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Gli Stati Uniti alzano ancora i toni sul dossier terre rare mettendo di fatto Kiev con le spalle al muro: se l'Ucraina non firmerà l'accordo da centinaia di miliardi per lo sfruttamento delle sue risorse minerarie, perderà l'accesso al sistema satellitare Starlink, uno strumento fondamentale per difendersi dall'invasione russa. Quest'ultima indiscrezione - riportata da Reuters - è stato appena smentita da Musk.
Un accordo quasi chiuso
Il Wall Street Journal ha fatto filtrare che l'accordo sarebbe quasi chiuso, ma l'entourage di Volodymyr Zelensky ha frenato, chiarendo che il presidente non è ancora pronto a firmare, perché rifiuta di "vendere" il suo Paese.
Merce di scambio
L'enorme ricchezza del sottosuolo ucraino, materia prima per le componenti elettroniche e per l'industria della difesa, è considerata da Donald Trump la principale merce di scambio che può offrire Kiev per non perdere gli aiuti militari e come risarcimento per quelli già ricevuti dall'inizio della guerra. Le pressioni della Casa Bianca per ottenere lo sfruttamento del 50% delle terre rare ucraine sono state crescenti nelle ultime settimane, anche con toni sprezzanti e minacciosi nei confronti di Kiev.
Il rischio della rete internet oscurata
Adesso, secondo tre fonti informate alla Reuters, è stata messa sul piatto la rete satellitare di Elon Musk. Di fronte cioè all'ultimo rifiuto delle proposte americane, l'Ucraina rischia di vedere oscurata la rete internet che ha garantito la connettività per uso civile e, soprattutto, militare in questi tre anni di guerra.
Trattative complesse
Nella trattativa con Washington, Kiev continua a porre una serie di obiezioni, a partire dalla cifra richiesta da Trump, giudicata eccessiva. "Non ci sono obblighi americani nell'accordo per quanto riguarda garanzie o investimenti, tutto ciò che li riguarda è molto vago e vogliono estorcerci 500 miliardi di dollari", ha detto una fonte ucraina a conoscenza del dossier. "Che tipo di partnership è questa?", si è chiesto il funzionario, riferendo poi che "nella forma in cui si presenta ora la bozza, il presidente Zelensky non è pronto ad accettare, stiamo ancora cercando di apportare modifiche" per rendere questa intesa "costruttiva" per entrambe le parti. I dati ufficiali, da questo punto di vista, danno ragione a Kiev. Secondo il Kiel Institute, un ente di ricerca economica tedesco, dal 2022 fino alla fine del 2024 gli Stati Uniti hanno dato 114,2 miliardi di euro in totale in aiuti finanziari, umanitari e militari all'Ucraina. Molti meno rispetto ai 500 miliardi chiesti da Trump. Quella delle terre rare è una partita difficile con Kiev, costretta a muoversi con cautela per non indispettire ulteriormente un'amministrazione americana non più amica, come dimostra la scelta di Trump di negoziare direttamente con Putin per porre fine alla guerra.
Un altro incontro tra Russia e Usa
Proprio da Mosca, tra l'altro, il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha fatto sapere che nelle prossime due settimane potrebbe svolgersi un secondo incontro tra i rappresentanti di Russia e Stati Uniti, dopo quello ad alto livello svoltosi a Riad.
La bozza respinta
La distanza tra Usa e Ucraina si misura anche all'Onu, con l'approssimarsi del terzo anniversario dell'inizio dell'invasione. Washington, dopo essersi opposta nei giorni scorsi a una bozza di risoluzione in cui si definiva la Russia come Paese "aggressore", ha respinto un testo preparato da Kiev con il supporto degli europei e ne ha proposta una alternativa in cui chiede una "fine rapida" del conflitto, senza menzionare l'integrità territoriale dell'Ucraina. La bozza americana, secondo quanto hanno riferito fonti diplomatiche, è stata giudicata da Mosca una "buona idea".
Zelensky e gli alleati europei
In questo impervio crinale Zelensky continua a tenere stretti i rapporti con gli alleati europei. Il leader ucraino ha sentito al telefono alcuni colleghi, tra cui il premier britannico Keir Starmer (che la settima prossima volerà a Washington per incontrare Trump, così come Emmanuel Macron) e il primo ministro olandese Dick Schoof. In quest'ultimo colloquio, è stato espresso l'auspicio che arrivino altri caccia F-16.