Francia
Parla Marine Le Pen: "Una sentenza politica". E annuncia l'intenzione di presentare appello
screenshot TF1
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Ats
2 giorni fa
La leader del Rassemblement National commenta la sentenza odierna in un'intervista e sottolinea la propria innocenza.

Marine Le Pen, intervistata in diretta da TF1, ha denunciato una ''sentenza politica'. ''Credo che lo stato di diritto sia stato totalmente violato'', ha aggiunto l'esponente del Rassemblement National nel suo intervento al primo canale televisivo francese, dove ha anche ribadito la propria innocenza e l'intenzione di presentare appello contro la condanna. Lo ha fatto esprimendo la volontà di accelerare i tempi della giustizia, affinché il procedimento d'appello possa concludersi prima delle elezioni presidenziali del 2027, a cui intende candidarsi.

Lo schema di illeciti

Il Front National avrebbe fatto per anni "contratti fittizi" a "finti assistenti europarlamentari" che in realtà lavoravano in Francia come funzionari del partito senza mai andare né a Bruxelles né a Strasburgo: è questo lo schema di illeciti che, secondo la presidente del tribunale di Parigi, Bénédicte de Perthuis, il partito di Marine Le Pen, il Rassemblement National, avrebbe portato avanti per anni. Uno schema pensato per far fronte alle difficoltà economiche della compagine d'estrema destra francese e dirottare così sulla segreteria nazionale oltre 2,9 milioni di euro che invece dovevano essere utilizzati solo per pagare lo staff degli eurodeputati lepenisti, come, per tre legislature, anche la stessa Marine Le Pen.

La sentenza

La sentenza ha infatti dichiarato colpevoli di appropriazione indebita la leader della destra sovranista francese e otto tra ex e attuali eurodeputati dell'allora Front National, tra cui anche Nicolas Bay, ex segretario generale del Front National e oggi passato a Ecr (Gruppo dei conservatori e dei riformisti europei), e l'attuale eurodeputata dei Patrioti, Catherine Griset. Condannati anche i funzionari che figuravano allora come loro assistenti parlamentari, giudicati invece colpevoli di ricettazione. Tra questi anche Thierry Légier, storica guardia del corpo del padre di Marine, Jean-Marie Le Pen, poi di Marine stessa e infine del leader dei Patrioti, Jordan Bardella. Il tribunale di Parigi non ha risparmiato Yann Le Pen, sorella di Marine Le Pen e madre dell'eurodeputata di Ecr Marion Maréchal, e Micheline Bruna, ex segretaria particolare di Jean-Marie Le Pen. L'escamotage elaborato dagli eurodeputati del Front National non era un trucco isolato, ma un vero e proprio "sistema", ha sancito de Perthuis, stabilendo che è "accertato che tutte queste persone in realtà lavoravano per il partito e che non avevano alcun incarico presso l'eurodeputato a cui erano stati assegnati". Non solo. A fine legislatura, hanno accertato i giudici di Parigi, i funzionari "si spostavano da un parlamentare all'altro".

"Je suis Marine"

Una testuggine a difesa di Marine Le Pen. I sovranisti d'Europa e del mondo hanno fatto immediatamente quadrato attorno alla leader del Rassemblement National colpita dalla condanna per appropriazione indebita dei fondi Ue. "Je suis Marine", scrivono o dichiarano all'unisono i leader del fronte internazionale della destra, che unisce Mar-a-Lago a Budapest, passando per il governo italiano. Il colpo, tuttavia, rischia di essere tutt'altro che marginale. E rischia soprattutto di indebolire l'offensiva dei sovranisti in Europa mentre scende in campo anche il Cremlino che parla di "violazione delle norme democratiche".

L'attacco alla sinistra

A caldo, i sovranisti sono ricorsi ad un loro topic: la mano della giustizia sulla legittimità democratica. Un concetto che, in questo momento, unisce le destre europee a Donald Trump e al suo inner circle. "Quando la sinistra non può vincere al voto democratico abusa sul sistema legale per incarcerare i loro rivali. Questa è la sua strategia standard in tutto il mondo", ha scritto, non a caso, su X Elon Musk, replicando ad un utente, Mike Benz, che elencava le vittime della "persecuzione penale" nel mondo: "Marine Le Pen in Francia, Bolsonaro in Brasile, Imran Khan in Pakistan, Matteo Salvini in Italia, Donald Trump in America, Calin Georgescu in Romania". Il riferimento all'invalidamento della vittoria al primo turno e della candidatura stessa alle presidenziali di Georgescu è presente in molte delle reazioni dei sovranisti, Lega inclusa. Matteo Salvini, da par suo, ha lanciato su X l'hashtag #JeSoutiensMarine definendo la condanna a Le Pen "una dichiarazione di guerra da parte di Bruxelles".

Il primo a reagire, tra i leader europei, è stato Viktor Orban. "Je suis Marine", ha scritto su X il premier ungherese, pubblicando un messaggio simile a quello che recapitò a Salvini alle prese con il processo Open Arms. "Nell'Ue c'è una deriva autoritaria", è stato l'attacco del gruppo dei Patrioti al Parlamento europeo. "Confido che vinca l'appello e diventi presidente della Francia", ha invece twittato il leader dell'estrema destra olandese Geert Wilders.

Botta e risposta

I prossimi giorni diranno se lo scudo dei sovranisti attorno a Le Pen sarà così solido. Quel che è certo è che, rispetto ai Patrioti, meno rabbiosa, all'Eurocamera, è stata la reazione dei Conservatori. A parlare, un po' per tutti, è stato il meloniano Nicola Procaccini. "La condanna di Le Pen è una sconfitta dello stato di diritto", ha rimarcato il co-presidente di Ecr. Pressoché silente il Ppe. A rispondere ai sovranisti sono stati invece i liberali. "La legge è uguale per tutti, indipendentemente dai sondaggi," ha sottolineato l'eurodeputato di Renew Sandro Gozi. Con la zavorra di una condanna che riguarda direttamente i fondi versati ai gruppi all'Eurocamera, è più difficile puntare il dito contro i partiti europeisti per scandali più o meno presunti come il Huaweigate o il Green Gate. Su quest'ultimo tema, ad esempio, i Conservatori e i Patrioti non sono riusciti a portare sulla stessa linea il Ppe in un voto che metteva nel mirino i fondi del programma Life alle Ong. La condanna costringe Le Pen a rinunciare anche alle sue sortite a Bruxelles o nelle capitali europee, lasciando inevitabilmente ancora più spazio al delfino Jordan Bardella.