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15 anni fa moriva Massimo Troisi
Redazione
16 anni fa
Uno degli autori-attori più brillanti del cinema italiano. La sua ironia e il suo umorismo continuano a commuovere il suo cinema continua a essere amatissimo

Il giorno che morì, Benigni scrisse una poesia:Non so cosa teneva "dint'a capa", intelligente, generoso, scaltro, per lui non vale il detto che è del Papa, morto un Troisi non se ne fa un altro. Morto Troisi muore la segreta arte di quella dolce tarantella, ciò che Moravia disse del Poeta io lo ridico per un Pulcinella. La gioia di bagnarsi in quel diluvio di "jamm, o' saccio, ‘naggia, oilloc, azz!" era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz. "Non si capisce", urlavano sicuri, "questo Troisi se ne resti al Sud!" Adesso lo capiscono i canguri, gli Indiani e i miliardari di Holliwood! Con lui ho capito tutta la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino, e non m'ha mai parlato della pizza, e non m'ha mai suonato il mandolino. O Massimino io ti tengo in serbo fra ciò che il mondo dona di più caro, ha fatto più miracoli il tuo verbo di quello dell'amato San Gennaro

Stiamo parlando di Massimo Troisi attore, sceneggiatore, interprete. Incominciò la sua carriera a teatro nella sua Napoli. Passò alla televisione dove divenne celebre con il trio “La smorfia” (che inizialmente si chiamava “I saraceni”), con L. Arena e E. Decaro. T. Poi venne il cinema e già il primo film da lui diretto e interpretato "Ricomincio da tre" (1981) ebbe un successo clamoroso che lo fece diventare uno dei fenomeni cinematografici più clamorosi degli anni Ottanta. Del suo cinema piaceva la rappresentazione dei dubbi e delle illusioni di un'intera generazione. E piaceva la sua filosofia di vita basata sull'arte tutta napoletana di sapersi accontentare e per la capacità di cogliere il particolare delle cose, delle situazioni, delle persone trasformandolo in intima e personale analisi. Diceva di lui Gianni Minà: “…era un essere umano leggero, lieve, forse stonato in un'epoca e in una società dello spettacolo dove imporre la propria presenza, essere arroganti, è il comportamento di moda. ...". Il suo classico personaggio di insicuro alle prese con problemi di maturità si è via via arricchito ed ispessito nei successivi "Scusate il ritardo" (1983), "Non ci resta che piangere" (1984) in coppia con R. Benigni, "Le vie del Signore sono finite" (1987), "Credevo fosse amore invece era un calesse" (1992). Come attore ha recitato, tra l'altro, in "Splendor" (1988) e in "Che ora è" (1989), entrambi di E. Scola. Il suo ultimo impegno come attore è stato in "Il postino" (1994), poetico omaggio a Neruda, con la regia di M. Radford, che ha ottenuto 5 nomination per gli Oscar 1995. Padronanza scenica, forte napoletanità, capacità espressiva sia verbale sia mimica e gestuale, era un mix perfetto di ironia, paradosso e malinconia, ipocondria e distrazione. Un attore capace di scherzare sui difetti universali con profonda ilarità ma anche di interpretare ruoli di uomini molto sensibili, indifesi, di un'assoluta tenerezza e impacciati di fronte alle situazioni quotidiane in continuo cambiamento. "No, no, nun dicere sì sì ho capito e poi nun hai capit' nient'" da "Non ci resta che piangere""Se mi accostano a Totò e a Eduardo a me sta benissimo: sono loro che si offendono" intervista di Gianni Minà"Ricordati che devi morire". "Come?" "Ricordati che devi morire". "Vabbene"... "Ricordati che devi morire". "Sì, sì, no, mò me lo segno proprio" da "Non ci resta che piangere"Ricordando Massimo Troisi e alla fine poesia di Roberto Benigni

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