Estero
Sale la tensione nell’est dell’Ucraina
L’entrata a Donetsk. Immagine Shutterstock
L’entrata a Donetsk. Immagine Shutterstock
Keystone-ats
3 anni fa
Le regioni separatiste hanno ordinato l’evacuazione di civili verso la Russia e Putin ha dato disposizioni per accoglierli. Biden nel frattempo raduna i leader europei

È sempre più tesa la situazione nel Donbass, la regione separatista filorussa nell’Ucraina orientale. I leader delle due repubbliche separatiste (Donetsk e Lugansk), al suono delle sirene, hanno ordinato l’evacuazione dei civili in Russia e lanciato un appello alle armi sotto l’intensificarsi dei bombardamenti dell’artiglieria e lo scoppio di un’autobomba vicino al palazzo del governo di Donetsk, seguiti dal reciproco scambio di accuse tra secessionisti e ucraini. Il centro congiunto di comando delle forze ucraine ha affermato che nella giornata di venerdì i ribelli delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk hanno lanciato 45 attacchi, dopo che giovedì erano già stati colpiti una scuola materna e un liceo, senza provocare vittime. Mentre le milizie separatiste parlano di 27 bombardamenti delle forze di Kiev.

Le accuse reciproche
L’esercito ucraino ha assicurato di non avere in programma un’offensiva contro le postazioni dei separatisti, temendo che ciò possa fornire a Mosca il pretesto per intervenire militarmente. Ma il clima si è fatto più rovente con l’annunciata evacuazione della popolazione verso la regione russa di Rostov. Denis Pushilin, a capo della Repubblica di Donetsk, ha motivato la decisione accusando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di essere in procinto di scatenare un’offensiva generalizzata.

Dietro l’evacuazione la mano di Putin?
Dietro l’evacuazione della popolazione verso la Russia in molti vedono la mano di Mosca, con la decisione di Vladimir Putin di versare una somma di 10mila rubli (circa 125 franchi) ad ogni cittadino del Donbass che accetterà di partire. Insieme a quella di inviare nella regione di Rostov il suo ministro per le Emergenze, Alexander Chupriyan, con il compito di sovrintendere alla fornitura di alloggi e pasti caldi agli sfollati.

Le truppe russe ai confini
Nonostante il Cremlino continui a parlare di parziale ritiro, l’ambasciatore Usa presso l’Osce Michael Carpenter ha stimato che Mosca abbia ammassato sino a 190 mila effettivi “vicino e dentro” l’Ucraina, considerando anche le repubbliche secessioniste. Non solo. Sabato Putin supervisionerà le manovre delle sue forze strategiche insieme al suo più stretto alleato in questa crisi, il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.

Biden raduna i leader dell’Occidente
Di fronte all’escalation, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha radunato l’Occidente e sentito gli alleati in una conference call prima di parlare nuovamente dalla Casa Bianca. Il commander in chief sta tenendo aperta la via del negoziato diplomatico, puntando sull’unità con gli europei e la minaccia di sanzioni rapide e severe in caso di invasione. Per fare il punto della situazione, ha risentito tutti insieme i leader in una video-chiamata: il premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il premier britannico Boris Johnson, il premier canadese Justin Trudeau, il presidente polacco Andrzej Duda e il presidente della Romania Klaus Johannis, oltre al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e, per la Ue, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel.

La conferenza di Monaco sulla sicurezza
Proprio oggi si è aperta la conferenza di Monaco sulla sicurezza, che riunirà oltre 350 figure da tutto il mondo, specializzate nel campo della difesa e della sicurezza. Per la prima volta da oltre vent’anni la Russia ha deciso di non inviare nessun delegato, disertando l’appuntamento. È stato proprio durante una Conferenza di Monaco che Putin ha lanciato nel 2007 la sua sfida all’Occidente e contro l’allargamento della Nato.

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