L’elezione di Donald Trump a 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America ha trovato ampio spazio questa mattina negli editoriali pubblicati dai quotidiani ticinesi. Dalle colonne del Corriere del Ticino, il direttore Paride Pelli si sofferma sui numeri che hanno sancito la netta vittoria del tycoon, ma anche sulle “molte incognite” legate alla sua seconda presidenza.
Perché questo risultato
Secondo Pelli, Trump è stato in grado di rivolgersi agli americani “con più concretezza della Harris”, sfruttando “gli errori e le incertezze di quest’ultima e di chi l’aveva preceduta”, e proponendo ricette per l’economia interna più accurate rispetto a quelle dei democratici. Per quanto riguarda invece il tema della politica estera, “nessuno dei due candidati ha dato l’impressione di avere una linea definita". Infine, la presa del tycoon sulla questione immigrazione, altro argomento centrale negli Stati Uniti, è stata “da leader” e non ha concesso molto spazio alla sua rivale.
Gli Stati Uniti di (Latino)America
“Una definitiva latinoamericanizzazione degli Stati Uniti”. Così il direttore de laRegione, Daniel Ritzer, definisce il ritorno di Trump alla Casa Bianca. Infatti “ogni repubblica delle banane necessita di una guida carismatica in cui rispecchiarsi, alla quale tutto si perdona perché – dicono – con il suo temperamento sarà capace di risolvere ogni male che affligge la società”. Il 5 novembre, secondo Ritzer, gli statunitensi hanno votato “con la mano nel portafoglio e gli occhi rivolti ai prezzi degli scaffali dei supermercati”. E se le motivazioni economiche non sono sufficienti a spiegare il netto risultato in favore del tycoon, l’immagine di Trump dopo l’attentato di cui è stato vittima il 13 luglio, con la bandiera a stelle e strisce alle sue spalle, “ha conferito alla sua corsa quel tocco di realismo magico, probabilmente utile a renderla del tutto inarrestabile”.