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Scoperto il meccanismo d'azione del Ritalin
Redazione
15 anni fa
Gli effetti collaterali risultano esser ancora oggi troppo elevati se confrontati al disturbo che si vuole curare

E' stato scoperto il meccanismo d'azione del Ritalin, il discusso farmaco diventato ormai il riferimento per la cura dei disturbi di iperattività grave nei bambini indicati con la sigla ADHD (acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder).Secondo la ricerca, condotta per il momento su animali e pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience, il farmaco aumenterebbe la plasticità cerebrale e con essa anche le capacità di apprendimento.Si stima che milioni di bambini siano trattati ogni anno negli Stati Uniti con questo farmaco. I ricercatori dell'università della California a Los Angeles, coordinati da Antonello Bonci, hanno dimostrato che il Ritalin aumenta l'attività del neurotrasmettitore chiamato dopamina e in questo modo rafforza la comunicazione fra neuroni e quindi la plasticità cerebrale.Per gli esperti il farmaco avrebbe effetti positivi sulla memoria dei bimbi: "La scoperta - ha osservato Bonci - potrebbe aiutare a sviluppare farmaci più mirati". I ricercatori hanno scoperto che il farmaco agisce nell'amigdala, la struttura a forma di mandorla importante per l'apprendimento e la memoria. Somministrando ai topi dosi del farmaco analoghe a quelle prescritte per i bambini, è risultato che aumentano sia la capacità di apprendimento sia quelle di concentrazione.Sono ancora troppi i dubbi sulla sicurezza del farmaco: nonostante i risultati ottenuti dai ricercatori californiani, i dubbi sui possibili danni sulla salute dei più giovani restano. Il metilfenidato (molecola base contenuta nel Ritalin e in tanti altri farmaci utilizzati per il trattamento dell’ADHD), può causare conseguenze gravissime per la salute fisica e mentale. Allo stesso modo delle più note anfetamine, infatti, se assunta per lunghi periodi può scatenare episodi psicotici, illusioni paranoiche, allucinazioni e comportamenti anomali, simili alla tipica tossicità delle anfetamine.La stessa Food and Drug Administration (FDA) esortò i medici a prescrivere farmaci come questo soltanto se strettamente necessario: per gli esperti risultò infatti elevato il rischio di crisi maniaco-depressive, ictus, arresto cardiaco e morte improvvisa dei bambini.Ritalin e mutazioni genetiche - Una ricerca condotta qualche anno fa da un’equipe di scienziati dell’University of Texas - Medical Branch, tutti i bimbi curati con il metilfenidato hanno avuto un triplicamento delle anomalie nei cromosomi, associato con maggiori rischi di cancro e altri effetti negativi sulla salute.Secondo il responsabile della ricerca, il professor R. A. El-Zein, l’uso di farmaci a base di metilfenidato causa "una maggiore frequenza di aberrazioni è una maggiore esposizione al rischio di tumore”. La cosa che più di tutte stupì il genetista riguarda tuttavia i tempi di degenerazione dei cromosomi: “E’ stato sorprendente osservare che tutti i bambini che assumevano metilfenidato manifestassero un aumento di anormalità genetiche in un così breve periodo di tempo".Anche l’Onu sollevò delle riserve sull’uso “di sostanze eccitanti quali il metilfenidato/Ritalin per la cura dell’ADHD. In molti paesi (tra cui spiccano in modo particolare Australia, Belgio, Canada, Germania, Islanda, Irlanda, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Spagna e Regno Unito), l'uso di queste sostanze potrebbe raggiungere livelli altissimi. Il Consiglio lanciò per questo un appello affinché le nazioni iniziassero a valutare la possibile sovrastima dell'ADHD e un modo per frenare l'uso eccessivo dei farmaci a base metilfenidato. L’ADHD è mal diagnosticata e gli psicostimolanti per la sua cura sono prescritti in eccesso, nonostante la crescente evidenza circa la pericolosità dei loro effetti”.I dubbi: insomma, sul Ritalin e sui tanti medicinali utilizzati per il trattamento dei bimbi affetti da iperattività, servirebbero ancora analisi e studi approfonditi, possibilmente condotti da società non legate agli interessi economici delle case farmaceutiche.

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