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Il mondo della previdenza svizzera, fino ad ieri invidiato a livello internazionale, mostra ora i suoi limiti, è oggetto di sfide e polemiche in cui spesso l’ideologia ha il sopravvento sul pragmatismo. Un quadro complesso, come anche gli esiti elettorali e certe esternazioni politiche indicano.
“Esiste un problema di fondo” afferma Domenico Sartore “visto che il nostro modello previdenziale è sempre stato basato sul reddito e sull’equilibrio fra chi lavora, produce reddito e paga i contributi e chi percepisce le prestazioni. Oggi viviamo con questo “modello di rendita” grazie ai baby boomers ancora attivi, ma esso avrà un limite, che peraltro già si intravede, quando questa fascia di boomers sarà fuori dal circuito del lavoro. A pagare saranno allora sempre di meno, anche per altri fattori, come i salari non necessariamente in aumento, il mercato del lavoro più precario e frammentato, la perdita di posti a causa della digitalizzazione, l’impatto dell’IA, mentre dall’altra parte la fascia dei beneficiari sarà elevata e crescerà. Arriverà un momento di rottura, per cui un ripensamento del sistema è necessario, anche se non è un’impresa facile. Da alcune parti si intravede la volontà di affossare la componente privata per avere gli argomenti necessari per spingere la parte pubblica, cioè l’AVS, anche se gli esempi dei Paesi intorno a noi non sembrano esaltanti. Stupiscono poi certe dichiarazioni di politici che per tappare qualche buco del bilancio pubblico auspicano una maggiore tassazione del terzo pilastro, disattendendo completamente le promesse fatte a chi è stato responsabile ed ha risparmiato. Queste dichiarazioni esaltano la mentalità statalista e possono essere foriere di brutte notizie anche riguardo ai benefici fiscali oggi dati a chi acquista dei vuoti contributivi. Ovviamente far confluire i capitali oggi accumulati nel secondo pilastro nell’AVS è improponibile in quanto violerebbe il diritto di proprietà sugli averi, mentre una maggiore fiscalità sul terzo pilastro indurrebbe i partecipanti, laddove possibile, a ritirare anticipatamente i capitali bloccando i versamenti futuri, con la conseguenza di rompere il rapporto di fiducia con le istituzioni, che in alcuni casi è già oggi intaccato”.
In questo scenario quale ruolo svolge l’assicurazione?
“Dobbiamo essere consulenti globali, analizzando i bisogni del cliente a 360 gradi, secondo una piramide dei bisogni, stabilendo fabbisogni indispensabili, necessarie, utili, superflui, definendo poi cosa mettere al centro tenuto conto dei limiti imposti dal budget e sfruttando tutte le potenzialità disponibili, ad esempio in termini di rendimento finanziario e di beneficio fiscale”.
Una consulenza in cui entra in gioco anche il fattore età?
“Certamente. Per chi è giovane il tempo è un alleato, ad esempio con un terzo pilastro investito tutto in azioni, la capitalizzazione e l’orizzonte temporale lungo rappresenta un vantaggio consistente. Purtroppo vediamo molti casi di persone che scoprono le loro scoperture previdenziali essendo già avanti negli anni, ed in questo caso il tempo non è un alleato ma un tiranno e senza le risorse adeguate si può fare poco. Ecco l’importanza di avviare programmi integrativi per tempo. In altri casi si fa da sé, attraverso piattaforme od altro, in modo casuale, senza confrontarsi con specialisti. Anche qui il ruolo dei nostri consulenti offre un reale valore aggiunto”.
Come evolve la previdenza vista dalla prospettiva delle imprese?
“Per il fondo pensione scelto dall’aziende è importante il bilanciamento fra componente rischio e componente rendimento finanziario. Oggi un buon piano pensionistico diventa un fringe benefit in grado di attirare e trattenere talenti e collaboratori importanti. Per il collaboratore si tratta di una forma di stipendio particolare, che vale quasi il doppio, vista anche la neutralità in termini fiscali e, per l’imprenditore, la retention risulta il più delle volte conveniente rispetto ad un nuovo reclutamento ed un nuovo processo di formazione”.
Rimane per certi versi irrisolta la “questione femminile”?
“Era un valore aggiunto della revisione LPP che la votazione popolare ha respinto. Eppure in prospettiva della carenza di mano d’opera che si prospetta, le donne possono diventare una forza notevole ed indispensabile per la nostra economia, con un potere contrattuale in grado di riempire i gap e le lacune che esistono. Purtroppo regnano spesso disinformazione ed ideologia, rispetto a lungimiranza e pragmatismo”.
Come affrontano le aziende il tema del rischio informatico?
La sensibilità esiste, ma bisogna sfatare il mito dell’assicurazione-panacea. Interveniamo a coprire i costi dell’”incidente”, ma l’azienda deve aver compiuto tutte le procedure e gli adempimenti necessari nei suoi sistemi, nelle regole e nelle procedure. Oggi i premi sono ancora interessanti ed il rischio elevato e concreto. Varrebbe la pena approfittarne.
Le nuove norme fiscali hanno comunque portato benefici all’assicurato?
“Oltre agli incentivi fiscali per chi copre vuoti contributivi e ad una minore tassazione del capitale previdenziale, soprattutto se di importo elevato, è molto interessante, soprattutto per chi ha importanti capitali previdenziali. Anche la tassazione della rendita pensionistica privata, denominata rendita vitalizia, è migliorata parecchio rendendola nuovamente una soluzione appetibile in sostituzione o come complemento della rendita LPP.”