Agricoltura
Bastano due geni per ottenere pomodori più grandi e dolci
©Carlo Reguzzi
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Keystone-ats
11 giorni fa
L'unico 'effetto collaterale' riscontrato riguarda i semi, che sono risultati pochi e più leggeri rispetto ai frutti non modificati, anche se la loro salute e la capacità di germinare non sono state affette.

Due soli geni sono sufficienti per ottenere pomodori più dolci, senza rinunciare alla grandezza e alla resa: la scoperta si deve allo studio pubblicato su Nature e guidato dall'Accademia Cinese delle Scienze Agrarie, che ha utilizzato Crispr, la tecnica taglia-e-cuci del Dna, per bloccarli, ottenendo frutti con un contenuto di zuccheri fino al 30% più elevato e stesso peso. Il risultato fa luce sui meccanismi genetici e molecolari alla base della tanto inseguita dolcezza nel pomodoro e, dal momento che i due geni sono presenti anche in molte altre specie vegetali, la tecnica potrebbe essere applicata anche ad altre colture.

Prima la priorità era data solo alle dimensioni

Pomodori più dolci sono preferiti dalla maggior parte dei consumatori, ma anche dall'industria, dal momento che un contenuto di zucchero più elevato aumenta il valore economico del prodotto. Tuttavia, nel corso dei secoli i coltivatori hanno dato la priorità alla dimensione dei frutti, che sono infatti diventati dalle 10 alle 100 volte più grandi rispetto ai loro antenati selvatici, ma questa selezione è andata a scapito della dolcezza. Recuperare questa caratteristica si è poi rivelato impegnativo, poiché piante più dolci danno spesso frutti più piccoli e meno numerosi.

Confronto con specie selvatiche

Confrontando diverse specie di pomodori coltivate e selvatiche, i ricercatori coordinati da Sanwen Huang sono riusciti a identificare due geni, slcdpk27 e slcdpk26, che risultano i regolatori chiave del processo di accumulo dello zucchero all'interno del frutto. Gli autori dello studio li hanno quindi silenziati con la Crispr, ottenendo pomodori dolci che mantengono le loro dimensioni. L'unico 'effetto collaterale' riscontrato riguarda i semi, che sono risultati pochi e più leggeri rispetto ai frutti non modificati, anche se la loro salute e la capacità di germinare non sono state affette.