Crisi in Medio Oriente
Tregua a Gaza, "La vera scommessa sta nel silenziare le armi per 42 giorni"
© Shutterstock - Ticinonews
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7 giorni fa
Domenica dovrebbe iniziare la tregua sulla Striscia di Gaza, con Hamas e Israele che questa notte a Doha hanno ufficialmente firmato l'accordo. Quali i rischi e le conseguenze di questa tregua? Ne abbiamo parlato con Nello Scavo, giornalista inviato speciale per Avvenire.

Con la firma di questa notte a Doha, Israele e Hamas hanno finalmente raggiunto un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi nella Striscia di Gaza. L'intesa, che dovrebbe iniziare domenica, è articolata in tre fasi: nella prima, della durata di 42 giorni, è prevista la liberazione di 33 ostaggi israeliani da parte di Hamas, mentre Israele libererà oltre mille prigionieri, con i civili che potranno tornare nel nord di Gaza. Inoltre è previsto un incremento degli aiuti umanitari. Nella seconda fase ci sarà il rilascio del resto degli ostaggi israeliani da una parte, e dall'altra si continuerà a liberare i prigionieri palestinesi. Oltre a questo Israele dovrebbe ritirare le proprie truppe dalla Striscia. Nella terza ed ultima fase, infine, ci sarà il piano di ricostruzione della Striscia di Gaza, in collaborazione con le organizzazioni internazionali. Una tregua che scrive una prima fine a un conflitto che dura dal 7 ottobre 2023. 

Una tregua attesa, ma fragile

"I rischi di questa tregua sono numerosi, da una parte e dall'altra", commenta a Ticinonews Nello Scavo, giornalista inviato speciale per Avvenire. "Le fazioni palestinesi sono numerosi, bisogna considerare che Hamas non è un monoblocco e che a Gaza ci sono altri gruppi che hanno aderito all'attacco del 7 ottobre. Questi sono aspetti da considerare, perché le ricadute interne non sono del tutto prevedibili. Si tratta di una tregua che dovrebbe durare 42 giorni, ma la vera scommessa è silenziare le armi per questo tempo". Inoltre, aggiunge Scavo, "anche da parte israeliana ci sono forti tensioni interne, con gruppi di estrema destra che stanno provando a far saltare la firma dell'accordo". Il timore, è che "da entrambi le parti, in questi 42 giorni, avvengano fatti imprevedibili che possano giustificare, per Netanyahu, la ripresa dei combattimenti".

"L'ultimo atto di Biden, il primo di Trump"

La tregua dovrebbe iniziare domenica e stando alle ultime notizie, lunedì verranno liberati i primi ostaggi. Lo stesso giorno dell'insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump. "Dal punto di vista militare", continua l'esperto, "già a luglio c'erano tutte le condizioni per fermare il conflitto, ma nel frattempo sono subentrati dei sabotaggi anche interni al governo israeliano che hanno allungato le tempistiche. I maliziosi sostengono che questo accordo da una parte viene registrato come l'ultimo atto internazionale di Biden, dall'altra come il primo di Trump. Ma c'è una sottigliezza: se qualcosa dovesse andar storto, il tycoon potrà dare la colpa all'amministrazione Biden, affermando che non è riuscita a finalizzare l'intesa così come era stata concepita. Se tutto dovesse andar bene, invece, Trump potrà usare l'accordo come una nota di merito a livello internazionale".

"Ultimi giorni usati per scaricare i caricatori"

Nelle ultime ore, dopo le notizie sull'intesa raggiunta, c'è stata un'escalation di violenza sulla Striscia di Gaza. "Il mostro della guerra", spiega il giornalista, "ha un lessico diverso dalla razionalità che tante volte immaginiamo. Quasi sempre, quando viene stabilito un momento per un cessate il fuoco, i giorni precedenti vengono usati per regolare i conti o scaricare i caricatori. È terribile, ma è tipico di una dinamica di guerra e spesso più questo attimo è violento e più è probabile che la tregua funzioni".