La pellicola si chiama "L'ora più buia" ma in realtà si tratta di un lungometraggio che splende e a illuminarlo è l'interpretazione da premio Oscar di Gary Oldman, che concorrerà per la statuetta dell'Academy. Il Winston Churchill tratteggiato con pennellate sia spigolose che ironiche da Joe Wright è maestoso.
Tra un sigaro, un bicchiere di brandy e una battuta sarcastica, il Primo Ministro britannico combatte la sua doppia battaglia: quella per tutelare la sua nazione e quella contro quei colleghi politici che preferirebbero chiedere a Mussolini di mediare col Führer invece che scendere in guerra.
Lo appoggiano la moglie Clementine (una Kristin Scott Thomas invecchiata con appositi trucchi e preziosissima nel dare al marito la giusta forza per reggere una situazione conflittuale), la dolce e paziente segretaria Elizabeth Nel (Lily James) che ha perso il fratello a Dunkirk e nelle ultime battute del film anche Re Giorgio VI (Ben Mendelsohn) che alla lunga ammira la tenacia di Churchill e impara a convivere col suo carattere burbero. Sarà proprio il sovrano a spingerlo metaforicamente in quel metrò in cui il il Primo Ministro raccoglie i pareri dei britannici più umili e romantici, che gli chiedono di non calare le braghe e anzi combattere Hitler.
Chi non spalleggerà mai Churchill è Neville Chamberlain (Ronald Pickup) rimpiazzato proprio dal ministro col sigaro. Ma l'audacia winstoniana sarà invece apprezzata nel discorso di chiusura del film, quello che si conclude con un acclamazione.
Joe Wright non sbaglia a dipingere il suo Churchill. Mancano scene d'azione, ma la pellicola non è noiosa. È La verve di Oldman a occupare lo spazio del lungometraggio.
CaSco
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