“Una miccia che ha portato a un grosso incendio in tutta la regione”. Così il giornalista Luigi Geninazzi ha definito ai microfoni di Ticinonews l’attentato terroristico compiuto da Hamas esattamente un anno fa. “Lo shock per quanto accaduto perdura ancora oggi. Quello che era l’obiettivo prioritario di Israele all’indomani di quel 7 ottobre, ovvero la liberazione degli ostaggi, oggi è decisamente passato in secondo piano". Benjamin Netanyahu un anno fa "era un leader bollato come incapace e contestato, mentre oggi è diventato il nuovo uomo forte che non incontra più opposizione. È una persona che incarna una furia punitiva e intende fare pazza pulita di tutti i nemici”.
“Siamo di fronte a un conflitto regionale”
A distanza di un anno “possiamo dire che anche lo scontro tra Israele e Hamas è passato un po’ in secondo piano”, ha aggiunto Geninazzi. “Siamo di fronte a un’escalation bellica su tanti fronti, non solo Hamas e Gaza, ma anche i ribelli palestinesi della Cisgiordania, gli Hezbollah, il Libano e infine l’Iran”. Ormai “stiamo assistendo a un conflitto regionale. Netanyahu lo ha detto chiaramente: vuole cambiare l’assetto geopolitico del Medio Oriente”.
“Netanyahu ha in mente un disegno preciso”
Ad oggi, la tregua di cui tanto si è parlato, sembra non essere voluta da nessuno. “Ne parlano ancora alcuni attori internazionali che contano sempre meno. Netanyahu ha in mente un disegno preciso: ristrutturare con forza l’intera regione, ovvero arrivare a un predominio di Israele, distruggendo i nemici e stringendo un patto con le potenze sunnite”. Si tratta di “creare un asse tra Israele e Arabia Saudita, un piano molto ambizioso. Dobbiamo chiederci se sia realistico e se porterà a un cambiamento positivo o a un disastro”.
La questione palestinese
Un’altra domanda ad oggi senza risposta concerne il destino del popolo palestinese. “Netanyahu non ne parla, Gaza ormai è un cumulo di macerie e la Cisgiordania è in mano ai coloni ebrei”. Il problema palestinese “è sempre lì sul tavolo, con la differenza che in questi decenni qualcuno ha cercato di metterci mano, di dialogare, mentre adesso nessuno ne parla più e questo pone delle grosse incognite sul futuro”, ha concluso Geninazzi.