USA
Prima intervista dopo la nomina per Harris e Walz: "Un repubblicano nell'amministrazione"
La candidata dem alla Casa Bianca si è detta favorevole alla presenza di un repubblicano nella sua squadra governativa, in caso di elezione. Harris ha ribadito di non volere un ammorbidimento delle leggi sull'immigrazione e di non intendere ridurre l'invio di armi a Israele, "ma si deve ottenere un accordo per il cessate il fuoco".

Kamala Harris e Tim Walz superano indenni, ma senza mettere a segno colpi memorabili, la loro prima attesissima intervista dopo la nomination. Merito, o colpa, anche dell'anchor della Cnn Dana Bash, poco incalzante, e di un format pre-registrato in una atmosfera forse troppo 'familiare' e inframezzato dalle ricostruzioni dei momenti salienti del nuovi ticket dem.

Un repubblicano nella sua amministrazione

L'unica vera novità è l'annuncio della candidata dem che intende nominare un repubblicano nella sua amministrazione, come peraltro fece poi anche Barack Obama con Robert Gates alla difesa: una ulteriore mossa per allargare la base, dopo aver invitato alla convention numerosi esponenti del Grand Old Party critici verso il tycoon. "Ho trascorso la mia carriera invitando alla diversità di opinioni. Penso che sia importante avere persone al tavolo che hanno opinioni ed esperienze diverse quando vengono prese alcune delle decisioni più importanti. E penso che sarebbe un vantaggio per il pubblico americano avere un membro del mio gabinetto repubblicano", ha detto.

Nessun ammorbidimento sull'immigrazione

Harris ha poi ammesso alcuni cambiamenti nelle sue posizioni politiche, come le contesta Trump, ma li ha spiegati con l'esperienza da vicepresidente e se l'è cavata assicurando che i suoi valori "non sono cambiati". Ad esempio, ha esemplificato, lei ha sempre creduto che "la crisi climatica sia reale, una questione urgente", citando le leggi e gli investimenti dell'amministrazione Biden in materia. Ma ha promesso che da presidente non vieterà il fracking - la controversa tecnica per estrarre gas e petrolio dalle rocce che alimenta un settore chiave nello stato in bilico della Pennsylvania - anche se in passato era per il bando. E si è impegnata a far "rispettare e applicare le leggi sulle persone che attraversano illegalmente la nostra frontiera", anche se in passato era per la depenalizzazione. "Ci dovrebbero essere delle conseguenze", ha detto ora, non senza però attaccare Trump per aver affossato il severo accordo bipartisan per rafforzare la sicurezza al confine, che lei intende riproporre e firmare una volta alla Casa Bianca. Quanto alle accuse sessiste e razziale del tycoon, le ha liquidate come "il solito vecchio e logoro copione". "Gli americani sono pronti per imboccare una nuova strada e voltare pagina" da Trump, ha proseguito, ribadendo che la sua massima priorità, sin dal primo giorno alla Casa Bianca, sarà "sostenere e rafforzare la middle class".

Nessuna riduzione delle forniture di armi a Israele

Sul fronte della politica estera, nessuna domanda sull'Ucraina, mentre sul Medio Oriente Harris ha ripetuto che "si deve ottenere un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi", rivendicando il diritto di Israele a difendersi e rilanciando la soluzione dei due Stati. Sulla fornitura delle armi Usa all'alleato non ci sarà alcun cambiamento, ha precisato. Quindi nessun embargo.

Cresce il sostegno per Harris negli stati chiave

Kamala Harris è in vantaggio o testa a testa a Donald Trump nei sette stati in bilico. Secondo un sondaggio di Bloomberg/Morning Consult, Harris ha un vantaggio di due punti su Trump negli 'swing state' fra gli elettori registrati e un punto fra i probabili elettori, categoria nel mirino delle due campagne elettorali. In Arizona Harris e Trump sono testa a testa, mentre Harris è in vantaggio di due punti in Georgia, di tre in Michigan, di quattro in Nevada, di due in North Carolina, di quattro in Pennsylvania e di otto in Wisconsin.