"Siamo sempre attenti agli aspetti clinici dell'autismo, ma solo adesso iniziamo a chiederci: 'Come sono fatte queste persone? Come è il loro quotidiano?'. Lo stare bene passa dalla conoscenza di sé e questo per una persona autistica, anche molto intelligente, non è una cosa ovvia". L'obiettivo finale, infatti, è il benessere della persona, come evidenzia Chiara Mangione, formatrice e divulgatrice nell'ambito dell'autismo. Negli scorsi giorni, Fondazione Ares e Filo di seta hanno organizzato a Lugano un evento per addetti ai lavori sui temi “autismo” e “alto potenziale cognitivo”.
Non a caso, di frequente le due cose sono giunte e questo può complicare una diagnosi di disturbo dello spettro autistico. "Più una persona è intelligente, più riesce a mascherare il suo eventuale autismo", spiega Cristina Motta, neuropsichiatra infantile all'AspergerLab Milano. "Osservando le persone attorno a sé, la persona autistica molto intelligente riesce a mascherare le sue difficoltà, per apparire il più possibile 'normale'".
Il "masking"
In gergo, si parla di "masking": se entro certi limiti è accettabile, a lungo andare il mascheramento del proprio autismo può risultare problematico, in particolare "drenante", precisa Motta. "Uscire e incontrare le persone non rilassa la persona autistica, che anzi deve sempre ragionare attivamente per interpretare i comportamenti degli altri e per adattare il proprio". Un'attenzione eccessiva che finisce per causare stress.
Sulle abilità e non sulle mancanze
Chi ha un disturbo dello spettro autistico non può limitarsi a reprimerlo e questo va considerato in un percorso terapico. Il rischio, commenta la psicologa e psicoterapeuta Elena Moioli (AspergerLab Milano), è quello di "proporre delle soluzioni che diano per scontate delle competenze che la persona autistica non ha. A volte conviene lavorare sulle abilità di cui l'autistico già dispone, invece di gettarlo in un'esposizione comportamentale che finisce per sovraccaricarlo". Lavorando sulle abilità, la persona autistica può acquisire sicurezza. È però fondamentale che la società riesca ad accantonare i propri stereotipi. "Può essere difficile capire la persona autistica nei suoi comportamenti ", conclude Chiara Mangione. "Io sono autistica e ritengo mio dovere farmi capire, ma vorrei tanto che anche gli altri si incuriosissero e comprendessero che ci sono dei modi diversi di funzionare".