
"Nessun risultato" per ora nelle ricerche del Titan, il sommergibile turistico disperso da domenica dopo la sua immersione verso il relitto del Titanic. Lo ha riferito in una conferenza stampa un portavoce della guardia costiera Usa, aggiungendo che i cinque passeggeri hanno circa 41 ore di ossigeno. L'equipaggio può contare al massimo su 96 ore di ossigeno dall'inizio della missione, 41 ore dalle 13 di martedì, sempre che l'integrità dello scafo non sia stata danneggiata dall'enorme pressione sottomarina o da un incidente.
Ispezionata area "grande come il Connecticut"
Non è esclusa l'ipotesi che il mini sommergibile possa essere riemerso e non sia stato ancora localizzato. Ma appare improbabile dopo che una schiera di navi e aerei americani e canadesi ha ispezionato finora senza risultato 13.000 kmq, "un'area grande come il Connecticut", ha sottolineato ad Abc il contrammiraglio John Mauger, capo della guardia costiera del Nordest Usa che guida i soccorsi.
Ricerche sottomarine
Ora, ha annunciato, le ricerche sono iniziate anche sott'acqua: si stanno impiegando veicoli telecomandati che danno la possibilità di cercare e recuperare oggetti negli abissi sino a 6.000 metri di profondità mentre un aereo canadese P-3 ha sganciato boe sonore nella zona in cui è affondato il Titanic che possono registrare eventuali suoni emessi dal sommergibile sino a 3.962 metri di profondità. "Stiamo dispiegando tutte le risorse disponibili per assicurarci di poter localizzare l'imbarcazione e salvare le persone a bordo", ha assicurato Mauger. E anche Parigi parteciperà agli sforzi: l'istituto oceanografico francese Ifremer ha dirottato la sua nave Atalante, dotata di un robot sottomarino, verso la zona di ricerca. Il suo arrivo è previsto per mercoledì.
Cinque persone a bordo
Il Polar Prince, la nave che assisteva la missione, ha perso i contatti con il Titan circa un'ora e 45 minuti dopo l'inizio dell'immersione, quando avrebbe dovuto essere ad oltre la metà del tragitto. A bordo della spedizione, che costa 250 mila dollari a testa, c'erano cinque persone: il 58enne milionario britannico Hamish Harding (che lo scorso anno era volato nello spazio a bordo del quinto volo commerciale di Blue Origin, la società spaziale di Jeff Bezos), il businessman pakistano residente a Londra Shahzada Dawood col figlio Suleman, il 77enne esploratore e pilota di sommergibili francese Paul-Henri Nargeolet e Stockton Rush, fondatore e ceo di OceanGate, l'azienda proprietaria del Titan.
Gli scenari ipotizzati
Per ora si possono fare solo scenari. Il più ottimistico è una perdita di propulsione o di comunicazione: in tal caso il sommergibile potrebbe aver lasciato la sua zavorra per risalire in superficie e attendere di essere recuperato. Il peggiore è se un qualche evento ha compromesso l'integrità dello scafo. L'ipotesi intermedia è che sia colato a picco, cosa che renderebbe estremamente difficile il recupero. Il Titan è un sommergibile innovativo, un cilindro bianco leggermente panciuto lungo quasi 7 metri e alto due e mezzo con quattro motori elettrici e un solo oblò sul fronte, per minimizzare i punti deboli e resistere alla formidabile pressione degli abissi.
Il Titan
Secondo la scheda tecnica è in grado di resistere a una pressione di 400 bar, l'equivalente di una forza di 400 kg per centimetro quadrato, la superficie di un'unghia. Ma dove batiscafi e sottomarini da acque profonde sono generalmente costruiti in acciaio o titanio, Titan utilizza una combinazione di fibra di carbonio e titanio: una tipologia costruttiva insolita che, secondo OceanGate, garantisce la leggerezza dello scafo, sotto le 10 tonnellate. Per sicurezza, il Titan è dotato di un sistema di controllo in tempo reale dell'integrità della sua struttura, con una serie di sensori che avvisano il pilota di interrompere la discesa in caso di pericolo. Altra innovazione, tutti i comandi del sommergibile passano attraverso una rete wi-fi.