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Lombardi: "È l'Ambrì più forte degli ultimi anni? La mia percezione è questa"
©Gabriele Putzu
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Samuele Quadri
11 ore fa
L'Ambrì-Piotta sta vivendo una stagione particolare in cui, data la squadra, ci si aspettava qualcosa di più, ma nel contempo l'obiettivo play-in è ancora largamente alla portata. A parlarne il Presidente Filippo Lombardi che si sofferma anche sulla filosofia che ha sempre contraddistinto la squadra e l'ambiente leventinese.

Il Presidente dell'Ambrì-Piotta Filippo Lombardi torna a parlare. Dopo un periodo più scuro che chiaro, i biancoblù si ritrovano in una posizione in classifica non del tutto felice. Un posto per i play-in non è per nulla distante, ma l'Ambrì non deve perdere il treno. Per Lombardi l'obiettivo è ancora alla portata: "L’Ambrì resta attaccato all’obiettivo. Ci crede la società e ci credono i tifosi. Ci crede lo staff e ci credono i giocatori. In ogni caso sono tutti uomini: hanno i loro momenti di forza e quelli di debolezza, i momenti di entusiasmo e di desolazione. Per fortuna io non leggo i blog, altrimenti mi dispererei ogni settimana. L’Ambrì è capace di esaltarsi con poco, ma anche di deprimersi quando arrivano momenti più difficili. Nella storia dell’Ambrì, però, c’è la capacità di far prevalere la forza di resistenza e di volontà su quello della delusione", afferma il Presidente biancoblù.

L'Ambrì più forte degli ultimi anni?

Se n'è parlato tanto. Questo Ambrì-Piotta, sulla carta, è una squadra costruita per andare avanti. L'obiettivo è alla portata di Grassi e compagni e per Filippo Lombardi è un Ambrì che ha le carte in regola per confermare le aspettative: "Se lo chiedete allo staff probabilmente vi risponderebbe che non è vero. La percezione del Presidente però è questa, è uno degli Ambrì più forte degli ultimi anni. È anche vero che si creano nuove difficoltà che prima non avevamo. Il turnover del portiere è un problema che non avevamo mai avuto con i conseguenti scompensi che genera nel line-up. Abbiamo anche giocatori di esperienza legati al club da anni, ma gli anni passano per tutti. Inoltre, ci sono diversi giovani che vorrebbero avere più spazio. Bisogna riuscire ad amalgamare queste due dinamiche. Ci vuole uno staff molto preparato e questa è una caratteristica di Luca Cereda: far convivere esperienze diverse all’interno del gruppo. Non è semplice, bisogna a volte intervenire duramente", sottolinea Filippo Lombardi.

...sui giocatori

Contro l'Ajoie e contro il Friborgo, Inti Pestoni non è stato convocato. Una scelta che lascia i suoi echi, non solo per il valore del giocatore, ma anche per ciò che rappresenta per l'ambiente: "Credo molto in Inti, lui era il ‘mio’ primo giovane quando sono diventato presidente. Gli voglio bene: ho seguito i suoi alti e i suoi bassi. Avrà sicuramente il suo posto anche in futuro, ma le decisioni dello staff vanno rispettate. Servono a far maturare una coscienza in ogni individuo e nel gruppo", dice Lombardi. E su DiDomenico è categorico: “DiDo è il tipo di giocatore che se ce l’hai contro lo detesti, ma se ce l’hai in squadra lo ami. Lui sposa la filosofia corsara dell’Ambrì. Piace a tutti e anche al Presidente".

Il binomio Cereda-Duca

Uno anno e mezzo fa c’è stato il rischio di separazione con Cereda. La società ha poi scelto di continuare a percorrere questa strada e Lombardi ne è ora felice: “È l’allenatore più longevo sulle panchine in tutta la Svizzera. Il Davos ha tenuto per 21 anni Del Curto. Il Sion invece aveva cambiato 28 allenatori. Noi abbiamo la ‘mentalità-Del Curto’”. Un binomio completato dal direttore sportivo Paolo Duca, su cui il Presidente Filippo Lombardi non ha problemi a sottolineare la bravura e la schiettezza: “Non è il direttore sportivo più comodo che un Presidente possa augurarsi. Posso fare una lista infinta di circostanze in cui ci siamo mandati reciprocamente a quel paese. Il bello con lui è che il giorno dopo è risolta e troviamo le soluzioni ai problemi. Riesce a comporre una squadra con un budget oggettivamente limitato. Quando vedi i colpi di mercato di altre squadre e sai che il tuo DS ha negoziato per tre mesi quel profilo e alla fine non ha concluso per una differenza di budget non autorizzata dal Presidente, ti rendi conto che fa un buon lavoro. Ha anche la flessibilità di capire che cosa ha bisogno la squadra e che cosa è disponibile. È un segno di intelligenza apprezzabile", afferma Lombardi.

L'equilibrio in società

La stabilità dell'Ambrì è anche data dal rapporto che lo staff tecnico ha con il Presidente. Non tutto però dura per sempre. Filippo Lombardi non se lo aspetta sicuramente nel breve periodo, ma è conscio che non esistono storie infinite: "Siamo fatti della stessa pasta. Siamo cresciuti nella vecchia Valascia. Abbiamo le stesse radici e le stesse reazioni: sanguigne, ma autentiche. Il bello è aver trovato questo equilibrio, non sempre facile. Preoccupato per un loro possibile addio? Loro sono più preoccupati che me ne vada prima io. Vediamo chi resiste di più", scherza Lombardi. E ancora: "Sono gli unici ad avere in Svizzera un contratto indeterminato che possono disdire quando vogliono con 6 mesi di preavviso. Finché condividiamo gli obiettivi e finché siamo convinti di poter dare un valore aggiunto a questa società, lavoriamo insieme. Il giorno in cui ci diremo che sarebbe meglio passare il testimone, per qualsiasi motivo, ci parleremo e proveremo a percorrere altre strade. Non sarà comunque mai in un’atmosfera conflittuale. So che avremmo fatto il meglio, ma se il meglio per l’Ambrì sarà altro, faremo qualcosa d’altro", dichiara il Presidente dei leventinesi.

Cambio di casa, cambio di mentalità?

Dopo la costruzione della nuova pista, molti tifosi erano preoccupati sul possibile cambio di mentalità in casa Ambrì. Una mentalità basata da anni su valori autentici e di lotta che la nuova Gottardo Arena avrebbe potuto snaturare. Per il Presidente Lombardi, invece, non solo ha mantenuto questa filosofia, ma ha accolto più facilmente altre persone: “È dovuto ad una cresciuta coscienza. Non si è costruito nulla nel brevissimo periodo. L’Ambrì ha vissuto dei grandi momenti di esaltazione nella sua storia culminati nella stagione ’99 che lasciato delle tracce nello spirito. Io credo che la nuova pista abbia portato la consapevolezza che siamo sempre qui. Non bisogna più andare a vedere una partita a -15 gradi per essere tifosi, ma ci si può godere la serata, si può stare con la ragazza, la moglie o i bambini. Questo ha creato più costanza e più stabilità nelle cifre del pubblico. La partita è uno spettacolo e un evento. Si viene a vedere una squadra che combatte, ma si viene anche per incontrare gli amici per passare una bella serata". E continua: “Tanti dicevano che l’Ambrì sarebbe morto e che si sarebbe perso il DNA leventinese cambiando casa. Abbiamo fatto quello che potevamo fare, mantenendo lo spirito dell’Ambrì vero, quello montanaro, quello che sa soffrire, che sa perdere, ma anche risorgere. Sono contento di sapere che gran parte delle gente abbia capito", conclude il Presidente dell'Ambrì-Piotta Filippo Lombardi.

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