Centinaia di manifestanti oggi sono scesi per le strade di Zahedan, nel sud-est dell'Iran, la stessa città dove lo scorso 30 settembre le forze dell'ordine uccisero nella repressione delle manifestazioni almeno 93 persone, in quello che è stato definito il "Venerdì di sangue".
"Morte al dittatore"
I manifestanti, per lo più giovani uomini, hanno urlato "Morte al dittatore", riferendosi al leader supremo Ayatollah Ali Khamenei, stando ai video condivisi sui social media. Gli slogan odierni dei manifestanti hanno fatto eco a quelli cantati durante le proteste a livello nazionale contro l'uccisione di Mahsa Amini, la donna iraniana di 22 anni, di origine curda morta in custodia il 16 settembre tre giorni dopo essere caduta in coma in seguito al suo arresto, e alle percosse ricevute, per avere violato il rigido codice di abbigliamento della Repubblica islamica per le donne.
Focolaio di tensioni
Zahedan, capoluogo della provincia del Sistan e Belucistan, è una delle poche città a maggioranza sunnita nell'Iran prevalentemente sciita. Questa provincia povera confina con l'Afghanistan e il Pakistan, ed è un focolaio di tensioni e scontri tra bande di narcotrafficanti, ribelli di minoranza baluci e gruppi estremisti musulmani sunniti.