L'Italia ha dichiarato guerra preventiva alla carne coltivata. Lo scorso 16 novembre, la Camera dei deputati ha dato il via libera alla legge proposta dal Ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. Ieri è giunta anche la firma del presidente Sergio Mattarella, che voci di corridoio dei palazzi romani davano per non scontata: il capo dello Stato italiano, infatti, avrebbe nutrito timori di ordine procedurale e politico, ovvero che il Governo di Giorgia Meloni non notificasse la legge all'Ue e non accettasse eventuali osservazioni di Bruxelles.
Obbligo di notifica
Per la legge contro la produzione e la vendita di carne coltivata, infatti, non è detta l'ultima parola: questa spetta proprio all'Unione europea. Gli Stati membri sono tenuti a informare la Commissione europea della promulgazione di norme interne che potrebbero entrare in conflitto con le regole del mercato unico, in questo caso la libera circolazione delle merci. Ad avere convinto Mattarella a firmare la legge, c'è stata la promessa dell'Esecutivo di dare notizia del divieto all'Ue, ma anche il suo formale impegno "a conformarsi a eventuali osservazioni che dovessero essere formulate dalla Commissione nell’ambito della procedura di notifica".
Divieto "preventivo"
Roma è la prima capitale europea a vietare la produzione e la commercializzazione di carne coltivata. L'Unione europea considera la carne coltivata in laboratorio un nuovo tipo di derrata alimentare: deve quindi ottenere l’approvazione dell’Efsa, che è l’autorità per la sicurezza alimentare europea. Si può dire che il divieto italiano sia "preventivo": finora non è infatti stata presentata alcuna richiesta di commercializzazione di carne coltivata sul territorio dell'Unione, ma in caso di approvazione da parte dell’Efsa, il prodotto potrà essere venduto in tutti e 27 gli Stati membri, Italia inclusa. Bruxelles ha tre mesi di tempo (prolungabili a sei) per esprimersi sulla legge italiana, ma esperti di diritto europeo hanno già sollevato dubbi sulla compatibilità del divieto con le regole del mercato Ue.
A tutela "della salute umana e del patrimonio agroalimentare"
Secondo Francesco Lollobrigida, il divieto di carne coltivata tutela "la salute umana e il patrimonio agroalimentare". Il ministro si è pure dichiarato contrario ad altre iniziative legate a nuove forme di cibo, come la produzione di farine di insetti. Un fortissimo lavoro di lobbying a favore della legge è stato svolto da Coldiretti, l'associazione di categoria del settore agricolo italiano. Dopo il voto della Camera dei deputati, all'esterno di Palazzo Chigi si è arrivati molto vicini allo scontro fisico tra il presidente di Coldiretti e il segretario del partito Più Europa, fra i principali oppositori del divieto.
Cos'è la carne coltivata
La produzione di carne coltivata consiste nell'utilizzo di cellule di animali usati per l'allevamento da carne, coltivate e fatte crescere in laboratorio. Possono essere utilizzate cellule staminali o cellule satellite, che rigenerano e riparano i muscoli. Oggi solo due Paesi al mondo consentono la vendita di carne coltivata: si tratta di Singapore e degli Stati Uniti. Lo scorso giugno, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha approvato la produzione e la vendita di carne di pollo da parte di due aziende che collaboreranno con altrettanti ristoranti, nella speranza di potere commercializzare in seguito i loro prodotti su larga scala.