Usa
Khalil, lo studente pro-Gaza a rischio deportazione
© Wikimedia - United States Senate, Public domain
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Keystone-ats
13 ore fa
La (non) decisione della giudice Jamee Comans e il via libera alla deportazione del giovane attivista. Lo studente di origini palestinesi, secondo il segretario di Stato Marco Rubio rappresenta "una minaccia per la politica estera degli USA contro l'antisemitismo".

Attorno a Mahmoud Khalil il cerchio si sta per chiudere: l'amministrazione Trump ha ottenuto il via libera alla deportazione dello studente di origini palestinesi che l'anno scorso aveva contribuito a organizzare proteste pro-Gaza.

Jamee Comans come Ponzio Pilato: non contesta Rubio

Durante un'udienza a Jena, in un remoto centro di detenzione per clandestini in Louisiana, la giudice Jamee Comans - come Ponzio Pilato - si è lavata le mani della sorte del giovane che ha la carta verde grazie al matrimonio con una cittadina americana. La Comans ha detto di non avere il potere di contestare la valutazione del segretario di Stato Marco Rubio secondo cui la presenza di Khalil negli Stati Uniti rappresenta "una minaccia per la politica estera degli USA contro l'antisemitismo". Khalil ha replicato al verdetto citando la giudice che, in un'altra udienza, aveva detto che non c'era nulla di più importante per il suo tribunale dei diritti al giusto processo e dell'equità. "Ciò che abbiamo visto oggi non rispecchia questi principi. È per questo che l'amministrazione Trump mi ha mandato in questo tribunale, a mille miglia di distanza dalla mia famiglia".

Il ricorso entro il 23 aprile

Khalil non sarà deportato immediatamente. La giudice ha dato fino al 23 aprile ai suoi avvocati per chiedere una sospensione dell'ordine di espulsione. Se però il ricorso non arriverà in tempo, lo studente sarà deportato in Siria, dove è nato, o in Algeria, paese di cui è cittadino.

L'arresto di Khalil durante le proteste pro-Gaza

L'arresto di Khalil, che ha completato un master alla Columbia University nel dicembre 2024 e doveva laurearsi a maggio, l'8 marzo per aver preso parte la scorsa primavera alle proteste pro-Gaza all'ateneo newyorkese, è stato il primo del giro di vite ordinato dal presidente Donald Trump contro i manifestanti pro-Gaza nei campus. In un memorandum alla corte, Rubio aveva affermato che la deportazione del giovane, a cui sta per nascere il primo figlio, è necessaria per "proteggere studenti ebrei da molestie e violenza negli Stati Uniti", anche se le attività di Khalil erano state "altrimenti legali". Rubio non era entrato nella questione se Khalil, figlio di palestinesi, sia legato ad Hamas come fonti dell'amministrazione avevano detto al tempo dell'arresto.

Una legge dell'epoca della Guerra Fredda

Ordinando l'espulsione, Rubio si è basato su una legge federale dell'epoca della Guerra Fredda che conferisce al segretario di Stato il potere di stabilire se la presenza di uno straniero negli USA minacci gli obiettivi di politica estera del paese. La ministra della Homeland Security Kristi Noem ha applaudito alla decisione della corte: "Che se ne vada. Ricevere un visto o una green card è un privilegio. Quando si inneggia alla violenza, si sostengono terroristi che gioiscono nell'uccidere americani e si molestano gli ebrei, quel privilegio dovrebbe essere revocato".