Da mesi lo vediamo regolarmente ospite di Enrico Mentana per commentare l'evoluzione della guerra in Ucraina. Dario Fabbri, direttore editoriale del mensile di geopolitica Domino, sarà ospite del festival Endorfine di Lugano domenica 11 settembre. Ticinonews ne ha approfittato per porre in anteprima al giornalista italiano alcune domande sul conflitto in corso, ma anche sull'importante appuntamento elettorale che attende la vicina Repubblica.
Dario Fabbri, siamo quasi al 200esimo giorno di guerra. In questa partita dolorosa tra Russia e Ucraina, chi sta vincendo? O, perlomeno, chi è in vantaggio?
"È la domanda più complessa di questo momento. Di certo l'Ucraina sta perdendo: il territorio che le è stato sottratto, ovvero due terzi del Donbass e la parte immediatamente a Nord della Crimea, non tornerà in mano ucraina, salvo controffensive che oggi non si vedono. Se a ciò aggiungiamo le devastazioni e i danni umani ed economici subìti dal Paese, non è difficile capire come l'Ucraina esca inevitabilmente sconfitta, malgrado la propaganda governativa volta a tenere alto il morale e alcuni successi tattici, come il mantenimento della capitale Kiev.
Allo stesso tempo dobbiamo però chiederci se i russi stiano vincendo. Qui il giudizio si complica: i russi ambivano infatti a prendere tutto il Paese, o quantomeno a cambiarne il regime istituzionale. Se poi consideriamo lo scadimento dell'immagine dei russi e le sanzioni occidentali risulta difficile designare la Russia vincitrice strategica, anche perché se nei prossimi anni l'Occidente manterrà la sua chiusura nei confronti di Mosca, questa sarà costretta a vendere il meglio di sé alla Cina, diventando così il socio di minoranza del sistema cinese. Questa non può essere definita una vittoria".
In questi giorni si sta parlando del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Queste misure stanno dando qualche risultato o ci si ritorcono contro come un boomerang?
"Non dobbiamo nasconderci dietro a un dito: le sanzioni hanno un effetto anche su di noi. Questo avviene quasi sempre quando ci sono delle azioni di guerra economica. D'altronde lo stesso accade in presenza di un conflitto convenzionale, dove entrambe le parti subiscono gli effetti della guerra".
Veniamo al capitolo elezioni italiane. Il nuovo numero di Domino titola "L'Italia sospesa" e sulla copertina è raffigurata la rappresentazione statutaria dell'Italia, sospesa a mezz'aria. Chi ha maggiori probabilità di prendere in mano le redini del Paese?
"A guardare i sondaggi sembra che il centro-destra stia veleggiando verso una vittoria sicura. Sulla nostra rivista raccontiamo come questo non basterà a risolvere i problemi italiani, di ordine demografico, economico e strategico".
Fra le ultime novità di questa campagna elettorale c'è lo sbarco di Silvio Berlusconi su TikTok... Cosa pensa del fatto che i candidati vadano alla conquista dei giovanissimi sui social?
"Credo fosse quasi inevitabile, al netto di un atteggiamento che riguarda tutti i candidati e che è oggettivamente improbabile. Chi ha avuto modo di scandagliare l'approdo dei candidati su TikTok ha notato come siano tutti a disagio, sebbene fingano grande dimestichezza con il mezzo. Gli elettori giovani non sono moltissimi in Italia, che è il Paese più anziano del mondo. Quelli che partecipano attivamente alla politica sono ancora meno. Rappresentano comunque una cifra ragguardevole, pari a qualche milione. Quando parlavamo di sanzioni abbiamo usato il termine "boomerang". Credo che anche questa discesa nel social più giovanilistico che esista possa tramutarsi in un boomerang".