
Pacchi incendiari spediti tramite DHL e che, una volta caricati sugli aerei, avrebbero potuto provocare gravi incidenti: secondo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, si tratta del "culmine di una serie di atti di sabotaggio che hanno interessato l'Europa". Le prime indagini, condotte da autorità in Germania, Regno Unito, Lituania e Polonia, indicano la Russia come possibile mandante.
I fatti
I fatti risalgono all'estate scorsa, quando in vari aeroporti - tra cui quello di Lipsia, hub strategico per il trasporto merci di DHL - alcuni pacchi hanno preso fuoco, fortunatamente senza causare danni maggiori. La coincidenza di episodi simili in diversi scali ha spinto le autorità ad avviare controlli approfonditi. Nel novembre 2024, le autorità bosniache hanno arrestato Aleksandr B., un cittadino russo di 43 anni. Secondo la procura polacca, l'uomo avrebbe "coordinato atti di sabotaggio", tra cui l'invio di pacchi contenenti materiali incendiari, e potrebbe essere una delle menti dell'operazione. Un secondo cittadino russo è attualmente ricercato in Polonia. Secondo il quotidiano tedesco, Mosca "non si affida più a professionisti come in passato, ma preferisce reclutare dilettanti", spesso pagati in criptovalute. Gli investigatori trovano molto difficile ricostruire la struttura e individuare i vertici che coordinano queste azioni.
Interferenze
Oltre ai pacchetti incendiari, la Süddeutsche Zeitung cita anche le interferenze al sistema satellitare che, solo la scorsa estate, hanno colpito ben 41'000 voli. Gli esperti, tuttavia, non hanno rilevato attacchi mirati contro l'aviazione civile. Florian David, dell'Agenzia Spaziale Tedesca, invita alla cautela: "Dobbiamo prendere seriamente questi problemi, ma volare resta comunque il mezzo di trasporto più sicuro". Secondo Bruno Kahl, capo dei servizi segreti tedeschi (BND), queste azioni rappresentano "una dimostrazione di forza, un messaggio per dire: guardate cosa possiamo fare, fin dove possiamo arrivare". Tra le altre operazioni sospette figurano anche sabotaggi a infrastrutture militari e minacce dirette contro l'amministratore delegato di Rheinmetall, Armin Papperger.