Per il violentissimo terremoto che ieri mattina ha devastato un'area a cavallo fra Turchia e Siria si sono subito mossi gli aiuti internazionali. Anche la Svizzera ha risposto presente: rispondendo a una richiesta di assistenza da parte delle autorità locali, Berna ha inviato nel Sud della Turchia una squadra di soccorso composta da circa 80 persone e otto cani da ricerca. Inviare un'équipe del genere è impegnativo ed è frutto del lavoro della catena svizzera di salvataggio, che "fa capo non solo al Corpo svizzero di aiuto umanitario della Confederazione, di cui io faccio parte, ma anche ad altre sette organizzazioni, fra cui il Servizio sismico svizzero, i cani da ricerca di Redog, l'aeroporto di Zurigo-Kloten o l'Esercito".
Capitale tranquilla
A svelarci la complessa organizzazione dietro ai soccorsi rossocrociati in Turchia è Claudio Valsangiacomo, attivo presso il Corpo svizzero di aiuto umanitario. Quando lo raggiungiamo si trova a Kiev, dove si trova "per una missione umanitaria che ha lo scopo di garantire l'accesso all'acqua potabile in diverse città del Sud dell'Ucraina che sono state teatro di combattimenti". Valsangiacomo ci racconta di una Kiev relativamente tranquilla: "Uno che non sapesse cosa sta succedendo, non si accorgerebbe quasi che qui è in corso una guerra".
Aiuto internazionale fondamentale "se immediato"
Immagini che ricordano uno scenario bellico sono invece quelle che giungono dalle zone terremotate. "La maggioranza delle persone sotto le macerie viene salvata dalle persone che già si trovano sul posto, quindi dal loro papà, mamma, fratello o sorella, più che dai soccorritori internazionali", precisa Valsangiacomo. L'aiuto estero, svizzero incluso, è comunque fondamentale in questi casi, "se la partenza avviene rapidamente, entro 6-8 ore". Una volta giunti sul teatro dell'evento, la catena svizzera di salvataggio si basa "su mezzi tecnologici per cercare le persone rimaste travolte dalle macerie", ma anche sul fiuto dei cani da ricerca: "Il naso dei cani è ancora davanti alla tecnologia. Senza di loro trovare persone è molto difficile".
Salvate cinque persone
Finora la Catena svizzera di salvataggio e l'associazione Redog con i suoi cani da ricerca hanno contribuito a salvare cinque vite nella città di Hatay. In particolare, Redog ha localizzato quattro persone sotto le macerie, grazie all'aiuto di cani appositamente addestrati, ha dichiarato una portavoce all'agenzia Keystone-ATS.
Luna, la border collie ticinese in Turchia
I cani da ricerca vengono istruiti anche in Ticino. Fra quelli decollati da Zurigo per la Turchia c'era anche Luna, una border collie che si allena a Genestrerio con il suo conduttore, Mauro Bonomi. Nel paese del Mendrisiotto ha sede il campo prova della Redog Ticino, una delle 12 unità regionali della Società svizzera per cani da ricerca e da salvataggio. "Sapere leggere le reazioni del cane nelle difficili condizioni di un evento di questo tipo è fondamentale", ci spiega Paola Poli, responsabile della formazione per cani da catastrofe della Redog. "La reazione del cane è essenziale per suggerire al conduttore come procedere, quindi se rallentare le operazioni per concentrarsi su quella zona o chiamare un altro cane. Ad attivare la squadra di soccorso non è infatti mai la segnalazione di un cane solo, ma almeno di due, se non tre cani".
Il gioco al centro
L’istruzione di un team d’intervento con cani da salvataggio in caso di catastrofe dura dai tre ai quattro anni. Di regola si inizia da cuccioli e tutto ruota attorno al gioco. "Molto semplicemente potremmo dire che giochiamo a nascondino", sorride Paola Poli. "Progressivamente ci si nasconde in posti sempre più inaccessibili e mobili, perché dopo un terremoto nulla è fermo e stabile. È così che il cane da ricerca impara".