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Il "Day After" di Trump: gli analisti commentano le prime mosse del tycoon
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Ats
13 ore fa
Un numero crescente di economisti ritiene che la Federal Reserve potrebbe alzare i tassi di interesse entro la fine dell'anno, a causa della potenziale inflazione legata ai dazi e alle politiche di immigrazione proposte da Trump.

Le prime mosse del presidente americano Donald Trump erano molto attese: all'indomani del suo discorso di insediamento ecco i commenti di alcuni analisti sugli scenari futuri che si aprono per l'economia globale. Per John Plassard, specialista degli investimenti di Banca Mirabaud, l'insediamento del tycoon ha scatenato reazioni contrastanti in tutto il mondo. L'ottimismo è elevato nei paesi Brics, in particolare in India, dove oltre l'80% degli intervistati vede con favore il suo secondo mandato, ritenendo che sarà vantaggioso per la propria nazione. Alleati tradizionali come la Corea del Sud, il Regno Unito e gli Stati dell'Ue esprimono un notevole pessimismo, che riflette la preoccupazione di un ulteriore indebolimento dell'"Occidente" geopolitico. Un numero crescente di economisti ritiene che la Federal Reserve potrebbe alzare i tassi di interesse entro la fine dell'anno, a causa della potenziale inflazione legata ai dazi e alle politiche di immigrazione proposte da Trump.

I punti principali

Secondo Jochen Stanzl, analista di CMC Markets, una maggiore produzione di petrolio, nessuna indicazione di sostegno alle criptovalute e dazi contro Messico e Canada sono i tre punti chiave del discorso inaugurale di Trump per gli investitori. La speranza è che il tycoon risparmi l'Unione Europea e la Germania con i dazi fino a dopo le elezioni parlamentari tedesche (il 23 febbraio), poiché il governo teutonico uscente non è certo in grado di reagire ai cambiamenti nelle relazioni commerciali con gli Stati Uniti. Ma prima o poi Trump avrà la Germania nel mirino: l'industria automobilistica americana è troppo importante per lui e la Germania è in cima alla lista dei concorrenti.

"Volatilità e imprevdibilità"

Ipek Ozkardeskaya, analista di Swissquote, dà il benvenuto nel "Trump 2.0", dove gli investitori riceveranno una buona dose di adrenalina, volatilità e imprevedibilità. Sorprendentemente, Trump non ha colpito la Cina nei primi minuti della sua presidenza. Secondo il Wall Street Journal, sta rivedendo gli scambi e le relazioni economiche con Cina, Canada e Messico. Ciò fa sperare che le politiche commerciali non saranno così aggressive come promesso.

Le domande aperte

Per Arthur Jurus, direttore degli investimenti di Oddo BHF Svizzera, sulle intenzioni del neopresidente non c'è molto da scoprire: dal 2016 Trump ha difeso senza sosta le stesse idee come parte della sua strategia "Make America Great Again", ovvero lotta all'immigrazione clandestina, riduzione della pressione fiscale e dei regolamenti, nonché edificazione di barriere doganali. La differenza rispetto al primo mandato è che il tycoon è più preparato, ha una squadra più fedele e si è posto obiettivi più ambiziosi rispetto a otto anni fa. Non c'è dubbio che i dazi saranno aumentati, ma quando, a quale livello, su quali Paesi e su quali prodotti? Sono tutte domande aperte, vista l'ampia gamma di proposte presentate negli ultimi mesi. L'incertezza potrebbe rivelarsi più dannosa dei dazi stessi. È un'illusione credere che l'economia statunitense ne sia immune: Le entrate doganali aggiuntive non copriranno mai i tagli fiscali promessi a famiglie e imprese. Le farneticazioni di Elon Musk sui tagli alla spesa federale non sono realistiche e il deficit di bilancio è destinato ad aumentare.

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