Vaticano
Silini: “Papa Francesco ha lasciato un’eredità enorme al mondo laico"
3 ore fa
Il caporedattore del settimanale Azione ritiene che a portare avanti il messaggio di Bergoglio potrebbero essere dei movimenti. "Penso a delle reazioni collettive a una situazione che sta mettendo in difficoltà il mondo”.

“Papa Francesco ha lasciato un’eredità enorme al mondo laico. Siamo un po’ tutti orfani di questa figura, che è stata fondamentale nella promozione di temi quali la pace, la difesa dell’ambiente e dei migranti”. Così si è espresso ai microfoni di Ticinonews Carlo Silini, caporedattore del settimanale Azione, nel commentare il lascito di Bergoglio, deceduto ieri all’età di 88 anni. “Siamo entrati in un’epoca di trionfo dei populismi ed è difficile immaginare in questo momento un profilo forte come quello di papa Francesco". Gli eventuali eredi in tal senso "potrebbero essere dei movimenti, ovvero delle reazioni collettive a una situazione che sta mettendo in difficoltà il mondo”. Pensando ad esempio a un contraccolpo all'effetto Trump "chi raccoglierà la sfida di rispondere ai cosiddetti 'valori trumpiani', dovrà giocoforza sfruttare il solco creato da Bergoglio nella difesa di tutta una serie di valori che oggi sono abbastanza negletti”.

"Impossibile rompere con questa eredità"

Passando invece al capitolo successione, la domanda che in molti si pongono è se la Chiesa continuerà nel solco riformista lasciato da papa Francesco o se tornerà alla tradizione. “Al conclave i giochi sono sempre aperti e sorprendenti", prosegue Silini. "Gran parte dei cardinali elettori sono stati scelti proprio da Francesco e questo deporrebbe a favore dell’ipotesi che il suo successore venga individuato tra loro". Tuttavia "mi aspetto anche un contrattacco da parte dei circoli reazionari, i quali cercavano di presentare Bergoglio come una sorta di eretico ed erano infastiditi, a mio parere, più dal suo stile antigerarchico che dalla sua dottrina". In ogni caso "chiunque vincerà, dovrà tenere conto della grande eredità morale del papa sulla gente e cercare di portare un approccio di vicinanza alle persone comuni, soprattutto a quelle maggiormente dimenticate. Non sarà una scelta facile, ma ritengo comunque impossibile rompere con l’eredità di papa Francesco”, termina Silini.

De Raemy: "Il conclave? Un'esperienza di profonda comunione"

Tra gli elettori del conclave figurano anche due cardinali svizzeri, il basilese Kurt Koch e il vallesano Emil Paul Tscherrig. Ma a quale delle due linee "politiche" appartengono? L’amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, Alain De Raemy, ritiene che non vi sia un punto di vista politico, bensì "una differenza di mentalità e di opinione sulle scelte da fare o meno all'interno della Chiesa". Il vescovo emerito di Sion, che partecipò alla scelta di Benedetto XVI, "raccontava di non aver mai vissuto giorni di tale intensità nella preghiera. Per lui il conclave è stata quasi un’esperienza di ritiro spirituale". Un momento importante è quello della preparazione, "quando i cardinali fanno conoscenza gli uni con gli altri e valutano chi possiede la personalità di cui la Chiesa ha più bisogno in quel momento". Ovviamente vi sono opinioni divergenti "ma da quanto ho sentito, la modalità non è quella di un litigio per portare avanti il proprio candidato, bensì di un’esperienza di profonda comunione, di umiltà per il servizio che devono rendere a tutta la Chiesa”, conclude Monsignor De Raemy.

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