
La ragnatela, trappola micidiale per gli insetti, dedalo affascinante per l'uomo.Ma lo sapevate che le ragnatele sono composte da uno dei materiali più resistenti al mondo? Pensate che sono quattro volte più resistenti dell'acciaio e tre volte più elastiche del kevlar.L'uomo, da sempre affascinato da questo piccolo prodigio della natura, ha sempre cercato di carpirne la composizione, che potrebbe rivelarsi utile per varie applicazioni, ma, finora, senza buoni risultati.Sono gli scienziati del britannico Oxford Silk Group che, da diversi anni, cercano di determinare la composizione chimica di questo materiale.Ed ecco, finalmente, i primi risultati soddisfacenti, ottenuti grazie ai nuovi e potenti microscopi messi a disposizione del team.Gli studiosi hanno così appurato che i ragni sono in grado di produrre sette tipi di seta differenti, ognuno con le proprie caratteristiche di tipo proteico e meccanico.Vi è dunque la seta designata alla struttura base della ragnatela, quella per disegnare le spirali unita a una seconda più resistente destinata agli ancoraggi, un'altra maggiormente più resistente destinata alla formazione delle sacche per le uova, e così discorrendo.Il simpatico animaletto a otto zampe genera i suoi filamenti da un gel liquido composto da proteine solubili, contenuto in alcune ghiandole situate all'interno dell'addome, che, una volta secreto, si solidifica nel materiale tanto agognato dai ricercatori.Tramite il potentissimo microscopio Isis 1 gli scienziati sono dunque riusciti a identificare tutte le componenti della ragnatela e il bilanciamento esatto delle stesse.Manca solo un fattore al fine di ricreare una ragnatela perfetta in laboratorio: identificare le condizioni ambientali per cui il gel secreto dai ragni passa da uno stato liquido a uno stato solido.Ma come raggiungere tale risultato? Semplice, tramite la stazione di studio Isis 2 (il secondo super microscopio in dotazione all'Oxford Silk Group).Isis 2 ha una maggiore definizione di scansione delle molecole rispetto a Isis 1, ciò permetterebbe agli studiosi di capire come le proteine della seta si aggregano tra loro, svelando così il tanto desiderato arcano.Gli scienziati hanno il forte desiderio di riprodurre questo materiale in laboratorio in quanto potrebbe essere utilizzato per la creazione di nuovi impianti biomedici e tessuti hi-tech per gli scopi più svariati, come ad esempio la creazione di armature flessibili antiproiettile.
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