Un chip impiantato nel cervello, che permette alle persone con problemi motori di controllare un dispositivo come un computer solo tramite il pensiero. È l’operazione effettuata concretamente per la prima volta da Neuralink, azienda che tra i cofondatori conta l’eclettico Elon Musk. Un passo importante? Ticinonews ne ha parlato con il Direttore medico del Neurocentro della Svizzera italiana, Alain Kaelin. “Non è la prima volta che si fa qualcosa in questo settore”, precisa Kaelin. “Diverse ditte lavorano nel campo da più di 20 anni. Il concetto non è inedito. Ciò che è nuova è la tecnologia, che speriamo possa essere migliore”.
Alcuni dettagli
Quello di Neuralink è un impianto con 64 fili, 1’024 elettrodi e una batteria wireless, che mostra i passi avanti di una tecnologia sempre più importante anche in ambito neurologico. “Oggi si fanno cose che 20 anni fa non erano possibili”, prosegue Kaelin. In questo caso “si deve analizzare il segnale della corteccia per riuscire a controllare una macchina e qui rientra la tecnologia dell’apparecchio, ma c’è anche tutto l’algoritmo per analizzare il segnale”.
Si guarda ai possibili sviluppi
Stando a Musk, che ha denominato l’impianto “Telephaty”, il paziente si sta già riprendendo e l’attività neurale è promettente. Come detto in precedenza, Neuralink non è l’unica azienda che lavora in questa direzione. In passato, altre imprese hanno già impiantato dispositivi simili. In Svizzera, il Politecnico di Losanna è riuscito, lo scorso anno, a permettere a un uomo paralizzato di camminare nuovamente, con un ponte digitale tra due impianti: uno nel cervello e uno nel midollo spinale. Come in quella circostanza, anche oggi dottori e ricercatori guardano da vicino gli sviluppi. “Il concetto di controllare una macchina con il pensiero è affascinante, ma non siamo ancora riusciti a realizzare un apparecchietto che per noi medici possa essere davvero utilizzabile nel quotidiano”, commenta ancora Kaelin. La speranza “è che con questo studio si possa davvero arrivare a tanto”.
Entusiasmo e preoccupazione
Neuralink è stata criticata in passato per i suoi test sugli animali, e tra le reazioni sui social c’è chi mostra entusiasmo, ma anche una certa preoccupazione. Ed effettivamente, le questioni da affrontare non mancano. “Dobbiamo dire chiaramente che si tratta di un’operazione: si mette un apparecchio nel cervello e se si vuole analizzare il segnale occorre avere il numero maggiore possibile di elettrodi. E più ve ne sono, più aumenta il rischio di lesione della corteccia”. E proprio questa è una delle sfide: riuscire ad avere la quantità giusta di elettrodi per riuscire ad avere abbastanza segnale senza causare un danno al cervello.