Il panorama culinario, com'è noto, è sempre più vasto e, per certi versi, più 'liquido'. Infatti sono sempre più in voga, anche alle nostre latitudini, gli eventi come gli 'Street Food Festival' e la presenza di 'Food Truck' ad ogni angolo delle strade cittadine. Il cibo 'mordi e fuggi' a basso costo però non piace a tutti, anzi, sono sempre di più i ristoratori che vedono di cattivo occhio questo fenomeno.
Come riporta La Repubblica, in Italia la situazione è al limite della concorrenza sleale. Infatti, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi (FIPE) ha recentemente lanciato 'Per non mangiarsi il futuro', un progetto che ha lo scopo di sensibilizzare le persone sulla concorrenza leale e su un mercato libero, ma corretto, sostenuto da un manifesto firmato già da oltre 80 chef, compresi figure del calibro di Carlo Cracco e Claudio Sadler.
Secondo le Federazione, il mercato, nonostante sia florido, è minato "da scelte politiche che incentivano settori che effettuano somministrazione senza essere sottoposti alle stesse regole dei pubblici esercizi in generale, come gli operatori del settore agricolo, i circoli privati, gli home restaurant (che pure due anni fa furono regolati da una legge che fece molto discutere, ndr) e allo street food". Una questione complessa, sottolinea la FIPE "perché se non ti chiami 'pubblico esercizio' non importano i servizi igienici, gli spazi per il personale, gli ambienti di lavorazione a norma" e tanto altro ancora.
Degli elementi che la Federazione giudica discriminatori e rischiosi peché favoriscono sempre di più la nascita di locali "nei quali si tagliano "perché se non ti chiami 'pubblico esercizio' non importano i servizi igienici, gli spazi per il personale, gli ambienti di lavorazione a norma".
Per questi motivi la FIPE ha proposto di regolamentare maggiormente il panorama della ristorazione in modo da impedire la concorrenza sleale tra commercianti e ristoratori.
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