Sempre più svizzeri non dormono sonni tranquilli. Nel 2022 un terzo della popolazione rossocrociata soffriva di disturbi del sonno, un aumento del 5% rispetto al 1997 che riguarda soprattutto le donne e i giovani dai 15 ai 39 anni. Cosa porta gli svizzeri ad essere sempre più insonni? Ne abbiamo parlato con Silvia Riccardi, dottoressa a capoclinica medicina del sonno dell'Ente Ospedaliero Cantonale (Eoc).
Cosa si intende con disturbi del sonno?
"Il comunicato stampa usa questo termine piuttosto generico, ma leggendo bene i dettagli si capisce che si parla di insonnia. In realtà i disturbi del sonno sono tanti ed è importante una giusta presa a carico per far sì che si arrivi a una diagnosi corretta. L'insonnia, ovviamente, è una parte importantissima di questi disturbi sia per la frequenza che ha nella popolazione, sia per l'impatto che ha sulla qualità della vita. Per insonnia si intende la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere un sonno continuo durante la notte".
L'aumento delle persone colpite da insonnia a cosa è dovuto?
"Negli anni è sicuramente aumentata l'attenzione verso questo tema, si è fatta una maggior informazione nell'ambito della salute e anche i medici curanti sono più attenti. Ma anche la popolazione è più sensibile all'importanza che ha il sonno sulla salute e sulla vita quotidiana. Questo è quindi un aspetto importante per quanto riguarda la diagnosi di questi disturbi, ma è chiaro che in una società tendenzialmente frenetica, dove si tende a essere sempre reperibili, il desiderio di ritagliarsi uno spazio per sé può portare a sacrificare il periodo del sonno notturno".
Come mai le donne soffrono maggiormente di questi disturbi del sonno?
"Questo è un dato che si conosceva, perché in linea con le caratteristiche del problema dell'insonnia nella popolazione in generale, non solo in Svizzera. La causa, a volte, è difficile da identificare perché possono anche esserci considerazioni relative al fatto che alcune patologie sono più frequenti in questo sesso, come ad esempio alcuni disturbi legati all'ansia o alla depressione. Questa, però, non è l'unica spiegazione",
Ci sono anche delle differenze legate all'età: i disturbi al sonno toccano il 43% degli over85 e il 28% dei giovani tra i 15 e i 24 anni.
"In genere si tratta di problematiche diverse. La fascia più anziana della popolazione presenta anche altre patologie come dolori o problemi legati alla salute, ma c'è anche la tendenza a una riduzione dell'attività diurno e all'aumento dei pisolini diurni, a sfavore del sonno notturno. I più giovani, invece, presentano altri tipi di fattori comportamentali: l'utilizzo di dispositivi elettronici, l'utilizzo di caffeina o altri stimolanti come la nicotina, i problemi legati al dover conciliare scuola, lavoro, vita privata. Ma c'è anche l'aumento del carico di stress, una caratteristica che tocca anche la fascia della popolazione più adulta".
Contro l'insonnia esistono molti medicamenti, nel tempo si è registrato un aumento del loro utilizzo?
"È cambiata la tipologia di medicinali che vengono utilizzati. Spesso i pazienti che vengono da noi hanno già provato alcuni preparati, spesso anche di più tipi e talvolta per tanti anni. Questo significa che sono stati in terapia per un disturbo senza che questo sia stato davvero preso a carico da uno specialista. L'altro aspetto riguarda il fatto che la terapia farmacologica non è la solo soluzione contro l'insonnia, anzi, stando alle linee guida scientifiche internazionali non dovrebbe essere la prima linea di cura. Per questo è importante una giusta presa a carico dei pazienti, così da poter guidare queste persone attraverso la scelta della miglior terapia possibile. Il farmaco non va demonizzato, ma è giusto assumerlo dopo aver ricevuto una diagnosi corretta".
Ci sono anche dei rimedi naturali?
"Per quanto riguarda le terapia alternative alla medicina tradizione, esistono la cromoterapia, i preparati erboristici, l'agopuntura. Diversi pazienti provano questo tipo di approccio. Dal punto di vista della dimostrazione scientifica, l'efficacia di questi trattamenti non è stata così da solida da far sì che queste terapia rientrassero nelle linee guide consigliate dalle linee guida scientifiche a livello europeo. Se un paziente trae beneficio tramite questi trattamenti che non portano danni o effetti collaterali, non siamo contrari".