Tradizione, storia, riti ripetuti nei secoli per salutare i nuovi presidenti statunitensi nei loro Inauguration day (giorno dell'investitura) fanno da cornice ad una giornata intensissima, scandita da quasi dodici ore di appuntamenti.
Ecco alcune delle curiosità e dei principali simboli della tradizione che accompagneranno il rientro di Donald Trump nella Stanza ovale della Casa bianca.
Le cinque bandiere
Issate sul colonnato d'ingresso di Capitol Hill sono realizzate a mano da Lucille Rodriguez, a capo di un team di sarte del Dixie Flag and Banner di San Antonio (Texas). Sono grandi 7,5 metri ognuna: due bandiere ai lati sono le Besty Ross, i vessilli a tredici stelle che rappresentano le tredici colonie che si ribellarono alla corona britannica e diedero vita ai primi stati dell'unione nel 1776. A fianco altre due bandiere, questa volta a 27 stelle, a ricordare quando nel 1845 fu aggiunto il 27esimo stato, la Florida, che è anche quello dove risiede il presidente entrante. Al centro, infine, la bandiera a 50 stelle, quella attuale a rappresentare dal 1959, con l'entrata delle Hawaii, gli attuali 50 Stati.
Il menù a tavola
Il menù del pranzo ufficiale che segue il giuramento, alla Statuary Hall del Campidoglio, è rimasto "top secret" fino all'ultimo momento. Ma è scontato che rappresenti le tradizioni della tavola americana, forse con un accenno ai piatti tipici della Florida e dell'Ohio, gli Stati di Trump. Nel 2017, per il suo primo insediamento, furono scelti piatti a base di aragosta del Maine e gamberi del Golfo con crumble di arachidi e salsa allo zafferano oltre a un piatto di manzo Seven Hills Angus alla griglia con cioccolato fondente, gratin di patate e sugo di ginepro. Dall'insalata di Ronald Reagan ispirata alla California all'aragosta del New England di John F. Kennedy, il background dei presidenti si è sempre riflesso sui pranzi inaugurali anche se alcuni furono di bassissimo profilo, come il menù per Franklin D. Roosevelt che nel 1945, con il paese ancora in guerra, prevedeva una normalissima e semplice insalata di pollo.
Le bibbie
Trump giurerà su due volumi. Quello usato da Abraham Lincoln nel 1861 e uno che gli è stato regalato dalla madre nel 1955, subito dopo la fine delle scuole elementari in occasione del giorno dei bambini. Sono le stesse bibbie su cui giurò nel 2017. La bibbia di Lincoln è stata usata anche da Barack Obama per l'insediamento nei suoi due mandati. Storicamente ogni presidente ha la bibbia di famiglia: due sono rimaste famose, quella con cui Lincoln giurò il 4 marzo 1861 (gli era stata regalata poco prima perché la sua non arrivò in tempo) e quella di George Washington, utilizzata per la prima volta dal presidente degli Stati Uniti d'America il 30 aprile 1789. Quest'ultima è stata successivamente utilizzata da diversi presidenti fra i quali Dwight D. Eisenhower (20 gennaio 1953), Jimmy Carter (20 gennaio 1977) e George H. W. Bush (20 gennaio 1989). Anche George W. Bush avrebbe dovuto giurare sulla bibbia di Washington, ma il mal tempo non lo consentì. Il vicepresidente James David Vance (conosciuto come J.D. Vance), il cui giuramento avviene storicamente poco prima delle 12.00 (l'ora in cui scocca quello del presidente eletto) userà invece una bibbia regalatagli dalla madre nel 2003 quando lasciò casa per unirsi ai Marine Corp.
L'usanza del tè
Nella tradizionale accoglienza alla Casa Bianca da parte della coppia presidenziale uscente a quella entrante, è stato consumato il tè a quattro, dopo la messa nella cosiddetta chiesa dei presidenti - la St John's Church di Washington - che ha aperto la giornata dell'Inauguration day. Nella teiera l'American Classic Tea, il tè ufficiale della Casa Bianca dal 1987 ufficialmente designato come bevanda alberghiera della Carolina del Sud, in riconoscimento dell'impegno unico e storico dei suoi proprietari. La tradizione del tè ebbe inizio nel 1837 con i presidenti Martin Van Buren e Andrew Jackson. Nel 2021, tuttavia, Trump non ha invitato Biden per il tè, rompendo la tradizione sulla scia delle roventi polemiche sul risultato elettorale del 2020.
Il trasloco
Mentre nella capitale si susseguivano gli appuntamenti e le cerimonie, alla Casa Bianca iniziava il lavoro di una vera e propria task force che ha avuto poco più di cinque ore per traslocare le valigie e le cose della coppia presidenziale uscente e sistemare i bagagli di quella entrante in quello che gli addetti ai lavori definiscono tradizionalmente "il caos organizzato".