Da quel momento è iniziato il calvario: il mio ragazzo è stato chiamato verso le 11.30 dalla sua unità per prestare servizio militare e io sono entrata totalmente nel panico”. Inizia così la testimonianza di Giulia*, una giovane ragazza italiana rientrata mercoledì scorso da Herzliya, una città a Nord di Tel Aviv, che ha deciso di raccontare a Ticinonews come ha vissuto i primi giorni del conflitto israelo-palestinese.
“La peggior sensazione della mia vita”
Il compagno di Giulia è un riservista colombiano con cittadinanza israeliana che ha servito per quasi tre anni il Paese. Nonostante la richiesta di esonero dall’unità, quel sabato mattina ha ricevuto un messaggio dai suoi commilitoni in cui gli veniva chiesto di iniziare a preparare le proprie cose. “Vederlo attivarsi per partire, senza inizialmente sapere dove l’avrebbero mandato, è stata la parte più brutta di tutta l’esperienza”. La ragazza ci ha poi spiegato che solo in seguito è venuta a conoscenza del fatto che sarebbe andato a prestare servizio a nord sulle Alture del Golan, al confine con il Libano, “dove la situazione è ancora relativamente tranquilla. Ma sapere che quella poteva essere l’ultima volta in cui l’avrei visto è la peggior sensazione che si possa provare”. Quel sabato notte Giulia non ha chiuso occhio: “Dopo averlo sentito, ho saputo che probabilmente sarebbero arrivati missili anche in quella zona e che quindi sarebbero dovuti andare in missione durante la notte per verificare se gli esponenti di Hezbollah avrebbero attraversato o meno la frontiera”. La missione è stata poi rimandata, “ma io quella notte ho comunque deciso di non dormire, sia perché lui era in guerra sia perché vedere le immagini di tutte quelle persone che sono state prese nelle loro case mi hanno fatto pensare che poteva succedere anche a me. Se un soldato di Hamas avesse cercato di fare irruzione in casa mia, cosa avrei potuto fare? Io ero consapevole di non essere in pericolo, di trovarmi lontana dai territori più a rischio, ma le notizie all’inizio erano molto frammentarie e quindi non sapevo cosa sarebbe accaduto, non si capiva fino a dove fossero arrivate le truppe di Hamas. Non era chiaro se si trovassero già in perlustrazione a nord di Israele o se si fossero fermati a sud. La gente non usciva più di casa, erano tutti barricati nelle loro abitazioni e tutte le attività sono state sospese”, prosegue Giulia.
“Andavo a dormire vestita”
Da europea "non avrei mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere, non avrei mai contemplato di vedere il mio ragazzo andare in guerra. Non ero preparata. Ti svegli un normale sabato mattina e nel giro di due ore vedi il tuo compagno partire per un conflitto e capisci che la tua vita potrebbe cambiare per sempre”. Giulia ci ha raccontato che ogni volta che suonava una sirena cominciava il panico: “In quel momento percepisci una scarica di adrenalina incredibile, il cuore batte a mille e il panico prende il sopravvento”. L’edificio in cui abitava la giovane non è munito di un rifugio: ogni volta che una sirena suonava doveva correre a casa del suo vicino, senza sapere quanto tempo avrebbe dovuto restare lì, “ma almeno avevo la certezza di essere protetta, e soprattutto non ero sola in una situazione completamente nuova e angosciante”. Quei primi giorni di conflitto hanno portato Giulia a vivere i momenti più stressanti e stancanti della sua vita. “La notte andavo a dormire vestita per essere pronta nel caso suonassero le sirene, perché se capitava bisognava correre nei rifugi, ed era importante avere almeno un caricatore del telefono per avvisare amici e parenti che stessi bene". Anche andare a farsi una doccia era causa di stress, "perché le sirene potevano iniziare a suonare in quel momento, quando ero maggiormente vulnerabile”.
Il rientro a casa
Martedì sera, una volta ricongiunta con il proprio compagno (alla fine esonerato dal servizio militare), Giulia si è attivata per cercare un volo di rientro. “In queste situazioni le decisioni vanno prese in un lasso di tempo estremamente limitato, perché non sai come evolverà il conflitto e quindi se i rientri saranno garantiti anche in futuro. Tramite Farnesina, Ambasciata e Unità di crisi ho quindi cercato di capire come dovessi procedere per tornare in Italia. Anche se non è stato per nulla evidente, alla fine sono riuscita a prenotare un volo passeggeri di rimpatrio organizzato dall’Italia per me, per lui e per i nostri due gatti”. Anche se i voli erano destinati unicamente a cittadini italiani, Giulia è riuscita a partire con il suo compagno grazie alla questione del nucleo familiare, “su cui, devo dire, sono stati molto flessibili”. Secondo Giulia, le i e il suo ragazzo sono stati molto fortunati, in quanto “abbiamo prenotato martedì sera e ci hanno messo su un aereo che è poi partito subito il pomeriggio successivo, ma so di altri passeggeri che si sono visti posticipare il volo anche di 10 ore”. Solo la sera prima (lunedì 9 ottobre) un missile era caduto proprio all’interno dell’aeroporto da cui sarebbero dovuti partire. “Anche andare in aeroporto ci faceva paura. Dopo quello che era successo, sapere di essere chiusi dentro un aereo, senza possibilità di scappare in caso di allarme, ha aumentato ancora di più lo stress. Per questo non ho detto a nessuno che sarei rientrata, solo ai miei genitori, anche perché poteva succedere che non ci facessero passare al check-in o che il nostro volo venisse annullato a causa degli attacchi. Non volevo dare false speranze”. Giulia e il suo ragazzo hanno lasciato giù le loro vite, “ma abbiamo dovuto fare una scelta immediata. Stare lì e rischiare di non poter uscire era un azzardo troppo grande in una situazione così incerta. Anche perché non sai come potrebbero reagire gli Stati confinanti”. Israele è un Paese chiuso, non ci sono frontiere attraversabili via terra: “Se chiudono lo spazio aereo, non ci sono altre vie d' uscita e questo ti fa sentire in un certo senso in trappola. Mi ricordo che durante gli attacchi missilistici del 2021 avevano cancellato i voli e c’era già questa sensazione di chiusura e ciò mi angosciava tantissimo”. Israele "è un territorio molto piccolo e se gli attacchi iniziano ad arrivare sia da nord sia da sud ti ritrovi circondato da tutte le direzioni. Anche questo ci ha fatto optare per il rimpatrio in Italia”.
“Uno shock che difficilmente se ne andrà”
“È la prima volta che vivo il viaggio verso l'Italia, o comunque un viaggio in generale, come una fuga: il fatto di dover fare le valigie di corsa e partire senza neanche sapere quando potremo tornare in Israele ci ha lasciato uno stress addosso non indifferente. La prima sera che sono arrivata in Italia ho sentito passare una moto e l’ho collegata al rumore delle sirene anti missile; questo per far capire l’ansia e il disagio che una simile situazione può lasciarti anche una volta al sicuro”. A Giulia lo shock è passato solo dopo qualche giorno, “ma staccare la testa quando quotidianamente vedi quello che succede, sapendo anche che laggiù ci sono i tuoi amici, ti fa sentire in un qualche modo responsabile e allo stesso tempo impotente, perché vorresti fare qualcosa ma non puoi. I miei amici mi raccontano di conoscenti che sono morti o che sono feriti: è un Paese piccolo, quindi ci si conosce quasi tutti". Inoltre, "tanti sono stati chiamati a prestare servizio e anche questo pesa parecchio. È difficile vedere i tuoi amici andare in guerra”, conclude Giulia.
* nome noto alla redazione
Il valico di Rafah tra Gaza ed Egitto è attualmente chiuso e non si registrano movimenti nel luogo. Lo fanno sapere fonti locali all'agenzia di stampa italiana Ansa. Le fonti indicano che permane per ora il divieto israeliano di far entrare nella Striscia gli aiuti umanitari.
Sono stati più di 100 gli obiettivi di Hamas colpiti da Israele durante la notte a Gaza. Tra questi anche un esponente del comando navale di Hamas, Amjad Majed Muhammad Abu 'Odeh, ritenuto da Israele corresponsabile dell'attacco dello scorso 7 ottobre e del massacro dei civili israeliani. L'esercito dello Stato ebraico ha indicato di aver colpito inoltre un tunnel, depositi di armi e alcuni centri di comando. Neutralizzata anche una squadra di lanciatori di razzi di Hamas che aveva tentato di colpire un aereo. Negli attacchi alla Striscia - hanno reso noto le forze armate - sono state anche colpite armi e postazioni del terrore collocate dentro una moschea nel quartiere di Jabaliya, usata anche come posto di osservazione di Hamas e luogo di addestramento.
Diversi israeliani favorevoli all'invasione via terra
La maggioranza degli israeliani ritiene che il premier Benyamin Netanyahu debba assumere pubblicamente le sue responsabilità per i fallimenti che hanno portato al massacro del 7 ottobre. Lo rivela un sondaggio condotto dal quotidiano israeliano Maariv secondo cui, inoltre, il 65% del campione intervistato è a favore dell'invasione di terra della Striscia. Per quanto riguarda il premier, l'80% degli israeliani dovrebbe seguire quanto già fatto dai vertici dell'esercito e dello Shin Bet (servizio si sicurezza interno) nell'assumersi le responsabilità del fallimento nel prevenire l'attacco da Hamas. Nell'80% c'è anche un 69% che ha votato per il premier. Intanto, il ministero della difesa, d'intesa con altre istituzioni, ha deciso di far evacuare la città di Kiryat Shmona nel nord di Israele vista la situazione di forte tensione con il Libano. L'esercito - ha fatto sapere il portavoce militare - ha informato il sindaco della città della decisione.
Il valico di Rafah non aprirà oggi come atteso e previsto. Lo riporta l'emittente televisiva statunitense Cnn citando alcune fonti che parlano di nuovi ritardi nell'apertura. Ci sarebbero alcuni "problemi strutturali" sulle strade da risolvere, aggiunge Cnn secondo la quale il valico potrebbe aprire domani. Intanto il ministro degli interni del governo di Hamas ha reso noto ieri in serata che diversi sfollati che si rifugiavano nel giardino di una chiesa a Gaza sono stati uccisi e altri feriti in un raid israeliano. In un comunicato, il ministero ha affermato che l'attacco ha lasciato "un gran numero di martiri e feriti" sul terreno della chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, mentre testimoni hanno affermato che l'attacco sembrava aver preso di mira un obiettivo vicino al luogo di culto in cui molti residenti di Gaza si stanno rifugiando a causa di una intensa attività di guerra tra Israele e il movimento islamista palestinese.
Le vittime dell'attacco all'ospedale
Le agenzie di intelligence statunitensi stimano che l'esplosione di martedì in un ospedale di Gaza abbia ucciso tra le 100 e le 300 persone, ma hanno avvisato che le loro valutazioni potrebbero cambiare: lo scrive il quotidiano The New York Times (Nyt) citando dirigenti statunitensi e una valutazione dei servizi segreti non classificata. Secondo le fonti, il bilancio delle vittime si colloca probabilmente nella fascia bassa di quella stima, ma rappresenta comunque una significativa perdita di vite umane. Le agenzie di intelligence hanno anche valutato che Israele non è probabilmente responsabile dell'esplosione all'ospedale Al Ahli di Gaza, sulla base di video raccolti da civili, immagini satellitari, attività missilistica tracciata da sensori a infrarossi e altre informazioni di intelligence. Ma i funzionari dei serviti segreti, scrive il Nyt, hanno ammesso di non comprendere appieno cosa sia successo al nosocomio, dove si sarebbero verificati solo lievi danni strutturali senza alcun cratere da impatto, e stanno continuando a raccogliere informazioni. All'esame anche un'esplosione vicino all'ospedale.
"Pericolose ripercussioni in caso di escalation"
Dal canto suo, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha condannato fermamente gli attacchi contro i civili a Gaza, definendoli "atroci" e mettendo in guardia sulle "pericolose ripercussioni" in caso di un'escalation del conflitto. Lo riportano i media statali sauditi riferendosi all'incontro con il premier britannico Rishi Sunak. Sunak ha incontrato bin Salman dopo una visita in Israele, dove ha discusso con il premier israeliano Benyamin Netanyahu nell'ambito di un giro d'incontri che dovrebbe portarlo anche in altri paesi del Medio Oriente come parte degli sforzi per allentare la tensione nella regione. Il principe Mohammed ha affermato che "il regno considera prendere di mira i civili a Gaza un crimine atroce e un attacco brutale, sottolineando la necessità di lavorare per fornire loro protezione", ha riferito l'agenzia di stampa ufficiale saudita. Egli ha inoltre "sottolineato la necessità di compiere tutti gli sforzi possibili per ridurre il ritmo dell'escalation e garantire che la violenza non si espanda per evitare pericolose ripercussioni sulla sicurezza e la pace nella regione e nel mondo".
Almeno 21 giornalisti sono stati uccisi dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas: lo ha reso noto in un comunicato pubblicato sul suo sito Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (Cpj). "Al 19 ottobre, almeno 21 giornalisti erano tra gli oltre 4'000 morti da entrambe le parti dall'inizio della guerra il 7 ottobre", scrive l'organizzazione non-profit.
Tra i 21 giornalisti la cui morte è stata confermata, 17 erano palestinesi, tre israeliani e uno libanese. Altri otto giornalisti sono rimasti feriti e tre risultano dispersi o detenuti. La lista dei cronisti uccisi pubblicata dal Cpj non include il giornalista morto ieri nel sud del Libano, a ridosso della Linea Blu di demarcazione con Israele.
Hamas come il presidente russo Vladimir Putin vogliono annientare "democrazie" a loro vicine. Lo afferma il presidente americano Joe Biden parlando dallo Studio Ovale. Difendere l'Ucraina e Israele è nell'interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha aggiunto. "Non possiamo mollare sulla pace, la soluzione è due Stati" per Israele e i palestinesi. Secondo Biden "non passiamo lasciare che Hamas e Putin vincano. Mi rifiuto di farlo accadere. Assicurarci che Israele e l'Ucraina abbiano successo è vitale per la nostra sicurezza nazionale".
Il presidente americano denuncia l'antisemitismo e l'islamofobia. "Rigettiamo ogni forma di odio contro ebri, musulmani e chiunque altro". Nelle prossime ore Biden dovrebbe inviare al Congresso la sua richiesta di aiuti per i due Paesi. Secondo indiscrezioni si tratta di un pacchetto ampio da 100 miliardi di dollari in cui rientrerebbero anche fondi per il muro con il Messico e per l'Asia-Pacifico.
L'esercito israeliano "ha effettuato una serie di attacchi contro le infrastrutture di Hezbollah, compresi i posti di osservazione", in risposta al "lancio di missili anticarro da parte di Hezbollah attraverso il confine per tutto il giorno": lo hanno scritto ieri notte su Telegram le Forze di difesa del Paese (Idf), aggiungendo che "jet da combattimento dell'Idf hanno colpito tre terroristi che hanno tentato di lanciare missili anticarro verso Israele".
La battaglia contro Hamas si sposta sempre più sul terreno di Gaza e l'invasione della Striscia da parte delle truppe israeliane è data per vicina, molto vicina. Il premier Benyamin Netanyahu, parlando ai soldati della Brigata Golani schierati davanti Gaza con i tank pronti, li ha esortati a "combattere come leoni". "Vinceremo - ha insistito - con tutta la nostra forza".
Domani apre il valico di Rafah
La visita del presidente americano Joe Biden a Tel Aviv ha convinto Israele a dare l'ok al passaggio di aiuti umanitari dall'Egitto attraverso il valico di Rafah a partire da domani per la stremata popolazione dell'enclave palestinese.
I diplomatici lasciano il Libano
Ma oggi tutto sembra accelerare verso l'operazione di terra, mentre si è infittita la pioggia di razzi che arrivano, anche in contemporanea, dalla Striscia e dal Libano, sempre più invischiato nel conflitto. Sono molti i diplomatici stranieri che stanno lasciando Beirut per l'aggravarsi della situazione. E oggi Stati Uniti e Germania hanno esortato i loro cittadini ad andarsene dal paese "al più presto mentre sono ancora disponibili voli commerciali".
L'ordine di invasione arriverà
"Ora vedete Gaza da lontano, presto la vedrete dall'interno. L'ordine arriverà", ha annunciato alle truppe il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant. "La battaglia si sta spostando sul territorio di Hamas" a Gaza, gli ha fatto eco Yaron Finkelman, comandante del Fronte sud di Israele, l'uomo in prima linea davanti alla Striscia. "Questa guerra - ha spiegato - ci è stata imposta da un nemico spietato che ci ha inferto un colpo significativo. Li abbiamo fermati e bloccati. Li stiamo colpendo duramente e siamo determinati a prevalere sul loro stesso territorio".
Mancano all'appello ancora 100-200 israeliani dall'attacco
Tutto questo avviene mentre i commando dell'esercito hanno compiuto altri blitz oltre confine, nel tentativo "mirato" di localizzare dispersi israeliani o acquisire informazioni sulla loro sorte. L'esercito stima infatti che siano tra i 100 e i 200 gli israeliani di cui non si hanno notizie dall'attacco dello scorso 7 ottobre, oltre agli almeno 203 ostaggi. Nonostante questo, e il fatto che l'esercito continui a ricercare terroristi di Hamas nelle zone israeliane a ridosso della Striscia, le indicazioni convergono per un'ormai prossima azione via terra.$
Il supporto della Gran Bretagna
Incontrando il premier britannico Rishi Sunak in visita in Israele, Netanyahu gli ha detto: "Voi avete combattuto 80 anni fa i nazisti, ora dobbiamo combattere insieme Hamas che è il nuovo nazismo. Questa - ha aggiunto ispirandosi al celebre discorso di Winston Churchill - è la nostra ora buia, l'ora più buia del mondo". "Sono orgoglioso di essere qui al vostro fianco nell'ora più buia di Israele", gli ha risposto Sunak, promettendo sostegno militare ma sottolineando che "anche il popolo palestinese è vittima di Hamas".
L'ospedale di Gaza colpito
In questa escalation di tensione non sono pochi gli ambasciatori israeliani che stanno lasciando i paesi mediorientali su indicazione del governo. Anche per la reazione furiosa delle piazze arabe dopo l'esplosione nell'ospedale a Gaza ancora attribuita dai loro leader all'esercito israeliano. A questo proposito, secondo l'emittente tv israeliana Kan, una fonte di un'intelligence europea - dopo il Pentagono, citato ieri da Biden - ha confermato la versione israeliana del razzo difettoso della Jihad e ha sostenuto che i morti non sono stati 417, come annunciato da Hamas, bensì "tra i 10 e i 50".
Si mira ai capi di Hamas
Sul campo, oltre ai raid, Israele sta aumentando la pressione sui capi di Hamas, alzando l'importanza degli obiettivi. Oggi è stata uccisa Jamila al-Shanti, vedova del cofondatore di Hamas Abdel Aziz al-Rantisi e prima donna eletta nel 2021 nell'Ufficio politico dell'organizzazione. Ed anche Jehad Mohaisen, capo della Sicurezza nazionale di Hamas.
Milioni di sfollati
Nella Striscia - in attesa dell'apertura, domani, del valico di Rafah che dovrebbe portare il sollievo dei primi aiuti umanitari dall'inizio della crisi - la situazione peggiora di ora in ora con circa un milione di sfollati. I morti sono arrivati a 3'785, inclusi 1'524 minori (molti delle stesse famiglie), con 12'493 feriti. In Israele le vittime sono oltre 1'400 (di cui 306 soldati) e il numero di sfollati - dal sud e dal nord sotto il fuoco degli Hezbollah - è stimato in circa 600'000. Le sirene di allarme - che costringono intere aree del paese a correre nei rifugi - hanno risuonato più volte nel sud e nel centro di Israele, compresa Tel Aviv.
L'esercito israeliano stima che ci siano ancora 100-200 israeliani dispersi dall'attacco di Hamas lo scorso 7 ottobre. Lo hanno riferito i media che citano fonti militari. Secondo tali fonti la maggior parte dei civili e dei soldati israeliani presi nell'attacco (ad oggi individuati in 203) sono nelle mani di Hamas con qualcuno dei kibbutz assaltati catturato invece da singoli individui. Degli ostaggi, secondo le stesse fonti, circa 30 sono minori o adolescenti e altri 20 sono anziani.
Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha detto ai soldati del fronte sud che l'ordine di entrare a Gaza arriverà presto. "Ora vedete Gaza da lontano, presto - ha annunciato - la vedrete dall'interno". "L'ordine arriverà", ha aggiunto. Da parte sua il comandante dell'esercito del sud di Israele Yaron Finkelman ha dichiarato che "la battaglia si sta spostando sul territorio di Hamas" a Gaza. "Questa guerra - ha spiegato, citato dai media - ci è stata imposta da un nemico spietato che ci ha inferto un colpo significativo. Li abbiamo fermati e bloccati. Li stiamo colpendo con colpi duri e la battaglia si sta spostando nel loro territorio. Siamo determinati a prevalere sul loro stesso territorio".
Il valico di Rafah tra Egitto e Gaza riaprirà domani. Lo riferiscono i media di Stato egiziani. Il valico di Rafah, l'unico varco per la Striscia di Gaza non controllato da Israele, verrà aperto domani per consentire il passaggio degli aiuti umanitari verso il territorio palestinese, ha annunciato oggi l'emittente Al-Qahera News, vicino all'intelligence egiziana, senza fornire dettagli sugli aiuti che verranno forniti.
Fino a 20 camion
In precedenza il presidente americano Joe Biden aveva affermato di aver ottenuto dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi di "far passare fino a 20 camion". Un numero che tuttavia l'Organizzazione mondiale della sanità considera del tutto insufficiente: a suo avviso gli aiuti umanitari devono entrare a Gaza "ogni giorno" per soddisfare i bisogni della popolazione. Il capo dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus ha inoltre esortato Israele a consentire anche l'ingresso di carburante nella Striscia di Gaza. "Accogliamo con favore l'annuncio fatto ieri da Israele che non bloccherà l'ingresso di acqua, cibo e medicinali dall'Egitto a Gaza" ma "c'è anche bisogno di carburante per i generatori degli ospedali, le ambulanze e gli impianti di desalinizzazione", ha affermato Ghebreyesus.
Un intenso scambio di fuoco è in corso tra gli Hezbollah libanesi e Israele lungo la Linea Blu di demarcazione tra i due paesi. Lo constata l'ANSA nella regione meridionale del Paese dei Cedri e testimoni oculari nell'area costiera di Naqura, a pochi chilometri dalla frontiera di fatto tra Libano e Israele.
Sono 6 i razzi lanciati dal Libano sul nord di Israele. L'ha fatto sapere l'esercito israeliano che ora sta attaccando oltre confine. Secondo il portavoce 5 dei sei razzi sono caduti in un'area aperta e uno è stato intercettato. Inoltre, un missile anti-tank è stato lanciato contro una postazione dell'esercito israeliano.
È salito a 19 il numero dei cittadini russi - in possesso anche di cittadinanza israeliana - uccisi negli attacchi di Hamas in Israele. Lo ha detto all'agenzia Tass l'ambasciata russa a Tel Aviv, aggiungendo che altri 7 risultano dispersi.
Sale a 28 il numero dei francesi rimasti uccisi nell'attacco di Hamas contro Israele, secondo le ultime cifre del ministero degli Esteri. Lo stesso Quai d'Orsay aveva parlato ieri di 24 francesi uccisi e 7 dispersi.
Una parte dei commando di Hamas che il 7 ottobre si sono macchiati di efferatezze contro i civili israeliani a ridosso della striscia di Gaza erano sotto effetto della droga sintetica nota come Captagon. Lo ha appreso la televisione commerciale israeliana Canale 12. Tracce di questa sostanza ha precisato, sono state rilevate fra i prigionieri di Hamas in Israele. Pillole di Captagon erano inoltre ancora nelle tasche di alcuni membri di Hamas rimasti sul terreno dopo i combattimenti. Si tratta, ha aggiunto la emittente, di un composto di anfetamina prodotto in Libano e in Siria, nota anche come "la cocaina dei poveri". In passato è stata impiegata anche dall'Isis.
Nuovo bilancio del ministero della sanità di Gaza che parla di 3'785, inclusi 1'524 minori. I feriti sono 12'493 e di questi 3'983 sono minori e 3'300 donne.
Commando dell'esercito israeliano sono di nuovo entrati nel territorio della Striscia di Gaza nel tentativo ''mirato'' di localizzare dispersi israeliani o acquisire informazioni sulla loro sorte. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari secondo cui lo Stato ebraico stima in 203 gli ostaggi portati da Hamas a Gaza e le cui famiglie sono state aggiornate sulla situazione. Lo stesso Hagari ha precisato che nelle zone israeliane a ridosso della Striscia le truppe stanno continuando a ricercare terroristi di Hamas rimasti sul terreno, uno dei quali è stato catturato ieri.
La Cina spera di collaborare con l'Egitto per portare "maggiore stabilità" in Medio Oriente, nel mezzo delle tensioni nella regione per il conflitto tra Israele e Hamas. È quanto ha detto il presidente Xi Jinping incontrando oggi a Pechino il premier egiziano Mostafa Madbouli, nell'ambito degli ultimi impegni legati al terzo forum sulla Belt and Road Inititative (Bri), conclusosi ieri.
"La Cina è disposta a rafforzare la cooperazione con l'Egitto e a infondere maggiore certezza e stabilità nella regione e nel mondo", ha affermato il leader cinese, nel resoconto fornito dal network statale Cctv.
Migliaia di persone hanno manifestato ieri sera ad Atene per la guerra tra Israele e Hamas: la polizia greca ha detto che circa 10'000 persone hanno risposto all'appello dei sindacati affiliati ai comunisti in solidarietà con il popolo palestinese. Marciando dietro un'enorme bandiera palestinese, la folla ha cantato "Non può esserci pace senza giustizia" e "Questo crimine ha la firma della Nato, dell'Ue e di Israele". La protesta è culminata davanti all'ambasciata israeliana, dove un cordone di polizia antisommossa ha sparato brevemente gas lacrimogeni contro i manifestanti che si erano avvicinati troppo.
In precedenza, circa 100 persone si erano ritrovate davanti all'ambasciata in una manifestazione organizzata dall'Associazione per l'Amicizia Israele-Grecia in quello che è stato il primo piccolo raduno pubblico filo-israeliano dall'inizio del conflitto. I due gruppi non si sono incontrati. "Chiediamo a tutto il mondo democratico di esprimere solidarietà, chiedendo giustizia per le migliaia di innocenti assassinati, ma anche l'immediato rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas", hanno scritto su Facebook gli organizzatori dell'associazione filo-Israele. Altre manifestazioni filo-palestinesi si sono svolte ieri nelle principali città della Grecia.
Interrogato dai giornalisti sulle notizie secondo cui la sua amministrazione avrebbe detto a Israele che le forze statunitensi combatteranno al fianco delle truppe israeliane in risposta a qualsiasi attacco del movimento libanese Hezbollah contro lo Stato ebraico, Joe Biden ha detto che questo "non è vero". Il presidente americano tuttavia ha affermato: "I nostri militari stanno parlando" con quelli israeliani "in merito a quali siano le alternative" in caso di attacco di Hezbollah.
Manifestazione e arresti
Nel frattempo, 500 persone sono state arrestate, fra cui circa venti rabbini, dopo la manifestazione al Congresso americano svoltasi durante la giornata di ieri a Washington per chiedere il cessate il fuoco a Gaza. La protesta è stata organizzata da due organizzazioni ebraiche che si battono per la liberazione dei palestinesi. Gli attivisti sventolavano cartelli con gli slogan "Ceasefire now", cessate il fuoco ora e "Jews say stop genocide of Palestinians", gli ebrei dicono basta al genocidio dei palestinesi. Le immagini mostrate dai media statunitensi mostrano i manifestanti che indossavano una maglietta nera con la scritta "Not in our name".
L'Egitto ha annunciato il passaggio "in maniera sostenibile" degli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah, mentre centinaia di camion sono ancora parcheggiati davanti ai cancelli dell'enclave incessantemente bombardata da Israele.
"Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi e quello statunitense Joe Biden hanno concordato la fornitura di aiuti umanitari alla Striscia attraverso il valico di Rafah in maniera sostenibile", ha detto il portavoce della presidenza Ahmed Fahmy in un comunicato stampa senza specificare una data.
L'ex generale e consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, HR McMaster, ha dichiarato alla Bbc che vede un'invasione israeliana di terra a Gaza come inevitabile, dato che Hamas rappresenta una "minaccia esistenziale" per lo Stato ebraico. "Israele manterrà la sua promessa di schiacciare Hamas", ha detto McMaster a Radio 4 The World Tonight, descrivendo l'obiettivo come "raggiungibile". A suo avviso gli ostaggi presi da Hamas creano una necessità ancora maggiore di un'invasione di terra. "Non vedo alcuna via d'uscita per Israele se non quella di occupare temporaneamente almeno parti se non tutta Gaza", ha affermato McMaster, in servizio sotto l'ex presidente americano Donald Trump dal 2017 al 2018.
"Un attacco da nord imporrebbe agli Usa di agire"
L'ex generale ha aggiunto che se Hezbollah iniziasse ad attaccare Israele da nord, gli Stati Uniti dovrebbero "intervenire" in nome del suo alleato. "Penso che se si aprisse un secondo fronte con quei 110'000 missili che Hezbollah ha puntato contro Israele, le possibilità di un coinvolgimento diretto degli Usa sarebbero piuttosto alte".
Data la situazione tesa in materia di sicurezza in seguito alla guerra in Medio Oriente, vari enti pubblici hanno vietato manifestazioni per periodi di tempo più o meno prolungati. Basilea ha proibito ogni assembramento, di qualsiasi natura esso sia.
Basilea
Nella città sul Reno, il divieto si applica quindi anche a una manifestazione programmata per sabato dagli oppositori alle misure per lottare contro il Covid-19, ha indicato a Keystone-ATS un portavoce della polizia cantonale. Era prevista una dimostrazione trinazionale (svizzera, tedesca e francese) denominata "Dimostrazione per la pace, la libertà e la sovranità", inizialmente autorizzata. Allo stesso tempo, gruppi antifascisti hanno indetto una controdimostrazione.
Zurigo
A Zurigo, per questa settimana, sono state inoltrate sette richieste di manifestazioni legate al conflitto tra i miliziani di Hamas e l'esercito dello Stato ebraico, ha dichiarato a Keystone-ATS un portavoce del dicastero della sicurezza.
"Rischio disordini alto"
La probabilità che si verifichino danni a persone e cose è molto alta. Pertanto, il rischio per i manifestanti, i passanti, gli agenti di polizia e i soccorritori è troppo elevato, indicano in due comunicati la città di Zurigo e il Cantone di Basilea Città. Contattato da Keystone-ATS, il municipale di Berna Reto Nause (Centro), responsabile del dicastero della sicurezza, dell'ambiente e dell'energia, per spiegare la proibizione ha fatto riferimento a un'agenda fitta di impegni. La città "è piena questo fine settimana", ha sottolineato Nause menzionando l'incontro di calcio ad alto rischio tra la compagine di casa Young Boys e quella dello Zurigo, la prima dello spettacolo di luci proiettate su Palazzo federale Rendez-vous Bundesplatz nonché le elezioni federali.
Da lunedì si valuterà "caso per caso"
Sabato scorso, a Berna si è svolta una manifestazione autorizzata a favore della Palestina. Si è trattato di un'opportunità per la città di mostrare la propria solidarietà, ha dichiarato Nause. Tuttavia, a causa dell'attuale situazione di sicurezza, non è possibile che siano organizzate dimostrazioni a ritmo settimanale legate al conflitto in Medio Oriente. Dopo il fine settimana, la città valuterà le richieste di manifestazione "come sempre", caso per caso.
Gli Stati Uniti hanno raccolto informazioni di intelligence che indicano che l'esplosione all'ospedale di Gaza è stata causata dal gruppo Jihad Islamico Palestinese. Lo riporta il Wall Street Journal secondo il quale la valutazione americana si basa, in parte, sulle comunicazioni intercettate ma anche su dati satellitari che indicano il lancio di un razzo o di un missile da una posizione di combattimento palestinese all'interno di Gaza. "La nostra attuale valutazione è che Israele non è responsabile per l'esplosione all'ospedale di Gaza", afferma Adrienne Watson, portavoce del consiglio della sicurezza nazionale della Casa Bianca.
"Temo che siamo sull'orlo di un abisso profondo e pericoloso che potrebbe cambiare la traiettoria del conflitto israelo-palestinese, se non del Medio Oriente nel suo insieme". È l'avvertimento del coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, al Consiglio di Sicurezza. "Il rischio di un'espansione di questo conflitto è reale, molto molto reale, ed estremamente pericoloso - ha aggiunto -. Dallo scoppio delle attuali ostilità, è stata mia priorità assoluta lavorare per ridurre questa minaccia esistenziale". Il coordinatore speciale dell'Onu ha poi sottolineato che "questo è uno dei momenti più difficili che i popoli israeliano e palestinese hanno dovuto affrontare negli ultimi 75 anni". "Il lavoro della diplomazia è molto duro in questi giorni, ma conosciamo tutti la strada da seguire", ha aggiunto.
Liberazione degli ostaggi e aiuti umanitari
"Abbiamo bisogno di tempo e spazio per raggiungere due obiettivi umanitari urgenti, ossia il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi da parte di Hamas, e poi l'accesso illimitato agli aiuti umanitari per i palestinesi a Gaza". Quindi, ha precisato, "il prossimo passo deve essere un impegno collettivo per porre fine alle ostilità e prevenire qualsiasi ulteriore espansione del conflitto nella regione. Ieri sera ho osservato con orrore le notizie di vittime di massa in quello che dovrebbe essere un sito protetto. Centinaia di palestinesi sono stati uccisi quando l'ospedale al-Ahli di Gaza City è stato colpito. Le circostanze di questa catastrofe e le responsabilità rimangono oscure e dovranno essere indagate a fondo, ma il risultato è molto chiaro, è una tragedia terribile per quelli che sono stati coinvolti", ha poi detto Wennesland.
"Oggi annuncio 100 milioni di dollari di fondi Usa per l'assistenza umanitaria a Gaza e Cisgiordania. Questo denaro sosterrà oltre un milione di sfollati per il conflitto, comprese le necessità di emergenza a Gaza". Lo ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in un messaggio da Tel Aviv. "Israele ha concordato che l'assistenza umanitaria possa iniziare a spostarsi dall'Egitto a Gaza", ha detto Biden, aggiungendo che gli Usa stanno lavorando con i partner per far sì che "i camion attraversino il confine il prima possibile".
Decine di migliaia di combattenti di Hezbollah sono pronti alla guerra: lo ha detto un alto rappresentante del Partito alleato dell'Iran, parlando a una folla di seguaci del movimento jihadista sciita radunati nella periferia sud di Beirut. Migliaia di persone si sono radunate oggi a Beirut, nella periferia sud della capitale, roccaforte degli Hezbollah filo-iraniani, per condannare l'attacco contro l'ospedale Ahli di Gaza attribuito a Israele. Di fronte alla folla ha preso poco fa la parola lo shaykh Hashem Safieddin, alto responsabile di Hezbollah, e ha detto: "Biden non si è scusato, Netanyahu ha detto che non è stata Israele a colpire l'ospedale. Nei prossimi giorni affronteremo questa nuova menzogna...decine di migliaia di resistenti sono pronti, con il dito sul grilletto, e arriveranno al martirio", ha aggiunto. "A Biden, a Netanyahu e agli europei ipocriti diciamo: state attenti, state attenti. L'errore che potreste commettere nei confronti della nostra resistenza genererà una risposta fragorosa più forte della vostra", ha aggiunto.
Il Ministero della Sanità palestinese a Gaza ha riferito che "il bilancio del massacro avvenuto ieri al Baptist Hospital è di 471 martiri (morti, ndr) e 314 feriti, di cui 28 in condizioni critiche". Lo riporta al Jazeera.
"Sono venuto in Egitto" perché è un Paese "vicino diretto di questo conflitto ed è colpito direttamente. Noi stiamo lavorando insieme affinché ci sia un accesso umanitario a Gaza il prima possibile. La gente lì ha bisogno di acqua, cibo, medicine": lo ha detto il Cancelliere tedesco Olaf Scholz in una conferenza stampa congiunta tenuta al Cairo con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi dopo un incontro.
"Hamas non ha il diritto di parlare a nome dei Palestinesi"
"Qui posso assicurare: noi non abbandoniamo gli esseri umani. Il governo federale proseguirà il proprio impegno umanitario a Gaza per mitigare la sofferenza della popolazione civile", ha detto ancora Scholz. "I palestinesi non sono Hamas. E Hamas non ha il diritto di parlare a nome dei palestinesi", ha sottolineato il cancelliere. "Questo incidente rende anche chiaro" che "Hamas ha portato terribili sofferenze ai cittadini di Israele con il suo orribile attacco terroristico del 7 ottobre e, successivamente, molte sofferenze alla popolazione di Gaza", ha detto Scholz.
"Vogliamo evitare una conflagrazione"
"Egitto e Germania" hanno lo "scopo di evitare una conflagrazione" e "insieme con l'Egitto ci vogliamo impegnare" per "mitigare le conseguenze della guerra", ha sottolineato il cancelliere tedesco. "In passato l'Egitto", e Sisi "personalmente", "ha assunto un prezioso ruolo da mediatore. E voglio esprimere per questo il mio rispetto e la mia stima", ha detto Scholz nella conferenza stampa congiunta. Rivolgendosi a Sisi, il cancelliere ha aggiunto che "anche adesso lei si sforza di nuovo per una de-escalation" e "la Germania la vuole sostenere. Ciò riguarda anche il destino degli ostaggi che sono stati presi da Hamas" e "su questo abbiamo parlato" nell'incontro bilaterale di oggi.
L'esercito israeliano ha diffuso l'audio di una conversazione telefonica, attribuendola a due miliziani di Hamas, nella quale uno informa l'altro che il razzo caduto sull'ospedale di Gaza è stato lanciato dalla Jihad islamica: "Lo hanno sparato dal cimitero dietro all'ospedale Al-Ma'amadani, ha fatto cilecca ed è caduto su di loro".
Cosa è stato detto
Ecco il testo del colloquio secondo la traduzione fornita dall'esercito: - Ti dico che è la prima volta che vediamo un missile come questo cadere, ed ecco perché stiamo dicendo che appartiene alla Jihad islamica. - Cosa? - Stanno dicendo che appartiene alla Jihad islamica. - Viene da noi? - Così sembra. - Chi lo dice? - Stanno dicendo che il proiettile del missile è un proiettile locale e non come un proiettile israeliano. - Cosa stai dicendo? Silenzio. - Ma Santo Dio, non poteva trovare un altro posto per esplodere? - Non importa, sì, lo hanno lanciato dal cimitero dietro all'ospedale. - Cosa?? - Lo hanno sparato dal cimitero dietro all'ospedale Al-Ma'amadani, e ha fatto cilecca ed è caduto su di loro. - C'è un cimitero dietro (l'ospedale)? - Sì, Al-Ma'amadani si trova esattamente nel compound. - Dove si trova quando entri nel compound? - Prima entri nel compound e vai verso la città, e si trova sul lato dell'ospedale Al-Ma'amadani. - Sì, lo conosco.
L'Egitto "non ha chiuso il valico di Rafah", sono i "bombardamenti israeliani" a bloccare gli aiuti verso il territorio palestinese. Lo afferma il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi. Lo spostamento degli abitanti di Gaza verso l'Egitto rischia di portare allo "spostamento dei palestinesi dalla Cisgiordania alla Giordania", ha poi avvertito Sisi.
La Jihad islamica palestinese ha respinto l'affermazione del portavoce militare israeliano secondo cui un fallito lancio di razzi da parte del gruppo militante di Gaza sarebbe all'origine dell'esplosione all'ospedale Al-Ahli, sostenendo che "l'angolo dell'impatto e l'intensità del fuoco dimostrano che si è trattato di un attacco dall'aria". Lo riferisce Haaretz. La Jihad ha affermato che "gli ospedali della Striscia di Gaza hanno ricevuto avvisi di evacuazione prima di essere colpiti dai bombardamenti, ma nessuno della comunità internazionale è intervenuto", aggiungendo che "Israele sta diffondendo versioni contraddittorie". Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Lior Ben-Dor, ha prima affermato che l'ospedale ospita armi e che l'esplosione è avvenuta da dove queste sono state lanciate, mentre l'esercito afferma che l'esplosione è stata il risultato di un lancio fallito da parte della Jihad islamica", sostiene il gruppo islamico. L'organizzazione ha anche osservato che "proprio come Israele ha precedentemente abdicato alla responsabilità per i crimini che ha commesso, incluso il ferimento della giornalista Shireen Abu Akleh, questo si sta ripetendo anche ora".
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, si è detto "sconvolto" dall'uccisione di centinaia di civili palestinesi in un attacco a un ospedale di Gaza. "Condanno l'attacco. Il mio cuore è con le famiglie delle vittime. Gli ospedali e il personale medico sono protetti dal diritto internazionale", ha detto il capo delle Nazioni Unite. Guterres ha chiesto "un immediato cessate il fuoco per scopi umanitari" nel mezzo del conflitto tra Hamas e Israele che sta "colpendo civili con pesanti conseguenze", come dimostra "l'attacco all'ospedale". Il segretario generale dell'Onu ha lanciato il suo appello intervenendo a Pechino all'apertura del terzo forum della Belt and Road Inititative (Bri). Gli attacchi di Hamas contro Israele non giustificano la "punizione collettiva del popolo palestinese", ha detto segretario generale dell'Onu. "Non è possibile infliggere tali punizioni alla popolazione", ha aggiunto Guterres.
Biden: "Capire cosa è accaduto"
Il presidente americano Joe Biden ha dichiarato di essere "indignato e profondamente rattristato dall'esplosione" in un ospedale di Gaza City e dalle "terribili perdite che ne sono derivate". In una dichiarazione ufficiale rilasciato a bordo dell'Air Force One diretto in Israele, Biden afferma di aver parlato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e con il re Abdullah II di Giordania "subito dopo aver appreso la notizia" e di aver chiesto ai suoi consiglieri di "continuare a raccogliere informazioni su cosa sia successo esattamente".
La posizione della Svizzera
Anche il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha condannato l'attacco missilistico compiuto ieri contro un ospedale nella Striscia di Gaza che ha provocato numerose vittime. La Svizzera chiede un'indagine completa sull'accaduto, ha indicato nella tarda serata di ieri il DFAE su X (ex Twitter).
"Dopo l'attacco a un ospedale di Gaza, in cui hanno perso la vita centinaia di persone, la Svizzera desidera ricordare ancora una volta a tutti che gli ospedali e i civili devono essere protetti in ogni momento in conformità con il diritto internazionale umanitario", ha dichiarato il DFAE. Centinaia di persone sono state uccise e ferite nell'ospedale della Striscia di Gaza dopo che un razzo lo ha colpito, secondo il ministero della Sanità locale.
L'esercito israeliano da parte sua ha negato ogni responsabilità e addossato la responsabilità dell'esplosione al lancio fallito di un razzo della Jihad islamica: "L'ospedale non era un edificio sensibile e non era un nostro obiettivo". Il portavoce militare israeliano, Daniel Hagari, ha aggiunto che esiste anche una registrazione di una conversazione fra miliziani palestinesi che confermerebbe il lancio di un razzo difettoso. Dall'inizio del conflitto, ha precisato, 450 razzi palestinesi difettosi sono esplosi all'interno della Striscia. Il portavoce militare ha sostenuto che un volta appreso dell'esplosione vicino all'ospedale, "Hamas ha controllato le informazioni, ha compreso che si trattava di un razzo difettoso della Jihad islamica e ha deciso di lanciare una campagna globale sui media per nascondere quanto era accaduto davvero. Hanno inoltre gonfiato il numero delle vittime". Hagari ha precisato che le conclusioni dell'indagine condotta da Israele sull'esplosione nell'ospedale si sono fondate su informazioni di intelligence, su 'sistemi operativi', e su immagini aeree. "Confermiamo che in quella circostanza non ci sono stati attacchi israeliani" ha detto.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è atterrato in Israele: ad accoglierlo all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente israeliano Isaac Herzog. "Benvenuto presidente. Dio ti benedica per proteggere la nazione di Israele", ha detto Herzog accogliendo Biden. Da parte sua il premier israeliano ha detto che "il 7 ottobre in proporzione è come 20 volte l'11/9. Abbiamo visto il tuo sostegno ogni giorno. Un chiaro messaggio ai nostri nemici. Il mondo l'ha visto in modo chiaro", ha sottolineato Netanyahu nella conferenza stampa con il presidente Biden. "La tua visita è la prima di un presidente Usa in Israele in tempo di guerra".
"Israele è unito contro Hamas"
"Come il mondo si è unito per sconfiggere il nazismo e si è unito per sconfiggere l'Isis, dobbiamo essere uniti per sconfiggere Hamas. Israele è unito per sconfiggere Hamas", ha sottolineato il premier israeliano a Biden, aggiungendo che "le forze della civiltà prevarranno per la pace della regione e del mondo".
"Hamas non rappresenta tutti i palestinesi"
"L'America è in lutto con voi e sta piangendo con voi", ha detto da parte sua Joe Biden. "Dobbiamo tener presente - ha puntualizzato Biden nel suo incontro con Netanyahu - che Hamas non rappresenta tutto il popolo palestinese, ha sempre portato sofferenza".
"Vi daremo tutto il necessario per difendervi"
"Sono profondamente rattristato e indignato per l'esplosione avvenuta ieri all'ospedale di Gaza. In base a quello che ho visto, sembra che sia stato fatto dall'altra parte, non da voi. Ma ci sono molte persone là fuori che non ne sono sicure, quindi dobbiamo superare molte cose", ha aggiunto il presidente degli Usa. Nel ribadire che "gli Stati Uniti daranno a Israele ciò che è necessario per difendersi, Biden ha concluso dicendo che "il coraggio del popolo israeliano è stato sbalorditivo e che era orgoglioso di essere lì".
L'agenda di Biden
Secondo quanto si è appreso Joe Biden incontrerà anche le famiglie degli ostaggi Usa presi da Hamas e condotti a Gaza. Al tempo stesso Biden vedrà Rachel Edri la donna della cittadina di Ofakim, nel sud di Israele, che ha distratto cinque terroristi di Hamas entrati nel suo appartamento finché sono arrivate le forze di soccorso israeliane liberando lei e la sua famiglia.
"Dobbiamo condannare anche il fatto che ci siano vittime civili a Gaza che superano le 3000 unità, condannare un tragedia non ci impedisce di dimostrare compassione per altri morti". Così l'alto rappresentante Ue, Josep Borrell, parlando in aula a Strasburgo al dibattito sul conflitto in Medio Oriente "Tutti abbiamo condannato l'orrore degli attentanti contro Israele. Israele ha evidentemente il diritto di difendersi e l'ha sempre avuto ma il diritto alla difesa ha dei limiti e in questo caso sono i limiti sanciti dal diritto internazionale umanitario" ha aggiunto Borrell.
"Hamas non rappresenta tutto il popolo palestinese"
Anche per le guerre ci sono regole, tagliare acqua e approvvigionamento di base ad una popolazione non è compatibile con il diritto bellico. A Gaza ci sono già tremila morti e un quarto sono bambini, non possiamo rendere tutti gli abitanti di Gaza responsabili delle azioni di Hamas", ha detto Borrell. "Non si può identificare Hamas con il popolo palestinese, per noi Hamas è un'organizzazione terroristica che si è opposta a iniziative che aprivano a un cammino di pace per la regione. Hamas vuole la distruzione di Israele, ma sta impedendo la pace anche ai palestinesi anche loro vittime di Hamas", ha aggiunto Borrell.
"Una insensata tragedia ha sconvolto tutti noi. Un ospedale di Gaza, che ospitava centinaia di feriti, è stato trasformato in un inferno di fuoco. Le scene dell'ospedale Al Ahli sono orribili e angoscianti. Non ci sono scuse per colpire un ospedale pieno di civili. Tutti i fatti devono essere accertati, e i responsabili devono essere consegnati alla giustizia". Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen intervenendo all'Eurocamera. "In questo momento tragico, dobbiamo tutti raddoppiare gli sforzi per proteggere i civili dalla furia di questa guerra", ha detto.
"Hamas è un'organizzazione terrorista"
"Israele ha il diritto all'autodifesa, in linea con il diritto internazionale. Hamas è un'organizzazione terrorista. E anche il popolo palestinese soffre per questo terrore. E noi dobbiamo sostenerli. Non c'è contraddizione nella solidarietà con Israele e nell'agire per i bisogni umanitari dei palestinesi", ha detto von der Leyen parlando alla Plenaria. "Solo se diciamo con chiarezza che Israele ha diritto di difendersi abbiamo la credibilità per dire che la sua difesa deve essere in linea con i principi democratici e umanitari", ha aggiunto. L'Unione europea è sempre stata il più grande donatore internazionale alla Palestina. E questo non cambierà. Ma con l'evolversi della situazione sul campo, è anche essenziale rivedere con urgenza e attenzione la nostra assistenza finanziaria alla Palestina", ha sottolineato von der Leyen. "I finanziamenti dell'Ue non sono mai andati ad Hamas o ad altre entità terroristiche. E non lo faranno mai", ha aggiunto.
La situazione a Gaza "sta sfuggendo al controllo". Lo afferma il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Abbiamo bisogno che la violenza da tutte le parti si fermi", ha aggiunto. "Ogni secondo che aspettiamo per far arrivare gli aiuti, perdiamo vite. Abbiamo bisogno di un accesso immediato per iniziare a consegnare l'attrezzatura medica che possono salvare le vite".
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in viaggio verso Israele, incontrerà le famiglie delle persone uccise nell'attacco di Hamas, nonché i familiari di coloro che sono ancora dispersi. Non è chiaro se si tratti di famiglie di cittadini statunitensi scomparsi. Il presidente, si legge in una nota della Casa Bianca, incontrerà anche i "primi soccorritori" israeliani.
Biden inoltre avrà un colloquio telefonico con il presidente palestinese Abu Mazen e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi durante il volo di rientro a Washington, aggiunge la Casa Bianca.
È salito ad almeno 3'200 morti e circa 11'000 feriti il bilancio delle vittime dagli attacchi dell'esercito israeliano sulla Striscia di Gaza dall'inizio dei combattimenti. Lo afferma il Ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas, citato dai media locali.
Il portavoce del ministero ha detto che Israele ha continuato ad attaccare Gaza "anche dopo il criminale attacco all'ospedale". Israele afferma che l'esplosione è stata causata dal lancio pasticciato di un missile da parte della Jihad islamica palestinese e che dispone di prove audio e tecnologiche a sostegno di tale affermazione.
"La Jihad islamica è responsabile di un lancio fallimentare del razzo che ha colpito l'ospedale". Lo ha detto in un nuovo intervento il portavoce militare israeliano, in base "ad un esame dei sistemi operativi dell'esercito" e "di informazioni di intelligence di fonti diverse". "Un'analisi dei sistemi operativi dell'esercito ha indicato - ha spiegato il portavoce - che una salva di razzi è stata lanciata dai terroristi a Gaza, passando in stretta prossimità dell'ospedale nel momento in cui è stato colpito".
Un dirigente di Hamas ha detto a NBC News che il gruppo è disposto a rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi civili - stranieri e israeliani - se Israele interromperà i suoi attacchi aerei su Gaza. Il funzionario ha precisato che gli ostaggi potrebbero essere rilasciati entro un'ora se Israele si ferma. Ha affermato che ora non esiste un posto sicuro dove rilasciare gli ostaggi. In cambio del rilascio dei soldati israeliani tenuti in ostaggio, il funzionario di Hamas ha però affermato che Israele deve rilasciare tutti i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.
Un raid israeliano ha colpito un complesso ospedaliero a Gaza, provocando almeno 500 morti. Lo hanno affermato le autorità di Hamas che governano la Striscia. Si tratta, scrive il Guardian citando le autorità palestinesi della Striscia dell'Al-Ahli Arabi Baptist Hospital al centro di Gaza City. Secondo Al Jazeera la maggior parte dei feriti sembrano essere donne e bambini. Nella struttura si erano rifugiate molte famiglie.
Cinque esperti forensi sono arrivati oggi in Israele dalla Svizzera. Il loro compito è aiutare le autorità del Paese a identificare le vittime dell'attacco sferrato da Hamas dieci giorni fa. Gli specialisti sono medici legali e tecnici forensi, ha annunciato questa sera il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) su X (ex Twitter). La squadra finale dovrebbe essere composta da dieci o venti membri. Principalmente, gli esperti dovranno identificare i cadaveri sulla base di impronte digitali, dna o altre caratteristiche uniche. La richiesta di supporto in questo campo alla Svizzera è stata inviata direttamente dagli israeliani.
L'organizzazione Save the Children ha reso noto che più di 1000 bambini sono morti a causa dei bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza degli ultimi 11 giorni, circa, uno ogni 15 minuti. Il numero dei minori morti rappresenta circa un terzo del numero totale delle vittime. "Il tempo sta scadendo per i bimbi di Gaza", ha detto in una nota il direttore dell'organizzazione Jason Lee. "Oggi è prevista la riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu: è necessario un cessate il fuoco per salvare la loro vita. Senza la fine dei combattimenti la vita di migliaia di bambini è appesa a un filo".
724 studenti e 38 insegnanti sono morti nella striscia di Gaza tra l'inizio del conflitto e il 15 ottobre. I feriti sono invece 2'450 tra gli studenti e 71 tra i docenti. Nel complesso i danni hanno riguardato 164 edifici che ospitavano 223 scuole, soprattutto nella zona attorno a Gaza City e nell'area nord della striscia, con ricadute su 166'433 studenti e 6'624 insegnanti. Questi sono alcuni dati diffusi da Unicef in un report dell'Education cluster all'interno dei territori palestinesi occupati.
Persi sette giorni di lezione e danneggiate diverse scuole
L'associazione segnala anche che a causa del conflitto 625 mila studenti e 22'564 insegnanti hanno perso in totale sette giorni di lezione in 803 scuole nella striscia di Gaza. La maggior parte delle scuole (93) ha riportato danni minori, 53 danni moderati, 17 hanno danneggiamenti significativi e una è stata del tutto distrutta. 14 di questi edifici erano occupati da scuole dell'Unrwa, mentre i restanti ospitavano tutti scuole pubbliche.
Scuole utilizzate come rifugi
Al momento, inoltre, le scuole sono utilizzate come rifugi. L'Unicef stima che 300 mila sfollati abbiano trovato riparo nelle strutture scolastiche dell'Unrwa, mentre altre 54'453 persone nelle scuole pubbliche.
Nuovi scontri al confine nord di Israele con il Libano. Il portavoce militare ha fatto sapere che altri due missili anti-tank sono stati lanciati nei pressi del kibbutz Yiftah, accompagnati da spari verso postazioni militari israeliane sul confine. L'esercito sta ora attaccando con l'artiglieria siti militari di Hezbollah dall'altra parte della frontiera.
È stata uccisa una delle due sorelle adolescenti con passaporto britannico che ieri risultavano disperse dopo l'attacco terroristico condotto da Hamas in Israele il 7 ottobre. È quanto riporta la Bbc citando i familiari della vittima, secondo cui si tratta della 13enne Yahel, morta insieme alla madre Lianne durante l'assalto dei miliziani palestinesi al kibbutz di Be'eri, mentre sua sorella, la 16enne Noiya, e il padre Eli, risultano ancora tra i dispersi e si teme che siano tra gli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza. La famiglia ha preferito non rivelare il cognome dei propri cari coinvolti. Ieri il premier Rishi Sunak riferendo alla Camera dei Comuni sul conflitto in corso in Medio Oriente aveva affermato che "almeno" sei cittadini con passaporto britannico sono stati uccisi e dieci sono dispersi.
Il Pentagono annuncia che 2'000 soldati americani sono stati messi in stato di allerta per un eventuale dispiegamento nella regione nell'ambito del conflitto fra Israele e Hamas. La notizia era stata anticipata ieri dal "Wall Street Journal". La messa in stato di allerta dei soldati è una decisione presa per fare in modo che siano pronti a un dispiegamento e punta a rafforzare la capacità del Dipartimento della Difesa americano di rispondere rapidamente all'evoluzione della situazione in Medio Oriente, afferma il Pentagono in una nota, sottolineando che il segretario alla Difesa Lloyd Austin continuerà a valutare la postura americana e resterà in stretto contatto con gli alleati e i partner.
L'ordine di evacuare la popolazione del Nord della Striscia di Gaza dato da Israele potrebbe configurare un crimine internazionale di "trasferimento forzato illegale di civili": lo ha detto oggi a Ginevra la portavoce dell'Ufficio dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ravina Shamdasani. "Sembra che non vi sia stato alcun tentativo da parte di Israele di garantire un rifugio adeguato e condizioni soddisfacenti di igiene, salute, sicurezza e nutrizione agli 1,1 milioni di civili a cui è stato ordinato di trasferirsi", ha detto Shamdasani. "Siamo preoccupati che questo ordine, combinato con l'imposizione di un assedio completo su Gaza, non possa essere considerato un'evacuazione temporanea legittima ed equivarrebbe quindi a un trasferimento forzato di civili, in violazione del diritto internazionale", ha sottolineato. La portavoce ha aggiunto che "le spaventose notizie secondo cui civili che tentavano di trasferirsi nel sud di Gaza sono stati colpiti e uccisi da armi esplosive devono essere oggetto di indagini indipendenti e approfondite, così come tutte le accuse di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale".
La Svizzera è il quarto paese al mondo da cui Israele importa più beni e servizi: davanti alla nazione di Guglielmo Tell figurano solo Cina, Stati Uniti e Germania. Il volume totale degli scambi ammonta a 1,9 miliardi di franchi, due terzi dei quali sono esportazioni dalla Confederazione verso lo stato ebraico, mostrano i dati della Segreteria di Stato per l'economia (Seco) di cui riferisce oggi la Luzerner Zeitung (LZ). La parte del leone dell'export elvetico è generata dal settore chimico-farmaceutico, 780 milioni nel 2022. Tra le circa 30 aziende svizzere che hanno una filiale in Israele figurano i giganti farmaceutici renani Novartis, Roche e Lonza, oltre al gruppo agrochimico Syngenta.
Priorità alla sicurezza del personale
Roche è presente in Israele con una propria società nazionale. Ha una divisione farmaceutica dal 1998, a cui è stato aggiunto un comparto diagnostico nel 2022. L'impresa impiega 175 persone. Stando all'azienda farmaceutica, interpellata dal quotidiano, i team regionali stanno "lavorando instancabilmente" per garantire la fornitura di farmaci e strumenti diagnostici ai pazienti in Israele. Al momento tutti i dipendenti sono al sicuro. Anche Novartis ha una succursale nel paese, dal 2009. Israele viene considerato interessante soprattutto per il suo sistema sanitario avanzato, che "promuove l'introduzione di nuove tecnologie e sostiene l'innovazione". Negli uffici di Tel Aviv lavorano per Novartis circa 200 dipendenti, tra cui addetti al marketing, al coordinamento degli studi clinici, alla sicurezza, al controllo qualità e all'informatica. Al momento, la sicurezza dei dipendenti è la "priorità assoluta", ha indicato la ditta alla testata lucernese. Novartis è in contatto regolare con loro e continuerà a sostenerli. Il Gruppo Lonza, che gestisce un sito di ricerca e sviluppo ad Haifa, si esprime in modo analogo. Segue gli sviluppi con preoccupazione e rimane in stretto contatto con il personale, la cui sicurezza ha la massima priorità. Syngenta, controllata dalla Cina ma con sede a Basilea, fa sapere di essere "profondamente scioccata dall'attacco senza precedenti" contro Israele. Syngenta ha "sempre avuto forti legami con Israele", ha indicato alla LZ: in particolare attraverso l'unità Adama e la filiale Zeraim Gedera. Gli impianti di produzione nel sud del paese stanno attualmente operando "con alcune restrizioni".
L'impatto economico del conflitto
Nessuna delle aziende interpellate avanza previsioni su come il conflitto in corso influenzerà le loro attività e la loro presenza in Israele. Anche la Seco ha dichiarato che al momento non è possibile stimare gli effetti della guerra sui rapporti commerciali. Negli ultimi mesi sono emerse indicazioni che fanno ritenere come l'economia israeliana fosse già sotto pressione prima dello scoppio del conflitto. Fino a poco tempo fa dominavano le notizie sulla fiorente industria high-tech e anche diverse società elvetiche volevano essere presenti sul posto, considerato la nuova "Silicon Valley". Il settore è infatti di di estrema importanza per l'economia israeliana: rappresenta più della metà di tutte le esportazioni, un quinto della produzione economica e un settimo dei posti di lavoro. Questo - ricordano i giornalisti lucernesi - ha molto a che fare con la situazione della sicurezza in Israele: dalla fondazione nel 1948 la nazione è stata ripetutamente coinvolta in guerre e conflitti, circondata come è su tutti i lati da stati arabi. Per questo motivo, l'esercito ha investito molto nel settore tecnologico, soprattutto a partire dalla metà degli anni Novanta.
Il boom delle start-up e la crisi
Ne è seguito un vero e proprio boom di start-up. Molti degli imprenditori di successo facevano parte dell'esercito: dopo il servizio attivo hanno portato le loro conoscenze nella propria azienda. Questo era ed è persino esplicitamente incoraggiato dallo stato: vi sono agevolazioni fiscali per le giovani imprese e fondi statali che devono essere restituiti solo in caso di successo delle società. Ma il boom sembra ora volgere al termine: l'anno in corso mostra un netto calo degli investimenti. Un rapporto pubblicato di recente indica inoltre che più di un terzo di tutti i fondi è andato a sole quattro aziende: una concentrazione che viene vista come preoccupante, perché le piccole imprese innovative sono a corto di finanziatori. Stando alla LZ - che riporta un'analisi del Jerusalem Post - le ragioni principali di questa flessione sono due. Da un lato la crisi globale del settore high-tech sta colpendo Israele più duramente di altri paesi; in secondo luogo c'è la riforma del sistema giudiziario pianificata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, che indebolisce la separazione dei poteri, rendendo il contesto imprenditoriale più imprevedibile, cosa che agisce da deterrente per gli investitori.
I convogli con gli aiuti umanitari da giorni bloccati in Egitto, per i pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, si sono diretti oggi verso il valico di frontiera di Rafah con l'enclave palestinese assediata, segnalano funzionari umanitari. Da quando Hamas ha lanciato il suo sanguinoso attacco contro Israele il 7 ottobre, l'Egitto ha tenuto chiuso il valico di Rafah, per facilitare l'ingresso o il passaggio dei propri cittadini che tentavano di fuggire, mentre Israele ha ripetutamente colpito il lato palestinese del valico. "Siamo arrivati al terminal e ora stiamo aspettando il passo successivo", ha segnalato Heba Rashed, che dirige il gruppo umanitario Mersal.
Centinaia di camion in direzione di Rafah
Centinaia di altri camion si stanno dirigendo lungo la strada costiera per il viaggio di 40 chilometri dalla città egiziana di El Arish a Rafah, hanno rilevato altri funzionari umanitari. Un funzionario della Mezzaluna Rossa ha confermato che convogli umanitari si stavano radunando sul lato egiziano della città di confine divisa di Rafah. "Non ci è stato detto a che ora attraverseremo, ma ci è stato chiesto di dirigerci a Rafah", ha detto aggiungendo che "si potrebbe dire che siamo vicini ad un accordo sull'ingresso degli aiuti e sull'uscita degli stranieri".
L'esercito israeliano si sta preparando per le prossime tappe nella guerra contro Hamas ma i piani potrebbero essere diversi dall'attesa invasione via terra della Striscia. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hecht. "Ci stiamo preparando - ha spiegato in un briefing con i giornalisti - ma non abbiamo detto quali piani saranno. Tutti parlano dell'offensiva di terra. Potrebbe essere qualcosa di diverso".
Nei negozi di Gaza sono rimasti generi alimentari sufficienti solo per altri 4-5 giorni: lo ha reso noto oggi l'Onu. "Nei negozi le riserve (di cibo) sono di pochi giorni, forse quattro o cinque", ha detto riferendosi a Gaza la portavoce del Programma alimentare mondiale (Pam) dell'Onu, Abeer Etefa, in videoconferenza dal Cairo durante un briefing per i media a Ginevra.
Il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif) ha annunciato la morte di una cittadina franco-israeliana, Céline Ben David-Nagar, scomparsa dopo l'attacco di Hamas contro Israele dieci giorni fa. Sale così a venti il numero di persone con passaporto francese morte dall'inizio del conflitto. "Céline Ben David-Nagar, cittadina franco-israeliana, è stata assassinata a sangue freddo dai terroristi di Hamas. Lo abbiamo appreso oggi (lunedì, ndr) in seguito all'identificazione del suo corpo. Aveva un bimbo di sei mesi e un marito che la cercava ovunque da dieci giorni. I nostri pensieri alla sua famiglia e ai suoi cari", ha annunciato il Crif in un un messaggio pubblicato ieri sera su X (ex-Twitter).
Polizia, identificati 947 corpi di civili uccisi
La polizia israeliana ha fatto sapere di aver identificato i corpi di 947 civili uccisi nell'attacco di Hamas. Secondo la polizia, citata dai media, rappresentano circa il 70% delle vittime che secondo le stime assommano a ben oltre 1'300.
"Per favore, fatemi uscire di qui il più presto possibile". È il drammatico SOS lanciato nel primo video pubblicato da Hamas di una dei 200 ostaggi portati a Gaza nel sanguinoso blitz del 7 ottobre nel sud di Israele.
Il racconto della ragazza
Gli occhi azzurri cerchiati, i capelli lunghi sciolti sulle spalle, il volto reso inespressivo dalla paura, la ragazza guarda nell'obiettivo e scandisce: "Mi chiamo Maya Sham, ho 21 anni e sono di Shohaam. In questo momento sono a Gaza", dice in ebraico raccontando lei stessa di come è finita nella mani dei terroristi, mentre rientrava dal rave nel deserto del kibbutz di Reim, finito nel sangue. "Sabato mattina presto stavo tornando da una festa nell'area di Sderot. Sono stata gravemente ferita alla mano. Mi hanno portato a Gaza e mi hanno curato all'ospedale per tre ore. Si sono presi cura di me, fornendomi farmaci", ricorda Maya. Per poi lanciare il suo appello: "Vi chiedo solo di riportarmi a casa il più presto possibile dalla mia famiglia, dai miei genitori, dai miei fratelli. Per favore, fatemi uscire di qui il più presto possibile".
La madre ha la conferma che sia viva
Il filmato, non verificabile, dura più di un minuto: nella sequenza precedente si vede Maya stesa su un letto con una coperta scura a tema floreale, mentre allunga il braccio destro ferito. Mani inguantate che spuntano da un camice bianco, di cui si vedono solo le braccia, le medicano una ferita che sembra profonda, che lascia tracce di sangue sulle garze. L'espressione della ragazza, smalto fucsia sulle dita e tatuaggi sul braccio, è visibilmente sofferente ed impaurita. In una conferenza stampa la mamma di Maya, Keren Sherf Shem, ha dichiarato che "non sapevo se fosse viva o morta, ora ho la prova che è viva" anche se "spaventata e sofferente. Prego il mondo di riportare la mia bambina a casa, era solo andata a una festa. Non è la sola, questo è un crimine di guerra". "Si vede che dice quello che le dicono di dire", aggiunge la madre.
"È terrorismo psicologico contro i cittadini di Israele"
Secondo il portavoce militare israeliano Daniel Hagari, il video "è terrorismo psicologico condotto da Hamas contro i cittadini di Israele". "Prevediamo che ci saranno altri filmati, e siamo determinati a combattere contro questo genere di guerra", ha aggiunto. Riferendosi alle immagini in cui la giovane appare bendata, Hagari ha detto: ''Hamas cerca di presentarsi come un'organizzazione umana, mentre ha compiuto crimini atroci". Hamas ''ha infierito contro gli stessi abitanti di Gaza, rubando combustibile e scorte di cibo e chiudendoli nel nord della Striscia". Secondo "Haaretz" la ragazza ha anche la nazionalità francese. Nella sua visita in Israele nei giorni scorsi, la ministra degli esteri di Parigi, Catherine Colonna, aveva incontrato la famiglia Sham nel sud del paese.
L'insediamento israeliano di Metulla è stato colpito da proiettili sparati dal Sud del Libano. Lo riferiscono testimoni oculari e fonti dell'intelligence militare libanese in contatto con l'ANSA nel sud del Libano, ma non autorizzate a parlare con i media. Una colonna di fumo, che sale da uno degli edifici di Metulla, è visibile dal lato libanese della Linea Blu di demarcazione tra i due paesi. Stando alle stesse fonti intensi bombardamenti israeliani si sono registrati per tutta la notte nel sud del Libano. Immagini televisive e sulle reti sociali documentano l'attività di artiglieria israeliana lungo tutta la Linea Blu di demarcazione tra i due paesi fino alle prime luci dell'alba.
Abitanti sfollati
Secondo la televisione pubblica Kan due persone sono rimaste ferite dopo che un razzo anticarro è esploso nella cittadina israeliana. Già ieri gran parte degli abitanti erano sfollati. Il sindaco di Metulla ha fatto appello a quanti sono rimasti di partire immediatamente. Secondo i media questo attacco è stato rivendicato dagli Hezbollah.
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha respinto una risoluzione russa sulla spirale di violenza in Medio Oriente, con i delegati internazionali che si sono rifiutati di sostenere una mozione che non condanna Hamas per il suo attacco a sorpresa contro Israele. Solo quattro paesi hanno votato con la Russia sul testo proposto. Altri quattro, compresi gli Stati Uniti, hanno votato contro. Sei si sono astenuti.
"Senza il nostro incoraggiamento solo discussioni vuote"
Un secondo testo proposto dal Brasile con un linguaggio inequivocabile di condanna del gruppo islamico sembra avere un sostegno più ampio e dovrebbe arrivare al voto stasera. L'ambasciatore russo all'Onu, Vassily Nebenzia, ha affermato che nonostante il fallimento la risoluzione di Mosca ha spinto il Consiglio ad agire. "Ciò ha contribuito ad avviare una discussione sostanziale su questo argomento nel Consiglio di sicurezza. Senza il nostro incoraggiamento, probabilmente tutto si sarebbe limitato a discussioni vuote", ha affermato.
Le accuse del Regno Unito alla Russia
Il Regno Unito, che si è unito agli Usa nel respingere la proposta russa, ha criticato la mancanza di consultazione da parte di Mosca e ha accusato la Russia di non aver fatto un serio tentativo di trovare un consenso. "Non possiamo sostenere una risoluzione che non condanna gli attacchi terroristici di Hamas", ha detto l'inviata Barbara Woodward. Quello israeliano Gilad Erdan ha affermato che il Consiglio di sicurezza dell'Onu, che non adotta una risoluzione sulla situazione in Israele e nei Territori palestinesi dal 2016, si trova in "uno dei suoi bivi più cruciali" sin dalla sua fondazione all'indomani della Seconda guerra mondiale.
Secondo il portavoce dell'esercito israeliano Jonathan Conricus, 600'000 abitanti di Gaza hanno evacuato l'area in seguito agli avvertimenti lanciati venerdì scorso dalle Forze di difesa israeliane (Idf), ma alte 100'000 non hanno ancora lasciato la città.
Israele ha avvertito la popolazione di lasciare l'area di Gaza City prima di quelle che ha annunciato come "operazioni militari rafforzate" dei prossimi giorni. Conricus ha affermato che tali manovre inizieranno "quando i tempi saranno adatti all'obiettivo".
Il presidente americano Joe Biden visiterà Israele mercoledì ed incontrerà il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Farà sosta anche in Giordania dove vedrà re Abdallah e il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken al termine dell'incontro a Gerusalemme con Netanyahu durato sette ore e mezzo. Biden visita Israele in un "momento critico", ha spiegato Blinken.
I temi da affrontare
Il presidente parlerà dell'assistenza "umanitaria per assicurarsi che lavoriamo tutti insieme e per assicurarci che gli aiuti non vadano ad Hamas ma ai civili", ha aggiunto il portavoce del Consiglio alla Sicurezza nazionale americano John Kirby. Gli Stati Uniti e Israele, ha annunciato Blinken, svilupperanno un piano per "consentire agli aiuti umanitari da paesi donatori e organizzazioni multilaterali di raggiungere i civili a Gaza, inclusa la possibilità di creare aree sicure".
Rinviate le mosse di Israele su Gaza?
Il New York Times afferma che la visita di domani del presidente americano ritarderà l'operazione di terra pianificata dallo Stato ebraico nella Striscia di Gaza di almeno 24 ore. Israele continua a prepararsi per operazioni militari "potenziate" a Gaza rispondendo al tempo stesso ai "tentativi di infiltrazione" di Hezbollah dal Libano, secondo il portavoce militare israeliano Jonathan Conricus. Parlando stamattina in conferenza stampa, l'ufficiale delle Forze di difesa israeliane (Idf) ha detto che i tempi delle mosse di Israele su Gaza dipenderanno da "molte variabili", compreso il movimento dei civili all'interno dell'enclave a cui è stato ordinato di evacuare. Alla domanda se la visita di Biden domani in Israele ritarderà le operazioni militari rafforzate in vista di un'invasione di terra, Conricus ha detto: "Dovremo vedere". Il portavoce delle Idf ha affermato che c'è un "significativo svantaggio" dal punto di vista strategico nell'annunciare le intenzioni dello Stato ebraico a Gaza, ma ha sottolineato che Israele è preoccupata per la sicurezza dei civili. "Non è nostro compito uccidere o ferire in altro modo civili non combattenti", ha detto Conricus.
Swiss ha comunicato oggi la sospensione dei suoi voli diretti e provenienti da Beirut a causa delle tensioni alla frontiera tra Israele e il Libano. La compagnia aerea non intende compromettere la sicurezza dei passeggeri e degli equipaggi dal momento che non è esclusa una estensione del conflitto, viene precisato. La sospensione è valida fino al 28 ottobre, in attesa di una rivalutazione della situazione. Quattro voli in partenza da Zurigo il 17, 19, 24 e 26 ottobre sono soppressi e i biglietti saranno interamente rimborsati, viene indicato.
Le sirene di allarme per l'arrivo di razzi da Gaza sono risuonate a Tel Aviv e nel centro di Israele. I sistemi di rivelazione hanno segnalato lo stesso allarme anche a Gerusalemme. A causa delle sirene risuonate a Gerusalemme per i razzi lanciati da Hamas, la Knesset ha dovuto interrompere la seduta inaugurale della sessione invernale. La seduta era iniziata con l'intervento del premier Benyamin Netanyahu. Tutti i deputati, compreso il primo ministro, si sono dovuti recare nei rifugi. Sirene d'allarme anti aereo hanno risuonato per la seconda volta in poco tempo nell'area centrale di Israele, compresa la zona grande di Tel Aviv. Subito dopo gli allarmi sono state udite le esplosioni dei razzi intercettati dall'Iron Drome.
Il bilancio dei morti a Gaza è salito a quota 2'750: lo ha reso noto il ministero della Sanità di Hamas, citato da Haaretz. I feriti sono oltre 9'700, secondo la stessa fonte. L'esercito israeliano ha informato finora le famiglie di 199 ostaggi che si trovano a Gaza. Lo ha reso noto il portavoce militare Daniel Hagari, in una conferenza stampa. Ha precisato che a loro riguardo Israele sta compiendo ''uno sforzo nazionale di priorità suprema'', ricorrendo anche ad informazioni di intelligence. L'esercito, ha aggiunto, ha finora informato 295 famiglie di militari caduti finora nel conflitto con Hamas.
Biden: "L'attacco di Hamas è stato grave quanto l'Olocausto"
In precedenza, in un'intervista a "60 Minutes" sulla Cbs, il presidente americano Joe Biden ha affermato che un'occupazione israeliana di Gaza sarebbe "un grosso errore". Secondo Biden, l'attacco di Hamas è stato una "barbarie grave quanto l'Olocausto" e Israele ha il diritto di rispondere per eliminare totalmente il gruppo islamista, per poi però cercare una strada verso uno Stato palestinese. Nell'intervista il presidente americano ha negato che gli sforzi per normalizzare le relazioni tra Israele e l'Arabia Saudita siano morti dopo l'attacco. "I sauditi, gli emirati e le altre nazioni arabe comprendono che la loro sicurezza e la loro stabilità miglioreranno se si normalizzerà le relazioni con Israele", ha detto Biden. Intanto, il segretario di Stato Usa Antony Blinken torna oggi in Israele.
Abu Mazen: "Hamas non rappresenta i palestinesi"
Hamas non rappresenta il nostro popolo, ha dal canto suo affermato Abu Mazen durante un colloquio con il presidente venezuelano Nicolas Maduro, stando all'agenzia palestinese Wafa, secondo cui Abu Mazen ha inoltre sottolineato che L'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) è la unica rappresentante legittima del popolo palestinese.
Gli attacchi avvenuti nelle scorse ore
Ieri sera, frattanto, altri raid dello Stato ebraico sono stati effettuati in Libano contro le postazioni dei miliziani sciiti alleati dell'Iran. Grave un ufficiale dell'intelligence iraniana, rimasto vittima di un attentato. "Nessuno può garantire il controllo della situazione" se Israele invade Gaza, ha minacciato Teheran. Almeno un palestinese è rimasto ucciso stamattina presto in seguito a un raid militare israeliano nella città di Gerico, nella Cisgiordania occupata. Lo riporta Al Jazeera. L'emittente afferma che nelle ultime ore sono stati segnalati diversi raid israeliani anche a Gerusalemme Est, Nablus, Betlemme ed Hebron. Secondo quanto riferito dalle fonti di Al Jazeera, decine di palestinesi sarebbero stati arrestati durante le operazioni. Nel frattempo lo Stato ebraico ha ammassato truppe al confine con la Striscia ed effettuato "molteplici attacchi aerei" da parte dell'esercito israeliano che hanno causato "la morte di diverse persone" nelle ultime ore a Gaza, secondo quanto riportano i corrispondenti di Al Jazeera. Oggi riapre il valico di Rafah. A Gaza secondo l'Onu ci sono ormai circa un milione di sfollati. L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) prevede che le riserve di carburante degli ospedali di tutta Gaza dureranno solo "per altre 24 ore". Nel suo ultimo aggiornamento sulla situazione nella Striscia, l'Ocha avverte che "l'arresto dei generatori di riserva metterebbe a rischio la vita di migliaia di pazienti" negli ospedali.
Le mosse diplomatiche
Sul piano diplomatico, la premier italiana Giorgia Meloni e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ricevono oggi il re di Giordania, mentre papa Francesco quello del Bahrein. La Cina invece "sostiene i Paesi islamici nel rafforzare l'unità e il coordinamento sulla questione palestinese". Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha invitato il presidente americano Joe Biden a visitare presto Israele, ed entrambi i paesi stanno discutendo questa possibilità: lo riferiscono la Cnn, citando una fonte vicina al dossier, ma anche diversi media israeliani.
I leader dei 27 Paesi dell'Ue hanno chiesto il rilascio "immediato e incondizionato" di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza: lo riporta il Guardian. I leader si incontreranno domani in videoconferenza nel corso di un vertice d'emergenza convocato nel fine settimana, mentre in tutta l'Ue aumentano i timori per la volatilità della regione in seguito all'attacco di Hamas. In una dichiarazione letta questa mattina dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel, i leader Ue hanno difeso il diritto di Israele a difendersi, ma hanno affermato che ciò deve avvenire "nel pieno rispetto del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale".
"Se io sono pronto a uno scambio? Qualsiasi cosa anche se questo può portare alla libertà e riportare a casa quei bambini nessun problema. Da parte mia disponibilità assoluta". Così il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, in un incontro online con un gruppo di giornalisti ha risposto a una domanda se lui sia pronto a offrirsi per uno scambio per liberare i bambini ostaggio nelle mani di Hamas. Sull'offerta di mediazione della Santa Sede, ha detto ancora, "abbiamo dato la disponibilità almeno per cercare di far ritornare gli ostaggi, almeno una parte di loro, questo si sta cercando. E' molto difficile perché per una mediazione bisogna avere degli interlocutori. E in questo momento con Hamas non si riesce a parlare".
Le preoccupazioni di Pizzaballa
Per quanto riguarda i timori sulle conseguenze della possibile invasione di terra di Israele nella Striscia di Gaza, il card. Pizzaballa ha risposto: "i miei timori sono essenzialmente due: il primo è, in seguito all'operazione di terra, non so come si chiami, la crisi umanitaria molto più grave che si creerà. Questo è il primo timore, perché senz'altro ci saranno tantissime vittime. E l'altro timore - ha aggiunto - è che questo conflitto diventi un conflitto regionale, che comprenda non soltanto Gaza o eventualmente la West Bank, ma anche il Libano, poi il mondo islamico si potrebbe accendere, tutti i Paesi arabi: non so, è molto difficile prevedere gli sviluppi, ma il timore di un'espansione regionale sono reali, e non lo dico soltanto io".
Il valico di Rafah fra Gaza ed Egitto è stato aperto. Lo riferiscono fonti locali secondo cui al suo interno sono adesso in corso i preparativi logistici per introdurre a Gaza aiuti umanitari e per consentire l'uscita di cittadini stranieri e di palestinesi con doppia nazionalità. Nelle ultime ore sul versante egiziano sono stati rimossi gli sbarramenti che ostruivano il valico. La Mezzaluna rossa di Gaza, equivalente locale della Croce Rossa, afferma che gli aiuti includono medicinali, coperte, materassi e scorte di acqua potabile.
"Resterà aperto cinque ore"
In precedenza un funzionario dell'Ambasciata palestinese a Washington, Kamel Khatib, citato dalla Nbc, aveva reso noto che gli stranieri ed i palestinesi con nazionalità straniera potranno uscire da Gaza attraverso il valico di Rafah con l'Egitto a partire dalle 9:00 di questa mattina ora locale (le 8:00 in Svizzera), quando anche gli aiuti umanitari cominceranno ad arrivare a Gaza. Secondo media israeliani, il valico resterà aperto per cinque ore. Tuttavia, ''non c'è per il momento un cessate il fuoco né l'ingresso a Gaza di aiuti umanitari in cambio della fuoriuscita di cittadini stranieri'': lo ha reso noto l'ufficio del premier Benyamin Netanyahu commentando notizie diffuse in precedenza circa l'apertura del valico di Rafah. In seguito agli scontri a fuoco avvenuti negli ultimi giorni il ministero della Difesa israeliano ha pure deciso di evacuare la popolazione che risiede a ridosso del confine con il Libano ad una distanza inferiore a 2 chilometri. Un comunicato del ministero precisa che si tratta in tutto di 28 località fra cui la cittadina di Metulla.
"Il mondo ha perso la sua umanità"
Ieri attacchi giunti dal Libano hanno provocato in quella zona la morte di due israeliani, un militare ed un civile. Sempre ieri le autorità militari hanno vietato l'ingresso in una fascia della profondità di quattro chilometri lungo l'intero confine con il Libano. Intanto, quattordici membri del personale dell'agenzia umanitaria dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sono stati uccisi negli attacchi israeliani su Gaza: lo ha detto il capo dell'agenzia, Philippe Lazzarini, durante una conferenza stampa tenuta ieri sera. Lo riporta il Guardian. Il mondo ha "perso la sua umanità", ha affermato inoltre Lazzarini commentando la situazione nella Striscia, aggiungendo di aver organizzato la conferenza stampa per "lanciare l'allarme", poiché i suoi colleghi a Gaza non possono più fornire assistenza umanitaria nell'enclave.
Il valico di Rafah tra l'Egitto e la Striscia di Gaza è stato riaperto. Lo rende noto l'emittente al-Arabiya spiegando che oltre un centinaio di camion sono in fila per consegnare aiuti a milioni di palestinesi assediati nel corso del cessate il fuoco temporaneo. Nell'arco di questo periodo sarà anche concesso ai cittadini stranieri che si trovano nella Striscia di Gaza di lasciare l'enclave palestinese.
Rimarrà aperto per cinque ore
In precedenza un funzionario dell'Ambasciata palestinese a Washington, Kamel Khatib, citato dalla Nbc, aveva reso noto che gli stranieri e i palestinesi con nazionalità straniera potranno uscire da Gaza attraverso il valico di Rafah con l'Egitto a partire dalle 9 di questa mattina ora locale (le 8 in Svizzera), quando anche gli aiuti umanitari cominceranno ad arrivare a Gaza. Secondo media israeliani, il valico resterà aperto per cinque ore. Intanto, quattordici membri del personale dell'agenzia umanitaria dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sono stati uccisi negli attacchi israeliani su Gaza: lo ha detto il capo dell'agenzia, Philippe Lazzarini, durante una conferenza stampa tenuta ieri sera. Lo riporta il Guardian. Il mondo ha "perso la sua umanità", ha affermato inoltre Lazzarini commentando la situazione nella Striscia, aggiungendo di aver organizzato la conferenza stampa per "lanciare l'allarme", poiché i suoi colleghi a Gaza non possono più fornire assistenza umanitaria nell'enclave.
La minaccia del terrorismo negli Stati Uniti è aumentata in seguito agli attacchi di Hamas in Israele, ha dichiarato il presidente americano Joe Biden in un'intervista al programma '60 Minutes' della Cbs. Biden ha detto di aver incontrato ultimamente i leader delle forze dell'ordine federali per quasi un'ora per discutere del rischio di attacchi coordinati o da parte di lupi solitari.
Una "enorme palla di fuoco" è stata segnalata a Gaza dopo "molteplici attacchi aerei" da parte dell'esercito israeliano che hanno causato "la morte di diverse persone" nelle ultime ore, secondo quanto riportano i corrispondenti di Al Jazeera.
L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) prevede che le riserve di carburante degli ospedali di tutta Gaza dureranno solo "per altre 24 ore". Nel suo ultimo aggiornamento sulla situazione nella Striscia, l'Ocha avverte che "l'arresto dei generatori di riserva metterebbe a rischio la vita di migliaia di pazienti" negli ospedali.
In un'intervista al programma tv '60 Minutes' della Cbs, rispondendo alla domanda se sia giunto il momento di un cessate il fuoco in Medio Oriente, il presidente americano Joe Biden afferma che c'è una "differenza fondamentale" tra gli israeliani uccisi nell'attacco di Hamas e i palestinesi uccisi nel contrattacco di Israele. Lo Stato ebraico "sta dando la caccia a un gruppo di persone che hanno commesso una barbarie tanto grave quanto l'Olocausto - spiega Biden -. E quindi penso che Israele debba rispondere. Devono attaccare Hamas. Hamas è un branco di codardi. Si nascondono dietro i civili. Mettono i loro quartieri generali dove ci sono i civili, gli edifici e cose simili. Ma sono sicuro che gli israeliani faranno tutto ciò che è in loro potere per evitare l'uccisione di civili innocenti".
Seicentomila palestinesi hanno abbandonato negli ultimi giorni le loro abitazioni nel nord della Striscia e a Gaza City e, seguendo le istruzioni giunte da Israele, hanno oltrepassato il Wadi Gaza, nel settore centrale, per mettersi al riparo dai combattimenti. Lo ha affermato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari. Nel corso di una conferenza stampa, Hagari ha smentito accuse giunte da Hamas secondo cui Israele avrebbe colpito quanti si stanno dirigendo verso il sud della Striscia. Sempre stando al portavoce dell'esercito israeliano, le autorità hanno contattato le famiglie di 155 ostaggi rapiti di Hamas nell'attacco del 7 ottobre.
Intanto, oltre 1.000 persone risultano disperse sotto le macerie degli edifici distrutti dai raid israeliani a Gaza, secondo i servizi di pronto soccorso della Striscia. I morti sarebbero al momento 2670.
Tra le vittime - i morti, i feriti o gli ostaggi - causate dal blitz di Hamas nei kibbutz al confine con Gaza potrebbe esserci anche qualcuno molto caro al Papa. Lo ha confidato lo stesso Pontefice in una telefonata col giornalista e amico israeliano Enrique Cymerman. Nel raccontargli della situazione, "peggio di quanto si possa vedere nelle immagini", il giornalista ha detto al Papa che tra le persone colpite dai terroristi ci sarebbero diversi argentini. "Lo so, lo so", ha risposto il Papa aggiungendo: "Penso che sicuramente qualche mio amico e lì".
8 morti e 19 dispersi argentini
Francesco si potrebbe riferire, anche se non lo dice espressamente nella telefonata che è stata rilanciata sui social, in particolare ad un suo vecchio amico argentino che viveva in un kibbutz proprio al confine con Gaza. Il giornale La Nacion scrive che, fino a questo momento, si contano 8 morti e 19 dispersi tra gli argentini. Francesco, nella telefonata, ha assicurato la sua vicinanza e ha detto di volere incontrare le famiglie degli ostaggi, come chiesto da quelle argentine attraverso Cymerman. Infine con la voce rattristata ha commentato: "E' come essere tornati indietro di cinquant'anni".
"Si rispetti il diritto umanitario, soprattutto a Gaza"
Il Papa, che sta anche telefonando quasi tutti i giorni alla parrocchia cattolica di Gaza, per avere notizie della situazione nella Striscia, ha rinnovato il suo appello all'Angelus sia per gli ostaggi israeliani detenuti da Hamas sia per i civili di Gaza stretti da un assedio senza via d'uscita: "Rinnovo l'appello per la liberazione degli ostaggi e chiedo con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto. Si rispetti il diritto umanitario, soprattutto a Gaza dove è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione".
"Stop a tutte le guerre"
Poi il Pontefice ha chiesto a tutte le parti di fermarsi: "Già sono morti moltissimi, per favore non si versi altro sangue innocente né in Terra Santa né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo. Basta! - ha detto - Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre". Infine ha rilanciato l'invito della Chiesa di Terra Santa a tutti i credenti affinché martedì 17 ottobre sia una giornata di preghiera e digiuno per la pace. "La preghiera - ha sottolineato il Papa - è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell'odio, del terrorismo, della guerra".
Sono oltre 1'400 i morti in Israele per l'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. Lo ha fatto sapere l'ufficio del primo ministro citato dai media internazionali. Il bilancio dei morti a Gaza per gli attacchi di Israele, stando a dati diffusi stasera dal Ministero della sanità locale, è di 2'670 uccisi dagli attacchi di Israele e 9'600 feriti.
Frattanto proseguono i bombardamenti, anche nel sud del Libano da parte di Israele in risposta a razzi lanciati da fazioni pro palestinesi.
L'Unione europea condanna con fermezza Hamas e i suoi attacchi terroristici. Lo scrivono in una dichiarazione congiunta i ventisette Paesi dell'Unione europea. Stando alla nota, l'Ue condanna i brutali e indiscriminati attacchi in tutto Israele e deplora profondamente la perdita di vite umane. Non esiste alcuna giustificazione per il terrorismo. Sottolineiamo con forza il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto umanitario e internazionale di fronte a tali attacchi violenti e indiscriminati. L'Ue ribadisce "...l'importanza di garantire la protezione di tutti i civili in ogni momento in linea con il diritto internazionale umanitario".
"Continuiamo a sostenere i civili più bisognosi a Gaza"
Nel documento, l'Ue scrive di voler "continuare a sostenere i civili più bisognosi a Gaza in coordinamento con i partner, garantendo che questa assistenza non venga sfruttata da organizzazioni terroristiche". I 27 indicano inoltre che è "fondamentale prevenire l'escalation regionale" e ribadiscono il loro impegno "a favore di una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati attraverso sforzi rinnovati nel processo di pace in Medio Oriente".
Gli Usa temono un'escalation della guerra tra Israele e Hamas e il coinvolgimento diretto dell'Iran. Lo ha dichiarato a vari media americani il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan, secondo cui Israele avrebbe riaperto le condutture dell'acqua nel sud di Gaza.
Sullivan ha evocato la possibilità di un nuovo fronte di battaglia sul confine tra Israele e Libano. "Non possiamo escludere che l'Iran scelga di impegnarsi direttamente in qualche modo. Dobbiamo prepararci per ogni possibile evenienza", ha ammonito.
Frattanto, il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica iraniana (Irgc) sta spostando alcuni dei suoi membri verso il confine israeliano, suscitando il timore che possa aprirsi un nuovo fronte nello scontro tra Tel Aviv e i suoi nemici regionali. Lo scrive il Wall Street Journal.
La Cina "sostiene i Paesi islamici nel rafforzare l'unità e il coordinamento sulla questione palestinese" al fine di parlare "con una sola voce". È quanto ha detto il massimo diplomatico di Pechino, Wang Yi, nel corso di una telefonata avuta oggi con l'omologo iraniano Hossein Amir -Abdollahian.
"La comunità internazionale dovrebbe agire per opporsi alle azioni di qualsiasi parte che danneggiano i civili", ha aggiunto Wang, nel resoconto dei media statali cinesi.
L'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), tramite la sua responsabile delle comunicazioni Juliette Touma, ha dichiarato che "un milione di persone sono state sfollate durante i primi sette giorni di guerra" tra Hamas, l'organizzazione islamista al potere a Gaza, e Israele ed è "probabile che la cifra aumenti man mano che la gente continua a lasciare le proprie case".
Israele ha esortato i residenti del nord del territorio palestinese assediato - circa 1,1 milioni di persone su una popolazione totale di circa 2,4 milioni - a fuggire verso sud, affermando di voler colpire il nord di Gaza City per distruggere il centro operativo del movimento islamista.
Hamas "pensava che Israele si sarebbe spaccata, ma saremo noi a spaccare Hamas". Lo ha detto il premier Benjamin Netanyahu nella prima riunione di gabinetto del governo di emergenza.
"Questo governo sta lavorando 24 ore al giorno e l'unità di Israele manda un chiaro messaggio alla nazione, al nemico e al mondo". La riunione ha poi osservato un minuto di silenzio in ricordo degli oltre 1300 israeliani morti a causa dell'attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre.
Per il momento la Confederazione non prevede più voli speciali per i cittadini svizzeri in partenza da Israele. È ancora possibile prenotare voli commerciali, precisa il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Si consiglia pertanto ai cittadini svizzeri di esaminare altre opzioni di partenza, ha aggiunto. Il DFAE ricorda inoltre di seguire le istruzioni delle autorità locali. I consigli di viaggio per il momento rimangono invariati. Sono aggiornati, costantemente controllati e riflettono la valutazione attuale della situazione, ricorda il DFAE.
Sono almeno 12 i giornalisti uccisi durante gli otto giorni di conflitto dopo l'attacco di Hamas. Lo ha riferito il Comitato di protezione dei giornalisti (Cpj) citato da Haaretz secondo cui altri 2 sono attualmente considerati dispersi. "Il Cpj - ha detto Sherif Mansour coordinatore dell'organizzazione per il Medio Oriente e il Nord Africa - sottolinea che i giornalisti sono civili che fanno un lavoro importante durante tempi di crisi e non devono essere presi di mira dalle parti in guerra".
"Nessuno può garantire il controllo della situazione" se Israele invade Gaza. E' l'avvertimento lanciato da Teheran.
Un alto ufficiale d'intelligence iraniano vittima di un attentato
Nel frattempo, un alto ufficiale dell'intelligence del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, Mohammed Akiki, è stato vittima di un attentato a Teheran ed è attualmente ricoverato in ospedale in condizioni critiche in seguito alle gravi ferite riportate: lo scrive il sito Bnn network. Lo scrittore israeliano Amir Tsarfati riporta sul suo canale Telegram che Mohammed Akiki si trova nel reparto di terapia intensiva di un ospedale di Teheran in seguito ad un tentativo di assassinio in una sparatoria.
Sirene di allarme anti razzi stanno risuonando a Tel Aviv. Lo ha constatato l'agenzia di stampa Ansa sul posto.
Un raid aereo israeliano ha preso di mira l'aeroporto di Aleppo, città siriana controllata dal governo. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria dopo che un attacco simile ha colpito gli aeroporti di Aleppo e Damasco. "Un raid israeliano proveniente dalla direzione del mare ha colpito l'aeroporto di Aleppo", ha detto all'agenzia Afp Rami Abdel Rahman, responsabile dell'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh).
"Abitanti di Gaza, negli ultimi giorni vi abbiamo esortato a lasciare Gaza City ed il nord della Striscia e di spostarvi a sud del Wadi Gaza per la vostra sicurezza. Oggi vi informiamo che fra le ore 10:00 e le 13:00 (ora locale, ndr) Israele non colpirà l'itinerario indicato dalla nostra cartina per raggiungere quella zona": lo ha reso noto su X (ex Twitter) in lingua araba il portavoce militare, Avichay Adraee.
"Per la vostra sicurezza sfruttate questo breve lasso di tempo per andare a sud. Potete essere certi - conclude Adraee - che i dirigenti di Hamas hanno già provveduto alla protezione loro e delle loro famiglie''.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha avuto ieri un colloquio telefonico con l'omologo saudita Faisal bin Farhan Al Saud sulla crisi in Medio Oriente, rilevando che che le azioni di Israele "sono andate oltre l'ambito dell'autodifesa". Mentre Tel Aviv "dovrebbe ascoltare seriamente gli appelli della comunità internazionale e del Segretario generale dell'Onu sullo stop alle punizioni collettive del popolo di Gaza". Entrambi, ha riferito una nota della diplomazia di Pechino diffusa oggi, "hanno espresso preoccupazione per la situazione in Israele e Gaza".
"Tornare al tavolo delle trattative il prima possibile"
Tutte le parti, ha aggiunto Wang, "non dovrebbero intraprendere alcuna azione per aggravare la situazione e dovrebbero tornare al tavolo delle trattative il prima possibile", avendo come "priorità assoluta" ogni sforzo per garantire la sicurezza dei civili, per aprire canali di soccorso umanitario il prima e per salvaguardare i bisogni fondamentali della popolazione di Gaza.
"L'ingiustizia storica contro la Palestina dura da più di mezzo secolo"
"La Cina ritiene che l'ingiustizia storica contro la Palestina duri da più di mezzo secolo e che non possa continuare: tutti i paesi amanti della pace e della giustizia dovrebbero parlare apertamente e chiedere l'attuazione della 'soluzione dei due Stati' il prima possibile", ha notato il capo della diplomazia cinese, assicurando che Pechino "è disposta a collaborare con l'Arabia Saudita e gli altri Paesi arabi per continuare a sostenere la giusta causa palestinese e per raggiungere una soluzione globale, giusta e duratura".
Anche l'Arabia Saudita "condanna gli attacchi contro i civili"
Faisal, sempre nel resoconto cinese, ha detto che l'Arabia Saudita "condanna tutti gli attacchi contro i civili e si oppone al trasferimento forzato da parte di Israele dei residenti di Gaza al di fuori della regione", sollecitando una rete di aiuti umanitari e assicurando che l'Arabia Saudita è disposta a collaborare con la Cina "affinché tutte le parti rispettino il diritto internazionale umanitario a tutela dei civili dai danni e nel rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza sulla questione palestinese".
Israele avvierà "operazioni militari significative" solo una volta che i civili avranno lasciato Gaza: lo ha detto alla CNN il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (Idf). "La cosa importante su cui concentrarsi è che inizieremo operazioni militari significative solo quando vedremo che i civili avranno lasciato l'area", ha detto il tenente colonnello Jonathan Conricus. "È davvero importante che la gente a Gaza sappia che siamo stati molto, molto generosi con il tempo. Abbiamo dato ampio preavviso, più di 25 ore".
"La nostra guerra non è contro la popolazione di Gaza"
Un altro portavoce, il colonnello Richard Hecht, appare in un videomessaggio sul profilo X (ex Twitter) dell'Idf invitando la popolazione a non seguire le indicazioni di Hamas a restare. "La nostra guerra non è contro la popolazione di Gaza", ha detto, e non attaccheremo prima che se se ne vadano, non per obblighi internazionali ma per la nostra etica". Tuttavia "Hamas è responsabile della popolazione di Gaza, noi per quella di Israele", ha concluso.
Il bilancio dei morti a Gaza per gli attacchi di Israele è salito a 2329, mentre i feriti sono 9714. Lo ha fatto sapere il ministero della Sanità locale.
Un appello alla Jihad è stato diffuso da Al Qaeda sui suoi canali Telegram affinché i musulmani si mobilitino in tutto il mondo per colpire obiettivi israeliani e americani.
A riportare l'appello sono i servizi di intelligence Usa nei report inviati agli alleati. In particolare, secondo quanto si apprende, nei messaggi si inviterebbero i musulmani a colpire i cittadini di religione ebraica nonché le basi militari, le ambasciate e gli aeroporti statunitensi nei paesi musulmani, dagli Emirati Arabi al Marocco, dell'Arabia Saudita al Bahrein. Si indicano come possibili obiettivi anche gli altri paesi che offrono appoggio a Israele. Nell'appello, sempre secondo quanto avrebbe riferito l'intelligence Usa, si invitano i musulmani in Egitto, Siria, Libano e Giordania a sostenere i palestinesi con uomini, armi, denaro e rifornimenti e ad unirsi ai militanti che stanno combattendo a Gaza.
"La Commissione europea sostiene il diritto di Israele di difendersi dai terroristi di Hamas, nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale. Stiamo lavorando duramente per garantire che ai civili innocenti di Gaza venga fornito sostegno in questo contesto".
Lo afferma in una nota la presidente dell'esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, dopo l'annuncio dello stanziamento di 50 milioni di euro per gli aiuti umanitari dell'Ue a Gaza.
L'esercito israeliano sta conducendo attualmente "un attacco su larga scala" su obiettivi del terrore di Hamas nella Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare.
La Commissione Ue "triplicherà immediatamente gli aiuti umanitari a Gaza" portandoli a "oltre 75 milioni di euro". Lo annuncia in una nota la presidente Ursula von der Leyen, dopo un colloquio con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
"La Commissione aumenterà immediatamente di 50 milioni di euro l'attuale dotazione di aiuti umanitari prevista per Gaza. Questo porterà il totale a oltre 75 milioni di euro", sottolinea von der Leyen, indicando la volontà di mantenere una "stretta collaborazione con le Nazioni Unite per garantire che questi aiuti raggiungano coloro che ne hanno bisogno nella Striscia di Gaza".
L'ala militare di Hamas ha riferito che 9 ostaggi rapiti in Israele, tra cui quattro stranieri, sono stati uccisi nei raid israeliani sulla Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz.
Il Libano si prepara a presentare una denuncia al Consiglio di sicurezza dell'ONU per "l'uccisione intenzionale da parte di Israele del giornalista libanese Issam Abdallah" e per altri giornalisti feriti.
Lo ha annunciato oggi il ministero degli Affari esteri libanese. In un comunicato diffuso dall'agenzia governativa di notizie libanese, il ministero degli esteri denuncia "una palese aggressione, un crimine contro la libertà di espressione, contro il giornalismo e i diritti umani" e "attribuisce a Israele la responsabilità dell'attuale escalation" nel sud del Libano.
Isarele: "stiamo investigando"
L'esercito israeliano "è al corrente della morte di un giornalista" avvenuta ieri nel territorio libanese nel corso di uno scontro a fuoco a ridosso del confine. "Si tratta di un episodio tragico e stiamo investigando", ha affermato oggi il portavoce militare israeliano, Richard Hecht, durante una conferenza stampa con i media internazionali.
E' arrivato a 2'215 il bilancio dei morti a Gaza per gli attacchi israeliani sulla Striscia. Lo ha riferito oggi il ministero della sanità locale, citato dai media. Solo ieri il dato si attestava alle 1'900 unità. Tra i 300 decessi di scarto si conterebbero 126 bambini, secondo il Ministero della sanità di Hamas.
Ucciso un quadro di Hamas
Nel frattempo, l'esercito di Israele ha fatto sapere di aver ucciso Ali Qadi comandante di compagnia dell'unità d'élite di Hamas 'Nukheba' che ha condotto "l'attacco terroristico alle comunità israeliana a ridosso della Striscia lo scorso sabato". "Nel 2005 Qadi - ha proseguito l'esercito - fu catturato per l'uccisione e il rapimento di civili israeliani e poi rilasciato nello scambio di prigionieri per il soldato Gilad Shalit".
Ostaggi, sale la tensione
Intanto monta la rabbia tra le famiglie degli ostaggi israeliani catturati da Hamas nell'attacco di sabato scorso. Almeno 200 persone si sono riunite stamani davanti al ministero della Difesa a Tel Aviv gridando "vergogna", e innalzando cartelli in ebraico e inglese con la scritta "Riportate a casa i nostri figli". Preso di mira anche il premier Netanyahu, cui si rimprovera di "non fare nulla per gli ostaggi".
Più di 1.300 palazzi sono stati completamente distrutti nella Striscia di Gaza. E' il bilancio dell'Onu, dopo una settimana di intensi bombardamenti da parte delle forze israeliane. L'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli affari umanitari ha affermato che 5.540 appartamenti "sono stati distrutti", mentre quasi altri 3.750 sono stati così danneggiati da essere inabitabili.
Ripresi i lanci di razzi, sospese le discussioni con l'Arabia Saudita
Intanto sono ripresi i lanci di razzi da Gaza sul sud di Israele dopo una pausa di circa 10 ore. Secondo l'esercito israeliano ieri solo su Ashkelon, città costiera nel sud del Paese, Hamas ha lanciato oltre 150 razzi. Frattanto, l'Iran ha criticato i Paesi occidentali che cercherebbero "di distorcere la realtà di Gaza per giustificare le atrocità dei sionisti e legittimare questi crimini", mentre l'Arabia Saudita ha sospeso le discussioni con Israele su una possibile normalizzazione delle relazioni fra i due Stati.
Il Dipartimento Federale degli Affari Esteri ha lanciato un appello perché le parti in conflitto in Medio Oriente rispettino il diritto umanitario internazionale. È quanto pubblicato su X dal capo della comunicazione del Dfae Nicolas Bideau.
"Tregua umanitaria necessaria"
Dal canto suo, la rappresentanza elvetica alle Nazioni Unite, in coda alla riunione del Consiglio di Sicurezza ha fatto appello perché tutte le parti proteggano i civili e rispettino il diritto umanitario internazionale. La priorità è una de-escalation, assieme ad una tregua umanitaria definita "necessaria"; tra le altre misure da prendere si citano la liberazione degli ostaggi, la consegna degli aiuti umanitari a Gaza.
Gli aerei da combattimento F-15 Strike Eagle sono arrivati in Medio Oriente, nell'ambito degli sforzi degli Stati Uniti "per rafforzare la propria posizione e migliorare le operazioni aeree in tutta la regione in seguito agli attacchi di Hamas contro Israele. "L'esercito americano è impegnato a garantire la sicurezza e la protezione durature in tutto il Medio Oriente", ha affermato il tenente generale dell'aeronautica americana Alexus G. Grynkewich, secondo Haaretz.
"Stiamo rafforzando la sicurezza nella regione"
"Con mezzi di combattimento avanzati e integrandoci con le forze congiunte e di coalizione, stiamo rafforzando le nostre partnership e rafforzando la sicurezza nella regione", ha concluso.
"Israele ha il diritto di proteggere i suoi cittadini, ma la sua punizione collettiva nei confronti dei palestinesi è inaccettabile", ha affermato Vasily Nebenzya, rappresentante permanente russo presso le Nazioni Unite, secondo la Tass.
"Israele ha con tutti i mezzi il diritto di proteggere i propri cittadini. Ribadiamo anche il diritto di Israele a garantire la propria sicurezza. Tuttavia, ci sono due dimensioni inseparabili della tragedia in corso, e non possiamo evidenziarne una e ignorare l'altra, come bombardamenti indiscriminati delle aree residenziali di Gaza, privando questo territorio di acqua ed elettricità", ha detto ai giornalisti dopo una riunione a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'attuale escalation del conflitto israelo-palestinese.
"Inaccettabile concentrare un milione di civili in un ghetto in 24 ore"
"Ci sono vite umane che contano di più. Anche le azioni di punizione collettiva di Israele nei confronti dei cittadini di Gaza, così come la sua richiesta di evacuare più di un milione di civili in 24 ore e di concentrarli in un ghetto di fatto nel sud del settore, sono inaccettabili e può portare a conseguenze catastrofiche irreversibili a livello regionale e globale", ha sottolineato l'inviato russo all'ONU.
Stanotte l'esercito israeliano ha condotto attacchi su "larga scala" nella Striscia di Gaza. I morti sarebbero finora 1900 secondo fonti di Hamas dall'inizio delle ostilità. Tra i morti figurerebbe anche il capo del sistema aereo di Gaza, Merad Abu Merad. Stando all'esercito israeliano, Merad è ritenuto responsabile "per aver diretto i terroristi durante il massacro di sabato scorso". Israele ha condotta attacchi anche nel sud del Libano contro obiettivi di Hezbollah.
230 arresti da parte di Israele
L'esercito israeliano avrebbe inoltre arrestato oltre 230 operativi di Hamas in diverse località della Cisgiordania dall'inizio dell'operazione Spade di Ferro. Tra gli arrestati, stando al Jerusalem Post, ci sono anche due esponenti di spicco dell'organizzazione terroristica, Sheikh Adnan Asfour e Ahmed Awad, catturati a Nablus.
Più di 400mila palestinesi hanno lasciato Gaza
Per quanto attiene alla popolazione civile, finora circa 423mila palestinesi hanno lasciato le loro case a Gaza, secondo l'ONU, scappati ancor prima dell'ordine di evacuazione di Israele. Ad ogni modo, per il capo della politica estera dell'Ue, Josep Borrell, il piano di Israele di evacuazione di oltre un milione di persone dal nord di Gaza in un solo giorno è "assolutamente impossibile da attuare". Diversi paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita, hanno criticato il piano di evacuazione. A queste critiche si aggiungono quelle delle ONG israeliane e della Russia.
"Quel sabato maledetto resterà scolpito nella storia di Israele. Non lo dimenticheremo". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu in un discorso alla nazione. Il premier ha poi aggiunto: "stiamo colpendo i nostri nemici con una forza senza precedenti. I nostri nemici hanno iniziato a pagare il prezzo, non sanno cosa avverrà, è solo l'inizio. Distruggeremo e sradicheremo Hamas, arriveremo alla vittoria". Il Premier - che ha parlato a riposo sabbatico iniziato - ha ricordato di aver parlato con il presidente Usa Joe Biden e con altri leader mondiali che hanno mostrato ampio sostegno a Israele "Usciremo da questa guerra - ha concluso - più forti".
Dal canto suo, Hamas ha pubblicato un video - la cui autenticità non è verificabile - in cui si mostrano i miliziani armati con in braccio diversi bambini israeliani in ostaggio, mentre un neonato viene cullato in una carrozzina. L'organizzazione sostiene di aver girato le immagini in un kibbutz nel primo giorno dell'assalto.
Alle 20.30 svizzere il premier israeliano Benyamin Netanyahu parlerà alla nazione. Lo ha fatto sapere il suo ufficio. Dal canto suo, Hamas ha pubblicato un video - la cui autenticità non è verificabile - in cui si mostrano i miliziani armati con in braccio diversi bambini israeliani in ostaggio, mentre un neonato viene cullato in una carrozzina. L'organizzazione sostiene di aver girato le immagini in un kibbutz nel primo giorno dell'assalto.
"Israele ha concesso all'ospedale Al Awda", nella Striscia di Gaza, "solo due ore per evacuare. Il nostro personale sta ancora curando i pazienti. Condanniamo inequivocabilmente questa azione, il continuo spargimento di sangue indiscriminato e gli attacchi all'assistenza sanitaria a Gaza. Stiamo cercando di proteggere il nostro personale e i nostri pazienti". Lo denuncia Medici Senza Frontiere in un messaggio su X.
Intanto, la Giordania è "estremamente preoccupata" per l'espansione del conflitto in Israele. Lo afferma il ministro degli Esteri, Ayman Safadi, alla Cnn ribadendo che Amman sta lavorando 24 ore su 24 per allentare l'escalation e impedire che il conflitto si estenda alla Cisgiordania e al Libano e questo resta "la nostra priorità". "Se il livello di violenza e di guerra a cui assistiamo si diffonderà in quei territori, l'intera regione verrà inghiottita. La reazione popolare sarà più aggressiva", ha detto Safadi. Nel frattempo, un 17enne palestinese è stato ucciso in scontri con le forze israeliane nel quartiere di Issawiya a Gerusalemme Est. Lo riferisce Haaretz.
Le Forze di difesa israeliane stanno conducendo raid su vasta scala su obiettivi terroristici appartenenti ad Hamas nella Striscia di Gaza. Lo rendono noto le Forze di difesa israeliane (Ifd) sul proprio canale Telegram. La ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha frattanto annunciato stasera che sale a 15 il numero delle vittime francesi negli attacchi di Hamas contro Israele. "Oggi - ha detto la Colonna intervistata in tv - devo annunciarvi che una quindicesima persona è morta. Abbiamo anche dei dispersi e forse degli ostaggi", ha aggiunto.
"Le scuole sono chiuse, i bambini sono a casa. Gli unici negozi aperti sono i supermercati perché le persone devono mangiare. Inoltre si è creata una catena umanitaria per inviare alimenti sia ai soldati che si trovano al fronte, sia alle persone rifugiate nei Kibbutz al sud del Paese. Ricordiamo che chi è sopravvissuto all'attacco di sabato non ha più una casa in cui stare e viene ospitato da parenti, conoscenti, o in queste comunità". È questa la quotidianità che si vive in Israele e Palestina, a raccontarlo a Ticinonews è stata Fiammetta Martegani, corrispondente da Tel Aviv per "Avvenire".
"Il paese è più diviso che mai"
L'opinione pubblica, continua Martegani, "è unita al 100% sulla lotta al terrorismo, ragione per cui si registra un 130% di adesione dei riservisti all'esercito. Parliamo di padri di famiglia che vanno al fronte per difendere i propri figli. Dal punto di vista politico il Paese, che si era spaccato già nove mesi fa con l'arrivo del Governo Netanyahu, ora è più diviso che mai. La colpa dell'attacco di sabato è attribuibile ai piani alti e alla totale negligenza da parte dell'intelligence nel non aver previsto l'aggressione. L'assenza di governance non ha protetto il Paese come avrebbe dovuto e le persone si sentono abbandonate. Finita questa guerra, ce ne sarà una interna", conclude la giornalista.
L'esercito israeliano in lingua araba Avichay Adraee ha detto che i palestinesi hanno tempo fino alle 20.00 (le 19.00 in Svizzera) per spostarsi a sud della Striscia. La mossa - secondo i media - indica che l'esercito si sta preparando per una massiccia operazione nel nord della Striscia. In un primo tempo l'esercito aveva dato 24 ore di tempo ai palestinesi per spostarsi da nord a sud. "Se siete preoccupati per voi e i vostri cari, dovreste andare a sud". Le truppe israeliane hanno effettuato oggi raid localizzati nella Striscia di Gaza. Lo riporta la Cnn citando le forze di difesa israeliane (Ifd). I raid hanno coinvolto "forze di fanteria e corazzate", ha detto l'Ifd e le truppe hanno cercato ostaggi. Secondo la dichiarazione dell'Idf citata dal canale all news americano, le truppe hanno cercato ostaggi e raccolto prove che potrebbero aiutarli a trovare i prigionieri. L'esercito ha anche affermato di aver "sventato cellule terroristiche e infrastrutture situate nell'area, inclusa una cellula di Hamas che ha lanciato missili anticarro verso il territorio israeliano".
L'Idf ha affermato di aver continuato gli attacchi anche contro obiettivi di Hamas a Gaza. Inoltre, un drone delle Forze di difesa israeliane ha colpito obiettivi terroristici appartenenti all'organizzazione terroristica Hezbollah in Libano.
"Questo è un atto di guerra. Niente può giustificare ciò che Hamas ha fatto. Vorrei anche essere molto chiara sul fatto che Hamas è l'unico responsabile di quanto sta accadendo". Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nel corso dell'incontro con il primo ministro Benyamin Netanyahu. "Gli atti di Hamas non hanno nulla a che fare con la legittima aspirazione del popolo palestinese. E so che la risposta di Israele dimostrerà che è una democrazia". "L' obiettivo" di Hamas "è sradicare la vita ebraica dalla terra e sono passati all'azione. Questo è l'attacco più atroce contro gli ebrei dai tempi dell'Olocausto", ha aggiunto von der Leyen. "Pensavamo che non sarebbe mai più potuto accadere, eppure è successo. Di fronte a questa tragedia indicibile, c'è solo una risposta possibile: L'Europa è al fianco di Israele. E Israele ha il diritto di difendersi. Anzi, ha il dovere di difendere il suo popolo". Nel frattempo, un nuovo video diffuso dai media israeliani ha mostrato come "i terroristi di Hamas abbiano sparato contro le persone nascoste nei bagni chimici" durante il rave vicino al kibbut Reim. Il video - hanno spiegato i media - è stato ricavato dal camera GoPro di un palestinese ucciso ed è stato pubblicato da "South First Responders group" su Telegam e si riferisce alla seconda ondata dell'ingresso dei miliziani nel rave.
La compagnia aerea Swiss ha deciso per il momento di non operare più alcun volo speciale di andata e ritorno Zurigo-Tel Aviv per rimpatriare cittadini svizzeri che si trovano in Israele: la situazione è troppo pericolosa. L'ultimo volo atterrerà stasera a Kloten. Lo ha confermato oggi lo stesso vettore all'agenzia Keystone-ATS. Il motivo della decisione è legato a problemi di sicurezza. Domani mattina scade infatti l'ultimatum del governo israeliano ad Hamas. Da quel momento in poi ci si potrebbe aspettare un'offensiva di terra da parte di Israele nella Striscia di Gaza e un'ulteriore escalation di violenza. Non è quindi per il momento giustificabile operare i voli. "La decisione è stata presa a malincuore, ma la sicurezza dei passeggeri e degli equipaggi hanno la massima priorità", ha dichiarato Oliver Buchhofer, responsabile delle operazioni della compagnia aerea elvetica, citato in una nota diffusa in serata. Inoltre annunciando già fin d'ora la cancellazione dei voli, Swiss vuole anche evitare di informare i passeggeri all'ultimo momento: in tal caso rischierebbero di rimanere bloccati all'aeroporto di Tel Aviv e sarebbero esposti a rischi ancora maggiori.
Volo odierno non toccato
La decisione non riguarda il quarto volo speciale, che è partito stamane alla volta di Tel Aviv e che dovrebbe atterrare stasera a Zurigo. Due ulteriori voli erano previsti nella giornata di domani, ma per il momento non verranno effettuati. I collegamenti erano organizzati in collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE): finora ne sono stati eseguiti tre, tutti operati da Airbus A321 neo della compagnia di bandiera, che in totale hanno riportato in Svizzera circa 650 persone.
Sabato scorso, dopo gli attacchi di Hamas contro Israele, Swiss aveva sospeso i voli di linea regolari tra Zurigo e Tel Aviv. Ieri sera il vettore ha annunciato che questa sospensione si protrarrà almeno fino al 22 ottobre.
La Svizzera sostiene le autorità israeliane nell'identificazione delle vittime degli attacchi terroristici compiuti da Hamas lo scorso fine settimana. Nei prossimi giorni verranno inviati in Israele da 10 a 20 esperti. Lo indica oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sul suo sito internet. Il dipartimento di Ignazio Cassis precisa che Israele ha chiesto "a titolo di aiuto umanitario il sostegno della Svizzera per l'identificazione delle vittime dell'attacco di Hamas". La richiesta è stata approvata dalle autorità elvetiche e il DFAE ha affidato il compito a fedpol e al team nazionale per l'identificazione delle vittime di catastrofi (Disaster Victim Identification - DVI CH). Nei prossimi giorni verrà inviato in Israele la squadra di specialisti. Il loro compito principale sarà quello di identificare i defunti secondo gli standard internazionali, utilizzando caratteristiche uniche come il DNA e le impronte digitali.
Il dipartimento guidato dal ticinese precisa che fedpol sostiene e coordina le operazioni del DVI CH all'estero. Quest'ultimo è già in contatto con le forze di polizia cantonali per preparare e garantire l'impegno richiesto.
La salva di razzi lanciata da Gaza contro Israele poco fa ha colpito Rechovot e vicino allo stadio Bloomfiled i Tel Aviv. Lo riferiscono i media secondo cui al momento non ci sono vittime. In precedenza, sirene di allarme per i razzi hanno risuonato a Tel Aviv e nella zona centrale di Israele. In città si sono udite le esplosioni dei missili intercettati dall'Iron Dome. I razzi sono stati confermati sul canale Telegram dallo stesso bracciato armato di Hamas: "le brigate Al-Qassam bombardano Tel Aviv con un attacco missilistico in risposta ai raid contro i civili" a Gaza.
Interrotto l'incontro a Tel Aviv tra Von der Leyen e Herzog
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, quella del parlamento europeo Roberta Metsola e il presidente israeliano Isaac Herzog hanno dovuto interrompere il loro incontro a Tel Aviv per mettersi al riparo con le loro delegazioni in un rifugio durante l'allarme anti-aereo. Intanto, l'esercito israeliano sta colpendo con l'artiglieria anche il territorio libanese. Lo ha fatto sapere il portavoce militare spiegando che l'azione è in risposta "ad un'esplosione alla barriera di sicurezza adiacente la comunità di Hanita", al confine con il Libano. Secondo il portavoce, sarebbe in corso una sospetta infiltrazione armata in Israele dal Libano. Lo riporta Sky News. L'esercito israeliano ha avvertito i residenti di Hanita, a 500 metri dal confine e di fronte alla comunità libanese di Aalma El-Chaeb, di rimanere a casa e chiudere porte e finestre.
Non si placano le reazioni al conflitto in corso tra Israele e Hamas. "L'attacco subito da Israele è senza precedenti, non solo per dimensioni ma anche per il grado di brutalità", ha detto il presidente russo Vladimir Putin citato da Interfax. Lo stesso Putin ha aggiunto che sono però "inaccettabili" gli appelli ad usare tattiche da "assedio di Leningrado" contro la Striscia di Gaza. Lo riferisce l'agenzia Tass. Dal canto suo, il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha avvertito che l'attacco di Hamas a Israele non giustifica il fatto che Gaza sia distrutta.
Appello di El-Nakla
Intanto, un appello disperato è giunto dalla Striscia di Gaza da parte di Elizabeth El-Nakla, suocera del capo del governo locale della Scozia, Humza Yousaf, il quale ha radici familiari pachistane e una moglie d'origine palestinese. "Questo sarà il mio ultimo video", ha detto El-Nakla fra le lacrime, evocando una situazione allo stremo per almeno un milione di civili minacciati dalla rappresaglia militare israeliana, dopo l'attacco di Hamas dei giorni scorsi, e soggetti a un ultimatum di poche ore per sfollare dalle loro case verso fantomatiche "aree sicure" della Striscia. "Ci sono un milione di persone senza cibo e senza acqua qui - denuncia la suocera del leader scozzese - e loro (le forze israeliane) li bombardano. Dove si dovrebbero spostare? Dov'è l'umanità?". "Il cappio attorno alla popolazione civile di Gaza si sta stringendo", scrive a sua volta in un post su X il capo degli affari umanitari dell'Onu Martin Griffiths, che aggiunge "tremo al pensiero di quali sarebbero le conseguenze umanitarie dell'ordine di evacuazione". "Come possono 1,1 milioni di persone spostarsi attraverso una zona di guerra densamente popolata in meno di 24 ore?" si chiede il rappresentante Onu.
Sirene di allarme per i razzi lanciati da Gaza stanno risuonando a Tel Aviv e nella zona centrale di Israele. Lo constata l'agenzia di stampa ANSA sul posto. In città si odono le esplosioni dei missili intercettati dall'Iron Dome. I razzi sono stati confermati sul canale Telegram dallo stesso bracciato armato di Hamas: "le brigate Al-Qassam bombardano Tel Aviv con un attacco missilistico in risposta ai raid contro i civili" a Gaza.
Attacchi in Libano
Intanto, l'esercito israeliano sta colpendo con l'artiglieria il territorio libanese. Lo ha fatto sapere il portavoce militare spiegando che l'azione è in risposta "ad un'esplosione alla barriera di sicurezza adiacente la comunità di Hanita", al confine con il Libano. Secondo il portavoce, è in corso una sospetta infiltrazione armata in Israele dal Libano. Lo riporta Sky News. L'esercito israeliano ha avvertito i residenti di Hanita, a 500 metri dal confine e di fronte alla comunità libanese di Aalma El-Chaeb, di rimanere a casa e chiudere porte e finestre.
Si susseguono le reazioni all'ultimatum lanciato da Israele ai cittadini di Gaza. Secondo l'alto rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell, "è assolutamente irrealistico che un milione di persone possa spostarsi in 24 ore. Il segretario generale dell'Onu lo ha detto: è bene avvertire, ma l'avviso deve essere realistico per evitare conseguenze umanitarie devastanti". "L'Ue è stata molto chiara nella condanna degli attacchi di Hamas. Israele ha diritto di difendersi ma in linea con il diritto internazionale. L'Ue ha già detto di essere contro qualsiasi attacco ai civili", ha ricordato. L'opportunità di istituire un corridoio umanitario a Gaza è stata invece suggerita, in forma implicita, dal segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin in una conferenza stampa tenuta con il collega israeliano Yoav Gallant.
Erdogan: "Gaza è oppressa, Israele no"
Richiesto da un giornalista, in quanto protagonista della lotta all'Isis, di fornire consigli ad Israele nella lotta a Hamas a Gaza, Austin ha replicato che le forze israeliane hanno sempre dato buona prova di sé e che sanno decidere per il meglio. Ha anche ricordato che in passato le forze della coalizione internazionale furono costrette a misurarsi con le forze dell'Isis anche all'interno di zone fittamente abitate. "Per proteggere i civili - ha proseguito - furono allora creati corridoi di movimenti umanitari, anche nel corso di combattimenti alquanto significativi". Dal canto suo, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza trasmessa dalla tv di Stato turca Trt, ha affermato che "Gaza è oppressa ma in questo momento Israele non è oppressa". "Punire collettivamente la popolazione di Gaza in questo modo aumenterà i problemi", ha detto il presidente turco a proposito dei bombardamenti nella Striscia. "Israele dovrebbe permettere il passaggio di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah", ha aggiunto Erdogan.
Sono almeno 12 i cittadini russi che risultano dispersi in seguito alle violenze di questi giorni in Medio Oriente: lo afferma in un comunicato l'ambasciata russa in Israele, ripresa dalla Tass. "Alle ore 14 del 13 ottobre, gli elenchi delle persone scomparse forniti da parte israeliana includevano 12 cittadini russi", afferma l'ambasciata. La sede diplomatica russa - sempre stando alla Tass - aggiunge che, "secondo i dati ricevuti da parte israeliana, il numero dei cittadini russi morti continua a crescere", ma non fornisce un dato preciso. L'ultimo bilancio delle vittime tra i cittadini russi, annunciato ieri sera, era di quattro morti, mentre sei risultavano dispersi.
Un cittadino di nazionalità elvetica e israeliana quasi settantenne è stato ucciso dai "terroristi" di Hamas. "Purtroppo devo confermarlo", ha dichiarato oggi alla stampa a Ginevra il consigliere federale Ignazio Cassis. Non si sa ancora molto delle circostanze del decesso, ha detto il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) in una conferenza stampa a margine di un vertice di diplomazia scientifica. La morte dell'uomo è il risultato di uno "sfortunato incontro" con i terroristi. L'anziano si trovava in uno dei kibbutz presi di mira dagli islamisti. Cassis ha espresso le sue più sentite condoglianze ai parenti. Il DFAE indica sul suo sito web che l'uomo viveva in Israele dal 2004. Per ragioni legate alla protezione della personalità non vengono forniti ulteriori dettagli. Israele ospita una delle più grandi comunità svizzere all'estero. Anche nei Territori palestinesi ci sono cittadini con doppia nazionalità, tra cui alcuni che lavorano in progetti di sviluppo. Data la volatilità della situazione, "non sappiamo esattamente quanti siano", ha detto il capo della diplomazia elvetica.
Garantire gli aiuti umanitari
Parlando della situazione in Medio Oriente, Cassis ha sottolineato ancora una volta come la Svizzera condanni gli attacchi terroristici di Hamas verso Israele. "Il Consiglio federale ha chiesto la liberazione degli ostaggi e di garantire la protezione della popolazione rispettando il diritto internazionale umanitario per entrambe le parti. Attualmente l'obiettivo più importante è proteggere la popolazione e trasportare gli aiuti umanitari".
La questione Hamas
Il consigliere federale ticinese ha poi affrontato la questione che riguarda Hamas. "Lunedì ho parlato di attacco terroristico e mercoledì il governo ha comunicato che Hamas va considerato come un' organizzazione terroristica. È uguale all’Isis e Al-Qaeda". Le leggi attuali, tuttavia, non prevedono la possibilità di avere delle organizzazioni terroristiche. Per questo la Task force sta valutando le condizioni giuridiche per definire Hamas un'organizzazione terroristica. "Tra qualche giorno avremo una risposta per prendere una decisione formale. Ma sarà il Parlamento che dovrà cambiare la legge". Cassis ha inoltre precisato che "visto quanto sta accadendo" al momento non ci sono contatti con Hamas. Alla fine della scorsa settimana "il nostro personale in loco" ne ha avuto uno - l'attacco degli islamisti palestinesi in territorio israeliano risale a sabato 7 ottobre. Per le stesse ragioni è prematuro parlare di buoni uffici da parte della Confederazione, ha aggiunto Cassis.
Ruolo chiave dell'Onu
Dopo l'ultimatum di Israele all'ONU di evacuare il nord della Striscia di Gaza, il consigliere federale ha voluto ribadire con forza un messaggio alle autorità israeliane e ai palestinesi: "Rispetto del diritto internazionale umanitario, rispetto del diritto internazionale umanitario, rispetto del diritto internazionale umanitario. Israele ha il diritto di difendersi e di rispondere a questo attacco", ha ribadito il consigliere federale, che ha però invitato le parti coinvolte negli scontri a rispettare i loro obblighi internazionali. Cassis ha anche parlato di una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle questioni umanitarie che si terrà oggi. Nessuno Stato da solo sarà in grado di migliorare l'accesso umanitario: la guida delle Nazioni Unite è essenziale per compiere progressi, ha affermato.
È salito a 1'799 vittime palestinesi e 6'388 feriti il bilancio dei bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza. A riferirlo è il ministero della Salute palestinese citato dai media. Molte migliaia di persone stanno intanto lasciando le proprie abitazioni a Gaza City e si stanno dirigendo a sud, in seguito all'avvertimento dell'esercito israeliano secondo cui il nord della Striscia diventerà zona di operazioni militari. Fonti locali riferiscono che chi non dispone di mezzi di trasporto sta procedendo a piedi con qualche bagaglio in mano. È una marcia di almeno 10 chilometri, intrapresa da famiglie intere. L'esercito israeliano, nel settimo giorno di guerra con Hamas, ha chiesto "l'evacuazione di tutti i civili di Gaza City dalle loro case per la loro sicurezza e protezione. Sarà permesso tornare solo quando verrà fatto un altro annuncio che lo consentirà". La comunicazione è stata subito definita "propaganda" dal ministero dell'Interno di Hamas a Gaza, che ha invitato la popolazione a non muoversi. Stando al portavoce militare di Israele Daniel Hagari, "Hamas sta erigendo posti di blocco e barriere per impedire agli abitanti di lasciare Gaza City''.
Più di 24 ore
L'Onu è stata informata dall'esercito israeliano dell'ordine di "ricollocare" circa 1,1 milioni di residenti dal nord della Striscia di Gaza al sud entro 24 ore, ha detto dal canto suo all'Afp il portavoce del segretario generale dell'organizzazione, Stéphane Dujarric, chiedendo che questo ordine venga annullato. A suo avviso infatti, un'evacuazione di tale portata è "impossibile senza causare conseguenze umanitarie devastanti". "Comprendiamo che l'evacuazione della popolazione richiederà tempo", ha in seguito affermato Hagari. La scadenza di 24 ore potrebbe quindi non essere sufficiente.
Si sposta Unrwa
Anche l'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, ha annunciato di aver spostato il centro delle proprie operazioni nella parte di Gaza sud dopo l'annuncio dell'esercito israeliano di evacuare la parte nord. L'agenzia ha detto che Israele deve proteggere i civili che sono nelle sue scuole e nei rifugi che sono "strutture dell'Onu" e che non devono essere attaccate "in accordo con le leggi internazionali". Oltre 200 mila persone hanno trovato riparo in 92 scuole dell'Unrwa.
Nuova pioggia di razzi
Nel mentre, Hamas ha rivendicato il lancio di almeno 150 razzi su Ashkelon, nel sud di Israele, e un attacco missilistico sull'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Due missili sono inoltre caduti a Sderot, cittadina a ridosso della Striscia. Uno di questi avrebbe centrato una casa. Secondo un bilancio provvisorio, in Israele gli attacchi di Hamas hanno provocato oltre 1'300 morti e più di 3'300 feriti. Nella notte, pesanti bombardamenti israeliani hanno colpito la Striscia. Lo testimoniano video postati sui social dai residenti e una nota dell'Aeronautica israeliana. Nei raid sarebbero morti anche 13 ostaggi. "Anche di notte, e in qualsiasi momento, centinaia di aerei IAF continuano ad attaccare con forza e a danneggiare gravemente le capacità del nemico": è il commento a un video postato dall'aeronautica israeliana sui social. Israele afferma di aver sganciato in sei giorni 6000 bombe, per un peso di 4000 tonnellate, sugli obiettivi di Hamas a Gaza, colpendone oltre 3600, 750 solo la scorsa notte. Secondo il Washington Post, che cita un'analisi di Human Rights Watch, un video di ieri di uno degli attacchi di Israele sembra mostrare l'uso di fosforo bianco, la controversa munizione che può causare gravi danni se usata contro i civili. Il video, verificato dal giornale, mostra due colpi di artiglieria sparati in rapida successione verso i target che, una volta esplosi, rilasciano automaticamente il fosforo bianco. Human Rights Watch ha confermato che è stato usato sopra Gaza City.
9 palestinesi uccisi in Cisgiordania
Intanto, sono almeno nove i palestinesi uccisi dall'esercito israeliano in Cisgiordania negli scontri avvenuti durante manifestazioni di sostegno a Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità di Ramallah. A quanto riferito, gli incidenti si sono verificati a Ramallah, Nablus, Tulkarm, Hebron, Beit Ula e Tammun e in altre località della Cisgiordania. Secondo la Mezzaluna rossa palestinese ci sono decine di feriti, alcuni in gravi condizioni.
La task force governativa per la guerra in Israele ha istituito due gruppi di lavoro per valutare la possibilità di vietare Hamas in Svizzera e per esaminare a fondo le donazioni destinate alle organizzazioni palestinesi. Il mandato riguarda anche l'assistenza ai 28'000 cittadini svizzeri che risiedono nello Stato ebraico.
Task force operativa da ieri
Mercoledì, a margine della seduta del Consiglio federale, la Confederazione aveva condannato con fermezza gli atti di terrorismo compiuti da Hamas in Israele, dichiarando che l'organizzazione deve essere definita "terrorista". La Task Force Medio Oriente ha iniziato ad operare ieri, ha dichiarato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) all'agenzia stampa Keystone-ATS. Tra le organizzazioni attualmente vietate per legge in Svizzera figurano lo Stato Islamico (ISIS) e Al-Qaeda, oltre ad altri gruppi a esse affiliate. Ad inizio settimana, il "ministro" degli esteri Ignazio Cassis ha avanzato la possibilità di adottare una procedura simile anche per Hamas.
Sono almeno nove i palestinesi uccisi dall'esercito israeliano in Cisgiordania negli scontri avvenuti durante manifestazioni di sostegno a Gaza. Lo rende noto il ministero della Sanità di Ramallah. A quanto riferito, gli incidenti si sono verificati a Ramallah, Nablus, Tulkarm, Hebron, Beit Ula e Tammun e in altre località della Cisgiordania. Secondo la Mezzaluna rossa palestinese ci sono decine di feriti, alcuni in gravi condizioni.
L'invito alla popolazione del nord della Striscia di Gaza a rimanere nelle proprie case lanciato oggi dal ministero dell'Interno di Hamas ha sempre più il tono di una sfida a Israele. "Diciamo alla gente del nord di Gaza e di Gaza City: rimanete nelle vostre case e nei vostri luoghi. Compiendo massacri contro i civili, l'occupazione vuole sfollarci ancora una volta dalla nostra terra. Lo sfollamento del 1948 non avverrà. Moriremo e non ce ne andremo", ha dichiarato oggi il portavoce del ministero, Eyad al-Bozom, come riporta il Guardian. Questa mattina le Forze di Difesa Israeliane hanno chiesto l'evacuazione di tutti i civili da Gaza City dalle loro case verso sud, "per la loro sicurezza e protezione".
L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha criticato la decisione di Israele di ordinare a più di un milione di civili nel nord di Gaza di evacuare, definendola "orrenda". Lo riporta Sky News. "Ciò porterà solo a livelli di miseria senza precedenti e spingerà ulteriormente la popolazione di Gaza nell'abisso", ha detto il commissario dell'agenzia Onu, Philippe Lazzarini. Più di 423'000 persone sono già state sfollate, ha affermato. "La portata e la velocità della crisi umanitaria in corso sono agghiaccianti. Gaza sta rapidamente diventando un inferno ed è sull'orlo del collasso".
"Il trasferimento forzato" della popolazione di Gaza "è un crimine". Lo afferma la Lega Araba, commentando l'ordine di evacuazione rivolto dall'esercito israeliano.
Hamas ha lanciato un attacco missilistico sull'aeroporto di Tel Aviv Ben Gurion. Lo rende noto l'ala militare in un comunicato riportato dalla Tass.
Per motivi di sicurezza, la polizia cantonale di Basilea Città ha deciso di annullare due manifestazioni, precedentemente autorizzate e previste per questo pomeriggio in occasione degli attuali avvenimenti nel Medio Oriente. Le autorità hanno rivalutato la situazione e ritenuto ora il livello di rischio per la sicurezza troppo elevato, sopratutto dopo gli appelli lanciati in tutto il mondo da Hamas di agire in suo sostegno e contro Israele, ha dichiarato oggi la polizia renana in un comunicato. In precedenza, a Basilea era stata autorizzata una veglia di solidarietà per lo Stato ebraico, in programma per le 14 come pure una manifestazione in supporto della Palestina prevista per le 17. Entrambe si sarebbero dovute svolgere sulla Barfüsserplatz, nella città vecchia.
''Comprendiamo che l'evacuazione della popolazione richiederà tempo. Stiamo adesso verificando le cifre'': lo ha affermato il portavoce militare di Israele Daniel Hagari. Commentava l'ordine impartito ''con volantini, messaggi radio e telefonici, e sul web'' alla popolazione di Gaza di spostarsi subito a sud del Wadi Gaza per motivi di sicurezza. A suo parere potrebbero essere necessarie ''più di 24 ore''. Hagari ha rilevato che similmente in questi giorni anche un numero molto elevato di israeliani è stato costretto ad abbandonare le proprie abitazioni situate nel sud e nel nord di Israele per raggiungere località più sicure.
"Hamas è come l'Isis, come le SS, come la Gestapo, fanno le stesse cose, sono terroristi, degli assassini e stanno utilizzando come scudo il popolo palestinese, cosa che non è giusta, bisogna evitare che ci siano altri morti innocenti". Lo ha dichiarato il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani in visita nel sud di Israele.
La sorte degli ostaggi catturati da Hamas rappresenta per Israele ''una priorità assoluta''. Lo ha affermato il portavoce militare di Israele Daniel Hagari. Dopo aver rilevato che fra di loro risultano esserci anche persone con cittadinanza statunitense ed europea, Hagari si è rifiutato di commentare notizie diffuse da Hamas secondo cui 13 di loro sarebbero morti nei combattimenti. ''In merito - ha affermato - necessitiamo informazioni attendibili, basate sulle nostre fonti''. Hagari ha precisato che finora l'esercito ha informato 120 famiglie israeliane che i loro congiunti sono stati fatti prigionieri. "Le verifiche continuano".
"Hamas sta erigendo posti di blocco e barriere per impedire agli abitanti di lasciare Gaza City'': lo ha affermato il portavoce militare di Israele Danie Hagari in una conferenza stampa. ''Hamas è peggio dell'Isis. Ora ha gettato la maschera'', ha aggiunto. Richiesto se nel contesto della evacuazione forzata degli abitanti di Gaza Israele si asterrà comunque dal colpire gli ospedali, Hagari ha risposto: ''Faremo del nostro meglio per non colpire località sensibili. Ma in passato Hamas ha sfruttato ospedali, scuole e moschee come scudi per difendere le sue infrastrutture militari''.
Il Consiglio della Sicurezza nazionale e il ministro degli Esteri israeliani stanno facendo appello agli israeliani all'estero di evitare manifestazioni e proteste ovunque siano programmate dopo l'appello di Hamas alle masse arabe per un giorno di rabbia questo venerdì.
La Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) condanna la brutalità di Hamas e la sua presa di ostaggi, soprattutto se bambini, ma invita anche gli israeliani al rispetto del diritto internazionale umanitario. "I membri della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) sono sgomenti per l'oltraggiosa brutalità degli attacchi di Hamas e condannano qualsiasi forma di violenza e atti disumani, in particolare contro vittime innocenti civili", si legge in un comunicato odierno della stessa CVS. "I bambini non vanno mai presi in ostaggio". La CVS esorta i responsabili a rilasciare immediatamente tutte le persone sequestrate.
Diritto alla difesa
Anche se vale il diritto alla difesa, i vescovi svizzeri sottolineano esplicitamente che la proporzionalità e il pieno rispetto del diritto internazionale umanitario ne sono condizioni indispensabili. I massacri di civili e la perdita di vite umane vanno evitati ad ogni costo. Pertanto sono urgentemente necessari corridoi umanitari per aiutare la popolazione della Striscia di Gaza e le numerosissime persone ferite. La CVS desidera esprimere il suo profondo cordoglio a tutte le famiglie che in questa guerra hanno perso una persona a loro cara. I fedeli sono invitati a pregare per un cessate il fuoco quanto prima, seguito da negoziati di pace rispettosi e giusti.
L'esercito giordano ha impedito a dimostranti di avvicinarsi alla frontiera con Israele. Lo riporta Haaretz secondo cui i dimostranti chiedono al governo di Amman la condanna degli attacchi a Gaza e la loro fine. L'esercito sta ricorrendo all'uso di lacrimogeni per tenere i manifestanti lontani dal confine.
L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dichiara che è impossibile evacuare i pazienti vulnerabili dagli ospedali nel nord di Gaza. L'evacuazione dei pazienti vulnerabili dagli ospedali dal nord di Gaza è "impossibile", ha detto oggi a Ginevra il portavoce dell'Oms Tarik Jašarević, citando il ministero della Salute palestinese. Muovere persone gravemente malate o ferite, che dipendono da supporti vitali, "è una sentenza di morte. I pazienti vulnerabili includono quelli già gravemente feriti, adulti, bambini e neonati che dipendono dal supporto vitale in terapia intensiva", ha aggiunto. L'Oms si unisce alle Nazioni Unite nell'appello a Israele affinché revochi immediatamente gli ordini di evacuazione di 1,1 milioni di persone che vivono a nord di Gaza entro le prossime 24 ore, ha concluso Jašarević.
Hamas ha rivendicato il lancio di almeno 150 razzi su Ashkelon, nel sud di Israele, dopo l'annuncio da parte dell'esercito israeliano alla popolazione della Striscia di ritirarsi dal nord dell'enclave palestinese. Alcune immagini diffuse dai media mostrano numerosi intercettamenti in cielo da parte dell'Iron Dome sulla città.
La Turchia ha inviato aiuti umanitari per Gaza. Aerei militari di Ankara con materiale per l'assistenza hanno raggiunto l'Egitto e da lì gli aiuti saranno portati a Gaza. Lo fa sapere CnnTurk. Oggi il capo della Diplomazia di Ankara Hakan Fidan ha in programma una visita in Egitto, fa sapere il ministero degli Affari Esteri turco.
Tredici ostaggi, inclusi alcuni stranieri, sono stati uccisi negli attacchi israeliani a Gaza. Lo riportano fonti di Hamas.
L'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati palestinesi, ha annunciato di aver spostato il centro delle proprie operazioni nella parte di Gaza sud dopo l'annuncio dell'esercito israeliano alla popolazione della parte nord di evacuare. L'agenzia ha detto che Israele deve proteggere i civili che sono nelle sue scuole e nei rifugi che sono "strutture dell'Onu" e che non devono essere attaccate "in accordo con le leggi internazionali". Oltre 200mila persone hanno trovato rifugio in 92 scuole dell'Unrwa secondo dati Onu.
Il ministero dell'Interno di Hamas a Gaza ha invitato la popolazione del nord della Striscia a non muoversi dalle proprie case, definendo l'annuncio dell'esercito di Israele "propaganda".
L'Onu ha lanciato un appello di emergenza per donazioni del valore di 294 milioni di dollari per soddisfare i "bisogni urgenti" dei residenti più vulnerabili della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, dove più di 400'000 palestinesi hanno abbandonato le loro case negli ultimi giorni e circa 50'000 donne incinte non hanno più accesso alle cure. L'appello è inteso a fornire aiuti a più di 1,2 milioni di residenti di Gaza e della Cisgiordania, ha affermato l'ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), sottolineando che le organizzazioni umanitarie non dispongono delle risorse necessarie per "rispondere adeguatamente ai bisogni delle persone vulnerabili".
Strutture sanitarie sopraffatte e scorte mediche ridotte
Il piano umanitario delle Nazioni Unite per i due territori per il 2023 era stimato in 502 milioni di dollari per aiutare 2,1 milioni di abitanti, ma attualmente è finanziato per meno del 50%. "L'Unicef ha segnalato che alcuni hanno iniziato a bere acqua di mare, che è molto salata e contaminata ogni giorno da 120'000 m3 di acque reflue non trattate", aggiunge la nota dell'Ocha. "Le strutture sanitarie sono sopraffatte, le scorte mediche sono ridotte e l'accesso agli ospedali e alle cure mediche è ostacolato dalle ostilità e dalle strade danneggiate". L'Onu è particolarmente preoccupata per le 50'000 donne incinte nella Striscia di Gaza che non hanno accesso alle cure, di cui circa 5500 dovrebbero partorire nel prossimo mese.
"Se Israele non ferma i suoi attacchi contro i civili a Gaza, la regione si troverà ad affrontare nuove situazioni. Israele non può imporre un assedio completo a Gaza, bombardare i civili e commettere crimini di guerra senza una risposta". Lo afferma il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, riferisce Al Jazeera. È necessario porre fine "all'uccisione di bambini e civili in Palestina", ha aggiunto Amirabdollahian, che ieri ha incontrato a Baghdad il premier iracheno Mohammed Shia al-Sudani e oggi è atteso a Beirut.
La notte prima dell'attacco gli 007 israeliani avevano individuato segnali di attività irregolare fra i militanti di Hamas, ma i vertici delle Forze di difesa israeliane (Idf) e dello Shin Bet decisero di non mettere in allerta elevata le forze militari al confine. Lo riporta il sito Axios citando alcune fonti. Secondo le ricostruzioni, venerdì sera - la notte prima dell'attacco - l'intelligence israeliana ha osservato segnali di attività da parte di Hamas a Gaza che sembravano indicare che il gruppo forse stava preparando un attacco. I segnali sono divenuti oggetto di consultazioni per capire cosa potessero significare, ovvero se fossero un'esercitazione o i preparativi di un attacco. A parte delle consultazioni hanno partecipato il capo dello staff di Idf Herzi Halevi, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e il capo dell'intelligence militare Aharon Halewa. Una delle opzioni valutate nel corso degli incontri era stata quella di mettere in allerta elevata le forze Idf intorno a Gaza. "Dopo le consultazioni, i leader hanno deciso di attendere per maggiori informazioni di intelligence. Sette ore dopo Hamas ha attaccato", afferma Axios.
Mappe dettagliate
Secondo il Wall Street Journal invece, i militanti di Hamas erano muniti di mappe dettagliate di città e basi militari che volevano colpire quando sono entrati in Israele per attaccare. I documenti scritti in arabo sono stati recuperati dai luoghi dell'attacco e sono ora all'esame delle autorità israeliane. Per il media, le carte indicano che fin dall'inizio nel mirino non c'erano solo le installazioni militari, ma anche i civili. I documenti offrono inoltre la possibilità di valutare le informazioni di intelligence in possesso di Hamas e il grado di pianificazione dell'attacco.
L'esercito israeliano ha chiesto "l'evacuazione di tutti i civili di Gaza City dalle loro case per la loro sicurezza e protezione e lo spostamento nell'area a sud di Wadi Gaza", un corso d'acqua situato a sud della città. "Sarà permesso di tornare a Gaza City solo quando verrà fatto un altro annuncio che lo consentirà", ha aggiunto l'esercito nel settimo giorno di guerra con Hamas.
Per l'Onu evacuazione impossibile senza conseguenze umanitarie devastanti
L'Onu è stata informata dall'esercito israeliano dell'ordine di "ricollocare" circa 1,1 milioni di residenti dal nord della Striscia di Gaza al sud entro 24 ore, ha detto dal canto suo all'Afp il portavoce del segretario generale dell'organizzazione, Stéphane Dujarric, chiedendo che questo ordine venga annullato. Ieri sera "i funzionari delle Nazioni Unite a Gaza sono stati informati dai loro ufficiali di collegamento militari israeliani che l'intera popolazione a nord di Wadi Gaza sarebbe stata trasferita a sud entro 24 ore", ha affermato Dujarric, secondo cui un'evacuazione di tale portata è "impossibile senza causare conseguenze umanitarie devastanti".
Nuovi bombardamenti
Pesanti bombardamenti israeliani hanno colpito anche nella notte la Striscia, dove il bilancio è salito a 1537 vittime (tra cui 500 bambini) e oltre 6600 feriti, mentre 423'000 persone sono fuggite dalle proprie case, in particolare nei pressi del confine. Lo testimoniano video postati sui social dai residenti e una nota dell'Aeronautica israeliana. "Anche di notte, e in qualsiasi momento, centinaia di aerei IAF continuano ad attaccare con forza e a danneggiare gravemente le capacità del nemico": è il commento a un video postato dall'aeronautica sui social. Israele afferma di aver sganciato in sei giorni 6000 bombe, per un peso di 4000 tonnellate, sugli obiettivi di Hamas a Gaza, colpendone oltre 3600.
Usato fosforo bianco?
Secondo il Washington Post, che cita un'analisi di Human Rights Watch, un video di ieri di uno degli attacchi di Israele sembra mostrare l'uso di fosforo bianco, la controversa munizione che può causare gravi danni se usata contro i civili. Il video, verificato dal giornale, mostra due colpi di artiglieria sparati in rapida successione verso i target che, una volta esplosi, rilasciano automaticamente il fosforo bianco. Human Rights Watch ha confermato che è stato usato sopra Gaza City.
Il terzo volo speciale Swiss per rimpatriare cittadini svizzeri da Israele è atterrato, come previsto, stasera poco dopo le 21.00 all'aeroporto di Zurigo-Kloten. Come per i precedenti due tutti i posti a bordo erano stati riservati. Sebbene vi fosse il tutto esaurito, tre sedili sono rimasti vuoti per cancellazioni dell'ultimo minuto, ha indicato un portavoce di Swiss all'agenzia Keystone-ATS. Complessivamente a bordo dell'Airbus A321neo, di una capacità di 215 posti, vi erano 212 adulti e bambini nonché dodici bebè. Due collegamenti precedenti - uno atterrato martedì sera e il secondo nella tarda serata di ieri - avevano già riportato in Svizzera 439 persone, fra cui 15 bebè.
Quarto volo domani
Un quarto volo speciale di Swiss di andata e ritorno Zurigo-Tel Aviv, organizzato in collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), dovrebbe atterrare domani sera verso le 20.20 a Kloten. Ad operarlo sarà nuovamente un Airbus A321neo da 215 posti. Come già per i precedenti, i posti a bordo possono essere prenotati unicamente tramite una linea di emergenza comunicata dal DFAE. Non è chiaro quanti cittadini svizzeri vogliano ancora lasciare Israele. Circa 600 persone con legami con la Confederazione hanno registrato la loro presenza in Israele tramite l'app ufficiale "Travel Admin".
"Molto preoccupato" per la situazione in Israele e Palestina, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha ribadito oggi l'appello a creare un corridoio umanitario per portare aiuti nella Striscia di Gaza. "Sono molto preoccupato", ha detto a margine di un viaggio a Lione, rivolgendo il suo pensiero alle vittime e alle loro famiglie "sia da Israele che dalla Palestina". "Coloro che hanno bisogno di sostegno dovrebbero essere sostenuti e coloro che hanno bisogno di protezione dovrebbero essere protetti", ha aggiunto. "Abbiamo bisogno di un corridoio, per fornire servizi medici e aiuti alimentari a Gaza", ha proseguito, scrive il Guardian.
Circa 400 manifestanti pro-palestinesi hanno fischiato questa sera a Ginevra il Consiglio federale dopo che quest'ultimo ieri aveva dichiarato di ritenere che Hamas debba essere definita un'organizzazione "terrorista". Alcuni hanno messo in dubbio i massacri perpetrati sabato scorso in Israele dal gruppo islamista. "Restate fuori dai conflitti", "non mettete Hamas su una lista di terroristi", ha detto uno degli organizzatori davanti ai manifestanti riuniti in Piazza delle Nazioni. "Finché ci sarà occupazione, la resistenza in Palestina non è terrorismo", ha aggiunto, invitando il governo elvetico a "mantenere la Svizzera neutrale". Ieri il Consiglio federale ha espresso il parere che il movimento di Hamas, una volta risolte le questioni legali, debba essere considerato come terrorista: a tale proposito l'organizzatore della manifestazione odierna ha anche messo in guardia i candidati alle elezioni federali dal sostenere questa decisione. A parte questo aspetto svizzero, la maggior parte degli slogan era rivolto allo Stato ebraico, i cui cittadini e sostenitori si erano riuniti a centinaia nella stessa piazza ieri sera. "Israele terrorista", "Israele criminale", "Stop ai massacri del popolo palestinese", hanno scandito i manifestanti, tra cui molti giovani, talvolta accompagnati dal suono dei clacson delle auto.
Le altre rivendicazioni
Molto applaudito e presentato dagli organizzatori come "difensore dei diritti umani", Hani Ramadan se l'è presa con i governi occidentali e i media. Il direttore del Centro islamico di Ginevra si è lanciato in un discorso revisionista sui massacri di neonati mettendoli in discussione. "Dove sono le prove?", era scritto con lo stesso tono su un cartello portato da una donna. Tuttavia questi atteggiamenti hanno costituito episodi isolati tra i manifestanti presenti. Accusando Israele di "terrorismo di Stato", altri cartelli chiedevano la fine delle violazioni dei diritti umani contro i palestinesi. Una giovane donna ha chiesto un "Tribunale penale internazionale" contro i responsabili dei crimini israeliani.
Via libera dalla Knesset al governo di emergenza nazionale: il parlamento israeliano ha approvato le nomine dei membri del partito di Unità Nazionale, Benny Gantz, Gadi Eisenkot, Gideon Saar, Chilli Tropper e Yifat Shasha-Biton a ministri senza portafoglio. Lo scrive Haaretz precisando che durante la sessione, il premier Benyamin Netanyahu ha annunciato l'attivazione di alcune clausole che permetterebbero di "dichiarare guerra o intraprendere azioni militari significative", delegando l'autorità al comitato di gabinetto di emergenza che include lo stesso premier, il ministro della Difesa Yoav Gallant e Gantz.
C'e' stato un attentato vicino alla città vecchia di Gerusalemme nei pressi della porta di Erode: un uomo ha aperto il fuoco ferendo due agenti della sicurezza, di cui uno gravemente. Secondo la polizia israeliana, "il terrorista armato che con un mitragliatore ha aperto il fuoco contro alcuni agenti di polizia all'ingresso della stazione di polizia di Shalem, nel distretto di Gerusalemme", vicino alla porta di Erode, è stato neutralizzato". "Dopo la sparatoria il terrorista ha tentato di fuggire, ma gli agenti lo hanno inseguito e neutralizzato". "Ingenti forze di polizia sono state inviate sul posto e stanno conducendo perquisizioni nella zona per escludere eventuali complici", ha aggiunto la stessa fonte. Due gli agenti rimasti feriti nell'attentato. Intanto le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato quattro terroristi nelle comunità di confine con Gaza e precisamente a Ein Hashlosha e Nahal Oz. Lo riferisce il quotidiano israeliano Haaretz.
Quattordici organizzazioni elvetiche riunite nel Forum per i diritti umani in Israele/Palestina hanno chiesto un maggiore impegno della Svizzera in Medio Oriente. L'alleanza, preoccupata di fronte all'escalation di violenza nella regione, dove metà dei suoi membri è attiva, chiede in particolare ulteriori aiuti umanitari per la popolazione locale e un maggiore impegno in generale nella regione. Il Forum, un'alleanza di 14 organizzazioni non governative che si adoperano nell'ambito del conflitto del Medio Oriente per la promozione di un approccio basato sui diritti umani, ha accolto positivamente - in un comunicato odierno - il fatto che la Svizzera non metta in discussione i fondi per gli aiuti umanitari destinati alla regione. E, considerato l'aggravarsi della situazione, chiede un aumento dei fondi.
"Serve più impegno"
Gravissimi atti di violenza che violano il diritto internazionale e i diritti umani sono ancora una volta perpetrati da Hamas e dai suoi alleati, come anche dalle forze di sicurezza israeliane, indica il Forum che chiede alla Svizzera di impegnarsi espressamente per fare rispettare il diritto internazionale umanitario. La Confederazione deve inoltre rafforzare le organizzazioni per i diritti umani e umanitari israeliane e palestinesi e proteggerle dalle misure di repressione adottate contro di loro dal governo israeliano e da varie entità palestinesi. Per dare priorità a una vera e propria risoluzione del conflitto, piuttosto che a una semplice contrapposizione, la Svizzera deve impegnarsi pienamente per porre fine all'occupazione israeliana, puntualizza ancora il Forum. Solo questa via porterà a una pace giusta e duratura.
Due anni di preparazione per l'attacco di Hamas a Israele con modalità top secret e con la data di inizio dell'operazione a conoscenza di pochissimi tra i vertici del gruppo islamico. Lo rivela a Russia Today tv un dirigente di Hamas, Ali Baraka, secondo il quale anche i Paesi 'alleati' sono stati informati solo dopo l'inizio delle azioni militari. In un'intervista diffusa dall'emittente l'8 ottobre, Baraka rivela che "si poteva contare sulle dita di una mano" il numero di dirigenti che sapeva con precisione il momento di inizio dell'attacco e che era assai ristretto anche il numero di coloro che sapevano dell'operazione. Negli ultimi "due anni Hamas ha adottato un approccio razionale" in quanto "non è stato coinvolto in alcuna guerra e non si è unito alla Jihad islamica nelle sue recenti battaglie" e "tutto ciò è stato parte della strategia di Hamas nella preparazione di questo attacco", ha spiegato Baraka.
Come hanno agito
La strategia, nelle parole del dirigente, è stata quella più in generale della disinformazia, di far credere che Hamas "fosse impegnato a governare Gaza" e che "avesse abbandonato del tutto la resistenza". Totale riservatezza anche per gli amici di Hamas all'estero e per le altre fazioni palestinesi che "non conoscevano l'ora zero" . Dagli hezbollah libanesi all'Iran, dalla Turchia alla Russia, tutti sono stati informati a invasione iniziata, ha affermato Baraka. Dopo una mezzora "tutte le fazioni della resistenza palestinese sono state contattate come pure i nostri alleati Hezbollah e in Iran, sono stati avvertiti i turchi. Tre ore dopo, alle 9 si è tenuto un meeting con loro". Baraka sostiene che "abbiamo aggiornato chiunque ci abbia contattato. Anche i russi hanno mandato un messaggio e sono stati aggiornati sulla situazione e sugli obiettivi della guerra". Il dirigente di Hamas ha parlato anche di eventuali scambi di prigionieri, riferendosi a detenuti palestinesi anche fuori da Israele, nei Paesi europei e negli Usa. "Ci sono prigionieri negli Stati Uniti. Li vogliamo. Naturalmente".
La compagnia aerea Swiss, in collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), organizzerà domani un quarto volo speciale di andata e ritorno Zurigo-Tel Aviv per rimpatriare cittadini svizzeri che si trovano in Israele. Il velivolo - un Airbus A321neo con 215 posti - decollerà a Zurigo-Kloten alle 11:00 e arriverà a Tel Aviv alle 16.00. La partenza per il rientro è prevista alle 17.00 con arrivo a Zurigo alle 20.20, ha comunicato oggi Swiss. Il volo può essere prenotato unicamente tramite una linea telefonica speciale del DFAE messa a disposizione dei cittadini svizzeri all'estero. Swiss sottolinea che questi voli speciali sono soggetti a criteri di sicurezza rafforzati rispetto ai voli abituali. Esperti monitorano costantemente la situazione in collaborazione con le autorità. Il primo volo speciale di rimpatrio è stato effettuato martedì, seguito da altri due ieri e oggi.
L'Università e il Politecnico di Zurigo non intendono tollerare una manifestazione di solidarietà per la Palestina nei loro locali organizzata da due organizzazioni marxiste. Alcuni manifesti inviano all'evento "Solidarietà con la Palestina - Intifada fino alla vittoria" che dovrebbe svolgersi alle 18 sulla terrazza di fronte al Politecnico e dalle 19 in una sala seminari della vicina Università. Due organizzazioni marxiste sono indicate come organizzatrici.
"Un invito alla violenza"
I due atenei hanno preso le distanze dall'evento quando sono stati interpellati dall'agenzia di stampa Keystone-ATS. Entrambi considerano l'appello all'"Intifada fino alla vittoria" diffuso sul manifesto come un invito alla violenza e condannano l'attacco terroristico di Hamas contro Israele dello scorso fine settimana. L'Università non metterà a disposizione dell'associazione studentesca "Studenti marxisti di Zurigo" i locali per l'evento, ha annunciato l'ufficio stampa. Il Politecnico di Zurigo non è stato avvisato in anticipo della manifestazione e "farà tutto ciò che è in suo potere per impedire che la manifestazione si svolga nei suoi locali e allontanerà le persone dalla terrazza dell'ateneo se queste continueranno a manifestare nonostante il divieto", ha dichiarato.
Donald Trump, che si dipinge come il maggiore alleato di Israele, critica Benjamin Netanyahu accusandolo di aver fatto un passo indietro nel piano contro il generale iraniano Qasem Suleimani - ucciso da un drone americano nel 2020 - e di "non essere stato pronto" per l'attacco di Hamas. Nel corso di un comizio in Florida, l'ex presidente ha raccontato che Israele stava collaborando con gli Stati Uniti al piano contro Suleimani ma, all'ultimo momento, Netanyahu si è tirato indietro. "Non dimenticherò mai che ci ha abbandonato", ha detto ai suoi sostenitori.
"Proteggere Israele"
In merito all'attacco di Hamas, Trump ha spiegato che gli Stati Uniti "devono proteggere Israele, non c'è altra scelta". Netanyahu - ha aggiunto - "non era preparato" all'attacco a sorpresa di Hamas, e non lo era neanche Israele. Con me non avrebbero avuto bisogno di essere preparati".
"Il valico di frontiera di Rafah tra l'Egitto e la Striscia di Gaza è aperto al traffico e non è stato mai chiuso dall'inizio del crisi attuale". Lo precisa il ministero degli Esteri egiziano in una nota sottolineando che il valico è però inagibile perché "le strutture sul lato palestinese sono state distrutte a causa dei ripetuti bombardamenti israeliani". L'Egitto chiede "a Israele di evitare di prendere di mira il lato palestinese del valico in modo che gli sforzi per le riparazioni abbiano successo" e permettano il transito, "un'ancora di salvezza per sostenere i fratelli palestinesi nella Striscia di Gaza".
"Utilizzare l'aeroporto internazionale Al-Arish"
"La Repubblica Araba d'Egitto - si legge nella nota del ministero degli Esteri - invita tutti i Paesi e le organizzazioni regionali e internazionali che desiderano fornire aiuti umanitari e di soccorso al popolo palestinese nella Striscia di Gaza" di utilizzare "l'aeroporto internazionale Al-Arish, che è stato designato dalle autorità egiziane per ricevere aiuti umanitari". L'Egitto - continua il comunicato - lancia poi un appello a "tutte le persone coscienziose" a fornire sostegno umanitario al popolo palestinese, "che attualmente è in grande pericolo". "La situazione nella regione è molto complicata, nelle attuali circostanze è molto difficile mandare aiuti da quelle parti", ha dal canto suo affermato un funzionario del ministero della Difesa di Ankara, citato da Reuters sul suo sito, facendo sapere che le forze armate turche sono pronte ad inviare assistenza ai palestinesi nel caso il presidente Recep Tayyip Erdogan lo ordinasse.
Dichiarazione Erdogan
Ieri, Erdogan aveva detto che la Turchia si stava preparando ad inviare aiuti umanitari nella regione ma senza dare ulteriori dettagli. La prima spedizione di aiuti umanitari per Gaza è arrivata giovedì nel Sinai egiziano dalla Giordania, hanno riferito i media. L'aeroporto di El-Arish, a 50 chilometri (30 miglia) dal valico di Rafah verso Gaza, "è stato designato dalle autorità egiziane per ricevere aiuti umanitari internazionali da diverse parti e organizzazioni internazionali", ha annunciato il ministero degli Esteri egiziano in una dichiarazione. Non è chiaro quando gli aiuti potranno arrivare a Gaza. Nelle prossime ore, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian si recherà a Baghdad per discutere della situazione in Palestina e a Gaza con funzionari iracheni. Lo ha annunciato su X il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, facendo sapere che la visita in Iraq fa parte di un tour a livello regionale.
La televisione di Stato siriana segnala raid israeliani contro l'aeroporto di Damasco e quello di Aleppo. I due principali aeroporti della Siria sono ora fuori servizio, segnalano i media statali. I raid aerei contro gli scali siriani di Aleppo e Damasco hanno preso di mira depositi di armi iraniane custoditi dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani presenti in Siria. Lo riferiscono media panarabi che citano fonti della sicurezza siriane.
"Ci sono almeno 25 americani morti" nell'attacco di Hamas a Israele. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken in conferenza stampa a Tel Aviv, aggiornando un precedente bilancio che indicava 22 vittime statunitensi. "Ci uniamo al dolore delle famiglie nel piangere questa tragica perdita", ha aggiunto. Anche un cittadino con doppia cittadinanza turca e israeliana è morto "durante gli scontri in Israele e Palestina". Lo rende noto la tv di Stato turca Trt, citando fonti diplomatiche, senza aggiungere ulteriori dettagli.
"Siamo preoccupati e consapevoli dei contenuti che circolano" sulle piattaforme di social media "che glorificano o giustificano gli attacchi di Hamas contro Israele. Seguiamo da vicino" le evoluzioni. Lo ha detto un portavoce della Commissione europea, non escludendo l'eventualità che, dopo le lettere di richiamo inviate alle due major del tech statunitensi X e Meta, l'esecutivo Ue proceda con ammonimenti formali anche nei confronti di TikTok e Telegram. "Abbiamo regole molto rigide in vigore per quanto riguarda le piattaforme online, che consentono sia alle stesse piattaforme che ai Paesi membri di fermare la diffusione di contenuti terroristici e violenti", ha osservato il portavoce, ricordando i principi contenuti nel Digital Services Act e nel Codice di condotta Ue sulla lotta all'incitamento all'odio online. I contenuti illegali "chiaramente associati ad Hamas" che circolano sui social media "devono essere rimossi", ha ribadito il portavoce.
È salito a dodici il bilancio dei cittadini francesi morti dall'inizio dell'offensiva di Hamas contro Israele: è quanto riferito dal ministero degli Esteri della Francia. Il ministero degli Esteri di Parigi ha inoltre fatto sapere che la ministra Catherine Colonna accoglierà stasera i primi connazionali che rientrano con un volo speciale Air France da Israele. L'operazione di rimpatrio è coordinata dall'unità di crisi del Quai d'Orsay. Altri voli speciali verso la Francia sono previsti nei prossimi giorni. Il volo di oggi, ha precisato l'ambasciata di Francia in Israele, punta a rimpatriare i connazionali "identificati come più vulnerabili tra i francesi di passaggio o residenti in Israele".
Cittadini tedeschi
Nel frattempo, Lufthansa ha iniziato a portare in Germania tedeschi provenienti da Israele sotto attacco da parte di Hamas. Un primo volo speciale è decollato nel primo pomeriggio locale da Tel Aviv con destinazione Francoforte, secondo quanto riferito dal Ministero degli Esteri di Berlino come riporta l'agenzia Dpa. A bordo ci sono 372 cittadini tedeschi. Altri voli per conto del dicastero sono previsti nel pomeriggio e nella giornata di domani, venerdì. Indiscrezioni circa l'operazione circolavano da martedì ed erano state in confermate ufficialmente ieri. Intanto, i dieci italiani, tra cui una bambina, che si trovano a Gaza dove lavoravano o vivevano prima della guerra, sono - secondo quanto si apprende - in costante contatto con il Consolato italiano. La presenza dei dieci connazionali nella Striscia era stata annunciata nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, nell'informativa alle Camere. Si apprende, infine, che un attacco missilistico con 50 missili è stato lanciato sull'insediamento di Sderot. Lo hanno annunciato le Brigate Al-Qassam su Telegram.
"La battaglia non si limiterà alla Striscia di Gaza. Altri fronti si uniranno presto". Ad affermarlo, in un nuovo audio, è Abu Hamza, il portavoce delle Brigate Quds Brigades, l'organizzazione armata della Jihad islamica, citato dal network libanese Al Mayadeen. Rivolgendosi alla resistenza in Cisgiordania, Abu Hamza ha lanciato un appello alla Brigata Jenin e alla Tana dei Leoni, nonché a tutti i palestinesi presenti sul posto, ad impegnarsi negli scontri contro l'occupazione israeliana. "Siamo venuti preparati fuori dalla Palestina così come lo eravamo dentro - ha detto -. Gli eventi di Gaza saranno replicati su altri fronti". Frattanto, un attacco missilistico con 50 missili è stato lanciato sull'insediamento di Sderot. Lo hanno annunciato le Brigate Al-Qassam su Telegram.
Campagna di ricostruzione case
Dal canto loro, gli Hezbollah libanesi filo-iraniani hanno avviato oggi nel sud del Libano, a ridosso della Linea di demarcazione con Israele, una campagna di ricostruzione delle case, delle infrastrutture agricole, dei veicoli e di altri beni privati e pubblici distrutti o danneggiate dai bombardamenti israeliani degli ultimi giorni. Lo riferisce la tv al Manar del partito armato sostenuto da Teheran, secondo cui gli interventi sono eseguiti nelle località di Yarin, Dhahira, Marwahin. Analisti commentano l'iniziativa di Hezbollah come un segnale del partito armato sciita di mantenere lo stato di calma e di relativa normalità presso le comunità sciite del sud del Libano, principale bacino di consenso popolare del Partito di Dio. E questo a conferma, affermano analisti, che per il momento Hezbollah non intende lanciare un'offensiva su ampia scala contro Israele.
Il ministero della sanità dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), citato dalla Wafa, ha fatto sapere che i morti complessivi "dell'aggressione israeliana" in Cisgiordania e a Gaza sono 1'385 (31 nei Territori) e 6'229 i feriti. Lo stesso ministero, citato da Haaretz, ha detto di aver chiesto alla comunità internazionale di stabilire ospedali da campo e di fornire medicinali e aiuto medico a Gaza
La compagnia aerea israeliana volerà di sabato
Intanto, per la prima volta dal 1982 l'El Al, la compagnia di bandiera israeliana, volerà di sabato violando così il riposo sabbatico ebraico. Lo ho annunciato la stessa compagnia motivando la scelta con la necessità di riportare in patria gli israeliani richiamati dall'esercito nella lotta ad Hamas, così come le forze di sicurezza e di salvataggio bloccati all'estero.
La situazione con il Libano
Una calma tesa regna invece oggi nel sud del Libano all'indomani di tre giorni consecutivi di botta e risposta tra Hezbollah e Israele a ridosso della Linea Blu di demarcazione tra i due Paesi. Andrea Tenenti, portavoce del contingente Onu (Unifil) schierato nel sud del Libano, ha confermato che per ora "oggi non si sono registrati incidenti. Continuiamo a sorvegliare la situazione come sempre", ha aggiunto. Fonti dell'intelligence militare libanese, interpellate dall'agenzia di stampa ANSA in maniera anonima perché non autorizzate a parlare con i media, hanno confermato che nel sud del Libano oggi la "situazione rimane calma".
Momenti di tensione tra il presidente Isaac Herzog e alcuni media internazionali durante una conferenza stampa. Ad una domanda della Cnn sulla "punizione collettiva" da parte di Israele alla popolazione di Gaza definita "crimine di guerra", Herzog ha risposto "non avete visto (la carneficina nel sud di Israele, ndr)? Lo avete visto tutti. Quindi ora cominciamo con la retorica sui crimini di guerra. Ma davvero?" Ad un altra domanda della britannica Channel 4's Matt Frei secondo cui Israele sembra ritenere "la gente di Gaza responsabile di Hamas", il normalmente compassato Herzog ha replicato con rabbia "con tutto il rispetto, se hai un missile nella tua maledetta cucina e vuoi spararmelo addosso, posso difendermi? Questa è la situazione".
"Siamo qui con voi, non andiamo da nessuna parte". Con queste parole il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha salutato il premier israeliano Benyamin Netanyahu all'inizio del loro incontro al ministero della Difesa a Gerusalemme. Nel video si sente Blinken dire ripetutamente a Netanyahu "mi dispiace, mi dispiace, condoglianze" per le vittime. Il primo ministro d'Israele ringrazia e stringe ripetutamente la mano all'ospite americano.
Migliaia di persone infiltrate
Sono "migliaia" le persone appartenenti ad Hamas che si sono infiltrate in Israele dalla Striscia di Gaza durante l'assalto del 7 ottobre. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, durante un briefing con gli omologhi degli Stati membri della Nato. Lo riporta la Tass. "Migliaia di terroristi hanno attraversato il nostro confine meridionale lanciando migliaia di razzi contemporaneamente", ha dichiarato Gallant.
Il ruolo della Nato
"Israele non è solo". E' questo il messaggio che il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha voluto inviare al ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, che in video collegamento ha aggiornato gli Alleati sugli sviluppi della guerra in Medio Oriente. Gallant ha parlato nella prima parte della riunione dei ministri della Difesa della Nato. A lui, i rappresentanti dei Paesi alleati hanno assicurato la massima solidarietà, condannando con fermezza gli "orribili" attacchi di Hamas. I ministri della Nato, spiega l'Alleanza Atlantica, "hanno chiarito che ha il diritto di difendersi con proporzionalità da questi atti di terrore ingiustificabili. Hanno chiesto ad Hamas di rilasciare immediatamente tutti gli ostaggi e di proteggere il più possibile i civili. Gli Alleati hanno anche chiarito che nessuna nazione o organizzazione deve cercare di trarre vantaggio dalla situazione o di inasprirla". "Alcuni Paesi membri" della Nato, inoltre, "hanno spiegato che stanno fornendo un sostegno pratico a Israele".
Non lasciare senza forniture Gaza
"Valori universali e dignità umana. Sempre e ovunque. Questo è il cuore dell'Ue. Il diritto internazionale e il diritto umanitario internazionale devono essere rispettati. Le forniture di base devono raggiungere i più vulnerabili". Lo scrive in un tweet il presidente del Consiglio Ue Charles Michel rilanciando, su X, le parole del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres sulla necessità di non lasciare senza forniture Gaza.
Il bilancio dei morti a Gaza sale a 1'354, secondo fonti ufficiali di Hamas. Quest'ultima ha confermato di avere nelle sue mani oltre 120 prigionieri. Lo ha fatto sapere la tv israeliana Kan, citando il portavoce della fazione palestinese Abdel Latif Kanua.
Il valico di Rafah sarà aperto per consentire l'ingresso di aiuti umanitari
Secondo il portavoce del governatorato del Nord Sinai, Mohamed Selim, è probabile che il valico di Rafah tra Egitto e la Striscia di Gaza venga aperto questa sera o domani mattina, per sei ore, per consentire l'ingresso degli aiuti umanitari egiziani a Gaza, se Israele accetta una tregua. Il portavoce ha aggiunto all'agenzia di stampa italiana ANSA, che sono pronti a partire per la Striscia gli aiuti al momento fermi nelle città di al-Arish e Sheikh Zowaid nel Sinai.
Rimossi migliaia di contenuti su X
Nel frattempo, la piattaforma X di Elon Musk, ha segnalato o rimosso "decine di migliaia" di post sull'attacco di Hamas. Lo riferisce la Ceo Linda Yaccarino. "Dopo l'attacco terroristico a Israele, abbiamo preso provvedimenti per rimuovere o segnalare decine di migliaia di contenuti", ha scritto l'amministratore delegato Linda Yaccarino in una lettera di mercoledì in risposta alle critiche dell'Unione europea.
Iniziato l'incontro tra Netanyahu e Blinken
Intanto, al ministero della difesa di Tel Aviv è iniziato un incontro fra il premier Benyamin Netanyahu ed il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Dopo un colloquio a quattr'occhi, informa un comunicato, Netanyahu e Blinken faranno dichiarazioni alla stampa. L'incontro proseguirà poi con la partecipazione del ministro della difesa Yoav Gallant e con i due nuovi ministri senza portafoglio nel nuovo governo ''di emergenza'' di Israele: Benny Gantz e Gadi Eisenkot, entrambi membri del partito centrista "Unione Nazionale" ed entrambi ex capi di Stato maggiore.
Scholz incontrerà il re di Giordania
Dal canto suo, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, nel suo discorso in Parlamento, ha annunciato che "la settimana prossima" avrà un incontro a Berlino con il re di Giordania, Abdallah, il quale gioca "un ruolo speciale nelle relazioni israelo-palestinesi".
Il ruolo della Tunisia
Il presidente tunisino Kaïs Saïed ha invece incaricato il ministro degli Esteri Nabil Ammar di presentare una riserva sulla risoluzione votata ieri dal consiglio della Lega Araba sulla guerra tra Israele e i Palestinesi. In un comunicato stampa, la presidenza scrive che "la Tunisia, che resta ferma nelle sue posizioni e che sostiene il diritto del popolo palestinese a fondare un proprio Stato indipendente su tutto il territorio palestinese, con capitale Al-Quds (Gerusalemme)". I ministri dei paesi arabi hanno condannato l'assedio israeliano a Gaza, con il taglio di tutte le forniture, e chiesto l'immediato accesso alla Striscia per gli aiuti umanitari.
L'Iran
Come riporta Mehr, il presidente iraniano Ebrahim Raisi durante una telefonata con l'omologo siriano Bashar al-Assad ha dichiarato che "oggi tutti i Paesi islamici e arabi, come anche le popolazioni che vogliono la libertà nel mondo, devono trovare un accordo e raggiungere una cooperazione in un percorso per fermare i crimini del regime sionista contro la nazione palestinese oppressa". "Di conseguenza, la Repubblica islamica dell'Iran tenterà di trovare questa convergenza il prima possibile, mettendosi in contatto con i Paesi islamici", ha aggiunto Raisi.
Hamas ha portato bandiere dell'Isis nell'attacco ai kibbutz di sabato scorso. Lo ha fatto sapere un portavoce dell'esercito israeliano, citando in particolare il kibbutz di Sufa. Il portavoce militare Daniel Hagari ha precisato che in uno scontro a fuoco avvenuto ai bordi della linea di demarcazione con la striscia di Gaza ''12 terroristi sono stati uccisi e altri 14 sono stati fatti prigionieri''. Alcuni di loro avevano bandiere dell'Isis, secondo Hagari. ''Hamas è come l'Isis'', ha ripetuto più volte citando anche una espressione in merito del presidente Usa Joe Biden.
Governo britannico
Il governo britannico ha intanto avviato un'evacuazione temporanea dei familiari dei suoi diplomatici in Israele come "misura precauzionale" di fronte all'intensificarsi del conflitto fra lo Stato e ebraico e Hamas, il movimento palestinese che controlla la Striscia di Gaza. Lo ha reso noto nelle ultime ore il Foreign Office. Le sedi diplomatiche del Regno Unito restano tuttavia pienamente operative, con la presenza di tutto il personale che vi lavora, per "garantire i servizi consolari e dare assistenza a chi lo richieda", ha precisato il ministero degli Esteri da Londra. In Israele vivono numerosi britannici, soprattutto cittadini israeliani con passaporto anche britannico e legami familiari nel Regno Unito.
Flussi petroliferi
Il conflitto in corso tra Hamas e Israele "non ha avuto un impatto diretto sui flussi petroliferi" e la "prospettiva" di un rischio sugli approvvigionamenti di petrolio resta "attualmente limitato": è quanto afferma l'Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie). Secondo l'organismo, "non c'è stato alcun impatto diretto sull'offerta fisica (di petrolio)", ma "i mercati resteranno vigili a seconda dell'evolversi della crisi". Nel suo rapporto mensile, l'Aie si dice "pronta ad agire se necessario per garantire che i mercati abbiano forniture sufficienti". "Nessun nuovo ordine a livello regionale può essere stabilito senza considerare i diritti dei palestinesi", ha dal canto suo affermato il presidente iraniano Ebrahim Raisi in una conversazione telefonica con l'omologo siriano Bashar al-Assad. Durante il colloquio, il presidente della Repubblica islamica ha criticato i Paesi che hanno normalizzato le relazioni con Israele. Secondo quanto riporta Irna, Assad ha affermato che le recenti vittorie del movimento di resistenza contro i sionisti ha provato che Israele è molto più debole di quanto appaia e ha sottolineato la necessità di una posizione unita per sostenere i palestinesi
Israele sta compiendo uno sforzo ''di intelligence ed operativo'' per mettere a fuoco la questione degli ostaggi israeliani a Gaza e dei dispersi. Lo ha reso noto il coordinatore speciale nominato dal governo, il gen. (riserva) Gal Hirsch. ''Le ricerche sul terreno proseguono - ha affermato Hirsch, in un comunicato. - Il riconoscimento degli uccisi prosegue ed ed è un lavoro molto complesso. Molti feriti sono ancora negli ospedali e noi diamo la caccia ad ogni dettaglio che ci aiuti a localizzare tutti i dispersi''. ''Lavoriamo 24 ore al giorno - ha assicurato Hirsch - per i dispersi, per gli ostaggi e per le loro famiglie''.
"Non sarà fornita elettricità, né acqua, né entreranno camion di benzina (a Gaza) finché gli ostaggi israeliani non torneranno a casa": lo ha detto il ministro dell'Energia israeliano, Israel Katz. "Umanitarismo per umanitarismo. E nessuno - ha aggiunto - ci può fare prediche sulla moralità". Intanto, "il Ministero tedesco degli Interni vieterà ad Hamas di operare nel Paese": lo ha annunciato il cancelliere tedesco Olaf Scholz in Parlamento secondo il testo dei suo discorso diffuso dall'Ufficio stampa del governo.
Unità islamica
Dal canto suo, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha discusso del conflitto in Israele e Palestina con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. "Nella prima telefonata tra l'ayatollah Raisi e sua altezza Mohammed bin Salman, i due si sono dimostrati d'accordo sulla necessità di porre fine ai crimini di guerra contro la Palestina. È stata sottolineata l'unità islamica ed entrambi ritengono che i crimini del regime (di Israele) e il via libera dato dagli Usa porteranno insicurezza distruttiva per il regime e i suoi sostenitori", ha scritto a proposito della telefonata il vice capo del personale di Raisi per gli Affari Politici, Mohammad Jamshidi, come riporta Irna. La telefonata rappresenta il primo colloquio diretto tra Raisi e Mohammed bin Salman. Teheran e Riad in marzo avevano trovato un accordo per la normalizzazione delle relazioni dopo che per sette anni i rapporti erano stati interrotti.
Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) è in contatto con Hamas e le autorità israeliane per favorire la liberazione degli ostaggi che si trovano attualmente nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato lo stesso CICR in un comunicato odierno, esortando "entrambe le parti coinvolte a ridurre le sofferenze dei civili". Il direttore regionale del Comitato per il Vicino e il Medio Oriente, Fabrizio Carboni, ha sottolineato che "in qualità di intermediario neutrale, siamo pronti a effettuare visite a scopo umanitario, a facilitare la comunicazione tra gli ostaggi e i membri delle loro famiglie e a favorire un eventuale loro rilascio".
150 ostaggi e centinaia di dispersi
La presa di ostaggi è proibita dal diritto umanitario internazionale e qualsiasi persona detenuta deve essere liberata immediatamente, ha affermato Carboni. Decine di israeliani e stranieri, sia soldati che civili, oltre che bambini e donne, sono stati catturati da Hamas e postati con la forza nella Striscia di Gaza a seguito della violenta incursione nel territorio dello Stato ebraico. Le autorità israeliane per ora contano 150 ostaggi, mentre centinaia di persone risultano ancora disperse e, al momento, non sussistono ancora notizie ufficiali sul rilascio di eventuali prigionieri. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avviato negoziati con Hamas per ottenere il loro rilascio, hanno dichiarato ieri sera all'agenzia di stampa AFP fonti ufficiali. Il CICR si è inoltre detto preoccupato per la sorte dei civili all'interno della Striscia, in balia della rappresaglia bellica delle forze armate israeliane. Da sabato, il conflitto ha già mietuto migliaia di vittime. Ora che lo Stato ebraico ha "staccato la corrente" a Gaza, anche i nosocomi rischiano di essere a corto di elettricità, mettendo in pericolo neonati, bambini, pazienti anziani e con malattie croniche, afferma il funzionario, che conclude: "Senza elettricità, gli ospedali rischiano di diventare obitori".
L'aeronautica militare brasiliana (Fab) ha imbarcato altri 214 brasiliani su un nuovo volo di rimpatrio da Israele a Rio de Janeiro. Il primo volo di rimpatrio, con 211 persone, era arrivato ieri a Brasilia. Il governo del presidente Luiz Inacio Lula da Silva ora cerca di venire in soccorso anche dei connazionali rimasti bloccati nella Striscia di Gaza. Il ministro degli Esteri, Mauro Vieira, ha telefonato al suo omologo egiziano, Sameh Shoukry, per confrontarsi su una possibile mediazione del Cairo. La via d'uscita dall'area sarebbe il valico di Rafah, verso l'Egitto, ma è chiuso e non è prevista la sua riapertura. Il governo brasiliano deve ancora rendere possibile il trasporto dei connazionali sul posto. Nella regione vivono 30 cittadini, provenienti da sette famiglie, tra cui 16 bambini.
Le sirene di allarme per i razzi lanciati da Gaza stanno ora risuonando nella zona centrale di Israele. Lo ha detto l'esercito israeliano. "Le Brigate al-Qassam hanno lanciato razzi contro Tel Aviv in risposta agli attacchi israeliani contro i civili nei campi di Al-Shati e Jabalyia", ha dichiarato Hamas in un messaggio ripreso dai media. Intanto, l'esercito israeliano ha annunciato di aver dispiegato forze di riservisti lungo le città sul confine con il Libano. La mossa - è stato spiegato - è avvenuta nell'ambito del generale rafforzamento delle truppe nell'area nord del Paese dopo la situazione di tensione con Hezbollah. "Queste forze - è stato spiegato - stanno conducendo compiti di difesa tra i quali pattugliamento e blocchi stradali in modo da assicurare la sicurezza dei residenti".
1'300 morti
La notte precedente all'attacco di Hamas dalla Striscia - che ha fatto 1'300 morti e 3'300 feriti in Israele secondo un ultimo bilancio - c'erano stati alcuni segnali ma non avvertimenti importanti di intelligence", ha detto dal canto suo il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari. Intanto, il segretario di Stato Usa Antony Blinken è atteso per oggi in Israele dove incontrerà il premier Benyamin Netanyahu, membri del governo e il presidente Isaac Herzog. Secondo i media, Blinken vedrà anche i familiari degli ostaggi israeliani rapiti da Hamas e portati a Gaza. Blinken - secondo le informazioni - vedrà domani anche il presidente palestinese Abu Mazen.
Il secondo volo speciale Swiss per rimpatriare cittadini svizzeri da Israele è atterrato, come previsto, nella tarda serata di ieri all'aeroporto di Zurigo-Kloten. Come per il primo, tutti i posti a bordo erano stati riservati. Un terzo collegamento Tel Aviv-Zurigo sarà ancora organizzato nella giornata di oggi. Il secondo volo speciale con un Airbus A321neo di una capacità di 215 posti, è atterrato allo scalo zurighese poco dopo le 22.15, ha indicato all'agenzia Keystone-ATS una portavoce della compagnia aerea. Sebbene vi fosse il tutto esaurito, per ragioni sconosciute cinque sedili sono rimasti vuoti. Complessivamente 210 adulti e bambini nonché cinque bebè sono atterrati a Zurigo-Kloten, ha precisato la portavoce. Martedì sera, un primo collegamento speciale aveva già riportato in Svizzera 224 persone, fra cui 10 bebè.
Terzo volo oggi
Contrariamente alle intenzioni iniziali, che erano di raccomandare agli Svizzeri che vogliono lasciare Israele a trovare altri collegamenti commerciali o soluzioni differenti, un terzo volo sarà organizzato oggi. Può essere riservato riservato unicamente tramite una linea di emergenza comunicata dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Non è chiaro quanti cittadini svizzeri vogliano ancora lasciare Israele. Circa 600 persone con legami con la Confederazione hanno registrato la loro presenza in Israele tramite l'app ufficiale "Travel Admin". Il DFAE è in contatto con loro. Le autorità elvetiche sono in contatto anche con altri Paesi, il che potrebbe offrire nuove possibilità di partenza. Il personale dell'ambasciata a Tel Aviv sta bene, considerando le circostanze. La rappresentanza diplomatica è aperta e fornisce gli abituali servizi.
Sale ad almeno 1'200 morti e 5'600 feriti il bilancio delle vittime di 6 giorni di raid israeliani sulla Striscia di Gaza. Solo stanotte 51 le persone rimaste uccise. Gli sfollati sono quasi 339 mila. Spenta l'unica centrale elettrica di Gaza, ora al buio.
Netanyahu: "Ogni membro di Hamas è un uomo morto"
"Ogni membro di Hamas è un uomo morto", ha avvertito il premier israeliano Benjamin Netanyahu dopo l'annuncio del varo di un governo d'emergenza nazionale per guidare lo Stato ebraico nella guerra contro il gruppo islamico. Nei raid della notte scorsa sulla Striscia l'esercito israeliano ha più volte colpito le forze di élite "Nukhba" di Hamas, in particolare i suoi centri operativi di comando. Quelli - ha spiegato l'esercito - che hanno gestito l'infiltrazione nei kibbutz al di là del confine sabato scorso.
Smentita la liberazione di tre ostaggi
Media ebraici smentiscono intanto la liberazione di tre ostaggi annunciata da Hamas. Una canadese è stata "brutalmente uccisa" vicino al confine con la Striscia, secondo la comunità ebraica di Ottawa. Il bilancio delle vittime tailandesi negli attacchi di Hamas in Israele è invece salito a 21 morti. Il dipartimento di Stato americano ha invece avvertito i cittadini di "riconsiderare" i viaggi in Israele. Si tratta del livello di allerta 3, quello immediatamente precedente al divieto di viaggi.
Blinken incontrerà Abu Mazen
Nel frattempo, a livello diplomatico, Anthony Blinken incontrerà domani il presidente Abu Mazen, secondo fonti palestinesi. Il segretario di Stato americano è in visita in Israele e Giordania. Dal canto suo, il presidente Usa Joe Biden ha avvertito l'Iran di "fare attenzione", con le tensioni in Medio Oriente in aumento dopo gli attacchi di Hamas.
USA rinnovano sostegno a Israele, Egitto e Turchia tentano la mediazione
"Il nostro sostegno" allo Stato ebraico è "incrollabile", ha detto il presidente Usa a Netanyahu. Egitto e Turchia tentano la mediazione su tregua e ostaggi. Dal canto suo, il cancelliere tedesco Scholz ospita oggi l'emiro del Qatar. Oggi a Bruxelles si terrà pure una riunione dei ministri Nato della Difesa. Pechino assuma "un atteggiamento più equilibrato" sul conflitto, ha chiesto l'ambasciatrice israeliana in Cina.
Centinaia di israeliani hanno applaudito questa sera a Ginevra la decisione del Consiglio federale su Hamas. Nella stessa città, la missione palestinese presso le Nazioni Unite ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di "incitamento al genocidio". "O loro o noi". Davanti ai 500-600 manifestanti riuniti nella Piazza delle Nazioni, l'ambasciatrice israeliana in Svizzera, Ifat Reshef, ha detto che la neutralità non è ammessa dopo gli atti terroristici commessi da Hamas.
"È importante agire rapidamente"
Dopo l'annuncio del Consiglio federale di voler definire Hamas come organizzazione terrorista, Ifat Reshef ha accolto con favore "un passo importante nella giusta direzione". E ha promesso di chiedere nei prossimi giorni alle autorità i dettagli su come e quando questa misura sarà attuata ."È importante agire rapidamente", ha insistito. Tra i manifestanti, ve ne erano molti muniti di bandiere. Altri portavano cartelli sui quali vi era scritto "Hamas = ISIS", il nome inglese del gruppo dello Stato Islamico, o "Riportateli a casa", in riferimento agli ostaggi nella Striscia di Gaza.
La missione palestinese: "Condannate il terrorismo di Stato, non solo Hamas"
Sempre a Ginevra, la missione palestinese presso l'Onu ha mostrato una rara reazione dopo gli attacchi di sabato: davanti agli Stati membri delle Nazioni Unite ha accusato Benjamin Netanyahu di "incitamento al crimine di genocidio", a causa della sua volontà di "radere al suolo Gaza". Ha inoltre invitato gli alleati di Israele a condannare il "terrorismo di Stato" di Israele, e non solo le azioni di Hamas.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avviato negoziati con Hamas per ottenere la liberazione degli ostaggi israeliani. Lo si apprende da fonti ufficiali. "Stanno negoziando per ottenere il rilascio degli ostaggi su ordine del presidente Erdogan", hanno detto le fonti, confermando l'informazione della televisione privata Habertürk. Tradizionalmente vicino al Qatar, Erdogan ha parlato con il principe ereditario dell'Arabia Saudita Mohammed bin Salman e con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, ha riferito l'agenzia ufficiale Anadolu. A nome della Turchia "siamo pronti a fare tutto quello che è in nostro potere", compresa la conduzione di una "mediazione" e di un "arbitrato equo", per far uscire rapidamente la regione da questo conflitto, ha dichiarato Erdogan citato da Anadolu.
Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto negoziati tra le forze israeliane e palestinesi, nella speranza che la guerra, che ha già ucciso migliaia di persone negli ultimi cinque giorni, non si espanda. "È necessario evitare a tutti i costi l'espansione del conflitto, perché se ciò accadrà avrà un impatto sulla situazione internazionale", ha affermato Putin, aggiungendo che le parti "devono tornare a un processo negoziale che dovrebbe essere accettabile per tutte le parti, compresi i palestinesi."
Scendere in piazza "in nome dell'orgogliosa Gaza" con molotov e pietre. É l'appello che è stato diffuso su diverse chat in arabo pro-Palestina da 'Arin al Aswad', letteralmente la 'Tana dei Leoni', un gruppo armato della resistenza palestinese considerato dalle forze di sicurezza e dagli analisti israeliani responsabile di diversi attacchi ad obiettivi di Tel Aviv. L'invito sarebbe rivolto principalmente a chi si trova in Cisgiordania e nei territori occupati ma, sottolineano fonti qualificate, "non è possibile escludere" che l'appello possa essere raccolto dai simpatizzanti del gruppo nel resto del mondo. L'appello è iniziato a circolare nel primo pomeriggio ed è rivolto a uomini, donne e anziani. "Vi invitiamo, in nome dell'orgogliosa Gaza a scendere in piazza - si legge - a marciare in ogni luogo di scontro con l'occupazione, muovetevi con le vostre bottiglie incendiarie, con le vostre pietre e con le vostre armi".
Negli ultimi mesi, sottolineano sempre le fonti, Arin Al Awad avrebbe avuto una certa attrazione tra i giovani palestinesi non solo in Cisgiordania ma anche in altri paesi del mondo, dove vi sarebbero una serie di soggetti tenuti sotto monitoraggio dalle forze di polizia e dall'intelligence.
L'Università di Berna ha sospeso un professore che su X (ex Twitter) si era espresso in maniera favorevole al violento attacco di Hamas sferrato questo sabato contro lo Stato ebraico. L'ateneo ha definito "inaccettabili" i due commenti postati dal docente sul social. Il collaboratore dell'Istituto per gli studi sul Medio Oriente sarà sollevato dal suo incarico "con effetto immediato sulla base di una valutazione approfondita del caso", ha dichiarato oggi l'Università di Berna all'agenzia di stampa Keystone-ATS, confermando quanto pubblicato ieri da "20 Minuten". L'ateneo precisa che verranno effettuati tuttavia ancora ulteriori accertamenti a riguardo, che necessiteranno del tempo, e che verranno rilasciate maggiori informazioni entro la prossima settimana.
"Condanniamo ogni forma o sostegno a simili violenze"
"L'Università di Berna sta prendendo la situazione molto seriamente" e si è detta "profondamente preoccupata dai tragici avvenimenti nella regione, e condanna ogni forma o sostegno a simili violenze". Le dichiarazioni del professore finiranno anche sotto la lente della giustizia bernese. La procura infatti le esaminerà per verificarne la rilevanza penale, ha affermato a Keystone-ATS Christof Scheurer, responsabile della comunicazione del Ministero pubblico cantonale, avvalorando le informazioni comparse sul sito web di "20 Minuten". Secondo il portale, l'uomo avrebbe detto che l'attacco di Hamas contro Israele era il miglior regalo di compleanno che potesse ricevere. Inoltre, avrebbe commentato un video sui fatti con il saluto ebraico "Shabbat Shalom" (traducibile con "che sia un sabato di pace"). Nel frattempo, i post sono stati cancellati.
Undici dipendenti dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) sono stati uccisi nella Striscia di Gaza da sabato. Lo ha annunciato oggi Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell'Onu, aggiungendo che anche 30 studenti delle scuole gestite da questa agenzia sono stati uccisi e 8 sono rimasti feriti.
"Naturalmente non commenterò su questo ma ci prepariamo a questa eventualità, dobbiamo essere preparati e c'è stata una chiamata specifica di riservisti per questo. Quello che ci dobbiamo assicurare è che Hamas non minacci mai più Israele nel modo in cui ha fatto sabato". Così un portavoce militare, Peter Lerner, rispondendo alla domanda su quando sarà l'attacco di terra israeliano in una conferenza stampa con i media internazionali. "Non sarà un'operazione breve, sarà una lunga e dura guerra", ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri Lior Hayat. "Le persone a Gaza", ha aggiunto Hayat, "vivono sotto il controllo di Hamas, noi non siamo in guerra con la popolazione di Gaza ma con Hamas e l'Iran che c'è dietro. Vogliamo che la comunità internazionale capisca che questa guerra è cominciata con un attacco di Hamas che ha ucciso 1200 cittadini israeliani. Non sarà una breve operazione, sarà una lunga e dura guerra". La conferenza stampa è stata interrotta bruscamente poco fa: "E' in corso un attacco, dobbiamo andare nei rifugi".
"Occorre consentire l'ingresso a Gaza di beni essenziali salvavita tra cui carburante, cibo e acqua. Abbiamo bisogno di un accesso umanitario rapido e senza ostacoli adesso". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. "Il personale delle Nazioni Unite sta lavorando 24 ore su 24 per sostenere la popolazione di Gaza e mi rammarico profondamente che alcuni dei miei colleghi abbiano già pagato il prezzo più alto", ha aggiunto, sottolineando che circa 220'000 palestinesi si stanno ora rifugiando in 92 strutture dell'Unrwa in tutta Gaza. "Sono in continuo contatto con i leader della regione con un focus immediato su diverse priorità chiave. Dobbiamo evitare l'allargamento del conflitto", ha sottolineato Guterres. "Sono preoccupato per il recente scontro a fuoco lungo la Linea Blu e per gli attacchi segnalati dal Libano del sud - ha aggiunto - Faccio appello a tutte le parti e a coloro che hanno influenza su di loro affinché evitino ulteriori escalation". Guterres ha chiesto "il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza. I civili devono essere protetti in ogni momento".
I ringraziamenti all'Egitto
Guterres ha anche "ringraziato l'Egitto per il suo impegno costruttivo nel facilitare l'accesso umanitario attraverso il valico di Rafah e nel rendere l'aeroporto El Arish disponibile per l'assistenza fondamentale". "Non c'è tempo da perdere. Ogni momento conta", ha concluso il segretario generale Onu.
La Croce Rossa ha annunciato che cinque membri della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ficr) sono stati uccisi nella guerra tra Hamas e Israele, tra cui quattro paramedici. "La Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa è sconvolta nel confermare la morte di cinque membri della nostra rete a causa delle ostilità armate in Israele e nella Striscia di Gaza", ha affermato la Ficr in una nota.
Israele deve "estirpare" Hamas per scoraggiare l'islamismo violento "nel mondo". Lo ha detto un ministro israeliano. La guerra di Israele deve "sradicare" il movimento islamico palestinese Hamas per scoraggiare l'islamismo violento in tutto il mondo, ha detto il ministro dell'intelligence israeliano Gila Gamliel in un'intervista esclusiva all'agenzia Afp. "Dobbiamo sradicarlo affinché non accada di nuovo, affinché non diventi un'idea per gli altri nel mondo", ha precisato il ministro, riferendosi agli attacchi senza precedenti di Hamas contro Israele.
Hamas e la Jihad islamica hanno annunciato nuovi attacchi missilistici su Israele. I bracci armati dei gruppi militanti palestinesi Hamas e Jihad islamica hanno annunciato oggi di aver preso di mira il sud e il centro di Israele con nuovi lanci di razzi, mentre le sirene suonano nelle aree circostanti la Striscia di Gaza. Le Brigate al Quds, il braccio armato della Jihad islamica, hanno detto di aver puntato sulle città israeliane di Tel Aviv, Ashdod e Ashkelon, nonché le comunità vicino al confine con Gaza con "pesanti lanci di razzi". Le Brigate Ezzedine al Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno invece affermato di aver lanciato un razzo sull'aeroporto Ben Gurion, mentre funzionari israeliani hanno riferito di non avere sentito alcuna esplosione.
Tenuto conto dell'attacco "scioccante" di Hamas in Israele contro la popolazione civile, il Consiglio federale è del parere che questa organizzazione debba essere definita "terrorista". È quanto si legge in una nota governativa odierna in cui incarica la Task Force creata ad hoc di esaminare le opzioni legali per vietare l'organizzazione. Il Governo condanna inoltre con fermezza questi atti di terrorismo e chiede la liberazione degli ostaggi, esprimendo nel contempo le proprie condoglianze a tutte le famiglie delle vittime. Il Consiglio federale rimane pronto a sostenere qualsiasi sforzo nella regione per attenuare il conflitto. Pur riconoscendo "il legittimo desiderio di Israele di difesa e sicurezza nazionale", il Consiglio federale chiede la cessazione immediata della violenza e ricorda che la popolazione civile deve essere protetta e il diritto umanitario internazionale deve essere sempre rispettato.
Task Force
Come già anticipato ai media dal "ministro" degli esteri Ignazio Cassis negli scorsi giorni, l'esecutivo ha istituito la Task Force Medio Oriente, diretta dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), in cui sono rappresentati il Dipartimento presidenziale, il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) e la Cancelleria federale (CF). Questo organismo ha il compito di effettuare le analisi necessarie per un processo decisionale coordinato nel contesto degli eventi in Israele e nei Territori palestinesi occupati.
No fondi ad Hamas
Tenuto conto dei problemi sollevati dal mondo politico circa l'uso che i Palestinesi fanno degli aiuti elvetici in loco - sono sostenute 30 ONG secondo quanto affermato da Cassis davanti ai media - anche il Consiglio federale attribuisce grande importanza alla garanzia che il sostegno finanziario della Confederazione sia utilizzato in modo oculato. A questo proposito, in passato il DFAE ha verificato l'utilizzo dei fondi concessi alle ONG in Medio Oriente e ha adottato le misure necessarie. Ad oggi, non è a conoscenza di fondi svizzeri che siano andati a beneficio di Hamas e delle sue attività. Il DFAE effettuerà una nuova analisi dettagliata dei flussi finanziari legati al programma di cooperazione in Medio Oriente.
Israele ha un governo di emergenza nazionale. L'accordo è stato raggiunto tra il premier Benjamin Netanyahu e uno dei leader dell'opposizione, Benny Gantz. Secondo quanto si è appreso, nel nuovo esecutivo entreranno come ministri non solo lo stesso Gantz ma anche l'ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot e l'ex ministro della giustizia Gideon Saar. Nella ristretta 'cabina di comando' che guiderà Israele in guerra ci saranno Netanyahu, Gantz, il ministro della difesa attuale Yoav Gallant, Eisenkot e il ministro degli affari strategici Ron Dermer. Il nuovo esecutivo allargato si riunirà a breve a Tel Aviv. Al momento resta fuori dall'intesa l'altro leader dell'opposizione Yair Lapid.
L'ambasciatrice di Israele in Svizzera si aspetta che Berna metta al bando il movimento islamista radicale Hamas. "Spero vivamente che la Svizzera si unisca ai Paesi che hanno già designato Hamas come organizzazione terroristica in qualsiasi forma", ha dichiarato Ifat Reshef a Keystone-ATS in una video intervista. Hamas dovrebbe essere isolato ed escluso "da ogni possibile contesto umano" ha detto Reshef precisando che non si tratta di una misura contro il popolo palestinese, ma contro l'organizzazione terroristica che, tra l'altro, mette in pericolo i suoi stessi civili e non agisce per migliorare la loro situazione.
"L'umanità non dovrebbe tollerare questo massacro"
Hamas è una minaccia, prima di tutto per il popolo palestinese, poi per il popolo di Israele, poi per la regione e infine per il mondo intero", ha dichiarato l'ambasciatrice. "Non ci sono solo israeliani" tra le 1'200 persone brutalmente uccise sabato, ha sottolineato. "Le persone sono state massacrate indiscriminatamente, cosa che l'umanità non dovrebbe tollerare".
"Essere neutrali non significa non denunciare il male"
Alla domanda sulla neutralità della Svizzera, l'ambasciatrice ha risposto che "essere neutrali non significa non denunciare il male quando lo si vede". A suo avviso, "la Svizzera dovrebbe adottare una posizione molto chiara contro Hamas". In quanto membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la Svizzera è "giustamente orgogliosa del suo contributo allo sviluppo e alla salvaguardia del diritto internazionale".
Un terzo volo di rimpatrio da Israele per i cittadini svizzeri è stato organizzato per domani dalla compagnia Swiss. Lo ha comunicato questo pomeriggio la stessa compagnia aerea. Anche in questo caso il volo fra Tel Aviv e Zurigo è prenotatile solo tramite la hotline organizzata appositamente dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), viene spiegato in una nota del vettore. Questa mattina il DFAE aveva comunicato che al momento non erano previsti ulteriori voli di rimpatrio. Il collegamento speciale partirà da Zurigo attorno alle 11:00 e arriverà a Tel Aviv attorno alle 16:00 (ora locale). Il ritorno è in programma per le 17:00, con arrivo allo scalo di Kloten alle 20:20. Il servizio verrà operato con un Airbus A321neo, che offre 215 posti. Un primo volo di rimpatrio è atterrato a Zurigo nella tarda serata di ieri, mentre il secondo arriverà questa sera.
Sarebbero oltre mille le abitazioni completamente distrutte nella Striscia di Gaza, mentre altre 12mila 'unità immobiliari di ogni genere' sono state parzialmente danneggiate. Il dato, si apprende da fonti qualificate, è riportato in uno degli ultimi report che dall'inizio del conflitto in Israele finiscono sui tavoli degli apparati di sicurezza di tutta Europa. Secondo le fonti, i raid di Israele avrebbero colpito complessivamente 2'250 obiettivi riferibili alle fazioni armate nella Striscia. Colpiti anche parzialmente 7 ospedali, 48 scuole e dieci strutture sanitarie.
L'unica centrale elettrica di Gaza è rimasta senza carburante e si è spenta. Lo ha reso noto un funzionario dell'Autorità per l'energia della Striscia, che resta così al buio.
Sabato mattina i 400 abitanti del kibbutz di Nir Oz, a ridosso della Striscia di Gaza, si sono svegliati perché le loro case erano in fiamme. I militanti di Hamas hanno stanato la comunità che ancora dormiva nel giorno di festa e poi hanno fatto il resto. Mor Bayder ha scoperto solo ore dopo che cosa era successo alla nonna: i miliziani hanno ucciso l'anziana e postato sulla sua pagina Facebook il video dell'omicidio. "Mia nonna, residente per tutta la vita nel kibbutz Nir Oz, è stata uccisa ieri in un brutale omicidio da parte di un terrorista nella sua casa", ha scritto domenica Mor su Facebook. "Un terrorista è andato a casa da lei, l'ha uccisa, le ha preso il telefono, ha filmato l'orrore e lo ha pubblicato sulla sua bacheca Facebook. È così che lo abbiamo scoperto". Un altro dei nipoti della donna, Yoav Shimoni, ha raccontato alla Cnn che di sicuro la casa della nonna era uno dei primi punti da cui sono entrati i terroristi: "Presumo che sia stata il primo punto di contatto per uno dei terroristi che si sono infiltrati", ha detto, "poi sono entrati in casa sua, le hanno sparato, le hanno preso il telefono e hanno messo il video della sua morte online."
"Nove membri del nostro personale sono stati uccisi negli attacchi aerei sulla Striscia di Gaza da sabato". Lo ha reso noto Unrwa, l'agenzia Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, sul suo profilo X. "La protezione dei civili è fondamentale, anche in tempi di conflitto. I civili dovrebbero essere protetti in conformità con le leggi di guerra", sottolinea Unrwa.
L'ex capo di Hamas Khaled Meshaal ha rivolto oggi un appello a tutto il mondo musulmano a scendere in strada venerdì dopo la preghiera per manifestare sostegno ai palestinesi e affinché i popoli dei Paesi vicini si uniscano contro Israele. E' necessario "andare nelle piazze del mondo arabo e islamico venerdì", ha detto Meshaal, che attualmente dirige in Qatar l'ufficio della diaspora di Hamas, in una dichiarazione registrata inviata a Reuters. I popoli di Giordania, Siria, Libano ed Egitto hanno il dovere più grande di sostenere i palestinesi, perché, ha detto, "i confini sono vicini a voi".
"Gli attacchi sproporzionati e infondati di Israele su Gaza potrebbero portarla verso una posizione sgradita agli occhi del pubblico a livello globale". Lo ha detto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante un discorso al gruppo parlamentare del suo partito Akp, trasmesso dalla tv di Stato turca Trt. "Condurre un conflitto in questo modo non è una guerra ma un massacro", ha detto Erdogan riguardo ai bombardamenti israeliani su Gaza. Invitando entrambe le parti a usare contegno, il presidente turco ha detto che Ankara si oppone "equamente all'uccisione dei civili in Israele e ai bombardamenti su Gaza".
Le carte di credito di ostaggi e di persone che abitavano nei kibbutz di fronte Gaza sono usate dai miliziani per operazioni bancarie. Lo ha detto la Radio Pubblica che cita la Banca di Israele.
Anche il secondo volo speciale Swiss per rimpatriare cittadini svizzeri da Israele è tutto esaurito. Ulteriori collegamenti non sono per ora previsti e il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) valuta altre possibilità.
Volo speciale di oggi
Il volo speciale odierno è per ora quindi l'ultimo con Swiss. Le persone in Israele che vogliono ritornare in Svizzera sono invitate a trovare altri collegamenti commerciali o soluzioni differenti, ha detto oggi il DFAE all'agenzia Keystone-ATS. Le autorità elvetiche sono in contatto anche con altri Paesi. Non è chiaro quanti cittadini svizzeri vogliano ancora lasciare Israele. Circa 600 persone con legami con la Confederazione hanno registrato la loro presenza in Israele tramite l'app ufficiale "Travel Admin". Il DFAE è in contatto con loro. Il personale dell'ambasciata a Tel Aviv sta bene, considerando le circostanze. La rappresentanza diplomatica è aperta e fornisce gli abituali servizi.
L'Iran ha ribadito che non ha avuto un ruolo nell'attacco di Hamas contro Israele e che continuerà a sostenere "la resistenza" palestinese. "La decisione di lanciare la recente operazione di Hamas contro Israele è stata al cento per cento presa dalla resistenza. Il movimento possiede le sue stesse strutture e quindi le voci riguardo al coinvolgimento di altri Paesi nell'attacco sono false", ha affermato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, sottolineando che "chiaramente, l'Iran continuerà con il suo forte sostegno spirituale, politico e mediatico per la resistenza, in quanto movimento legittimo contro l'occupazione".
"Le armi hanno i loro clienti e i loro benefici"
Amirabdollahian ha affermato che "la resistenza si trova oggi sotto assedio dentro Gaza e riesce da sola a produrre missili e droni. Anche durante l'attuale guerra tra Ucraina e Russia, le armi che sono state mandate in Ucraina da parte degli Usa e dell'Occidente sono state portate in altri posti da contrabbandieri, le armi hanno i loro clienti e i loro benefici". Il ministro ha anche citato un incontro avuto due mesi fa con "i leader di Hamas, della Jihad islamica palestinese e del (gruppo) libanese Hezbollah", che durante il colloquio hanno affermato: "Il tempo in cui Israele colpiva Gaza, la Cisgiordania e il Libano è finito e dovremmo utilizzare nuove tattiche e azioni preventive per fermare il bullismo e il duro comportamento degli occupanti e per riprenderci i le terre palestinesi". Il ministro iraniano ha anche citato alcuni colloqui avuti nelle ultime 72 ore con autorità di Paesi regionali e Occidentali che hanno espresso preoccupazione per una possibile espansione dell'attuale conflitto. "Ho fatto la (stessa) domanda ai leader della resistenza e hanno risposto che se i sionisti superano le nostre linee rosse tutto è possibile", ha sottolineato Amirabdollahian.
"Il nostro sostegno umanitario al popolo palestinese non è in discussione. Ma è importante rivedere attentamente la nostra assistenza finanziaria alla Palestina. I finanziamenti dell'Ue non sono mai andati e non andranno mai a Hamas o a qualsiasi entità terroristica". Lo ha detto la presidente della Commissione europea. Ursula von der Leyen si è espressa in occasione del minuto di silenzio celebrato dal collegio dei commissari Ue in onore delle vittime degli attentati terroristici in Israele. Quello perpetrato da Hamas "all'alba dello Shabbat" è "terrorismo" e "un atto di guerra", ha evidenziato von der Leyen.
"Monitorare da vicino posizione Iran"
La guerra in Israele "avrà un impatto notevole sulla regione" e "dovremo lavorare per contenerne gli effetti destabilizzanti, anche sul riavvicinamento tra Israele e i suoi vicini arabi. Dovremo anche monitorare da vicino la posizione dell'Iran, dato il suo sostegno di lunga data a Hamas". "Nei prossimi giorni dovremo essere uniti e coordinati. Ma il mio messaggio è chiaro: l'Europa sta dalla parte di Israele", ha ribadito von der Leyen.
Si contano 17 cittadini con passaporto britannico morti o dispersi in Israele dopo gli attacchi di Hamas e fra di loro risultano anche bambini. È quanto riporta la BBC dopo che nei giorni scorsi era stato indicato un numero superiore a 10 persone in un primo bilancio provvisorio. Fra le vittime risulta il ventenne Nathanel Young, che studiava nel nord di Londra prima di trasferirsi in Israele per prestare servizio militare, e Bernard Cowan, un nonno scozzese vissuto a lungo a Glasgow per poi stabilirsi in Israele con la sua famiglia. Tra le persone scomparse figurano Jake Marlowe, che lavorava come addetto alla sicurezza nel rave party finito sotto attacco, e Daniel Darlington, la cui famiglia crede che sia stato ucciso.
"Continuo a seguire con dolore e apprensione quanto sta succedendo in Israele e Palestina. Tante persone uccise, altre ferite. Prego per quelle famiglie che hanno visto trasformare un giorno di festa in un giorno di lutto, e chiedo che gli ostaggi vengano subito rilasciati". Così il Papa in un appello al termine dell'udienza generale. "È diritto di chi è attaccato di difendersi, ma sono molto preoccupato - ha detto Francesco - per l'assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti. Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al confitto tra israeliani e palestinesi ma alimentano l'odio, la violenza, la vendetta, e fanno solo soffrire gli uni e gli altri".
Gli ospedali di Gaza sono sopraffatti e soffrono di carenza di farmaci, forniture mediche ed elettricità, ha avvertito Medici Senza Frontiere (Msf), in una crisi umanitaria che si sta rapidamente diffondendo nell'enclave palestinese sotto il bombardamento israeliano. In una dichiarazione, Avril Benoît, direttore esecutivo di Msf-Usa, ha affermato che l'organizzazione "sta riscontrando carenza di acqua, elettricità e carburante, su cui gli ospedali fanno affidamento per i loro generatori". "Alcuni ospedali hanno carburante sufficiente per non più di quattro giorni", ha aggiunto. Una clinica di Msf a Gaza City è stata "leggermente danneggiata" da un'esplosione lunedì, ma è ancora operativa, ha detto Benoît. Un'infermiera e l'autista di un'ambulanza sono rimasti uccisi negli attacchi e molti altri sono rimasti feriti. Msf ha precisato che attualmente non gestisce programmi medici in Israele ma ha offerto il suo sostegno agli ospedali israeliani che curano "un numero elevato di vittime".
Mentre continuano a risuonare le sirene di allarme nel sud di Israele per il lancio di razzi, Israele sta colpendo nella Striscia su "scala senza precedenti". Lo ha detto il generale Omer Tishler capo di staff dell'aviazione militare israeliana. "Stiamo attaccando la Striscia" con questa modalità "perché quello che accade qui è qualcosa che non è mai accaduto prima. C'è un nemico che tira razzi e attacca la popolazione civile". L'esercito israeliano ha reso noto di aver attaccato l'Università islamica a Gaza. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui l'ateneo "era usato come centro di addestramento per operativi militari dell'intelligence e per lo sviluppo della produzione di armi".
Gaza resterà senza corrente elettrica intorno alle 14 ora locale (le 13 in Svizzera): lo ha detto Jalal Ismail, dell'Autorità per l'energia di Gaza, come riporta Sky News. "La centrale elettrica smetterà di funzionare completamente oggi alle 14 a causa dell'esaurimento della quantità di carburante necessaria per farla funzionare", ha dichiarato Ismail. In precedenza, il presidente dell'Autorità palestinese per l'energia, Thafer Melhem, aveva ipotizzato che la Striscia avesse ancora tra le 10 e le 12 ore di elettricità.
Fonti palestinesi hanno affermato che gli attacchi israeliani hanno distrutto a Gaza la casa di Mohammed Deif, la cosiddetta mente degli attacchi di Hamas a Israele, uccidendo il fratello e membri della sua famiglia, compresi il figlio e la nipote. Lo riferisce Ynet. Dello stratega dell'assalto non si hanno però notizie. Altri parenti di Deif sarebbero intrappolati tra le rovine dell'edificio, nel sud della Striscia di Gaza.
"La guerra dimostra che occorre distribuire armi ai cittadini": lo ha detto il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, Itamar Ben Gvir. Riferendosi ai disordini del maggio 2021 in cui estese violenze si svilupparono in città israeliane a popolazione mista ebraica ed araba, Ben Gvir ha detto di aver dato istruzione al capo della polizia di prepararsi ad affrontare una nuova insurrezione. "Penso che essa sia imminente", ha affermato. Ben Gvir parlava con la stampa a Sderot, una cittadina vicina alla striscia di Gaza. "Ho dato ordine che da oggi tutti qua possano girare armati", ha aggiunto.
L'esercito israeliano continua a colpire nella Striscia: nell'ultima notte sono stati centrati 450 obiettivi di Hamas e delle altre fazioni palestinesi. Solo a Beit Hanoun - ha detto il portavoce militare - nel nord della Striscia sono stati 80 gli obiettivi colpiti, comprese due banche usate da Hamas, un tunnel e due centri operativi. Intanto il ministero della Sanità di Hamas nella Striscia fa sapere che a Gaza sono saliti a 950 i morti per gli attacchi di Israele con circa 5mila feriti.
I militanti di Hamas dietro all'attacco in Israele hanno raccolto milioni di dollari in criptovalute nell'anno che ha preceduto l'assalto. Lo riporta il Wall Street Journal. La Palestinian Islamic Jihad ha ricevuto 93 milioni in valute digitali dall'agosto 2021 allo scorso giugno. In un arco temporale simile Hamas ha ricevuto 41 milioni. Le transazioni, afferma il quotidiano americano, mettono in evidenza le difficoltà degli Stati Uniti e di Israele a tagliare alle due organizzazioni l'accesso a fondi stranieri.
Il primo aereo americano che trasportava un carico di munizioni per l'esercito israeliano è arrivato nel Paese mediorientale, ha confermato oggi il servizio stampa delle Forze di difesa israeliane (Idf). "Il primo aereo carico di munizioni statunitensi è atterrato in Israele. Il velivolo con munizioni avanzate è atterrato questa notte nella base aerea di Nevatim. Le munizioni sono destinate a effettuare attacchi significativi e a preparare ulteriori scenari", ha riferito l'Idf in un comunicato citato dai media locali. L'esercito israeliano ha quindi ringraziato gli Stati Uniti per il loro sostegno: "I nostri nemici comuni sanno che la cooperazione tra i nostri eserciti è più forte che mai ed è un fattore chiave per la sicurezza e la stabilità regionale", si legge nella dichiarazione.
Sono circa 264.000 le persone che sono state costrette a fuggire dalle loro case nella Striscia di Gaza, con i pesanti bombardamenti israeliani che continuano a colpire l'enclave palestinese. Lo rende noto l'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu). I combattimenti hanno provocato migliaia di morti da entrambe le parti da quando Hamas ha lanciato l'assalto a sorpresa di sabato scorso, scatenando la campagna di bombardamenti di rappresaglia di Israele. "Si ritiene che almeno 263.934 persone a Gaza siano fuggite dalle loro case", ha riferito ieri sera l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) in un aggiornamento della situazione, avvertendo che "questo numero è destinato a crescere ulteriormente". Circa 3.000 persone erano state sfollate "a causa di precedenti escalation", prima di sabato.
Il volo speciale di Swiss di andata e ritorno Zurigo-Tel Aviv, organizzato in collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha riportato ieri sera 224 persone in Svizzera. Il velivolo è atterrato poco prima delle 22.25 a Zurigo. A bordo dell'Airbus A321 di Swiss da 215 posti vi erano 214 tra adulti e bambini e dieci neonati, ha precisato la compagnia aerea rispondendo all'agenzia di stampa Keystone-SDA.
Tutto al completo
I rimpatriati erano attesi da parenti e amici, oltre che da numerosi media: molti hanno dichiarato di essere contenti di essere potuti tornare in Svizzera dalle vacanze prima del previsto. Solo un posto dell'aereo è rimasto libero per ragioni sconosciute: in realtà l'aereo era fin da subito (nella serata di lunedì) stato annunciato come completo. Anche il volo di andata dell'A321 per Tel Aviv, partito da Zurigo ieri verso mezzogiorno, era quasi al completo: tutti i posti dell'aereo, tranne dieci, erano stati prenotati in anticipo.
I voli organizzati con il DFAE
Swiss ha organizzato i voli in collaborazione con il DFAE. I posti possono essere prenotati solo tramite una linea telefonica speciale. Il numero è stato comunicato ai cittadini svizzeri all'estero e ai viaggiatori in Israele.
Un nuovo volo oggi
Ieri pomeriggio la compagnia aerea ha reso noto che oggi realizzerà un nuovo collegamento andata e ritorno tra la Confederazione e lo Stato ebraico. I posti disponibili sono sempre 215. Il decollo da Zurigo è previsto alle 11.55 con atterraggio a Tel Aviv alle 17.05. Il rientro da Israele è in agenda alle 18.05. Anche questo può essere prenotato solo tramite l'apposita hotline.
Swiss ha sospeso i voli commerciali, ma l'aeroporto di Tel Aviv resta aperto
Swiss ha temporaneamente sospeso i voli commerciali per Tel Aviv a causa degli attacchi di Hamas contro Israele. La compagnia aerea deciderà a tempo debito quando riprendere le attività verso Israele. L'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv è aperto. Le compagnie aeree israeliane mantengono i loro voli. La compagnia di bandiera dello Stato ebraico El Al continua a offrire voli tra la città sulla Limmat e Tel Aviv.
Israele afferma di aver trovato almeno 40 bimbi uccisi tra le circa 200 persone trucidate nel kibbutz di Kfar Aza. Lo Stato ebraico conta almeno 1.200 morti e 2.700 dall'aggressione di Hamas e prepara "un'offensiva totale" su Gaza, dove le vittime sono oltre 800.
300mila soldati israeliani vicino a Gaza
L'esercito israeliano afferma che circa 300.000 soldati sono attualmente di stanza vicino alla Striscia di Gaza per la guerra contro Hamas. "Quello che stiamo facendo in queste zone vicine alla Striscia è che abbiamo inviato e schierato la nostra fanteria, i nostri soldati corazzati, il nostro corpo di artiglieria e molti altri soldati delle riserve: 300.000 in tutto", ha spiegato oggi in un video pubblicato su X il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Jonathan Conricus. "E questo per garantire che Hamas, alla fine di questa guerra non avrà alcuna capacità militare con cui minacciare o uccidere i civili israeliani", ha aggiunto il tenente colonnello dell'Idf. Stamane Hamas, citata dai media, fa sapere che almeno 30 persone sono morte nella notte in seguito agli attacchi israeliani su Gaza.
Un governo d'unità nazionale
Oggi è previsto un incontro tra Netanyahu e Gantz per la formazione di un governo d'unità nazionale. Gravi danni alla sede dell'agenzia Onu per rifugiati palestinesi a Gaza. L'esercito israeliano ha detto di aver condotto 70 raid aerei nella zona di Daraj Tuffah e aver colpito obiettivi navali di Hamas nella Striscia.
Il sostegno USA
Intanto il primo aereo con le munizioni Usa è atterrato in Israele. L'amministrazione Biden si sta coordinando con altri paesi per creare un corridoio che consenta ai civili di Gaza di scappare dalla guerra, secondo la Nbc. Blinken da oggi a venerdì sarà in visita in Israele e Giordania. Le parole "infiammatorie" del presidente Usa che ha condannato l'attacco contro lo Stato ebraico come "male puro" sono "un tentativo di coprire i crimini" di Israele, afferma Hamas.
Oltre mille persone hanno risposto questa sera all'appello lanciato dalla comunità ebraica di Zurigo manifestando la loro "solidarietà con le vittime del sanguinoso attacco in Israele". I vari oratori hanno chiesto che il Consiglio federale riconosca Hamas come organizzazione terroristica. La dimostrazione si è svolta sulla piazza di fronte al Fraumünster della città sulla Limmat. È stata una manifestazione di solidarietà per Israele e i suoi abitanti, ha dichiarato Jacques Lande, presidente della comunità ebraica. Le molte parole di solidarietà sono importanti, ha detto Lande. "Ma a queste parole devono seguire anche i fatti". Il Consiglio federale deve finalmente bollare Hamas come organizzazione terroristica. Questa richiesta è stata ripetuta da vari altri oratori durante la manifestazione, durata poco più di un'ora, suscitando applausi tra i presenti.
"Completa disumanizzazione"
Hamas ha sempre chiesto l'annientamento dello Stato di Israele, ha dichiarato il presidente del Consiglio di Stato zurighese Mario Fehr (senza partito, già PS) nel suo discorso. "Che la politica svizzera abbia creduto nell'illusione di poter negoziare con queste persone è ingenuo e vergognoso". Fehr ha parlato di un attacco brutale e barbaro contro Israele e di "completa disumanizzazione" degli ebrei rapiti e uccisi. Per descrivere l'intollerabile attacco dei terroristi di Hamas non ci sono parole. L'inimmaginabile è diventato una crudele realtà, ha dal canto suo dichiarato Brigitte Bos-Portmann, vicepresidente dell'Associazione Svizzera-Israele. Anche dopo quattro giorni dal suo inizio, l'attacco rimane inconcepibile e lascia sgomenti e pieni di rancore. Anche Ifat Reshef, ambasciatrice di Israele in Svizzera, è rimasta scioccata dagli atti di Hamas. Israele ha il diritto di difendersi. La lotta non è contro la popolazione di Gaza, ma contro i terroristi, ha dichiarato.
"Free Gaza from Hamas"
Al raduno zurighese ha partecipato un'ampia alleanza di organizzazioni, non solo israelite. La Chiesa riformata ha espresso la propria solidarietà con il suono delle campane, a cui ha fatto seguito un minuto di silenzio. Molti dei partecipanti avevano con sé bandiere svizzere e israeliane. Alcuni hanno esposto manifesti con slogan come "Free Gaza from Hamas" (Gaza sia liberata da Hamas) o "Stopp Terroristen" (Stop ai terroristi).
Nuove stime ufficiali - riferite dal sito Ynet - hanno segnalato che i morti in Israele per l'attacco da Gaza sono saliti a più di 1200. Secondo le stesse informazioni, si crede che gli ostaggi israeliani portati a Gaza siano oltre 200.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso la sua preoccupazione che la comunità internazionale possa distogliere l'attenzione dall'Ucraina a causa della "tragedia" in Israele in seguito agli attacchi di Hamas. "C'è il rischio che l'attenzione internazionale si distolga dall'Ucraina e questo avrà delle conseguenze", ha avvertito il leader in un'intervista trasmessa dalla televisione France 2, aggiungendo che le tragedie che colpiscono il suo Paese e Israele "sono diverse, ma entrambe sono immense".
"La portata e la velocità di ciò che sta accadendo nei territori palestinesi occupati e in Israele sono agghiaccianti. Il mio messaggio a tutte le parti è inequivocabile, le leggi di guerra devono essere rispettate". Lo afferma il capo degli affari umanitari dell'Onu Martin Griffiths, sottolineando che "coloro che sono tenuti prigionieri devono essere trattati umanamente e gli ostaggi devono essere rilasciati senza indugio". "Durante le ostilità, i civili e le infrastrutture civili devono essere protetti e gli aiuti umanitari, i servizi e le forniture vitali a Gaza non vanno bloccati", ha aggiunto.
"Sosteniamo Israele nell'intraprendere le azioni necessarie e proporzionate per difendere il suo Paese e proteggere la sua popolazione": lo ha detto la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson. La Casa Bianca vuole quindi che Israele reagisca al feroce attacco di Hamas in modo "proporzionato", ma non ha precisato se ci sono dei limiti che non dovrebbe oltrepassare, oltre al monito a non colpire civili.
La partita di qualificazione a Euro 2024 tra Israele e Svizzera si giocherà il 15 novembre. Ad annunciarlo la Uefa, specificando che lo stadio in cui si svolgerà il match è ancora da definire.
Israele si sta muovendo verso "un completa offensiva". Lo ha detto il ministro della Difesa Yoav Gallant. "Ho allentato tutte le restrizioni, abbiamo il controllo dell'area e - ha spiegato parlando alle truppe al confine di Gaza - ci stiamo muovendo verso un'offensiva totale". "Hamas ha voluto un cambio a Gaza, cambierà di 180 gradi rispetto a quanto ha pensato".
Il presidente egiziano, Abdel Fattah El-Sisi, ha ordinato l'invio di un convoglio di aiuti umanitari in Palestina, ore dopo che le autorità israeliane avevano avvertito che qualsiasi aiuto destinato alla Striscia di Gaza sarebbe stato bombardato. L'Alleanza nazionale per l'azione civile e lo sviluppo ha annunciato che, in seguito alle direttive del presidente, si sta preparando a inviare un convoglio con una enorme quantità di aiuti umanitari, cibo e forniture mediche. Il carico comprende medicinali e attrezzature mediche per sostenere i palestinesi in seguito alle violenze scatenate da Israele nella Striscia di Gaza, mentre l'Alleanza Nazionale ha espresso il suo profondo rammarico per l'escalation di violenza che minaccia la pace internazionale e contraddice la Carta delle Nazioni Unite volta a preservare i diritti umani.
Stamane, un canale israeliano ha riferito, citando fonti israeliane, di aver inviato un messaggio all'Egitto in cui si diceva che Israele avrebbe bombardato qualsiasi convoglio o camion che trasportasse aiuti a Gaza.
“A Gerusalemme la situazione, in questo momento, è abbastanza tranquilla. Da sabato le sirene suono suonate sei volte. C’è però un aspetto surreale: per le strade sono poche le persone indigene, c’è più polizia che pattuglia i vicoli, ma ci sono ancora gruppi di pellegrini. Ne abbiamo incontrati alcuni, sono a conoscenza di quello che sta accadendo anche se oggettivamente ho l’impressione che non si rendano conto della gravità della situazione”. A raccontarcelo è Alessandra Buzzetti, corrispondente per il Medio Oriente per TV2000 e RadioinBlu, che da diversi anni vive a Gerusalemme.
“Ho avuto paura”
Nel momento dell’offensiva di Hamas, Buzzetti si trovava tra Gerusalemme e Tel Aviv. Ci siamo svegliati con i razzi e le sirene che risuonavano. Siamo subito corsi nei rifugi. Ho avuto paura quando ho visto la dimensione dell’attacco, ho pensato che questa volta accadrà qualcosa di mai visto dalla nascita dello Stato di Israele”.
“Per me i luoghi sono fatti di persone a cui sono legata”
La giornalista, come detto, vive da 5 anni a Gerusalemme. “Per me”- spiega- “i posti di cui si parla sono fatti di volti e persone a cui sono legata. I pochi rimasti all’interno della Striscia di Gaza mi scrivono e si dicono terrorizzati perché in trappola. Non sanno cosa fare. Ho anche paura per le tante persone che conosco sia sul lato israeliano, sia su quello della Striscia di Gaza, sia su quello palestinese e cisgiordano”.
Le indicazioni fornite alla popolazione
“I cittadini israeliani hanno l’indicazione di stare molto attenti. Le scuole sono tutte chiuse. Sappiamo che l’esercito ha richiamato 300mila riservisti, quindi in molte famiglie gli uomini non sono a casa. Per quanto riguarda la parte palestinese, la Cisgiordania è bloccata: tutti i check point sono chiusi e nessun palestinese può andare in territorio israeliano. Anche altre città, come Betlemme, che normalmente vengono visitate dai pellegrini, hanno gli accessi bloccati. Le persone si stanno preparando ad affrontare un periodo difficile, non solo per chi vive nella Striscia di Gaza, ma anche per gli israeliani che abitano sul confine e per tutta la Cisgiordania”.
“Se Israele entrerà nella Striscia di Gaza ci saranno moltissime vittime”
Le persone “hanno davvero molta paura, perché la guerra si fa più intensa di ora in ora. Sono stata diverse volte nella Striscia di Gaza ed è evidente che se Israele entrerà in quei territorio, ci saranno tantissime vittime. È impossibile entrare in quei luoghi senza mettere a preventivo i civili che perderanno la vita. Gaza è una striscia di terra con una delle densità abitative più alte al mondo, è evidente che non ci saranno vie di fuga per le persone. Hanno detto che domani verrà aperto il valico di Rafah, ma per attraversarlo bisogna avere il permesso egiziano e questo complica le cose. Difficilmente, con queste condizioni, la maggioranza della popolazione andrà via. Forse non vogliono neanche farlo”.
L'artiglieria israeliana sta colpendo il territorio libanese in risposta al lancio di razzi dal sud del Libano. Lo ha fatto sapere il portavoce militare. I colpi di artiglieria israeliana sono caduti in località del sud del Libano a ridosso della Linea Blu di demarcazione tra i due paesi. E questo in risposta al lancio di razzi dal Libano verso Israele. Le fonti sul posto hanno riferito all'agenzia italiana Ansa che i colpi hanno preso di mira zone agricole nelle località di Dahir, Yarin e Wadi al Adas.
Alcuni razzi sono stati lanciati dal sud del Libano verso Israele. Lo riferisce la tv al Manar di Hezbollah, organizzazione paramilitare sciita e antisraeliana con sede in Libano.
L'ospedale pediatrico Caritas Baby Hospital, situato in Cisgiordania e gestito dall'organizzazione caritativa svizzera Aiuto Bambini Betlemme, non può più essere raggiunto dai pazienti in seguito al conflitto tra Hamas e Israele. Lo indica in una nota odierna l'associazione con sede a Lucerna. Poiché l'esercito dello Stato ebraico, in risposta all'attacco dei guerriglieri palestinesi di Gaza, ha "sigillato la Cisgiordania" e "bloccato tanti collegamenti fra le città e i villaggi palestinesi", il nosocomio, che si trova a Betlemme, ad appena una decina di chilometri a sud di Gerusalemme, non è più raggiungibile per gran parte dei piccoli pazienti che vi fanno capo.
Garantita la consegna di farmaci
La direzione della struttura si è immediatamente attivata. Il personale medico e le assistenti sociali hanno contattato le famiglie dei pazienti cronici per garantire loro la consegna dei farmaci di cui hanno bisogno. Se necessario sarà fornita consulenza telefonica ai genitori con figli malati. L'ospedale ha anche provveduto a potenziare le riserve di medicinali, presidi medici e gasolio per l'inverno.
L'Ong condanna il ricorso alla violenza contro i civili
La presidenza di Aiuto Bambini Betlemme è estremamente preoccupata per "l'angosciosa escalation e condanna qualsiasi ricorso alla violenza contro la popolazione civile". In seguito al conflitto, il direttore del nosocomio e l'organizzazione non governativa hanno deciso di annullare i festeggiamenti per il 70esimo dell'ospedale che avrebbero dovuto tenersi il 22 ottobre.
Aiuto Bambini Betlemme finanzia e gestisce l'ospedale. Ogni anno cura decine di migliaia di bambini e neonati in regime stazionario e ambulatoriale.
Dopo gli attacchi di Hamas sul territorio israeliano e la presa d'ostaggi, la Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N) ha accolto una mozione per vietare questa organizzazione radicale islamica. Allo studio anche eventuali sanzioni. La commissione ha inoltrato una mozione e un postulato, il cui contenuto è noto a Keystone-ATS, che lasciano al Consiglio federale la libertà di applicarli come meglio ritiene opportuno. L'anno scorso una mozione per il divieto di Hamas era stata respinto dal Consiglio nazionale.
Le motivazioni della CPS-N
Stando alla CPS-N, i massicci attacchi di Hamas dimostrano che siamo di fronte a una brutale organizzazione terroristica che rappresenta un'ideologia profondamente antidemocratica e antisemita. Oltre a ciò, Hamas si è "completamente screditato come interlocutore per la pace con i suoi attacchi e le sue giustificazioni disumane". Governo e parlamento, posti di fronte a simili azioni, devono inviare un segnale chiaro, secondo la commissione.
Le richieste della politica
Ieri, diversi partiti - PLR, UDC e Verdi liberali - hanno chiesto che Hamas venga considerata un'organizzazione terrorista. Col suo postulato, la CPS-N chiede al Consiglio federale di esaminare le conseguenze concrete di un divieto. Tra le altre cose, l'esecutivo dovrebbe esaminare l'adozione di sanzioni contro Hamas, impedendo ad esempio che questo gruppo riceva sostegno dalla Svizzera utilizzando la piazza finanziaria. Entrambe le proposte - mozione e postulato - devono ancora passare al vaglio del Parlamento. La mozione deve essere approvata da entrambe le camere, mentre per il postulato basta il sì del Consiglio nazionale.
Le organizzazioni vietate in Svizzera
Finora, solo l'Isis e Al-Qaida sono stati legalmente vietati in Svizzera. Il divieto è già sfociato in condanne per propaganda a favore di queste organizzazioni. Secondo questa norma, chiunque propaghi, sostenga o promuova direttamente o indirettamente attività terroristiche o di estremismo violento, minacciando così la sicurezza interna o esterna della Svizzera, può essere punito con una pena detentiva fino a cinque anni o con una multa.
Ieri pomeriggio, durante un incontro coi media, il capo della diplomazia elvetica, Ignazio Cassis, ha spiegato che il Consiglio federale non dispone del margine di manovra per designare Hamas come organizzazione terroristica. Può tuttavia, come nel caso di Al Qaida, prendere misure contro organizzazioni estremiste. Ad ogni modo, il tema sarà trattato domani dal governo in corpore, nel corso della tradizionale seduta del mercoledì.
Su richiesta del Dfae, Swiss effettuerà mercoledì un secondo volo per il rimpatrio di cittadini svizzeri rimasti in Israele. Lo annuncia la compagnia aerea. Questa sera è previsto l'arrivo del primo volo di rimpatrio proveniente da Tel Aviv. Come per questo collegamento, anche in quello previsto domani sarà possibile prenotare un posto unicamente per mezzo di un'apposita hotline il cui numero è fornito dal Dfae agli svizzeri presenti nel paese mediorientale.
Il volo Swiss decollerà da Zurigo alle 11.55 e atterrerà a Tel Aviv alle 17.05 (ora locale). Al ritorno, l'aereo partirà da Israele alle 18.05 e atterrerà a Zurigo alle 21.25. Il volo sarà operato da un Airbus A321neo di SWISS da 215 posti. Anche il volo odierno offriva 215 posti.
Il volo speciale di Swiss di andata e ritorno Zurigo-Tel Aviv, organizzato in collaborazione con il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), è quasi completo in direzione di Israele. Solo dieci dei 215 posti non sono occupati. Nel volo di ritorno non ci sono posti liberi. L'Airbus A321 di Swiss è decollato da Zurigo alle 12.55 circa, ha indicato a Keystone-ATS la compagnia aerea precisando il numero di occupanti alla partenza. Il rientro a Kloten (ZH) del velivolo è previsto oggi verso le 21.25: tutti i posti sono stati prenotati in pochissimo tempo dopo l'annuncio del volo di sfollamento, ieri sera. Swiss ha organizzato i voli in collaborazione con il DFAE. I posti potevano essere prenotati solo tramite una linea telefonica speciale. Il numero è stato comunicato ai cittadini svizzeri all'estero e ai viaggiatori in Israele.
Voli su Israele temporaneamente sospesi
Swiss ha temporaneamente sospeso i voli commerciali per Tel Aviv a causa degli attacchi di Hamas contro Israele. La compagnia aerea deciderà a tempo debito quando riprendere le attività verso Israele. L'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv è aperto. Le compagnie aeree israeliane mantengono i loro voli. La compagnia di bandiera dello Stato ebraico El Al continua a offrire voli tra la città sulla Limmat e Tel Aviv.
"Ieri ho parlato con Papa Francesco che mi ha manifestato la sua vicinanza e la sua preghiera per tutta la comunità ecclesiale di Gaza e per tutti i parrocchiani e abitanti". A rivelarlo al Servizio informazione religiosa (Sir) è il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, attualmente bloccato a Betlemme, in attesa di fare rientro presso la sua parrocchia, la Sacra Famiglia, l'unica cattolica della Striscia. "Ho ringraziato il Pontefice per il suo appello alla pace in Israele e in Palestina di domenica scorsa all'Angelus - ha aggiunto il religioso -. Papa Francesco ha impartito la sua benedizione perché tutti sentano la sua vicinanza". Attualmente la parrocchia di Gaza ospita 130 rifugiati e altri sono ospitati in strutture parrocchiali limitrofe. "I bombardamenti - racconta padre Romanelli, riferendo testimonianze dei suoi parrocchiani - sono continui e duri. Sale la paura per una invasione di terra".
La guerra ai tempi dei social si combatte anche con gli influencer. Per questo Israele sta reclutando i blogger più importanti del Paese "a beneficio della difesa israeliana in tutto il mondo". E il ministero degli Esteri ha annunciato che molti di loro hanno già aderito alla richiesta: sono Arsen Ostrovsky, Noa Tishbi, Chen Mezig, Tali Eshkoli, Michael Dixon, Joe Zvuloni, Natalie Dadon, Emily Schrader, Michal Kotler-Wunsch e Fleur Hassan-Nahum. "I social network e l'influenza sull'opinione pubblica internazionale sono fondamentali durante la guerra, al fine di mobilitare il sostegno internazionale", ha spiegato il ministro degli Esteri Eli Cohen. "Il mondo deve capire che la lotta dello Stato di Israele è la lotta della luce contro le tenebre, una cultura che desidera la vita contro i vili terroristi. Inoltre, gli influencer online possono sollevare il morale dei cittadini israeliani e rafforzare lo spirito di resilienza. Li ringrazio per il loro grande contributo. Sono veri patrioti - ha sottolineato Cohen - che agiscono per amore della patria e si prendono cura di tutti i cittadini di Israele".
"Invitiamo i popoli arabi e musulmani e i palestinesi da ogni luogo, in particolare nei campi profughi all'estero, a marciare verso i confini della Palestina occupata in solidarietà con la Palestina, Gerusalemme e la Moschea di Al-Aqsa". Così Hamas lancia l'appello a partecipare al venerdì di mobilitazione e protesta dopo "i risultati storici ottenuti dalla resistenza palestinese contro l'occupazione israeliana" con l'operazione 'Diluvio di al-Aqsa'. L'obiettivo è "sostenere la resistenza", "sventare i piani israeliani" e "difendere la moschea di al Aqsa".
L'invito a partecipare a quello che viene definito 'Al-Aqsa Flood Friday', è rivolto "al popolo palestinese, alle nazioni arabe e musulmane e ai popoli liberi del mondo". Il messaggio, diffuso sui social e sul sito, si divide in quattro punti, nei quali vengono chiamati anche "i cittadini palestinesi della Cisgiordania occupata e di Gerusalemme Est" a prendere parte "alle proteste di massa contro l'occupazione israeliana e i coloni".
Nel lungo messaggio Hamas si rivolge anche "ai cittadini dei territori occupati nel 1948", invitandoli a intensificare la loro presenza nella moschea di Al-Aqsa "per preservarne l'identità islamica, impedire ai coloni israeliani di profanarla e sventare i piani israeliani volti a dividere e Giudaizzare il luogo sacro musulmano". L'appello si chiude con un appello rivolto anche "ai popoli liberi del mondo" affinché esprimano "solidarietà al popolo palestinese" e sostengano "i suoi legittimi diritti alla libertà, all'indipendenza, al ritorno e all'autodeterminazione".
Un attacco aereo israeliano ha colpito stamattina il valico di Rafah tra Egitto e Gaza, il secondo raid in meno di 24 ore. Lo ha riferito l'autorità di frontiera sul lato di Gaza, secondo quanto riporta il Washington Post. Il raid ha colpito il tratto di strada tra il lato egiziano e quello di Gaza del valico, lasciando "un buco che ostacola il transito verso e dalla parte egiziana". Il valico di Rafah era stato appena riparato in seguito ad un attacco aereo israeliano ieri sera, ha detto a Sky News Arabia Iyad al-Bazum, portavoce del ministero degli Interni di Gaza controllato da Hamas.
Hamas non terrà "discussioni sui prigionieri e sugli ostaggi in mano delle forze della resistenza" fino alla fine della campagna militare. Lo ha detto il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh, come riferisce Haaretz.
L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) chiede l'apertura di un corridoio umanitario dentro e fuori la Striscia di Gaza, posta sotto assedio totale da parte di Israele. "L'Oms chiede la fine della violenza. È necessario un corridoio umanitario per raggiungere le persone con forniture mediche essenziali", ha detto il portavoce dell'Oms Tarik Jasarevic in una conferenza stampa a Ginevra.
Il valico di Rafah a Gaza con l'Egitto sarà aperto domani per i palestinesi che hanno già un permesso di ingresso nel Paese. Lo hanno fatto sapere le autorità di Gaza mentre migliaia di palestinesi aspettano a ridosso del confine per entrare in Egitto.
L'assedio totale di Gaza è "proibito" dal diritto internazionale umanitario. È il monito delle Nazioni Unite a Israele. L'assedio totale di Israele alla Striscia di Gaza è vietato dal diritto internazionale, ha dichiarato il capo delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk. "L'imposizione di assedi che mettono in pericolo la vita dei civili privandoli di beni essenziali per la loro sopravvivenza è vietata dal diritto internazionale umanitario", ha sottolineato in un comunicato.
Oltre 187.000 sfollati interni da Gaza da sabato
Sono oltre 187'500 sfollati interni nella Striscia di Gaza da sabato, inizio dell'attacco di Hamas contro Israele, segnala l'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha). "Il numero di sfollati è aumentato in modo significativo nella Striscia di Gaza, la maggior parte si sta rifugiando nelle scuole dell'Unrwa", ha detto un portavoce dell'Ocha, Jens Laerke, in una conferenza stampa oggi a Ginevra.
Parigi "è contraria alla sospensione degli aiuti direttamente mirati alle popolazioni palestinesi" e "lo ho ha fatto sapere ieri alla Commissione europea": lo ha detto questa mattina una fonte del Quai d'Orsay. "La Francia - ha ricordato la fonte - fornisce un aiuto ai palestinesi che nel 2022 ha toccato i 95 milioni di euro. Questo aiuto è concentrato sul sostegno alle popolazioni palestinesi, nel settore dell'acqua, della sanità, della sicurezza alimentare e dell'educazione. Versato attraverso le Nazioni Unite, esso va a vantaggio direttamente della popolazione palestinese a Gerusalemme est, in Cisgiordania, a Gaza e nei campi situati nei paesi vicini. Questo aiuto è pienamente conforme agli impegni della Francia".
Israele ha il "pieno controllo" del confine con Gaza. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari. "Nell'ultimo giorno - ha aggiunto - non un singolo terrorista è entrato passando dalla barriera difensiva". L'esercito - ha poi spiegato - stima che un piccolo numero di miliziani di Hamas si nasconda ancora in territorio israeliano. L'esercito israeliano ha avvisato i palestinesi di lasciare Gaza per l'Egitto. "Il valico di Rafah è ancora aperto", ha detto il portavoce militare aggiungendo che "ognuno può uscire. Consiglierei loro di uscire".
Colpiti 200 obiettivi di Hamas e Jihad
Nella notte scorsa sono stati circa 200 gli obiettivi colpiti dall'aviazione israeliana nella Striscia. Soprattutto - ha spiegato il portavoce militare - a Rimal e Khan Yunis. L'esercito israeliano considera i due luoghi "come centri terroristici" privilegiati di Hamas da dove sono diretti "un gran numero di attacchi terroristici contro Israele". Tra gli obiettivi molte "residenze operative " di miliziani di Hamas e Jihad islamica.
Nel corso di un colloquio telefonico con il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha esortato le Nazioni Unite ad intervenire immediatamente per fermare l'"aggressione" israeliana contro i palestinesi. Lo scrive nel suo sito web Al Jazira, citando l'agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa. Abbas "ha evidenziato la necessità di fornire aiuti umanitari e medici alla Striscia di Gaza, sottolineando l'importanza di un intervento delle Nazioni Unite per evitare una catastrofe umanitaria", ha scritto la Wafa.
Il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane a Gaza è salito a 704, tra cui 143 bambini e 105 donne. Il numero dei feriti è di circa 4000. Lo fa sapere il ministero della Sanità con sede a Gaza.
Sono 123 i soldati e 37 gli agenti di polizia israeliani uccisi da sabato scorso durante gli scontri con i palestinesi, la maggior parte al confine con la Striscia di Gaza. Lo fa sapere l'esercito citato da Times of Israel. Tra questi anche Jonathan Steinberg, comandante della Brigata Nahal e il colonnello Roi Levy, 44 anni, comandante dell'unità Ghost. Le autorità israeliane non hanno riferito il numero esatto delle persone prese in ostaggio, ma l'esercito ha fatto sapere di avere informato oltre 100 famiglie che i loro parenti sono prigionieri di Hamas.
"I nostri paesi sosterranno Israele nei suoi sforzi per difendere se stesso e il suo popolo da tali atrocità. Sottolineiamo inoltre che questo non è il momento in cui alcun partito ostile a Israele possa sfruttare questi attacchi per cercare un vantaggio". Lo riferisce la Casa Bianca in una nota dopo la telefonata tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e gli alleati europei. "Nei prossimi giorni rimarremo uniti come alleati e come amici comuni di Israele, per garantire che sia in grado di difendersi e per creare le condizioni per un Medio Oriente pacifico e integrato", si legge nella nota dopo il colloquio tra Joe Biden, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la premier italiana Giorgia Meloni e il premier britannico Rishi Sunak.
Pronto il primo pacchetto di aiuti
Intanto in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti annunciando che il primo pacchetto di aiuti per Israele è già "stato spedito", il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby ha detto che "Non abbiamo nessuna intenzione di inviare soldati americani in Israele".
Hamas è pronta a combattere una lunga guerra con Israele e utilizzerà le decine di ostaggi tenuti a Gaza per garantire il rilascio dei palestinesi detenuti in Israele e all'estero. Lo ha detto un funzionario del gruppo militante citato dai media internazionali. Ali Barakeh, membro della leadership del gruppo in esilio a Beirut, ha affermato che Hamas ha un arsenale di razzi che durerà a lungo. "Ci siamo preparati bene per questa guerra e per affrontare tutti gli scenari, anche quello di una lunga guerra", ha detto Barakeh aggiungendo che Hamas utilizzerà gli ostaggi per garantire il rilascio delle persone detenute nelle carceri israeliane e persino di alcuni palestinesi imprigionati negli Stati Uniti.
Pochi a conoscenza dell'incursione di sabato
Barakeh ha spiegato che solo un piccolo numero di alti comandanti all'interno di Gaza era a conoscenza dell'incursione di sabato in Israele e che anche i più stretti alleati del gruppo non erano stati informati in anticipo sui tempi. Ha negato le notizie secondo cui funzionari della sicurezza iraniani avrebbero contribuito a pianificare l'attacco. Tuttavia ha aggiunto che alleati come l'Iran e gli Hezbollah libanesi "si uniranno alla battaglia se Gaza sarà sottoposta ad una guerra di annientamento".
Hamas sorpresa dall'impreparazione di Israele
Barakeh ha detto che persino Hamas stessa è rimasta scioccata dalla portata della sua operazione, affermando che si aspettava che Israele prevenisse o limitasse l'attacco. "Siamo rimasti sorpresi da questo grande crollo. Stavamo progettando di ottenere qualche risultato e di prendere prigionieri per scambiarli. Questo esercito è una tigre di carta".
L'esercito di Israele ha ingaggiato numerosi scontri a fuoco con i miliziani di Hamas lungo il confine della Striscia di Gaza. Lo scrive il quotidiano israeliano Hareetz. Numerosi residenti hanno affermato che ci sono state violente esplosioni a Gaza e lo mostrano le immagini live dei feed internazionali. Hareetz da parte sua riferisce che le sirene antimissile hanno risuonato nelle aree di confine.
Hezbollah ha annunciato di aver bombardato due caserme israeliane dopo la morte di tre dei suoi combattenti. I militanti libanesi di Hezbollah hanno colpito due caserme israeliane dopo che Israele ha ucciso tre dei suoi membri, si legge in un comunicato del gruppo sostenuto dall'Iran, dopo che militanti palestinesi hanno tentato di infiltrarsi in Israele dal Libano. "Gruppi della Resistenza islamica (Hezbollah), come prima risposta, hanno attaccato" due caserme israeliane "usando missili teleguidati e colpi di mortaio che le hanno colpite direttamente", ha aggiunto Hezbollah.
"Faccio appello ai partiti dell'opposizione per un governo di emergenza nazionale ma senza precondizioni". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu parlando in televisione sul conflitto con Gaza. "Il popolo è unito, lo dev'essere anche la leadership", ha aggiunto.
È salito a 687 il bilancio delle vittime palestinesi dopo i raid israeliani. Lo rende noto il ministero della sanità di Gaza, scrive il quotidiano britannico The Guardian. I feriti sono 3726. "L'occupazione israeliana estende gli attacchi contro le squadre mediche, le strutture sanitarie e le ambulanze", si legge in un comunicato del ministero pubblicato su Facebook.
Hamas è aperta alle discussioni su una possibile tregua con Israele, avendo "raggiunto i suoi obiettivi". Lo ha detto un alto esponente di Hamas, Moussa Abu Marzuk, alla rete televisiva con sede in Qatar Al Jazeera, in un'intervista telefonica. Hamas è aperto a "qualcosa del genere" e a "tutti i dialoghi politici", ha detto Abu Marzuk quando gli è stato chiesto se il gruppo è disposto a discutere un possibile cessate il fuoco. Ha anche detto che Hamas ha catturato "decine" di cittadini israeliani con doppia cittadinanza, compresi quelli con cittadinanza russa e cinese.
La Commissione europea annuncia in una nota ufficiale che "revisionerà" i programmi di assistenza a supporto dei palestinesi. Ma, sottolinea la nota dell'esecutivo europeo, "nel frattempo, non essendo previsti pagamenti, non ci sarà alcuna sospensione dei pagamenti". La posizione di Palazzo Berlaymont arriva dopo che il commissario all'allargamento Oliver Varhelhyi aveva annunciato lo stop immediato ai pagamenti per i palestinesi. Nella nota l'esecutivo europeo sottolinea che "la revisione dei programmi non riguarda l'assistenza umanitaria fornita nell'ambito delle operazioni europee di protezione civile e di aiuto umanitario (Echo)".
"Sono in contatto costante con gli amici e i conoscenti che vivono in Israele, ci sentiamo ogni minuto, ogni ora, ogni giorno. Sono tutti molto spaventati, ascoltano le notizie dei telegiornali e hanno la radio costantemente accesa". È questa la realtà israeliana dopo l'attacco missilistico di Hamas avvenuto sabato. A raccontarlo a Ticinonews è Myriam Di Marco, ricercatrice in filosofia politica del Medio Oriente alla facoltà di teologia dell'USI, che in Israele ha vissuto per un periodo insieme a sua figlia. Un'esperienza raccontata anche nel libro "Mamma ritorneremo? Il mio normalissimo Israele". Lei di quella terra ricorda "la grande solidarietà, sia individuale, sia di gruppo".
"Si spera che non arrivi un terrorista alla porta"
Le sirene, continua a spiegare, "annunciano l'arrivo dei missili. Mentre gli uomini vengono richiamati a prestare servizio militare e chi ha più di 50 anni si offre volontario nelle forze armate. Le donne si ritrovano quindi negli appartamenti da sole con i propri figli, sperando che non arrivi un terrorista alla porta e prema il grilletto. I supermercati sono presi d'assalto, ci sono interi scaffali vuoti, soprattutto per quanto riguarda frutta e verdura. I bambini sono tornati a seguire le lezioni da remoto, così da non dover uscire di casa. Mentre al nord i cieli sono controllati dagli elicotteri". Ma nella fotografia descritta a Ticinonews c'è anche spazio alla quotidianità. "Ieri alcuni villaggi arabi a settentrione hanno sparato dei fuochi d'artificio perché erano stati pubblicati i risultati degli esami della facoltà di medicina. Si cerca quindi di trovare un briciolo di serenità in una situazione che, ancora una volta, è stata stravolta".
"La popolazione israeliana è sempre stata sotto pressione, non hanno mai abbassato l'allerta. Ricordo che quando sono arrivata in Israele mi hanno detto di calcolare i minuti che servivano per coprire il tragitto dall'appartamento al bunker anti-atomico. Ai tempi la tensione era alta con il Libano. Attualmente il contesto è diverso perché oltre ai missili ci sono le cellule organizzate che sparano per le strade ed entrano nelle case. La sicurezza dei confini territoriali non c'è più, non c'è posto sicuro", aggiunge Di Marco.
Le prospettive
Attualmente, continua la ricercatrice, "c'è grande preoccupazione, soprattutto per le nuove generazioni. Loro non hanno mai affrontato una guerra, non sanno come affrontare questa situazione. Sono ragazzini che prendono in mano una mitragliatrice per difendere Israele. Le mamme sono molto preoccupate perché vedono i propri figli partire e non sanno se questi torneranno. Alcuni pensano di emigrare in altri Stati, ma la maggior parte delle persone vogliono restare e difendere il proprio territorio".
"Mia figlia vuole tornare in Israele"
In Israele, come detto, Di Marco ci ha vissuto per un periodo insieme a sua figlia. "Continua a chiedermi dei suoi amici, mi domanda il motivo per cui non possono venire qui. Vuole sapere se si trovano nei bunker e se usano il braccialetto anti-smarrimento, come avevano imparato a fare a scuola. Percepisce che la situazione è difficile, ma vuole tornare lo stesso".
"Cominceremo a giustiziare pubblicamente un civile israeliano in ostaggio per ogni bombardamento israeliano su abitazioni civili a Gaza senza preavviso". Lo ha annunciato Hamas citato dai media israeliani. Sempre citato dai media, il portavoce delle forze armate dello Stato ebraico ha dal canto suo affermato che l'esercito ha "le coordinate di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza. La guerra è cominciata male per noi, ma finirà molto male per l'altra parte", ha avvertito.
"Pur condannando fermamente l'attacco terroristico di Hamas, è indispensabile proteggere i civili e rispettare il diritto internazionale umanitario. Gli aiuti umanitari dell'Ue ai palestinesi bisognosi continueranno fino a quando sarà necessario". Lo ha scritto sulla rete sociale X il commissario europeo alle Crisi Janez Lenarcic.
Le sue parole sembrano correggere il tiro rispetto al messaggio, sempre su X, di poche ore fa del commissario all'allargamento Oliver Varhelyi, che aveva annunciato lo stop della Commissione a "tutti i pagamenti" ai palestinesi.
L'ospedale di Beit Hanoun, l'unico della città nel nordest della Striscia di Gaza, è fuori servizio a causa dei "ripetuti raid" israeliani. Lo afferma il ministero della sanità palestinese, citato dal quotidiano britannico The Guardian. Le équipe mediche, afferma il ministero, non sono in grado di entrare o uscire dal nosocomio e gran parte della struttura è stata danneggiata a causa degli attacchi aerei.
L'Ue congela momentaneamente gli aiuti alla Palestina dopo l'attacco di Hamas nei confronti di Israele. La Svizzera per ora mantiene invece i finanziamenti - fra gli altri - all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), in passato al centro delle polemiche.
Di cosa si occupa l'UNRWA
L'UNRWA è stata fondata 1949 per aiutare i rifugiati palestinesi. Ad oggi ha oltre 30'000 dipendenti e sostiene circa cinque milioni di persone. L'attività si svolge fra le altre cose in Giordania, Libano, Striscia di Gaza e Cisgiordania. L'organizzazione si occupa in particolare di scuole e strutture sanitarie. La Svizzera partecipa finanziariamente con circa 20 milioni di franchi all'anno.
Le polemiche
L'agenzia è già stata in passato al centro delle polemiche. Nella primavera 2018 il ministro degli esteri Ignazio Cassis aveva dichiarato che gli aiuti ostacolano l'integrazione dei palestinesi, che ormai da anni vivono nei campi in Giordania e Libano. Pochi giorni dopo il Consiglio federale aveva stemperato le dichiarazioni, confermando l'impegno in favore dell'UNRWA. Controversie erano anche emerse per libri di scuola considerati antisemiti. L'UNRWA stessa ha sempre difeso il suo lavoro, sottolineandone l'importanza per la stabilità di una regione fragile, con 280'000 scolari solo nella Striscia di Gaza. Nel 2019 la Svizzera e altri Paesi avevano sospeso i pagamenti per indagini interne, con interrogativi che erano sorti in particolare riguardo ai vertici. Il commissario generale Pierre Krähenbühl aveva rassegnato le sue dimissioni. Un rapporto l'ha in seguito scagionato da ogni accusa, in particolare quelle di cattiva gestione e abuso di potere.
"È un giorno difficile, un'altra crisi interviene in un mondo difficile, a dimostrazione che stiamo vivendo un cambiamento epocale". Così il direttore del Dfae Ignazio Cassis ha aperto la conferenza stampa. "La Svizzera e il Consiglio federale sono solidali con la popolazione di Israele e condannano nei termini più forti questi attacchi terroristici, che rappresentano una violazione del diritto internazionale umanitario".
Cassis ha fatto sapere di avere incontrato oggi l'ambasciatrice israeliana e il rappresentante palestinese nella Confederazione. "La Svizzera chiede a tutti gli attori in campo di fare prova di moderazione e di fare il possibile per giungere al cessate il fuoco, impedendo un'escalation con regionalizzazione del conflitto", ha dichiarato Cassis.
Task force
Il ticinese ha commentato che "la situazione concerne direttamente il nostro Paese, anzitutto in ragione dei 28'000 concittadini che abitano in Israele. Inoltre, l'instabilità nel Vicino Oriente ha un impatto diretto sulla sicurezza nel nostro Paese". Con lo scopo di agire in maniera coordinata, Cassis fa sapere di avere "messo oggi in piedi una task force che sarà diretta da Maya Tissafi, capa della Divisione Medio Oriente e Nord Africa del Dfae. Questa task force sarà composta da specialisti di questioni consolari, umanitarie, di sicurezza, di diritto internazionale e di gestione delle crisi".
No svizzeri fra vittime e rapiti
La priorità della task force sarà in un primo tempo il sostegno alla popolazione svizzera sul posto. "Al momento non sembrano esserci vittime svizzere o cittadini svizzeri rapiti", ha aggiunto Cassis. La task force dovrà poi effettuare un monitoring costante della situazione, suggerendo anche come intervenire con aiuti in base all'evoluzione degli eventi.
"Hamas come al-Qaeda"
Rispondendo ai giornalisti, il direttore del Dfae ha affermato che il Consiglio federale non ha i mezzi per definire come tale un'organizzazione terroristica. "Questo però non vuol dire che non possiamo prendere delle misure contro il terrorismo. Nel 2015 fu emanata una legge su al-Qaeda, nel frattempo decaduta perché non più necessaria. E oggi possiamo dire che Hamas si stia comportando come al-Qaeda. Di questo discuteremo sicuramente all'interno del Consiglio federale".
"Non cancellate Gaza"
"È difficile essere ottimisti", ha commentato Ignazio Cassis. "È però immaginabile fare tutto il possibile perché Israele risponda con l'obiettivo non di cancellare Gaza, ma di ristabilire la sua sicurezza".
"Abituiamoci"
"Quello che vediamo oggi è il riaffacciarsi di una facilità del ricorso alle armi e alla violenza per risolvere conflitti rimasti in sospeso per anni e per decenni", ha aggiunto il ticinese, rispondendo a una domanda sul possibile trasferimento di attenzione su Israele da altri conflitti, Ucraina in primis. "Temo che dovremo abituarci a confrontarci con situazioni difficili anche nei mesi a venire".
L'Egitto sta aumentando gli sforzi diplomatici per ridurre la spirale di violenza a Gaza e in Israele dopo tre giorni di combattimenti che hanno ucciso più di 1200 persone. Il presidente Abdel Fattah al-Sisi, il cui paese è storicamente un mediatore chiave tra Israele e palestinesi, ha avuto un colloquio con il presidente degli Emirati Arabi, Mohamed bin Zayed Al Nahyan, accettando di "intensificare le discussioni e gli sforzi diplomatici per fermare l'escalation militare", ha detto il portavoce di Sisi. Abu Dhabi ha normalizzato le relazioni con Israele nel 2020 grazie agli accordi di Abramo sostenuti dagli Stati Uniti, oltre quattro decenni dopo che l'Egitto è diventato il primo paese arabo a firmare un trattato di pace con Israele nel 1979. Ieri, Sisi ha parlato con il presidente palestinese Abu Mazen, avvertendo della pericolosa "assenza di prospettive politiche" e con il re di Giordania, Abdullah II. Sabato, lo sforzo diplomatico si è esteso con colloqui con il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
L'iniziativa diplomatica dell'Egitto arriva dopo che i militanti di Hamas hanno lanciato sabato un attacco su più fronti contro Israele, che ha risposto con raid aerei sulla Striscia di Gaza.
La compagnia aerea Swiss opererà domani un volo per rimpatriare i cittadini svizzeri da Israele. Come si legge in una presa di posizione del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), il volo avviene su richiesta della stessa autorità federale.
500 chiamate al Dfae
Il volo speciale da Tel Aviv a Zurigo si rivolge in prima linea a cittadini svizzeri sul posto, spiega il DFAE. Secondo informazioni fornite sempre dal DFAE, 430 svizzeri hanno registrato la loro presenza in Israele attraverso l'app ufficiale "Travel Admin". Il dipartimento ha fino ad ora ricevuto 500 chiamate, sia da persone sul posto sia da parenti preoccupati, oltre che da coloro che avevano pianificato un viaggio in Israele. Circa 28'000 svizzeri vivono in Israele e nei Territori palestinesi.
219 posti
Come fa sapere Swiss in un comunicato stampa, il volo partirà da Tel Aviv alle 18.15 e atterrerà a Zurigo alle 21.35. "L'aeromobile per il volo di rimpatrio è un Airbus A321 con capacità di 219 posti. Il volo può essere prenotato solo tramite una speciale hotline messa a disposizione dal DFAE per i cittadini svizzeri e i viaggiatori in Israele".
Voli annullati fino a sabato
Sabato la Swiss aveva annunciato l'annullamento dei voli fino ad oggi. Nella loro nota odierna, la compagnia aerea fa sapere di avere deciso di annullare tutti i voli da e per Tel Aviv fino almeno a sabato 14 ottobre. "Comprendiamo pienamente la situazione dei passeggeri colpiti dalla cancellazione dei voli. Il costo dei biglietti sarà interamente rimborsato".
L'Ue ha deciso la "sospensione immediata" dei pagamenti destinati alla popolazione palestinese in attesa del riesame dei programmi di assistenza già messi in campo per un totale di 691 milioni di euro (661 milioni di franchi al cambio attuale). Lo ha annunciato il commissario europeo all'allargamento Oliver Varhelyi. "La portata del terrore e della brutalità contro Israele e il suo popolo è un punto di svolta. Le cose non possono andare come andavano di solito", ha sottolineato.
Rinvio
"Tutte le nuove proposte di bilancio" relativamente ai programmi per la popolazione palestinese e "comprese quelle per il 2023, sono state rinviate fino a nuovo avviso. Ci sarà inoltre una valutazione completa dell'intero portafoglio", ha spiegato Varhely sulla rete sociale X, ricordando come la Commissione europea sia "il maggiore donatore" a favore dei palestinesi.
A sorpresa
L'annuncio del commissario è giunto un po' a sorpresa visto che, nel punto quotidiano con la stampa, i portavoce della Commissione non avevano parlato di sospensione dei pagamenti, ma avevano spiegato che tutti i programmi di assistenza per i palestinesi sarebbero stati oggetto di valutazione nel Consiglio affari esteri convocato d'urgenza per domani dall'alto rappresentante dell'Ue per la politica estera Josep Borrell.
Ancora non si sa se e quando si potrà ricuperare l'incontro Svizzera-Israele, valido per le qualificazioni agli Europei di calcio 2024. Ieri sera, infatti, la Uefa aveva comunicato di avere deciso di rinviare a data da definire la partita che avrebbe dovuto tenersi a Tel Aviv questo giovedì.
"Comprensione"
Poco fa, in conferenza stampa, i vertici dell'Associazione svizzera di calcio (Asf) hanno fatto sapere di avere ricevuto anch'essi la comunicazione della decisione ufficiale solo domenica sera. "Già sabato mattina appariva però evidente che la partita non avrebbe più potuto tenersi", ha illustrato Robert Breiter, segretario generale dell'Asf. "Abbiamo comprensione per questa decisione: la squadra israeliana non può giocare in queste condizioni", ha indicato Breiter, che ha fatto sapere di avere avuto contatti con la Uefa e con la federazione israeliana.
"Ultima a cosa a cui pensare"
Al momento non si sa quando l'incontro potrà essere recuperato. "Spetta all'Uefa decidere come proseguire. Da parte nostra c'è flessibilità e comprensione. La Uefa ci ha comunicato che cercherà di farci sapere qualcosa al più presto, ma potrà fare le sue valutazioni solo giorno per giorno. Questa incertezza - ha voluto aggiungere Breiter - è ben poca cosa rispetto a quanto sta accadendo. In queste circostanze l'ultima cosa da fare è pensare a delle date precise per un recupero dell'incontro".
Domenica contro la Bielorussia
Confermata invece la partita fra la Nati e la Bielorussia, anch'essa valida per Euro 2024. La preparazione è stata però posticipata: l'allenamento pubblico previsto oggi è stato spostato a mercoledì. Dopo la sessione, i giocatori rossocrociati partiranno alla volta di San Gallo, dove incontreranno la Bielorussia. La Nazionale sarebbe dovuta partire domani alla volta di Israele.
Le immagini e le notizie che giungono in queste ore da Israele e dalla Striscia di Gaza sono sconvolgenti. Dalla nascita dello Stato ebraico, tuttavia, "storicamente non c'è stato quasi alcun anno in cui Israele non sia stato sotto attacco da parte dei suoi vicini", ricorda Enrico Verga, studioso di geopolitica.
Dal torto alla ragione
"Questo potrebbe essere il colpo di grazia per Gaza. Lo stesso Netanyahu ha apertamente invitato i civili a lasciare la città, minacciando di raderla al suolo". Un'azione radicale che secondo Verga apre una questione fondamentale e dal valore strategico: "Una democrazia come Israele può permettersi di compiere quello che sembrerebbe un genocidio, come descritto da Netanyahu? Evidentemente no. A mio avviso, ciò che Hamas sta quindi cercando di ottenere è di passare dal torto alla ragione".
La domanda che l'Occidente dovrebbe porsi
Secondo Verga, quanto sta avvenendo fra Israele e Hamas interpella direttamente anche l'Occidente, che deve chiedersi se possa "concedersi il lusso di osservare un'avanzata israeliana violenta e indiscriminata nella Striscia, già di per sé quasi un campo di concentramento per le dimensioni e la densità della popolazione. Questa è la domanda che l'Occidente si dovrà porre nei prossimi mesi: nell'immediato ha già dato il suo via libera a Israele per procedere".
Parti opposte
Ancora una volta, infatti, Occidente e Medio Oriente potrebbero trovarsi su due fronti opposti. "Tutto il Medio Oriente afferma che quanto successo sabato e domenica sia colpa di Israele. Lo ha detto il Qatar, alleato degli americani, ma pure l'Arabia Saudita, anch'essa alleata degli americani, così come la Turchia, membro Nato e alleata degli americani. Gli alleati americani nella regione sono tutti schierati con la Palestina, ma non muoveranno un dito".
Il conflitto in Medio Oriente ha conseguenze anche sull'industria turistica svizzera. Le agenzie di viaggio annullano le loro offerte di vacanze in Israele fino a nuovo avviso. Quelle già prenotate possono essere cancellate gratuitamente. Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sconsiglia di recarsi nel paese, se non per questioni urgenti, e gli operatori turistici stanno organizzando il rimpatrio dei viaggiatori.
Annullamenti e rimpatri
Una portavoce di Hotelplan Suisse ha dichiarato all'agenzia di stampa AWP di essere in contatto con i clienti che si trovano in Israele. Tutti stanno bene e l'operatore sta lavorando per un loro rientro anticipato. Per farlo ha preso contatto con diverse compagnie aeree. Swiss ha da parte sua cancellato tutti i voli da e per Israele fino a nuovo avviso. Le decisioni sui prossimi sviluppi saranno prese a breve, si legge sul sito della compagnia aerea. Anche Tui Suisse ha reso noto di essere in contatto con i clienti sul posto per organizzare il loro rientro. In linea di principio, si sconsiglia di recarsi in Israele, ha rilevato una portavoce, aggiungendo che i viaggi nel Paese non sono attualmente fattibili e sono annullati. Hotelplan offre a tutti i viaggiatori con data di partenza fino al 31 ottobre la cancellazione gratuita del viaggio o un'alternativa. Kuoni, per bocca del suo portavoce Marjus Flick, ha precisato di non avere clienti sul posto. È stata effettuata una nuova prenotazione per una persona, ma non sono previste partenze nei prossimi giorni. Anche il tour operator Kultour, specializzato tra l'altro nei viaggi proprio in Israele, fa riferimento alle raccomandazioni del DFAE sulla sua homepage e sostiene di aver cancellato tutti i viaggi nel Paese con partenze previste fino a mercoledì 25 ottobre incluso. Kultour è in contatto diretto con i viaggiatori che si trovano ancora sul posto. La maggior parte dei clienti è già stata riportata in Svizzera.
La Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e la Piattaforma degli ebrei liberali in Svizzera (PJLS) chiedono "finalmente di applicare un divieto ad Hamas". Dopo la brutale aggressione nei confronti di civili viene chiesta una chiara presa di posizione della Confederazione.
"È un'organizzazione terroristica"
L'azione armata nei confronti di Israele mostra come Hamas possa solo essere catalogato come organizzazione terroristica, si legge in un comunicato congiunto odierno. Gli obiettivi dell'aggressione sono infatti in gran parte civili e includono un festival musicale. Si segnalano inoltre rapimenti di donne e bambini. Hamas non è un partner per un dialogo per la pace, secondo entrambe le organizzazioni. Nel suo documento di fondazione si parla apertamente della morte degli ebrei. Berna ha sempre continuato a dialogare con Hamas, che però con questa azione armata si è definitamente discreditata.
La posizione della Confederazione
Fino ad ora il Consiglio federale non ha vietato Hamas poiché per legge lo stop deve prima arrivare dalle Nazioni unite. Proprio su tali basi si regge il divieto di Stato Islamico e Al Qaida. Secondo le due organizzazioni ebraiche questa è però ormai solo una formalità.
Il PLR condanna l'attacco
Anche il PLR svizzero ha condannato con fermezza l'attacco da parte di Hamas contro Israele e contro obiettivi civili. Il partito chiede quindi al Consiglio federale di considerare Hamas un'organizzazione terroristica e di verificare che nessuna forma di sostegno economico proveniente dalla Svizzera finisca nelle mani di questa organizzazione. Per questo presenta oggi una proposta alla Commissione delle finanze del Consiglio degli Stati per chiedere una visione d’insieme di tutti i flussi finanziari verso le organizzazioni palestinesi. "La Svizzera non deve rimanere inattiva di fronte al terrore", sottolinea il PLR in una nota odierna. "La situazione attuale dimostra che non è possibile dialogare con persone che pianificano e sostengono atti di questa natura. E Israele ha il diritto, secondo il diritto internazionale, di difendersi dal terrorismo".
L'UDC: "Monitoriamo i sostenitori di Hamas"
Sulla situazione fra Israele e Hamas e sulla risposta della Svizzera si è espressa pure l'UDC. "In seguito al barbaro attacco terroristico contro la popolazione civile israeliana, l'UDC esorta il Consiglio federale a interrompere immediatamente tutti gli aiuti finanziari alle organizzazioni palestinesi", si legge in una presa di posizione. "Inoltre, è necessario indagare sulla effettiva destinazione di tali fondi. L'UDC ribadisce inoltre la richiesta che il gruppo Hamas sia finalmente classificato come organizzazione terroristica e messo al bando. I sostenitori e i simpatizzanti di questa organizzazione devono essere monitorati dai servizi di intelligence con effetto immediato".
La Svizzera non dovrebbe interrompere il sostegno ai palestinesi. Un taglio degli aiuti potrebbe infatti portare a un'ulteriore radicalizzazione. Ne è convinto il consigliere nazionale Fabian Molina (PS/ZH) e membro del Gruppo parlamentare di amicizia Svizzera-Palestina. "Hamas con il suo attacco ha cinicamente trasformato la popolazione palestinese in carne da macello", ha detto oggi Molina all'agenzia Keystone-ATS.
Il sostegno della Confederazione
Il socialista sostiene che la Confederazione deve però continuare con gli aiuti umanitari e rimanere attiva nel ruolo da paciere. Dal lato opposto dello scacchiere politico, l'UDC chiede invece uno stop agli aiuti. Recentemente la Svizzera ha sostenuto l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) con circa 20 milioni di franchi all'anno.
L'esercito israeliano sta conducendo "attacchi su larga scala su diversi centri strategici appartenenti all'organizzazione terroristica di Hamas" in tutta la Striscia. Lo ha detto il portavoce militare. Poco prima da Gaza è partita una salva di razzi sul centro di Israele.
Quattro prigionieri israeliani sono stati uccisi dai raid israeliani su Gaza nelle ultime ore: lo ha detto Abu Obeida, portavoce delle Brigate Izzedin al Qassam, ala armata di Hamas, citato dalla tv al Manar del partito libanese Hezbollah.
Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ordinato "l'assedio completo" della Striscia di Gaza. "Ho ordinato il completo assedio: non ci sarà elettricità, né cibo, né benzina. Tutto è chiuso", ha aggiunto Gallant dopo una consultazione di sicurezza al Comando Sud di Beersheba. "Stiamo combattendo animali umani e ci comporteremo di conseguenza", ha detto, citato dai media. Nella Striscia di Gaza vivono circa 2,3 milioni di palestinesi.
I mercati azionari europei sono deboli dopo l'attacco di Hamas a Israele, con il rischio di una escalation del conflitto. Resta alta l'attenzione sui titoli di Stato mentre è in corso la riunione in Marocco della Banca Mondiale e del Fondo monetario, con l'intervento dei banchieri centrali che offriranno spunti sulle prossime decisioni sulla politica monetaria. Chiuso oggi il mercato obbligazionario statunitense per il Columbus Day. Tra i principali listini sono in calo Parigi e Francoforte (-0,6%), anche alla luce del dato in calo della produzione industriale tedesca, Madrid (-0,5%) mentre sale Londra (+0,2%) e Zurigo (+0,21%).
Calo per lo shekel
Sul fronte valutario il dollaro torna ad apprezzarsi sull'euro e sulla sterlina. In particolare la moneta unica scende a 1,0532 sul biglietto verde. In forte calo lo shekel israeliano, con la Banca centrale che ha lanciato un programma di vendite di dollari fino a 30 miliardi per "calmiera la volatilità del mercato", spiegano gli economisti di Mps market strategy.
Oro sempre bene rifugio
L'attacco militare, intanto, spinge gli acquisti delle materie prime. L'oro è oggetto di acquisti in ottica di bene rifugio e guadagna l'1,5% a 1849 dollari l'oncia. Il petrolio beneficia dei rischi di destabilizzazione in Medio Oriente, in particolare se il conflitto si estendesse all'Iran. Il Wti sale del 3%, dopo una fiammata a +5%, a 85,33 dollari al barile. In aumento anche il Brent a 86,9 dollari (+2,8%).
Cresce anche il gas
In aumento il gas che risente sia del conflitto in Israele e sia delle minacce di sciopero dei lavoratori di alcuni impianti di Gnl in Australia. Inoltre, è stata trovata una perdita sospetta in un gasdotto sottomarino che collega Finlandia e Estonia. Ad Amsterdam le quotazioni salgono del 6,7% a 40,8 euro al megawattora.
"Siamo in un amplissimo processo di reclutamento dei riservisti". Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari, citato dai media. "In 48 ore - ha spiegato - abbiamo raggiunto 300'000 riservisti".
Israele ha ripreso il controllo di tutte le cittadine sul confine di Gaza. Lo ha detto il portavoce dell'esercito Daniel Hagari, aggiungendo che gli scontri tra soldati e miliziani di Hamas delle ultime ore sono stati "isolati". Hagari ha poi spiegato che sono stati uccisi tre miliziani nell'area di Shaar Hanegev, uno nel villaggio di Beeri, cinque in quelli di Holit e Sufa e quattro ad Alumim, per un totale di 13. "Al momento - ha sottolineato - non ci sono combattimenti in corso ma è possibile ci siano terroristi nell'area". Inoltre le brecce nella barriera difensiva saranno messe in sicurezza con i carri armati.
"Noi appoggiamo orgogliosamente e incrollabilmente la Palestina, tuttavia non siamo coinvolti nella risposta palestinese (l'attacco a Israele, ndr), che è stata condotta solo dai palestinesi": lo ha dichiarato in una nota la missione dell'Iran presso le Nazioni Unite, riferendosi agli attacchi di Hamas contro lo Stato ebraico. "L'azione della Resistenza palestinese è stata una difesa pienamente legittima contro i crimini e le usurpazione dell'illegittimo regime sionista", si legge ancora nel comunicato della missione di Teheran.
L'appello ai Paesi musulmani
Dal canto suo, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha lanciato un appello ai Paesi musulmani affinché agiscano per "difendere il popolo palestinese e la moschea di al-Aqsa". Amirabdollahian si è espresso in questi termini durante una telefonata con l'omologo afghano dell'autoproclamato governo dei talebani Amir Khan Muttaqi, come riporta Mehr, in cui è stato discusso il conflitto in corso tra Israele e Palestina. "I Paesi musulmani devono essere uniti nella loro difesa del popolo palestinese oppresso", ha detto il ministro della Repubblica islamica.
Lo stesso appello all'unità del mondo musulmano a sostegno della Palestina è stato espresso da Amirabdollahian anche durante una telefonata con l'omologo iracheno Fuad Hussein. Durante il colloquio con il ministro iracheno, Amirabdollahian ha anche proposto di tenere un vertice di emergenza dell'Organizzazione per la Cooperazione Islamica (Oic) per affrontare la situazione del conflitto in corso. "I Paesi musulmani dovrebbero assistere la lotta di resistenza contro Israele", ha detto Amirabdollahian, definendo l'attacco di Hamas contro Israele "una naturale risposta contro la continua aggressione del regime (di Israele) contro i siti sacri islamici e la nazione palestinese".
Più di 123'000 persone sono state sfollate nella Striscia di Gaza. Lo segnala l'ufficio Affari umanitari delle Nazioni Unite. All'interno di Gaza 123'538 persone sono state sfollate "principalmente a causa della paura, dei problemi di protezione e della distruzione delle loro case", ha segnalato l'agenzia umanitaria delle Nazioni Unite, Ocha, con oltre 73'000 rifugiati nelle scuole.
Al terzo giorno di guerra continuano ad arrivare razzi da Gaza su Israele e combattimenti sono in corso nel sud contro i terroristi infiltrati. L'aviazione dello Stato ebraico ha colpito circa 800 obiettivi di Hamas e delle altre fazioni nella Striscia. L'esercito fino ad ora ha condotto 1149 attacchi aerei sull'enclave palestinese con una crescita rispetto agli 800 di ieri mattina, mentre ci sono ancora se villaggi nel sud del territorio israeliano in cui sono in corso combattimenti tra miliziani armati di Gaza - entrati anche la notte scorsa - e i soldati. In particolare nelle località di Beeri, Kfar Aza, Nirim e Alumim. Scontri anche a Sderot.
130 ostaggi
I miliziani hanno reso noto di avere 130 ostaggi, cento nelle mani di Hamas, trenta tenuti prigionieri dalla Jihad islamica.
Le vittime israeliane
Dal momento dell'invasione da parte di Hamas nel sud, le vittime israeliane sono più di 700, compresi i 260 del massacro al rave party al confine, mentre i feriti superano i 2000. Un bilancio delle vittime destinato a crescere, come ha detto in un briefing notturno un portavoce dell'esercito israeliano.
Le vittime palestinesi
I morti a Gaza per gli attacchi aerei sono 436, mentre a questi vanno aggiunti i miliziani armati delle fazioni, circa 300-400 uccisi dall'esercito in Israele secondo i dati diffusi dal portavoce militare. I feriti a Gaza - secondo il ministero della sanità locale -sono circa 2270. Gli Usa, secondo quanto riporta il Washington Post, si attendono una operazione via terra dell'esercito israeliano a Gaza entro 24-48 ore.
Ci sono ancora sei località nel sud di Israele vicino alla frontiera in cui sono in corso combattimenti con i miliziani di Hamas. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari, nominando le località di Beeri, Kfar Aza, Nirim e Alumim. Nella notte scorsa sono stati 70 "i terroristi che si sono infiltrati in Israele".
I morti a Gaza per gli attacchi di Israele sono arrivati a 436 con 2'270 feriti. Questo il nuovo bilancio reso noto dal ministero della sanità della Striscia.
La Banca d'Israele ha reso noto che venderà fino a 30 miliardi di dollari nell'ambito di un programma di sostegno ai mercati dopo l'attacco dei militanti di Hamas. La banca centrale, secondo quanto riporta Bloomberg, opererà nel mercato per attenuare la volatilità nel tasso di cambio dello shekel e fornire la liquidità necessaria. La valuta israeliana è scesa dell'1,8% a 3,9146 per dollaro, il valore più debole degli ultimi sette anni.
Questa mattina presto le Forze di difesa israeliane hanno reso noto che circa 80 terroristi sono stati trovati nel Paese durante la notte, mentre i combattimenti sono continuati in sei località lungo il confine con Gaza. Almeno 800 obiettivi di Hamas a Gaza sono stati colpiti dall'esercito. Lo riferiscono i media israeliani.
L'Iran ha aiutato Hamas a pianificare l'attacco a sorpresa a Israele e ha dato il via libera all'azione nel corso di un incontro a Beirut lo scorso lunedì. Lo riporta il Wall Street Journal, citando alcuni membri di Hamas e Hezbollah. L'Iran avrebbe lavorato da agosto insieme a Hamas per mettere a punto l'attacco. Stando alla Cnn, l'amministrazione americana sta però ancora cercando di determinare questo rapporto. Al momento non ci sono prove che leghino direttamente Teheran a quanto successo.
Gli Stati Uniti si attendono che Israele lanci un'ampia operazione via terra contro Hamas a Gaza nelle prossime 24-48 ore. Lo riporta il Washington Post citando alcune fonti, secondo le quali Israele avrebbe chiesto agli Stati Uniti missili per l'Iron Dome, bombe di piccolo diametro, munizioni per mitragliatrici e una maggiore cooperazione nella condivisione di informazioni di intelligence.
Razzi su Ashkelon
Intanto Hamas ha affermato di aver lanciato "un massiccio attacco missilistico con 100 razzi" su Ashkelon, nel sud di Israele. I razzi sono stati lanciati contro la città costiera in risposta alle forze difesa israeliane per aver "preso di mira le nostre safe house", hanno detto le Brigate Izzedine al Qassam, il braccio armato del gruppo palestinese, secondo quanto riporta la Cnn.
Attacchi israeliani contro un sobborgo di Gaza
La polizia israeliana ha poi spiegato che è stato colpito un edificio residenziale. Secondo i media locali, un bambino di 8 anni sarebbe rimasto ferito in modo lieve. In precedenza, il portavoce militare dell'esercito israeliano ha fatto sapere che sono stati lanciati una serie di attacchi massicci contro il sobborgo di Gaza, Shujaiyya, considerato "il nido del terrore" usato da Hamas come base di lancio per i razzi contro Israele. Sarebbero state sganciate 100 tonnellate di bombe. "Più di 500 obiettivi" di Hamas sono stati colpiti nella notte tra attacchi aerei e colpi di artiglieria nella Striscia di Gaza, ha in seguito precisato l'esercito.
130 ostaggi
Nel frattempo, l'esponente di Hamas Moussa Abu Marzuk ha dichiarato, secondo media palestinesi, che la fazione ha 100 ostaggi israeliani nelle sue mani, compresi ufficiali di alto rango dell'esercito. Poco prima la Jihad islamica aveva detto di tenere prigionieri 30 israeliani. Da parte loro, le forze di difesa israeliane hanno reso noto che l'unità Shayetet 13 della Marina ha preso in custodia il vice comandante della divisione meridionale della forza navale di Hamas a Gaza, Muhammad Abu Ghali. "Il sospettato è trattenuto ed è attualmente interrogato dall'establishment della difesa", afferma l'Idf, secondo quanto riporta Times of Israel.
Vittime straniere
È ormai chiaro che fra le vittime non ci sono solo israeliani e palestinesi. Diversi cittadini americani sono rimasti uccisi nell'attacco di Hamas in Israele, ha ad esempio confermato un funzionario del consiglio della sicurezza nazionale della Casa Bianca, secondo quanto riportato dai media americani. Non è chiaro quanto sia il totale, anche se alcune indiscrezioni parlano di almeno quattro morti. Dodici thailandesi sono stati uccisi, ha riferito invece il governo di Bangkok, che sta preparando un piano per evacuare i propri connazionali. Il portavoce del ministero degli Esteri Kanchana Patarachoke ha detto che l'ambasciata thailandese in Israele ha appreso della morte dai datori di lavoro delle vittime.
Joe Biden ha ordinato di fornire "ulteriore sostegno" a Israele dopo gli "attacchi terroristici senza precedenti da parte di Hamas". Lo afferma la Casa Bianca. "Il presidente e il vicepresidente sono stati aggiornati sulla situazione in Israele e i funzionari della Casa Bianca resteranno in stretto contatto con i loro partner israeliani", ha dichiarato Washington.
L'amministrazione Biden potrebbe quindi autorizzare un significativo trasferimento di armi a Israele. Lo Stato ebraico potrebbe però anche essere autorizzato ad attingere alle poco conosciute scorte statunitensi presenti nel proprio territorio e destinate appunto ai conflitti in Medio Oriente, e che Washington ha permesso di usare solo in caso di emergenze.
L'assistenza a Israele non avrà impatto sulla fornitura di armi a Kiev
Stando a Politico, nonostante le forniture all'Ucraina contro la Russia, gli Stati Uniti hanno ancora le scorte necessarie per Israele. Le stesse fonti citate da Politico precisano che l'assistenza militare allo Stato ebraico non avrà impatto sulla fornitura di armi a Kiev, in quanto i due paesi si avvalgono di sistemi diversi. Secondo il canale televisivo americano Msnbc, citando alcune fonti, gli Stati Uniti starebbero invece anche pianificando lo spostamento di navi e aerei militari più vicino a Israele in segno di sostegno.
Il governo tedesco intende rivedere gli aiuti ai palestinesi dopo l'attacco di Hamas. Lo ha detto - riporta lo Spiegel - il ministro dello Sviluppo, Svenja Schulze, sottolineando che il governo è sempre stato attento a verificare che i soldi venissero usati solo per fini pacifici. "Ma questi attacchi contro Israele segnano una frattura terribile. Ora rivedremo il nostro intero impegno per i territori palestinesi", ha spiegato.
Berlino discuterà con Israele come meglio realizzare gli aiuti e si coordinerà con i partner internazionali, ha aggiunto. Alcuni parlamentari dell'opposizione conservatrice hanno chiesto lo stop ai fondi.
Il bilancio dei morti causati dai raid israeliani su Gaza è salito a 370. Lo indicano le autorità della Striscia. "Trecentosettanta cittadini sono stati uccisi e altri 2'200 sono stati feriti", ha dichiarato il ministero della Sanità del movimento islamista palestinese al potere a Gaza.
L'ambasciata svizzera a Tel Aviv è rimasta aperta questo week-end, malgrado il caos nel quale è piombato Israele da ieri, dopo l'attacco di Hamas. Operativo anche l'ufficio di rappresentanza a Ramallah, in Cisgiordania. Lo ha indicato oggi il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a Keystone-ATS, aggiungendo che finora non ci sono informazioni riguardo a vittime svizzere.
230 persone hanno contattato il DFAE
Stando al DFAE, circa in 230 hanno contattato la sua helpline per ottenere ragguagli sulla situazione nello Stato ebraico. Si trattava di persone attualmente sul posto, di altre che stavano pianificando un viaggio in Israele e di parenti preoccupati. Berna non sta organizzando partenze da Israele, precisa il DFAE, per i 28'000 connazionali ufficialmente registrati nel Paese e nei Territori palestinesi. Tuttavia, i servizi di Ignazio Cassis stanno chiarendo se cittadini svizzeri possano approfittare di viaggi allestiti da Stati partner.
Berna sostiene la riunione urgente dell'Onu
La Svizzera inoltre sostiene la riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu, in programma oggi per discutere dell'escalation in Medio Oriente. Lo scrive su X (ex Twitter) il capo della comunicazione del DFAE Nicolas Bideau, secondo cui bisogna affrontare il più rapidamente possibile la situazione nella regione.
L'attacco di Hamas è un atto "feroce che deve essere represso. Israele è in guerra e gli Stati Uniti saranno al loro fianco con forza. La guerra è avvenuta anche perché gli Usa hanno dato all'Iran 6 miliardi di dollari per gli ostaggi. Con me non sarebbe mai avvenuto". Lo ha detto l'ex presidente americano Donald Trump.
Il gabinetto di sicurezza israeliano ha confermato che il paese è ufficialmente in guerra e può quindi intraprendere ''azioni militari significative''. Lo ha annunciato l'ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che dopo l'incursione di centinaia di miliziani di Hamas in Israele aveva già parlato di stato di guerra.
Il voto del gabinetto di sicurezza di Israele conferisce alla dichiarazione di Netanyahu valore legale. Questo è in conformità con la legge 40 dello Stato di Israele, ovvero che il paese non può entrare in guerra senza una decisione del governo in tal senso.
Il bilancio dei morti in Israele dopo l'attacco da Gaza è salito a circa 600: lo riferisce il quotidiano Haaretz. Il ministero della sanità comunicava nelle scorse ore 400 decessi e 2048 feriti, di cui 20 in condizioni critiche e 330 gravi.
Il ministero della sanità di Gaza ha fatto sapere che in un attacco di Israele questa mattina è stato ucciso Ayman Younis. Secondo le fonti, si tratta di uno dei leader di Hamas nella Striscia. Il corpo di Younis - ha spiegato il ministero citato da fonti locali - è stato trovato a fine mattinata sotto le macerie dell'abitazione in cui si trovava.
"Seguo con apprensione e dolore quanto sta avvenendo in Israele, dove la violenza è esplosa ancora più ferocemente provocando centinaia di morti e feriti", ha detto papa Francesco all'Angelus. "Gli attacchi di armi si fermino, per favore, e si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano ad alcuna soluzione, ma solo alla morte di tanti innocenti".
"Prego per chi sta vivendo ore di terrore"
"La guerra è una sconfitta, è sempre una sconfitta. Preghiamo perché ci sia la pace in Israele e in Palestina", ha proseguito il pontefice. "Esprimo la mia vicinanza alle famiglie delle vittime. Prego per loro e per tutti coloro che stanno vivendo ore di terrore e di angoscia".
Durante l'ultima ora, aerei da combattimento dell'esercito israeliano hanno colpito "tre quartier generali militari appartenenti a organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza": Hamas e la Jihad islamica.
Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui "sono stati colpiti quartier generali militari appartenenti all'organizzazione terroristica di Hamas utilizzati per dirigere il terrore, nonché quartier generali militari appartenenti all'organizzazione terroristica della Jihad islamica che sono stati utilizzati durante le recenti operazioni".
La Svizzera sta inasprendo le misure di sicurezza presso l'ambasciata israeliana a Berna e il consolato israeliano a Ginevra dopo gli attacchi sferrati ieri dalla Striscia di Gaza contro lo Stato ebraico. L'Ufficio federale di polizia (fedpol) ha ordinato alle forze dell'ordine cantonali di apportare le necessarie modifiche. A rivelarlo è una portavoce di fedpol, raggiunta oggi da Keystone-ATS. Per non mettere a repentaglio l'efficacia dei provvedimenti, l'autorità non è entrata nel dettaglio riguardo a dove e in che forma le misure sono state adeguate.
Anche gli altri paesi si muovono
Procedure simili sono state avviate anche in altri Paesi europei. Ad esempio, in Germania e Francia la polizia ha dichiarato di aver rafforzato i controlli intorno alle sinagoghe e alle scuole ebraiche, così come nei paraggi dei memoriali. Nella Confederazione, la polizia cantonale è generalmente responsabile della protezione delle istituzioni religiose. Alcune di esse - 19 nel 2023 stando a fedpol - ricevono un sostegno finanziario per le misure di sicurezza.
È salito a 313 il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza, come reso noto dal ministero della Sanità del territorio palestinese controllato da Hamas, dove l'esercito israeliano ha preso di mira le postazioni del movimento armato per il secondo giorno consecutivo. Al momento le persone rimaste ferite nell'enclave palestinese sono 1'990, ha aggiunto il ministero in un comunicato, all'indomani della grande offensiva lanciata da Hamas contro Israele, che ha scatenato una nuova guerra tra le due parti.
350 i morti finora nell'attacco di Hamas
Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno reso noto dal canto loro che il numero di israeliani uccisi finora nell'attacco lanciato ieri da Hamas è salito ad almeno 350. Il portavoce Daniel Hagar, citato da Bbc, che ha riferito la cifra, ha ricordato che la priorità è ora quella di liberare le comunità dove si combatte ancora e di controllare i varchi nella recinzione con la Striscia di Gaza.
L'obiettivo di Israele è di evacuare entro le prossime 24 ore tutti i residenti delle cittadine vicino al confine con Gaza. Lo ha detto, citato dai media, il portavoce dell'esercito Daniel Hagari.
Hagari ha poi spiegato che ci sono ancora combattimenti a Kfar Aza, dove i soldati stanno cercando di liberare gli ostaggi presi sul posto da Hamas.
Gli Hezbollah libanesi filo-iraniani, che hanno rivendicato stamani il lancio di razzi dal Libano verso Israele, affermano che quest'ultimo per il momento non sembra voler aprire un nuovo fronte di guerra. "La risposta militare israeliana al lancio di razzi da parte della resistenza (Hezbollah) è stata contenuta e studiata, si è concentrata su zone agricole e boschive disabitate", ha detto poco fa Ali Shuayb, corrispondente della tv al Manar del partito armato filo-iraniano.
"Situazione calma"
Shuayb, presente nell'area di Kfar Shuba, poco lontano dalle contese Fattorie di Shebaa, ha affermato che "la situazione ora è molto calma, si sente solo il ronzio degli aerei spia (droni) israeliani sopra le nostre teste". "La reazione del nemico indica che per il momento non intende aprire una guerra nel fronte nord", hanno detto dallo studio televisivo di al Manar durante il collegamento in diretta col corrispondente Ali Shuyab.
La Porta di Brandeburgo a Berlino è stata illuminata con la bandiera israeliana in segno di solidarietà dopo il devastante attacco di Hamas. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha pubblicato una foto della porta su X, scrivendo: "In solidarietà con Israele".
La Porta Brandeburgo è il simbolo di Berlino, essendo rimasta per decenni a ridosso del muro e rappresentando fisicamente quindi anche la divisione e poi la riunificazione della città. Attraverso le sue sei colonne neoclassiche sormontate dalla celeberrima quadriga, nella notte tra il 30 e il 31 gennaio 1933 le formazioni naziste SA, SS e Stahlhelm marciarono alla luce di fiaccole e tra rulli di tamburi segnando la presa del potere da parte di Adolf Hitler.
Il capo dell'esercito svizzero Thomas Süssli ha interrotto anticipatamente ieri la sua sua visita in Israele, sulla scia dei recenti avvenimenti che hanno interessato lo stato ebraico. Nel frattempo la delegazione è rientrata nella Confederazione, ha indicato nella notte il Dipartimento federale delle difesa.
Il programma originale
Secondo i programmi la visita, cominciata venerdì, sarebbe dovuta durare sino a oggi: in data odierna era fra l'altro previsto un incontro con il capo dello stato maggiore generale delle forze armate israeliane, tenente generale Herzi Halevi. La visita di Süssli concerneva peraltro soprattutto la United Nations Truce Supervision Organisation (UNTSO), la missione delle Nazioni Unite che monitora il cessate il fuoco in Medio Oriente: per la prima volta gli osservatori militari dispiegati in loco saranno infatti guidati da un ufficiale elvetico.
L'Hezbollah libanese ha rivendicato di aver compiuto "tiri di artiglieria e lanci di razzi" su Israele dal territorio del Libano. L'esercito israeliano ha risposto con l'artiglieria. Hezbollah ha affermato di aver usato "un gran numero di colpi di artiglieria e di missili guidati" su posizioni israeliani nella zona contesa delle Fattorie di Sheeba, spiegando le modalità dell'operazione rivendicata questa mattina, alla quale Israele ha affermato di aver risposto.
L'attacco
"La resistenza islamica (Hezbollah, ndr) ha attaccato tre posizioni del nemico sionista nella zona occupata delle Fattorie di Sheeba libanesi (...) con un gran numero di colpi di artiglieria e di missili guidati", si legge in un comunicato del 'Partito di Dio' sciita libanese, che esprime "solidarietà" con gli attacchi massicci di ieri di Hamas.
La replica
Da parte sua l'esercito israeliano ha risposto a quelli che ha chiamato "colpi di mortaio provenienti dal Libano" con attacchi di artiglieria. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui i colpi provenienti dal Libano sono ricaduti nella "contesa regione di Monte Dov sul confine libanese". Successivamente - ha aggiunto il portavoce militare - un drone israeliano ha colpito "un'infrastruttura dell'organizzazione terroristica degli Hezbollah nell'area di Har Dov". L'esercito israeliano ha intimato ai residenti dell'Alta Galilea, che confina con il Libano, di restare al riparo nei rifugi.
Oltre 1'500 feriti
Nel frattempo, il numero degli israeliani feriti negli attacchi di Hamas è salito a 1'590. Lo ha detto il ministero della sanità del paese. Secondo funzionari medici citati dai media locali, più di 250 persone sono state uccise finora. Nel frattempo, almeno 232 palestinesi sono stati uccisi e 1'700 feriti dagli attacchi aerei israeliani su Gaza, ha detto il ministero della sanità locale
L'esercito israeliano ha dichiarato "lo stato di allerta di guerra". Lo riferisce il portavoce militare, ricordando che "l'organizzazione terroristica di Hamas ha cominciato un massiccio lancio di razzi verso il territorio israeliano". "Siamo in stato di guerra. Abbiamo 21 episodi in corso nel sud del Paese", ha ribadito il capo della polizia israeliana, Yaakov Shabtai. "Lo stato di emergenza" è stato esteso a tutto il territorio nazionale, come comunica il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant. E in un discorso alla nazione il premier israeliano Netanyahu ha detto che "l'esercito userà tutto la sua forza per scalzare Hamas".
Ore 21.58: "I palestinesi lascino Gaza"
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto ai palestinesi di "lasciare Gaza" e ha promesso di ridurre i nascondigli di Hamas a delle "rovine".
Ore 21.50: Il bilancio dei morti è salito a oltre 250
"Il bilancio delle vittime del massiccio attacco del gruppo terroristico Hamas contro Israele è salito a oltre 250 morti". Lo scrive The Times of Israel, citando funzionari medici, precisando che "il bilancio potrebbe continuare a salire. I feriti sono almeno 1450, molti dei quali gravi".
Nella Striscia di Gaza sono almeno 232 le persone uccise e 1650 quelle ferite negli attacchi aerei di rappresaglia israeliani.
Ore 21.46: "Ci vendicheremo con Hamas per questa giornata nera"
"Ci vendicheremo con Hamas per questa giornata nera". Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso alla nazione nel quale ha ribadito che "l'esercito userà tutto la sua forza per scalzare Hamas, li colpiremo ovunque".
"Quanto accaduto oggi non si era visto in Israele e farò in modo che non accada di nuovo". Secondo il premier "sarà una guerra per la quale occorrerà tempo, sarà difficile, giorni di sfida sono davanti a noi". Poi ha ammonito Hamas a "non torcere un solo capello agli ostaggi a Gaza". "Voi - ha aggiunto rivolgendosi a loro - fate parte della catena degli eroi di Israele e siamo tutti con voi".
Ore 21.21: Ripresi gran parte luoghi infiltrati da Hamas
Il portavoce militare ha fatto sapere che l'esercito israeliano ha ripreso il controllo di gran parte delle comunità di confine che sono state infiltrate dai miliziani armati di Hamas e della Jihad islamica. I luoghi - riferiti dai media - sono Sderot, Sofa, Kerem Shalom, Nirim, Naziv Hathara, Nir Oz, l'avamposto di Nahal Oz, Hulit, Nir Am, Nir Yitzhak, Sde Yemen, Magen e Urim.
Ore 21.17: Israele estende stato di emergenza a intero territorio
Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant ha esteso all'intero territorio nazionale "lo stato di emergenza". Lo ha fatto sapere l'ufficio di Gallant. Fino a poco tempo fa, l'emergenza si limitava ad un raggio di 80 chilometri dalla Striscia di Gaza.
Ore 21.16: 18 feriti sono in gravi condizioni
Il ministero della sanità israeliano ha aggiornato il numero dei feriti a seguito dell'attacco di Gaza, portando il nuovo bilancio ad oltre 1400. Secondo la stessa fonte, di questi 18 sono in gravi condizioni.
Ore 20.35: Altri razzi verso il centro di Israele e a Tel Aviv
Nuova salva di razzi nella zona centrale di Israele e su Tel Aviv dove sono risuonate a lungo le sirene di allarme. Numerose le esplosioni in cielo per l'intercettamento dei razzi da parte dell'Iron Dome.
Ore 20.13: A Gaza nuovo bilancio delle vittime
Il bilancio aggiornato dei palestinesi di Gaza rimasti uccisi oggi nei combattimenti con Israele è salito a 232. Lo aggiorna il ministero della sanità di Gaza. I feriti sono 1700. Queste cifre includono i membri dei "commando" di Hamas penetrati in Israele.
Ore 19.17: "Oltre 150 morti e 1100 feriti"
È salito ad oltre 150 il numero dei morti israeliani dopo l'attacco a Gaza, mentre i feriti sono 1100. Lo riportano le tv israeliane.
Ore 19.10: Israele blocca la fornitura di elettricità a Gaza
Israele interrompe la fornitura di elettricità alla Striscia di Gaza: lo ha annunciato il ministro dell'Energia israeliano.
Ore 18.15: Domani riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'ONU
Il Consiglio di sicurezza dell'ONU terrà una riunione di emergenza a porte chiuse domani pomeriggio alle 15, le 21 svizzere, sulla situazione in Medio Oriente dopo i drammatici attacchi a Israele. Lo comunica il Palazzo di Vetro.
Ore 17.29: "Israeliani portati a Gaza
"Israeliani sono stati portati a Gaza": lo ha detto il portavoce dell'esercito Daniel Hagari in un briefing con i giornalisti. Hagari ha detto anche che ci sono "soldati israeliani uccisi in combattimento" ma non ha fornito numeri, neanche sugli ostaggi. Ha poi spiegato che sono "centinaia i terroristi uccisi" dall'esercito e che "tutti terroristi di Hamas entrati in Israele saranno uccisi".
Ore 17.27: Biden condanna l'attacco: "Terrorismo non giustificato"
"Il terrorismo non è mai giustificato. Israele ha il diritto di difendersi e difendere la sua gente. Gli Stati Uniti mettono in guardia altre parti ostili a Israele a non cercare di approfittare della situazione. Il sostegno della mia amministrazione alla sicurezza di Israele è solido e incrollabile". Lo afferma il presidente statunitense Joe Biden condannando gli "orribili" attacchi contro Israele.
"Questa mattina ho parlato con il premier Netanyahu sugli orribili attacchi a Israele. Gli Stati Stati Uniti condannano inequivocabilmente questo spaventoso attacco dai terroristi di Hamas da Gaza", afferma Biden in una nota, sottolineando che la sua squadra continuerà a monitorare la situazione da vicino.
"Resterò in stretto contatto con il premier Netanyahu", aggiunge Biden, sottolineando che gli Stati Uniti sono a fianco di Israele e lo sostengono.
Ore 17.04: "Circa 200-300 i terroristi penetrati in Israele"
Sarebbero circa 200-300 i terroristi di Hamas ad essere entrati in Israele. Decine di questi sarebbero ancora nascosti all'interno del Paese. Lo riferiscono fonti della polizia israeliana a Haaretz, secondo quanto riferisce il Guardian.
Ore 16.45: Israele conferma ostaggi civili e militari a Gaza
L'esercito ha confermato ufficialmente che a Gaza ci sono ostaggi e prigionieri israeliani. Lo ha appreso l'emittente Canale 13. Si tratta di un numero, per ora non precisato, di civili e di soldati. Altri israeliani sono tenuti in ostaggio dai 'commando' di Hamas in due località di Israele vicine alla Striscia.
Ore 16.35: Nessuna informazione su eventuali vittime svizzere
Nessuna informazione su eventuali vittime svizzere degli attacchi che hanno interessato oggi Israele: il Dipartimento federale degli affari esteri ha indicato a Keystone-ATS di non essere a conoscenza di concittadini elvetici coinvolti. Il DFAE è in contatto con le autorità competenti e sono in corso ulteriori accertamenti. Attualmente circa 28'000 svizzeri sono ufficialmente registrati come residenti in Israele e nei Territori palestinesi.
Ore 16.10: Media, oltre 100 israeliani morti, 900 i feriti
Sono oltre 100 gli israeliani uccisi nell'attacco di Hamas dalla Striscia. Lo riferiscono i media locali che citano fonti mediche. Secondo le stessi fonti, i feriti sono arrivati a circa 900.
Ore 16: Gaza, il ministro della sanità palestinese parla di 198 morti e 1'600 feriti
Almeno 198 persone sono state uccise a Gaza: lo ha dichiarato il ministero della Sanità dell'enclave palestinese, dopo che i militanti di Hamas hanno lanciato una raffica di razzi contro Israele, che ha risposto con attacchi aerei. Il ministero ha dichiarato che fino alle 16.20 (le 14.20 svizzere) ci sono stati "198 martiri e 1'610 feriti con lesioni diverse" nel conflitto.
Ore 15.40: Alain Berset condanna l'attacco da Gaza
Il presidente della Confederazione Alain Berset ha condannato l'attacco a Israele dalla striscia di Gaza. "Chiediamo la fine immediata della violenza e il rispetto della protezione dei civili", ha affermato su X (ex Twitter). "Esprimo il mio più profondo cordoglio alle famiglie e ai parenti delle vittime", ha aggiunto il responsabile del Dipartimento federale dell'interno (DFI). In precedenza era già giunta la condanna ufficiale della Svizzera attraverso i canali del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).
Ore 14.50: Gaza: "161 morti, inclusi commando di Hamas"
Il ministero della sanità di Gaza ha indicato che nelle prime ore di conflitto con Israele sono rimasti uccisi numerosi palestinesi: secondo il ministero i morti sono 161 e i feriti 931. In queste cifre - fanno notare fonti di Gaza - sono inclusi anche i membri dei 'commando' di Hamas penetrati in Israele, uccisi in combattimenti con l'esercito israeliano.
Ore 14.45: I tre obiettivi di Netanyahu
In queste ore Israele si è prefisso tre obiettivi: "riprendere il controllo nelle zone in cui si sono infiltrate le forze nemiche, far pagare al nemico un prezzo enorme, anche a Gaza, e rafforzare gli altri fronti perchè nessuno compia l'errore di associarsi a questa guerra". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu aprendo una seduta straordinaria del consiglio dei ministri. "Siamo in guerra ed in guerra occorre mantenere il sangue freddo", ha aggiunto. "Faccio appello a tutti i cittadini affinché si uniscano per raggiungere il nostro obiettivo finale: una vittoria nella guerra".
Ore 14.35: Le condanne
"Gli Stati Uniti condannano gli attacchi dei terroristi di Hamas contro i civili israeliani. Non c'è mai giustificazione per il terrorismo. Siamo fermamente accanto al governo e al popolo di Israele". Ha detto Adrienne Watson, la portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. "Questo è un precipizio pericoloso e faccio appello a tutti affinché si tirino indietro dal baratro". Ha affermato invece il coordinatore speciale Onu per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, esprimendo profonda preoccupazione per i civili. "Condanno con veemenza l'assalto su più fronti di questa mattina", ha aggiunto, che ha provocato "scene orribili di violenza e molte vittime e feriti israeliani. Sono attacchi atroci contro i civili e devono essere fermati immediatamente".
Dal canto suo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha fatto le sue "condoglianze a coloro che hanno perso parenti o amici negli attacchi terroristici", rimarcando che "il diritto di Israele all'autodifesa è fuori questione. Il terrorismo non dovrebbe avere un posto nel mondo, perché è sempre un crimine, non solo contro un paese specifico o contro le proprie vittime, ma è contro l'umanità in generale e contro il mondo intero". "Abbiamo fede che l'ordine sarà ristabilito e che i terroristi saranno sconfitti", ha aggiunto Zelensky, che ha comunicato l'allestimento di un centro operativo per gli ucraini che vivono in Israele per chi volesse assistenza o informazioni.
Ore 14.30: "Oltre 40 gli israeliani morti"
I servizi di pronto soccorso (Magen David Adom) hanno riferito che sono oltre 40 i morti israeliani a seguito della guerra lanciata da Hamas. I feriti sono - secondo la stessa fonte - 740.
Ore 14.05: Jihad islamica: "Iniziata la liberazione della Palestina"
"Oggi è una giornata storica", ha detto poco fa un dirigente della Jihad islamica palestinese in Libano, commentando l'offensiva di Hamas contro Israele. "La resistenza (palestinese) è passata dalla difensiva all'offensiva", dice Shakib al Ayni parlando al quotidiano libanese L'Orient-Le Jour. "Questa operazione è l'inizio della liberazione della Palestina", ha detto il dirigente palestinese in esilio.
Ore 14: L'esperto: "Mai visto un attacco così"
Non si era mai visto un attacco del genere a partire dalla striscia di Gaza e le conseguenze saranno di vasta portata, come è stato il caso per la guerra del Kippur del 1973: è l'opinione di Michel Wyss, esperto di conflitti irregolari presso l'Accademia militare del Politecnico federale di Zurigo. "In passato ci sono stati ripetuti conflitti armati tra Israele e i gruppi armati nella Striscia di Gaza: ma non avevamo mai visto un attacco del genere: questa escalation è un'operazione su larga scala", afferma Wyss in un'intervista al portale 20 Minuten. "L'attacco di stamani ha ovviamente seguito una logica militare di sorpresa e inganno. È un attacco coordinato che sembra essere stato pianificato con molto anticipo. Non si è trattato di un'escalation spontanea di violenza. L'attacco con razzi è probabilmente servito come diversivo e allo stesso tempo Hamas ha effettuato una massiccia infiltrazione nel sud di Israele. Un approccio simile è stato utilizzato dagli Hezbollah libanesi nel 2006 nell'area di confine settentrionale, cosa che all'epoca ha scatenato la seconda guerra del Libano. A quanto pare, i gruppi di Gaza hanno copiato queste tattiche".
Le tempistiche dell'attacco
Difficile dire perché Hamas colpisca proprio ora. "Ma il fatto che sia il cinquantesimo anniversario della guerra del Kippur e che Israele stia celebrando Simchat Torah mi sembra più di una semplice coincidenza. Anche allora la guerra era iniziata con un attacco a sorpresa e uno shock per Israele". "Si può presumere che Israele reagirà in modo drastico", prosegue lo specialista. "In primo luogo, dovrà cercare di neutralizzare il pericolo a sud il più rapidamente possibile. Secondo le sue stesse dichiarazioni, i combattenti di Hamas e altri gruppi stanno ancora trasportando ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza, compresi civili e soldati, uomini e donne. L'aviazione israeliana sta già effettuando attacchi aerei contro obiettivi nella striscia di Gaza per mettere Hamas e altri gruppi sulla difensiva e, d'altra parte, per dissuaderli da un'ulteriore escalation". È poi probabile che Israele conduca un'operazione militare di terra a Gaza per eliminare le infrastrutture militari di Hamas e di altri gruppi, nonché per liberare gli ostaggi israeliani. "Quest'ultima operazione, ovviamente, comporta rischi e pericoli elevati".
Una situazione imprevista
A quanto pare - osserva lo specialista - gli ambienti della sicurezza in Israele non avevano previsto l'attacco, forse perché semplicemente non ci si aspettava che Hamas cercasse un'escalation. "A questo proposito, si evidenziano ulteriori parallelismi con la guerra dello Yom Kippur del 1973: proprio come allora, l'attacco odierno avrà probabilmente conseguenze di vasta portata, sia a livello militare che di intelligence e politico", conclude l'esperto.
Ore 13.30: Mosca chiede un cessate il fuoco
La Russia è in contatto con le autorità israeliane, palestinesi e dei Paesi arabi e invita le parti in conflitto a cessare il fuoco. Lo ha dichiarato alla Tass il rappresentante speciale del presidente russo per il Medio Oriente e i paesi africani e viceministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov. "Si tratta di una ricaduta di un conflitto che dura da 75 anni. Mosca è in contatto con tutte le parti, compresi i Paesi arabi. Chiediamo un cessate il fuoco immediato e la pace", ha detto, commentando l'aggravarsi del conflitto israelo-palestinese.
Ore 13.20: Teheran: "Siamo fieri dei combattenti palestinesi"
"Ci congratuliamo con i combattenti palestinesi": lo ha detto il consigliere della Guida suprema iraniana Ali Khamenei, Rahim Safavi, dopo gli attacchi di Hamas su Israele. "Saremo al fianco dei combattenti palestinesi fino alla liberazione della Palestina e di Gerusalemme", afferma, secondo quanto riporta l'agenzia semi-ufficiale iraniana Isna.
Ore 11.30: Un primo bilancio
I media israeliani stanno aggiornando il numero delle vittime che sarebbero salite a 22. Tra loro anche alcuni giovani soldati in servizio lungo i confini con Gaza. Oltre 200 i feriti. Dalla prima mattina di oggi la popolazione vede nutriti lanci di razzi verso Israele, parte dei quali sono intercettati dalle batterie di difesa israeliane Iron Dome. L'attacco - riferiscono fonti locali - è iniziato mentre i bambini si stavano recando a scuola. Al suono delle sirene, risuonate anche a Tel Aviv e Gerusalemme, sono subito rientrati nelle loro case.
Ore 11: Netanyahu: "Non è un'operazione è proprio una guerra"
"Cittadini di Israele siamo in guerra e non è solo un'operazione, è proprio una guerra". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu aggiungendo di aver dato l'ordine all'esercito di richiamare i riservisti e di "rispondere alla guerra con irruenza e un'ampiezza che il nemico non ha conosciuto finora". "Il nemico - ha sottolineato - pagherà un prezzo che non ha mai dovuto pagare. Vinceremo".
Ore 10.30: La condanna del DFAE
La Confederazione condanna gli attacchi in corso contro Israele e chiede che la sua popolazione civile venga protetta in ogni momento. Lo si legge in un commento diramato oggi sul social "X" da parte del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). "Chiediamo che venga immediatamente cessata ogni violenza", ha scritto il DFAE, dopo che l'esercito israeliano ha dichiarato questa mattina lo stato di guerra a seguito degli attacchi a sorpresa da parte dei miliziani di Hamas.
Ore 9.30: Vi sarebbero degli ostaggi
Secondo notizie dei media - ma non confermate ufficialmente - miliziani di Hamas infiltrati nel sud di Israele avrebbero preso in ostaggio dei civili israeliani. In particolare - secondo Haaretz - nella cittadina di Ofakim a ridosso della Striscia di Gaza. Stando al quotidiano, a Sderot i miliziani di Hamas sarebbero entrati nella locale stazione di polizia. Sono segnalati anche diversi scontri a fuoco. Eguali notizie riferite anche dalla tv - sebbene non confermate ufficialmente - riferiscono di soldati israeliani presi in ostaggio da Hamas.
Ore 9: "Hamas ha lanciato una guerra"
Hamas "ha commesso un grave errore questa mattina e ha lanciato una guerra contro lo Stato di Israele", ha affermato il ministro della difesa Yoav Gallant aggiungendo che l'esercito "sta combattendo contro il nemico in ogni luogo. Invito tutti i cittadini israeliani a seguire le istruzioni di sicurezza. Lo Stato di Israele - ha concluso - vincerà questa guerra". Hamas, dal canto suo, ha affermato di aver già lanciato contro Israele "5'000 razzi" nella fase di apertura della operazione "Alluvione al-Aqsa", per "porre fine ai crimini di Israele", si legge in un comunicato. Ieri decine di migliaia di sostenitori della Jihad islamica si erano raccolti in piazza a Gaza per celebrare l'anniversario della fondazione del movimento.
Ore 8.40: Operazione "Alluvione al-Aqsa"
Mentre Israele ha deciso il richiamo dei suoi riservisti, il capo dell'ala militare di Hamas a Gaza Mohammad Deif ha annunciato l'inizio della operazione "Alluvione al-Aqsa", riferendosi al nutrito lancio di razzi e all'ingresso di miliziani armati dalla Striscia verso Israele. "Abbiamo avvisato più volte il nemico sionista - ha detto Deif - ma abbiamo sempre avuto dei rifiuti". Deif ha precisato che l'operazione rappresenta una reazione "alla profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme" e al costante rifiuto da parte di Israele di "liberare i nostri prigionieri". Ha affermato che i miliziani hanno avuto ordine di "non uccidere donne e bambini". Ha anche fatto appello a tutti i palestinesi di unirsi alla lotta armata. "Il nemico - ha detto - è più debole di quanto non si pensi". Questo testo è stato diffuso sul web da Hamas che, come in passato, ha mostrato solo un profilo oscurato del volto di Deif.
Il Governo svizzero invita ufficialmente i cittadini elvetici ad astenersi dal recarsi in Israele, paese interessato da massicci attacchi con razzi provenienti dalla striscia di Gaza. "Fino a quando la situazione non sarà chiarita si sconsigliano viaggi turistici e altri viaggi non urgenti in Israele", afferma il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sul suo sito internet. "Non si può escludere un deterioramento della situazione della sicurezza", aggiungono i funzionari bernesi, che hanno già espresso la loro condanna nei confronti degli attacchi in corso. Chi deve recarsi in Israele per motivi impellenti è invitato a informarsi della situazione attuale attraverso i media e i tour operator, prima e durante il viaggio. Il DFAE mette anche in guardia dal partecipare a manifestazioni e ad assembramenti di persone. Gli spostamenti all'interno del paese ebraico dovrebbero essere ridotti al minimo.
Voli sospesi
Swiss sospenderà fino a nuovo avviso i suoi voli per Tel Aviv a partire da stasera, sulla scia del deteriorarsi della situazione politica in Israele: dopo un esame approfondito delle condizioni di sicurezza verranno per contro operati due voli questo pomeriggio (da Zurigo a Tel Aviv e da Tel Aviv a Zurigo), ha indicato la compagnia aerea a Keystone-Ats.
In forse la partita Israele-Svizzera
La partita di calcio fra le nazionali di Israele e Svizzera, che dovrebbe svolgersi giovedì 12 ottobre a Tel Aviv, è in forse, dopo il massiccio lancio odierno di razzi verso il territorio dello stato ebraico. In un comunicato l'Associazione svizzera di football (ASF) afferma di essere venuta a conoscenza della situazione in Israele con grande rammarico. L'organismo è in contatto con la UEFA, l'Ufficio federale di polizia (Fedpol) e con l'ambasciata elvetica in Israele. Sarà la UEFA a decidere se l'incontro, valido per le qualificazioni ai campionati europei del 2024, potrà avere luogo. Lunedì la nazionale prevede di riunirsi come previsto a Zurigo. Il volo per Israele è in agenda martedì.
Prosegue la visita del capo dell'esercito svizzero
Da ieri in Israele, il capo dell'esercito Thomas Süssli prosegue la sua visita, che dovrebbe terminare domani: il comandante di corpo e la delegazione che lo accompagna non si trovano nel settore colpito dai razzi che hanno investito oggi lo stato ebraico, ha indicato il Dipartimento della difesa a Keystone-Ats. La situazione sarà costantemente riesaminata e saranno possibili cambiamenti. La sicurezza ha la massima priorità, fanno sapere i funzionari bernesi. La visita di Süssli concerne soprattutto la United Nations Truce Supervision Organisation (UNTSO), la missione delle Nazioni Unite che monitora il cessate il fuoco in Medio Oriente; per la prima volta gli osservatori militari dispiegati in loco saranno guidati da un ufficiale elvetico;