Maremoto
Vent'anni fa lo tsunami del secolo, l'Apocalisse nell'Oceano Indiano
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Keystone-ats
un giorno fa
Il 26 dicembre 2004 un violentissimo sisma nell'Oceano Indiano provocò un apocalittico tsunami, che trasformò in tombe intere zone costiere, dal sudest asiatico all'Africa orientale. Le vittime ufficiali furono oltre 230'000, fra cui molti svizzeri.

Sono passati ormai vent'anni da una delle più devastanti catastrofi naturali a memoria d'uomo. Il 26 dicembre 2004 un violentissimo sisma nell'Oceano Indiano provocò un apocalittico tsunami, che trasformò in tombe intere zone costiere, dal sudest asiatico all'Africa orientale. Le vittime ufficiali furono oltre 230'000, fra cui molti svizzeri. Allo stato attuale, sono 113 i cittadini elvetici che hanno perso la vita nel maremoto del secolo, ha indicato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) a Keystone-ATS. La maggior parte di loro si trovava in vacanza a Khao Lak, idilliaca località del sud della Thailandia diventata nell'occasione un cimitero di ignari turisti stranieri. L'inferno si scatenò alle 7.59, ora locale. La terra tremò a meno di 100 chilometri dalla costa occidentale dell'isola indonesiana di Sumatra, a 30 chilometri di profondità. Il sisma fu il risultato dello scontro fra due placche continentali.

Scossa devastante

La scossa principale non durò qualche secondo, bensì otto, infiniti, minuti. Secondo vari calcoli, ebbe una magnitudo compresa fra il 9,1 e il 9,3 sulla scala Richter. Valori praticamente inediti, se si considera che i più violenti terremoti della storia per magnitudo sono quello del 1960 in Cile (9,5) e quello del 1964 in Alaska (9,2). I primi a rendersi conto del potenziale pericolo, ore prima che le spiagge venissero spazzate via, furono i sismologi delle Hawaii. Non esisteva però un sistema di allerta precoce generalizzato e così dall'arcipelago non riuscirono ad avvertire chi di dovere. Tra la scossa e le prime onde del maremoto passarono 20 minuti in Indonesia, ma due ore e oltre in Thailandia, Sri Lanka, India, Myanmar e Bangladesh. Dopo oltre sei ore fu raggiunta la costa africana, dall'altra parte dell'Oceano Indiano. In totale quattordici Paesi furono colpiti da onde alte come grattacieli, anche di decine di metri. Solo ad Aceh, la provincia indonesiana più vicina all'epicentro, i morti furono 170'000, con 2,3 milioni di persone che rimasero senza casa. Pagarono un dazio particolarmente elevato pure Thailandia, India e Sri Lanka.

Aiuti da record

Il primo gennaio 2005, più di 500 turisti elvetici risultavano ancora dispersi. Delle vittime svizzere, una dozzina sono state identificate nelle ore e nei giorni successivi al disastro dai parenti presenti sul posto, mentre per la maggior parte è stato necessario un esame del DNA in patria. Il 5 gennaio è stato dichiarato giorno di lutto nazionale in Svizzera. Due giorni dopo, il Consiglio federale ha deciso di lanciare un'operazione di soccorso, inviando tre elicotteri e cinquanta militari in Indonesia. Nei mesi successivi allo tsunami, Berna ha trasportato a Sumatra aiuti per 368 tonnellate. Gli ultimi membri dell'operazione di soccorso sono rientrati il 12 marzo. Dal canto suo, la Catena della solidarietà ha organizzato una giornata di raccolta fondi nazionale, racimolando in 24 ore 62 milioni di franchi. Globalmente, le donazioni all'ente hanno raggiunto quota 227,7 milioni. "Ad oggi, questa raccolta è la più grande nei 78 anni di storia della fondazione", ha dichiarato a Keystone-ATS il suo portavoce Fabian Emmenegger. A titolo di paragone, per la guerra in Ucraina il ricavato ammonta a 134,7 milioni, per le intemperie in Vallese del 2000 a 74 milioni. Un motivo di questo "successo" è che molte persone ebbero il tempo di informarsi in quella tragica domenica di Santo Stefano di vent'anni fa. Un'altra spiegazione è la vicinanza emotiva di tanti ai Paesi colpiti, popolari mete di vacanze.

Ritorno in auge

In ogni caso, a livello turistico lo tsunami provocò un crollo dei viaggi nel sudest asiatico, Thailandia in primis. "Nel periodo natalizio 2005/2006, la domanda dei nostri clienti è stata significativamente inferiore a quella degli anni precedenti", ha affermato a Keystone-ATS Muriel Wolf Landau, portavoce di Hotelplan. Oggi però, la Thailandia è una delle cinque destinazioni più gettonate per le ferie a Natale e Capodanno, continua l'addetta stampa. L'Indonesia è per contro una destinazione meno sexy, ma a causa del clima: in queste settimane molte isole si trovano infatti nel bel mezzo della stagione delle piogge. Il ritorno degli ospiti stranieri è stato un toccasana per l'economia thailandese, della quale il turismo è un pilastro. Dalle spiagge dei luoghi più "in", come la vivace Phuket, sono spariti rapidamente i segni della devastazione. Ma altrove, in zone meno prospere, la ripresa è stata più balbettante e le ferite hanno faticato a rimarginarsi.