
E' il direttore della Clinica Urologica e della Scuola di Specializzazione in Urologia dell'Università degli Studi di Padova Filiberto Zattoni a sostenere che sarebbe fantastico avere un vaccino in grado di combattere i tumori. Una cura, insomma, in grado di stimolare la risposta immunitaria contro le cellule neoplastiche, mantenendo sotto controllo la malattia e permettendo, di conseguenza, di allungare e migliorare la vita dei pazienti.Queste dunque le considerazioni di Zattoni in seguito ai risultati ottenuti dallo studio sul nuovo vaccino sperimentale contro il cancro alla prostata, testato recentemente su pazienti affetti da metastasi.Ma l'entusiasmo di Zattoni non è privo di scetticismo, non tanto nei confronti del farmaco stesso, quanto nei confronti delle holding farmaceutiche. In effetti questa nuova medicina apre interessanti prospettive al mondo sanitario, ma non vi è certo assenza di interessi economici. Ci vuole dunque prudenza nel valutare gli esiti delle varie ricerche.I dati ottenuti dalla ricerca, relativi ad una sperimentazione di fase 2 (sperimentazione di un farmaco su un ampio numero di pazienti), sono stati pubblicati sulla rivista specializzata "Journal of Clinical Oncology". Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Dana-Farber Cancer Institute di Boston, i quali hanno analizzato gli effetti del farmaco su un campione di 125 pazienti, tutti aventi carcinoma prostatico in fase metastatica.Ma vediamo come è stato condotto lo studio menzionato: i partecipanti sono stati divisi in due gruppi. Ad ambo i gruppi sono stati i tradizionali farmaci adiuvanti. Ma, in più, al primo gruppo sono stati dati dei placebo; al secondo, composto da 80 pazienti, è stato dato, invece, il vaccino PROSTVAC-VF, sviluppato attraverso un virus reso innocuo in laboratorio (il poxvirus modificato geneticamente).Gli studiosi americani, coordinati dal Dr. Philip Kantoff, sono soddisfatti dei risultati. Sostengono infatti che grazie alla nuova cura immunizzante i pazienti si sono visti allungare le aspettative di vita. Il vaccino, inoltre, sembra ben tollerato dall'organismo.A dare prova dell'efficacia del vaccino è il fatto che a tre anni dalla sua somministrazione, il 30% dei pazienti è rimasto in vita. Un dato non insignificante se consideriamo che i sopravvissuti al placebo si contano in misura del 17%.Ora, al fine di confermare definitivamente l'efficacia del vaccino, i ricercatori intendono passare alla sperimentazione di fase 3, la quale prevede un campione di 600 pazienti.Zattoni conclude spiegando l'importanza a livello sanitario di un vaccino contro il tumore alla prostata. Al riguardo dice che la prognosi del carcinoma prostatico metastatico è severa e che la sopravvivenza a tre anni è molto limitata. Anche intervenire con le classiche cure risulta troppo spesso inutile. Infatti la terapia ormonale è (o lo diventa spesso) poco efficace e lo stesso si può dire nei confronti della chemioterapia. Ed ecco come mai un vaccino in questo senso sarebbe un grande passo avanti in termini di cura (e prevenzione).
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