Infoazienda
Gestione dei rischi e adeguamento delle coperture
un anno fa
Intervista a Michele Panarelli, Agente Generale di Zurich a Bellinzona

Contenuto pubblicato su mandato del partner inserzionista, che ne assume la responsabilità redazionale.

In un contesto come quello attuale, in cui i rischi, antichi e nuovi, aumentano e gli scenari evolvono a ritmi sempre più accelerati, muta il ruolo dell’assicuratore, chiamato a diventare un vero e proprio risk manager nei confronti dei propri clienti, e questi sono chiamati a riconsiderare i termini delle loro protezioni, sia nell’ambito previdenziale e personale che in quello delle loro proprietà materiali.

 

Quali sono i temi con cui l’assicuratore è oggi più confrontato ?

 “Un ruolo certamente di rilievo rimane quello della previdenza e della pianificazione pensionistica. Sono sul tappeto importanti riforme dell’AVS, mentre anche i meccanismi della LPP vanno rivisti, ad iniziare dai tassi di conversione, diventa sempre più importante la previdenza privata, che peraltro è destinata a godere di nuove condizioni favorevoli. Vanno considerate le condizioni dei segmenti di clientela più “lacunosi”, come le donne, i lavoratori precari od indipendenti, ma vi è un tema molto concreto, anche se un po’ trascurato, su cui noi dobbiamo puntare molto, ed è quello delle revisioni delle coperture”.

 

Di cosa si tratta ?

 “E’ una questione che sta diventando sempre più marcata, visto che tutto intorno a noi cambia rapidamente, ed anche i rischi mutano e si intensificano, sia per quanto concerne quelli tradizionali che quelli nuovi. Il cittadino svizzero è tendenzialmente conservatore e per certi versi prevedibile (ce lo dicono del resto le statistiche), e tende anche a mantenere le posizioni assicurative inalterate nonostante esse possano rivelarsi con il tempo meno adeguate o addirittura non adeguate del tutto, in termini di condizioni per ottenere i rimborsi e dei loro importi. In campo previdenziale, giunti ad una certa età, diciamo intorno ai 55-60 anni,  ci si informa sulle scelte fra capitale e rendite, su guadagni e perdite dei programmi, si interviene quando è il caso, ma su altri versanti, altrettanto importanti, si dimostra meno interesse. Talvolta il cliente appare “dormiente”, poco incline a ridiscutere le polizze sottoscritte molti anni prima, non considerando che nel frattempo i suoi bisogni sono mutati così come certe circostanze esterne che hanno influito sui rischi da fronteggiare”.

 

Come è mutato il panorama sia nel comparto previdenziale che in quello dei rischi diversi ?

 “In campo pensionistico basti pensare che in passato le aziende offrivano piani previdenziali allettanti anche come forma di “fringe benefit” a certe categorie di collaboratori. Oggi la cosa è diventata rara e gran parte delle imprese, a parte certe nicchie di mercato, si impegnano soltanto a livello minimo, valutando accuratamente costi, benefici, detraibilità fiscale…E se il dipendente procede nella carriera e lo stipendio sale, alla scadenza può trovarsi con un certo amaro in bocca rispetto alle sue attese ed al tenore di vita cui nel frattempo si è abituato e che vorrebbe mantenere. Nel settore dei rischi generali il discorso vale per la responsabilità civile, per la casa, l’economia domestica, l’automobile, i fenomeni naturali, di cui purtroppo abbiamo testimonianze sempre più frequenti, per gli attacchi informatici con tutte le loro conseguenze, dal furto d’identità alla clonazione di carte di credito... E’ sotto gli occhi di tutti l’aumento della criminalità tradizionale e cibernetica, dal Ticino ci si muove molto verso l’Italia ed all’estero in generale e, quando i danni emergono, la mancanza di copertura adeguata si fa sentire. Né va trascurato il fatto che la litigiosità aumenta con la probabilità di incappare in contenziosi e cause legali. Di tutto questo si parla poco e quando si verifica il fatto naturale o l’azione criminale, il cliente rimane smarrito e, nei confronti dell’assicurazione, pare che tutto gli sia dovuto, senza però che lui si sia attivato al riguardo”.

 

A monte di ciò vi è più una sorta di “resistenza psicologica” od un contesto economico più difficile per certe fasce della popolazione ?

 “Può influire un mix delle due cose, ma soprattutto si tratta di una sottovalutazione del problema, di una certa tendenza a lasciare le cose come sono, oppure, fortunatamente in una quota non elevata di clienti, il timore di un interventismo eccessivo ed interessato da parte dell’assicuratore. Il nostro compito è allora quello di diventare dei veri “risk manager” nei confronti del cliente, ragionare insieme a lui sui rischi potenziali, a casa e fuori, senza drammatizzare ma valutando serenamente realtà e statistiche, aiutandolo ad effettuare le scelte migliori, evidenziando come un mancato piccolo investimento può produrre un grande danno. L’effetto impoverimento e la stessa precarizzazione del mercato del lavoro, fenomeni che pure esistono e sono in crescita, non hanno avuto, a mio giudizio, un grande effetto sulla nostra attività. La fase del Covid ha anzi accresciuto in molti la sensibilizzazione nei confronti dei rischi, ma, superato il momento emotivo, molto resta ancora da fare per passare dalle percezioni alla scelta di soluzioni concrete ed adeguate”.