Sondrio
Un ricco ecosistema preistorico fossilizzato nelle Alpi Orobie Valtellinesi
© Elio Della Ferrera - Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio delle provincie di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
© Elio Della Ferrera - Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio delle provincie di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
Redazione
11 ore fa
La scoperta, che è stata presentata ieri in conferenza stampa al Museo di Storia Naturale di Milano, è avvenuta grazie a un'operazione spettacolare che ha visto l'impiego di un elicottero per il recupero dei fossili ad alta quota. Le tracce, che includono orme di anfibi, rettili, piante, semi, impronte di pelle e addirittura gocce di pioggia, sono conservate su lastre di arenaria.

Un ecosistema preistorico fossilizzato, risalente a 280 milioni di anni fa, è stato scoperto nel Parco delle Alpi Orobie Valtellinesi, in provincia di Sondrio. Le tracce, che includono orme di anfibi, rettili, piante, semi, impronte di pelle e addirittura gocce di pioggia, sono conservate su lastre di arenaria. Il cambiamento climatico, che ha ridotto la copertura di neve e ghiaccio, ha contribuito a rivelare questi straordinari reperti, offrendo uno spaccato di vita del passato.

La scoperta

La scoperta, che è stata presentata ieri in conferenza stampa al Museo di Storia Naturale di Milano, è avvenuta grazie a un'operazione spettacolare che ha visto l'impiego di un elicottero per il recupero dei fossili ad alta quota. La prima traccia è stata individuata da Claudia Steffensen, un’escursionista di Lovero, mentre percorreva un sentiero della Val d'Ambria, nel comune di Piateda, a 1'700 metri di altitudine. L'incontro è stato documentato da Elio Della Ferrera, fotografo naturalista di Chiuro, che ha inviato le immagini al paleontologo Cristiano Dal Sasso. Immediatamente, sono stati informati il Parco delle Orobie Valtellinesi e la Soprintendenza competente. A partire dall'estate del 2023, Della Ferrera e il team di ricercatori hanno mappato e fotografato centinaia di tracce fossili che affiorano ancora oggi sulle pareti verticali di montagne come il Pizzo del Diavolo di Tenda, il Pizzo dell'Omo e il Pizzo Rondenino, a quasi 3'000 metri di quota, e nei depositi di frana sottostanti. Le impronte, visibili su massi di grande dimensione, appartengono a tetrapodi (rettili e anfibi) e invertebrati (come insetti e artropodi), molti dei quali formano vere e proprie "piste", tracce di camminate risalenti al Permiano, l'ultimo periodo dell'Era Paleozoica. Secondo Dal Sasso, pur non essendo ancora comparsi i dinosauri, alcune delle creature che hanno lasciato le orme più grandi erano comunque di dimensioni notevoli, arrivando fino a 2-3 metri di lunghezza.