
I giornalisti del "New York Times" hanno vinto il premio Pulitzer per il miglior giornalismo internazionale per la copertura dell'attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre, il fiasco dell'intelligence israeliana e la vasta risposta militare di Israele. Lo ha annunciato oggi la Columbia University al diffondere i nomi dei vincitori della 108esma edizione del riconoscimento considerato una delle più prestigiose onorificenze mondiali per il giornalismo, i successi letterari e le composizioni musicali. Venne istituito dal giornalista ungherese-statunitense Joseph Pulitzer nel 1917. I fotografi della Reuters hanno a loro volta vinto il Pulitzer nella categoria immagini breaking news per gli scatti del 7 ottobre e delle prime settimane dell'assalto di Israele su Gaza.
Per "i coraggiosi reporter e operatori di media" a Gaza
Negli ultimi anni la giuria del Pulitzer aveva deliberato omaggi anche ai giornalisti al lavoro nelle guerre in Ucraina e Afghanistan. Quest'anno a ricevere l'omaggio sono stati "i coraggiosi reporter e operatori di media" a Gaza: "in circostanze orribili - viene affermato -, un numero straordinario di giornalisti sono morti nello sforzo di raccontare la storia di palestinesi e altri a Gaza, una guerra che ha reclamato anche le vite di poeti e scrittori". Un premio Pulitzer è andato anche al "Washington Post" per gli editoriali del columnist Vladimir Kara-Murza dal carcere in Russia. Kara-Murza è in prigione dall'aprile 2022. Ha scritto commenti sul presidente russo Vladimir Putin e l'invasione dell'Ucraina.
Premiata anche la scrittrice messicana Cristina Rivera Garza
Inoltre, la scrittrice messicana Cristina Rivera Garza, professoressa al College of Liberal Arts and Social Sciences dell'Università di Houston, in Texas, è stata insignita del Premio Pulitzer al memoir e all'autobiografia per il libro "L'invincibile estate di Liliana", denuncia del femminicidio di sua sorella avvenuto nel 1990. "El invencible verano de Liliana", che gareggiava contro "The Best Minds: A story of Friendship, Madness and the Tragedy of Good Intentions", di Jonathan Rosen, e "The Country of the Blind: A Memoir at the End of Sight", di Andrew Leland, è stato scelto perché è "una storia che mescola memorie, giornalismo investigativo femminista e biografia poetica uniti a una determinazione nata dalla perdita", secondo l'organizzazione Pulitzer.