
Gli Stati Uniti di Donald Trump strappano di nuovo con il G7 e, tramite il first buddy Elon Musk, confermano il loro scetticismo nei confronti della NATO. Il patron di Tesla oggi a tutto campo: "Se spegnessi Starlink, la prima linea di Kiev crollerebbe": dopo lo stop agli aiuti militari e all'intelligence, sono bastate poche righe di Musk su X a riaccendere i timori di una nuova possibile picconata targata USA contro gli sforzi di difesa dell'Ucraina.
"Dovremmo uscire dalla NATO"
"Dovremmo uscirne. Per l'America non ha senso pagare la difesa dell'Europa", ha detto il miliardario rispondendo a un post su X. La NATO è da tempo nel mirino del presidente americano, che da anni punta il dito contro i paesi membri che non pagano abbastanza e, di recente, si è spinto fino a ipotizzare di calibrare l'impegno americano nell'alleanza in modo da favorire i paesi che spendono una certa cifra del PIL in difesa.
Il riposizionamento degli USA
La presa di posizione di Musk è arrivata mentre gli USA continuano il loro riposizionamento nella politica internazionale, che li ha portati a imporre un nuovo veto al G7. Dopo lo strappo sul comunicato per i tre anni di guerra e quello all'ONU, dove hanno votato con la Russia contro l'integrità dell'Ucraina, Washington ha chiuso infatti alla proposta del Canada di creare una task force contro la "flotta ombra" delle petroliere russe usata per aggirare le sanzioni. Nelle trattative avviate dai canadesi presidenti di turno del G7 in vista della riunione dei ministri degli esteri della prossima settimana, i diplomatici americani, secondo indiscrezioni, stanno facendo pressione per rafforzare il linguaggio nei confronti della Cina e diluire invece quello sulla Russia. Da qui il pressing per rimuovere la parola "sanzioni" e riformulare l'espressione relativa alla Russia e alla sua "capacità di mantenere la sua guerra" in Ucraina.
L'apertura alla Russia
Per gli Stati Uniti, che nei quattro anni di Joe Biden hanno preso le redini del G7 e della NATO e le hanno traghettate a difesa dell'Ucraina, si tratta di una netta inversione di tendenza. L'arrivo di Trump ha infatti stravolto decenni di tradizione di politica estera americana e segnato un'apertura di Washington alla Russia dopo anni di silenzio. Un'apertura che il presidente americano ha motivato con il suo interesse a mettere fine alla guerra, ma nella quale i critici vedono solo concessioni al Cremlino e uno schierarsi dalla parte di Vladimir Putin.
L'ombra USA su Kiev: "Senza Starlink crolla il fronte"
"Se spegnessi Starlink, la prima linea di Kiev crollerebbe": dopo lo stop agli aiuti militari e all'intelligence, sono bastate poche righe di Elon Musk su X a riaccendere i timori di una nuova possibile picconata targata USA contro gli sforzi di difesa dell'Ucraina. Ormai Kiev appare rassegnata ad affrontare ogni giorno punti di frattura con l'amministrazione di Donald Trump, e questo mentre al fronte le forze Ucraine perdono sempre più terreno, soprattutto nel Kursk.
La smentita diverse ore dopo
Le parole del miliardario sono state lette come una chiara minaccia a Kiev, tanto da richiedere - ma solo diverse ore dopo - una smentita da parte del diretto interessato: "Per essere estremamente chiari, non importa quanto io non sia d'accordo con la politica ucraina, Starlink non spegnerà mai i suoi terminali. Sto semplicemente affermando che, senza Starlink, le linee ucraine collasserebbero, poiché i russi possono bloccare tutte le altre comunicazioni! Non faremo mai una cosa del genere né la useremmo come merce di scambio", ha sottolineato il patron di Tesla.
Lo scontro su X fra Musk e Polonia
Nel frattempo, l'uscita su X del miliardario ha aperto un nuovo scontro a colpi di tweet con l'Europa: la Polonia - che paga 50 milioni di dollari all'anno per portare Starlink in Ucraina - ha infatti sottolineato, tramite il suo ministro degli esteri Radosław Sikorski, che "se SpaceX si dimostra un fornitore inaffidabile, saremo costretti a cercarne altri". "Stai zitto, ometto. Paghi una piccola parte del costo e non c'è niente che possa sostituire Starlink", la risposta al veleno di Musk, ormai pronto a scazzottate digitali con chiunque non gli vada a genio, dai semplici utenti a ministri stranieri.
Marco Rubio prova a smorzare i toni
Per provare - ma non troppo - a smorzare i toni, nello scontro era intervenuto anche il Segretario di Stato USA Marco Rubio: "Nessuno ha minacciato di tagliare Starlink all'Ucraina", ha affermato replicando a Sikorski su X. "E dite grazie perché senza Starlink l'Ucraina avrebbe perso la guerra molto tempo fa e i russi sarebbero al confine con la Polonia ora". In ogni caso, le parole di Musk sono tornate ad alimentare un dibattito, quello sul futuro del sistema Starlink in Ucraina, avviato già da settimane, dopo che sui media è corsa l'indiscrezione secondo cui l'ipotesi di tagliare Starlink alle forze ucraine era stata messa sul tavolo delle trattative dell'accordo sulle terre rare, come forma di pressione sui negoziatori ucraini.
Perdere Starlink sarebbe un duro colpo per l'Ucraina
In ogni caso, perdere Starlink sarebbe un colpo durissimo per l'Ucraina - dopo la sospensione degli aiuti militari e del sostegno dell'intelligence USA - mentre affronta la rinnovata offensiva russa. Forti della svolta portata da Donald Trump, le forze di Mosca martellano infatti le città con i bombardamenti e avanzano sul fronte, in particolare quello russo del Kursk, dove in 48 ore hanno rivendicato di aver riconquistato sei villaggi dal controllo degli ucraini, mentre crescono le voci di un rischio di accerchiamento e della possibilità di una ritirata tattica delle truppe di Kiev.