Sudan
I primi cittadini svizzeri sono stati espatriati
Foto Shutterstock
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Federico Marino
2 anni fa
Il DFAE conferma l'inizio dell'evacuazione dei cittadini rossocrociati. Non è ancora chiaro il ruolo di Roma; il ministro Tajani aveva annunciato che l'operazione italiana avrebbe visto anche il trasporto di cittadini svizzeri.

L'ambasciata svizzera in Sudan è stata chiusa. L'annuncio è arrivato poco fa sul profilo twitter di Ignazio Cassis. Stando a quanto riporta il Cdt, inoltre, tutti i funzionari e i loro accompagnatori stanno bene. Due persone sarebbero in viaggio verso l'Etiopia, mentre il resto della rappresentanza è stato trasferito a Gibuti grazie al supporto della Francia. Non sono ancora arrivate conferme o smentite in merito alla presenza di cittadini svizzeri sul volo di rimpatrio italiano, come annunciato dal ministro Tajani questa mattina. I voli in questione sono già partiti dal Sudan questo pomeriggio. 

Le dichiarazioni di Tajani

Il capo della Farnesina ha affermato di aver parlato con entrambi i leader delle fazioni che stanno dando vita a scontri mortali nel paese. Questi avrebbero dato a Tajani delle garanzie sul rispetto delle procedure di evacuazione: "entrambi si sono detti favorevoli a lasciar passare il convoglio". I tempi di svolgimento dovrebbero essere brevi: "nelle prossime ore speriamo di mettere in sicurezza tutti quelli che desiderano farlo". Ad occuparsi dell'operazione saranno i soldati italiani, di cui non è stato rivelato il numero per motivi di sicurezza. Secondo il Dipartimento Federale degli Affari Esteri sono circa un centinaio gli svizzeri che si trovano in Sudan.
Berna non ha ancora preso posizione ufficiale sull'operazione di evacuazione in questione. Le uniche conferme arrivate dal DFAE vertono sul supporto dato dalla Francia ai cittadini svizzeri nel paese. 

Un problema che si è riproposto

Negli scorsi giorni il Governo, come riporta Cdt, aveva affermato che solo una dozzina dei circa 100 cittadini svizzeri aveva affermato la volontà di essere rimpatriati. Ciò era ritenuto tuttavia impossibile, dato che la Svizzera non dispone di un velivolo militare di trasporto. Il DFAE aveva affermato di essere al lavoro per vagliare tutte le possibili soluzioni. La stessa mancanza, riporta sempre il Cdt, era emersa nel 2021, quando il Dipartimento Federale degli Affari Esteri aveva dovuto noleggiare un aereo Swiss per espatriare i cittadini rossocrociati dall'Afghanistan.
Anche nel caso del Sudan, il DFAE ha confermato nuovamente in serata - come riportato dal Cdt - che la Confederazione non organizza il rimpatrio dei suoi cittadini, ma che sta collaborando con partner e paesi terzi.

La situazione in Sudan

Dal 15 aprile i due generali che avevano avuto accesso al potere grazie al loro putsch del 2021 hanno scatenato scontri senza riserve. Le violenze, che hanno toccato soprattutto Khartoum e Darfour, hanno causato più di 420 morti e 3700 feriti secondo l'Oms. Diversi paesi si sono attivati per rimpatriare i propri cittadini. Nelle scorse ore un convoglio di rimpatrio francese è stato vittima di un attacco. Le due fazioni - militari e paramilitari sudanesi - si sono reciprocamente accusati della grave infrazione del diritto internazionale. Il Ministro degli esteri egiziano ha inoltre reso noto che un membro della ambasciata nel paese è stato raggiunto da un colpo d'arma da fuoco, rimanendo ferito.